Affinché una nave o un aereo raggiungano la loro destinazione, devono controllare costantemente di seguire la rotta corretta e fare le correzioni necessarie. E se, mentre guidiamo, ci rendiamo conto di aver sbagliato strada, il buon senso ci dice di tornare indietro e di riprendere la strada giusta. Lo stesso vale per la vita spirituale, e di questo ci parlano le letture di oggi.
Quanto siamo disposti a cambiare, a correggere la nostra rotta, ad ammettere di aver sbagliato? Gesù pone queste domande attraverso la parabola grafica di due figli che vengono mandati a lavorare dal padre. Il primo ha espresso la sua volontà di andare, ma non l'ha fatto. Forse aveva intenzione di andarci, ma si è distratto. E poi, una volta presa la decisione sbagliata, non è riuscito a cambiare e a fare la cosa giusta. L'altro, invece, pur avendo inizialmente sbagliato a rifiutare la richiesta del padre, riconobbe il suo errore e si mise effettivamente in cammino verso la vigna per iniziare a lavorare.
Il primo figlio, nonostante la sua apparente buona volontà, continuò sulla strada della disobbedienza. Il secondo figlio fu abbastanza saggio da tornare indietro e finì nel posto giusto. Gesù applica poi la parabola ai capi dei sacerdoti e agli anziani, nonché agli esattori delle tasse e alle prostitute. Questi ultimi, pur andando nella direzione sbagliata con le loro azioni peccaminose, ebbero il buon senso di cambiare direzione, di convertirsi, grazie alla predicazione del giusto Giovanni Battista.
I sacerdoti e gli anziani, pur vivendo inizialmente un "sì" a Dio, come risultato del loro stato di vita, non risposero realmente alla chiamata di Dio attraverso Giovanni. Il loro apparente sì si è trasformato in un vero e proprio no.
La volontà di rettificare è essenziale per la vita cristiana. Non dobbiamo mai pensare che la nostra posizione ci impedisca di ammettere di aver sbagliato. Questo può accadere, ad esempio, con le persone che rivestono un ruolo di autorità, persino con i genitori. Pensano che la loro stessa autorità impedisca loro di ammettere l'errore, come se facessero una brutta figura. Ma in questo modo non fanno altro che aggravare il loro errore e andare sempre più avanti sulla strada sbagliata.
Tutti noi dobbiamo vivere in uno stato di pentimento e questo significa rettificare molte volte al giorno. Chiedere perdono è profondamente cristiano. È bene fare numerosi atti di contrizione ogni giorno e chiedere perdono anche agli altri, ogni volta che ne abbiamo bisogno, compresi coloro che sono sotto la nostra autorità. Non è mai troppo tardi per riconoscere di aver commesso un errore o per tornare indietro se siamo sulla strada sbagliata.
Dio ci darà sempre la grazia necessaria per farlo. E, naturalmente, il mezzo migliore per passare dalla via sbagliata a quella giusta è il sacramento della confessione. Lì non è solo il profeta Giovanni che ci chiama ad ammettere i nostri peccati, ma è Gesù Cristo stesso che ci dà la grazia di cui abbiamo bisogno per confessarli, liberarci da essi e iniziare a vivere in modo nuovo e giusto.
Omelia sulle letture di domenica 26a domenica del Tempo Ordinario (A)
Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliaUna breve riflessione di un minuto per queste letture domenicali.