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Udienza generale (17 marzo 2021)

Omnes-17 maggio 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi completiamo la catechesi sulla preghiera come relazione con la Santissima Trinità, in particolare con lo Spirito Santo.

Il primo dono di tutta l'esistenza cristiana è lo Spirito Santo. Non è uno dei tanti doni, ma uno dei tanti doni. il Don fondamentale. Lo Spirito è il dono che Gesù ha promesso di inviarci. Senza lo Spirito non c'è relazione con Cristo e con il Padre. Lo Spirito, infatti, apre il nostro cuore alla presenza di Dio e lo attira in quel "turbine" d'amore che è il cuore stesso di Dio. Non siamo solo ospiti e pellegrini nel viaggio su questa terra, ma anche ospiti e pellegrini nel mistero della Trinità. Siamo come Abramo, che un giorno, accogliendo tre viaggiatori nella sua tenda, trovò Dio. Se possiamo veramente invocare Dio chiamandolo "Abba - Papa", è perché lo Spirito Santo abita in noi; è Lui che ci trasforma nel profondo e ci fa sperimentare la gioia commovente di essere amati da Dio come veri figli. Tutto il lavoro spirituale dentro di noi verso Dio è fatto dallo Spirito Santo, questo dono. Egli opera in noi per portare avanti la nostra vita cristiana verso il Padre, con Gesù.

Il CatechismoA questo proposito, dice: "Ogni volta che ci rivolgiamo a Gesù nella preghiera, è lo Spirito Santo che, con la sua grazia preveniente, ci attira sulla via della preghiera. Dal momento che ci insegna a pregare ricordandoci di Cristo, come possiamo non rivolgerci a Lui nella preghiera? Per questo la Chiesa ci invita a implorare lo Spirito Santo ogni giorno, specialmente all'inizio e alla fine di ogni azione importante" (n. 2670). Questa è l'opera dello Spirito in noi. Egli "ricorda" Gesù e lo rende presente in noi - possiamo dire che è la nostra memoria trinitaria, è la memoria di Dio in noi - e lo rende presente in Gesù, in modo che non si riduca a un personaggio del passato: lo Spirito, cioè, rende presente Gesù nella nostra coscienza. Se Cristo fosse solo lontano nel tempo, saremmo soli e persi nel mondo. Sì, ci ricorderemo di Gesù, là, lontano, ma è lo Spirito che lo porta oggi, ora, in questo momento nel nostro cuore. Ma nello Spirito tutto è vivificato: ai cristiani di ogni tempo e luogo è aperta la possibilità di incontrare Cristo. Si apre la possibilità di incontrare Cristo non solo come personaggio storico. No: Egli attira Cristo nei nostri cuori, è lo Spirito che ci fa incontrare Cristo. Non è lontano, lo Spirito è con noi: Gesù educa ancora i suoi discepoli trasformando i loro cuori, come ha fatto con Pietro, con Paolo, con Maria Maddalena, con tutti gli apostoli. Ma perché Gesù è presente? Perché è lo Spirito che lo porta in noi.

Questa è l'esperienza di molti oranti: uomini e donne che lo Spirito Santo ha formato secondo la "misura" di Cristo, nella misericordia, nel servizio, nella preghiera, nella catechesi... È una grazia incontrare queste persone: ci accorgiamo che in loro pulsa una vita diversa, il loro sguardo vede "oltre". Non pensiamo solo ai monaci e agli eremiti; si trovano anche tra la gente comune, persone che hanno intrecciato una lunga vita di dialogo con Dio, a volte di lotta interiore, che purifica la fede. Questi umili testimoni hanno cercato Dio nel Vangelo, nell'Eucaristia ricevuta e adorata, nel volto del fratello in difficoltà, e custodiscono la sua presenza come un fuoco segreto.

Il primo compito dei cristiani è proprio quello di mantenere vivo questo fuoco, che Gesù ha portato sulla terra (cfr. Lc 12,49), e cos'è questo fuoco? È l'amore, l'Amore di Dio, lo Spirito Santo. Senza il fuoco dello Spirito, la profezia si spegne, la tristezza sostituisce la gioia, l'abitudine l'amore, il servizio diventa schiavitù. Viene in mente l'immagine della lampada accesa accanto al tabernacolo, dove si conserva l'Eucaristia. Anche quando la chiesa è vuota e scende la notte, anche quando la chiesa è chiusa, quella lampada rimane accesa, continua a bruciare: nessuno la vede, ma arde davanti al Signore. È così che lo Spirito è nel nostro cuore, è sempre presente come una lampada.

Troviamo anche scritto nel CatechismoLo Spirito Santo, la cui unzione permea tutto il nostro essere, è il Maestro interiore della preghiera cristiana. È l'artefice della tradizione vivente della preghiera. Certo, ci sono tanti modi di pregare quanti sono gli oranti, ma è lo stesso Spirito che agisce in tutti e con tutti. Nella comunione nello Spirito Santo la preghiera cristiana è preghiera nella Chiesa" (n. 2672). Spesso capita che non preghiamo, che non abbiamo voglia di pregare o che spesso preghiamo come pappagalli con la bocca ma con il cuore lontano. Questo è il momento di dire allo Spirito: "Vieni, vieni Spirito Santo, scalda il mio cuore". Vieni e insegnami a pregare, insegnami a guardare il Padre, a guardare il Figlio. Insegnami a percorrere il cammino della fede. Insegnami ad amare e soprattutto insegnami ad avere un atteggiamento di speranza". Si tratta di chiamare lo Spirito ad essere continuamente presente nella nostra vita.

È quindi lo Spirito che scrive la storia della Chiesa e del mondo. Siamo pagine aperte, disponibili a ricevere la sua calligrafia. E in ognuno di noi lo Spirito compone opere originali, perché non ci sarà mai un cristiano completamente identico a un altro. Nell'infinito campo della santità, l'unico Dio, Trinità d'Amore, fa fiorire la varietà dei testimoni: tutti uguali nella dignità, ma anche unici nella bellezza che lo Spirito ha voluto irradiare in ciascuno di coloro che la misericordia di Dio ha reso suoi figli. Non dimentichiamo che lo Spirito è presente, è presente in noi. Ascoltiamo lo Spirito, invochiamo lo Spirito - è il dono, il dono che Dio ci ha fatto - e diciamogli: "Spirito Santo, non so quale sia il tuo volto - non lo sappiamo - ma so che sei la forza, che sei la luce, che sei in grado di farmi andare avanti e di insegnarmi a pregare". Vieni, Spirito Santo. Una bella preghiera questa: "Vieni, Spirito Santo".

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