Le letture di oggi (molto lunghe!) si concentrano su Cristo come re. Ponzio Pilato, il governatore romano, interroga Gesù a questo proposito. Se Gesù afferma di essere re, questo potrebbe essere una minaccia per l'Impero romano. Israele era uno stato soggetto a Roma, quindi se Gesù avesse affermato di essere re, questo avrebbe potuto essere un atto di ribellione contro l'impero. Infatti, in seguito sentiamo i Giudei minacciare Pilato: "... Gesù era un re.Chiunque si faccia re è contro Cesare.". Quindi chiede a Gesù: "Sei il re degli ebrei?".
Gesù chiarisce che è un re, ma che il suo regno non è un regno terreno: "Il mio regno non è di questo mondo. Se il mio regno fosse di questo mondo, la mia guardia avrebbe combattuto per tenerlo lontano dalle mani dei Giudei. Ma il mio regno non è di questo mondo".
È un regno spirituale, non politico. Ma Pilato non ha ancora capito. E insiste: "Quindi, lei è un re?". La risposta di Nostro Signore è misteriosa: "Voi dite: sono un re. Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità. Chiunque sia della verità ascolta la mia voce.".
Quindi Gesù è un re, ma non nel modo in cui viene comunemente inteso. Il suo regno non riguarda il potere sulla terra, né il potere attraverso la corruzione. Quando pensiamo alla politica e al potere, tendiamo a pensare all'inganno e alla falsità, non alla verità. Pilato è altrettanto confuso. Domanda: "E cos'è la verità?". Come a dire: "Cosa c'entra la verità con il governo terreno?".
Gesù è re con un regno non di questo mondo e una regalità legata alla verità. Più guardiamo al cielo e diciamo la verità, più siamo re, più governiamo noi stessi. C'è una regalità che deriva dall'onestà, dalla sincerità e dal guardare verso il cielo. Il vero governo è in cielo. Gesù ci promette che, se saremo fedeli, condivideremo il suo trono in cielo (Ap 3, 21). Come lui ha conquistato e condivide il trono del Padre, noi condivideremo il suo trionfo.
Oggi è un giorno in cui ci si concentra sulla Croce come fonte di salvezza. Gesù ci ha salvati morendo per noi: ha accettato quella morte brutale e l'ha trasformata in amore infinito, vincendo il male dei nostri peccati. Siamo invitati ad accettare la Croce, a trasformare la sofferenza in amore e quindi a collaborare con Gesù nella sua opera di salvezza. Ma la sofferenza arriva anche quando è difficile dire la verità. La nostra testimonianza della verità, con tutto il sacrificio che può comportare, diventa unione con il sacrificio di Cristo.