Le Sacre Scritture

Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo

Josep Boira-24 maggio 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Tutti e quattro i Vangeli ci parlano di Giuseppe d'Arimatea, tutti nel contesto della sepoltura di Gesù. Ognuno di loro fornisce alcuni dettagli che aiutano a caratterizzarlo. Solo Giovanni ci dà notizie del fariseo Nicodemo: nel noto dialogo notturno con Gesù (Gv 3,1-21), quando lo difende davanti agli altri farisei (Gv 7,50-51) e alla discesa e sepoltura del corpo del Signore (Gv 19,39). Anche all'interno del settore più influente della società israeliana c'erano discepoli e testimoni di Gesù. 

Giuseppe d'Arimatea

La qualità più rilevante di Giuseppe, rilevata da tutti e quattro gli evangelisti, è proprio quella di essere un seguace di Gesù. Matteo e Giovanni ci dicono espressamente che era "discepolo di Gesù (Mt 27, 57 e Gv 19, 38). Marco, insieme a Luca, dice che "Aspettavo il Regno di Dio". (Mc 15, 43 e Lc 23, 51). Giovanni, invece, chiarisce che egli era un discepolo, ma "di nascosto, per paura degli ebrei". (Gv 19,38). Luca indica che non era d'accordo con le decisioni e le azioni del Concilio (cfr. Lc 23,51). Tutto indica che egli gestì il suo disaccordo con una certa discrezione, ma davanti alla massima autorità civile mostrò "audacia" nel chiedere il corpo del Signore (Mc 15,43). Infine, come nota Luca, un "uomo buono e giusto". (Lc 23,50).

Come nel caso di altri personaggi, nei racconti evangelici non c'è una richiesta esplicita a Giuseppe di seguire Gesù. L'espressione in Mt 27,57 può essere tradotta con "divenne discepolo di Gesù", o "divenne discepolo" o semplicemente "fu discepolo". Il silenzio al riguardo nei Vangeli ci invita a pensare a una decisione presa in modo riflessivo ed esercitata con grande discrezione. Ci viene detto anche della sua posizione: Matteo ci dice semplicemente che era "un uomo ricco". (Mt 27,57), il che è coerente con quanto ci dice Luca: "membro del Sinedrio" (Lc 23,50), ancor più se si aggiunge il dettaglio di Marco: "membro illustre". (15, 43). 

Nicodemo

Tutti questi dettagli fanno dell'uomo di Arimatea un personaggio molto simile a Nicodemo. Conosciamo meglio la sua adesione al Signore dal dialogo in Gv 3.

Possiamo dire che si è trattato di un processo, piuttosto che di una risposta immediata a una chiamata. In un certo senso, come nel caso di Giuseppe, anche Nicodemo "diventa" discepolo: di notte, per evitare di essere individuato tra i capi ebrei, cerca Gesù per saperne di più su di Lui; in seguito lo troviamo in altre due occasioni, chiaramente dalla parte del Signore. Nel primo di questi, Giovanni lo presenta in una discussione con i farisei, in cui prende le distanze dall'opinione generale ostile a Gesù, intervenendo in sua difesa: "La nostra Legge giudica forse un uomo senza averlo prima ascoltato e senza sapere cosa ha fatto?". (Gv 7,51). È stato anche "del capo dei Giudei". (Gv 3,1). Ciò lo rende molto probabilmente un membro del Sinedrio, come Giuseppe, ma appartenente al gruppo degli scribi o dottori della Legge, soprattutto al gruppo dei farisei. 

Il dettaglio dell'enorme quantità di miscela di mirra e aloe che Nicodemo portò alla sepoltura di Gesù ("circa un centinaio di chili".(Gv 19, 39, pari a circa 32 kg!) indica che era anche di buona posizione.

Discesa e sepoltura

Abbiamo visto diversi dettagli che rendono Giuseppe e Nicodemo due personaggi molto vicini, che condividevano la stessa posizione e gli stessi ideali. Ma è l'evangelista Giovanni che li presenta insieme al momento della discesa dalla croce e della sepoltura di Gesù. 

La legge proibiva che il cadavere di un giustiziato passasse la notte appeso all'albero (cfr. Dt 21,22-23). I Giudei chiesero quindi a Pilato di spezzare le gambe di Gesù sulla croce, per affrettare la sua morte e seppellirlo prima della notte (Gv 19,31); sappiamo che questo non era necessario, perché Gesù era già morto, adempiendo così alle Scritture: "Non si romperanno un osso". (Gv 36; cfr. Es 12, 46; Num 9, 12; Sal 34, 21). È allora che Giuseppe e Nicodemo si affrettano a prendere il corpo di Gesù e a dargli una sepoltura onorevole. 

Nel caso di Giuseppe, i dettagli della narrazione evangelica (alcuni specifici per ogni evangelista, altri coincidenti) fanno di quest'uomo un discepolo fedele: coraggioso, generoso, pieno di amore per il Maestro. La scena della discesa del corpo di Gesù, che li vede entrambi protagonisti, utilizzando un lenzuolo acquistato dallo stesso Giuseppe, ha ispirato grandi opere d'arte e, soprattutto, la pietà di molti cristiani. Entrambi dimostrano una magnanimità encomiabile; Nicodemo, con l'acquisto di una grande quantità di spezie: proprio come Maria di Betania con il suo unguento (cfr. Gv 12, 1-8) era "per Dio il buon odore di Cristo tra coloro che vengono salvati". (2 Cor 7, 15); Giuseppe d'Arimatea, nel rinunciare alla sua nuova tomba per il cadavere di Cristo; a lui apparteneva il primo segno della risurrezione di Gesù: la tomba vuota. Entrambi, con i loro gesti e i loro oggetti, hanno svolto il loro ruolo nel compimento delle Scritture.

L'autoreJosep Boira

Professore di Sacra Scrittura

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