Neo-hippies, eco-tipi e mangiatori di fiori

Per un cristiano, la natura fa parte di quell'eredità che Dio ha lasciato nelle nostre mani per lavorarci, non per distruggerla.

3 novembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti
ecologia

C'è chi dice, senza battere ciglio, che la Chiesa "è diventata una moda verde", che parla solo di "riciclare e piantare alberi" e che ha dimenticato che la sua missione nel mondo è quella di essere "sacramento di salvezza, segno e strumento di comunione con Dio e tra gli uomini" (CEC 780).

La difesa del pianeta, in quanto creazione di Dio e cornice dello sviluppo della vita dei figli di Dio, e quindi anche della comunione con il loro Creatore, acquista un significato proprio nella vita del cristiano, soprattutto se la consideriamo come parte della carità verso il prossimo e verso se stessi.

Un'ecologia integrale sana è quella che rispetta tutta la vita, dal suo inizio alla sua fine, e aiuta a raggiungere lo scopo per cui è stata creata. È ecologia difendere la vita ed è ecologia anche non gettare il cibo nella spazzatura, non inquinare un fiume o non maltrattare gli animali. E la cosa più importante: non sono né in contraddizione tra loro, né eliminatori... Quello che non ha senso è gridare slogan contro le braciole ed eliminare una vita nata nel grembo materno. Ciò che è contraddittorio, infatti, è chiedere la tassazione delle materie prime da un jet privato...

Quando la Chiesa parla di difesa del pianeta, non ha in mente la creazione di una pseudo-religione parallela, praticata da una sorta di neo-hippies, eco-soggetti e mangiatori di fiori che sostituiscono Dio, il suo culto e la sua ricerca, con un prato di margherite canterine. Per un cristiano, la natura fa parte di quell'eredità che Dio ha lasciato nelle nostre mani per lavorarci, non per distruggerla. Certo, gli estremi, in qualsiasi senso, non sono mai auspicabili, e fare dell'ambientalismo una religione è un travisamento riduttivo e assurdo di un compito che, ben vissuto, rientra nelle virtù cristiane fondamentali della carità, della "povertà cristiana", del rispetto per gli altri e soprattutto dell'amore per Dio, padrone dell'universo.

Non per niente San Giovanni Paolo II ha descritto in Solicitudo Rei socialis Oltre alla preoccupazione ecologica come uno dei "segni positivi del presente", cresce anche la consapevolezza della limitatezza delle risorse disponibili, della necessità di rispettare l'integrità e i ritmi della natura e di tenerne conto nella pianificazione dello sviluppo, invece di sacrificarla a certe concezioni demagogiche dello sviluppo. Questo è ciò che oggi è noto come preoccupazione ecologica.

C'è chi ha deciso di tracciare una linea di demarcazione tra i custodi di una presunta ortodossia della fede cattolica e coloro che si sono "venduti" al discorso Woke. Forse a causa della complessità che questo argomento sempre comporta, ho trovato due letture del professore Emilio Chuvieco (uno di loro insieme a Lorenzo Gallo) su questo stesso portale.

Prendersi cura del nostro pianeta e degli esseri che lo abitano non è solo una questione di "rispondere a una crisi, ma soprattutto di riorientare i valori che guidano la nostra società, di generare un modello di progresso che metta al centro l'essere umano", con quell'ecologia umana che comporta l'applicazione alla nostra natura del profondo rispetto che si deve anche all'ambiente. "Rispetto per il creato, rispetto per gli altri, rispetto per se stessi e rispetto per il Creatore" è stata la definizione del Papa all'incontro "Fede e scienza: verso la COP26", promosso dalle Ambasciate di Gran Bretagna e Italia insieme alla Santa Sede.

No, non si tratta di un'idea pro-verde che non ha altro fondamento se non quello di gridare slogan più o meno verdi registrandoli con un cellulare di ultima generazione. È un impegno reale, radicato nella nostra consapevolezza dell'essere creato e delle virtù cristiane che portano la nostra vita naturalmente verso Dio.

L'autoreMaria José Atienza

Caporedattore di Omnes. Laureata in Comunicazione, con oltre 15 anni di esperienza nella comunicazione ecclesiale. Ha collaborato con media come COPE e RNE.

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