Vangelo

Il sacerdozio espiatorio di Cristo. Nostro Signore Gesù Cristo, sommo ed eterno sacerdote (A)

Joseph Evans commenta le letture da Nostro Signore Gesù Cristo, sommo ed eterno sacerdote (A).

Giuseppe Evans-29 maggio 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

La festa di Nostro Signore Gesù Cristo, sommo ed eterno sacerdote, che celebriamo oggi, è relativamente nuova nella Chiesa. La Santa Sede l'ha approvata per la prima volta nel 1987 e poi, nel 2012, ha offerto alle conferenze episcopali la possibilità di inserirla nei calendari liturgici nazionali. Gradualmente, quindi, la festa si sta diffondendo in tutto il mondo e ora si trova in Paesi come l'Australia, la Spagna, i Paesi Bassi, la Repubblica Ceca e l'Inghilterra e il Galles.

Celebrata ogni anno il primo giovedì dopo la Pentecoste, la festa si concentra sull'aspetto sacerdotale della missione di Cristo sulla terra. La Lettera agli Ebrei del Nuovo Testamento sottolinea soprattutto questo aspetto. Gesù è "sommo sacerdote misericordioso e fedele per quanto riguarda Dio", per espiare i peccati del popolo. Egli è "l'apostolo e sommo sacerdote della fede che professiamo", il "grande sommo sacerdote che è passato per il cielo".

Nell'Antico Testamento, il Sommo Sacerdote ebraico, e solo lui, entrava una volta all'anno (solo) nel Sanctum Sanctorum del Tempio di Gerusalemme per offrire un sacrificio per i peccati del popolo, compresi i suoi. Ma il nuovo e più grande Sommo Sacerdote, Gesù, è entrato nel Santo dei Santi celeste, la presenza stessa del Padre, "fatto" non da mani umane ma da Dio stesso. Ed egli, senza peccato, "vive sempre per intercedere" per noi.

Le letture di oggi sottolineano l'aspetto espiatorio del sacerdozio di Gesù, cioè come egli espia e purifica i nostri peccati. Egli non offre il sangue di animali, come facevano i sacerdoti ebrei, che è "impossibile che [...] tolga i peccati". Egli offre il proprio sangue, se stesso, in un perfetto sacrificio di obbedienza. Lo vediamo vivere questa obbedienza quando lotta, con successo, nella sua agonia nel giardino, per unire la sua volontà umana, che naturalmente temeva la sofferenza, alla volontà divina di suo Padre: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice. Ma non come voglio io, ma come vuoi tu".

In un momento in cui le vocazioni sacerdotali in Occidente sono in declino, dobbiamo implorare Dio per ottenere la grazia di molti più sacerdoti per la Sua Chiesa, pronti a sacrificarsi a Dio per il bene delle anime. Dobbiamo pregare per molti sacerdoti umili e obbedienti, disposti a bere il calice che Dio riserva loro. Il più delle volte sarà un calice di gioia, come si legge nel famoso Salmo 23: "Tu prepari una mensa davanti a me in presenza dei miei nemici; ungi di profumo il mio capo e il mio calice trabocca". Ma a volte quel calice sarà di sofferenza. Con le preghiere e l'amore dei fedeli, i sacerdoti gioiranno del vino dolce del calice e rimarranno fedeli quando il calice sarà più difficile da bere.

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