Papa Francesco ha recitato l'Angelus dalla finestra del Palazzo Apostolico e ha rivolto alcune parole ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro: "Attraverso le due parabole che ci vengono presentate nel Vangelo di questa domenica", ha esordito il Santo Padre, "torniamo al tempo liturgico 'ordinario'. Le parabole sono ispirate proprio alla vita ordinaria e rivelano lo sguardo attento e profondo di Gesù, che osserva la realtà e, attraverso piccole immagini quotidiane, apre finestre sul mistero di Dio e della storia umana. In questo modo, ci insegna che anche le cose della vita quotidiana, quelle che a volte sembrano tutte uguali e che portiamo avanti distrattamente o stancamente, sono abitate dalla presenza nascosta di Dio. Pertanto, abbiamo bisogno di occhi attenti per sapere come "cercare e trovare Dio in tutte le cose", come amava dire Sant'Ignazio di Loyola".
La riflessione sul Regno di Dio è stata al centro delle parole di Francesco: "Oggi Gesù paragona il Regno di Dio, la sua presenza che abita nel cuore delle cose e del mondo, a un granello di senape, il seme più piccolo che ci sia. Eppure, gettato nella terra, cresce fino a diventare l'albero più grande (cfr. Mc 4,31-32). Questo è ciò che fa Dio. A volte la frenesia del mondo e le tante attività che riempiono le nostre giornate ci impediscono di fermarci e di vedere come il Signore sta conducendo la storia. Eppure - ci assicura il Vangelo - Dio è all'opera, come un piccolo seme buono che germoglia silenziosamente e lentamente. E, a poco a poco, cresce in un albero frondoso che dà vita e guarigione a tutti. Anche il seme delle nostre buone azioni può sembrare piccolo; ma tutto ciò che è buono appartiene a Dio e quindi, umilmente e lentamente, porta frutto. Ricordiamo che il bene cresce sempre in modo umile, nascosto e spesso invisibile.
"Cari fratelli e sorelle, con questa parabola Gesù vuole darci fiducia. In effetti, in molte situazioni della vita può accadere che ci scoraggiamo quando vediamo la debolezza del bene di fronte all'apparente forza del male. E possiamo lasciare che lo scoraggiamento ci paralizzi quando ci rendiamo conto che ci siamo impegnati a fondo ma non abbiamo ottenuto risultati e le cose sembrano non cambiare mai. Il Vangelo ci chiede di guardare con occhi nuovi a noi stessi e alla realtà; ci chiede di avere occhi grandi che sappiano vedere oltre, soprattutto oltre le apparenze, per scoprire la presenza di Dio che, come amore umile, è sempre all'opera nel campo della nostra vita e nel campo della storia.
"E questa è la nostra fiducia", ha detto il Papa, "questo è ciò che ci dà la forza di andare avanti ogni giorno con pazienza, seminando il bene che porterà frutto". Quanto è importante questo atteggiamento per uscire bene dalla pandemia! Coltivare la fiducia di essere nelle mani di Dio e, allo stesso tempo, sforzarsi di ricostruire e ricominciare, con pazienza e costanza".
Prima di concludere, ha ricordato che "le erbacce dello scoraggiamento possono attecchire anche nella Chiesa, soprattutto quando assistiamo alla crisi della fede e al fallimento di vari progetti e iniziative". Ma non dimentichiamo mai che i risultati della semina non dipendono dalle nostre capacità: dipendono dall'azione di Dio. Sta a noi seminare con amore, impegno e pazienza. Ma il potere del seme è divino. Gesù lo spiega nell'altra parabola di oggi: l'agricoltore semina il seme e poi non sa come produce il frutto, perché è il seme stesso che cresce spontaneamente, di giorno, di notte, quando meno se lo aspetta (cfr. vv. 26-29). Con Dio c'è sempre speranza di nuovi germogli, anche nel terreno più arido".