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Eucaristia: l’incontro personale con Cristo

Cristo è sempre fisicamente presente nell'Eucaristia, non solo nella celebrazione della Messa, ma anche oltre. Se l'incontro con la persona di Cristo è il centro della fede cristiana, ci si potrebbe chiedere perché, per la maggior parte della giornata, le chiese sono totalmente vuote.

Emilio Liaño·12 de septiembre de 2022·Tiempo de lectura: 5 minutos
eucaristía

Testo originale del articolo in spagnolo qui

In questo articolo ci proponiamo di riflettere sul cristocentrismo eucaristico, in continuità con il cristocentrismo difeso da autori come Ratzinger, secondo il quale: «Non si comincia ad essere cristiani per decisione etica o per una grande idea, ma attraverso l’incontro con un evento, con una Persona, che dona un nuovo orizzonte alla vita e, con essa, un orientamento decisivo» (Benedetto XVI, Deus caritas est, n. 1).

In breve, si può dire che il cristocentrismo sia una visione in cui il cristianesimo si afferma come religione dell’incontro con una persona più che come religione del fare o dell’agire. L’essenza originale del cristianesimo viene ad essere l’incontro personale nella fede con Dio che si è fatto uomo.

Non si può dire che questa questione sia una novità assoluta, poiché l’accento eucaristico dell’approccio cristocentrico va nella stessa direzione di quanto è da sempre stato insegnato dalla Chiesa. In questo senso non è neppure molto originale perché la Chiesa ha sottolineato costantemente e con insistenza il valore centrale dell’Eucaristia.

Tuttavia, in questo momento sembra opportuno dare impulso a un nuovo sforzo che faciliti un avvicinamento più stretto a Gesù Cristo e, soprattutto, all’Eucaristia.

Il punto di partenza: un fatto frequente.

In primo luogo, va notato che il cristocentrismo eucaristico non è frutto di un’analisi teorica. La visione puramente razionale e riflessiva della questione non permette di comprenderla nella sua vera dimensione. Il fatto comune di oggi è che le chiese siano vuote quasi ovunque, per lo meno in alcuni paesi con maggior sviluppo economico e anche in quelli dove c’è stata una forte tradizione cattolica.

Non si tratta di guardare alla diminuzione del numero dei fedeli che partecipano alla Messa, fatto che si accompagna alla presenza regolare di tanti altri che vedono nella Messa l’atto centrale del loro rapporto con Dio, il che è di per sé molto positivo.

Il problema non è nella Messa ma al di fuori di essa.

Purtroppo, è esperienza frequente che nelle chiese, al di fuori delle celebrazioni liturgiche, non ci sia praticamente nessuno. Questa scarsità di presenze ha fatto sì che le chiese non fossero luoghi molto sicuri, che a volte è meglio che restino chiuse per evitare mali peggiori.

Questo fatto deve farci riflettere perché può avere conseguenze importanti. Se le chiese fossero solo alcuni templi che conservano una serie di oggetti di culto, o d’arte, il vuoto delle chiese non avrebbe molta rilevanza.

Tuttavia, nelle chiese, oltre a tutti gli oggetti che vi si possono trovare, si custodisce anche la presenza di Cristo nell’Eucaristia.

L’Eucaristia non è solo un’altra delle cose che sono all’interno di un tempio come potrebbe esserlo una statua o un dipinto.

 L’Eucaristia è il centro del tempio e il motivo della sua esistenza. I templi servono per celebrare l’Eucaristia, e perché l’Eucaristia sia riservata al culto degli uomini.

L’incontro personale con l’Eucaristia

Quando Cristo mise piede sulla terra circa duemila anni fa, chiese alla gente di ascoltarlo e di riporre la propria fiducia in Lui. Se Cristo venisse oggi sulla terra come uomo, come quell’uomo che abitava allora in una parte di questo mondo, noi avremmo l’obbligo di andargli incontro.

In altre parole, per coloro che hanno fede nel fatto che Cristo è Dio, la sua presenza terrena dovrebbe essere una chiamata imperiosa a vederlo in carne e ossa, con il suo sguardo, con le sue parole, i suoi gesti, ecc.

Ebbene, poiché Cristo ora è fisicamente presente nell’Eucaristia, ci sta aspettando con lo stesso desiderio di quando viveva sulla terra.

Il cristocentrismo, quindi, afferma la nostra necessità di incontrare il Cristo-Dio perché è Lui la Persona che rappresenta l’essenza della religione.

Per di più ora aggiungiamo che l’incontro con il Cristo-Dio deve avvenire nell’Eucaristia, e non solo nella celebrazione della Messa. Abbiamo la certezza che Egli si trova veramente presente nell’Eucaristia con la sua umanità e la sua divinità.

Se Cristo rimane nell’Eucaristia è perché vuole stare con noi. Ecco perché il fatto che le nostre chiese siano vuote al di fuori degli atti liturgici non dovrebbe lasciarci indifferenti; è il segno che per noi il Cristo-Eucaristia non ha molto valore. Forse la nostra fede si è raffreddata e noi crediamo solo, con fede effettiva, alla presenza di Cristo nel sacrificio della Messa, ma non pensiamo che questo implica la sua costante presenza reale nel Tabernacolo.

L’accompagnamento a Gesù-Eucaristia

Va chiarito che quando si tratta di accompagnare Gesù nell’Eucaristia, non si tratta della necessità di compiere più atti di adorazione, di esposizioni con il Santissimo Sacramento, ecc., tutte cose molto buone, ma non sono quelle a cui si riferisce questo articolo.

Tanto meno la solitudine dei Tabernacoli si risolve con la presenza di quei pochi che stanno sempre in chiesa perché non sia mai vuota. Il problema non va in quella direzione, non sta in questo.

Al contrario, si tratta della necessità che molti si rechino davanti ai tabernacoli delle loro chiese perché c’è Gesù che li aspetta con una pazienza senza limiti. Si può dire che quest»obbligo riguarda l’intera comunità dei credenti. Chi pensa di essere esentato da questo dovere mostra già di avere poca fede nell’Eucaristia.

Cristo è rimasto nell’Eucaristia perché noi potessimo andare da Lui. E cosa dobbiamo fare davanti all’Eucaristia? In primo luogo, semplicemente starci; in secondo luogo, parlargli, Infine, terza cosa, ascoltarlo.

Cristo, che è il Dio dei vivi e non dei morti, è vivo ed è disposto ad ascoltarci e parlarci. Possiamo parlare con Gesù ovunque? Certo, ma bisogna farlo preferibilmente dove Lui preferisce, cioè dove è fisicamente presente.

È chiaro che con una persona che amiamo possiamo anche parlare per telefono, ma chi preferisse parlare al telefono piuttosto che in presenza questo amore non lo dimostrerebbe. Ecco perché Cristo preferisce parlare con noi faccia a faccia, fisicamente.

E se ci chiediamo quante volte dovremmo stare con Gesù-Eucaristia? O per quanto tempo? Qui, logicamente, non c’è una regola fissa: dipende dagli obblighi familiari, sociali, ecc., che Gesù stesso vuole che adempiamo.

In ogni caso, è conveniente recarsi quotidianamente al Tabernacolo. La durata? Ciò che Dio ispira ciascuno e ciò che dona di sé la sua generosità. Non è necessario passare molte ore davanti a Gesù nel Tabernacolo. No, si tratta di andare a visitarlo molte volte (in molti giorni), secondo le possibilità e le circostanze di ognuno, per intavolare il dialogo con il Signore (in molti casi bastano pochi minuti).

Nella relazione eucaristica vi sono due dimensioni di cui tenere conto. La prima è permanente e ha a che fare con il nostro rapporto personale con Gesù. In questo rapporto è essenziale capire che Gesù vuole stare con ognuno di noi e non importa se un giorno o un altro ci dimentichiamo di Lui.

La seconda dimensione ha carattere temporale ed è relativa all’abbandono di massa di Gesù nell’Eucaristia. Dovrebbe essere uno stimolo acuto per noi cercare di andare a confortare Gesù nella sua solitudine. E qui, sebbene il contributo personale possa sembrare insignificante di fronte all’indifferenza di tanti, dobbiamo pensare che il nostro gli dà sollievo. perché Gesù non vuole l’amore di molti, ma l’amore di ciascuno, a cominciare da noi.

Pensiamo che di solito noi cristiani siamo radicati nella Chiesa attraverso le parrocchie. Ebbene, un compito che potremmo assumerci come credenti è vedere come ci prendiamo cura di quel Gesù-Eucaristia che è presente nel Tabernacolo della nostra parrocchia.

Stare con Dio nell’Eucaristia è il miglior investimento che possiamo fare del nostro tempo.

Sebbene si sia parlato di obbligo o di necessità, in questo compito di accompagnamento all’Eucaristia non c’è altro obbligo che quello del nostro amore. È in gioco l’amore, non l’adempimento di un dovere.

El autorEmilio Liaño

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