Vangelo

La pecora smarrita. Quarta domenica di Pasqua (B)

Joseph Evans commenta le letture della quarta domenica di Pasqua e Luis Herrera tiene una breve omelia in video.

Giuseppe Evans-18 aprile 2024-Tempo di lettura: 2 minuti

Nostro Signore usa le immagini di una pecora, di un pastore e di un gregge di pecore, sia perché erano familiari ai suoi uditori in quella che allora era una società molto rurale, sia perché descrivono così bene il nuovo tipo di comunità che stava creando.

Avrebbe potuto dire: "Io sono il re leone e voi siete i leoni del branco."... Il che avrebbe dato un'idea molto diversa: che siamo chiamati a essere selvaggi e crudeli, a dominare il nostro ambiente con la forza. Ma non è questo il tipo di comunità che Cristo vuole inaugurare.

La scelta della pecora come immagine da parte di Gesù non è quindi una semplice coincidenza. Viviamo in un mondo fortemente individualista in cui, sempre più spesso, le strutture sociali - la famiglia, il senso della nazione - si stanno disgregando. È quindi essenziale rafforzare la nostra convinzione di essere Chiesa, di appartenere alla Chiesa cattolica e di formare una vera comunità, un vero gregge.

Non siamo solo un gruppo di individui che si presentano nello stesso edificio alla stessa ora ogni domenica. Questo è vero anche perché il Vangelo di oggi non è così gentile come potrebbe sembrare a prima vista. Gesù parla di sé come del pastore misericordioso, ma lo fa in un contesto di minaccia e di crisi. È il pastore che si difende dal lupo che attacca, che dà la sua vita in sacrificio per le pecore. La pecora che pensa di essere forte, di poter fare da sola, che si allontana, rischia seriamente di essere divorata dal lupo, a meno che il Buon Pastore non la raggiunga per primo.

Il Vangelo di oggi ci insegna che siamo chiamati a essere pecore, con tutte le cose positive che questa immagine implica: la comunità, l'unità, il lasciarsi guidare e proteggere da Cristo Buon Pastore e l'umiltà di riconoscere il nostro bisogno di protezione, anche se l'immagine della pecora può offendere il nostro orgoglio. Siamo chiamati a essere pecore nel senso che essere cattolici significa essere guidati dalla Chiesa, essere guidati, istruiti e nutriti... In questo mondo individualista siamo chiamati a essere felici di far parte di un gregge, di una comunità, di cui beneficiamo e a cui contribuiamo: la Chiesa e, al suo interno, la nostra famiglia, in cui agiamo anche come buoni pastori - o aiutanti pastori di Cristo - gli uni per gli altri. Dobbiamo resistere alla tentazione di liberarci da ogni vincolo. Tale libertà è illusoria e autodistruttiva. Solo nel gregge di Cristo troveremo protezione.

Omelia sulle letture della quarta domenica di Pasqua (B)

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliaUna breve riflessione di un minuto per queste letture domenicali.

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