Con la Domenica delle Palme della Passione del Signore arriviamo alla fine del nostro viaggio. Siamo alle porte della Settimana Santa. La Chiesa commemora l'ingresso di Gesù a Gerusalemme con la processione della Domenica delle Palme. Paradossalmente, egli sarà acclamato come Re e Messia per poi essere condannato a morte sulla croce.
Come ha detto Benedetto XVI celebrando questo giorno: "Nella processione della Domenica delle Palme ci uniamo alla folla dei discepoli che, con grande gioia, accompagna il Signore nel suo ingresso a Gerusalemme". "Questa gioia iniziale è anche espressione del nostro "sì" a Gesù e della nostra disponibilità ad andare con lui ovunque ci conduca". Inoltre, "vuole essere un'immagine di qualcosa di più profondo, un'immagine del fatto che, insieme a Gesù, iniziamo il cammino verso il futuro". pellegrinaggioLa via maestra per il Dio vivente".
Dopo la processione con i rami e l'ingresso solenne in chiesa, la Colletta apre direttamente la celebrazione eucaristica. Questa preghiera, semplice nella struttura ma notoriamente lunga, è rimasta praticamente invariata nei secoli fino ai giorni nostri. Messale di Paolo VI. Il suo anonimo redattore potrebbe essersi ispirato ad alcuni testi di Sant'Agostino dove termini come esemplare, documento e humilitas sono anch'essi correlati.
Dio onnipotente ed eterno, che hai incarnato il nostro Salvatore e hai sopportato la croce perché noi imitassimo il suo esempio di umiltà, concedici di imparare gli insegnamenti della Passione e di partecipare alla gloriosa risurrezione. Omnípotens sempitérne Deus, qui humano géneri, ad imitándum humilitátis exémplum, Salvatórem Nostrum carnem súmere, et crucem subíre fecísti, concéde propítius, ut et patiéntiae ipsíus habére documéntaet resurrectiónis consórtia mereámur.
L'amore onnipotente del Padre
L'invocazione Omnípotens sempitérne Deus, come tale, è ripetuto in 14 collette domenicali. Ma il ricorso all'onnipotenza divina comparirà diverse centinaia di volte nel Messale, essendo uno degli attributi di Dio più frequentemente menzionati. Benché appartenga in egual misura alle tre Persone divine, nella Glorianel Credo e in molti prefazi l'onnipotenza si riferisce spesso soprattutto al Padre. Come il CatechismoDio è il Padre onnipotente. La sua paternità e la sua potenza si illuminano a vicenda. Egli mostra, infatti, la sua onnipotenza paterna con il modo in cui si prende cura delle nostre necessità; con l'adozione filiale che ci concede; infine, con la sua infinita misericordia, poiché mostra la sua potenza in sommo grado perdonando liberamente i peccati" (n. 270).
Il Padre perdona i nostri peccati inviandoci il suo Figlio unigenito. L'anamnesi ci ricorda due momenti salienti dell'esistenza del nostro Salvatore: prendere la nostra carne (carnem súmere) e di soffrire la croce (crucem subíre), l'Incarnazione e la Passione. Due momenti strettamente legati tra loro e alla nostra salvezza. Affermiamo esplicitamente nella nostra preghiera che Cristo compie tutto per il bene del genere umano, e poi lo professeremo di nuovo solennemente nel Credoper noi uomini e per la nostra salvezza".
L'esempio di umiltà del Figlio
La redenzione è oggettiva e universale, ma deve essere abbracciata da tutti. Il modo per farlo è imitare Gesù, che abbraccia liberamente l'umiliazione fino all'estremo. Da qui l'importanza di apprendere gli insegnamenti (documenta) della sua Passione, come chiediamo nella preghiera. Come diceva San Tommaso d'Aquino: "La Passione di Cristo è sufficiente a servire da guida e da modello per tutta la nostra vita, perché chiunque voglia condurre una vita perfetta non deve fare altro che disprezzare ciò che Cristo ha disprezzato sulla croce e desiderare ciò che Cristo ha desiderato. Nella croce troviamo l'esempio di tutte le virtù". Così, il peccato di orgoglio del vecchio Adamo viene guarito nell'amore, nell'obbedienza, nella pazienza e nell'umiltà di Cristo, il nuovo Adamo. La Colletta della Domenica delle Palme si conclude chiedendo la nostra partecipazione alla gloriosa risurrezione (con-sorzi significa subire la stessa sorte, lo stesso destino), il momento culminante dell'intero anno liturgico. È San Paolo a insegnare che con il battesimo moriamo con Cristo e siamo sepolti con lui, per risorgere con lui alla vita nuova propria di chi è morto al peccato e vive per Dio (cfr. Rm 6,3-11). Terminiamo così il nostro cammino quaresimale, pronti a partecipare alla celebrazione pasquale di questa nuova vita donataci da Cristo, con Lui e in Lui.
Sacerdote del Perù. Liturgista.