Gli insegnamenti del Papa

Conversione, compassione e fiducia

La crisi sanitaria scatenata in tanti luoghi dal coronavirus spinge a riflettere su alcuni insegnamenti di Francesco nelle ultime settimane, facendoli risuonare ora in modo unico.

Ramiro Pellitero-3 aprile 2020-Tempo di lettura: 5 minuti

Ci riferiamo al suo messaggio per la Quaresima, al suo messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù inizialmente prevista per l'inizio di aprile a Roma; in terzo luogo, al suo discorso al clero romano in occasione della Quaresima.

Chiamata alla conversione in una "Quaresima speciale".

Il messaggio del Papa si è concentrato su un testo paolino: "Nel nome di Cristo vi chiediamo di essere riconciliati con Dio". (2 Cor 5,20). Egli ci invita a guardare al Crocifisso per riscoprire la Mistero PasqualeLa base della conversione: "Guardate nelle braccia aperte di Cristo crocifisso, lasciatevi salvare ancora e ancora. E quando venite a confessare i vostri peccati, credete fermamente nella sua misericordia che vi libera dalla colpa. Contemplate il suo sangue versato con amore e lasciatevi purificare da esso. Allora rinascerai, ancora e ancora". (esortazione apostolica Christus vivit, n. 123).

Questo tempo di grazia, che è sempre la Quaresima, quest'anno si tinge fortemente delle circostanze - legate alla pandemia di coronavirus - che ci circondano, che hanno portato alla concessione di abbondanti Indulgenze (cfr. Decreto della Penitenzieria Apostolica, 19-III-2020) dalla Santa Sede. 

Si è scritto e si scriverà molto sulle "lezioni" che possiamo trarre da questo momento difficile, in cui tanti cari ci hanno lasciato e molti altri sono gravemente danneggiati o minacciati nella loro vita, nelle loro famiglie e nelle loro economie. 

Ecco perché le parole di Francesco, pubblicate mesi prima di poter prevedere la situazione in cui ci troviamo, il 7 ottobre 2019, proprio il giorno dell'apertura del Sinodo amazzonico, sono particolarmente drammatiche e significative: "Porre il mistero pasquale al centro della vita significa avere compassione per le ferite del Cristo crocifisso presenti nelle tante vittime innocenti delle guerre, negli abusi contro la vita dei non nati e degli anziani, nelle tante forme di violenza, nei disastri ambientali, nell'ingiusta distribuzione dei beni della terra, nel traffico di esseri umani in tutte le sue forme e nella sete sfrenata di profitto, che è una forma di idolatria".

Forse questa smania di accumulare - lo diranno il tempo e la ricerca, ma anche la nostra coscienza di consumatori occidentali - è uno dei fattori scatenanti dei problemi che stiamo vivendo. 

Per grandi mali, grandi rimedi, e la reazione dei cristiani di tutto il mondo è di preghiera e penitenza, stretti al Papa e ai vescovi. Ancorati nella fede, protetti dal manto della Madonna. Sapendo che, anche da tutto questo, Dio può trarre un grande bene, contando sulla nostra preghiera e conversione, sulla nostra vicinanza ai sofferenti e sul nostro lavoro.

Sperimentare la compassione e difendersi sempre da soli

Il Messaggio per la 35ª Giornata Mondiale della Gioventù 2020 Le parole del Signore al figlio della vedova di Nain: "Giovane, ti dico, alzati!". (Lc 7,14). In continuità con il Sinodo sui giovani e in preparazione alla grande Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona (2022), il Papa vuole che i giovani si sveglino in questi anni, che si alzino per vivere veramente con Cristo. 

Non si tratta di un messaggio dolce e tranquillizzante. Il Papa propone di guardare, "vedere il dolore e la morte". intorno a loro. Non si riferisce solo a ciò che stiamo contemplando in questi giorni; ma all'ampio quadro - che riguarda in gran parte i giovani stessi - della morte anche morale e spirituale, emotiva e sociale. Molti sono morti perché hanno perso la speranza, vivendo nella superficialità o nel materialismo, assaporando illusoriamente i propri fallimenti. Altri hanno diverse ragioni per soffrire.

Il Papa invita tutti a guardare direttamente, con occhi attenti, senza mettere il cellulare davanti a sé o nascondersi dietro i social network. Li invita ad abbattere gli idoli, a provare compassione per gli altri (cfr. Mt 25,35 ss.).

Molte volte bisogna iniziare a tirarsi su con le proprie gambe. Non come un "condizionamento psicologico", come pretendono alcuni consigli di "auto-aiuto" alla moda (credere in se stessi, nella propria energia positiva!), come se fossero "parole magiche" che dovrebbero risolvere tutto. Perché per chi è "morto dentro" queste parole non funzionano. Lasciarsi sollevare da Cristo significa davvero una nuova vita, una rinascita, una nuova creazione, una resurrezione. E questo si traduce - come per il figlio della vedova di Nain - nel ricostruire le nostre relazioni con gli altri. ("cominciò a parlare")(Lc 7, 15).

Oggi ci sono molti giovani "connessi", ma non tanto "in comunicazione". Molti vivono in isolamento, ritirati in mondi virtuali, senza aprirsi alla realtà. E questo - avverte Francesco - "Non significa disprezzare la tecnologia, ma usarla come mezzo e non come fine.

In breve, propone: "Stand up" significa anche "sognare", "rischiare", "impegnarsi per cambiare il mondo"". Alzarsi significa appassionarsi a ciò che è grande, a ciò che vale. E grande è "diventare un testimone di Cristo e dare la vita per Lui"..

Il Papa conclude con quella che potrebbe essere definita la domanda da un milione di dollari per i giovani: "Quali sono le vostre passioni e i vostri sogni? Li affida a Maria, Madre della Chiesa: "Per ogni figlio che muore, la Chiesa muore, e per ogni figlio che risorge, essa risorge"..

Speranza, fiducia in Dio, unità

"L'amarezza nella vita del sacerdote".è stato il tema del discorso del Santo Padre al clero di Roma (letto dal cardinale De Donatis) giovedì 27 febbraio. Mentre la maggior parte dei sacerdoti è soddisfatta della propria vita e accetta certe amarezze come parte della vita stessa, Francesco trova interessante riflettere sulle radici e sulle soluzioni di queste "amarezze". In questo modo sarà più facile "guardarli in faccia", toccare la nostra umanità e poter servire meglio la nostra missione. 

Per aiutare a guardare queste radici, le divide in tre parti: in relazione alla fede, in relazione ai vescovi e in relazione agli altri. 

In relazione alla fede, sottolinea la necessità di distinguere tra "aspettative" e "speranze". I discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24, 21) parlavano delle loro aspettative, senza rendersi conto che "Dio è sempre più grande" dei nostri progetti, e che la sua grazia è la vera protagonista della nostra vita (per inocularci contro ogni pelagianesimo e gnosticismo). 

Nel nostro caso", sottolinea Francesco, "forse ci manca il "fare i conti con Dio" e la fiducia in Lui, ricordandoci di noi stessi: "Dio mi ha parlato e mi ha promesso, il giorno dell'ordinazione, che la mia sarà una vita piena, con la pienezza e il gusto delle Beatitudini". E per questo è necessario ascoltare non solo i la storia ma anche di accettare - con l'aiuto di un accompagnamento spirituale - le realtà di nostra vita: "Le cose andranno meglio non solo perché cambieremo i nostri superiori, o la nostra missione, o le nostre strategie, ma perché saremo confortati dalla Parola (di Dio)".

In relazione ai vescoviDa parte del vescovo, la chiave è l'unità tra vescovo e sacerdoti. Da parte del vescovo, nell'esercizio dell'autorità come paternità, prudenza, discernimento ed equità. In questo modo insegnerà a credere, a sperare e ad amare. 

In relazione agli altriFrancesco promuove la fraternità e la lealtà, la condivisione e rifiuta lo spirito di cautela e di sospetto. Inoltre, sottolinea, richiede una buona gestione della solitudine, necessaria per la contemplazione, che è, intorno all'Eucaristia, l'anima del ministero sacerdotale. Ma tutto questo senza rifugiarsi nell'isolamento; senza isolarsi dalla grazia di Dio (che porta al razionalismo e al sentimentalismo) o dagli altri: dalla storia, dal "noi" del popolo santo e fedele di Dio (che porterebbe al vittimismo, elisir del demonio), che si aspetta che siamo maestri dello spirito, capaci di indicare i pozzi di acqua fresca in mezzo al deserto.

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