Vaticano

La fiducia, chiave dell'esortazione apostolica su Santa Teresa

"Come Chiesa abbiamo ancora molto da imparare da essa. E abbiamo bisogno di audacia e libertà interiore per poterlo fare". Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo ci invita a lasciarci conquistare "dall'attrazione di Gesù Cristo e del Vangelo".

Antonino Piccione-17 ottobre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti
Teresa di Lisieux

Statua di Santa Teresa di Lisieux negli Stati Uniti (foto CNS / Nancy Wiechec)

Rifuggendo dall'autoreferenzialità, la sua "piccola via" continua a illuminare il cammino della Chiesa, indicando "la bellezza dell'amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto": l'essenziale verso cui dirigere il nostro sguardo e il nostro cuore. È il volto di Santa Teresa di Lisieux - "Teresa", come la monaca carmelitana (1873-1897), di cui quest'anno si celebra il 150° anniversario della nascita - che Papa Francesco propone nell'esortazione apostolica a lei dedicata, pubblicata domenica 15 ottobre. "C'est la confiance" ("È la fiducia") è il titolo, che evoca le prime parole dell'originale francese di una frase tratta dagli scritti di Teresa e che nella sua forma completa recita: "È la fiducia e nient'altro che la fiducia che ci deve portare all'Amore!

Per Papa Francesco, "queste incisive parole di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo dicono tutto, riassumono il genio della sua spiritualità e basterebbero a giustificare la sua dichiarazione di Dottore della Chiesa". Teresa", spiega, "non concepì la sua consacrazione a Dio senza cercare il bene dei suoi fratelli e sorelle. Ha condiviso l'amore misericordioso del Padre per il figlio peccatore e quello del Buon Pastore per la pecora smarrita, lontana, ferita. Per questo è patrona delle missioni, maestra di evangelizzazione.

Evangelizzazione senza proselitismo

Nel ripercorrere la sua vita e la sua spiritualità, il Pontefice sottolinea "il suo modo di intendere l'evangelizzazione per attrazione, non per pressione o proselitismo". Chiedo a Gesù di attirarmi nelle fiamme del suo amore, di unirmi così intimamente a lui che sia lui a vivere e ad agire in me. Sento che quanto più il fuoco dell'amore arde nel mio cuore, tanto più forte dirò: "Attirami"; e che quanto più le anime si avvicinano a me (povero pezzetto di ferro, se mi allontanassi dal fuoco divino), tanto più facilmente correranno dietro ai profumi del loro Amato. Perché un'anima infuocata dall'amore non può rimanere inattiva".

Francesco indica la "piccola via" di Teresa come un antidoto "contro un'idea pelagiana della santità, individualista ed elitaria, più ascetica che mistica, che enfatizza soprattutto lo sforzo umano". Invece, "sottolinea sempre il primato dell'azione di Dio, della sua grazia". Non usa mai l'espressione, frequente ai suoi tempi, "diventerò santa". Tuttavia, la sua sconfinata fiducia incoraggia chi si sente fragile, limitato, peccatore, a lasciarsi guidare e trasformare per raggiungere le vette". Vivendo alla fine del XIX secolo, "cioè nell'epoca d'oro dell'ateismo moderno come sistema filosofico e ideologico", si sente "sorella degli atei e siede, come Gesù, a tavola con i peccatori. Intercede per loro, mentre rinnova continuamente il suo atto di fede, sempre in comunione d'amore con il Signore".

Santa Teresa e la Chiesa

La sua vita risplende in queste sue parole: "Ho trovato il mio posto nella Chiesa e questo posto, o mio Dio, sei tu che me lo hai dato: nel Cuore della Chiesa, Madre mia, sarò l'Amore! Così sarò tutto...". "Non è il cuore di una Chiesa trionfalista", osserva Francesco, "è il cuore di una Chiesa amante, umile e misericordiosa". Teresa non si pone mai al di sopra degli altri, ma all'ultimo posto con il Figlio di Dio, che per noi si è fatto servo e si è umiliato, facendosi obbediente fino alla morte di croce. Questa scoperta del cuore della Chiesa è una grande luce anche per noi oggi, affinché non ci scandalizziamo dei limiti e delle debolezze dell'istituzione ecclesiastica, segnata dalle tenebre e dai peccati, ma entriamo nel suo cuore ardente di amore, che si è acceso a Pentecoste grazie al dono dello Spirito Santo".

Il contributo di Teresa di Lisieux come santa e dottore della Chiesa - aggiunge Papa Francesco - non è analitico, come potrebbe essere, ad esempio, quello dei santi Tommaso d'Aquino. Il suo contributo è piuttosto sintetico, perché il suo genio consiste nel portarci al centro, all'essenziale, a ciò che è indispensabile. Attraverso le sue parole e il suo percorso personale, mostra che, sebbene tutti gli insegnamenti e le norme della Chiesa abbiano la loro importanza, il loro valore, la loro luce, alcuni sono più urgenti e più costitutivi per la vita cristiana. Su questi Teresa ha fissato il suo sguardo e il suo cuore. "Come teologi, moralisti, studiosi di spiritualità, pastori e credenti, ciascuno nel proprio ambito", esorta il Pontefice, "dobbiamo ancora riconoscere questa geniale intuizione di Teresa e trarne le conseguenze teoriche e pratiche, dottrinali e pastorali, personali e comunitarie. Abbiamo bisogno di audacia e di libertà interiore per poterlo fare".

Notizie dal "caminito" (stradina)

In un tempo che ci invita a ripiegarci sui nostri interessi, Teresa ci mostra la bellezza di fare della vita un dono", conclude il Papa.

"In un tempo in cui prevalgono i bisogni più superficiali, lei è una testimone della radicalità evangelica. In un tempo di individualismo, ci fa scoprire il valore dell'amore che diventa intercessione. In un tempo in cui gli esseri umani sono ossessionati dalla grandezza e da nuove forme di potere, lei ci mostra la via della piccolezza. In un tempo in cui tanti esseri umani vengono scartati, lei ci insegna la bellezza della cura, del prendersi cura dell'altro. In un tempo di complessità, può aiutarci a riscoprire la semplicità, il primato assoluto dell'amore, della fiducia e dell'abbandono, superando una logica legalistica ed etica che riempie la vita cristiana di obblighi e precetti e congela la gioia del Vangelo. In un tempo di ripiegamento e di chiusura mentale, Teresa ci invita a uscire come missionari, conquistati dall'attrazione di Gesù Cristo e del Vangelo".

L'autoreAntonino Piccione

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