Attualità

La misericordia, la trave principale della Chiesa

Il cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore, riflette sulle parole di Papa Francesco nel numero 14 di Misericordiae Vultus: "La misericordia è la trave principale che sostiene la vita della Chiesa".

Il cardinale Mauro Piacenza-3 aprile 2016-Tempo di lettura: 10 minuti

Vorrei soffermarmi su queste parole con cui il Santo Padre ha sottolineato il legame essenziale tra la Misericordia e la vita della Chiesa: "La misericordia è la trave principale che sostiene la vita della Chiesa". (n. 10 della Bolla di Convocazione dell'Anno Santo).

La trave principale è un elemento assolutamente "essenziale" in qualsiasi edificio, insieme ad altri elementi architettonici, senza i quali non avrebbe ragione di esistere.

Innanzitutto, presuppone di per sé l'esistenza di un edificio, e ci invita a considerare la Chiesa, che confessiamo come cattolica e apostolica, e quindi missionaria e strutturalmente "in uscita", anche nelle sue dimensioni di Unità e Santità: essa appare come il "...".Domus aurea"La casa d'oro, l'edificio spirituale, nella cui costruzione siamo impiegati come pietre vive (cfr. 1Pt 2,5) e che ha come unico fondamento Cristo stesso (cfr. 1Cor 3,11).

Potremo soffermarci con attenzione sulla struttura della trave principale nella misura in cui ci interessa varcare la soglia di questo edificio e abitarlo come la nostra Casa definitiva. Questo è il Tempio distrutto dagli uomini e ricostruito il terzo giorno (Gv 2,19), non fatto da mani umane. Ci è stata aperta nel Battesimo, per opera dello Spirito Santo. In questa Casa, l'esistenza umana raggiunge e abbraccia il proprio significato in modo integrale, presentando sull'altare che oblatio rationabilisquel culto spirituale che offre, in unione con Cristo Signore, il sacrificio vivente, santo e gradito a Dio (cfr. Romani 2:1). 12,1).

Nostra Signora della Misericordia, del Maestro di Marradi.
Nostra Signora della Misericordia, del Maestro di Marradi.

Da questo "Domus aurea"In questo edificio spirituale e storico che è la Chiesa, Cristo stesso è la Porta, la Via. In lui la vita è continuamente illuminata dalla luce di "Cristo-Verità", che entra liberamente e illumina tutto attraverso l'insegnamento ininterrotto degli Apostoli e dei loro successori, in comunione con Pietro. Al suo interno, la Vita di Cristo viene comunicata alla moltitudine dei fratelli, rinati dall'unica fonte, il seno della Santa Madre Chiesa. Sono abitanti della Domusma anche le pietre vive utilizzate per la costruzione dell'edificio. Questa Vita è eminentemente comunicata nel banchetto e nel sacrificio eucaristico-sacramentale, vero pegno di quello escatologico, che unisce tutti e li eleva alla presenza del Padre, in virtù dell'unica Croce di Cristo.

È dunque un'unica Chiesa, che Cristo, Crocifisso e Risorto, ha generato e genera da più di duemila anni; il luogo della vera, nuova ed eterna vita che abbiamo ricevuto, della comunione salvifica con il Figlio di Dio fatto Uomo; una comunione salvifica che rappresenta l'unica e vera meta di tutta la missione della Chiesa.

Guardando alla realtà della Chiesa nella prospettiva teologico-sacramentale, consideriamo la ricchezza dell'immagine usata dal Santo Padre in una triplice prospettiva.

Visibilità e splendore

Innanzitutto, la trave principale viene presentata come elemento architettonico strutturale, essenziale per l'intero edificio e per ciascuna delle sue parti. Nei limiti di qualsiasi analogia, possiamo affermare che la misericordia è ed è sempre stata "visibile" come trave portante nella storia della Chiesa.

Abbandonando la metafora, non c'è mai stato un momento in cui la Chiesa non abbia proclamato con convinzione il Vangelo della misericordia, fin dal giorno di Pentecoste, quando San Pietro, uscendo dal Cenacolo, rispose alle folle che, con il cuore trafitto, chiedevano cosa dovessero fare: "Pentitevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù, il Messia, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo". La promessa infatti è per voi, per i vostri figli e per quelli che sono lontani, quanti il Signore nostro Dio ne chiamerà a sé". (Atti 2, 38-39).

Ora, questo annuncio della misericordia divina, a differenza dei fasci littori di questo mondo, decorati per piacere all'osservatore, non ha bisogno di ornamenti, perché ha in sé tutto il suo splendore. Come afferma l'Apostolo: "Io stesso, fratelli, quando sono venuto da voi per annunciarvi il mistero di Dio, non l'ho fatto con alta eloquenza o sapienza, perché non mi sono mai vantato tra voi di conoscere altro che Gesù Cristo, questo crocifisso". (1Cor 2,1-2).

Se è vero che la Chiesa ha dovuto affrontare più volte nel corso dei secoli la perenne tentazione dell'uomo di salvarsi autonomamente, ha sempre risposto, difeso e riaffermato davanti a tutti l'assoluta gratuità della Misericordia, che richiede certamente un pentimento sincero, ma rimane infinitamente più grande di ogni bruttura umana.

Così, la Chiesa, al donatismo del IV secolo, che voleva l'esclusione del lapsi della comunione, ha risposto con la riammissione dei fratelli pentiti e con la verità dottrinale fondamentale del ex opere operato. Al pelagianesimo del V secolo, rispose con l'approfondimento agostiniano della dottrina della grazia. All'eresia cataro-albigese dei secoli XII e XIII, essa rispose, nella predicazione degli ordini mendicanti, con la bontà e l'unità della creazione, integralmente assunta e salvata da Cristo.

Francesco riceve il sacramento della Confessione, 13 marzo 2015.
Francesco riceve il sacramento della Confessione, 13 marzo 2015.

Al luteranesimo del XVI secolo, egli rispose riaffermando l'efficacia reale della giustificazione per grazia, la verità dei sacramenti - soprattutto quelli dell'Eucaristia e della Riconciliazione e, per ovvia conseguenza, quello dell'Ordine sacro - e la bontà e sufficienza dell'attrizione per ottenere il perdono dei peccati. Inoltre, grazie a una straordinaria benedizione celeste, la Domus Aurea I frutti più belli della sua opera si possono vedere nei santi laici, nei religiosi, nei mistici, nei pastori e nei missionari di quel tempo: basti pensare, ad esempio, a San Filippo Neri, a Sant'Ignazio di Loyola, a San Carlo Borromeo, a San Francesco di Sales, a San Camillo di Lelis, a Santa Teresa di Gesù..., e l'elenco potrebbe diventare un dizionario!

Al legalismo e al rigorismo giansenista la Chiesa ha risposto nel XVII e XVIII secolo con la dottrina morale dell'azione preventiva, simultanea e successiva della Grazia, che ha i suoi frutti più preziosi in Sant'Alfonso Liguori e nei santi pastori del XIX secolo. Al modernismo del secolo scorso, che pretendeva di essere l'unico vero interprete dell'uomo, hanno risposto i testi del Concilio Ecumenico Vaticano II, che hanno riaffermato Cristo-Dio come unica vera pienezza di ogni uomo e la Chiesa come realtà divina e umana al tempo stesso, nella sua irriducibile dimensione sacramentale, liturgica e missionaria.

Alla dittatura del relativismo filosofico e religioso dell'epoca contemporanea, la Chiesa risponde riaffermando l'universale unicità salvifica di Cristo e la sua Verità cosmica, nella quale sono inscritti la storia, l'intera creazione, la natura e la dignità dell'uomo e, infine, la sua irriducibile libertà di fronte all'offerta di salvezza.

Sarebbe miope, quindi, cercare di ancorare l'annuncio dell'amore e della misericordia di Dio all'epoca più recente della Chiesa (magari agli ultimi cinquant'anni), magari contrapponendola a fantomatici lunghi secoli di "terrore clericale", in cui si parlava troppo del giudizio di Dio e delle pene dell'inferno. Certo, ogni pericolosa unilateralità va sempre evitata; inoltre, per correggere eventuali esagerazioni, non si può ricorrere ad altre esagerazioni. Credo che una reale attenzione anche nella predicazione alle prerogative divine dell'Onnipotenza e del Giudizio non possa che aiutare l'annuncio della Misericordia. È molto più interessante, infatti, la libera scelta di amore e di misericordia che Dio compie nella sua onnipotenza, che non l'idea di un Dio "obbligato" a essere misericordioso, senza sceglierlo sempre, di fronte a ogni uomo, a ogni circostanza, a ogni peccato concreto.

Bilancio e struttura

Avendo individuato la trave principale della Misericordia come elemento architettonico ben visibile nell'edificio della Chiesa, possiamo analizzare i suoi presupposti e la sua funzione. Prima di tutto, parliamo dei presupposti, perché ogni trave principale non è, architettonicamente parlando, una "trave di spinta", ma una "trave di sostegno". È un elemento orizzontale, che sostiene una parte superiore, ma scarica il suo peso su due bracci verticali, distribuendo anche il peso delle strutture superiori. Quali sono i due presupposti, le due "colonne portanti" dell'architrave della Misericordia? Quali sono i supporti senza i quali non potrebbe essere sostenuto? Molti si stupiranno, ma dobbiamo innanzitutto affermare che, teologicamente parlando, la "misericordia" non è un attributo "originale" di Dio.

Mi spiego meglio. Con San Giovanni Apostolo, dobbiamo innanzitutto confessare che "Deus Caritas est - Dio è amore". Possiamo e dobbiamo affermare che Dio, inviando il suo Figlio fatto uomo in Gesù di Nazareth, Signore e Cristo, morto e risorto, ci ha fatto conoscere che Egli è, in sé, Amore: Amore delle Tre Persone. Tale Amore intratrinitario, tuttavia, non può configurarsi in sé come misericordia, perché non conosce alcuna "gerarchia ontologica" tra le Tre Persone divine, che sono uguali nell'unica e medesima Natura. L'idea che il Padre debba "avere misericordia" del Logos o dello Spirito Santo non sarebbe affatto accettabile!

Quando, allora, potremo iniziare ad affermare, con il Salmo, che "La sua misericordia dura per sempre".(Sal 135). Quando Dio crea.

Quando Dio crea il cosmo spirituale e materiale e, soprattutto, quando crea l'uomo, partecipa a entrambi. Dio, che è una comunione di Persone, in sé in relazione con un altro da sé, può anche creare, concepire qualcosa che sia "totalmente altro" da sé. Creando la persona umana intelligente e libera, Egli ama al di fuori di sé. Ama l'uomo libero e chiama l'uomo all'amore. Questo Amore di Dio, rivolto a noi e da noi riconosciuto, è, a livello creaturale, "misericordia". Un amore assolutamente gratuito perché divinamente libero, che si appoggia su ciò che è "misero" perché infinitamente lontano dalla perfezione divina.

La misericordia, quindi, ha come duplice presupposto la libertà divina che crea e l'esistenza stessa dell'uomo creato. Per volontà di Dio, essa è irrevocabile, tanto che nemmeno nella dannazione eterna, che l'uomo si autoinfligge con il suo peccato e la sua impenitenza finale, Dio priva le anime condannate del dono misericordioso dell'essere e dell'esistenza. La Santissima Trinità, benedetta e perfetta in sé, ha voluto legare a sé l'esistenza umana per sempre, e allora potremo davvero cantare insieme agli angeli: "La Santissima Trinità, benedetta e perfetta in sé, ha voluto legare a sé l'esistenza umana per sempre"."La sua misericordia dura per sempre"!

L'immagine che ho adottato ha, su questo punto, tutti i suoi limiti, perché la libertà increata ed eterna di Dio e la libertà creata e temporale dell'uomo non possono essere concepite in modo uguale, e non sono ontologicamente coessenziali. La libertà divina è sussistente in senso assoluto e non ha bisogno di nulla; la libertà dell'uomo, invece, è creata e dipende essenzialmente dalla libertà divina, ed è indispensabile al mistero della misericordia solo perché, creandola, Dio la vuole.

Ma c'è un ulteriore livello di misericordia, che non solo porta l'uomo all'esistenza, ma entra anche in relazione con l'uomo creato. L'uomo, infatti, pur essendo fatto da Dio e per Dio, decide di peccare, cioè di rivolgere la sua libertà contro il Creatore, macchiandosi così di una colpa infinitamente grave, dalla quale non potrà riprendersi con le sue povere forze.

È qui allora che, per Volontà divina, la nuova e grande iniziativa dell'Amore Eterno si dispiega nello spazio della creazione: "Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazareth, a una vergine promessa sposa di un uomo di nome Giuseppe, della casa di Davide; il nome della vergine era Maria". (Lc 1, 26-27). Dopo aver formato il popolo di Israele, dopo avergli rivelato la Legge e quindi avergli mostrato il suo peccato, Dio si rivolge a Maria per salvarci.

Dall'incontro tra la libertà divina increata e la libertà creata e immacolata di Maria Santissima, che accoglie l'annuncio dell'angelo, nasce una misericordia nuova e definitiva: l'incarnazione del Verbo. Il Figlio dell'Eterno Padre assume in Lei la nostra carne e si lega così in modo nuovo e indissolubile alla natura umana e, nel mistero della sua incarnazione, morte e risurrezione, diventa per sempre "la" misericordia. In Cristo l'intimità divina si apre definitivamente a noi: Egli si sacrifica sulla croce per il nostro peccato, ci offre la salvezza e ci rende personalmente partecipi della sua stessa vita.

Sulla misericordia divina del Cuore divino-umano di Cristo è costruita la Chiesa, sacramento universale di salvezza e ministro della misericordia, come continuazione, nello spazio e nel tempo, della presenza viva e dell'opera salvifica di Cristo.

Poi, all'interno della vita della Chiesa, attraverso il ministero apostolico, partecipe dell'unico, eterno e sommo Sacerdozio di Cristo, il fascio principale della misericordia, in un certo senso, viene "prolungato" in quanto, per grazia di vocazione, la libertà creata dell'uomo risponde al dono della chiamata di Cristo e si offre al suo servizio, nell'affascinante avventura del Sacerdozio ministeriale. Tutta la Chiesa è quindi come "tessuta" da questa misericordia, e su di essa sviluppa tutta la sua vita. Lo stesso ministero petrino nasce dalla misericordia di Cristo che, dopo la triplice professione d'amore seguita al triplice tradimento, affida il proprio gregge a Pietro: "Tuo". -San Giovanni Paolo II ci ha ripetuto. "è un ministero di misericordia nato da un atto di misericordia di Cristo". (Ut Unum Sint, n. 93).

Un ruolo insostituibile e indispensabile

Resta da delineare la funzione dell'architrave. Sostenuta dal mistero della libertà divina e dalla risposta della libertà umana che accoglie la salvezza, la misericordia sostiene a sua volta tutta la vita della Chiesa; si potrebbe dire che è "all'inizio" della vita della Chiesa, in un duplice senso.

In primo luogo, la vita della Chiesa si sviluppa attraverso un atto sempre nuovo della misericordia di Cristo che, attraverso il ministero ecclesiale, consacra i battezzati e comunica loro la sua stessa vita. In secondo luogo, tale principio non consiste in un "inizio cronologico" che poi può essere lasciato alle spalle, ma in un "principio ontologico": la vita della Chiesa è sostenuta e guidata dalla grazia di Cristo, accolta nell'ascolto dell'insegnamento e della preghiera apostolica, nutrita e perfezionata dalla Santissima Eucaristia, restaurata e rafforzata dalla riconciliazione sacramentale.

Considerando proprio la Riconciliazione, vediamo come la misericordia possa "accadere" sacramentalmente solo nell'incontro tra due libertà compresenti: quella divina e quella umana. La libertà divina è data, definitiva, irrevocabile, e ogni volta che un ministro è disposto a offrirla, diventa sacramentalmente accessibile. La libertà umana, invece, si esprime nel pentimento, nel dolore del peccato commesso unito al proposito di non commetterlo più in futuro, e nell'accusa che apre il cuore del peccatore alla verità salvifica di Cristo. Nel tempo di questo pellegrinaggio, la libertà umana conserva sempre la potenza tremendum accettare il mistero della misericordia divina e lasciarsi rinnovare interiormente da essa, oppure rifiutarla, mostrando così come l'Onnipotenza stessa di Dio ami sopra ogni cosa proprio la nostra libertà, fino a riversare in essa tutte le ricchezze del suo Cuore non appena essa tenta di aprirsi; e rispetta la scelta umana che tragicamente decide di non lasciarsi amare o, in altre parole, non decide affatto. Dio non fa mai violenza a nessuno!

La misericordia che opera nella Confessione sacramentale non farà altro che liberare e diffondere la grazia del sacramento del Battesimo, prima fonte e principio perenne della misericordia che edifica la Chiesa.

Credo che solo questo realismo integrale in relazione alla misericordia divina possa realizzare e sostenere la tanto attesa nuova evangelizzazione, annunciando senza timori o complessi la verità di Cristo Salvatore. Oggi è più che mai necessario "provocare" la libertà dell'uomo, che si troverà così finalmente di fronte all'evento più inedito e più grande della storia: Dio fatto uomo, morto e risorto, che vive in mezzo a noi.

In quest'opera di evangelizzazione ci sostenga la Vergine Immacolata, opera perfetta e riflesso purissimo della misericordia divina! ante praevisa merita! Che ci insegni una disponibilità totale e sempre nuova alla volontà di Cristo; così la verità che Maria Santissima contempla nella beata eternità apparirà sempre più agli occhi del nostro cuore: Dio, nella creazione e nella redenzione, è misericordia, è tutta misericordia, è solo misericordia! n

L'autoreIl cardinale Mauro Piacenza

Penitenziario Maggiore

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