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Ricchezze del Messale Romano: le domeniche di Quaresima (I)

Il Messale Romano è una risorsa molto ricca con cui i fedeli possono prepararsi meglio durante la Quaresima. Come primo approccio, analizziamo brevemente la preghiera colletta della prima domenica di questo tempo liturgico.

Carlos Guillén-24 febbraio 2023-Tempo di lettura: 3 minuti
Quaresima

Questa prima domenica di Quaresima approfondiremo la comprensione della Colletta (Unsplash / Grant Whitty)

Il Concilio Vaticano II ha voluto promuovere la vita liturgica dei fedeli affinché, attraverso riti e preghiere rinnovati e arricchiti, potessero partecipare alla Liturgia in modo consapevole, pio e attivo, come richiede il loro sacerdozio battesimale. A tal fine, in una fase successiva, vari gruppi di lavoro si impegnarono a realizzare la riforma necessaria, riflettendo gli insegnamenti teologici e pastorali del Concilio, attingendo alle antiche fonti patristiche e liturgiche, e in un contatto molto più stretto con i fedeli. Le Sacre Scritture.

Un frutto maturo di questo lavoro sono i libri che attualmente utilizziamo per la celebrazione della Santa Messa. Nel caso del Messale Romano, in latino, ci sono state quattro edizioni successive, l'ultima delle quali nel 2008. La traduzione di quest'ultima edizione in spagnolo dipende dalla Conferenza episcopale di ogni Paese e la sua data di pubblicazione è molto più recente.

Per far conoscere alcune delle ricchezze contenute in questo Messale, promulgato prima da San Paolo VI e poi da San Giovanni Paolo II, iniziamo questa serie di articoli dedicati al commento delle preghiere delle domeniche di Quaresima. Lavoreremo con la preghiera chiamata "Colletta". È la prima preghiera pronunciata dal sacerdote al termine dei riti di apertura, e ha la particolarità di esprimere il carattere specifico di ogni celebrazione. 

Entrare nel "sacramento della Quaresima".

La Colletta della prima domenica di Quaresima recita così: 

Dio onnipotente,
attraverso i tirocini annuali del
Sacramento della Quaresima
concedeteci di progredire nella conoscenza
del Mistero di Cristo
e ottenere i suoi frutti con una condotta
dignitoso.

Concéde nobis, omnípotens Deus,
ut, per ánnua quadragesimális exercítia
sacramenti,
e ad intellegéndum Christi proficiámus
arcano,
et efféctus eius digna conversatióne sectémur

La preghiera che compariva nel Messale fino al 1962 (prima della riforma) era un'altra, ma per vari motivi gli studiosi hanno preferito utilizzare un'altra preghiera più antica. Essa si trova nel cosiddetto Sacramentario Gelasianum VetusI Messali, un predecessore dei messali in uso dal VII secolo, raccoglievano alcune preghiere per la Messa seguendo il corso dell'anno liturgico. La nostra preghiera è semplice nella sua struttura, anche se non altrettanto semplice nel suo lessico, soprattutto nella versione latina.

Cominciamo a commentare il riferimento al tempo liturgico, che viene fatto utilizzando l'espressione "sacramento quaresimale" (quadragesimalis sacramenti). Prendendo il concetto di sacramento in senso lato, l'obiettivo è mostrare che Dio trasforma il nostro tempo in un segno attraverso il quale vuole renderci disponibile la sua grazia. Per fede, le date del calendario si riferiscono a un altro tipo di tempo, alla storia della salvezza, e diventano portatrici di una realtà divina che ci viene offerta.

La Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Liturgia, Sacrosanctum ConciliumLa Chiesa, spiega, "commemorando i misteri della Redenzione, apre le ricchezze del potere santificante e dei meriti del suo Signore in modo tale che, in un certo senso, diventano presenti in ogni momento, affinché i fedeli possano entrare in contatto con essi ed essere riempiti della grazia della salvezza".

Frutti della grazia e dei nostri sforzi

Da un lato, questo tempo è un dono del cielo. Ma sono anche sei settimane che sono tradizionalmente associate alle "pratiche" (esercizio) da parte nostra. Questo termine ci collega all'idea di sforzo ripetuto, anche fisico, e compare più volte nel Messale, sempre nel contesto della Quaresima. Che fede e opere vadano di pari passo, anche se la priorità è data alla grazia, è un insegnamento apostolico con cui la Chiesa ci sfida anche oggi. Il dono di Dio ci chiede di prepararci bene alla conversione attraverso la penitenza.

Quali sono queste pratiche? La risposta è immediata se prestiamo attenzione alla lettura del Vangelo che ogni anno accompagna questa prima domenica di Quaresima: le tentazioni di Gesù nel deserto. Cristo ha vissuto il deserto, il combattimento spirituale, con il digiuno e la preghiera. In questo modo si è preparato fin dall'inizio della sua vita pubblica al compimento della sua missione, al sacrificio della sua vita sulla croce, al dono più grande che potesse farci (Gv 15,13). L'obiettivo è crescere e perfezionarsi (Gv 15,13).proficiamus) nella comprensione del Mistero di Cristo (Arcano cristiano), in modo da lasciare frutti (effetto) nella nostra vita. Ma questo non può essere fatto dall'esterno, in modo teorico.

Il Maestro ci insegna in modo concreto a vincere il peccato e a collaborare alla redenzione dell'umanità. Ci invita a imitarlo e ci educa a saper fare dono di noi stessi attraverso l'abnegazione e il distacco. Solo così possiamo progredire nella conoscenza dei sentimenti del suo Sacro Cuore, dell'amore del Padre che è venuto a rivelarci. È questo amore che deve passare nella nostra vita, riflettersi in una condotta degna di un figlio di Dio (conversazione digna) e portare gli stessi frutti che ha portato la vita di Cristo, per la vita del mondo.

L'autoreCarlos Guillén

Sacerdote del Perù. Liturgista.

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