È bello vedere come Nostro Signore Gesù colleghi un atteggiamento infantile alla pace dell'anima. Ma forse non è sorprendente, perché sappiamo tutti che i bambini sono molto più spensierati degli adulti, appesantiti dai problemi della vita, reali o inventati. San Josemaría Escrivá, che conosceva così bene l'infanzia spirituale e ne ha scritto con tanta forza, lo ha detto in modo così bello nella sua opera Camino: "Essendo bambini, non avrete dispiaceri: i bambini dimenticano presto i loro problemi e tornano ai loro giochi ordinari. -Perciò, con l'abbandono, non dovrete preoccuparvi, perché riposerete nel Padre". (n. 864). E questo è ciò che ci dice Gesù nel Vangelo di oggi: "Ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Ci sono cose che solo i bambini capiscono e c'è una pace che solo i bambini godono. E così Nostro Signore continua: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime".
Queste preziose parole mi fanno a loro volta pensare a quei deliziosi versi del Salmo 131: "...".Ma io fermo e modero i miei desideri, come un bambino in braccio a sua madre; come un bambino soddisfatto così è la mia anima dentro di me".. Quanto più impariamo a essere come un bambino davanti a Dio, tanto più acquisteremo la pace dell'anima.
Non c'è da stupirsi che Gesù abbia posto come condizione per entrare nel regno dei cieli quella di essere come bambini (cfr. Mt 18,3).
Nella prima lettura, la Chiesa ci offre un'altra qualità infantile, che conduce anch'essa alla pace. Ci viene presentato il Messia re che entra a Gerusalemme, "povero e a cavallo di un asino". Nella sua umiltà, "proclamerà la pace ai popoli".
L'umiltà porta sempre pace. E i bambini sono umili per natura: danno per scontata la loro piccolezza e potremmo anche dire che questa diventa la loro forza, perché attira su di loro la nostra compassione e protezione. La seconda lettura, poi, nell'invitarci a vivere "spiritualmente" nello Spirito Santo, ci ricorda anche che è Lui ad attivare in noi il dono della pietà e, con esso, il senso della figliolanza divina. Anche se non è riportato in questa lettura, il capitolo, tratto dall'epistola di Paolo ai Romani, continuerà a direAvete ricevuto come figli di adozione uno Spirito nel quale gridiamo: "Abba, Padre". Questo stesso Spirito testimonia al nostro spirito che siamo figli di Dio". La lezione di questa settimana è dunque chiara: guidati dallo Spirito a diventare sempre più come i bambini, con la loro umiltà, raggiungeremo una pace profonda e arriveremo a conoscere Dio con quell'intuizione riservata ai bambini e che si rifiuta di essere persa da noi. "i saggi e i dotti".
Omelia sulle letture di domenica 14a domenica del Tempo Ordinario (A)
Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliaUna breve riflessione di un minuto per queste letture domenicali.