Gesù racconta la parabola dell'amministratore che viene accusato davanti al suo padrone (nel greco di Luca è chiamato "kurios", signore, lo stesso nome dato a Dio) di aver sperperato i suoi beni. Alla fine, però, il padrone stesso loda il suo amministratore per aver distribuito i suoi beni tra i debitori, sperperandoli.
allo stesso modo. Il punto della conversione dell'amministratore è la chiamata del padrone a rendere conto del suo operato, perché gli sarà tolto. Ci viene in mente la parabola del ricco stolto che accumulava il suo raccolto nei granai, ma che avrebbe perso la vita la notte stessa. Nell'azione dell'amministratore c'è una notevole fretta: "Siediti, scrivi, cambia l'ammontare del tuo debito". È lodato dal suo padrone, che non è interessato all'accumulo di beni, ma al loro utilizzo per il bene, per alleviare il dolore e la sofferenza. Prima, quell'amministratore trascurava quei beni, o li usava per sé, per divertimento, per speculazione, per egoismo. Dopo che gli fu annunciato il suo licenziamento, sebbene spinto dal desiderio di farsi degli amici che lo avrebbero poi accolto, indovinò il cuore del suo padrone: voleva che i suoi beni fossero usati per il bene di tutti.
Questo è ciò che Dio vuole per i beni materiali e spirituali da lui creati e lasciati agli uomini come amministratori. È quello che vuole per i beni lasciati in eredità alla sua Chiesa: il tesoro della sua Parola, la forza dei sacramenti, la grazia della salvezza, la verità che ci rende liberi, il nuovo comandamento dell'amore. Questi beni non vanno confiscati e messi nelle casse: sono per la salvezza di tutti, perché Dio vuole che "tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità", spiega Paolo a Timoteo, e quindi vuole che preghiamo per tutti, anche per l'imperatore che uccide i cristiani, o per chi si arricchisce in modo disonesto.
"Fatevi degli amici con le ricchezze disoneste, affinché, quando verranno meno, vi accolgano nelle dimore eterne". Disonesto perché accumulato con la frode, come quello dei destinatari dell'invettiva del profeta Amos, che calpestano i poveri e non sopportano il riposo della luna nuova e del sabato, perché frena la loro avidità di guadagnare denaro in modo disonesto, con misure false, vendendo gli avanzi, comprando uno schiavo per un paio di sandali. O disonesti perché ingannano gli uomini, perché promettono una felicità che non daranno mai. Ma se vengono utilizzate per aiutare, per soccorrere, queste ricchezze creano amicizia e gratitudine in tutti i poveri e diseredati di ogni genere, che in vita ci saranno vicini e al momento della nostra morte testimonieranno che abbiamo dato loro denaro, attenzione, tempo, scienza, vita, amore.
L'omelia sulle letture della domenica 25
Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliauna breve riflessione di un minuto per queste letture.