Mio Dio, mi hai abbandonato?

Ci sono situazioni nella storia personale in cui si grida al cielo e non si trova risposta. I problemi e le difficoltà della vita a volte si accavallano e sembra di trovarsi da soli, senza aiuto.

1° febbraio 2024-Tempo di lettura: 4 minuti

Alla malattia segue la morte di un familiare e, proprio quando non ci siamo ancora ripresi, arriva il problema economico o lavorativo. A volte possiamo solo esclamare: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Ma può Dio abbandonarci, e sarebbe questo l'atteggiamento di un buon padre, di un padre che ama i suoi figli?

Certo, ci sono situazioni nella propria storia personale in cui si grida al cielo e non si trova risposta. I problemi e le difficoltà della vita a volte ti travolgono e ti sembra di trovarti solo, indifeso, proprio al centro del gorgo che ti risucchia nelle acque scure dell'oceano più profondo.

Si capisce che Dio non è una fata madrina che viene a tirarci fuori da ogni difficoltà. La natura, in questo mondo imperfetto in cui stiamo aspettando i nuovi cieli e la nuova terra, ha le sue regole e agisce senza chiedere il permesso al suo creatore in ogni momento. Ecco perché arrivano le malattie, la morte o le disgrazie naturali. A questo dobbiamo aggiungere anche il male creato dall'uomo: ingiustizie, litigi, delusioni...

Uno dopo l'altro, i colpi vengono superati, ma quando si susseguono, nemmeno il miglior sparring partner può resistere e sorge spontanea la domanda: "Dio ci ha respinto per sempre e non ci favorirà più? La sua misericordia si è esaurita, la sua promessa si è esaurita per sempre? Dio ha dimenticato la sua bontà o la rabbia ha chiuso il suo cuore?

Non c'è niente di meglio dei salmi - la citazione qui sopra è un estratto del Salmo 77 - per esprimere i sentimenti di abbandono, di solitudine, di incomprensione dell'uomo di fronte al male e all'apparente silenzio di Dio. Se sei onnipotente, perché non agisci, perché taci, perché permetti che mi accada questo?

Gesù stesso ha pregato con uno di essi, il numero 22, quando ha vissuto il volto più amaro della sua umanità, inchiodato alla croce. Colui che ha detto "chi ha visto me ha visto il Padre", colui che non poteva allontanarsi da Dio perché era Dio stesso, ha avuto anche sentimenti di lontananza, di abbandono; in una certa misura, di dubbio, di incertezza. Questa è la fragilità umana che egli portò all'estremo.

Il silenzio di Dio di fronte alla sofferenza delle sue creature ha fatto scorrere fiumi di inchiostro e ha bruciato miliardi di neuroni dei pensatori più eccelsi, ma su Internet circola un'antica leggenda. norvegia -Non sono stato in grado di confermare se sia davvero norvegese e se sia davvero antico - il che spiega molto semplicemente perché Dio è così spesso silenzioso.

Il protagonista è un eremita di nome Haakon che si occupava di una cappella dove la gente del posto veniva a pregare davanti all'immagine di un Cristo molto miracoloso. Un giorno, l'eremita, pieno di zelo e di amore per Dio, si inginocchia davanti all'immagine e chiede al Signore di sostituirlo sulla croce:

-Voglio soffrire per voi, lasciatemi prendere il vostro posto", ha detto.

La sua preghiera giunse all'Altissimo, che accettò lo scambio a condizione che l'eremita tacesse sempre, come fece Lui.

All'inizio andava bene, perché Haakon era sempre silenzioso lassù sulla croce e il Signore si faceva passare per lui senza che la gente se ne accorgesse. Ma un giorno un uomo ricco venne a pregare e, inginocchiandosi, fece cadere il portafoglio. Il nostro protagonista lo vide e tacque. Dopo un po' apparve un uomo povero che, dopo aver pregato, trovò il portafoglio, lo prese e se ne andò, saltando su e giù dalla gioia. Haakon continuò a tacere quando, poco dopo, entrò un giovane che iniziò a chiedere protezione per un viaggio pericoloso che stava per intraprendere. A quel punto, il ricco rientrò in casa cercando il suo portafoglio. Vedendo il giovane pregare, pensò di averlo trovato e lo richiese. Anche se il giovane gli disse di non averlo visto, il ricco non gli credette e lo picchiò.

-Ferma! -Haakon gridò dall'alto della croce.

Aggredito e aggressore rimasero attoniti e, spaventati dalla vista del Cristo parlante, fuggirono a turno, lasciando l'eremita di nuovo solo con Gesù, che gli ordinò di scendere dalla croce per non aver mantenuto la parola data.

-Vedi che non eri adatto a prendere il mio posto? -lo rimproverò il crocifisso mentre tornava al suo posto.

-Non posso permettere questa ingiustizia, mio Signore! -rispose l'eremita, già ai piedi della croce. Avete visto che il ragazzo era innocente.

Guardandolo con misericordia, Gesù gli spiegò:

-Non sapevi che il ricco aveva i soldi nel portafoglio per comprare la verginità di una ragazza, mentre il povero aveva bisogno di quei soldi per non far morire di fame la sua famiglia. Per questo gliel'ho lasciata prendere. Con il pestaggio del giovane viaggiatore da parte del ricco, avrei voluto impedirgli di arrivare in tempo, come alla fine ha fatto grazie a voi, per imbarcarsi su una nave sulla quale ha appena trovato la morte, perché è affondata. Voi non ne sapevate nulla. Lo sapevo, per questo ho taciuto.

Così si conclude questa sorta di midrash che ci insegna a credere che la volontà di Dio è ciò che è meglio per noi, e a confidare in colui che sappiamo, nel suo apparente silenzio, ci sta anche amando profondamente.

Se conoscete qualcuno che è stato picchiato dalla vita, potreste ascoltare questa storia di Haakon per capire i misteri di colui che non ci abbandona mai, soprattutto quando siamo sulla croce.

L'autoreAntonio Moreno

Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.

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