Testo originale in spagnolo qui
Le notizie e le immagini non lasciano spazio a dubbi. Le truppe russe sono già a Kiev, molto vicino al parlamento ucraino. Abbiamo parlato con il sacerdote ucraino, il cappellano Iván Lypka, che ieri sera ha celebrato una Messa per la comunità ucraina a Madrid, e poi ha guidato un’Adorazione del Santissimo Sacramento pregando per il suo Paese e la sua gente. Tutta la sua famiglia risiede in Ucraina. Alcune sue parole possono diventare ‘superate’ in poche ore, perché la presa di Kiev è già in atto, come si può vedere.
Lei ha vissuto in Spagna molti anni al servizio della comunità Ucraina
– Sì, circa vent’anni. Vengo dall’Ucraina. In provincia siamo circa ventimila. In questi anni che sono stato qui ho organizzato tre gruppi di fedeli. Ad Alcalá de Henares, a Getafe e qui a Madrid, dove c’era già la comunità ucraina organizzata, e la cappellania. Il cardinale di allora era molto interessato. I primi ucraini sono arrivati nel 1997, a causa di una crisi economica, e sono rimasti qui a lavorare per sostenere le loro famiglie. Ci sono molte persone già residenti in Spagna e con la nazionalità spagnola. E ci sono giovani che hanno già avuto successo qui nella la loro carriera.
Molte persone originarie dell’Ucraina avranno parenti nel loro paese …
― Sicuro, la mia famiglia, i miei genitori, i miei fratelli, sorelle, nipoti, sono lì, tutta la famiglia è lì. Prima solo due province erano coinvolte in questo conflitto, ma ora è una guerra totale, ovunque.
Che notizie vi arrivano?
― Si sentono suonare sempre le sirene degli allarmi, per avvertire di andare nei rifugi in luoghi protetti dai bombardamenti. Ho parlato con mio fratello proprio stamattina. Ogni notte deve nascondersi, non si sa mai quando attaccheranno. Ieri hanno attaccato luoghi importanti, aeroporti, basi militari, hanno sganciato bombe anche su zone dove abitano i civili, e si sono avvicinati alle strade. Ora si avvicinano alla capitale. La Bielorussia è molto vicina.
C’è qualcuno tra i suoi parenti o conoscenti che sta pensando di lasciare il paese? Oppure vogliono restare?
― Non si sa nulla di certo. Per pensare se uscire o restare uno deve avere tempo. Il conflitto è iniziato nel 2014. I politici stavano lavorando, ieri sono subentrati i militari. Ora non si sa . Ci sono tanti morti, feriti, l’intera Ucraina in questo momento è in guerra, si sta combattendo in luoghi diversi, perché i soldati russi entrano da strade diverse, da tutte le parti. Stanno anche attaccando dall’aria.
Preghiamo per voi, per la pace, come ha chiesto papa Francesco.
― Combattiamo da anni per avviare e risollevare l’economia. Molte persone devono pensare a curare il loro lavoro, perché è con quello che viviamo e aiutiamo la famiglia che abbiamo lì.
Ieri pomeriggio abbiamo celebrato una Messa, e poi partecipato a una Veglia per la Pace in parrocchia, perché tutto questo finisca. Poi una Veglia con i giovani della parrocchia e della comunità ucraina. E una parte di noi è rimasta tutta la notte, nella cappella per adorare Nostro Signore, e in questi giorni si continuerà.
Cosa vorrebbe che accadesse ora? Che si rivolgesse un appello ai leader politici?
― È una necessità. Questa guerra deve essere fermata il prima possibile. È tutto nelle mani dei politici, che possono far cessare questo massacro. Le persone non sono da biasimare. Il nostro presidente [Volodymyr Zelensky] lo dice molto chiaramente: l’Ucraina non vuole combattere con nessuno, non sta attaccando nessuno. Ora, in questi giorni, difendiamo la nostra libertà, la nostra indipendenza, la nostra cultura, anche la nostra fede, le nostre case, le nostre famiglie, il nostro Paese.
Nel vostro paese c’è una maggioranza ortodossa …
― Si. Siamo cattolici di rito greco ortodosso, ed esiste anche una comunità cattolici di rito latino. La maggioranza però è ortodossa.
In questo frangente sarete tutti uniti.
― Credo di si. Ora è il momento di unirsi. Ci vuole unità. Difendere la fede, la Chiesa, la cultura, il nostro Paese, perché è molto importante. L’Ucraina lo ha già detto mille volte, e molto chiaramente, tramite i suoi politici, vescovi, ecc., che vuole vivere in libertà, come vuole ora il mondo intero, in particolare l’Europa, vuole la democrazia, ecc. Ed è anche quello che vuole il popolo ucraino, credo. Apprezziamo molto la preghiera. Ne hanno bisogno, anche i militari che difendono la pace e l’Ucraina.
Ci sono più di 4.800 sacerdoti cattolici in Ucraina e più di 1.300 suore.
― Quando nel 2014 iniziò il conflitto, il Papa aveva organizzato una colletta mondiale in tutta la Chiesa cattolica. Abbiamo contribuito anche noi. Quella raccolta era dedicata ad aiutare le persone coinvolte nel conflitto, in queste due province che ora sono sotto il controllo russo. I rappresentanti delle organizzazioni umanitarie potevano entrare in quelle zone per portare cose necessarie; cibo, medicine, ecc.
Al momento agli ucraini mancano i generi alimentari?
― Penso che ci sarà una carenza di generi alimentari, ma non lo sappiamo ancora. Oggi è il secondo giorno. Nessuno se lo aspettava e le persone si stanno organizzando. Tutti quelli con la testa a posto pensavano che quello che accade ora non sarebbe accaduto, perché quale motivo c’è per iniziare una guerra in Europa? Non c’è una spiegazione.
Mentre ci congediamo il cappellano Ivan Lypka afferma: “Serve un’arma molto speciale, la preghiera. Ci sono persone che combattono in prima fila, ma anche coloro che pregano sono molto solidali, perché stiamo difendendo la verità e la nostra tradizione di fede, perché non sappiamo cosa potrebbe accadere dopo. L’Ucraina è un popolo pacifico, che vuole vivere del proprio lavoro, prendersi cura e sostenere la propria famiglia”.