Commento alle letture della domenica IV
Geremia è chiamato da Dio a parlare a suo nome, anche se è giovane e non può parlare. Dio gli dice che lo conosceva prima che fosse formato nel grembo materno e che lo ha scelto prima che nascesse per essere un profeta per le nazioni. Gli chiede di dire ciò che gli ordinerà e di non avere paura: "...".Oggi faccio di te una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese... Ti faranno guerra, ma non ti sconfiggeranno, perché io sono con te per liberarti.". Ma la sua vita, nonostante la protezione di Dio, sarà piena di difficoltà: perseguitato dai suoi compatrioti, denunciato da familiari e amici, odiato, picchiato, torturato. La sua vita è un'anticipazione di quella di Gesù.
Nella sinagoga di Nazareth, Gesù disse che in lui si stava compiendo la profezia di Isaia. All'inizio la reazione è positiva. Notano le sue parole gentili. Sono stupiti, ma il dubbio sorge nel loro cuore: come è possibile che uno di loro, con le mani consumate dal lavoro, possa avere lo spirito di Dio e parlare come un profeta, essere colui di cui parlano le antiche Scritture? Dubitano che la profezia possa realizzarsi nel loro piccolo Paese di frontiera, ignorato dalle Scritture: "Non è forse questo il figlio di Giuseppe?
Gesù legge i loro cuori e rivela le loro aspettative. Volevano vedere lì i miracoli che aveva fatto a Cafarnao e altrove. Sono stati delusi dal loro concittadino. Gesù cita loro due proverbi. Con il primo, "Medico, guarisci te stesso"esprime il desiderio dei nazareni di essere guariti da lui. Lo considerano un operatore miracoloso. Con il secondo, "Nessun profeta è accettato dal suo popolo"Spiega loro che non lo stanno accettando come profeta, vorrebbero solo approfittare dei suoi poteri di guarigione per vivere meglio. Ma Gesù è un profeta: quando guarisce, lo fa con un occhio alla fede del malato e per aprire i cuori alla parola di Dio. Racconta della vedova di Zarefath di Sidone e di Naaman il Siro. Quei due stranieri ricevettero i miracoli di Dio, non gli israeliti dal cuore duro. I Nazareni avrebbero potuto pentirsi iniziando a credere in Gesù. Invece, lo portano sul precipizio della montagna per gettarlo giù. Non sopportano la sua verità. Gesù sfugge loro con un miracolo che non ha fatto in nessun altro luogo: la sua ora non è ancora giunta. Egli ci apre la strada per darci dalla croce, con il battesimo, il potere di essere tutti medici che guariscono nel proprio luogo di vita, e di essere profeti accolti nella propria casa, nel proprio ambiente. Così saranno i primi cristiani che diffonderanno la fede nei loro villaggi e nelle loro famiglie. Ma anche con questo Vangelo, erano disposti a non considerarsi "medici".dell'insegnante"quando arrivarono incomprensioni e persecuzioni.
L'omelia sulle letture della domenica 21
Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliauna breve riflessione di un minuto per queste letture.