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Il messaggio di Francesco per la Quaresima 2021

La Quaresima inizia mercoledì 17 febbraio: oggi è stato reso pubblico il Messaggio del Papa, in cui ci incoraggia a vivere questo cammino di conversione e di preghiera con "la fede che viene da Cristo vivo, la speranza animata dal soffio dello Spirito e l'amore la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre". 

David Fernández Alonso-14 febbraio 2021-Tempo di lettura: 6 minuti
messaggio del papa per la quaresima 2021

"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme..." (Mt 20,18). La Quaresima: un tempo per rinnovare la fede, la speranza e la carità".

Cari fratelli e sorelle:
Quando Gesù annuncia ai suoi discepoli la sua passione, morte e risurrezione, per compiere la volontà del Padre, rivela loro il significato profondo della sua missione e li esorta ad associarsi ad essa, per la salvezza del mondo.

Mentre percorriamo il cammino quaresimale, che ci condurrà alle celebrazioni pasquali, ricordiamo colui che "umiliò se stesso e si fece obbediente fino alla morte, anche alla morte di croce" (Fil 2,8). In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, dissetiamoci con l'"acqua viva" della speranza e accogliamo con cuore aperto l'amore di Dio che ci rende fratelli e sorelle in Cristo.

Nella notte di Pasqua rinnoveremo le promesse del nostro Battesimo, per rinascere come uomini e donne nuovi, grazie all'opera dello Spirito Santo. Tuttavia, il cammino quaresimale, come tutto il cammino cristiano, è già sotto la luce della Risurrezione, che anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le decisioni di chi vuole seguire Cristo.

Il digiuno, la preghiera e l'elemosina, così come Gesù li presenta nella sua predicazione (cfr. Mt 6,1- 18), sono le condizioni e l'espressione della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (digiuno), lo sguardo e i gesti d'amore verso i feriti (elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità attiva.

1. La fede ci chiama ad abbracciare la Verità e ad essere testimoni, davanti a Dio e ai nostri fratelli e sorelle.

In questo tempo di Quaresima, accogliere e vivere la Verità manifestata in Cristo significa innanzitutto lasciarsi raggiungere dalla Parola di Dio, che la Chiesa ci ha trasmesso di generazione in generazione. Questa Verità non è una costruzione dell'intelletto, destinata a poche menti elette, superiori o illustri, ma è un messaggio che riceviamo e possiamo comprendere grazie all'intelligenza del cuore, aperto alla grandezza di Dio che ci ama prima che noi stessi ne siamo consapevoli. Questa Verità è Cristo stesso che, assumendo pienamente la nostra umanità, è diventato la Via - esigente ma aperta a tutti - che conduce alla pienezza della Vita.

Il digiuno come esperienza di privazione, per chi lo vive con semplicità di cuore, porta a una nuova scoperta del dono di Dio e alla comprensione della nostra realtà di creature a Sua immagine e somiglianza, che trovano in Lui il loro compimento. Attraverso l'esperienza di una povertà accettata, la persona che digiuna diventa povera con i poveri e "accumula" la ricchezza dell'amore ricevuto e condiviso. Così inteso e messo in pratica, il digiuno contribuisce ad amare Dio e il prossimo nella misura in cui, come ci insegna San Tommaso d'Aquino, l'amore è un movimento che concentra l'attenzione sull'altro, considerandolo un tutt'uno con se stessi (cfr. Lettera enciclica Fratelli tutti, 93).

La Quaresima è un tempo per credere, cioè per accogliere Dio nella nostra vita e permettergli di "prendere dimora" in noi (cfr. Gv 14,23). Digiunare significa liberare la nostra esistenza da tutto ciò che ostacola, anche dalla saturazione dell'informazione - vera o falsa - e dei prodotti di consumo, per aprire le porte del nostro cuore a Colui che viene a noi povero in tutto, ma "pieno di grazia e di verità" (Gv 1,14): il Figlio di Dio Salvatore.

2. La speranza come "acqua viva" che ci permette di continuare il nostro cammino

La Samaritana, a cui Gesù chiede di dargli da bere al pozzo, non capisce quando lui le dice che può offrirle "acqua viva" (Gv 4,10). All'inizio, naturalmente, lei pensa all'acqua materiale, mentre Gesù si riferisce allo Spirito Santo, quello che egli donerà in abbondanza nel mistero pasquale e che ci infonde la speranza che non delude. Nell'annunciare la sua passione e morte, Gesù annuncia già la speranza, quando dice: "E il terzo giorno risorgerà" (Mt 20,19). Gesù ci parla del futuro che la misericordia del Padre ha spalancato. Sperare con Lui e grazie a Lui significa credere che la storia non finisce con i nostri errori, con la nostra violenza e ingiustizia, né con il peccato che crocifigge l'Amore. Significa accontentarsi del perdono del Padre nel suo cuore aperto.

Nell'attuale contesto di preoccupazione in cui viviamo e in cui tutto sembra fragile e incerto, parlare di speranza potrebbe sembrare una provocazione. La stagione della Quaresima è fatta per la speranza, per volgere lo sguardo alla pazienza di Dio, che continua a prendersi cura della sua Creazione, mentre noi spesso la maltrattiamo (cfr. Lettera enciclica Laudato si', 32-33;43-44). È la speranza nella riconciliazione, alla quale San Paolo ci esorta con passione: "Vi chiediamo di essere riconciliati con Dio" (2 Cor 5,20).

Ricevendo il perdono, nel Sacramento che è al centro del nostro processo di conversione, anche noi diventiamo divulgatori del perdono: avendolo ricevuto noi stessi, possiamo offrirlo, potendo vivere un dialogo attento e adottando un comportamento che conforti chi è ferito. Il perdono di Dio, anche attraverso le nostre parole e i nostri gesti, ci permette di vivere una Pasqua di fraternità.

Durante la Quaresima, siamo più attenti a "pronunciare parole di incoraggiamento, parole che confortano, che rafforzano, che consolano, che stimolano", invece di "parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano" (Lettera enciclica Fratelli tutti [FT], 223). A volte, per dare speranza, basta essere "una persona gentile, che mette da parte le sue ansie e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola che stimola, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza" (ibid., 224).

Nel raccoglimento e nel silenzio della preghiera, la speranza ci viene donata come ispirazione e luce interiore, che illumina le sfide e le decisioni della nostra missione: per questo è fondamentale raccogliersi in preghiera (cfr. Mt 6,6) e incontrare, nell'intimità, il Padre della tenerezza.

Vivere la Quaresima nella speranza significa sentire che, in Gesù Cristo, siamo testimoni del tempo nuovo, in cui Dio "fa nuove tutte le cose" (cfr. Ap 21, 1-6). Significa accogliere la speranza di Cristo che dà la vita sulla croce e che Dio risuscita il terzo giorno, "sempre pronti a dare una spiegazione a chiunque ci chieda ragione della nostra speranza" (cfr. 1 Pt 3, 15).

3. La carità, vissuta sulle orme di Cristo, mostrando attenzione e compassione per ogni persona, è l'espressione più alta della nostra fede e della nostra speranza.

La carità si rallegra nel vedere l'altro crescere. Per questo motivo, soffre quando l'altro è in difficoltà: solo, malato, senza casa, disprezzato, bisognoso... La carità è l'impulso del cuore che ci fa uscire da noi stessi e che crea il legame di cooperazione e comunione.

"Sulla base dell'"amore sociale" è possibile procedere verso una civiltà dell'amore a cui tutti possiamo sentirci chiamati. La carità, con il suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo, perché non è un sentimento sterile, ma il modo migliore per realizzare percorsi efficaci di sviluppo per tutti" (FT, 183).

La carità è un dono che dà senso alla nostra vita e grazie ad essa consideriamo chi è privo di ciò di cui abbiamo bisogno come un membro della nostra famiglia, un amico, un fratello o una sorella. Il poco che abbiamo, se lo condividiamo con amore, non si esaurisce mai, ma diventa una riserva di vita e di felicità. Così è stato con la farina e l'olio della vedova di Zarefath, che diede il pane al profeta Elia (cfr. 1 Re 17,7-16); e con i pani che Gesù benedisse, spezzò e diede ai discepoli perché li distribuissero tra la gente (cfr. Mc 6,30-44). Così è per la nostra elemosina, piccola o grande che sia, se la facciamo con gioia e semplicità.

Vivere una Quaresima di carità significa prendersi cura di coloro che si trovano in condizioni di sofferenza, abbandono o disagio a causa della pandemia COVID-19. In un contesto di tale incertezza sul futuro, ricordiamo le parole di Dio al suo Servo: "Non temere, perché ti ho riscattato" (Is 43,1), offriamo con la nostra carità una parola di fiducia, affinché l'altro senta che Dio lo ama come un figlio.

"Solo con uno sguardo il cui orizzonte è trasformato dalla carità, che lo porta a percepire la dignità dell'altro, i poveri vengono scoperti e valorizzati nella loro immensa dignità, rispettati nel loro stile e nella loro cultura, e così veramente integrati nella società" (FT, 187).

Cari fratelli e sorelle, ogni fase della vita è un momento per credere, sperare e amare. Questo invito a vivere la Quaresima come un cammino di conversione e di preghiera, e a condividere i nostri beni, ci aiuta a riconsiderare, nella nostra memoria comunitaria e personale, la fede che viene dal Cristo vivo, la speranza animata dal soffio dello Spirito e l'amore la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre.

Maria, Madre del Salvatore, fedele ai piedi della croce e nel cuore della Chiesa, ci sostenga con la sua presenza premurosa e la benedizione di Cristo risorto ci accompagni nel cammino verso la luce della Pasqua.

Roma, San Giovanni in Laterano, 11 novembre 2020, memoria di San Martino di Tours.

Francisco

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