Mentre l'anno liturgico volge al termine, meditiamo sulle verità ultime della vita umana: oggi, la speranza nella risurrezione.
L'episodio della tortura e della morte dei sette fratelli Maccabei sotto lo sguardo della madre testimonia il modo in cui la rivelazione della risurrezione dei morti progredisce nell'Antico Testamento.
Il secondo figlio dice: "Quando saremo morti per la sua legge, il Re dell'universo ci risusciterà alla vita eterna".e il terzo: "Dal cielo ho ricevuto [le mani]; spero di riaverle da Dio stesso".. Una fede nella resurrezione legata al merito per le buone opere compiute in vita.
I Sadducei compaiono per la prima volta nel Vangelo di Luca, ma molti di loro erano sommi sacerdoti, quindi probabilmente erano anche tra coloro che poco prima, dopo l'espulsione dei venditori dal tempio, si erano messi in mostra, "volevano finirlo". (Lc 19, 47), e che dopo aver interrogato Gesù "Stavano cercando di mettere le mani su di lui". (Lc 20,19).
Erano legati all'aristocrazia sacerdotale che controllava le finanze del tempio. Essi consideravano ispirato solo il Pentateuco e, poiché in quei libri non c'era alcuna menzione della risurrezione, pensavano che non appartenesse alla fede del popolo ebraico. La loro domanda offre a Gesù l'opportunità di parlare della risurrezione, senza fare riferimento alla propria.
La legge del levirato di cui parlano, così lontana dalla nostra mentalità, esprime il desiderio di sopravvivenza oltre la morte, attraverso la vita dei figli. D'altra parte, la fede nella risurrezione dà ai sette figli dei Maccabei la forza di perdere la vita per amore di Dio, rinunciando a mettere al mondo dei figli.
Gesù sottolinea la grande differenza tra il mondo terreno e la vita in Dio dopo la morte. Quando dice che non prendono moglie e marito, non dice che nella vita celeste le relazioni d'amore che avevano nella vita terrena sono indifferenti, ma che hanno caratteristiche diverse: non danno luogo a legami come quelli terreni, né a nuove nascite.
L'amore, invece, rimane; anzi, viene vissuto al massimo grado, senza limiti, distrazioni, egoismi, invidie, gelosie, incomprensioni, rabbia o infedeltà, ma con la libertà degli angeli del cielo, sempre pronti ad amare come ama Dio.
Gesù, che conosce il rapporto dei Sadducei con la Torah, confuta il loro errore citando Mosè, considerato l'autore della Torah, che nel roveto ardente sente Dio chiamarsi Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe: perciò essi sono vivi e i morti risuscitano. Con la fede nel Dio dei viventi, Gesù si rivolge alla sua passione e morte e si affida a lui: "Padre, nelle tue mani affido il mio spirito". (Lc 23,46), so che fra tre giorni il mio spirito ridarà vita al mio corpo, che risorgerà.
L'omelia sulle letture della domenica 32a Domenica
Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliauna breve riflessione di un minuto per queste letture.