Andate e invitate tutti al banchetto

Per il nostro battesimo, siamo tutti missionari, servitori inviati ai crocevia per chiamare le persone al banchetto.

15 ottobre 2024-Tempo di lettura: 3 minuti
banchetto

Pensate che il mondo sia messo molto male, che la società abbia perso la fede e le buone abitudini, che lo svuotamento delle chiese sia irrimediabile e che non si possa fare nulla per invertire questa tendenza? Se la pensate così, forse siete voi ad avere un problema.

Non possiamo dare tutta la colpa agli altri. Dobbiamo fare autocritica e chiederci perché, se la vita di fede vale la pena di essere vissuta, la maggior parte dei nostri vicini ha smesso di praticarla.

Questa domenica celebriamo la Giornata missionaria mondialeil popolare Domunde Pontificie Opere Missionarie propone come motto una delle frasi della parabola del banchetto di nozze, quando il re, dopo aver preparato tutto per ricevere gli invitati e di fronte al loro rifiuto di partecipare, manda i suoi servi ad andare ai crocicchi per invitare tutti quelli che trovano. Essi obbediscono e raccolgono tutti quelli che trovano, "cattivi e buoni", dice il testo.

La Chiesa come banchetto di nozze

La prima immagine che può aiutarci in questa riflessione è quella della Chiesa come festa di nozze. Il banchetto di nozze è una festa, un momento in cui la famiglia si riunisce per celebrare l'amore degli sposi e per vivere in fraternità con la famiglia. Per questo motivo predomina la gioia, che esprimiamo con il modo in cui ci vestiamo, con un cibo e una bevanda speciali, con la musica, le danze, i regali...

Fino a che punto la nostra Chiesa è una festa di famiglia? Fino a che punto la mia parrocchia, il mio movimento, la mia comunità è un luogo in cui ci si può sentire parte di una famiglia che celebra una festa? Fino a che punto io stesso, in quanto membro della Chiesa e quindi suo rappresentante, sono musica e vino per coloro che mi circondano? La mia vita, attraverso la mia vocazione concreta di sposo, sacerdote, consacrato, celibe, ecc. è un riflesso di una festa? Le continue lamentele, la mancanza di speranza verso il futuro, le critiche a chi non diventa perfetto, la priorità del formale sull'esperienziale della fede, il nostro farisaismo insomma, è ciò che fa arrabbiare molti di quelli che ci guardano.

Per il nostro battesimo, siamo tutti missionari, servitori inviati ai crocicchi per chiamare le persone al banchetto, perché Dio dovrebbe dare gioia e senso alla nostra vita; ma molti di noi, invece di attirarle, cercano di allontanarle con il nostro atteggiamento pessimista o con la nostra incoerenza tra ciò che predichiamo e ciò che viviamo.

La gioia della missione

Se c'è una cosa che spicca nei missionari che in questi giorni intorno alla Giornata Missionaria Mondiale offrono la loro testimonianza nelle parrocchie, nelle scuole e nei media, è la profonda gioia che trasmettono. Ho sempre visto in loro una scintilla speciale negli occhi; quella che, ai matrimoni, si vede negli sposi, nei padrini, nei nonni, nei fratelli e nelle sorelle e negli amici più cari degli sposi. Una scintilla che parla della gioia che hanno nel cuore e che vogliono condividere con tutti coloro che li circondano.

In questa festa di Santa Teresa di Gesù, un'altra instancabile missionaria, girovaga e fondatrice di conventi fino a quando le forze glielo permisero, possiamo imparare dai suoi insegnamenti. Ci insegna a non rimanere paralizzati in tempi difficili come quelli in cui - come lei ai suoi tempi - abbiamo dovuto vivere. Il suo "non lasciarti turbare da nulla, non lasciarti spaventare da nulla" ci tiene lontani dalla tentazione del disfattismo, dalla disillusione, dalla disperazione in cui possiamo cadere quando vediamo il male imperversare intorno a noi. Dio, infatti, non si è allontanato dal suo popolo e, anche se camminiamo in lande oscure, la sua verga e il suo silenzio ci sostengono.

Si avvicina il Giubileo della Speranza, che ci invita, individualmente e collettivamente, a essere segni di speranza per il mondo. Scrolliamoci di dosso la polvere della depressione e dei cattivi presagi e andiamo al bivio per invitare tutti, tutti, tutti. Affidiamoci alla speranza che non delude, perché la pazienza ottiene tutto.

L'autoreAntonio Moreno

Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.

Per saperne di più
Newsletter La Brújula Lasciateci la vostra e-mail e riceverete ogni settimana le ultime notizie curate con un punto di vista cattolico.