Vangelo

La vera vite. Quinta domenica di Pasqua (B)

Joseph Evans commenta le letture della domenica V di Pasqua e Luis Herrera tiene una breve omelia video.

Giuseppe Evans-25 aprile 2024-Tempo di lettura: 2 minuti

"Io sono la vera vite"Gesù dice nel Vangelo di oggi. Ma questo implica che ci possono essere false viti, che offrono frutti che sembrano succulenti ma che finiscono per essere marci e persino velenosi. Adamo ed Eva potrebbero dirci qualcosa sul mangiare il frutto sbagliato. Ogni volta che cerchiamo qualcosa che non viene da Dio o che va contro le sue leggi, si tratta di una falsa vite. Può trattarsi di un obiettivo terreno che ci allontana da Dio e dalla nostra famiglia, o di una relazione che non segue gli insegnamenti morali cattolici. Pensavamo di aver trovato una vite ricca, ma si è rivelata un frutto amaro.

Tutte le viti della nostra vita devono provenire in ultima analisi da Dio: Egli deve essere il piantatore e il coltivatore. Dobbiamo sottoporre a Lui i nostri progetti e cercare di eseguirli secondo la sua volontà. Se lo facciamo, Lui li farà fruttificare. Se non lo facciamo, appassiranno e moriranno. Ma questo richiede anche l'azione di potatura di Dio. Nulla cresce pienamente se non viene tolto qualcosa. Un grande scultore deve tagliare via, all'inizio, grandi blocchi con colpi pesanti e poi con un'attenta scheggiatura. In una vite o in un albero da frutto, i frutti e i rami morti devono essere tagliati. Non dobbiamo mai pensare di non avere nulla da tagliare. Ci sono molte cose in noi che devono essere tagliate: difetti, beni superflui o certamente il nostro ego deve essere costantemente abbassato. Ma ogni taglio, per quanto doloroso possa sembrare, serve solo alla nostra crescita. 

"Ogni tralcio in me che non porta frutto viene strappato da me". Non dobbiamo lamentarci se Dio ci toglie delle cose. È solo perché possiamo crescere di più e meglio. Può toglierci qualcosa perché ci faceva male o ostacolava la nostra crescita spirituale. "E ogni portatore di frutti lo pota, affinché porti più frutti.". Dio ci toglie per farci fiorire. Tendiamo ad accontentarci troppo facilmente. Produciamo qualche arancia e pensiamo di aver fatto bene, ma Dio vuole che produciamo un raccolto abbondante. Pensiamo che sia sufficiente fare un po' di bene per i nostri familiari, mentre il Signore vuole che serviamo l'intera comunità.

Cosa significa portare frutto? È una vita di virtù, aprendoci sempre più alla "luce del sole", alla grazia dello Spirito Santo. È fare del bene agli altri, avere i figli che Dio vuole che abbiamo, promuovere i valori cristiani nel nostro ambiente... Ma questo richiede perseveranza, per mantenere ciò che abbiamo iniziato, come il tralcio mantiene la vite. Ecco perché Nostro Signore dice: "Come il tralcio non può portare frutto da sé se non rimane nella vite, così nemmeno voi potete farlo se non rimanete in me".

Omelia sulle letture della domenica di Pasqua V (B)

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliaUna breve riflessione di un minuto per queste letture domenicali.

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