Vaticano

Spiritualità e valori morali dei giovani: uno studio internazionale da Roma

La Pontificia Università della Santa Croce di Roma ha condotto nei mesi scorsi un'indagine mondiale che ha esaminato i valori, le speranze e le inclinazioni religiose dei giovani tra i 18 e i 29 anni in otto Paesi.

Giovanni Tridente-7 marzo 2024-Tempo di lettura: 5 minuti
giovani

Un'indagine globale condotta dal Pontificia Università della Santa Crocein collaborazione con altre sette università e l'agenzia spagnola GAD3, ha esaminato i valori, le speranze e le inclinazioni religiose dei giovani tra i 18 e i 29 anni in otto Paesi diversi. 

I risultati, presentati il 29 febbraio in occasione dell'evento Santa Cruz di Roma, offrono uno sguardo approfondito sullo stato della religiosità e della fede tra i giovani, evidenziando un crescente interesse per la spiritualità nel mondo. Il progetto di esplorare la fede e i valori dei giovani di tutto il mondo è nato da un nuovo gruppo di ricerca internazionale e interdisciplinare che si è costituito da pochi mesi presso la Pontificia Università della Santa Croce con il nome di Impronte. Giovani: aspettative, ideali, convinzioni, con l'obiettivo di creare una piattaforma di ascolto continuo delle aspettative e delle speranze della fascia più giovane della popolazione.

Dall'indagine - alla quale hanno partecipato 4.889 giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni provenienti da Paesi come Argentina, Brasile, Italia, Kenya, Messico, Filippine, Spagna e Regno Unito - emerge che l'interesse per la spiritualità è un elemento importante nella vita delle giovani generazioni, con l'83 % degli intervistati che ha dichiarato che questa presenza è aumentata o è rimasta invariata rispetto ai cinque anni precedenti. 

Ciò è particolarmente significativo in Paesi come il Kenya, le Filippine e il Brasile, dove un numero considerevole di giovani si identifica come credente e riconosce un'esperienza religiosa nella propria vita.

Fede e vita spirituale

La fede dei giovani credenti va oltre le pratiche religiose tradizionali, il che influenza il loro punto di vista sulle questioni morali. Inoltre, si nota che la coscienza è considerata un fattore determinante del bene e del male per la maggior parte degli intervistati (67 %). Questa convinzione aumenta tra coloro che riconoscono la presenza della fede nella loro vita (71 %).  

Ciò non esclude alcune contraddizioni, come ad esempio in Spagna, dove molti riconoscono il ruolo della coscienza nella giustizia (42 %), ma un numero maggiore (49 %) sostiene l'idea dell'obiezione di coscienza. Un paradosso si riscontra anche in Italia, dove 70 % degli intervistati sono favorevoli all'autocoscienza, mentre 52 % si oppongono alla sua "obiezione".

Problemi sociali

Per quanto riguarda le questioni sociali, sia i credenti che gli atei considerano la guerra ingiustificabile, anche se il 25 % del campione ritiene che ci possano essere ragioni che la giustificano. Non si esclude che tale posizione sia stata influenzata dagli attuali conflitti internazionali, come quelli in Ucraina e nel Israele-Palestina.

Vi è anche una preoccupazione comune tra credenti e atei per la corruzione politica e i problemi ambientali, con opinioni diverse su questioni come la pornografia e la maternità surrogata, che i non credenti sono più propensi ad ammettere, così come sono meno contrari dei loro coetanei credenti alla pena di morte.

C'è un notevole accordo tra cattolici e non cattolici sull'effetto dei contraccettivi sulle relazioni intime (rispettivamente 39 % e 38 % ritengono che diminuiscano la qualità della relazione) e una comune opposizione alla legalizzazione della prostituzione, con il 70 % di entrambi i gruppi contrari.

È evidente che esistono differenze nel comportamento dei giovani a seconda dei Paesi di appartenenza. La ricerca condotta dalla Pontificia Università della Santa Croce e dal GAD3 ha classificato gli otto Paesi analizzati per "somiglianze", rivelando quattro gruppi di risultati.

Kenya, Filippine e Brasile

Al primo posto tra i "Paesi con una forte identità religiosa" ci sono Kenya, Filippine e Brasile, che dimostrano che la religione è vissuta con intensa devozione. In particolare, nelle Filippine prevale il cattolicesimo (67 %), mentre in Kenya c'è una percentuale maggiore di altre religioni (71 % rispetto a 26 % cattolici); in Brasile, gli evangelici sono il gruppo principale (31 %), mentre il cattolicesimo è al secondo posto. 

Sebbene i tre Paesi non condividano una religione predominante, mostrano atteggiamenti simili nei confronti della religione, delle questioni sociali e della legge morale. Una percentuale significativa di giovani si identifica come credente e riconosce una crescente spiritualità con l'avanzare dell'età (57 %).

Spagna e Italia

Spagna e Italia sono elencate come "Paesi in via di secolarizzazionedove una percentuale minore di giovani si identifica come credente (35 % e 42 %). Tuttavia, coloro che si dichiarano credenti dimostrano una fede più radicata: una minoranza cattolica, insomma, dove il 60 % degli intervistati dichiara di partecipare alla messa almeno una volta al mese e sottolinea la grande importanza dell'Eucaristia nella propria vita (33 %).

Inoltre, tra i cattolici in Spagna e in Italia c'è un'alta percentuale di persone che confidano nell'interpretazione delle Scritture guidata dal Magistero della Chiesa cattolica (33 % e 35 %). 

Messico e Argentina

Messico e Argentina si trovano in una posizione intermedia, con tendenze che li avvicinano a Paesi come Spagna e Italia. Il Messico si distingue per una maggiore percentuale di credenti (71 %), seguito dall'Argentina (51 %), ma entrambi i Paesi mostrano un minore impegno nella pratica religiosa. Infatti, la frequenza alle messe è rispettivamente di 39 % e 61 %.

Regno Unito

Come caso unico, la ricerca mette in evidenza il Regno Unito, senza dubbio per la sua eredità anglicana. Il 48 % dei giovani si identifica come credente, l'88 % dei giovani britannici dichiara di pregare più volte alla settimana, mentre il 68 % partecipa alla messa almeno una volta al mese.

Lo studio del Santa Croce mette in luce anche molti altri dati, come le differenze tra atei e/o agnostici e tra credenti e cattolici, che rivelano un quadro complesso e variegato delle convinzioni e delle preoccupazioni dei giovani in un'epoca di rapidi e spesso turbolenti cambiamenti. 

Tuttavia, il crescente interesse per la spiritualità, le differenze di genere nelle pratiche religiose e le divergenze sulle questioni sociali tra coloro che credono e coloro che non credono riflettono una vivace dinamica di interazione tra fede, etica e prospettive sociali tra le generazioni più giovani, a dimostrazione del fatto che esse continuano ad avere una voce nella società e sono ancora disposte a farsi ascoltare.

Il Santa Cruz investe nella ricerca

Come già detto, l'indagine globale è stata promossa dal gruppo Impronte. Giovani: aspettative, ideali e convinzioniche fa parte del piano di sviluppo accademico della Pontificia Università della Santa Croce lanciato lo scorso anno accademico. 

Attualmente sono in corso altri due progetti, oltre a quello già citato: Identità cristiana dell'universitàun forum internazionale di esperti per esplorare gli elementi essenziali che caratterizzano l'identità delle università di ispirazione cristiana e le dimensioni in cui questa si esprime, dall'insegnamento alla ricerca, compreso il loro impatto sociale e culturale; e Verso una teologia dell'evangelizzazionestudiare i fondamenti biblici, patristici e storico-teologici di una "teologia dell'evangelizzazione", attingendo al contributo delle altre scienze umane. 

40° anniversario

Attualmente, queste iniziative coinvolgono più di 15 aree di studio e più di 35 ricercatori provenienti da oltre 10 Paesi. Un altro bando si è recentemente concluso e altri progetti sono in attesa di approvazione, ampliando così la visione accademica della giovane istituzione fondata dal Beato Álvaro del Portillo per volontà di San Josemaría Escrivá, che si appresta a celebrare il suo primo 40° anniversario.

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