Vaticano

Fate tacere le armi! L'ultimo grido del Papa dall'Iraq

L'incontro interreligioso nella piana di Ur ha visto l'esclamazione del Papa, che ha invitato a far tacere il rumore delle armi e a impegnarsi per una migliore distribuzione del cibo.

Giovanni Tridente-6 marzo 2021-Tempo di lettura: 2 minuti
papa iraq

Foto: ©2021 Catholic News Service / Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti.

"La crescente proliferazione di armi sta lasciando il posto alla distribuzione di cibo per tutti. Un compito affidato "a noi". Lo abbiamo sentito nel coinvolgente discorso di Papa Francesco all'incontro interreligioso nella piana di Ur, tappa del suo viaggio apostolico in Iraq, il 33° del suo pontificato e anche il più difficile.

Non è certo la prima volta che il Vescovo di Roma si scaglia contro questa pratica che semina morte e distruzione ovunque, minaccia la pace, la fraternità e il benessere stesso delle popolazioni, certamente le più indifese, sottraendo risorse anche al bisogno primario di cibo.

Il giorno prima, appena atterrato a Baghdad, in un incontro con le autorità e la società civile del Paese, il Papa era stato ancora più categorico: "Si mettano a tacere le armi, si impedisca la loro proliferazione, qui e ovunque".

Non solo in Iraq e in Medio Oriente, ma ovunque.

Spreco di risorse preziose

Non è un caso che già il 25 settembre dello scorso anno, in un videomessaggio all'Assemblea delle Nazioni Unite, Papa Francesco abbia invitato a riflettere se non sia giunto il momento di ripensare allo spreco di "risorse preziose" rappresentato dalla "corsa agli armamenti, comprese le armi nucleari" e utilizzarle invece "a beneficio dello sviluppo integrale dei popoli e a tutela dell'ambiente naturale".

Fondo globale per la fame

Il mese successivo, in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione, in un messaggio alla FAO ha esortato a prendere una "decisione coraggiosa" per utilizzare il denaro speso per le armi per la creazione di un "fondo globale" volto a ridurre "la fame una volta per tutte e ad aiutare lo sviluppo dei Paesi più poveri".

Questa non è certo un'idea nuova di Papa Francesco. Nella sua enciclica sociale Populorum Progressio del 1967, San Paolo VI aveva già proposto una "soluzione" simile, che però, a distanza di oltre cinquant'anni, rimane purtroppo lettera morta.

Forse è anche per questo che è comprensibile che, giunti a un punto di non ritorno, sia necessario parlarne. E l'attuale Pontefice lo ha fatto anche nella sua ultima enciclica Fratelli tutti, dove spiega che eliminare la fame e portare lo sviluppo nei Paesi più poveri permette alle persone di non "abbandonare i loro Paesi in cerca di una vita più dignitosa", oltre a ridurre l'inganno e la violenza.

Pane non braccia

Questo concetto è stato ribadito anche quest'anno nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, considerando anche la necessità di garantire i bisogni di salute di tutti i popoli, a maggior ragione nella situazione di pandemia che colpisce l'umanità.

Ci avviciniamo alla Pasqua e proprio nell'omelia della Veglia della Notte Santa di un anno fa troviamo simbolicamente l'ennesimo appello del Papa a fermare "la produzione e il commercio di armi, perché abbiamo bisogno di pane e non di armi".

Infatti, "non è questo il momento di continuare a fare e vendere armi, spendendo grandi somme di denaro che potrebbero essere utilizzate per curare le persone e salvare vite umane", avrebbe poi ribadito nel Messaggio Urbi et orbi del mattino seguente, giorno della Risurrezione del Signore.

Non è questo il momento: non più di cinquant'anni fa (Paolo VI), non un anno fa e nemmeno oggi. Fate tacere le armi! E poniamo fine alla fame nel mondo. L'ultimo grido di Papa Francesco dall'Iraq.

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