Le Sacre Scritture

"Il dialogo d'amore tra il Padre e il Figlio", terza domenica di Quaresima

Commento alle letture della III domenica di Quaresima e breve omelia video del sacerdote Luis Herrera.

Andrea Mardegan / Luis Herrera-17 marzo 2022-Tempo di lettura: 2 minuti
DOMENICA DI QUARESIMA

Dal roveto ardente, Dio chiama Mosè a parlare al suo popolo nel suo nome e a condurlo dalla liberazione dell'Egitto alla bella e spaziosa terra dove scorrono latte e miele. Dio ha compassione delle sofferenze del suo popolo e gli rivela il suo nome, "Io sono quello che sonoche può significare: "Io sono colui che è presente e sarò sempre al tuo fianco". Rispondiamo con il Salmo 102: "Benedici il Signore, o anima mia, e non dimenticare i suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe e guarisce tutte le tue malattie; salva la tua vita dalla fossa e ti riempie di grazia e di tenerezza".

Ma Paolo ricorda ai Corinzi che nel deserto il popolo d'Israele ha scontentato Dio in diverse occasioni. Mormorarono contro Mosè e Aronne, Dio mandò un flagello su di loro e morirono a migliaia; e quando protestarono contro Dio e Mosè per averli condotti nel deserto, annoiati dalla manna, morirono in gran numero, morsi dai serpenti. Paolo spiega che "Queste cose sono avvenute in figura per noi, affinché non desideriamo il male come lo desideravano loro".

Questo ci aiuta a comprendere le parole di Gesù in risposta alla tragica notizia dei galilei morti per mano di Pilato. Gesù esplicita la sua domanda nascosta: è stato a causa dei loro peccati? Ma nega che questa sia la causa, e precisa che questo vale anche per qualsiasi evento tragico, come la torre che è crollata uccidendo molti, per cause naturali o per errore umano. Ci sono tutte le possibilità che affrontiamo ogni giorno e che fanno sorgere la domanda: ma dov'era Dio? E portano alla facile risposta che Dio non è buono o si disinteressa di noi, il che, prima o poi, porta a negare la sua esistenza. Gesù ci aiuta a dare un vero senso a questi eventi. Toglie il falso pensiero che ci sia una colpa in chi è colpito dalla perdita della vita o da altri mali, e spiega che queste cose indicano la nostra conversione, il ritorno a Dio come unico Dio e alla vita buona che manifesta la sua bontà. Ci ricorda che anche la nostra vita è fragile e può finire da un momento all'altro e, se non ci convertiamo, saremmo impreparati e correremmo il rischio della seconda morte, quella eterna. 

Nella parabola che segue, Gesù reinterpreta alla luce della misericordia l'episodio del fico senza frutti, narrato da Marco e Matteo, che aveva maledetto e fatto immediatamente appassire. Qui, invece, nella parabola, Gesù, nel ruolo del vignaiolo, chiede al Padre di lasciare l'albero ancora un anno perché possa dare i frutti attesi. Gesù intercede sempre per noi presso il Padre. E in questo dialogo d'amore tra il Padre e il Figlio si compie la storia della redenzione.

L'omelia in un minuto

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliauna breve riflessione di un minuto per queste letture.

L'autoreAndrea Mardegan / Luis Herrera

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