Vaticano

"Senza preghiera non si può essere giudici", dice il Papa

Papa Francesco ha presieduto questa mattina nel Palazzo Apostolico Vaticano l'inaugurazione del 95° Anno Giudiziario del Tribunale della Rota Romana.

Loreto Rios-25 gennaio 2024-Tempo di lettura: 3 minuti

Il Papa davanti al Tribunale della Rota, 25 gennaio 2024 ©OSV

Durante la cerimonia di inaugurazione, il Papa ha pronunciato un discorso in cui discorso davanti ai giudici del Tribunale della Rota, in cui ha riflettuto in particolare sul tema del discernimento.

Discernere per giudicare

"Vi propongo di soffermarmi su quel discernimento specifico che spetta a voi effettuare nei procedimenti matrimoniali, relativo all'esistenza o meno di motivi per dichiarare nullo una coppia di coniugi. Penso al vostro processo collegiale presso la Rota, al processo condotto dai tribunali collegiali locali o, dove questo non è possibile, dal giudice unico assistito eventualmente da due assessori, nonché al pronunciamento emesso dallo stesso vescovo diocesano, soprattutto nei processi più brevi, in consultazione con l'istruttore e l'assessorato", ha precisato Francesco.

Il Santo Padre ha anche sottolineato che alcune misure, come "l'abolizione dell'obbligo della doppia sentenza di conformità nelle cause di nullità, l'introduzione di un processo più breve davanti al vescovo diocesano, come pure lo sforzo di rendere più rapido e accessibile il lavoro dei tribunali", deve essere compresa nel quadro della "misericordia verso i fedeli in situazioni problematiche", e non "essere fraintesa", affinché "non si trascuri mai la necessità di servire i fedeli con una pastorale che li aiuti a comprendere la verità sul loro matrimonio".

In questo senso, il Papa ha citato il proemio del suo motu proprio "Mitis iudex Dominus Iesus", in cui diceva che "si tratta di favorire 'non la nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi, non meno che una giusta semplicità, affinché, a causa del ritardo nella definizione del giudizio, i cuori dei fedeli che attendono il chiarimento del loro stato non siano oppressi a lungo dalle tenebre del dubbio'".

Misericordia e giustizia

A questo proposito, il Papa ha sottolineato che è importante coniugare misericordia e giustizia. "Proprio alla luce della misericordia, verso le persone e le loro coscienze, è importante il discernimento giudiziario sulla nullità", ha sottolineato il Papa, citando San Tommaso d'Aquino: "La misericordia non toglie la giustizia, ma è la pienezza della giustizia".

Tuttavia, Francesco ha ricordato che emettere un giudizio è un compito molto complicato. "Raggiungere la certezza morale sulla nullità, superando la presunzione di validità nel caso concreto, implica compiere un discernimento a cui è ordinato tutto il processo, specialmente l'indagine preliminare. Tale discernimento costituisce una grande responsabilità che la Chiesa vi affida, perché influenza fortemente la vita delle persone e delle famiglie".

"Se qualcuno non prega, che si dimetta".

D'altra parte, il Papa ha sottolineato che non si può giudicare un caso senza "contare sulla luce e sulla forza dello Spirito Santo". Francesco ha poi aggiunto che se qualcuno dei giudici non prega, è preferibile che si dimetta: "Cari giudici, senza preghiera non si può essere giudici. Se qualcuno non prega, per favore, che si dimetta, è meglio così".

Il Santo Padre ha anche sottolineato l'importanza di essere obiettivi nel giudicare e di "essere liberi da qualsiasi pregiudizio, sia a favore che contro la dichiarazione di nullità". "Ciò significa liberarsi sia dal rigorismo di coloro che pretenderebbero una certezza assoluta, sia da un atteggiamento ispirato dalla falsa convinzione che la risposta migliore sia sempre la nullità, quello che San Giovanni Paolo II chiamava il 'rischio di una compassione malintesa [...], solo apparentemente pastorale'", ha aggiunto il Papa.

Prudenza e giustizia

Francesco ha poi indicato due virtù necessarie per il discernimento del giovedì: "la prudenza e la giustizia, che devono essere informate dalla carità". Esiste un'intima connessione tra prudenza e giustizia, poiché l'esercizio della prudentia iuris mira a conoscere ciò che è giusto nel caso concreto. Una prudenza, quindi, che non si riferisce a una decisione discrezionale, ma a un atto dichiarativo sull'esistenza o meno del bene del matrimonio; quindi una prudenza giuridica che, per essere veramente pastorale, deve essere giusta. Il giusto discernimento implica un atto di carità pastorale, anche quando il giudizio è negativo".

In conclusione, il Papa ha sottolineato l'importanza dell'indissolubilità del matrimonio e che, pertanto, "discernere la validità del vincolo è un'operazione complessa, rispetto alla quale non dobbiamo dimenticare che l'interpretazione della legge ecclesiastica deve essere fatta alla luce della verità sul matrimonio indissolubile, che la Chiesa custodisce e diffonde nella sua predicazione e missione". Come ha insegnato Benedetto XVI, "l'interpretazione del diritto canonico deve essere fatta nella Chiesa. Non si tratta di una mera circostanza esterna, ambientale: è un appello all'humus stesso del diritto canonico e delle realtà che esso regola. Sentire cum Ecclesia" ha un significato anche nella disciplina, a causa dei fondamenti dottrinali sempre presenti e operanti nelle norme giuridiche della Chiesa". È questo che chiedo a voi, giudici: di ascoltare con la Chiesa".

Francesco ha concluso chiedendo ai giudici della Rota di pregare per lui, poiché il suo ministero è anche complesso. "A volte è divertente, ma non è facile", ha detto il Papa, dopo aver affidato il lavoro del tribunale alla Vergine Maria.

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