Luca inizia il racconto della Pentecoste negli Atti con l'espressione: "Quando il giorno di Pentecoste fu compiuto". Nel suo Vangelo usa lo stesso verbo greco con lo stesso significato: "Quando furono compiuti i giorni in cui sarebbe stato esaltato in alto, decise di partire per Gerusalemme" (9,51) e per il riempimento della barca nella tempesta sul lago (8,23).
Trasmette quindi l'idea di una pienezza che deve ancora venire. Infatti, la Pentecoste è il compimento della Pasqua e della sua pienezza. Ma non è la pienezza come punto di arrivo, bensì come inizio di una presenza, quella dello Spirito nella Chiesa e in ciascuno dei suoi membri: una presenza dinamica che agisce nel tempo.
Come il vento impetuoso con cui è apparso nel Cenacolo, che modella le dune del deserto e leviga le rocce. Come il fuoco che ha scelto di essere visibile, che illumina, riscalda, cuoce progressivamente il cibo rendendolo più commestibile e rende malleabili i metalli affinché il lavoro degli uomini possa produrre utensili e gioielli.
Così, la permanenza "per sempre" con noi dell'"altro Paraclito" è una permanenza attiva, che ci trasforma, ci plasma e ci fa crescere nel cammino della nostra storia.
Nel corso della storia della Chiesa e della nostra vita, lo Spirito Santo ci insegna tutto, ci ricorda le parole di Gesù e ce le fa capire. Egli, che è l'amore stesso di Dio, ci porta ad amare Gesù e quindi ad osservare i suoi comandamenti e a preparare la nostra anima come dimora fissa del Padre e del Figlio.
La liturgia di oggi ci dice che lo Spirito Santo è la capacità di farsi capire in tutte le lingue umane: il superamento della torre di Babele.
È il creatore dell'unità nel rispetto della diversità. È l'inviato che rinnova la faccia della terra: è lo Spirito creatore.
È Lui che, come scrive Paolo ai Romani, abitando in noi, ci aiuta a superare la tendenza a essere dominati dalla carne. Gli esegeti spiegano che con "carne" Paolo intende quel principio negativo che porta una persona a essere egocentrica, a perseguire i propri bisogni e le proprie ambizioni, a contare sulle proprie risorse, a essere piena di sé, a essere orgogliosa, schiava e soggetta alla paura.
Lo Spirito, invece, supera questa resistenza dovuta al peccato originale donando alla persona la libertà dei figli di Dio, la capacità di uscire da sé per aprirsi a Dio, agli altri in fraternità e alla creazione.
Con mancia e in beneficenza. Vieni, Padre dei poveri; vieni, datore di doni; vieni, luce dei cuori.
Consolazione perfetta; dolce ospite dell'anima; dolcissimo sollievo.
Nella fatica, il riposo; nel caldo, il rifugio; nel pianto, il conforto.
Omelia sulle letture di Pentecoste
Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliauna breve riflessione di un minuto per queste letture.