Vaticano

La firma della Carta di Firenze: un impegno concreto per la pace, la cooperazione e il dialogo

Un centinaio di vescovi e sindaci dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo si sono incontrati a Firenze per discutere insieme come promuovere la pace in quei territori. Hanno firmato un documento che mira a ispirare un cammino veramente pacifico.

Giovanni Tridente-3 marzo 2022-Tempo di lettura: 3 minuti
Firenze vescovi sindaci mediterraneo

Foto: ©2022 Catholic News Service / Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti.

Il disastro bellico che ha colpito i confini dell'Europa negli ultimi giorni e che ha tenuto il mondo intero con il fiato sospeso è passato sotto silenzio, ma lo scorso fine settimana a Firenze è accaduto qualcosa a cui si dovrebbe dare maggiore importanza, soprattutto in questo particolare momento storico.

Un centinaio di vescovi e sindaci dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo - tra cui l'arcivescovo di Barcellona, il vescovo ausiliare di Madrid e i sindaci di Valencia e Granada - si sono incontrati per la prima volta per discutere insieme di come promuovere la pace in questi territori spesso in guerra, scontri religiosi e rivalità internazionali che favoriscono l'isolamento e diffondono la morte, se pensiamo ai tanti migranti che nel corso degli anni hanno tentato di attraversare il Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna e poi sono finiti tragicamente.

Il tema centrale della pace

L'evento di Firenze era stato programmato da tempo, su richiesta della Conferenza Episcopale Italiana, e solo per una triste coincidenza si è svolto a ridosso della guerra scoppiata sul fronte russo-ucraino. Ma ha molto a che fare con il presente, perché il tema centrale era ed è proprio la pace. Due anni prima si era tenuta a Bari una riunione dei vescovi, alla quale aveva partecipato Papa Francesco, che in quell'occasione aveva ribadito a gran voce che la guerra, qualsiasi guerra, è "una follia, una follia alla quale non possiamo rassegnarci".

Quanto sono attuali queste parole e quanto è significativo, quindi, che i rappresentanti della Chiesa cattolica e gli amministratori delle varie città che si affacciano sul Mediterraneo si siano riuniti per trovare percorsi di pace duraturi, cercando di "istituzionalizzare" i processi di dialogo reciproco. Lo hanno fatto sulle orme del venerabile Giorgio La Pira, che negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale incarnò i valori evangelici nella sua attività politica di sindaco di Firenze e immaginò il Mediterraneo come un "moderno lago di Tiberiade".

Vie alternative alla guerra

Nel bel mezzo di una guerra dalle conseguenze imprevedibili, è ancora più urgente trovare vie alternative alla guerra, sfruttando tutte le possibili occasioni di incontro. È questo lo scopo e il significato del documento firmato a Firenze, una "Carta" che vuole ispirare un percorso di vera pace per il futuro, partendo da quell'importante crocevia e intreccio di storie, tradizioni e culture diverse che è il Mediterraneo.

Ma veniamo al contenuto della Carta di Firenze.

In primo luogo, i firmatari sono consapevoli dei benefici che possono derivare dall'"intensificazione della cooperazione nelle proprie città", al fine di promuovere la giustizia, la fraternità, il rispetto delle confessioni religiose, la salvaguardia del pianeta e i diritti fondamentali di ogni individuo.

Per affrontare meglio queste sfide, è necessario riconoscere "la diversità del patrimonio e delle tradizioni" come elemento condiviso da tutta l'umanità (natura, ambiente, cultura, lingue, religioni); l'importanza di educare i giovani ai valori del bene; la creazione di programmi universitari comuni; il riconoscimento del diritto universale alla salute e alla protezione sociale; l'urgenza di soluzioni per evitare cambiamenti climatici catastrofici; l'opportunità di avviare nuove forme di cooperazione tra politici, scienziati, leader culturali e spirituali; l'importanza di prendersi cura dei vulnerabili e di coloro che sono costretti a migrare...

La Carta si conclude con alcune richieste specifiche ("invocazioni"), in primo luogo ai governi di tutti i Paesi mediterranei di stabilire "consultazioni regolari" con i sindaci, i rappresentanti religiosi e le istituzioni culturali per coinvolgerli nelle decisioni che riguardano il futuro delle comunità.

Si chiede poi la promozione di programmi educativi a tutti i livelli, "per realizzare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente", e la promozione di iniziative per rafforzare la fraternità e la libertà religiosa. Infine, chiedono una maggiore cooperazione internazionale per lavorare per "una più equa condivisione delle risorse economiche e naturali".

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