Cultura

Tito Brandsma, secondo patrono dei giornalisti cattolici?

Un gruppo di giornalisti chiede a Papa Francesco di nominare il carmelitano olandese patrono dei giornalisti insieme a San Francesco di Sales. Per loro, Brandsma incarnava i valori del giornalismo di pace inteso come servizio a tutte le persone.

Maria José Atienza-10 maggio 2022-Tempo di lettura: 2 minuti
Tito Brandsma

Foto: ©CNS photo/Cortesia dell'Istituto Titus Brandsma

Traduzione dell'articolo in italiano

Anton de Wit (direttore del settimanale Katholiek Nieuwsblad, Paesi Bassi), Wilfred Kemp (responsabile dei programmi radiofonici e televisivi cattolici dell'emittente pubblica olandese) ed Emmanuel van Lierde (caporedattore del settimanale Tertio, Belgio) e Hendro Munsterman (Nederlands Dagblad) sono i promotori di una lettera a Papa Francesco per chiedere al pontefice di dichiarare Tito Brandsma patrono dei comunicatori cattolici accanto all'attuale patrocinio di San Francesco di Sales.

Una petizione a cui hanno già aderito numerosi professionisti della comunicazione di diverse nazionalità e a cui i promotori vi invitiamo a partecipare altri professionisti cattolici dei media.

Un conoscitore del giornalismo di oggi

Nella lettera di petizione a Papa Francesco, i giornalisti evidenziano la figura di Titus Brandsma "per la comunità cattolica dei Paesi Bassi" e sottolineano il suo lavoro giornalistico.

Brandsma "è stato direttore di un giornale, si è dedicato alla modernizzazione e alla professionalizzazione della stampa quotidiana cattolica nei Paesi Bassi e ha lavorato per il miglioramento delle condizioni di lavoro e per la creazione di una formazione professionale per i giornalisti". Titus Brandsma ha svolto il suo lavoro nel contesto dell'ascesa del fascismo e del nazismo in Europa. Con le parole e con i fatti si oppose al linguaggio di odio e di divisione che era comune all'epoca. Secondo lui, quelle che oggi chiamiamo "fake news" non meritavano una tribuna nella stampa cattolica; fece in modo che l'episcopato vietasse la stampa della propaganda nazionalsocialista nei giornali cattolici.

I firmatari ricordano anche che quest'opera è stata la causa del martirio della carmelitana i cui scritti sono diventati un punto di riferimento per la resistenza morale e culturale del popolo olandese. In questo senso, riconoscono in Brandsma "un uomo professionale e fedele di notevole levatura". Una persona che ha condiviso la missione più profonda del giornalismo nei tempi moderni: la ricerca della verità e della veridicità, la promozione della pace e del dialogo tra i popoli".

I firmatari di questa lettera aggiungono che Titus Brandsma è un giornalista nel senso moderno del termine. Il suo patrocinio, insieme a quello di San Francesco di Sales, porta con sé la conoscenza del giornalismo moderno e la dedizione della sua vita "per la libera stampa per difendere i valori umani contro ogni terrore".

La morte a Dachau

Tito Brandsma fu arrestato dalle forze di occupazione all'inizio del 1942 e inviato al campo di concentramento di Dachau. Un diario e diverse lettere inviate a superiori, parenti e amici raccontano i giorni trascorsi nel campo di concentramento. In esse descriveva le condizioni di sovraffollamento della sua cella e i maltrattamenti, ma non esprimeva mai tristezza. Il 26 luglio dello stesso anno, Brandsma è stato ucciso con un'iniezione letale. Lo stesso giorno, i vescovi olandesi fecero leggere in tutte le chiese la loro coraggiosa protesta contro le deportazioni degli ebrei.

La carmelitana olandese sarà canonizzata il 15 maggio insieme ad altri nove beati come Charles de Foucault, la francese Maria Rivier e Maria de Jesus, fondatrice delle Suore Cappuccine dell'Immacolata Concezione di Lourdes. L'esito della petizione, presentata da questo gruppo di giornalisti, non è ancora noto.

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