L'8 aprile scorso la dichiarazione è stata finalmente pubblicata. Dignitas infinita sulla dignità umana, del Dicastero per la Dottrina della Fede.
Si tratta di un documento tanto atteso a causa dell'argomento che tratta. Come ha sottolineato il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, il cardinale Víctor Manuel Fernández, nella presentazione del documento, ci sono voluti cinque anni per arrivare al prodotto finale, cosa che vale la pena sottolineare poiché ci troveremmo di fronte a un documento maturo e per nulla improvvisato, ma che è passato attraverso varie stesure e sotto la supervisione di molti esperti di quel Dicastero.
In questo senso, la dichiarazione presenta una prima parte (i primi tre capitoli) che cerca di porre le basi della dignità umana, attingendo al magistero di San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Quest'ultimo ha apportato importanti contributi nel quarto capitolo, dove viene presentato un elenco di gravi violazioni della dignità umana.
L'origine di Dignitas infinita
Il nome Dignitas infinitaIl termine "dignità infinita" deriva da una citazione di San Giovanni Paolo II in occasione dell'Angelus con le persone con disabilità, per sottolineare che questa dignità può essere intesa come infinita, cioè che "va oltre tutte le apparenze esterne o le caratteristiche della vita concreta delle persone". (Dignitas infinita, Presentazione).
Questo ci permette di affrontare un tema che è il filo conduttore della dichiarazione, la base di tutto il resto, e cioè che l'uomo possiede una dignità infinita che si basa sul proprio essere e non sulle circostanze.
Questo aspetto è ancora più importante da riflettere in questi tempi in cui la dignità e tante questioni morali dipendono da criteri totalmente arbitrari. Ecco perché questo documento è importante, non perché sia necessariamente innovativo in termini di teoria della dignità umana, ma perché osa andare controcorrente, fedele alla missione della Chiesa, che San Giovanni Paolo II ha sottolineato in Splendore di Veritariscome diaconia della verità.
Dignità ontologica, dignità morale, dignità sociale e dignità esistenziale
Un altro punto da notare è la distinzione che egli fa tra dignità ontologica, dignità morale, dignità sociale e dignità esistenziale.
Il primo è il concetto su cui il documento lavora in profondità e consiste nella dignità che tutti noi abbiamo per il solo fatto di essere una persona, che si basa su due puntidi esistere e di essere stato voluto, creato e amato da Dio". (Dignitas infinita, n. 7). Ricordate che questa dignità non si perde mai, non può essere eliminata e non dipende affatto dalle circostanze, cosa troppo comune in questi tempi.
Il secondo significato, dignità moraleè legata alla libertà, cioè quando una persona agisce contro la propria coscienza, agisce contro la propria dignità. Si tratta di una distinzione molto utile, poiché la libertà tende a essere concepita come una mera capacità di scegliere tra un'opzione o un'altra, ma non è vista come una capacità che permette alla persona di crescere e perfezionarsi proprio quando viene esercitata e agita correttamente, né tanto meno quando la moralità degli atti è intesa come dipendente dal fatto che abbia un effetto sugli altri o che la persona senta di aver fatto qualcosa di sbagliato o meno.
D'altra parte, il dignità sociale si concentra sui vincoli sociali in cui le persone vivono. Queste condizioni possono essere inferiori a ciò che la dignità ontologica richiede. Come non pensare alle persone che si trovano in uno stato di estrema povertà, che non hanno accesso all'acqua o alle fognature, ai bambini che soffrono di malnutrizione, anemia e che non possono nemmeno accedere ai servizi sanitari più elementari. Infine, la dignità esistenziale si concentra su quelle circostanze che non permettono alla persona di vivere una vita dignitosa, non tanto nella sfera materiale o esterna che contraddicono la dignità ontologica, ma che sono fattori di condizionamento interni o esistenziali, come malattie, contesti familiari violenti, ecc.
Il dicastero pone l'accento su una distinzione molto sottile ma potenzialmente pericolosa, preferendo utilizzare il termine dignità personale invece della dignità umana, poiché la persona è intesa come soggetto capace di ragionare, per cui se abbiamo a che fare con un soggetto che non possiede questa capacità, o almeno non la possiede pienamente, allora non sarebbe degno del riconoscimento della dignità, ad esempio un feto o una persona con una malattia mentale o una disabilità.
Il testo, oltre a tutti i fondamenti che presenta, considera che la dignità umana è ben al di sopra di quanto si possa pensare grazie a tre convinzioni: siamo tutti creati a immagine di Dio, Cristo ha elevato questa dignità e la vocazione alla pienezza che abbiamo, di essere chiamati alla comunione con Dio, cosa che non si può dire di nessun'altra creatura.
Così comprendiamo che la Chiesa deve essere la prima a rispettare la dignità umana, a promuoverla e a svolgere il ruolo di garante della dignità di ogni persona, senza eccezioni.
Violazione della dignità
Nella presentazione del documento, il cardinale Fernández racconta come la bozza del testo sia stata inviata con la seguente precisazione: "Questa nuova formulazione si è resa necessaria per rispondere a una richiesta specifica del Santo Padre. Il Santo Padre aveva chiesto esplicitamente di prestare maggiore attenzione alle gravi violazioni della dignità umana che si verificano attualmente nel nostro tempo, sulla falsariga dell'enciclica Fratelli tutti. La Sezione Dottrinale ha quindi provveduto a ridurre la parte iniziale [...] e ad approfondire quanto indicato dal Santo Padre". (Dignitas infinita, Presentazione).
Così, il quarto capitolo ci offre un elenco, non esaustivo o chiuso, delle gravi violazioni che possiamo riscontrare nel nostro tempo, molte delle quali già note e sulle quali il Magistero si è già pronunciato, ad esempio San Giovanni Paolo II in Evangelium vitaeMentre altre sono violazioni più presenti nella società contemporanea, che si stanno gradualmente normalizzando o di cui si parla poco.
Prima della pubblicazione della tanto attesa dichiarazione c'erano dubbi sul fatto che avrebbe affrontato l'ideologia di genere, dato che Papa Francesco aveva recentemente dichiarato che "Il pericolo più brutto è l'ideologia di genere, che annulla le differenze". (Udienza di Papa Francesco ai partecipanti al convegno "Uomo-donna immagine di Dio. Per un'antropologia delle vocazioni"). In realtà, il testo indica la teoria del gender come una delle gravi violazioni perché "pretende di negare la più grande differenza possibile tra gli esseri viventi: la differenza sessuale. Questa differenza costitutiva non è solo la più grande immaginabile, ma anche la più bella e la più potente: realizza, nella coppia uomo-donna, la più ammirevole reciprocità ed è, quindi, la fonte di quel miracolo che non smette mai di stupirci, che è l'arrivo di nuovi esseri umani nel mondo". (Dignitas infinita, n. 58).
Dignitas infinita è un contributo della Chiesa a quella lotta che, come sottolinea Papa Francesco, non finisce e non deve finire mai (cfr. Dignitas infinita, n. 63) quando si tratta di diritti umani e di dignità dell'uomo, mettendoci al contempo in guardia dalla tentazione di eliminare la dignità umana come fondamento dei diritti umani, per lasciarli all'arbitrio delle ideologie e agli interessi dei più forti.
Si apprezza la chiarezza del documento, che fa riferimento alle basi della dignità umana, ma anche alle gravi violazioni che possono verificarsi e, purtroppo, si verificheranno sempre, motivo per cui non è possibile fare un elenco esaustivo di tutte le violazioni né offrire soluzioni per ogni caso: "Il rispetto della dignità di ogni persona è la base indispensabile per l'esistenza stessa di qualsiasi società che pretenda di essere fondata sul diritto giusto e non sulla forza del potere. È sulla base del riconoscimento della dignità umana che vengono sostenuti i diritti umani fondamentali, che precedono e sono alla base di ogni convivenza civile". (Dignitas infinita, n. 64).