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Ricchezze del Messale Romano: le domeniche di Quaresima (III)

Nella terza domenica di Quaresima, ci aspetta una preghiera collettiva che alza lo sguardo verso la misericordia divina.

Carlos Guillén-10 marzo 2023-Tempo di lettura: 3 minuti
Messale Romano

Nella terza domenica di Quaresima la preghiera della colletta ci porta a contemplare la misericordia di Dio (Unsplash / Mateus Campos Felipe)

All'inizio di questa terza settimana ci troviamo con la Colletta domenicale più lunga della Quaresima. Gli esperti incaricati della revisione delle preghiere del Messale hanno sostituito quella in uso fino al 1962 con una tratta dal vecchio sacramentario gelasiano, con modifiche minime. Si è così giunti all'attuale formulazione:

O Dio, autore di ogni misericordia e bontà, che accetti il digiuno, la preghiera e l'elemosina come rimedio ai nostri peccati, guarda con amore al riconoscimento della nostra piccolezza e solleva con la tua misericordia quelli di noi che sono schiacciati dalla coscienza.Deus, omnium misericordiárum et totíus bonitátis auctor, qui peccatórum remédia in ieiúniis oratiónibus et eleemósynis demonstrásti, hanc humilitátis nostrae confessiónem propítius intuére, ut, qui inclinámur consciéntia nostra, tua semper misericórdia sublevémur.

I pilastri della Quaresima

Una prima lettura è sufficiente a rivelare la pietra angolare su cui è costruito questo testo: la misericordia di Dio. Infatti, questo attributo divino compare sia nella lunga invocazione iniziale sia nella seconda petizione, ricevendo così un'enfasi particolare. Invochiamo il Padre delle misericordie (cfr. 2 Cor 1,3), come lo hanno invocato tanti pii ebrei (cfr. Sal 41 [40]; 51 [50]), in un modo che è di per sé una petizione. Gesù ha insegnato lo stesso nella parabola del fariseo e dell'esattore delle tasse (cfr. Lc 18,9-14). E così molti lo supplicavano, come il cieco alla periferia di Gerico (cfr. Lc 18,38). Che si tratti della guarigione dell'anima o della guarigione del corpo, la via è sempre quella della misericordia divina.

Non per niente il Santo Padre ha voluto proclamare un Giubileo della Misericordia qualche anno fa. In quell'occasione, ha scritto nella Bolla di Convocazione: "Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È una fonte di gioia, di serenità e di pace. È la condizione per la nostra salvezza. Misericordia è la parola che rivela il mistero della Santa Trinità. Misericordia: è l'atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro (...) Misericordia: è la via che unisce Dio e l'uomo, perché apre la cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato".

Allo stesso tempo, la bontà divina deve incontrare la disponibilità umana, e chi chiede ciò che non può, deve fare tutto ciò che può. Ecco perché la colletta cita la preghiera, il digiuno e l'elemosina come pilastri ascetici della Quaresima. Utilizzandoli troveremo un buon rimedio ai nostri peccati. Gesù vi fa riferimento nella sua predicazione, come ricordiamo il Mercoledì delle Ceneri (cfr. Mt 6,1-18). Sulla stessa linea, Sant'Agostino ci aiuta a comprenderne il valore: "Vuoi che la tua preghiera voli verso Dio? Dagli due ali: il digiuno e l'elemosina".

Sul solido terreno della misericordia divina

Attraverso le suddette pratiche quaresimali, vissute in spirito di penitenza e di fiducia nel Signore, confessiamo la nostra umiltà e la nostra piccolezza davanti a Dio (humilitatis nostrae confessionem), e gli chiediamo di guardare a noi con perdono, comprensione e comprensione (propitius intuere), non di rifiuto, né di condanna, perché siamo certi che Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati (cfr. 1Tim 2,4) e a questo scopo ha mandato suo Figlio nel mondo (cfr. Gv 3,17).

È lo stesso sguardo che invochiamo al Padre quando gli presentiamo nella preghiera eucaristica i nostri doni e la nostra vita uniti all'offerta fatta da Cristo sulla Croce: "Guarda con occhi di bontà questa offerta e accettala" (Canone Romano). Avere limiti, miserie e peccati non è un motivo per allontanarsi da Dio o per pensare che Egli si allontani da noi. Al contrario, è un motivo per cercarlo più intensamente ed è un invito ad avvicinarsi a noi, perché, come non i sani hanno bisogno del medico ma i malati, così il Signore è venuto a chiamare alla penitenza non i giusti ma i peccatori (cfr. Mc 2,17).

Per questo lo sguardo di Dio sarà sempre uno sguardo misericordioso, che ci solleva (misericordia sublevemur), anche quando i peccati che pesano sulla nostra coscienza vorrebbero tenerci oppressi, piegati (inclinamur conscientia nostra). È la reazione del padre misericordioso che, quando il figlio prodigo comincia a confessargli "ho peccato contro il cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio", si precipita a coprirlo di baci e gli chiede la veste migliore, l'anello, i sandali e organizza un banchetto (cfr. Lc 15,11-32).

Non c'è niente di meglio, d'altronde, che concludere questa preghiera quaresimale con una velata allusione alla Pasqua, perché la grazia di Cristo ci solleva, ci innalza dal più basso al più alto, cioè ci dona una vita nuova, la vita del Risorto. Riempiti di questa nuova vita, possiamo camminare dritti e diritti, come si addice a chi è risorto in Cristo, stando saldi sul terreno della misericordia divina.

L'autoreCarlos Guillén

Sacerdote del Perù. Liturgista.

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