Vangelo

Vivere alla luce di Dio. Quarta domenica di Quaresima (B)

Joseph Evans commenta le letture della quarta domenica di Quaresima e Luis Herrera tiene una breve omelia in video.

Giuseppe Evans-7 marzo 2024-Tempo di lettura: 2 minuti

Noi esseri umani siamo molto bravi a dare la colpa agli altri. Possiamo vivere pensando che sia sempre colpa di qualcun altro e anche di Dio. Non c'è quando abbiamo bisogno di lui. Non risponde alle nostre preghiere. Spesso non gli siamo fedeli e ci accadono cose brutte, di cui lo incolpiamo, dimenticando che le azioni cattive hanno necessariamente conseguenze negative. Pecchiamo e ci aspettiamo che Dio ci lasci impuniti.

La prima lettura di oggi ci offre un buon riassunto della storia dell'antico Israele. Vediamo la loro costante infedeltà. Dio continuava a inviare profeti per chiamarli al pentimento e loro continuavano a ignorarli. Alla fine, la pazienza di Dio si esaurì. Ma potremmo pensare che, se Dio è così amorevole come ci viene detto, la sua pazienza non dovrebbe mai esaurirsi. La pazienza di Dio è davvero infinita e la esercita anche permettendoci di soffrire. Non è che Dio punisca quando perde la pazienza. Egli esercita la pazienza anche nella punizione, che è anche parte della sua misericordia.

Dio permise la distruzione del tempio di Israele e la deportazione di molti, e fu un periodo terribile nella storia di Israele. La sofferenza del suo popolo in esilio è espressa nel salmo di oggi. Ma Dio fece in modo che un resto sopravvivesse e, come spiega la prima lettura, ispirò anche un sovrano successivo, il re persiano Ciro, a permettere agli esuli ebrei di tornare e ricostruire il tempio. Israele meritava la distruzione totale per la sua costante infedeltà. Gli furono semplicemente inferti alcuni duri colpi. Dio diede loro un'altra possibilità.

Il Vangelo si conclude con un invito a essere onesti, almeno con noi stessi. Non possiamo aspettarci un Dio che ci dà sempre cose buone mentre noi lo ignoriamo, peccando in tutti i modi possibili senza nemmeno preoccuparci di chiedere perdono. Questo è il significato del Vangelo quando dice che "... dobbiamo essere onesti con noi stessi.la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.". Le persone non vogliono accettare la loro colpa perché ciò potrebbe richiedere un cambiamento di vita. Preferiscono vivere nell'oscurità. "Perché chi fa il male odia la luce e non si avvicina alla luce per non essere accusato delle sue opere.". Siamo onesti con noi stessi e con Dio e quindi "veniamo alla luce". Incolpiamo noi stessi e non Dio. Incolpando Dio ci sottraiamo alle nostre responsabilità e viviamo nella menzogna. Incolpandoci e chiedendo perdono a Dio - soprattutto attraverso il sacramento della Confessione - ci apriamo alla sua misericordia, senza darla mai per scontata.

L'omelia sulle letture della quarta domenica di Quaresima

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliaUna breve riflessione di un minuto per queste letture domenicali.

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