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Suor Roberta Tremarelli: “Le missioni ci portano fuori dall’individualismo per vivere pienamente la nostra condizione di battezzati”

Suor Roberta Tremarelli, AMSS, Segretaria generale dell'Infanzia Missionaria a Roma afferma che «il mondo missionario di oggi mostra l'universalità della Chiesa, l'apertura e l'accoglienza, la circolarità della solidarietà nella preghiera e nella carità».

Giovanni Tridente·8 de septiembre de 2022·Tiempo de lectura: 6 minutos
roberta tremarelli misiones

Foto: Suor Roberta Tremarelli ©OMP Spagna

Testo originale del articolo in spagnolo qui

In questa intervista concessa a Omnes, suor Roberta Tremarelli, AMSS, Segretaria generale della Società della Santa Infanzia di Roma, racconta il passato e il presente di un’organizzazione le cui missioni sono incentrate sui bambini, un monito a tutti i battezzati

Sorella Roberta, nel grande insieme delle opere missionarie della Chiesa ce n’è una forse poco conosciuta, l’Opera della Santa Infanzia, che però ha radici molto interessanti risalenti all’evangelizzazione della Cina già a metà dell’Ottocento. Come è nato questo grande progetto di evangelizzazione?

l’epoca propizia per la fondazione dell’Opera della Santa Infanzia fu al tempo di Papa Gregorio XVI (Pont 1831-1846), già Prefetto della Congregazione di Propaganda Fide, durante il cui pontificato nacquero numerose congregazioni sacerdotali e congregazioni missionarie femminili ad gentes, oltre a numerose associazioni laicali, inclusa l’Opera per la Propagazione della Fede, fondata da Pauline Jaricot.

L’ Opera della Santa Infanzia nacque in Francia il 19 maggio 1843, dopo un lungo periodo di riflessione durante il quale il fondatore, Charles de Forbin-Janson, si preoccupò e si interessò della salvezza dei bambini cinesi destinati, per povertà e ignoranza, a morire senza essere battezzati.

Il desiderio del fondatore era di andare come missionario in Cina, ma non ne ebbe mai l’opportunità. E così continuò ad alimentare la sua passione missionaria attraverso le testimonianze e le lettere che gli arrivavano dai missionari francesi partiti per la Cina.

Quali erano le notizie che arrivavano?

Grazie a loro, i missionari, ha conosciuto le condizioni dei bambini appartenenti a famiglie povere o con difficoltà. I bambini, appena nati, venivano eliminati, soprattutto se erano femmine e se avevano dei difetti. I missionari hanno chiesto l’aiuto per salvarli, per accoglierli nelle missioni dove sono stati battezzati ed educati cristianamente. Il vescovo prese sul serio il problema e iniziò a sensibilizzare la popolazione.

Possiamo immaginare che non sia stata una cosa facile da fare…

– Fin dall’inizio, Forbin-Janson ha avuto molte difficoltà a far accettare l’idea di creare una nuova Società Missionaria, perché c’erano già numerose fondazioni di Istituti Missionari in corso in Francia, e quella di Forbin-Janson poteva sembrare una competizione.

Gli stessi membri dell’Opera per la Propagazione della Fede si opposero fermamente alla proposta del vescovo. Ma la novità del fatto che l’istituzione era indirizzata direttamente ai bambini per i bambini, superò ogni dubbio. Poiché la Cina sembrava molto lontana per rivolgersi agli adulti, il vescovo richiamò allora l’attenzione dei bambini sulla situazione dei bambini cinesi, e chiese a loro la disponibilità ad aiutare la Chiesa per salvare i piccoli che morivano senza ricevere il battesimo con due semplici impegni: un’Ave Maria un giorno e un centesimo al mese. I ragazzi hanno acconsentito e, attraverso la preghiera, il sacrificio e i gesti di solidarietà, hanno iniziato una corsa di fraternità universale che continua ancora oggi per la salvezza dei bambini di tutti i continenti.

Con quali obiettivi è nata quest’Opera?

– Gli obiettivi dell’Opera sono apparsi subito chiari sia al Fondatore che ai suoi collaboratori: salvare dalla morte una moltitudine di bambini e aprire il cielo al maggior numero possibile di bambini attraverso il Battesimo; fare di questi bambini uno strumento di salvezza come insegnanti, catechisti, medici, sacerdoti, missionari.
Il lavoro missionario dei bambini non era una strada a senso unico; le preghiere, i sacrifici e la volontà dei bambini europei sono stati ricambiati dalle preghiere, dai sacrifici, dalla gioia e, talvolta, dalla testimonianza del martirio dei bambini cinesi.

E qual è l’elemento caratteristico?

L’elemento caratteristico è la partecipazione attiva dei bambini e dei giovani all’opera evangelizzatrice della Chiesa. Il Fondatore attribuisce ai bambini il ruolo di missionari, protagonisti nella storia della salvezza.

Per la prima volta i piccoli hanno agito nella Chiesa come attori pastorali e ben presto sono entrati a far parte della corrente della solidarietà universale: si è avviata così una vera cooperazione spirituale e materiale tra le Chiese, realizzata dai bambini, per la santificazione e salvezza.

Come si diffonde nel mondo di oggi?

– Oggi l’Opera della Santa Infanzia o Infanzia Missionaria si estende in più di 120 paesi del mondo e il motto iniziale «i bambini aiutano i bambini» si è arricchito nel seguente: «i bambini evangelizzano i bambini, i bambini pregano per i bambini, i bambini aiutano i bambini di tutto il mondo». 

Fedele al carisma iniziale e al desiderio del Fondatore, continua a cercare di aiutare i bambini a sviluppare lo spirito e il ruolo missionario, li incoraggia a condividere la loro fede e i mezzi materiali, e promuove, incoraggia e sostiene le vocazioni missionarie ad gentes.

È uno strumento di crescita nella fede, anche in una prospettiva vocazionale. È organizzato in modo diverso a seconda del contesto locale. Preghiera, offerta e sacrificio sono le tre parole chiave di tutte le Pontificie Opere Missionarie e quindi anche della Santa Infanzia, alle quali si aggiunge la testimonianza, essenziale per la fede cristiana.

Il 3 maggio 1922 papa Pio XI, consapevole del grande contributo che l’Opera aveva dato alle missioni in circa ottant’anni, lo fece suo, riconoscendolo come opera Pontificia. Il 4 dicembre 1950 papa Pio XII istituì la Giornata mondiale dell’infanzia, dichiarando il giorno dell’Epifania come data della celebrazione, ma dando a ciascuna nazione la libertà di adattare la data alle esigenze locali.

Dal 2017 Lei ne è il Segretario Generale. Come è cambiato il mondo delle missioni in generale e della cura dei bambini in particolare in questi anni caratterizzati da tante “emergenze”?

– Credo che ad oggi ci sia un tentativo di promuovere fin dalla tenera età sempre più consapevolezza e responsabilità missionaria.

C’è ancora chi, parlando di missione e di missionari, pensa al sacerdote dalla lunga barba che lascia il suo Paese e va lontano per annunciare il Vangelo e aiutare altri popoli e non torna più.

Ci sono ancora molti missionari ad gentes, come ho riportato, ma ci sono anche molte realtà missionarie impegnate nell’annuncio e nella cooperazione missionaria nel loro contesto locale, per incoraggiare i cristiani a vivere secondo la natura missionaria che scaturisce dal Battesimo.

Tra l’altro, non ci sono più paesi che ricevono e altri che danno non solo aiuti economici, ma anche una presenza umana prioritaria. Il mondo missionario di oggi, a ben guardare, ci mostra l’universalità della Chiesa, l’apertura e l’accoglienza, la circolarità della solidarietà nella preghiera e nella carità. Elementi che non abbiamo ancora veramente interiorizzato per viverli in pienezza e profondità.

Inoltre, ci sono molti sacerdoti e laici fidei donum in missione, che provengono non solo dai paesi d’Europa, ma da tutti i continenti; diocesi che organizzano esperienze missionarie all’estero per i giovani.

Ogni proposta deve contribuire ad aprire i nostri cuori, le nostre menti e gli occhi, aiutandoci a uscire dal nostro ristretto recinto. Speriamo vivamente che sia così.

Il 22 maggio è stata beatificata a Lione Pauline Jaricot, fondatrice dell’Opera per la Propagazione della Fede. Era una fedele laica che ha dedicato tutta la sua esistenza al servizio delle missioni. Quali insegnamenti trasmette la nuova beata ai laici di oggi?

– Pauline Jaricot era una donna appassionata di Gesù e delle missioni, attenta ai bisogni degli altri, alla realtà sociale del mondo che la circondava, e si rendeva disponibile allo Spirito Santo attraverso la preghiera fedele e perseverante. Viveva con i piedi ben saldi per terra e il cuore rivolto a Dio. Molti la descrivono come una mistica in azione. Voleva amare Dio e farlo amare da tutti gli uomini. Ha alimentato la sua passione e il suo impegno missionario nell’Eucaristia e con il sacrificio.

Per tutti i laici, uomini e donne, la sua vita è un invito a coltivare una relazione con il Signore, per servire la Chiesa e nella Chiesa. La sua creatività nel sostenere le missioni non solo ci incoraggia a usare tutti gli strumenti che abbiamo, ma anche ad andare oltre, proponendo gli alti valori del Vangelo senza timore di ritrovarci da soli. Paolina è morta povera e sola, ma nel suo cuore aveva la gioia che solo Dio può dare.

Quest’anno ricorre anche il 400° anniversario della Congregazione De Propaganda Fide, oggi Dicastero per l’Evangelizzazione. Come rendere invitanti la “passione” e l’impegno per l’evangelizzazione in un mondo come il nostro, individualista e un po’ “noioso”?

Direi che la risposta è già nella domanda: passione e impegno missionario aiutano a uscire dall’individualismo e dall’egoismo, per scoprire che apparteniamo a un mondo.

Invito quindi tutti gli appassionati di missione a riproporre, con fervore, l’animazione missionaria e l’informazione missionaria, che sia ben condotta e nel rispetto della dignità. Con questi due mezzi si anima la passione, sorretta dalla testimonianza di vita di chi li propone, utilizzando un linguaggio inclusivo e complice.

Come dice papa Francesco, sta a ciascuno di noi, consacrati, sacerdoti o laici, uscire non tanto per farci conoscere e promuovere le nostre limitate iniziative, ma per annunciare la salvezza di Cristo.

A quali progetti sta attualmente partecipando lei, come Opera dell’Infanzia Missionaria?

partecipiamo ai progetti sostenuti dal Fondo di Solidarietà Universale (il grande salvadanaio alimentato da bambini e giovani missionari di tutto il mondo) dell’Opera della Santa Infanzia e a nostre altre varie iniziative a favore delle Chiese particolari dell’Africa, dell’Asia, dell’Oceania e di alcune dell’America Latina America, i cosiddetti «territori di missione».
L’anno scorso sono stati approvati più di 15 milioni di dollari in sovvenzioni per bambini e giovani di età pari o inferiore a 14 anni, con progetti suddivisi nelle seguenti categorie:

– Pastorale Ordinaria, 16%.

– Educazione e animazione missionaria, 16%.

– Istruzione scolastica, 45%.

– Protezione della vita, 23%.

Desidera fare un appello ai nostri lettori?

-Certamente! Più che un appello, il mio è un invito a visitare il sito delle Pontificie Opere Missionarie, Segreti Internazionali, al sito web www.ppoomm.va per scoprire e approfondire la realtà delle POM (Pontificie Opere Missionarie) che ogni cristiano dovrebbe conoscere e promuovere, per alimentare anche la propria spiritualità missionaria.

Inoltre, perché quanti lavorano con i bambini e i giovani siano messi in condizione di condividere il carisma dell’Opera della Santa Infanzia e le sue diverse proposte a livello nazionale e internazionale, destinate a inserirli in questa rete mondiale di preghiera e di carità al servizio del Papa.

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