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Cosa è successo nella fase continentale del Sinodo di Praga?

Ascoltarsi, raccogliere le sfide, guardare al futuro. Dal 5 al 12 febbraio, il Sinodo sulla sinodalità ha fatto tappa a Praga, riunendo circa 200 delegati in rappresentanza di 39 conferenze episcopali di 45 Paesi, e poco più di 300 delegati che hanno partecipato online.

Andrea Gagliarducci-17 febbraio 2023-Tempo di lettura: 4 minuti
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Non ci sono state conclusioni, né era previsto che ci fossero. L'obiettivo era quello di ascoltarsi reciprocamente e di portare al tavolo della Segreteria generale del Sinodo una sintesi fedele di quanto emerso dai lavori dell'assemblea.

Nemmeno il documento finale della riunione dei soli vescovi, tenutasi al termine dell'assemblea a porte chiuse, fornisce conclusioni o orientamenti interpretativi. Solo l'impegno a "una Chiesa più sinodale"che conferma il documento finale.

Tuttavia, tra le pieghe delle considerazioni dei vescovi ci sono diverse questioni che probabilmente saranno al centro della prossima assemblea sinodale che si terrà nell'ottobre 2023 e poi nell'ottobre 2024.

È quindi necessario capire come si sta sviluppando il processo, partendo proprio da ciò che è accaduto in Europa, uno dei continenti più diversi per lingua e storia.

Il palcoscenico continentale europeo

Trasformare il Sinodo da evento a processoPapa Francesco ha anche stabilito le tappe continentali, ossia i momenti in cui le Chiese di una specifica area geografica si riuniscono per definire sfide e possibilità. Oltre alla tappa di PragaUno si è tenuto in Oceania, uno è in corso per il Nord America e uno in Medio Oriente per le Chiese di rito orientale, mentre sono in corso i preparativi per Asia, Africa e America Latina.

Ogni continente ha seguito una propria metodologia, tenendo conto delle dimensioni e di altri problemi pratici. L'Europa ha deciso di riunirsi in presenza, ma di mantenere un'ampia rappresentanza online, lasciando alle 39 Conferenze episcopali del continente il compito di scegliere i rappresentanti delle delegazioni.

Dal 5 al 9 febbraio sono state ascoltate 39 relazioni nazionali e centinaia di brevi interventi, che hanno offerto una visione molto precisa delle sfide che le Chiese del continente devono affrontare.

Il documento finale non è ancora stato pubblicato, ma è già stato accettato dall'assemblea. Redatto durante le giornate di lavoro e non preparato in anticipo, il documento ha voluto essere una fotografia il più possibile fedele degli interventi.

È stato letto all'assemblea, che ha fatto le sue osservazioni, e il motivo per cui non è ancora stato pubblicato è che alcune osservazioni devono essere integrate e anche il testo deve essere modificato, per renderlo più omogeneo; un lavoro che toccherà lo stile linguistico, ma non il contenuto.

Da questo documento, però, sono uscite le considerazioni finali, che contenevano alcuni degli impegni dei delegati europei per creare una cosiddetta "Chiesa più sinodale".

Alcuni hanno fatto notare che gli otto punti di impegno non sono stati menzionati in nessun punto degli otto punti. abusi nella Chiesa e la sua crisi. L'obiettivo non era però quello di affrontare tutte le questioni, ma di concentrarsi sulle prospettive realmente emerse dal dibattito.

Il documento di lavoro della fase continentale prevedeva, al punto 108, che i vescovi si riunissero dopo l'assemblea sinodale, e ciò è avvenuto dal 9 al 12 febbraio. Al termine di questa riunione di soli vescovi, sono state pubblicate le "considerazioni finali" dei vescovi. 

Anche in questo caso, si è deciso di non affrontare questioni specifiche, ma di cercare un compromesso comune. Questioni come il guerra in Ucraina o la condanna a 26 anni di carcere del vescovo nicaraguense Rolando Álvarez sono stati lasciati fuori dal documento dei vescovi, con l'intento di avere documenti pastorali ma non politici.

A questo proposito, la dichiarazione sulla situazione in Nicaragua del 14 febbraio di Monsignor Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente della Commissione per i diritti dell'uomo. Consiglio delle Conferenze episcopali europeedovrebbe essere visto come una continuazione dell'assemblea.

La dichiarazione, che parla duramente di una violazione dello Stato di diritto e invita i presidenti delle Conferenze episcopali europee a prendere posizione nei confronti dei loro governi, è un mandato dell'assemblea post-sinodale.

I temi del dibattito

I documenti hanno un carattere prettamente pastorale. Il documento discusso in assemblea, di circa 20 pagine, ha ricevuto diversi suggerimenti dall'assemblea: la richiesta di specificare meglio la posizione sulla guerra in Ucraina; la richiesta di evitare un linguaggio troppo sociologico (come progressisti e conservatori) e di usare un linguaggio più ecclesiale; la necessità di definire meglio il ruolo della donna nella Chiesa; la precisazione che il cammino sinodale deve andare "con Cristo", non senza di lui.

Si tratta di un documento di quattro paragrafi, le cui conclusioni sono state fatte in serata. Vi si legge che "ancora una volta abbiamo sentito il dolore delle ferite che segnano la nostra storia, a partire da quelle inflitte alla Chiesa dagli abusi perpetrati da alcune persone nell'esercizio del loro ministero o ufficio ecclesiale, fino a quelle causate dalla mostruosa violenza della guerra di aggressione che ha insanguinato l'Ucraina e dal terremoto che ha devastato la Turchia e la Siria.

In ogni caso, si registra un'accoglienza positiva dell'assemblea, considerata "una forma di Pentecoste", e un impegno ad "approfondire la pratica, la teologia e l'ermeneutica della sinodalità", e ad "affrontare le tensioni in una prospettiva missionaria", sperimentando modalità per un "esercizio sinodale dell'autorità", curando "una formazione alla sinodalità" e ascoltando il "grido dei poveri".

A volte sembrano considerazioni vaghe, ma si possono trovare alcuni dei temi emersi in assemblea. Tra questi, il divario tra Europa dell'Est e dell'Ovest, il divario inesplorato tra Nord e Sud, le differenze nella gestione dei carismi, persino il ruolo e l'autorità del vescovo e del sacerdote.

Ed è stato impressionante, in un'assemblea che sembrava anche un'esaltazione del ruolo dei laici, come proprio nei luoghi più secolarizzati si sia chiesto di reinterpretare il ruolo del sacerdote, di rimetterlo al centro, di ripartire dalla missione.

Il documento dei vescovi

Anche il documento finale dei vescovi deve essere letto con delle sfumature. I vescovi hanno meditato sui risultati dell'assemblea. Le loro considerazioni finali "accompagnano" l'assemblea, ma non sostituiscono o commentano il testo.

C'è, in queste considerazioni, l'impegno a "sostenere le indicazioni del Santo Padre, successore di Pietro, per una Chiesa sinodale nutrita dall'esperienza di comunione, condivisione e missione in Cristo". Ma è anche un testo che rimette al centro il ruolo dei vescovi, chiamati a guidare il popolo di Dio.

Uno dei timori di fondo era proprio che il processo sinodale diluisse il ruolo dei vescovi. Per questo motivo, prima della fase continentale, i cardinali Mario Grech e Jean-Claude Hollerich, rispettivamente segretario generale del sinodo e relatore del sinodo, hanno inviato una lettera per ribadire l'importanza del ruolo dei vescovi. Come previsto, la lettera è stata stampata in diverse lingue e messa a disposizione dei delegati a Praga.

È, in un certo senso, una strada nuova, accidentata come lo sono tutte le cose nuove. Ciò che è certo è che la comune appartenenza a Cristo, stabilita fin dall'inizio dell'assemblea, rimane salda. E questo è un fatto da non sottovalutare.

L'autoreAndrea Gagliarducci

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