Vaticano

Francesco ai catechisti italiani: "Rinnovate lo spirito dell'annuncio".

Papa Francesco ha concesso un'udienza ai responsabili dell'Ufficio catechistico della Conferenza episcopale italiana, nel 60° anniversario dell'inizio della sua attività.

David Fernández Alonso-31 gennaio 2021-Tempo di lettura: 4 minuti
catechesi

Nel 60° anniversario dell'inizio dell'attività dell'Ufficio catechistico della Conferenza episcopale italiana (CEI), Papa Francesco ha concesso un'udienza ai suoi responsabili. Questo organismo ha lo scopo di assistere la Chiesa italiana nel campo della catechesi all'indomani del Concilio Vaticano II.

Un anniversario che non serve solo a ricordare, ma anche a dare l'opportunità di "rinnovare lo spirito dell'annuncio"Il Papa lo ha detto loro nel suo discorso, e per questo ha espresso la sua intenzione di".condividiamo tre punti che spero possano aiutarvi nel vostro lavoro nei prossimi anni".

Gesù Cristo al centro della catechesi

Il primo punto it: catechesi e kerygma. "La catechesi è l'eco della Parola di DioAttraverso la Sacra Scrittura", ha detto Francesco, e attraverso la Sacra Scrittura ogni persona diventa parte del "mondo", ha detto.la stessa storia di salvezza"e con la propria unicità".trova il suo ritmo".

Egli ha anche sottolineato che il cuore del mistero della salvezza è la kerygmae che su kerygma è una persona: Gesù Cristo. La catechesi, quindi, dovrebbe ".per realizzare un incontro personale con Lui"e, quindi, non si può fare a meno di relazioni personali.

"Non c'è vera catechesi senza la testimonianza di uomini e donne in carne e ossa. Chi di noi non ricorda almeno uno dei suoi catechisti? Lo faccio. Ricordo la suora che mi ha preparato per la prima comunione e che mi ha fatto tanto bene. I primi protagonisti della catechesi sono i catechisti, messaggeri del Vangelo, spesso laici, che si mettono generosamente in gioco per condividere la bellezza di aver incontrato Gesù. Chi è il catechista? È lui che conserva e alimenta la memoria di Dio; la conserva in sé - è un ricordo della storia della salvezza - e sa risvegliare questa memoria negli altri. È un cristiano che mette questa memoria al servizio dell'annuncio; non per farsi vedere, non per parlare di sé, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedeltà".

L'annuncio è l'amore di Dio nel linguaggio del cuore.

Il Papa ha poi sottolineato alcune delle caratteristiche che l'annuncio dovrebbe avere oggi. Che sappia rivelare l'amore di DioNon deve essere imposta, ma deve tenere conto della libertà; deve essere una testimonianza di gioia e vitalità. A tal fine, l'evangelizzatore deve esprimere "vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, un'accoglienza cordiale che non condanna".

E parlando del catechista, Francesco ha aggiunto che ".la fede deve essere trasmessa in dialetto", spiegando che si riferiva al "dialetto di prossimità"Il dialetto compreso dalle persone a cui ci si rivolge:

"Sono così commosso da quel passo dei Maccabei, sui Sette Fratelli. Due o tre volte hanno detto che la madre li sosteneva parlando loro in dialetto. È importante: la vera fede deve essere trasmessa in dialetto. I catechisti devono imparare a trasmetterla in dialetto, cioè in quella lingua che viene dal cuore, che nasce, che è la più familiare, la più vicina a tutti. Se non c'è dialetto, la fede non viene trasmessa pienamente o bene".

Guardando con gratitudine al Consiglio

Il secondo punto Papa Francesco ha indicato che è catechesi e futuro. Ricordando il 50° anniversario del documento ".Il rinnovamento della catechesi"Nel suo discorso, con cui la Conferenza Episcopale Italiana ha recepito le indicazioni del Concilio tenutosi lo scorso anno, Francesco ha citato le parole di Papa Paolo VI. In queste parole ha invitato la Chiesa italiana a guardare al Concilio con gratitudinedi cui ha detto "sarà il grande catechismo dei nuovi tempi." e ha osservato che il compito costante della catechesi è "comprendere questi problemi che nascono dal cuore dell'uomo, per riportarli alla loro fonte nascosta: il dono dell'amore che crea e salva."

Per questo motivo, Francesco ha ribadito che la catechesi ispirata al Concilio deve essere "...una catechesi della Chiesa".sempre con un orecchio attento, sempre attenti al rinnovamento". E sul tema del Consiglio ha aggiunto un'ampia riflessione:

"Il Concilio è il magistero della Chiesa. O si è con la Chiesa e quindi si segue il Concilio, e se non si segue il Concilio o lo si interpreta a modo proprio, a proprio piacimento, non si è con la Chiesa. Su questo punto dobbiamo essere esigenti e rigorosi. No, il Consiglio non dovrebbe essere negoziato per avere più di questi... No, il Consiglio è così. Il problema che stiamo vivendo, la selettività del Consiglio, si è ripetuto nel corso della storia con altri Consigli.

Mi fa pensare tanto a un gruppo di vescovi che dopo il Vaticano I se ne andarono, un gruppo di laici, gruppi lì, per continuare la "vera dottrina" che non era quella del Vaticano I. "Noi siamo i veri cattolici"... Oggi ordinano le donne. L'atteggiamento più rigido di custodire la fede senza il magistero della Chiesa porta alla rovina. Per favore, nessuna concessione a chi cerca di presentare una catechesi non conforme al Magistero della Chiesa".

Parlare la lingua di oggi

La catechesi, ha detto il Papa riprendendo la lettura del discorso che aveva preparato, deve essere rinnovata per influenzare tutti gli ambiti della pastorale. E ha raccomandato:

"Non dobbiamo avere paura di parlare il linguaggio delle donne e degli uomini di oggi. Sì, parlare la lingua fuori dalla Chiesa: di questo dobbiamo avere paura. Non dobbiamo avere paura di parlare la lingua del popolo. Non dobbiamo avere paura di ascoltare le loro domande, qualunque esse siano, le loro domande irrisolte, di ascoltare le loro fragilità e le loro incertezze: di questo non abbiamo paura. Non dobbiamo avere paura di sviluppare nuovi strumenti.

Riscoprire il significato di comunità

Catechesi e comunità rappresentare il terzo puntoCiò è particolarmente importante in un momento in cui, a causa della pandemia, l'isolamento e il senso di solitudine sono in aumento.

"Il virus ha minato il tessuto vivo dei nostri territori, soprattutto quelli esistenziali, alimentando paure, sospetti, sfiducia e incertezza. Ha messo in crisi pratiche e abitudini consolidate, facendoci ripensare il nostro essere comunità. Ci ha anche fatto capire che solo insieme possiamo andare avanti, prendendoci cura l'uno dell'altro. Dobbiamo riscoprire il senso della comunità".

Un annuncioo guardare al futuro

Il Papa ha ricordato quanto detto al Convegno Ecclesiale di Firenze, ribadendo il suo desiderio di una Chiesa "... che non sia solo una Chiesa, ma una Chiesa che non sia una Chiesa".sempre più vicino all'abbandonato, al dimenticatoio, all'imperfetto"una Chiesa gioiosa che "comprendere, accompagnare e accarezzare."E questo, ha continuato, "si applica anche alla catechesi". E ha fatto appello alla creatività per una pubblicità incentrata sulla kerygma, "che guarda al futuro delle nostre comunità, perché siano sempre più radicate nel Vangelo, fraterne e solidali.".

L'inizio di un cammino sinodale

In conclusione, il Santo Padre, a cinque anni dal Congresso di Firenze, ha invitato la Chiesa in Italia a avviare un processo sinodale a livello nazionalecomunità per comunità, diocesi per diocesi. Il Congresso di Firenze è proprio l'intuizione del cammino di questo Sinodo. "Ora, riprendete il discorso: è il momento. E iniziare a camminare".

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