Le Sacre Scritture

I bambini e il Regno di Dio (Mc 10, 13-16)

I tre vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) riportano un breve episodio in cui dei bambini vengono portati da Gesù.

Josep Boira-19 luglio 2021-Tempo di lettura: 4 minuti
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Foto: Max Goncharov/ Unsplash

I tre vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) riportano un breve episodio in cui dei bambini vengono portati da Gesù. Ecco come lo racconta Marco: "Gli venivano portati dei bambini da prendere in braccio, ma i discepoli li rimproveravano. Quando Gesù se ne accorse, si adirò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano con me e non impediteli, perché il regno di Dio appartiene a persone come queste". In verità vi dico che chi non accoglie il regno di Dio come un bambino non entrerà in esso". E abbracciandoli, li benedisse e impose loro le mani". (Mc 10,13-16). Un'altra scena molto simile mostra Gesù che prende un bambino e lo pone come esempio per i suoi discepoli, mentre questi disputavano su chi fosse il più grande tra loro: "Perché chi si umilia come questo bambino, è il più grande nel regno dei cieli". (Mt 18,4). 

Gesù e i bambini

Non di rado i bambini appaiono come protagonisti nel Vangelo. Sono un esempio per questa "generazione" incredula, che assomiglia a coloro che non rispondono all'invito dei bambini a cantare (cfr. Mt 11, 16-17; Lc 7, 32). La lode dei bambini quando Gesù entra nel Tempio scandalizza i capi dei sacerdoti e gli scribi, e Gesù interviene in difesa di questa lode sincera e semplice dei piccoli (cfr. Mt 11,25), ricordando loro le Scritture: "Non avete mai letto: "Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai preparato la lode"?". (Mt 21,16; cfr. Sal 8,2).

Gesù sfamò anche i bambini nella moltiplicazione dei pani e dei pesci (cfr. Mt 14,21; 15,38). Il Maestro è il loro più coraggioso difensore contro coloro che li maltrattano, anche con il loro cattivo esempio: "Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono in me, è meglio che gli venga appesa al collo una macina da mulino, di quelle che fanno muovere un asino, e che venga annegato nelle profondità del mare". (Mt 18, 6). Infine, Gesù esulta di ringraziamento, perché i piccoli sono i destinatari della rivelazione di Dio Padre (cfr. Mt 11, 25). 

Gesù e i padri

L'episodio che stiamo commentando, in Matteo e Marco, segue l'insegnamento di Gesù sull'indissolubilità del matrimonio. Questa sequenza è significativa: una volta che l'uomo e la donna sono uniti per sempre in matrimonio, appaiono sulla scena i figli, frutto di questa unione.

Anche se l'evangelista non indica chi porta questi bambini a Gesù, l'episodio precedente sembra indicarlo: i genitori.

Ci sono diverse storie di miracoli in cui vediamo genitori che supplicano Gesù di guarire i loro figli. Gesù guarisce il figlio del funzionario reale (cfr. Gv 4,46-54); scaccia l'indemoniato dalla figlia della donna sirofenicia (cfr. Mc 7,24-30); e l'indemoniato muto dal ragazzo il cui padre è venuto da Gesù quasi disperato pregandolo di guarirlo (cfr. Mc 9,14-29); risuscita la figlia di Giairo dai morti (cfr. Mc 5,21-42). In tutti questi episodi, ad un certo punto della narrazione, vengono utilizzati i termini che indicano "ragazzo" o "ragazza" (in greco, paidíon, tigre): non si vuole indicare l'età precisa (solo nel caso della figlia di Giairo si dice che aveva dodici anni), ma come li vedono i genitori: sono "i loro figli" che stanno morendo.

E così la fama di Gesù come guaritore dei più deboli, compresi i bambini, crebbe. È facile immaginare, quindi, genitori che portavano a Gesù i loro figli piccoli, ancora deboli, perché li benedicesse, perché con l'imposizione delle sue mani, o semplicemente toccandoli, li proteggesse dalle malattie e dal potere del maligno. 

Gesù e i discepoli

L'insegnamento di Gesù ai suoi discepoli in questo contesto è di grande importanza. Gesù viene a "arrabbiarsi". (v. 14) perché i discepoli rifiutano i bambini che vengono da lui. Questo atteggiamento del Maestro può sorprenderci: che senso ha? 

Gesù è il vero Re e Messia di Israele. Egli inaugura il Regno dei cieli e chiede ai suoi discepoli di annunciarne la venuta (cfr. Mt 10,7). Un segno che questo Regno è arrivato sono i bambini, visti nella loro condizione essenziale: sono piccoli, deboli, dipendenti in tutto dalle cure dei genitori. In questo senso, Gesù si identifica con loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato". (Mc 9,37). Gesù si rivolge al Padre chiamandolo Abba (Mc 14,36), con il balbettio di un bambino che chiama il padre. Potremmo dire che è il più piccolo nel regno dei cieli (cfr. Mt 11, 11). La condizione essenziale del bambino è quella di Gesù nella sua relazione intima con il Padre. Si può comprendere meglio la gravità di impedire ai bambini di avvicinarsi a Gesù. È come impedire loro di avvicinarsi a Dio. Inoltre, è come separare Gesù stesso da suo Padre Dio. In fondo, senza rendersene conto, i discepoli stavano rifiutando Gesù impedendo ai bambini di avvicinarsi a lui. 

È commovente guardare Gesù circondato da bambini, che gioca con loro, sorride loro, chiede loro il nome, l'età...; li istruisce a essere buoni figli dei loro genitori, buoni fratelli e sorelle...; e parla loro del loro Padre nei cieli. Una scena terrena e celeste allo stesso tempo: quel momento è stato una chiara manifestazione di come deve essere il Regno dei Cieli sulla terra, e un riflesso di come sarà il regno nell'aldilà per coloro che sulla terra si sono comportati come figli davanti a Dio.

L'autoreJosep Boira

Professore di Sacra Scrittura

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