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Testo in inglese della Dichiarazione "Dignitas infinita" sulla dignità umana

Testo della Dichiarazione Dignitas infinita sulla dignità umana presentato lunedì 8 aprile in Sala Stampa.

Maria José Atienza-8 aprile 2024-Tempo di lettura: 42 minuti

Di seguito è riportata la traduzione in spagnolo del testo della Dichiarazione. Dignitas infinita sulla dignità umana presentato questa mattina presso la Sala Stampa della Santa Sede.

Presentazione 

Nel Congresso del 15 marzo 2019, l'allora Congregazione per la Dottrina della Fede decise di avviare "la redazione di un testo che sottolinei l'indispensabilità del concetto di dignità della persona umana all'interno dell'antropologia cristiana e ne illustri la portata e le benefiche implicazioni a livello sociale, politico ed economico, tenendo conto degli ultimi sviluppi del tema in ambito accademico e delle sue ambivalenti comprensioni nel contesto attuale". Una prima bozza a questo proposito, elaborata con l'aiuto di alcuni esperti nel corso del 2019, è stata considerata insoddisfacente, in una Consultazione ristretta della Congregazione, l'8 ottobre dello stesso anno. 

La Sezione dottrinale ha elaborato ex novo un'altra bozza di testo, sulla base dei contributi di vari esperti. Questa bozza è stata presentata e discussa in una consultazione ristretta il 4 ottobre 2021. Nel gennaio 2022, la nuova bozza è stata presentata alla Sessione Plenaria della Congregazione, durante la quale i membri hanno abbreviato e semplificato il testo. 

Il 6 febbraio 2023, il nuovo testo corretto è stato valutato in una Consultazione ristretta che ha proposto alcune ulteriori modifiche. La nuova versione è stata presentata alle Sessioni Ordinarie del Dicastero (Fiera IV) il 3 maggio 2023. I membri hanno concordato che il documento, con alcune modifiche, potesse essere pubblicato. Il Santo Padre ha approvato la Deliberata di questa Fiera IV nel corso dell'Udienza concessami il 13 novembre 2023. In quell'occasione, mi chiese anche di evidenziare nel testo alcuni temi strettamente legati al tema della dignità, come il dramma della povertà, la situazione dei migranti, la violenza contro le donne, il traffico di esseri umani, la guerra e altri. Per onorare al meglio questa indicazione del Santo Padre, la Sezione Dottrinale del Dicastero ha dedicato un Congresso per approfondire la lettera enciclica Fratelli tutti, che offre un'analisi originale e un approfondimento del tema della dignità umana "al di là di ogni circostanza". 

Con lettera del 2 febbraio 2024, in vista della Fiera IV del 28 febbraio successivo, è stata inviata ai membri del Dicastero una nuova bozza del testo, notevolmente modificata, con la seguente precisazione: "Questa rielaborazione si è resa necessaria per rispondere a una specifica richiesta del Santo Padre. Il Santo Padre aveva esplicitamente richiesto di prestare maggiore attenzione alle gravi violazioni della dignità umana che si verificano attualmente nel nostro tempo, sulla scia dell'enciclica Fratelli tutti. La Sezione Dottrinale ha quindi provveduto a ridurre la parte iniziale [...] e ad approfondire quanto indicato dal Santo Padre". La Sessione Ordinaria del Dicastero ha infine approvato il testo della presente Dichiarazione il 28 febbraio 2024. Durante l'Udienza a me concessa, insieme al Segretario della Sezione Dottrinale, Mons. Armando Matteo, il 25 marzo 2024, il Santo Padre ha approvato la presente Dichiarazione e ne ha ordinato la pubblicazione. 

Il testo, che ha richiesto cinque anni di lavoro, ci permette di capire che siamo di fronte a un documento che, per la serietà e la centralità della questione della dignità nel pensiero cristiano, ha richiesto un notevole processo di maturazione per arrivare alla formulazione finale che oggi pubblichiamo. 

Nelle prime tre parti, la Dichiarazione richiama i principi fondamentali e i presupposti teorici per fornire importanti chiarimenti che possano evitare la frequente confusione nell'uso del termine "dignità". Nella quarta parte, presenta alcune situazioni problematiche attuali in cui l'immensa e inalienabile dignità di ogni essere umano non è adeguatamente riconosciuta. Denunciare queste gravi e continue violazioni della dignità umana è un gesto necessario, perché la Chiesa è profondamente convinta che la fede non possa essere separata dalla difesa della dignità umana, l'evangelizzazione dalla promozione di una vita dignitosa e la spiritualità dall'impegno per la dignità di tutti gli esseri umani. 

Questa dignità di tutti gli esseri umani può, infatti, essere intesa come "infinita" (dignitas infinita), come ha affermato San Giovanni Paolo II in un incontro con persone affette da alcune limitazioni o disabilità, per mostrare come la dignità di tutti gli esseri umani vada al di là di tutte le apparenze esterne o delle caratteristiche della vita concreta delle persone.

Papa Francesco, nell'enciclica Fratelli tutti, ha voluto sottolineare con particolare insistenza che questa dignità esiste "al di là di ogni circostanza", invitando tutti a difenderla in ogni contesto culturale, in ogni momento dell'esistenza di una persona, a prescindere da qualsiasi carenza fisica, psicologica, sociale o anche morale. In questo senso, la Dichiarazione si sforza di dimostrare che siamo di fronte a una verità universale, che tutti siamo chiamati a riconoscere, come condizione fondamentale perché le nostre società siano veramente giuste, pacifiche, sane e, in breve, autenticamente umane. 

L'elenco dei temi scelti dalla Dichiarazione non è certamente esaustivo. Tuttavia, i temi affrontati sono proprio quelli che ci permettono di esprimere vari aspetti della dignità umana che possono essere oscurati nella coscienza di molte persone oggi. Alcuni saranno facilmente condivisi da diversi settori delle nostre società, altri meno. Tuttavia, ci sembrano tutti necessari perché, nel loro insieme, aiutano a riconoscere l'armonia e la ricchezza del pensiero sulla dignità che scaturisce dal Vangelo.

Questa Dichiarazione non pretende di esaurire un tema così ricco e decisivo, ma intende fornire alcuni elementi di riflessione che ci aiutino a tenerlo presente nel complesso momento storico che stiamo vivendo, affinché, in mezzo a tante preoccupazioni e ansie, non ci si smarrisca e ci si esponga a sofferenze più laceranti e profonde. 

Víctor Manuel Card. Fernández 

Prefetto

Introduzione 

1. (Dignitas infinita) A ogni persona umana, al di là di ogni circostanza e in qualsiasi stato o situazione si trovi, appartiene una dignità infinita, che si fonda in modo inalienabile sul suo stesso essere. Questo principio, pienamente riconoscibile anche dalla sola ragione, è alla base del primato della persona umana e della tutela dei suoi diritti. La Chiesa, alla luce della Rivelazione, ribadisce e conferma in modo assoluto questa dignità ontologica della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio e redenta in Cristo Gesù. Da questa verità trae le ragioni del suo impegno verso i più deboli e i meno capaci, insistendo sempre "sul primato della persona umana e sulla difesa della sua dignità al di là di ogni circostanza". 

2. Questa dignità ontologica e il valore unico ed eminente di ogni donna e di ogni uomo che esiste in questo mondo sono stati autorevolmente sanciti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 dicembre 1948) dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Nel commemorare il 75° anniversario di questo documento, la Chiesa vede l'opportunità di proclamare ancora una volta la sua convinzione che, creato da Dio e redento da Cristo, ogni essere umano deve essere riconosciuto e trattato con rispetto e amore, proprio per la sua inalienabile dignità. Questo anniversario offre inoltre alla Chiesa l'opportunità di chiarire alcuni malintesi che spesso sorgono intorno alla dignità umana e di affrontare alcune questioni concrete, gravi e urgenti ad essa collegate.

3. Fin dall'inizio della sua missione, la Chiesa, spinta dal Vangelo, ha cercato di affermare la libertà e di promuovere i diritti di tutti gli esseri umani. Negli ultimi tempi, grazie alla voce dei Papi, ha cercato di formulare più esplicitamente questo impegno attraverso il rinnovato appello al riconoscimento della dignità fondamentale dovuta alla persona umana. San Paolo VI diceva che "nessuna antropologia è pari all'antropologia ecclesiale della persona umana, anche singolarmente considerata, per la sua originalità, dignità, intangibilità e ricchezza di diritti fondamentali, sacralità, educabilità, aspirazione al pieno sviluppo e all'immortalità". 

4. San Giovanni Paolo II, nel 1979, affermò durante la Terza Conferenza Episcopale Latinoamericana di Puebla: "La dignità umana è un valore evangelico che non può essere disatteso senza recare grave offesa al Creatore. Questa dignità è violata, a livello individuale, quando valori come la libertà, il diritto di professare la propria religione, l'integrità fisica e psicologica, il diritto ai beni essenziali, alla vita, non sono tenuti in debito conto. È violata, a livello sociale e politico, quando le persone non possono esercitare il loro diritto di partecipazione o sono sottoposte a coercizioni ingiuste e illegittime, o sono sottoposte a torture fisiche o psicologiche, ecc. [...] Se la Chiesa è presente nella difesa o nella promozione della dignità umana, lo fa in linea con la sua missione che, pur essendo di carattere religioso e non sociale o politico, non può non considerare l'uomo nell'integrità del suo essere".

5. Nel 2010, davanti alla Pontificia Accademia per la Vita, Benedetto XVI ha affermato che la dignità della persona è "un principio fondamentale che la fede in Gesù Cristo crocifisso e risorto ha sempre difeso, soprattutto quando non viene rispettata nei confronti dei soggetti più semplici e indifesi". In un'altra occasione, parlando agli economisti, ha detto che "l'economia e la finanza non esistono solo per se stesse; sono solo uno strumento, un mezzo. Il loro scopo è unicamente la persona umana e la sua piena realizzazione nella dignità. Questo è l'unico capitale da salvare". 

6. Fin dall'inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha invitato la Chiesa a "confessare un Padre che ama infinitamente ogni essere umano" e a "scoprire che 'così facendo conferisce loro una dignità infinita'", sottolineando con forza che questa immensa dignità rappresenta un dato originario da riconoscere con lealtà e accettare con gratitudine. È proprio in questo riconoscimento e in questa accettazione che si può fondare una nuova convivenza tra gli esseri umani, che declini la socievolezza in un orizzonte di autentica fraternità: solo "riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far nascere un desiderio mondiale di fratellanza tra tutti". Secondo Papa Francesco, "questa fonte della dignità umana e della fraternità si trova nel Vangelo di Gesù Cristo", ma è anche una convinzione a cui la ragione umana può arrivare attraverso la riflessione e il dialogo, poiché "in ogni situazione, la dignità degli altri deve essere rispettata, non perché non inventiamo o assumiamo la dignità degli altri, ma perché c'è davvero un valore in loro che trascende le cose materiali e le circostanze, e che richiede che siano trattati in modo diverso. Che ogni essere umano possieda una dignità inalienabile è una verità che risponde alla natura umana al di là di qualsiasi cambiamento culturale". Infatti, conclude Papa Francesco, "gli esseri umani hanno la stessa inviolabile dignità in ogni epoca della storia, e nessuno può sentirsi autorizzato dalle circostanze a negare questa convinzione o a non agire di conseguenza". In questa prospettiva, la sua enciclica Fratelli tutti è già una sorta di Magna Charta per gli attuali compiti di salvaguardia e promozione della dignità umana. 

Un chiarimento fondamentale 

7. Sebbene vi sia ormai un consenso abbastanza generale sull'importanza e persino sulla portata normativa della dignità e del valore unico e trascendente di ogni essere umano, l'espressione "dignità umana" corre spesso il rischio di prestarsi a molti significati e quindi a possibili equivoci e "contraddizioni che ci portano a chiederci se l'uguale dignità di tutti gli esseri umani [...], [sia] veramente riconosciuta, rispettata, protetta e promossa in ogni circostanza". Tutto ciò ci porta a riconoscere la possibilità di una quadruplice distinzione del concetto di dignità: dignità ontologica, dignità morale, dignità sociale e infine dignità esistenziale. Il significato più importante rimane, come si è sostenuto finora, quello legato alla dignità ontologica che corrisponde alla persona in quanto tale per il solo fatto di esistere e di essere stata voluta, creata e amata da Dio. Questa dignità non può mai essere eliminata e rimane valida al di là di tutte le circostanze in cui gli individui possono trovarsi. Quando parliamo di dignità morale, ci riferiamo, come abbiamo appena considerato, all'esercizio della libertà della creatura umana. Quest'ultima, pur essendo dotata di una coscienza, rimane sempre aperta alla possibilità di agire contro di essa. Così facendo, l'essere umano si comporta in modo "non degno" della sua natura di creatura amata da Dio e chiamata ad amare gli altri. Ma questa possibilità esiste. E non solo. La storia testimonia che l'esercizio della libertà contro la legge dell'amore rivelata dal Vangelo può raggiungere livelli incalcolabili di male inflitto agli altri. Quando ciò accade, ci troviamo di fronte a persone che sembrano aver perso ogni traccia di umanità, ogni traccia di dignità. A questo proposito, la distinzione qui introdotta ci aiuta a discernere con precisione tra l'aspetto della dignità morale, che di fatto può essere "persa", e l'aspetto della dignità ontologica, che non può mai essere annullata. Ed è proprio per questo 

Prospettive bibliche 

11. La rivelazione biblica insegna che tutti gli esseri umani possiedono una dignità intrinseca perché creati a immagine e somiglianza di Dio: "Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza" [...] Così Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (1 Corinzi 5:1).Gen 1, 2627). L'umanità ha una qualità specifica che la rende non riducibile alla pura materialità. L'"immagine" non definisce l'anima o le capacità intellettuali, ma la dignità dell'uomo e della donna. Entrambi, nel loro rapporto di uguaglianza e di amore reciproco, svolgono la funzione di rappresentare Dio nel mondo e sono chiamati a prendersi cura e a nutrire il mondo. Essere creati a immagine di Dio significa, quindi, possedere un valore sacro dentro di noi che trascende tutte le distinzioni sessuali, sociali, politiche, culturali e religiose. La nostra dignità è conferita, non rivendicata o meritata. Ogni essere umano è amato e custodito da Dio per il suo bene ed è quindi inviolabile nella sua dignità. Nella EsodoAl centro dell'Antico Testamento, Dio si mostra come colui che ascolta il grido dei poveri, vede la miseria del suo popolo, si prende cura degli ultimi e degli oppressi (cfr. Ex 3, 7; 22, 20-26). Lo stesso insegnamento compare di nuovo nel Codice deuteronomico (cfr. Dt 12-26): qui l'insegnamento sui diritti viene trasformato in un "manifesto" della dignità umana, in particolare a favore della triplice categoria dell'orfano, della vedova e dello straniero (cfr. Dt 24, 17). Gli antichi precetti della Esodo sono ricordati e attualizzati dalla predicazione dei profeti, che rappresentano la coscienza critica di Israele. I profeti Amos, Osea, Isaia, Michea e Geremia dedicano interi capitoli alla denuncia dell'ingiustizia. Amos rimprovera aspramente l'oppressione dei poveri, la mancanza di riconoscimento di una dignità umana fondamentale per i miserabili (cfr. Amos, Geremia e Osea). Am 2, 6-7; 4, 1; 5, 11-12). Isaia pronuncia una maledizione contro coloro che calpestano i diritti dei poveri, negando loro ogni giustizia: "Guai a coloro che stabiliscono decreti malvagi e pubblicano prescrizioni vessatorie, per opprimere i poveri nel giudizio e privare gli umili del mio popolo dei loro diritti" (È 10, 1-2). Questo insegnamento profetico è registrato nella letteratura sapienziale. Il Siracide equipara l'oppressione dei poveri all'omicidio: "uccide il suo prossimo chi lo deruba del suo sostentamento, chi non paga il salario al lavoratore sparge sangue" (Sì 34, 22). Nella SalmiIl rapporto religioso con Dio comporta la difesa dei deboli e dei bisognosi: "proteggi l'indifeso e l'orfano, rendi giustizia all'umile e al bisognoso, difendi il povero e l'indigente e liberalo dalle mani dei colpevoli" (Il sale 82, 3-4).

12. Gesù è nato e cresciuto in condizioni umili e ha rivelato la dignità dei bisognosi e dei lavoratori. Nel corso del suo ministero, Gesù ha affermato il valore e la dignità di tutti coloro che sono portatori dell'immagine di Dio, indipendentemente dal loro status sociale e dalle circostanze esterne. Gesù ha abbattuto le barriere culturali e cultuali, restituendo dignità agli "emarginati" o a coloro che sono considerati ai margini della società: gli esattori delle tasse (cfr. Mt 9, 10-11), le donne (cfr. Jn 4, 1-42), i bambini (cfr. Mc 10, 14-15), i lebbrosi (cfr. Mt 8, 2-3), gli ammalati (cfr. Mc 1, 29-34), gli stranieri (cf. Mt 25, 35), le vedove (cfr. Lc 7, 11-15). Egli guarisce, nutre, difende, libera, salva. È descritto come un pastore che si prende cura dell'unica pecorella smarrita (cfr. Mt 18, 12-14). Egli stesso si identifica con i suoi fratelli più piccoli: "Come avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, così avete fatto a me" (Lc 18, 12-14).Mt 25, 40). Nel linguaggio biblico, i "piccoli" non sono solo i bambini per età, ma gli indifesi, i più insignificanti, gli emarginati, gli oppressi, gli scartati, i poveri, gli emarginati, gli ignoranti, i malati, i degradati dai gruppi dominanti. Il Cristo glorioso giudicherà secondo l'amore per il prossimo, che consiste nell'aver assistito l'affamato, l'assetato, lo straniero, il nudo, l'ammalato, il carcerato, con i quali egli stesso si identifica (cfr. Mt 25, 34-36). Per Gesù, il bene fatto a ogni essere umano, indipendentemente dai legami di sangue o religiosi, è l'unico criterio di giudizio. L'apostolo Paolo afferma che ogni cristiano deve comportarsi secondo le esigenze della dignità e del rispetto dei diritti di tutti gli esseri umani (cfr. Rm 13,8-10), secondo il nuovo comandamento della carità (cfr. 1 Co 13, 1-13).

13. Lo sviluppo del pensiero cristiano ha stimolato e successivamente accompagnato il progresso della riflessione umana sul tema della dignità. L'antropologia cristiana classica, basata sulla grande tradizione dei Padri della Chiesa, ha sottolineato la dottrina dell'essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio e il suo ruolo unico nella creazione. Il pensiero cristiano medievale, esaminando criticamente l'eredità del pensiero filosofico antico, è giunto a una sintesi della nozione di persona, riconoscendo il fondamento metafisico della sua dignità, come attestano le seguenti parole di San Tommaso d'Aquino: "persona significa ciò che in ogni natura è più perfetto, ciò che sussiste nella natura razionale". Questa dignità ontologica, nella sua manifestazione privilegiata attraverso la libera azione umana, è stata poi sottolineata soprattutto dall'umanesimo cristiano del Rinascimento. Anche nelle opinioni di pensatori moderni come Cartesio e Kant, che hanno messo in discussione alcuni dei fondamenti dell'antropologia cristiana tradizionale, si percepiscono fortemente gli echi della Rivelazione. Partendo dalle riflessioni filosofiche più recenti sullo statuto della soggettività teorica e pratica, la riflessione cristiana ha poi accentuato ulteriormente la profondità del concetto di dignità, giungendo nel XX secolo a una prospettiva originale, come quella del personalismo. Questa prospettiva non solo riprende la questione della soggettività, ma la approfondisce in direzione dell'intersoggettività e delle relazioni che legano le persone umane tra loro. Anche l'approccio antropologico cristiano e contemporaneo si è arricchito del pensiero proveniente da quest'ultima visione. 

La difesa dei deboli e dei bisognosi: "Proteggi l'indifeso e l'orfano, rendi giustizia all'umile e al bisognoso, difendi il povero e l'indigente, liberali dalle mani dei colpevoli" (Sal 82,3-4). 

Tempi attuali 

14. Al giorno d'oggi, il termine "dignità" viene utilizzato principalmente per sottolineare il carattere unico della persona umana, incommensurabile rispetto agli altri esseri dell'universo. In questo contesto, si può comprendere il modo in cui il termine dignità viene utilizzato nella Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1948, che parla di "dignità intrinseca e diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della famiglia umana". Solo questo carattere inalienabile della dignità umana rende possibile parlare di diritti umani. 

15. Per chiarire ulteriormente il concetto di dignità, è importante notare che la dignità non viene concessa alla persona da altri esseri umani, sulla base di determinate doti e qualità, in modo da poterla eventualmente revocare. Se la dignità fosse concessa alla persona da altri esseri umani, allora sarebbe data in modo condizionato e alienabile, e il significato stesso della dignità (per quanto degna di grande rispetto) sarebbe esposto al rischio di essere abolito. In realtà, la dignità è intrinseca alla persona, non è conferita a posteriori, precede qualsiasi riconoscimento e non può essere persa. Pertanto, tutti gli esseri umani possiedono la stessa dignità intrinseca, indipendentemente dal fatto che siano o meno in grado di esprimerla adeguatamente. 

16. Per questo il Concilio Vaticano II parla della "eccelsa dignità della persona umana, della sua superiorità su tutte le cose e dei suoi diritti e doveri universali e inviolabili". Come ricorda l'incipit della Dichiarazione conciliare Dignitatis Humanae, "gli uomini del nostro tempo stanno diventando sempre più consapevoli della dignità della persona umana, e cresce il numero di coloro che chiedono che gli uomini nelle loro azioni godano e usino il proprio giudizio responsabile e la propria libertà, guidati da una coscienza del dovere e non mossi da coercizione". Questa libertà di pensiero e di coscienza, sia individuale che comunitaria, si basa sul riconoscimento della dignità umana "così come è conosciuta dalla parola di Dio rivelata e dalla stessa ragione naturale". Lo stesso magistero ecclesiale ha maturato, sempre più pienamente, il significato di questa dignità, insieme alle esigenze e alle implicazioni ad essa connesse, arrivando a comprendere che la dignità di ogni essere umano è tale al di là di ogni circostanza.

2. La Chiesa proclama, promuove e si fa garante della dignità umana. 

17. La Chiesa proclama l'uguale dignità di tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro condizione di vita o dalla loro qualità di vita. Questa proclamazione si basa su una triplice convinzione che, alla luce della fede cristiana, conferisce un valore incommensurabile alla dignità umana e ne rafforza le esigenze intrinseche. 

Un'immagine indelebile di Dio 

18. Innanzitutto, secondo la Rivelazione, la dignità della persona umana deriva dall'amore del suo Creatore, che ha impresso in essa i tratti indelebili della sua immagine (cfr. Gen 1,26), chiamandola a conoscerlo, ad amarlo e a vivere in un rapporto di alleanza con Dio stesso e di fratellanza, giustizia e pace con tutti gli altri uomini e donne. In questa visione, la dignità non si riferisce solo all'anima, ma alla persona come unità inscindibile, e quindi inerente anche al suo corpo, che a suo modo partecipa all'immagine di Dio della persona umana ed è chiamato anch'esso a partecipare alla gloria dell'anima nella beatitudine divina. 

Cristo eleva la dignità dell'uomo 

19. Una seconda convinzione deriva dal fatto che la dignità della persona umana si è rivelata nella sua pienezza quando il Padre ha inviato suo Figlio che ha assunto pienamente l'esistenza umana: "il Figlio di Dio, nel mistero dell'Incarnazione, ha confermato la dignità del corpo e dell'anima che costituiscono l'essere umano". Così, unendosi in un certo modo a ogni essere umano attraverso la sua incarnazione, Gesù Cristo ha confermato che ogni essere umano possiede una dignità inestimabile, per il solo fatto di appartenere alla stessa comunità umana, e che questa dignità non potrà mai essere persa. Proclamando che il Regno di Dio appartiene ai poveri, agli umili, a coloro che sono disprezzati, a coloro che soffrono nel corpo e nello spirito; curando ogni tipo di malattia e di infermità, anche le più disumanizzanti come la lebbra; affermando che ciò che viene fatto a queste persone viene fatto a lui, perché egli è presente in queste persone, Gesù ha portato la grande novità del riconoscimento della dignità di ogni persona, anche e soprattutto di coloro che erano qualificati come "indegni". Questo nuovo principio della storia umana, per cui l'essere umano è tanto più "degno" di rispetto e di amore quanto più è debole, misero e sofferente, fino a perdere la propria "figura" umana, ha cambiato il volto del mondo, facendo nascere istituzioni che si occupano di persone in condizioni disumane: neonati abbandonati, orfani, anziani soli, malati di mente, persone con malattie incurabili o con gravi malformazioni e chi vive per strada. 

Una vocazione alla pienezza della dignità 

20. La terza convinzione riguarda il destino ultimo dell'essere umano: dopo la creazione e l'incarnazione, la risurrezione di Cristo ci rivela un ulteriore aspetto della dignità umana. Infatti, "la ragione più alta della dignità umana consiste nella vocazione dell'uomo all'unione con Dio", destinata a durare per sempre. Così, "la dignità [della vita umana] è legata non solo alle sue origini, alla sua origine divina, ma anche al suo fine, al suo destino di comunione con Dio nella sua conoscenza e nel suo amore". Alla luce di questa verità, Sant'Ireneo precisa e completa la sua esaltazione dell'uomo: "l'uomo che vive" è "la gloria di Dio", ma "la vita dell'uomo consiste nella visione di Dio"". 

21. Di conseguenza, la Chiesa crede e afferma che tutti gli esseri umani, creati a immagine e somiglianza di Dio e ricreati nel Figlio fatto uomo, crocifisso e risorto, sono chiamati a crescere sotto l'azione dello Spirito Santo per riflettere la gloria del Padre, a quella stessa immagine, partecipando alla vita eterna (cfr. Gv 10,15-16.17,22-24; 2 Cor 3,18; Ef 1,3-14). Infatti, "la Rivelazione [...] manifesta la dignità della persona umana in tutta la sua pienezza". 

L'impegno per la propria libertà 

22. Sebbene ogni essere umano possieda una dignità inalienabile e intrinseca fin dall'inizio della sua esistenza come dono irrevocabile, spetta alla sua scelta libera e responsabile esprimerla e manifestarla in pienezza o offuscarla. Alcuni Padri della Chiesa - come Sant'Ireneo o San Giovanni Damasceno - hanno operato una distinzione tra l'immagine e la somiglianza di cui si parla nella Genesi, permettendo così una visione dinamica della stessa dignità umana: l'immagine di Dio è affidata alla libertà dell'essere umano affinché, sotto la guida e l'azione dello Spirito, cresca la sua somiglianza con Dio e ciascuno raggiunga la sua massima dignità. Ogni persona è chiamata a manifestare sul piano esistenziale e morale l'orizzonte ontologico della propria dignità, nella misura in cui con la propria libertà si orienta verso il vero bene, come risposta all'amore di Dio. Così, nella misura in cui è creata a immagine di Dio, da un lato la persona umana non perde mai la sua dignità e non cessa di essere chiamata ad abbracciare liberamente il bene; dall'altro, nella misura in cui la persona umana risponde al bene, la sua dignità può manifestarsi, crescere e maturare liberamente, dinamicamente e progressivamente. Ciò significa che anche l'essere umano deve sforzarsi di essere all'altezza della propria dignità. È quindi comprensibile in che senso il peccato possa ferire e oscurare la dignità umana come atto contrario ad essa, ma allo stesso tempo non potrà mai cancellare il fatto che l'essere umano è creato a immagine di Dio. La fede, quindi, contribuisce in modo decisivo ad aiutare la ragione nella sua percezione della dignità umana e ad accettarne, consolidarne e chiarirne i tratti essenziali, come ha sottolineato Benedetto XVI: "senza l'aiuto correttivo della religione, anche la ragione può essere preda di distorsioni, come quando viene manipolata dalle ideologie o applicata in modo parziale a scapito della piena considerazione della dignità della persona umana. Dopo tutto, è stato questo abuso della ragione a causare la tratta degli schiavi e molti altri mali sociali, in particolare la diffusione delle ideologie totalitarie del XX secolo". 

3. La dignità, fondamento dei diritti e dei doveri umani 

23. Come ha già ricordato Papa Francesco, "nella cultura moderna, il riferimento più vicino al principio dell'inalienabile dignità della persona è la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che San Giovanni Paolo II ha definito "una pietra miliare nel lungo e difficile cammino del genere umano" e "una delle più alte espressioni della coscienza umana". Per resistere ai tentativi di alterare o eliminare il significato profondo di questa Dichiarazione, vale la pena ricordare alcuni principi essenziali che devono essere sempre rispettati. 

Rispetto incondizionato della dignità umana 

24. In primo luogo, sebbene ci sia una crescente consapevolezza del tema della dignità umana, ci sono ancora oggi molti malintesi sul concetto di dignità, che ne distorcono il significato. Alcuni propongono che sia meglio usare il termine "dignità personale" (e diritti "della persona") piuttosto che "dignità umana" (e diritti "dell'uomo"), perché intendono la persona solo come "un essere capace di ragionare". Di conseguenza, sostengono che la dignità e i diritti si deducono dalla capacità di conoscenza e di libertà, di cui non tutti gli esseri umani sono dotati. Così, il bambino non nato non avrebbe dignità personale, né l'anziano incapace, né il disabile mentale. La Chiesa, al contrario, insiste sul fatto che la dignità di ogni persona umana, proprio perché intrinseca, rimane "al di là di ogni circostanza", e il suo riconoscimento non può in alcun modo dipendere dal giudizio sulla capacità di una persona di comprendere e agire liberamente. Altrimenti, la dignità non sarebbe in quanto tale inerente alla persona, indipendente dai suoi condizionamenti e quindi meritevole di rispetto incondizionato. Solo riconoscendo la dignità intrinseca dell'essere umano, che non può mai essere persa, dal concepimento alla morte naturale, si può garantire a questa qualità un fondamento inviolabile e sicuro. Senza alcun riferimento ontologico, il riconoscimento della dignità umana oscillerebbe in balia di valutazioni diverse e arbitrarie. L'unica condizione, quindi, perché si possa parlare di dignità come inerente alla persona è che questa appartenga alla specie umana, per cui "i diritti della persona sono diritti umani". 

Un riferimento oggettivo per la libertà umana 

25. In secondo luogo, il concetto di dignità umana viene talvolta abusato anche per giustificare una moltiplicazione arbitraria di nuovi diritti, molti dei quali spesso contrari a quelli originariamente definiti e non di rado in contraddizione con il diritto fondamentale alla vita, come se si dovesse garantire la possibilità di esprimere e realizzare ogni preferenza o desiderio soggettivo individuale. La dignità viene quindi identificata con una libertà isolata e individualista, che cerca di imporre come "diritti", garantiti e finanziati dalla comunità, alcuni desideri e preferenze soggettive. Ma la dignità umana non può basarsi su standard meramente individuali, né può identificarsi unicamente con il benessere psicofisico dell'individuo. Al contrario, la difesa della dignità umana si basa sulle esigenze costitutive della natura umana, che non dipendono né dall'arbitrio individuale né dal riconoscimento sociale. I doveri che derivano dal riconoscimento della dignità altrui, e i corrispondenti diritti che ne derivano, hanno quindi un contenuto concreto e oggettivo basato sulla comune natura umana. Senza questo riferimento oggettivo, il concetto di dignità è infatti soggetto alle più diverse arbitrarietà e agli interessi del potere. 

La struttura relazionale della persona umana 

26. La dignità della persona umana, alla luce del carattere relazionale della persona, aiuta anche a superare la prospettiva riduttiva di una libertà autoreferenziale e individualista, che cerca di creare i propri valori senza tenere conto delle norme oggettive del bene e della relazione con gli altri esseri viventi. Sempre più spesso, infatti, si rischia di limitare la dignità umana alla capacità di prendere decisioni discrezionali su se stessi e sul proprio destino, indipendentemente da quello degli altri, senza tener conto dell'appartenenza alla comunità umana. In una concezione così errata della libertà, doveri e diritti non possono riconoscersi reciprocamente per prendersi cura l'uno dell'altro. In realtà, come ci ricorda San Giovanni Paolo II, la libertà è posta "al servizio della persona e della sua realizzazione attraverso il dono di sé e l'accoglienza degli altri". Tuttavia, quando la libertà viene assolutizzata in senso individualistico, viene svuotata del suo contenuto originario e contraddice la sua stessa vocazione e dignità". 

27. La dignità dell'essere umano comprende quindi anche la capacità, insita nella stessa natura umana, di assumere obblighi verso gli altri.

28. La differenza tra l'essere umano e gli altri esseri viventi, evidenziata dal concetto di dignità, non deve far dimenticare la bontà degli altri esseri creati, che esistono non solo in relazione all'uomo, ma anche con un valore proprio e quindi come doni affidati da salvaguardare e nutrire. Così, mentre il concetto di dignità è riservato all'essere umano, la bontà creaturale del resto del cosmo deve essere affermata allo stesso tempo. Come ha sottolineato Papa Francesco: "Proprio per la sua dignità unica e perché dotato di intelligenza, l'essere umano è chiamato a rispettare la creazione con le sue leggi interne [...]: 'Ogni creatura possiede la propria bontà e perfezione [...] Le varie creature, custodite nel proprio essere, riflettono, ciascuna a suo modo, un raggio dell'infinita sapienza e bontà di Dio. Per questo motivo, l'uomo deve rispettare la bontà propria di ogni creatura per evitare un uso disordinato delle cose". Inoltre, "oggi siamo obbligati a riconoscere che è possibile sostenere solo un "antropocentrismo situato". Vale a dire, riconoscere che la vita umana è incomprensibile e insostenibile senza altre creature". Da questa prospettiva, "non è irrilevante per noi che tante specie stiano scomparendo, che la crisi climatica stia mettendo in pericolo la vita di tanti esseri". Infatti, fa parte della dignità dell'uomo prendersi cura dell'ambiente, tenendo conto in particolare di quell'ecologia umana che preserva la sua stessa esistenza. 

La liberazione dell'essere umano dai condizionamenti morali e sociali. 

29. Questi prerequisiti di base, per quanto necessari, non sono sufficienti a garantire la crescita della persona in coerenza con la sua dignità. Anche se "Dio ha creato l'uomo razionale conferendogli la dignità di persona dotata di iniziativa e di controllo sulle proprie azioni" in vista del bene, il libero arbitrio spesso preferisce il male al bene. Per questo la libertà umana ha bisogno di essere liberata a sua volta. Nella lettera ai Galati, "per la libertà Cristo ci ha liberati" (Gal 5, 1), San Paolo ricorda il compito proprio di ogni cristiano, sulle cui spalle grava una responsabilità di liberazione che si estende al mondo intero (cfr. Rm 8, 19ss). È una liberazione che, dal cuore di ciascuno, è chiamata a diffondersi e a manifestare la sua forza umanizzante in tutte le relazioni. 

30. La libertà è un dono meraviglioso di Dio. Anche quando ci attira con la sua grazia, Dio lo fa in modo tale che la nostra libertà non venga mai violata. Sarebbe quindi un grave errore pensare che, lontano da Dio e dal suo aiuto, possiamo essere più liberi e quindi sentirci più degni. Se non è separata dal suo Creatore, la nostra libertà può solo indebolirsi e oscurarsi. Lo stesso vale se la libertà viene immaginata come indipendente da qualsiasi riferimento diverso da sé e ogni relazione con una verità precedente viene percepita come una minaccia. Di conseguenza, viene meno anche il rispetto per la libertà e la dignità degli altri. Così ha spiegato Papa Benedetto XVI: "Una volontà che si ritiene radicalmente incapace di cercare la verità e il bene non ha ragioni e motivi oggettivi per agire, ma solo quelli che provengono dai suoi interessi momentanei e passeggeri; non ha una "identità" da custodire e costruire attraverso scelte veramente libere e consapevoli. Non può, quindi, pretendere il rispetto di altre "volontà", anch'esse scollegate dal suo essere più profondo, che possono far prevalere altre "ragioni" o addirittura nessuna "ragione". L'illusione di trovare nel relativismo morale la chiave della convivenza pacifica è in realtà l'origine della divisione e della negazione della dignità degli esseri umani". 

31. Inoltre, sarebbe irrealistico affermare una libertà astratta, libera da qualsiasi condizionamento, contesto o limite. Al contrario, "il corretto esercizio della libertà personale richiede determinate condizioni economiche, sociali, giuridiche, politiche e culturali", che spesso non sono soddisfatte. In questo senso, possiamo dire che alcuni sono più "liberi" di altri. Papa Francesco si è soffermato in particolare su questo punto: "Alcuni nascono in famiglie benestanti, ricevono una buona educazione, crescono ben nutriti, o possiedono capacità naturalmente eccezionali. Certamente non avranno bisogno di uno Stato attivo e chiederanno solo libertà. Ma ovviamente la stessa regola non vale per una persona disabile, per chi è nato in una famiglia estremamente povera, per chi è cresciuto con un'istruzione di scarsa qualità e con poche possibilità di curare adeguatamente le proprie malattie. Se la società è governata principalmente dai criteri della libertà di mercato e dell'efficienza, non c'è posto per loro e la fraternità sarà solo un'altra espressione romantica". È quindi indispensabile capire che "la liberazione dall'ingiustizia promuove la libertà e la dignità umana" a tutti i livelli e in tutte le relazioni dell'agire umano. Perché sia possibile un'autentica libertà "dobbiamo riportare la dignità umana al centro e costruire su questo pilastro le strutture sociali alternative di cui abbiamo bisogno". Allo stesso modo, la libertà è spesso oscurata da numerosi condizionamenti psicologici, storici, sociali, educativi e culturali. La libertà reale e storica ha sempre bisogno di essere "liberata". E anche il diritto fondamentale alla libertà religiosa deve essere riaffermato. 

32. Allo stesso tempo, è chiaro che la storia umana mostra progressi nella comprensione della dignità e della libertà umana, ma non senza ombre e pericoli di regressione. Ne è testimonianza la crescente aspirazione - anche grazie all'influenza cristiana, che continua a essere un lievito anche in una società sempre più secolarizzata - a sradicare il razzismo, la schiavitù e l'emarginazione di donne, bambini, malati e disabili. Ma questo arduo cammino è lungi dall'essere concluso. 

4. Alcune gravi violazioni della dignità umana 

33. Alla luce delle riflessioni fatte finora sulla centralità della dignità umana, quest'ultima sezione della Dichiarazione affronta alcune concrete e gravi violazioni della dignità umana. Lo fa nello spirito del magistero della Chiesa, che ha trovato la sua piena espressione nel magistero degli ultimi Papi, come già ricordato. Papa Francesco, ad esempio, non si stanca di invocare il rispetto della dignità umana: "Ogni essere umano ha il diritto di vivere con dignità e di svilupparsi integralmente, e questo diritto fondamentale non può essere negato da nessun Paese. Lo ha anche se è inefficiente, anche se nasce o cresce con dei limiti. Perché questo non mina la sua immensa dignità di persona umana, che non si basa sulle circostanze ma sul valore del suo essere. Quando questo principio elementare non viene salvaguardato, non c'è futuro né per la fraternità né per la sopravvivenza dell'umanità. D'altra parte, egli non manca mai di segnalare a tutti le violazioni concrete della dignità umana nel nostro tempo, chiamando ciascuno di noi a un sussulto di responsabilità e di impegno attivo. 

34. Nell'evidenziare alcune delle numerose violazioni della dignità umana nel nostro mondo contemporaneo, possiamo ricordare ciò che il Concilio Vaticano II ha insegnato a questo proposito. Si deve riconoscere che si oppone alla dignità umana "tutto ciò che minaccia la vita - l'omicidio di qualsiasi tipo, il genocidio, l'aborto, l'eutanasia e persino il suicidio deliberato". È contrario alla nostra dignità anche "tutto ciò che viola l'integrità della persona umana, come mutilazioni, torture morali o fisiche, tentativi sistematici di dominare le menti altrui". E infine, "qualsiasi cosa offenda la dignità umana, come le condizioni di vita subumane, la detenzione arbitraria, la deportazione, la schiavitù, la prostituzione, la tratta di donne e bambini, o le condizioni di lavoro degradanti che riducono il lavoratore al rango di mero strumento di profitto, senza rispettare la libertà e la responsabilità della persona umana". È necessario menzionare anche la questione della pena di morte: anche quest'ultima viola la dignità inalienabile di ogni essere umano, indipendentemente da qualsiasi circostanza. Al contrario, bisogna riconoscere che "il fermo rifiuto della pena di morte mostra fino a che punto sia possibile riconoscere l'inalienabile dignità di ogni essere umano e accettare che abbia un posto in questo universo. Infatti, se non lo nego a

36. Uno dei fenomeni che maggiormente contribuisce alla negazione della dignità di tanti esseri umani è l'estrema povertà, legata all'ineguale distribuzione della ricchezza. Come già sottolineato da San Giovanni Paolo II, "una delle più grandi ingiustizie del mondo contemporaneo consiste proprio in questo: che relativamente pochi possiedono molto e molti non possiedono quasi nulla. È l'ingiustizia della cattiva distribuzione di beni e servizi originariamente destinati a tutti". Inoltre, sarebbe illusorio fare una distinzione superficiale tra "Paesi ricchi" e "Paesi poveri". Benedetto XVI ha già riconosciuto che "la ricchezza mondiale cresce in termini assoluti, ma aumentano anche le disuguaglianze. Nei Paesi ricchi, nuove categorie sociali si impoveriscono e nascono nuove forme di povertà. Nelle aree più povere, alcuni gruppi godono di una sorta di sovrasviluppo dispendioso e consumistico, che contrasta in modo inaccettabile con situazioni persistenti di miseria disumanizzante". Continua ad esserci "lo scandalo delle disparità dolorose", in cui la dignità dei poveri è doppiamente negata, sia dalla mancanza di risorse disponibili per soddisfare i loro bisogni primari, sia dall'indifferenza con cui sono trattati da coloro che vivono accanto a loro. 

37. Quindi, con Papa Francesco dobbiamo concludere che "la ricchezza è aumentata, ma con disuguaglianza, e quindi quello che succede è che "nascono nuove forme di povertà". Quando si dice che il mondo moderno ha ridotto la povertà, lo si fa misurandola con criteri di altre epoche che non possono essere confrontati con la realtà di oggi". Di conseguenza, la povertà si diffonde "in molteplici modi, come ad esempio nell'ossessione di ridurre il costo del lavoro, senza rendersi conto delle gravi conseguenze che ciò provoca, perché la disoccupazione che si produce ha l'effetto diretto di allargare le frontiere della povertà". Tra questi "effetti distruttivi dell'impero del denaro", bisogna riconoscere che "non c'è povertà peggiore di quella che priva le persone del lavoro e della dignità del lavoro". Se alcune persone nascono in un Paese o in una famiglia in cui hanno minori opportunità di sviluppo, bisogna riconoscere che ciò è in contrasto con la loro dignità, che è esattamente la stessa di chi nasce in una famiglia ricca o in un Paese ricco. Siamo tutti responsabili, anche se in misura diversa, di questa evidente disuguaglianza. 

La guerra 

Un'altra tragedia che nega la dignità umana è quella causata dalla guerra, oggi come in ogni tempo: "guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali o religiosi, e tante altre offese alla dignità umana [...] si stanno "moltiplicando dolorosamente in molte regioni del mondo, fino ad assumere le forme di quella che potrei definire una 'terza guerra mondiale a tappe'". Con la sua scia di distruzione e di dolore, la guerra è un attacco alla dignità umana a breve e a lungo termine: "pur riaffermando il diritto inalienabile alla legittima autodifesa, così come la responsabilità di proteggere coloro la cui esistenza è minacciata, dobbiamo ammettere che la guerra è sempre una "sconfitta dell'umanità". Nessuna guerra vale le lacrime di una madre che ha visto il proprio figlio mutilato o ucciso; nessuna guerra vale la perdita della vita, anche di una sola persona umana, un essere sacro, creato a immagine e somiglianza del Creatore; nessuna guerra vale l'avvelenamento della nostra casa comune; e nessuna guerra vale la disperazione di coloro che sono costretti a lasciare la propria patria e sono privati, da un momento all'altro, della loro casa e di tutti i legami familiari, amicali, sociali e culturali che sono stati costruiti, a volte per generazioni". Tutte le guerre, per il fatto stesso di contraddire la dignità umana, sono "conflitti che non risolvono i problemi, ma li aumentano". Questo è tanto più grave nel nostro tempo, quando è diventato normale che tanti civili innocenti muoiano fuori dal campo di battaglia. 

39. Di conseguenza, anche oggi la Chiesa non può non fare proprie le parole dei Papi, ripetendo con San Paolo VI: "Mai e poi mai la guerra! Mai e poi mai la guerra!", e chiedendo, con San Giovanni Paolo II, "in nome di Dio e in nome dell'uomo: Non uccidete! Non preparate gli uomini alla distruzione e allo sterminio! Pensate ai vostri fratelli e sorelle che soffrono la fame e la miseria! Rispettate la dignità e la libertà di ciascuno di loro! Questo è il grido della Chiesa e di tutta l'umanità, specialmente nel nostro tempo. Infine, Papa Francesco sottolinea che "non possiamo pensare alla guerra come soluzione, perché i rischi saranno probabilmente sempre maggiori dell'ipotetica utilità che le si attribuisce. Di fronte a questa realtà, è molto difficile oggi sostenere i criteri razionali elaborati in altri secoli per parlare di una possibile "guerra giusta". Mai più guerra! Poiché l'umanità ricade spesso negli stessi errori del passato, "per costruire la pace è necessario abbandonare la logica della legittimità della guerra". L'intimo rapporto tra fede e dignità umana rende contraddittorio fondare la guerra su convinzioni religiose: "chi invoca il nome di Dio per giustificare il terrorismo, la violenza e la guerra non segue il cammino di Dio: la guerra in nome della religione è una guerra contro la religione stessa".

Lavoro migrante 

40. I migranti sono tra le prime vittime delle molteplici forme di povertà. Non solo la loro dignità è negata nei loro Paesi, ma la loro stessa vita è messa a rischio perché non hanno i mezzi per creare una famiglia, per lavorare o per nutrirsi. Una volta arrivati nei Paesi che dovrebbero essere in grado di accoglierli, "non sono considerati abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come chiunque altro, e si dimentica che hanno la stessa dignità intrinseca di qualsiasi altra persona. [...] Non si dirà mai che non sono umani, ma in pratica, dalle decisioni e dal modo in cui vengono trattati, si esprime che sono considerati meno preziosi, meno importanti, meno umani". È quindi sempre urgente ricordare che "ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che devono essere rispettati da tutti e in ogni situazione". La loro accoglienza è un modo importante e significativo per difendere "l'inalienabile dignità di ogni persona umana indipendentemente dall'origine, dal colore o dalla religione". 

Tratta di persone 

41. Anche la tratta di esseri umani deve essere considerata una grave violazione della dignità umana. Non è una novità, ma il suo sviluppo assume dimensioni tragiche e sotto gli occhi di tutti, e Papa Francesco l'ha denunciato in termini particolarmente forti: "Riaffermo che la "tratta di esseri umani" è un'attività ignobile, una vergogna per le nostre società che si considerano civili. Gli sfruttatori e i clienti, a tutti i livelli, dovrebbero fare un serio esame di coscienza davanti a se stessi e a Dio! La Chiesa rinnova oggi il suo forte appello a difendere sempre la dignità e la centralità di ogni persona, nel rispetto dei diritti fondamentali, come sottolineato dalla sua dottrina sociale, e chiede che i diritti siano realmente estesi, laddove non sono riconosciuti, a milioni di uomini e donne in tutti i continenti. In un mondo in cui si parla tanto di diritti, quante volte la dignità umana viene di fatto oltraggiata! In un mondo in cui si parla tanto di diritti, sembra che il denaro sia l'unica cosa ad avere diritti. Cari fratelli e sorelle, viviamo in un mondo in cui il denaro la fa da padrone. Viviamo in un mondo, in una cultura dove regna il feticismo del denaro". 

42. Per queste ragioni, la Chiesa e l'umanità non devono abbandonare la lotta contro fenomeni come "il commercio di organi e tessuti umani, lo sfruttamento sessuale dei bambini, il lavoro schiavo, compresa la prostituzione, il traffico di droga e di armi, il terrorismo e la criminalità organizzata internazionale". L'ampiezza di queste situazioni e il tributo che stanno avendo su vite innocenti sono tali che dobbiamo evitare qualsiasi tentazione di cadere in un nominalismo dichiarativo che ha un effetto tranquillizzante sulle coscienze. Dobbiamo fare in modo che le nostre istituzioni siano veramente efficaci nella lotta contro tutti questi flagelli. Di fronte a forme così diverse e brutali di negazione della dignità umana, dobbiamo essere sempre più consapevoli che "la tratta di esseri umani è un crimine contro l'umanità". Essa nega la dignità umana nella sostanza in almeno due modi: "sfigura l'umanità della vittima, offendendo la sua libertà e dignità. Ma, allo stesso tempo, disumanizza chi la compie". 

Abuso sessuale 

43. La profonda dignità intrinseca dell'essere umano nella sua totalità di mente e corpo ci permette anche di capire perché ogni abuso sessuale lascia profonde cicatrici nel cuore di coloro che lo subiscono: essi sono, infatti, feriti nella loro dignità umana. È una "sofferenza che può durare tutta la vita e alla quale nessun pentimento può porre rimedio". Questo fenomeno è diffuso nella società, colpisce anche la Chiesa e rappresenta un grave ostacolo alla sua missione". Da qui il suo impegno incrollabile per porre fine a tutte le forme di abuso, partendo dall'interno. 

Violenza contro le donne 

44. La violenza contro le donne è uno scandalo globale sempre più riconosciuto. Sebbene a parole si riconosca la pari dignità della donna, in alcuni Paesi le disuguaglianze tra donne e uomini sono molto gravi, e anche nei Paesi più sviluppati e democratici la realtà sociale concreta testimonia che spesso alle donne non viene riconosciuta la stessa dignità degli uomini. Papa Francesco sottolinea questo fatto quando afferma che "l'organizzazione delle società di tutto il mondo è ancora lontana dal riflettere chiaramente che le donne hanno esattamente la stessa dignità e gli stessi diritti degli uomini. Si afferma una cosa a parole, ma le decisioni e la realtà gridano un altro messaggio. È un fatto che "doppiamente povere sono le donne che subiscono situazioni di esclusione, abuso e violenza, perché spesso sono meno in grado di difendere i propri diritti". 

45. Già San Giovanni Paolo II riconosceva che "molto resta da fare perché l'essere donna e madre non comporti discriminazioni. È urgente raggiungere ovunque l'effettiva uguaglianza dei diritti umani e quindi la parità di retribuzione a parità di lavoro, la protezione della lavoratrice-madre, l'equo avanzamento di carriera, l'uguaglianza dei coniugi nel diritto di famiglia, il riconoscimento di tutto ciò che comporta i diritti e i doveri del cittadino in un regime democratico". Le disuguaglianze in questi ambiti sono forme diverse di violenza. Ha inoltre ricordato che "è tempo di condannare con determinazione, utilizzando gli adeguati strumenti legislativi di difesa, le forme di violenza sessuale che spesso prendono di mira le donne. In nome del rispetto della persona, non possiamo inoltre non denunciare la diffusa cultura edonistica e commerciale che promuove lo sfruttamento sistematico della sessualità, portando le ragazze anche in giovanissima età a cadere in ambienti corrotti e a fare un uso mercenario del proprio corpo". Tra le forme di violenza esercitate sulle donne, come non citare la costrizione all'aborto, che colpisce sia la madre che il bambino, così spesso per soddisfare l'egoismo degli uomini? E come non citare anche la pratica della poligamia che - come ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica - è contraria alla pari dignità della donna e dell'uomo ed è anche contraria all'"amore coniugale che è unico ed esclusivo"? 

46. In questo contesto di violenza contro le donne, il fenomeno del femminicidio non sarà mai sufficientemente condannato. Su questo fronte, l'impegno di tutta la comunità internazionale deve essere solido e concreto, come ha ribadito Papa Francesco: "L'amore per Maria deve aiutarci a generare atteggiamenti di riconoscimento e di gratitudine verso le donne, verso le nostre madri e le nostre nonne che sono un baluardo della vita nelle nostre città. Quasi sempre portano avanti la vita in silenzio. È il silenzio e la forza della speranza. Grazie per la vostra testimonianza [...] ma guardando alle madri e alle nonne, voglio invitarvi a lottare contro una piaga che colpisce il nostro continente americano: i numerosi casi di femminicidio. E dietro tanti muri. Vi invito a lottare contro questa fonte di sofferenza chiedendo la promozione di una legislazione e di una cultura di ripudio di ogni forma di violenza". 

L'aborto 

47. La Chiesa non cessa di ricordare che "la dignità di ogni essere umano è intrinseca e vale dal momento del concepimento fino alla morte naturale. Proprio l'affermazione di questa dignità è il presupposto indispensabile per la tutela dell'esistenza personale e sociale, nonché la condizione necessaria per la realizzazione della fraternità e dell'amicizia sociale tra tutti i popoli della terra". Sulla base di questo valore intangibile della vita umana, il magistero della Chiesa si è sempre espresso contro l'aborto. A questo proposito, San Giovanni Paolo II scrive: "Tra tutti i crimini che l'uomo può commettere contro la vita, l'aborto procurato ha caratteristiche che lo rendono particolarmente grave e ignominioso [...] Oggi, tuttavia, la percezione della sua gravità si è progressivamente affievolita nella coscienza di molti. L'accettazione dell'aborto nella mentalità, nei costumi e nella stessa legge è un chiaro segno di una pericolosissima crisi del senso morale, sempre più incapace di distinguere tra bene e male, anche quando è in gioco il diritto fondamentale alla vita. Di fronte a una situazione così grave, occorre più che mai il coraggio di guardare in faccia la verità e di chiamare le cose con il loro giusto nome, senza cedere a compromessi di comodo o alla tentazione dell'autoinganno. A questo proposito, risuona categorico il rimprovero del Profeta: "Guai a coloro che chiamano il male bene e il bene male; che danno le tenebre per luce e la luce per tenebre" (Is 5,20). Proprio nel caso dell'aborto si assiste alla diffusione di una terminologia ambigua, come "interruzione di gravidanza", che tende a nascondere la sua vera natura e ad attenuarne la gravità nell'opinione pubblica. Forse proprio questo fenomeno linguistico è sintomo di un malessere delle coscienze. Ma nessuna parola può cambiare la realtà delle cose: l'aborto procurato è l'eliminazione deliberata e diretta, comunque effettuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, dal concepimento alla nascita". I bambini che nasceranno "sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana per farne ciò che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo una legislazione affinché nessuno possa impedirlo". Si deve quindi affermare con forza e chiarezza assoluta, anche nel nostro tempo, che "questa difesa della vita non nata è intimamente legata alla difesa di ogni diritto umano. Essa presuppone la convinzione che l'essere umano è sempre sacro e inviolabile, in ogni situazione e in ogni fase dello sviluppo. È un fine in sé e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà. Se questa convinzione cade, non rimangono basi solide e permanenti per difendere i diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze circostanziali dei potenti di turno. La ragione è sufficiente a riconoscere il valore inviolabile di ogni vita umana, ma se guardiamo anche dalla prospettiva della fede, "ogni violazione della dignità personale dell'essere umano grida vendetta al cospetto di Dio e si configura come un'offesa al Creatore dell'uomo". Merita di essere ricordato l'impegno generoso e coraggioso di Santa Teresa di Calcutta in difesa di ogni concepito. 

Maternità surrogata 

48. La Chiesa si schiera anche contro la pratica della maternità surrogata, per cui il bambino, immensamente degno, viene trasformato in un mero oggetto. A questo proposito, le parole di Papa Francesco sono estremamente chiare: "il cammino verso la pace richiede il rispetto della vita, di ogni vita umana, a cominciare da quella del bambino non ancora nato nel grembo materno, che non può essere soppressa o trasformata in un prodotto commerciale. A questo proposito, considero deplorevole la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che offende gravemente la dignità della donna e del bambino e si basa sullo sfruttamento del bisogno materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l'oggetto di un contratto. Chiedo quindi alla comunità internazionale di impegnarsi per un divieto universale di questa pratica. 

49. La pratica della maternità surrogata viola, innanzitutto, la dignità del bambino. Infatti, ogni bambino, dal momento del concepimento e della nascita, e poi man mano che cresce e diventa adulto, possiede una dignità intangibile che si esprime chiaramente, anche se in modo unico e differenziato, in ogni fase della sua vita. Il bambino ha quindi diritto, in virtù della sua inalienabile dignità, ad avere un'origine pienamente umana e non artificialmente indotta, e a ricevere il dono di una vita che manifesti, allo stesso tempo, la dignità di chi la dà e di chi la riceve. Il riconoscimento della dignità della persona umana implica anche il riconoscimento della dignità dell'unione coniugale e della procreazione umana in tutte le sue dimensioni. In questo senso, il legittimo desiderio di avere un figlio non può diventare un "diritto al figlio" che non rispetta la dignità del bambino stesso come destinatario del dono gratuito della vita.  

50. La pratica della maternità surrogata viola, allo stesso tempo, la dignità della donna stessa, che vi è costretta o sceglie liberamente di sottoporvisi. Con questa pratica, la donna si dissocia dal bambino che cresce in lei e diventa un mero mezzo al servizio del profitto o del desiderio arbitrario di altri. Ciò è in totale contrasto con la dignità fondamentale di ogni essere umano e con il suo diritto a essere riconosciuto sempre per se stesso e mai come strumento per qualcos'altro. 

Eutanasia e suicidio assistito 

51. Esiste un caso particolare di violazione della dignità umana, più silenzioso ma che sta prendendo piede. Ha la particolarità di utilizzare un'idea sbagliata della dignità umana per rivolgerla contro la vita stessa. Questa confusione, oggi molto diffusa, emerge quando si parla di eutanasia. Ad esempio, le leggi che riconoscono la possibilità di praticare l'eutanasia o il suicidio assistito vengono talvolta definite "leggi sulla morte con dignità". È diffusa la convinzione che l'eutanasia o il suicidio assistito siano compatibili con il rispetto della dignità della persona umana. A fronte di questo dato di fatto, va ribadito con forza che la sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è intrinsecamente e irrinunciabilmente propria, ma può diventare un'occasione per rafforzare i legami di reciproca appartenenza e per prendere coscienza di quanto ogni persona sia preziosa per l'intera umanità. 

52. Infatti, la dignità della persona malata, in condizioni critiche o terminali, richiede che tutti compiano gli sforzi opportuni e necessari per alleviare le sue sofferenze attraverso adeguate cure palliative ed evitando qualsiasi accanimento terapeutico o intervento sproporzionato. Queste cure rispondono al "dovere costante di comprendere i bisogni della persona malata: il bisogno di assistenza, di sollievo dal dolore, i bisogni emotivi, affettivi e spirituali". Ma tale sforzo è totalmente diverso, differente, addirittura contrario alla decisione di eliminare la propria vita o quella degli altri sotto il peso della sofferenza. La vita umana, anche nella sua condizione dolorosa, è portatrice di una dignità che va sempre rispettata, che non può venire meno e il cui rispetto rimane incondizionato. Non esistono, infatti, condizioni in assenza delle quali la vita umana cessi di essere dignitosa e possa quindi essere soppressa: "la vita ha la stessa dignità e lo stesso valore per ogni persona: il rispetto per la vita degli altri è lo stesso che si deve alla propria esistenza". Aiutare il suicida a togliersi la vita è quindi un'offesa oggettiva alla dignità della persona che lo chiede, anche se realizza il suo desiderio: "dobbiamo accompagnare la morte, ma non provocare la morte o assistere qualsiasi forma di suicidio". Ricordo che il diritto alla cura e all'assistenza per tutti deve essere sempre privilegiato, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non vengano mai scartati. La vita è un diritto, non la morte, che va accolta, non procurata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti". Come già detto, la dignità di ogni persona, per quanto debole o sofferente, implica la dignità di tutti.

Lo scarto delle persone con disabilità 

53. Un criterio per verificare la reale attenzione alla dignità di ogni persona è, ovviamente, l'attenzione riservata ai più svantaggiati. Purtroppo i nostri tempi non si distinguono per questa attenzione: anzi, si sta affermando una cultura dello scarto. Per contrastare questa tendenza, la condizione di coloro che sono fisicamente o mentalmente disabili merita un'attenzione e una cura particolari. Questa condizione di particolare vulnerabilità, così rilevante nei racconti evangelici, mette universalmente in discussione cosa significhi essere una persona umana, proprio a partire da uno stato di carenza o di disabilità. La questione dell'imperfezione umana ha anche chiare implicazioni dal punto di vista socio-culturale, poiché in alcune culture le persone con disabilità subiscono talvolta l'emarginazione, se non l'oppressione, essendo trattate come veri e propri "reietti". In realtà, ogni essere umano, qualunque sia la sua condizione di vulnerabilità, riceve la sua dignità per il fatto stesso di essere voluto e amato da Dio. Per queste ragioni, occorre favorire il più possibile l'inclusione e la partecipazione attiva alla vita sociale ed ecclesiale di tutti coloro che sono in qualche modo segnati da fragilità o disabilità. 

54. In una prospettiva più ampia, va ricordato che "la carità, cuore dello spirito della politica, è sempre un amore preferenziale per gli ultimi, che sta dietro a tutte le azioni svolte a favore dei poveri [...] "occuparsi della fragilità, della fragilità dei popoli e delle persone. Occuparsi della fragilità significa forza e tenerezza, lotta e fecondità, in mezzo a un modello funzionalista e privatistico che porta inesorabilmente a una 'cultura dell'usa e getta'. [Significa farsi carico del presente nella sua situazione più marginale e angosciante, e riuscire a dargli dignità". Questo genera certamente un'intensa attività, perché "dobbiamo fare di tutto per salvaguardare la condizione e la dignità della persona umana". 

Teoria del genere 

55. La Chiesa desidera soprattutto "ribadire che ogni persona, indipendentemente dal suo orientamento sessuale, deve essere rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, avendo cura di evitare "ogni segno di ingiusta discriminazione", e in particolare ogni forma di aggressione e violenza". Per questo motivo, va denunciato come contrario alla dignità umana il fatto che in alcuni luoghi, non poche persone vengano imprigionate, torturate e persino private del bene della vita, solo a causa del loro orientamento sessuale. 

56. Allo stesso tempo, la Chiesa sottolinea gli elementi critici decisivi presenti nella teoria del gender. A questo proposito, Papa Francesco ha ricordato: "la via della pace richiede il rispetto dei diritti umani, secondo la semplice ma chiara formulazione contenuta nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, di cui abbiamo recentemente celebrato il 75° anniversario. Si tratta di principi razionalmente evidenti e comunemente accettati. Purtroppo, i tentativi degli ultimi decenni di introdurre nuovi diritti, non del tutto compatibili con quelli originariamente definiti e non sempre accettabili, hanno dato luogo a colonizzazioni ideologiche, tra cui spicca la teoria del gender, estremamente pericolosa perché cancella le differenze nella sua pretesa di uguagliare tutti". 

57. Riguardo alla teoria del gender, la cui consistenza scientifica è molto discussa nella comunità degli esperti, la Chiesa ricorda che la vita umana, in tutte le sue componenti, fisiche e spirituali, è un dono di Dio, da accogliere con gratitudine e mettere al servizio del bene. Voler disporre di sé, come prescrive la teoria del gender, senza tener conto di questa verità fondamentale della vita umana come dono, non significa altro che cedere all'antica tentazione dell'essere umano di diventare Dio ed entrare in competizione con il vero Dio dell'amore rivelatoci dal Vangelo.

58. Un secondo aspetto della teoria del gender è che pretende di negare la più grande differenza possibile tra gli esseri viventi: la differenza sessuale. Questa differenza costitutiva non è solo la più grande immaginabile, ma anche la più bella e la più potente: realizza, nella coppia uomo-donna, la più ammirevole reciprocità ed è, quindi, la fonte di quel miracolo che non smette mai di stupirci, che è l'arrivo di nuovi esseri umani nel mondo. 

59. In questo senso, il rispetto per il proprio corpo e per quello degli altri è essenziale di fronte alla proliferazione e alla rivendicazione di nuovi diritti avanzata dalla teoria del gender. Questa ideologia "presenta una società senza differenze di sesso e svuota il fondamento antropologico della famiglia". È quindi inaccettabile che "certe ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni talvolta comprensibili, cerchino di imporsi come un unico modo di pensare che determina persino l'educazione dei bambini". Non va ignorato che "il sesso biologico (sex) e il ruolo socio-culturale del sesso (gender) possono essere distinti ma non separati". Va quindi respinto ogni tentativo di nascondere il riferimento all'evidente differenza sessuale tra uomo e donna: "non possiamo separare ciò che è maschile e femminile dall'opera creata da Dio, che è precedente a tutte le nostre decisioni ed esperienze, dove ci sono elementi biologici che è impossibile ignorare". Solo quando ogni persona umana può riconoscere e accettare questa differenza nella reciprocità è in grado di scoprire pienamente se stessa, la sua dignità e la sua identità. 

Riassegnazione di genere 

60. La dignità del corpo non può essere considerata inferiore a quella della persona in quanto tale. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci invita espressamente a riconoscere che "il corpo umano partecipa alla dignità di 'immagine di Dio'". Tale verità merita di essere ricordata soprattutto quando si parla di cambiamento di sesso. Infatti, l'essere umano è inseparabilmente composto da corpo e anima, e il corpo è il luogo vivo in cui l'interiorità dell'anima si dispiega e si manifesta, anche attraverso la rete delle relazioni umane. Costituendo l'essere della persona, anima e corpo condividono quindi quella dignità che caratterizza ogni essere umano. In questo senso, va ricordato che il corpo umano partecipa alla dignità della persona, in quanto dotato di significati personali, soprattutto nella sua condizione sessuale. È nel corpo, infatti, che ogni persona si riconosce come generata da altri, ed è attraverso il corpo che un uomo e una donna possono stabilire una relazione d'amore capace di generare altre persone. Sulla necessità di rispettare l'ordine naturale della persona umana, Papa Francesco insegna che "ciò che è creato ci precede e deve essere ricevuto come un dono. Allo stesso tempo, siamo chiamati a custodire la nostra umanità, e questo significa innanzitutto accettarla e rispettarla così come è stata creata". Quindi ogni operazione di cambiamento di sesso, come regola generale, rischia di minare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal momento del concepimento. Ciò non significa che sia esclusa la possibilità che una persona affetta da anomalie genitali, già evidenti alla nascita o che si sviluppano successivamente, possa scegliere di ricevere assistenza medica con l'obiettivo di risolvere tali anomalie. In questo caso, l'operazione non costituirebbe un cambiamento di sesso nel senso qui inteso. 

Violenza digitale 

61. Il progresso delle tecnologie digitali, pur offrendo molte possibilità per la promozione della dignità umana, tende sempre più a creare un mondo in cui lo sfruttamento, l'esclusione e la violenza sono in aumento e possono persino minare la dignità della persona umana. Basti pensare a quanto sia facile, attraverso questi mezzi di comunicazione, mettere in pericolo la buona reputazione di qualsiasi persona con notizie false e calunnie. A questo proposito, Papa Francesco sottolinea che "non è salutare confondere la comunicazione con il semplice contatto virtuale. Infatti, l'ambiente digitale è anche un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza, fino al caso estremo del dark web. I media digitali possono esporre le persone al rischio di dipendenza, isolamento e progressiva perdita di contatto con la realtà concreta, ostacolando lo sviluppo di relazioni interpersonali autentiche. Attraverso i social media si diffondono nuove forme di violenza, ad esempio il cyber-bullismo; il web è anche un canale di diffusione della pornografia e dello sfruttamento delle persone a fini sessuali o attraverso il gioco d'azzardo". Ed è così che, laddove crescono le possibilità di connessione, paradossalmente il mondo intero si trova in realtà sempre più isolato e impoverito nelle relazioni interpersonali: "nella comunicazione digitale tutto vuole essere mostrato e ogni individuo diventa oggetto di sguardi che sondano, spogliano e divulgano, spesso in modo anonimo. Il rispetto per l'altro si frantuma e in questo modo, nello stesso momento in cui lo spiazzo, lo ignoro e lo tengo lontano, posso invadere spudoratamente la sua vita fino all'estremo". Queste tendenze rappresentano il lato oscuro del progresso digitale. 

62. In questa prospettiva, se la tecnologia deve servire la dignità umana e non danneggiarla, e se deve promuovere la pace piuttosto che la violenza, la comunità umana deve essere proattiva nell'affrontare queste tendenze nel rispetto della dignità umana e per promuovere il bene: "In questo mondo globalizzato, "i mezzi di comunicazione possono aiutarci a sentirci più vicini gli uni agli altri, a percepire un rinnovato senso di unità nella famiglia umana, e a essere spinti alla solidarietà e a un serio impegno per una vita più dignitosa per tutti. [...] Possono aiutarci in questo compito, soprattutto oggi che le reti di comunicazione umana hanno raggiunto livelli di sviluppo senza precedenti. In particolare, Internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti; e questo è un bene, è un dono di Dio. Ma è necessario verificare costantemente che le attuali forme di comunicazione ci guidino effettivamente all'incontro generoso, alla ricerca sincera di tutta la verità, al servizio, alla vicinanza agli ultimi, al compito di costruire il bene comune". 

Conclusione 

63. Nel 75° anniversario della promulgazione della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948), Papa Francesco ha ribadito che questo documento "è come una strada maestra, sulla quale sono stati fatti tanti passi avanti, ma tanti ne mancano ancora, e a volte, purtroppo, si torna indietro. L'impegno per i diritti umani non finisce mai! A questo proposito, sono vicino a tutti coloro che, senza proclami, nella vita concreta di ogni giorno lottano e pagano di persona per difendere i diritti di chi non conta". 

64. È in questo spirito, con la presente Dichiarazione, che la Chiesa esorta vivamente a porre il rispetto della dignità della persona umana, al di là di ogni circostanza, al centro dell'impegno per il bene comune e di ogni ordinamento giuridico. Infatti, il rispetto della dignità di ogni persona è la base indispensabile per l'esistenza stessa di qualsiasi società che pretenda di essere fondata sul diritto giusto e non sulla forza del potere. È sulla base del riconoscimento della dignità umana che vengono sostenuti i diritti umani fondamentali, che precedono e sono alla base di ogni convivenza civile. 

65. Ogni singola persona e, allo stesso tempo, ogni comunità umana ha, quindi, il compito di realizzare concretamente ed effettivamente la dignità umana, mentre spetta agli Stati non solo proteggerla, ma anche garantire le condizioni necessarie perché essa fiorisca nella promozione integrale della persona umana: "nell'attività politica si deve ricordare che "al di là di ogni apparenza, ogni persona è immensamente sacra e merita il nostro affetto e la nostra dedizione"". 

66. Anche oggi, di fronte a tante violazioni della dignità umana che minacciano seriamente il futuro dell'umanità, la Chiesa non cessa di incoraggiare la promozione della dignità di ogni persona umana, indipendentemente dalle sue qualità fisiche, mentali, culturali, sociali e religiose. Lo fa nella speranza, certa della forza che scaturisce da Cristo risorto, che ha già portato alla sua definitiva pienezza la dignità integrale di ogni uomo e donna. Questa certezza diventa un appello nelle parole di Papa Francesco a ciascuno di noi: "Chiedo a ogni persona in questo mondo di non dimenticare quella dignità che nessuno ha il diritto di toglierle". 

Il Sommo Pontefice Francesco, nell'Udienza concessa al sottoscritto Prefetto insieme al Segretario della Sezione Dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede il 25 marzo 2024, ha approvato la presente Dichiarazione, decisa nella Sessione Ordinaria di questo Dicastero il 28 febbraio 2024, e ne ha ordinato la pubblicazione. 

Dato a Roma, presso il Dicastero per la Dottrina della Fede, il 2 aprile 2024, 19° anniversario della morte di San Giovanni Paolo II. 

Víctor Manuel Card. Fernández 

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