FirmeJaime Fuentes

Sotanosauri

Fuentes sottolinea che la tonaca del sacerdote, nonostante il suo uso sempre più raro, ha acquisito un prestigio inaspettato in una società secolarizzata.

22 Maggio 2022-Tempo di lettura: 2 minuti

È successo molti anni fa, nel 1977, se non sbaglio. Il vescovo di San José de Mayo era monsignor Herbé Seijas, un amico della mia famiglia. Ero quasi un sacerdote alle prime armi: ero stato ordinato tre anni prima e nel 1974 avevo iniziato a lavorare a Montevideo.

Il fatto è che ho incontrato monsignor Seijas qui e mi ha subito chiesto se potevo andare a San José per il fine settimana, per aiutare con le Messe: - Mi ha spiegato che abbiamo diversi matrimoni e Messe e non ci sono sacerdoti... Ho detto sì, naturalmente.

Il parroco della Cattedrale era don Palermo, così affettuosamente ricordato e amato. Quando sono arrivata mi ha abbracciata molto affettuosamente e, sorridendo, ha esclamato: "Lei è l'ultima che mi ha abbracciato". sotanosauro!…

Sì, allora indossavo la tonaca con cui ero stato ordinato. Era l'indumento tutti gli usi Mi alzavo e lo salutavo quando andavo a letto: Messe, confessioni, incontri, pasti, passeggiate, viaggi in autobus... sempre con la tonaca; mi sembrava la cosa più logica del mondo.

Nel nostro paese colto e laico, per la cronaca, nessuno ha mai commentato o riso o sorriso della mia tonaca. Ma, con il passare del tempo, vedendo che il suo disuso tra il clero si stava normalizzando, presi la decisione di riservarlo alla celebrazione dei sacramenti e, nelle altre attività, di indossare l'abito nero (ecclesiastico) con camicia e colletto.

Sono passati molti anni (pensate, l'anno prossimo compirò 50 anni di sacerdozio, a Dio piacendo) e siamo in tempi di piena libertà. Ma noto che, in questo contesto, è la tonaca del sacerdote ad aver acquisito un prestigio inaspettato.

Ho avuto un'intuizione, perché quando lo indossavo una volta, ora, nelle nostre strade montevigiane, avevo sentito qualche commento del tipo "guarda, un padre"... Ieri ho avuto la conferma di questo interessante cambiamento culturale.

Avevo ricevuto una telefonata che mi chiedeva di andare alla Médica Uruguaya per assistere una signora.

Sabato, dalle 16 alle 18, orario di visita, ci rechiamo, in abito talare, alla Torre D, 5° piano.

Portiere all'ingresso: - Sì, guardi: vada dove ci sono i box; giri a destra e c'è l'ascensore per il quinto piano.

Ascensorista donna: - La lascio ad un altro piano; vada in fondo e prenda l'ascensore per la torre D. Arrivederci, piacere mio!

Ascensorista maschio: - Come va... Sì, fino alle sei, ma ogni tanto c'è un buco e si può arieggiare un po'. Grazie!

Trovo la stanza. La signora è in compagnia di un accompagnatore di turno, che si alza subito e dice che è stata gentile a venire; esce dalla stanza. Sul letto accanto a lei c'è un'altra signora, addormentata, accompagnata da lei stessa.

L'autoreJaime Fuentes

Vescovo emerito di Minas (Uruguay).

Newsletter La Brújula Lasciateci la vostra e-mail e riceverete ogni settimana le ultime notizie curate con un punto di vista cattolico.
Banner pubblicitari
Banner pubblicitari