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Semplicità nella verità, il sigillo di papa Luciani

Stefania Falasca, vicepresidente della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, a pochi mesi dalla beatificazione prevista per il 4 settembre, ricorda la figura e l'opera del defunto Papa.

Antonino Piccione-14 settembre 2022-Tempo di lettura: 3 minuti
Giovanni Paolo I

Testo originale dell'articolo in inglese qui

"La vicinanza, la semplicità, la sobrietà, la povertà e l'insistenza sulla misericordia e sulla pietà di Gesù: sono questi i trattati che escono dal suo insegnamento, che più di 40 anni fa suscitava attrazione e oggi è più che mai attuale.". Stefania Falasca, vicepresidente della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, ricorda così la figura e l'opera del defunto Papa, in vista della sua beatificazione prevista per il prossimo 4 settembre.

L'occasione è stata offerta dall'incontro che l'Associazione ISCOM sta promuovendo con specialisti vaticanisti e professionisti dell'informazione interessati all'attualità della Chiesa cattolica: un pranzo di lavoro, in un locale a due passi da San Pietro a Roma, a cui questa mattina ha partecipato un trio di giornalisti.

Falasca, vaticanista e scrittore, lavora come vicepostulatore della causa di beatificazione di Papa Giovanni Paolo I dal 2006, anno in cui si è conclusa l'indagine diocesana, insieme ai postulatori salesiani don Pasquale Liberatore e monsignor Enrico Dal Covolo, e successivamente al cardinale Beniamino Stella, che hanno ricoperto l'incarico fino ad oggi. Ha prodotto un lungo e imponente studio delle fonti documentarie su Albino Luciani, che, durante l'incontro dell'ISCOM, lo ha portato a sottolineare la "semplicità evangelica" del Papa, e la sua capacità di comunicare a tutti "il sostegno del Vangelo", "il sostegno del Vangelo", "il sostegno del Vangelo", "il sostegno della Chiesa", "il sostegno della Chiesa", "il sostegno della Chiesa", "il sostegno della Chiesa", "il sostegno della Chiesa". , "nella coincidenza assoluta tra ciò che ha insegnato e ciò che ha vissuto".

È stato un percorso di circa 15 anni, con una ricerca che ha coinvolto più di 70 archivi in luoghi diversi, dal profondo contenuto storico e storiografico.

Subito dopo la sua morte - osserva Falasca - fu il professor Vittore Branca, che fu vicino a Luciano negli anni del suo patriarcato a Venezia, a sottolineare la grande semplicità del Papa nella sua cura pastorale.
Un Papa fedele alla dottrina di San Francesco di Sales, un santo che gli fu molto caro fin dall'adolescenza, quando lesse Filotea e il Trattato sull'amore di Dio. Luciani era il pastore nutrito di saggezza umana, che viveva tutte le virtù evangeliche. Un pastore che precede e vive nella sua chiesa con l'esempio, senza alcuna separazione tra la vita spirituale e l'esercizio del governo.

Sul ruolo della Chiesa al servizio dell'umanità, vale la pena ricordare le parole pronunciate dallo stesso Luciani nell'Omelia all'inizio del suo pontificato (3 settembre 1978): "...".La Chiesa, umile messaggera del Vangelo per tutti i popoli della terra, contribuisce a creare un clima di giustizia, fraternità, solidarietà e speranza, senza il quale il mondo non potrebbe vivere.".
Più vicina al dolore della gente, "una Chiesa", conclude Falasca, "non autoreferenziale, che afferma le sue radici in quel tesoro mai dimenticato che è la Chiesa antica, senza trionfi umani, che vive della luce riflessa di Cristo, vicina agli insegnamenti dei grandi Padri a cui il Concilio l'aveva orientata". 

L'eredità del Concilio Vaticano II costituisce, dunque, l'ispirazione e la traccia di un pontificato efficace - un infarto pose fine alla vita di Luciani, secondo la ricostruzione della storia e della documentazione clinica, nonché delle deposizioni acquisite nel corso del processo - e al tempo stesso rigorosamente attuale. Questo è testimoniato in modo eloquente dai sei "vogliamo"nel radiomessaggio Urbi et orbi pronunciato in latino da Giovanni Paolo I il 27 agosto 1978, giorno successivo alla sua elezione,.

Falasca li ricorda nel dettaglio: "Vogliamo continuare nella continuità dell'eredità del Concilio Vaticano II (...) l'impulso di rinnovamento e di vita"; "Vogliamo mantenere la grande disciplina della Chiesa (...) sia nell'esercizio delle virtù evangeliche che nel servizio ai poveri, agli umili, agli indifferenti (...). Vogliamo ricordare a tutta la Chiesa che il suo primo dovere è l'evangelizzazione (...). Vogliamo continuare l'impegno ecumenico con attenzione a tutto ciò che può favorire l'unità (...). Vogliamo continuare con pace e forza in quel dialogo sereno e costruttivo che Paolo VI ha posto come fondamento e programma della sua azione pastorale [...]. Infine, vogliamo incorporare tutte le iniziative che possono salvaguardare e aumentare la pace in un mondo tormentato".

Sono queste le priorità che hanno alimentato i trentaquattro giorni di una sessione pontificia dedicata alla collegialità episcopale, al servizio della povertà ecclesiale, alla ricerca dell'unità dei cristiani, al dialogo interreligioso e al dialogo con il mondo contemporaneo, a favore della giustizia e della pace.Queste sono le prospettive che oggi risuonano con chiarezza, secondo il Vicepresidente della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I: "Queste sei linee che vorremmo implementare aiutano a mettere in evidenza un Papa come punto di riferimento nella storia della Chiesa universale.
Alla luce delle lettere degli archivi privati, delle testimonianze e degli interventi del pontificato, è ora più facile comprendere le linee guida del magistero di Albino Luciani per una Chiesa conciliare vicina alla gente e alle sue sette carità.."

L'autoreAntonino Piccione

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