Vaticano

Evitare la logica dell'opposizione

I cristiani devono essere i primi a evitare la logica dell'opposizione e della semplificazione, cercando la comprensione e l'accompagnamento. È quanto ha detto Papa Francesco ai rappresentanti dei media cattolici riuniti al Consorzio internazionale "Catholic Fact-Checking".

Giovanni Tridente-3 febbraio 2022-Tempo di lettura: 3 minuti

"Come cristiani dobbiamo essere i primi a evitare la logica della contrapposizione e della semplificazione, cercando sempre l'avvicinamento, l'accompagnamento, la risposta serena e ragionata alle domande e alle obiezioni". Questa frase di Papa Francesco, pronunciata venerdì scorso alla presenza di alcuni rappresentanti dei media cattolici riuniti nel Consorzio Internazionale "Catholic Fact-Checking" ricevuti in udienza, ci interpella come giornalisti e comunicatori e pone al centro della riflessione un atteggiamento di fondo che dovrebbe caratterizzare le nostre professioni.

È una riflessione che portiamo avanti da alcuni anni con alcuni studiosi e professori universitari - tra cui il filosofo italiano Bruno Mastroianni - e che mette in evidenza la necessità di dare un posto di rilievo all'educazione dei giovani, ai quali va mostrato che non tutto può ridursi a un "uno contro uno", ma che il confronto pacifico e rispettoso può dare i frutti maturi della crescita reciproca.

Qui il Papa parla dello "stile del comunicatore cristiano". Non è un caso che, facendo riferimento anche alle dinamiche sociali che da un paio d'anni caratterizzano le discussioni intorno alla pandemia di Covid-19, Francesco abbia invitato a contrastare le fake news, ma con il rispetto delle persone come priorità.

Uno stile universale

Eppure questo è un atteggiamento che, a mio avviso, dovrebbe caratterizzare la comunicazione in quanto tale, senza categorie di sorta. La parola stessa identifica un collegamento, un'unione di due poli lontani tra loro. Pertanto, se questo "passo" viene tagliato e il legame si spezza attraverso disaccordi e conflitti esacerbati, l'essenza stessa della comunicazione, dell'entrare in relazione attraverso le discussioni, viene meno.

Lo vediamo molto chiaramente nei social network, da cui si evince che negli scontri online, nei conflitti accesi, a perdere è la comunicazione stessa, e fondamentalmente le persone che discutono. Ciò non significa, ovviamente, che non esistano "crisi" o situazioni problematiche che possono generare conflitti. La crisi, in questo caso, non è qualcosa da cui rifuggire, ma un'opportunità per comunicare meglio, per recepire le ragioni del dibattito, il valore delle argomentazioni e dimostrare così il rispetto reciproco degli interlocutori.

Informazioni corrette

In un altro passaggio del suo discorso, il Papa ha ricordato che essere correttamente informati è un diritto umano, che deve essere garantito "soprattutto a coloro che hanno meno risorse, ai più deboli, ai più vulnerabili". La prospettiva di questa affermazione sta nel fatto che "correttamente", che consiste nel fornire effettivamente informazioni. Si verifica quando la persona viene messa in condizione di acquisire una conoscenza maggiore di quella che aveva prima su un fatto o un incidente. Se invece c'è inganno o addirittura manipolazione, non si è affatto informati.

Un'informazione corretta è senza dubbio quella che rispetta le persone che la ricevono, tiene conto del contesto, della "complessità" delle situazioni, e aggiunge qualcosa in più, permettendo al "ricevente" di acquisire una conoscenza più completa possibile. Non basta quindi essere destinatari "di diritto" di un determinato contenuto, ma è fondamentale esserlo in modo pieno e corretto.

L'etica degli algoritmi

Il Papa non poteva non parlare degli algoritmi digitali, che oggi sono progettati per massimizzare il profitto e finiscono per alimentare la radicalizzazione e l'estremismo, chiaramente a scapito di una società che possa dirsi davvero "informata, giusta, sana e sostenibile". Questo aspetto suggerisce di considerare il valore etico di queste innovazioni, che non nascono per se stesse, ma sono il risultato dell'ingegno umano, e come tali devono servire al loro bene.

Questo ci riporta al rispetto per ogni individuo, che la tecnologia deve sempre preservare. Infatti, una vera "rivoluzione", tecnologica come in questo caso, è tale se porta qualcosa di buono all'umanità; se invece è dannosa, va evitata a tutti i costi, e così non sbaglieremo di certo.

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