Letture della domenica

Letture per la sesta domenica del Tempo Ordinario (B)

Andrea Mardegan commenta le letture della sesta domenica del Tempo Ordinario 

Andrea Mardegan-31 gennaio 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Foto: Cristo che guarisce un lebbroso, di Jean-Marie Melchior Doze, 1864. ©Wikipedia Commons

Per i lebbrosi, secondo la legge di Mosè, il dolore della malattia si aggiungeva alla totale emarginazione dal popolo e all'essere considerati peccatori, come se la malattia fosse una conseguenza diretta di qualche peccato. Nei primi passi della sua vita pubblica, Gesù ha già sfidato le consuetudini: ha scacciato un demone di sabato, si è avvicinato alla suocera di Pietro e si è fatto servire da lei, cosa molto sorprendente per un rabbino del suo tempo e della sua cultura, dove le donne non avevano alcuna importanza ed era piuttosto opportuno evitarle. Al contrario, le dedica il suo primo miracolo di guarigione. Ora lascia che un lebbroso si avvicini a lui e, invece di dirgli: "Sono impuro, allontanati da me", si inginocchia e implora: "Se vuoi, puoi purificarmi".

Gesù non mette distanza tra sé e il lebbroso. Con un solo gesto cambia l'approccio della religione dei suoi antenati: non tenere il peccatore fuori e lontano, ma purificarlo e includerlo. I sacerdoti levitici non hanno il potere di curare la lebbra: si limitano a certificare la presenza o meno della malattia. Il lebbroso sa già che Gesù ha questo potere. I leviti avevano solo il potere di giudicare; Gesù, invece, purifica e guarisce. Si allontanano, Gesù si avvicina e guarisce. Gesù, "avendo compassione, stese la mano e lo toccò, dicendo: "Lo voglio: sia purificato". E subito la lebbra scomparve e "fu purificato". Gesù ricambia la fiducia con la compassione. "Lo mandò via, accusandolo severamente: Non dirlo a nessuno". Questa durezza può sorprendere dopo la tenerezza, ma la posta in gioco era importante: se il lebbroso avesse parlato, Gesù avrebbe dovuto interrompere la sua predicazione, perché sarebbe stato sospettato di aver contratto la lebbra. Gesù lo tratta come un padre tratta il suo figlioletto, affinché non metta in pericolo la propria integrità o quella degli altri con le sue azioni imprudenti. Lo manda via perché non siano visti insieme.

Gesù raccomanda spesso di non dire che bene fa, perché diffondere la verità non è un valore assoluto e sempre valido: dipende dalle circostanze e dall'opportunità, e dalla reale possibilità di comprensione dei destinatari, il bene che se ne può trarre e il male che si può evitare. Lo inviò ai sacerdoti "come testimonianza", sperando che capissero l'errore del suo approccio. Ma sapeva che chi ha pietà, poi soffre. Soffre nella sua carne le conseguenze della sua audacia e del suo amore. Il lebbroso guarito gli disobbedisce e racconta tutto a tutti; per questo Gesù deve andare in quarantena, in luoghi deserti, senza entrare nelle città. Ma vengono a cercarlo da ogni dove. La compassione, l'amore per le persone, anche contro la legge di Mosè, attira le persone verso di lui.

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