Commento alle letture di domenica 17
La ricostruzione di Luca del contesto in cui la preghiera di Gesù al Padre, che da sempre definisce i cristiani, viene consegnata ai suoi discepoli, è molto realistica.
Gesù si mette in disparte a pregare, come il lettore del Vangelo di Luca è abituato a vedere: "Era solito ritirarsi in campagna e dedicarsi alla preghiera". (5, 16); "In quei giorni Gesù si recò sul monte a pregare e passò la notte a pregare Dio". (6, 12); "Gesù stava pregando da solo" (9:18); "prese Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare" (9:18). (9, 28).
La persona che vi chiede della preghiera è "uno dei suoi discepolianche se la sua richiesta sembra essere fatta a nome di tutti: "Insegnaci a pregare".. La motivazione data corrisponde all'usanza del tempo: ogni gruppo aveva il suo modo di pregare, i discepoli di Giovanni, gli Esseni, i Farisei.
Ma deve essere stato ancora più affascinante per i discepoli vedere Gesù pregare con un'insolita familiarità con Dio. E desideravano poter attingere a questo stesso modo di pregare. Per scoprire il suo segreto.
Infatti, in quella parola, "Padre", è racchiuso il segreto che i discepoli volevano scoprire, e da quel momento la Chiesa nascente iniziò a imitare Gesù nel suo rapporto con il Padre. G. Ravasi scrive: "A differenza di Matteo, che usa la forma più giudaizzante e meno originale 'Padre nostro', Luca ha solo 'Padre', tradotto dall'originale aramaico usato da Gesù, Abbà, 'caro padre', 'papà'. E in questo non c'è solo l'ipsissima vox Iesu, c'è l'eco di una parola storica di Gesù, come ha mostrato lo studioso tedesco J. Jeremias, ma anche la voce coraggiosa della Chiesa che scopre Dio vicinissimo e "umano" in un rapporto assolutamente nuovo e inedito: "Siamo davanti a qualcosa di nuovo e inedito, che supera i limiti del giudaismo". Qui vediamo chi era il Gesù storico: l'uomo che aveva il potere di rivolgersi a Dio come Abbà, e che ha reso peccatori e pubblicani partecipi del regno, autorizzandoli a ripetere quest'unica parola: 'Abbà, Padre caro'" (Geremia)..
La parabola che segue immediatamente offre una nuova sfumatura del clima della relazione con il Padre, quella dell'amicizia. Ci sono tre amici. Uno arriva all'improvviso la sera da un viaggio, senza nulla, e chiede ospitalità al suo amico, che non ha nulla per sfamarlo, e si rivolge a un terzo amico per chiedergli in prestito tre pani.
In poche parole Gesù racconta tutta la vivacità del rapporto fraterno, che è anche amicizia nella Chiesa, e del rapporto filiale, che è anche amicizia con Dio, che solo può aiutare in molte questioni in cui intercediamo per i nostri fratelli. È l'unico che può dare lo Spirito Santo.
L'omelia sulle letture della domenica 17
Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliauna breve riflessione di un minuto per queste letture.