Cultura

Christian Bobin. Il viaggiatore immobile

Christian Bobin è uno di quegli scrittori che andrebbero riletti di tanto in tanto. Sorprendente per la sua capacità di mostrare il lato più luminoso della realtà, Bobin è in grado di farci vedere che la vita quotidiana è la cosa più prodigiosa e fruttuosa che si possa contemplare e di cui si possa essere grati, qualcosa di così alla portata di chiunque.

Carmelo Guillén-22 Maggio 2023-Tempo di lettura: 5 minuti
bobin

Praticamente confinato nel suo villaggio natale di Le Creusot, la carriera letteraria di Christian Bobin lo mostra come un viaggiatore immobile, di stanza in un'enclave particolare, alla maniera del poeta americano Emily DickinsonSi dice che l'ammirasse molto e che fosse noto per la sua inclinazione a stare da solo. Senza internet, senza computer - così si dice di lui - i libri sono stati i suoi grandi e fedeli amici. Prigioniero nella culla (2005) racconta della sua infanzia: "Ogni estate la passavo chiusa in casa, vagando per il chiostro delle letture, godendo della miracolosa freschezza di questa o quella frase. Quando volevo uscire, un angelo chiudeva la porta. Rinunciai al mio progetto e tornai nella mia stanza. L'angelo mi ha portato via la vita. L'ho ritrovata nei libri". Ed è in questo spazio di solitudine che il giovanissimo poeta irrompe nell'esistenza, trovando non solo nei libri, ma anche nella natura vicina, i suoi territori di intimità.

Contemplativo come nessun altro, la squisitezza della sua prosa, la minuziosità delle sue descrizioni e la sua raffinatezza interiore gli permettono di essere considerato un autore di primo piano. Nessuno come lui rende la vita quotidiana così arricchente, così sorprendente, così travolgente, perché, come scrive: "... è l'autore di un libro così ricco, così sorprendente, così travolgente".Si può vedere bene solo se non si cerca il proprio interesse in ciò che si vede".. Oppure, come ha detto il poeta Jesús Montiel, grande appassionato della sua opera, Bibon cerca di mettere in pratica il motto del santo domenicano Tommaso d'Aquino contemplata aliis traderePer questo autore francese, la scrittura è un modo di uscire da se stessi: "... per dare agli altri ciò che è stato contemplato, perché la scrittura è per questo autore francese un modo di uscire da se stessi".Scrivo per uscire da me stesso".

Motivi letterari

Molti dei suoi motivi letterari nascono da ciò che vive quotidianamente, continue e insignificanti scoperte in ogni caso: la contemplazione delle nuvole, l'incontro con i fiori di campo, il volo di una farfalla, il volo dei passeri..., rivelazioni, insomma, che lo portano a pensare che nulla è nascosto e che "... non c'è nulla di nascosto...".tutto è a portata di mano". Vale quindi la pena di notare una delle tante descrizioni che fornisce: "...".Il cespuglio di rose che rabbrividisce sotto la finestra della cucina [...], le acacie [...], la magnolia [...] che si addormenta e si sveglia con il canto delle tortore e il tiglio di fronte alla mia finestra, i cui scintillii verdi esplodono sulla pagina del libro che leggo, sono tutti parte della mia famiglia e, sebbene radicati per sempre dove sono, le loro foglie, nel mio cuore che le ama, si toccano e si parlano."È un testo sublime, come tanti altri, in cui esprime l'immensità della vita che assorbe dalla natura stessa nella sua originale semplicità. Tuttavia, la sua capacità contemplativa non si esaurisce qui, ma si estende ben oltre: "...".Ci sono isole di luce nel mezzo del giorno. Isole pure, fresche, silenziose, immediate. Solo l'amore sa come trovarle".

È abbastanza chiaro dove risieda la radice di questo sguardo scopritore: ".La bellezza viene dall'amore, l'amore viene dall'attenzione. Attenzione semplice ai semplici, attenzione umile agli umili, attenzione viva a tutta la vita". Metafisica del bene che, se continuiamo ad approfondire, l'autore fonda ineludibilmente su Dio: "... la bontà di Dio è una metafisica del bene".Se Dio non è nelle nostre storie d'amore, allora le nostre storie si offuscano, si sgretolano e affondano. Non è essenziale che Dio sia nominato. Non è nemmeno essenziale che coloro che si amano conoscano il suo nome: è sufficiente che si incontrino in cielo su questa terra". In quel Dio che ricorda quello di Santa Teresa di Gesù, che, senza bisogno di alludere a lui, lo vedeva tra le pentole; lo stesso Dio che Bobin annuncia quando parla di suo padre: "...".La vita quotidiana di mio padre parlava abbastanza di Dio senza bisogno di nominarlo.o colui che trova in tutto: "...".Ho trovato Dio negli stagni, nel profumo del caprifoglio, nella purezza di alcuni libri e persino negli atei.

È senza dubbio in questo quadro tematico che si percepisce lo sguardo di Bobin, sempre al servizio della bellezza intrinseca della realtà stessa, nella misura in cui la qualità della bellezza gli fornisce un'esperienza unica di bontà, di integrità, basata su ciò che osserva attentamente, senza mai ricorrere al moralismo per giustificare i suoi testi letterari. La bellezza in sé lo attrae, lo commuove e lo eleva a un modo estasiante di conoscere la verità del mondo: "Quindici secondi di purezza qui, altri dieci secondi là: con un po' di fortuna, quando lascerò la mia vita, ci sarà stata abbastanza purezza da riempire un'ora". E il fatto è che: "Il giorno in cui ci concediamo una piccola gentilezza è un giorno che la morte non può più strappare dal calendario"; idea che ha assimilato dal padre: "Guardando mio padre vivere, ho imparato cosa fosse la bontà e che era l'unica realtà che potevamo trovare in questa vita irreale". Per concludere: "Tutto ciò che so del cielo deriva dallo stupore che provo per l'inspiegabile bontà di questa o quella persona, illuminata da una parola o da un gesto così puro che il fatto che non ci sia nulla al mondo che possa esserne la fonte mi si impone all'improvviso.".

La morte

Ci sono molti altri possibili fili che si potrebbero dipanare dal pensiero poetico di Christian Bobin. Per concludere in qualche modo, mi concentrerò su uno molto esplicito - quello della morte - che è molto vivo in una delle sue pubblicazioni, il libro Risorgerein cui, con la sua caratteristica prosa poetica, diafana e tesa, sviluppa una serie di considerazioni basate sulla morte del padre, dopo aver sofferto del morbo di Alzheimer. Come sottolinea Víctor Herrera de Miguel in un bellissimo articolo intitolato Il dono di ricevere. L'allievo aperto di Christian Bobin: "La porta d'uscita dell'esistenza è, nella poetica di Bobin, la soglia della vita: accade che quando la vita perde la sua espansione orizzontale, emerge una nuova verticalità. Nel suo lavoro dialoga spesso con i morti, che interpella e racconta il mondo, con i quali sente di essere in viaggio.". Per apprezzare questa splendida presenza della morte, è necessario notare che l'elogio che Bobin ne fa comporta un inno alla vita. Questo spiega perché scrive frasi come "La morte perfeziona la sua opera" o "La sua morte [di suo padre] era venuto improvvisamente a confortarlo"o, infine:"L'amore per i morti è la cosa più luminosa che ci sia.". E, come afferma Montiel, citato in precedenza: "Bobin affronta il tema della morte e della malattia da una prospettiva diametralmente opposta a quella della letteratura contemporanea: piuttosto che come un evento casuale o un motivo di rabbia, [come] un'opportunità di crescita o la possibilità di trascendenza.". Infatti, a proposito dell'opera di misericordia della visita ai malati, si legge: "... l'opera di misericordia della visita ai malati è un'opera di misericordia...".Visitare un malato è il viaggio più straordinario che si possa fare in questa vita.". 

Coda

A questo punto, lascio finalmente la porta aperta affinché il lettore - da questo approccio all'opera di Bobin - possa dare un'occhiata a uno qualsiasi dei suoi libri, veri pozzi di luce, in cui troverà la nudità di chi guarda Dio e si rende conto che "... Dio non è un uomo, ma una donna...".l'unica cosa vera nella vita è il cuore".

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