Il pianeta dei cani

Il mondo in cui viviamo, con i virus che minacciano l'umanità, ci ha fatto riflettere sulla fragilità della nostra specie.

2 settembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Quel film, che in seguito ha generato una serie televisiva e che oggi è un grande franchise, ha avuto un profondo impatto sulla mia infanzia. Il pianeta delle scimmie narrava una distopia in cui la specie umana aveva ceduto alla superiorità delle scimmie che dominavano la terra in un futuro immaginario. All'origine, il grande fallimento dell'umanità da Adamo ed Eva in poi: voler essere come Dio, questa volta attraverso l'abuso dell'ingegneria genetica e dell'energia nucleare, per poi finire col rendersi conto di essere nudi.

L'essere umano, fatto a immagine e somiglianza di Dio, ha il potere di dare la vita e di toglierla, di riprodursi o di estinguersi. È l'unico essere vivente che può aggirare la legge dell'autoconservazione, inscritta in tutta la creazione, per seguire la legge dell'autodistruzione. Creati per la vita, nella nostra libertà siamo capaci di condannarci alla morte. Questo è infatti ciò che, in termini teologici, chiamiamo peccato, anche se la parola nel linguaggio popolare ha altre connotazioni, spesso errate.

Gli esseri umani, fatti a immagine e somiglianza di Dio, hanno il potere di dare la vita e di toglierla, di riprodursi o di estinguersi.

Antonio Moreno

Il mondo distopico in cui viviamo nel 2020-2021, con virus mutanti che minacciano la famiglia umana, ci ha fatto riflettere sulla fragilità della nostra specie e sulla possibilità concreta che le favole hollywoodiane diventino più che un semplice intrattenimento.

Questa introduzione serve a spiegare perché l'altra sera ho avuto difficoltà ad addormentarmi dopo aver letto questo dato: in Spagna ci sono 6,2 milioni di bambini sotto i 14 anni, mentre ci sono più di 7 milioni di cani registrati. Il sogno delle giovani coppie non è più quello di avere una prole, ma di condividere un cane. Gli esseri umani nascono, crescono, adottano un cane e muoiono senza lasciare traccia. Questa è la realtà degli uomini e delle donne del XXI secolo, condannati a una vita da cani in cui l'amore di una famiglia, aperta all'eternità, è sostituito dall'affetto intransigente di animali adorabili.

Non dobbiamo dimenticare che il cane è una specie creata dall'uomo, incrociata per generazioni per soddisfare i nostri bisogni e, al giorno d'oggi, il bisogno più elementare (basti vedere la tanto decantata società del benessere) è l'affetto.

In questa Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, mi vengono in mente le parole del Papa in Laudato si'Non può essere reale un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura se allo stesso tempo non c'è nel cuore la tenerezza, la compassione e la preoccupazione per gli esseri umani. È evidente l'incoerenza di chi si batte contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente al traffico di persone, che trascurano i poveri o che sono determinate a distruggere un altro essere umano che non amano".

E di fronte alle disuguaglianze del nostro mondo, di fronte alla superiorità della cultura dell'usa e getta, che disprezza i poveri, gli anziani, i malati e i bambini, mentre si suppone che ami sempre di più gli animali, mi viene in mente la scena finale del film con cui ho aperto l'articolo: un magistrale Charlton Heston scopre finalmente che, dopo la distruzione della razza umana, non c'è nessuno da biasimare se non l'uomo stesso nell'uso della sua libertà. E a quattro zampe, sdraiato come un cane sulla riva della spiaggia mentre viene sballottato dalle onde, esclama: "Maniaci! L'avete distrutta! Vi maledico!".

L'autoreAntonio Moreno

Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.

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Ecologia integrale

Inizia il Tempo della Creazione, una chiamata a prendersi cura della casa comune

Dal 1° settembre, su iniziativa del Papa, la Chiesa cattolica, insieme ad altre confessioni, si unirà al Tempo del Creato, che sarà celebrato in modo speciale fino al 4 ottobre, festa di San Francesco.

Maria José Atienza-1° settembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Sulla spinta del movimento Laudato si' il Il tempo della creazione si presenta come un tempo di grazia che tutte le Chiese cristiane, in dialogo ecumenico, offrono all'umanità per rinnovare il rapporto con il Creatore e con la creazione "una celebrazione che permette a tutti gli uomini di riconoscersi come "opera dell'atto creativo del Signore", di contemplare la natura e tutto ciò che la abita e di prendersi cura della nostra casa comune". Un momento che vuole essere un invito alla riflessione per tutti i cristiani del mondo sul tema "Una casa per tutti? Rinnovare l'Oikos di Dio".

Un'iniziativa inquadrata nella preoccupazione per il futuro del pianeta e le condizioni di tutti i suoi abitanti, che è una delle linee pastorali e magisteriali di Papa Francesco e che ha dato vita a iniziative come la Piattaforma d'azione Laudato si'.

Gli individui e le comunità sono chiamati a partecipare e a spingere in avanti attraverso tre vie:

  • Preghiera: organizzare un incontro di preghiera ecumenico che unisca tutti i cristiani per prendersi cura della nostra casa comune.
  • Sostenibilità: condurre un progetto di pulizia che aiuti tutto il creato a prosperare.
  • Advocacy: fate sentire la vostra voce per la giustizia climatica partecipando o guidando una campagna in corso, come il movimento di disinvestimento dai combustibili fossili.

Attraverso timeforcreation.org è possibile trovare la guida ufficiale alla celebrazione del Tempo della Creazione, un'ampia gamma di risorse e un modulo per registrare eventi e attività a questo proposito.

Questo periodo di creazione guarda soprattutto alla 26ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), che si terrà il prossimo novembre, dove i Paesi dovranno annunciare i loro piani per raggiungere gli obiettivi dello storico accordo di Parigi sul clima. Infatti, in occasione di questa Conferenza, monsignor Bruno-Marie Duffé, segretario del Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha invitato i cattolici a sottoscrivere e a promuovere la Petizione "Pianeta sano, persone sane".che indica ai leader mondiali come prendersi cura della creazione di Dio.

Letture della domenica

Commento alle letture di domenica 23a domenica del Tempo Ordinario

Andrea Mardegan commenta le letture della XXIII domenica del Tempo Ordinario e Luis Herrera tiene una breve omelia video. 

Andrea Mardegan-1° settembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Marco racconta che Gesù "Partito dalla regione di Tiro, passò per Sidone e giunse al mare di Galilea, attraversando il territorio della Decapoli".. A Gesù piaceva entrare nei territori abitati dai pagani. 

La sua missione non era quella di annunciare loro il Vangelo, ma di concentrarsi sul "pecorelle smarrite della casa d'Israele": Affiderà questo compito ai suoi, prima di lasciarli. Confidando nel potere dello Spirito Santo, li avrebbe inviati a predicare e battezzare tutte le nazioni. Ma non poté resistere alla possibilità di visitare quelle terre abitate dai pagani, soprattutto quelle che si trovavano proprio sul lago di Gennesaret, dove iniziò la sua missione pubblica. Così ha manifestato il suo desiderio di portare loro la salvezza.

Marco aveva raccontato dell'indemoniato di Gerasa che andò incontro a Gesù, che aveva attraccato in quella zona, e che dopo essere stato liberato dalla legione di demoni che lo possedevano - rifugiatosi nei maiali, morto nel lago in preda alla follia - disse a Gesù di volerlo seguire, ma gli fu affidato il compito di restare a parlare di "le grandi cose che il Signore ha fatto".nella sua casa. Quell'uomo, forte della verità incontrovertibile della sua liberazione, non si limitò a parlare di Gesù alla sua gente, ma diffuse la buona notizia in tutta la Decapoli.

Così in quel territorio Gesù era conosciuto. Forse qualcuno che aveva sentito parlare di lui si accorse del suo arrivo e, consapevole del potere di guarigione di Gesù, lo presentò al sordomuto pregandolo di imporre la mano su di lui. Forse volevano solo una benedizione o speravano che la guarigione potesse venire da quel solo gesto. Gesù lo accolse. E ha fatto molto di più di quello che gli hanno chiesto di fare. "L'ha portata di lato, lontano dalla folla".. Con questo dettaglio, in questa circostanza, ha voluto sottolineare la riservatezza, la discrezione, il rispetto della privacy di quest'uomo così colpito da invalidità. Voleva dedicargli un'attenzione personalizzata. "Le mise le dita nelle orecchie e le toccò la lingua con la saliva."L'intero corpo di Gesù, Dio onnipotente che si è fatto uomo, a contatto con i malati porta la guarigione. "Poi, guardando il cielo, sospirò e disse: "Effetha", che significa "Apriti!. Sospira per tutte le sofferenze dell'umanità e chiede al Padre di aprire le nostre capacità di ascoltare le parole degli uomini e le parole di Dio, e di pronunciare le parole degli uomini e le parole di Dio. È il comandamento e la benedizione che tutti noi riceviamo al momento del battesimo con la ripetizione di quella parola aramaica di Gesù: "Io sono il Signore".Effetha! e che oggi Gesù ripete a ciascuno di noi: tenete le orecchie aperte, le bocche aperte, ascoltatemi e parlate di me, voi che credete in me.

L'omelia sulle letture della domenica 23

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliauna breve riflessione di un minuto per queste letture.

Vaticano

"Ci accontentiamo di qualche formalità religiosa per avere la coscienza pulita?".

Nell'udienza di mercoledì, Papa Francesco ci ha incoraggiato a seguire Cristo con determinazione, sapendo che "l'effimero bussa spesso alla porta, ma è una triste illusione, che ci fa cadere nella superficialità e ci impedisce di discernere ciò che vale veramente la pena vivere".

David Fernández Alonso-1° settembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Papa Francesco ha commentato un altro passo della lettera di San Paolo ai Galati durante l'udienza di mercoledì. "Nelle catechesi precedenti", ha esordito Francesco, "abbiamo visto come l'apostolo Paolo mostri ai primi cristiani della Galazia il pericolo di abbandonare il cammino iniziato nell'accoglienza del Vangelo. Il rischio, infatti, è quello di cadere nel formalismo e di negare la nuova dignità ricevuta. Il brano appena ascoltato apre la seconda parte della Lettera. Fin qui Paolo ha parlato della sua vita e della sua vocazione: di come la grazia di Dio abbia trasformato la sua esistenza, mettendola completamente al servizio dell'evangelizzazione. A questo punto, interroga direttamente i Galati: li mette di fronte alle scelte che hanno fatto e alla loro condizione attuale, che potrebbe vanificare l'esperienza di grazia che hanno vissuto".

"I termini con cui l'apostolo si rivolge ai Galati non sono gentili. Nelle altre lettere è facile trovare l'espressione "fratelli" o "cari", ma non qui. Dice genericamente "Galati" e in due occasioni li chiama "stolti". Non perché siano poco intelligenti, ma perché, quasi senza rendersene conto, rischiano di perdere la fede in Cristo che hanno abbracciato con tanto entusiasmo. Sono stolti perché non si rendono conto che il pericolo è quello di perdere il tesoro prezioso, la bellezza della novità di Cristo. Lo stupore e la tristezza dell'apostolo sono evidenti. Non senza amarezza, provoca questi cristiani a ricordare il primo annuncio da lui fatto, che offriva loro la possibilità di acquisire una libertà fino ad allora insperata".

"L'apostolo rivolge delle domande ai Galati nel tentativo di scuotere le loro coscienze. Sono domande retoriche, perché i Galati sanno bene che la loro venuta alla fede in Cristo è frutto della grazia ricevuta attraverso la predicazione del Vangelo. La parola che avevano ascoltato da Paolo si concentrava sull'amore di Dio, pienamente manifestato nella morte e nella risurrezione di Gesù. Paolo non poteva trovare espressioni più convincenti di quella che probabilmente aveva ripetuto più volte nella sua predicazione: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me; la vita che ora vivo nella carne la vivo per la fede nel Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2,20). Non voleva conoscere altro che Cristo crocifisso (cfr. 1 Cor 2,2). I Galati devono guardare a questo evento, senza farsi distrarre da altri annunci. Insomma, l'intento di Paolo è quello di mettere i cristiani alle strette affinché si rendano conto della posta in gioco e non si lascino incantare dalla voce delle sirene che vogliono condurli a una religiosità basata solo sull'osservanza scrupolosa dei precetti.

"I Galati, invece, capivano molto bene a cosa si riferiva l'apostolo. Certamente avevano sperimentato l'azione dello Spirito Santo nella comunità: come nelle altre Chiese, così anche tra loro si erano manifestati la carità e i vari carismi. Quando furono messi alle strette, dovettero necessariamente rispondere che ciò che avevano sperimentato era il frutto della novità dello Spirito. Così, all'inizio della loro venuta alla fede, c'è stata l'iniziativa di Dio, non degli uomini. Lo Spirito Santo era stato il protagonista della loro esperienza; metterlo ora in secondo piano per dare il primato alle proprie opere sarebbe stato sciocco".

"In questo modo, San Paolo ci invita anche a riflettere su come viviamo la nostra fede. E il Papa pone alcune domande a tutti i fedeli: "L'amore di Cristo crocifisso e risorto rimane al centro della nostra vita quotidiana come fonte di salvezza, o ci accontentiamo di qualche formalità religiosa per avere la coscienza pulita? Siamo attaccati al tesoro prezioso, alla bellezza della novità di Cristo, o preferiamo qualcosa che ci attrae al momento ma poi ci lascia un vuoto dentro? L'effimero bussa spesso alla porta delle nostre giornate, ma è una triste illusione, che ci fa cadere nella superficialità e ci impedisce di discernere ciò per cui vale davvero la pena vivere. Pertanto, teniamo ferma la certezza che, anche quando siamo tentati di allontanarci, Dio continua a elargire i suoi doni. È quanto ribadisce l'apostolo ai Galati, ricordando che è il Padre "che vi dà lo Spirito e opera miracoli tra voi" (3,5). Parla al presente - "dona", "opera" - non al passato. Infatti, nonostante tutte le difficoltà che possiamo frapporre alle sue azioni, Dio non ci abbandona, ma rimane con noi nel suo amore misericordioso. Chiediamo la saggezza di renderci sempre conto di questa realtà.

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TribunaJavier Benavides Malo

Afgani. Alcune idee su come garantire il rispetto dei diritti umani

La cosa più importante è garantire la sicurezza della popolazione afghana. Dopo le evacuazioni, occorre gestire l'accoglienza di queste persone in Spagna e in altri Paesi dell'UE. La mobilitazione e l'impegno della società civile sono fondamentali per una reale accoglienza.  

1° settembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

I recenti eventi in Afghanistan sono un'ulteriore dimostrazione del mondo che stiamo costruendo. La società occidentale si vanta del suo stato di diritto globale e del suo impegno per i diritti umani, che si è concretizzato negli accordi di Bonn del 2001, firmati dagli Stati occidentali con l'impegno di creare un nuovo Afghanistan basato su queste premesse. Tuttavia, i risultati sono stati contrastanti. 

Dopo il crollo del governo afghano di ricostruzione e in assenza di una strategia di ritiro, la cosa più importante per la comunità internazionale nei prossimi giorni è garantire la sicurezza della popolazione afghana, soprattutto di coloro che, per professione, vocazione o situazione, sono più vulnerabili al nuovo governo talebano. La Spagna si è posta come esempio di efficacia nella gestione dell'evacuazione di queste persone. Il coordinamento dei nostri diplomatici e militari nel lavoro di partenza e arrivo nel nostro Paese, con l'allestimento di alloggi nelle basi di Torrejón, Morón e Rota, è stato encomiabile e potrebbe segnare una svolta nella nostra politica estera, dimostrando la grande capacità e preparazione degli alti funzionari dello Stato spagnolo nelle situazioni di crisi e nelle relazioni internazionali del XXI secolo.

Tuttavia, l'evacuazione è solo il punto di partenza, perché ora dobbiamo occuparci dell'accoglienza di queste persone in Spagna e in diversi Paesi dell'Unione Europea. La Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati e il suo Protocollo del 1978 definiscono il rifugiato all'articolo 1 come una persona che "con il fondato timore di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova al di fuori del Paese di cui ha la cittadinanza e non può o, a causa di tale timore, non vuole avvalersi della protezione di tale Paese; o che, non avendo una cittadinanza e trovandosi al di fuori del Paese in cui aveva precedentemente la residenza abituale a seguito di tali eventi, non può o, a causa di tale timore, non vuole farvi ritorno".. Ciò implica che una volta che la popolazione afghana è resa sicura nei Paesi partecipanti all'ISAF (International Security Assistance Force of Afghanistan) e nei loro alleati, deve richiedere lo status di rifugiato o di asilo in conformità con le rispettive normative nazionali del Paese ospitante.

L'arrivo degli afghani nelle basi spagnole segnerà quindi solo l'inizio della loro nuova vita. Ora, dovranno determinare il Paese di accoglienza definitivo, affrontare le procedure normative che li riconoscono come rifugiati, l'accettazione sociale e politica in questi Paesi e l'adattamento a una nuova vita, con l'incertezza di non sapere quando potranno tornare a casa. 

Negli Stati Uniti e in alcuni Stati europei sono già emerse voci poco favorevoli all'accoglienza della popolazione afghana, sia per motivi economici, sociali e politici, sia per il timore che tra gli afghani evacuati vi siano terroristi che potrebbero introdurre cellule in Occidente. I politici sono spesso i primi a esprimere queste riserve, soprattutto per paura e per scopi elettorali a breve termine. Questi timori possono essere contrastati se si mette in atto una buona strategia di accoglienza e adattamento. A tal fine, la mobilitazione e l'impegno della società civile sono fondamentali per garantire un'accoglienza reale ed efficace. È essenziale sensibilizzare sia la società di accoglienza che quella ospitante per favorire l'adattamento di entrambe in circostanze eccezionali.

In Spagna, la legge 12/2009 del 30 ottobre, che regola il diritto di asilo e la protezione sussidiaria, stabilisce le procedure, i requisiti e i diritti dei rifugiati in Spagna in conformità con la Convenzione di Ginevra. Il lavoro di organizzazioni come l'UNHCR, la Caritas, Pueblos Unidos e la Commissione spagnola per l'aiuto ai rifugiati (CEAR), tra le altre, è impressionante e fondamentale per accompagnare gli afghani che arrivano in Spagna e per garantire che ottengano lo status di rifugiato e si adattino ai Paesi ospitanti. L'Unione europea ha ancora una volta l'opportunità di dare l'esempio come garante e difensore dei diritti umani, con il compito pressante di organizzare l'accoglienza di questa popolazione afghana e di stabilire una strategia internazionale concreta ed efficace basata sui diritti umani.

L'attuale situazione in Afghanistan dimostra che ogni volta che si verifica una catastrofe umanitaria in qualsiasi luogo, gli Stati agiscono secondo i loro interessi e i politici e la società rispondono con migliaia di reazioni in rete, desiderosi di raccogliere molti soldi. "mi piace". Questa tendenza individualistica e istantanea della società fa sì che la risposta a una situazione critica spesso non sia adeguata ai bisogni reali, a causa della mancanza di visione collettiva e di trasversalità. È tempo di credere che ogni società si arricchisce mettendosi al servizio degli altri e che l'azione collettiva, abbattendo la diffidenza, è il miglior investimento per garantire la difesa dei diritti umani.

L'autoreJavier Benavides Malo

Insegnante di ddiritto internazionale ps pubblico Università Villanueva

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Papa Francesco a settembre: Congresso Eucaristico a Budapest e visita pastorale in Slovacchia

Per alcuni giorni di settembre, il Santo Padre sarà attivo in due Paesi del cuore dell'Europa, l'Ungheria e la Slovacchia.

1° settembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Nella prima, il Papa chiuderà il Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest, che si è svolto nei giorni precedenti nella capitale ungherese, nonché un Simposio Teologico in preparazione alla convocazione. Alcuni hanno concentrato la loro attenzione soprattutto sul contesto politico interno - le decisioni del governo ungherese, il presunto sostegno o rifiuto del Papa a determinate iniziative - o sul contesto internazionale - le relazioni tese tra l'Ungheria e l'Unione Europea. Sono dimensioni inevitabili ma non centrali della breve ma intensa visita di Francesco a Budapest. Più rilevante è l'occasione esplicita della sua presenza: un Congresso Eucaristico, impulso per la fede degli ungheresi e di altri interessati a questo evento internazionale. "Tutte le mie fonti sono in te"Questo versetto del Salmo 87, scelto come riferimento per il Congresso, lo indica con precisione.

Papa Francesco visiterà il santuario mariano di Šaštín.

In Slovacchia, il Papa si fermerà più a lungo, visitando la capitale Bratislava, le città di Košice e Prešov e il santuario mariano di Šaštín. Il programma è ampio ed è organizzato all'insegna del motto "Con Maria e Giuseppe, in cammino verso Gesù".Questo include incontri con le autorità, le altre confessioni religiose, i greco-cattolici, i giovani e gli zingari ("Rom" nella lingua locale). Quest'ultimo incontro porta il Papa in una zona a lui particolarmente gradita, una "periferia" ai margini della vita sociale, che pone anche grandi sfide alla sua pastorale, molto impegnativa. L'insediamento di Luník IX e i suoi abitanti, con un tasso di disoccupazione di quasi 100 %, saranno inaspettati per chi seguirà questo viaggio, e probabilmente rimarranno impressi nella memoria del pontificato.

Mentre sotto il comunismo la situazione di entrambi i Paesi presentava fattori comuni ma anche differenze, anche oggi, a trent'anni dalla caduta del regime comunista, essi condividono sfide comuni ma anche le proprie specificità. Due Paesi, due occasioni, due manifestazioni dell'interesse di Papa Francesco per questi Paesi nel cuore dell'Europa.

L'autoreOmnes

Zoom

L'atleta paralimpica Jenna Fesemyer

Fesemyer, membro della squadra statunitense di atletica leggera alle Paraolimpiadi di Tokyo, dice di dovere gran parte del suo successo al sostegno ricevuto durante gli anni trascorsi al St John's Catholic Newman Center dell'Università dell'Illinois, ed è un esempio di fermezza cristiana e completezza di vita.

David Fernández Alonso-31 agosto 2021-Tempo di lettura: < 1 minuto
Famiglia

La profezia delle donne

In molte figure letterarie femminili troviamo l'incarnazione di quello che Giovanni Paolo II ha definito il "genio" e il "profetismo" delle donne, nato dalla loro costitutiva apertura alla maternità.

José Miguel Granados-31 agosto 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

La scrittrice americana Louisa May Alcott (1832-1888), che si impegnò a fondo per l'abolizione della schiavitù e per l'inclusione delle donne nel suffragio, narra con grande sensibilità la vita delle quattro figlie dei coniugi March (Meg, Jo, Beth e Amy), nel popolare Piccole donne e nei suoi due sequel: Buone mogli e I ragazzi di Jo (Piccoli uomini). Descrive la pedagogia dolce e forte di una casa cristiana, che deve affrontare varie sofferenze e difficoltà. Superando pregiudizi di classe, eccessi temperamentali, malattie, separazioni dovute alla guerra e difficoltà economiche, le giovani donne diventano professioniste responsabili e mogli e madri colte.

A sua volta, la scrittrice canadese Lucy Maud Montgomery (1874-1942) ha creato l'affascinante figura di Anne Shirley, nel celebre romanzo Anna di Green Gables (Anna di Green Gables) e nei sette libri successivi della serie: l'orfana - adottata dai proprietari della fattoria di nome Tegole verdiSi racconta la storia di una donna vivace, intelligente, originale, impulsiva, affettuosa e testarda, dotata di una grande personalità. Racconta la storia avvincente di questa donna di grande personalità, il cui spirito acuto e l'amore ardente hanno illuminato le menti e i cuori intorno a lei, e che ha continuato a crescere una bella famiglia cristiana con molti figli e nipoti.

Il genio delle donne

In queste figure letterarie femminili troviamo l'incarnazione di quello che Giovanni Paolo II ha definito il "genio" e il "profetismo" delle donne, che nasce dalla loro costitutiva apertura alla maternità: cioè della sua vocazione ad accogliere, generare, curare ed educare la vita umana incipiente, debole e bisognosa (cfr. lettera apostolica Mulieris dignitatem sulla dignità e la vocazione della donna15-8-1988, nn. 29-30; vedi anche: Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera sulla collaborazione tra uomini e donne nella Chiesa e nel mondo, 31-5-2004, III: L'attualità dei valori della donna nella vita della società).

In sintesi, possiamo considerare che il identità e il missione Tra i valori specifici delle donne vi sono: la loro peculiare capacità e intuizione di scoprire con alacrità e stupore le valore unico e sacro di ogni persona; il suo dono peculiare di benvenuto responsabilmente e con affetto il vita umano che gli è stato affidato; la sua capacità di comprendere e vivere con gioia la vera ordine d'amore e della bellezza; la sua comprensione della chiamata originaria alla servizio e abnegazione; la sua forza interiore e la sua maturità, sviluppate grazie alla perseveranza nel realizzare il bene in mezzo a difficoltà e disagi; la loro dedizione, tenerezza, cordialità e sensibilità, soprattutto nei confronti di accompagnare e promuovere con l'affetto, la pazienza e la richiesta per le persone specifiche del loro formazione spirituale e anche nella loro sofferenza; la sua comprensione chiaroveggente del lingua filiale, coniugale e generativa della corpo umano nella loro mascolinità e femminilità, con le varie e opportune implicazioni per gli atteggiamenti e le relazioni umane; la loro esperienza dell'importanza della impegno e il fedeltà, sperimentata e affermata come un'esigenza profondamente appropriata nei rapporti tra le persone; la sua saggia intuizione e la sua diligente attenzione a mantenere nel cuore il memoria grata della storia della famiglia e dei doni ricevuti; e, infine, la sua sensibile senso religioso, con un precoce orientamento alla relazione - intima e fiduciosa (faccia a faccia), obbediente e generosa - con il Dio rivelato, che gli consente di cogliere nelle vicissitudini e nelle azioni dell'esistenza temporale la prospettiva o l'orizzonte trascendente del vita eterna

Grazie, donna!

Lo stesso Giovanni Paolo II ha concluso il suo Lettera alle donne (29-6-1995), con un'accorata canzone di ringraziamento per il dono delle donne al mondo e a ogni uomo:

"Ti ringrazio, donna-madre, che diventi il grembo dell'essere umano con la gioia e i dolori del parto in un'esperienza unica, che ti rende il sorriso di Dio per il bambino che viene alla luce e ti rende la guida dei suoi primi passi, il sostegno della sua crescita, il punto di riferimento nel successivo cammino della vita". 

Ti ringrazio, donna-moglie, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello dell'uomo in un rapporto di reciproca donazione, al servizio della comunione e della vita. 

Ti ringrazio, donna-figlia e donna-sorella, che porti la ricchezza della tua sensibilità, intuizione, generosità e costanza al nucleo familiare e anche alla vita sociale nel suo complesso. 

Ti ringrazio, donna-lavoratrice, che partecipi a tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica e politica, attraverso il contributo indispensabile che dai all'elaborazione di una cultura capace di conciliare ragione e sentimento, a una concezione della vita sempre aperta al senso del "mistero", alla costruzione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità. 

Ti ringrazio, donna consacrata, che sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, il Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la Chiesa e tutta l'umanità a vivere per Dio una risposta "sponsale", che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura. 

Ti ringrazio, donna, per il fatto stesso di essere donna! Con l'intuizione della vostra femminilità arricchite la nostra comprensione del mondo e contribuite alla piena verità delle relazioni umane.

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Mondo

L'arcivescovo Jozef Haľko: "Lo scopo principale della visita del Papa è approfondire la nostra fede in Gesù Cristo".

Omnes parla con Mons. Jozef Haľko, Vescovo ausiliare di Bratislava, Slovacchia, in occasione della prossima visita pastorale del Papa nel Paese, dal 12 al 15 settembre 2021.

Alfonso Riobó-30 agosto 2021-Tempo di lettura: 7 minuti

"Dal 12 al 15 settembre prossimo, a Dio piacendo, mi recherò in Slovacchia per una Visita Pastorale", ha annunciato Papa Francesco. "Prima concelebrerò la Messa conclusiva del Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest", ha aggiunto il Papa. "Ringrazio di cuore tutti coloro che stanno preparando questo viaggio e prego per loro. Preghiamo tutti per questo viaggio e per le persone che stanno lavorando per organizzarlo".

In occasione di questo viaggio, il secondo di Papa Francesco dopo la pandemia COVID-19, dopo la sua storica visita in Iraq, Omnes parla con Mons. Jozef Haľko, Vescovo ausiliare di Bratislava, Slovacchia.

L'annuncio della visita del Papa è stata una sorpresa per gli slovacchi? Non molto tempo fa sembrava irrealistico pensare a una simile possibilità...

Non ci ha sorpreso solo l'annuncio della visita, ma anche la sua durata, visto che durerà tre giorni. Tuttavia, non c'era tempo per sorprendersi, perché bisognava mettersi subito al lavoro per far sì che la visita andasse nel migliore dei modi e, soprattutto, che producesse buoni frutti spirituali.

San Giovanni Paolo II ha visitato brevemente la Slovacchia nel 1990, prima dell'indipendenza del Paese, e poi altre due volte, nel 1995 e nel 2003. Sarà la quarta visita di un Papa.

Le tre visite di Papa Giovanni Paolo II sono rimaste impresse nella storia della nuova Slovacchia post-comunista.

È interessante ricordare che già durante il comunismo, negli anni '80, fu condotta una grande campagna di raccolta firme per invitare Papa Giovanni Paolo II a venire in Slovacchia. I comunisti reagirono con molta rabbia, ma le firme arrivarono comunque a Papa Giovanni Paolo II, che si commosse.

Monsignor Jozef Haľko è vescovo ausiliare di Bratislava, in Slovacchia.

Non molto tempo fa, fino al 1989, la Slovacchia era sotto il totalitarismo comunista. La società è cambiata molto da allora. Quali sono le sfide attuali per la Chiesa?

Le sfide della Chiesa oggi sono quelle di costruire una società sana, basata su una famiglia sana e forte, in cui i bambini siano educati secondo i normali valori tradizionali. Allo stesso tempo, è molto importante affrontare i vari esperimenti nel campo delle relazioni in famiglia, nella coppia, nei bambini. È anche una grande sfida evangelizzare le giovani generazioni, anche attraverso i social network.

La sfida per la Chiesa oggi è quella di costruire una società sana, basata su una famiglia sana e forte, in cui i bambini siano educati secondo i normali valori tradizionali.

Monsignor Jozef HaľkoVescovo ausiliare di Bratislava

Il motto della visita papale è: "Con Maria e Giuseppe in cammino verso Gesù". Può spiegarlo?

Il motto della visita del Papa si ispira alla devozione mariana, molto diffusa in Slovacchia, e all'Anno di San Giuseppe che è stato proclamato, mentre l'obiettivo fondamentale della visita del Vescovo di Roma, del Papa e del Pastore Supremo della Chiesa rimane l'approfondimento della fede in Gesù Cristo come nostro personale Salvatore, Redentore e Protettore.

L'obiettivo fondamentale della visita del Vescovo di Roma, Papa e Pastore supremo della Chiesa, è l'approfondimento della fede in Gesù Cristo come nostro Salvatore.

Monsignor Jozef HaľkoVescovo ausiliare di Bratislava

La devozione mariana si esprime, ad esempio, nella patrona del Paese, la Madonna dei Sette Dolori, venerata a Šaštín. Qual è il significato della presenza del Papa al pellegrinaggio del 15 settembre?

La visita del Papa a Šaštín, e la sua presenza al santuario mariano nazionale dei Sette Dolori Vigren, ha un messaggio profondo, con vari aspetti: lì pregheremo insieme in unione con il successore di San Pietro, nella consapevolezza di avere una sola Madre, che è quindi "Madre della Chiesa", la Madre dei Sette Dolori. Lì sperimenteremo in modo molto speciale una comunione basata sulla pietà mariana, che è la via più sicura per arrivare a Gesù.

Un segno di vitalità è l'alto numero di persone che si confessano o i molti giovani che frequentano la Messa nei giorni feriali. Il 14 settembre il Papa incontrerà i giovani a Košice: quali frutti si aspetta?

La giovane generazione è molto ricettiva e critica. Allo stesso tempo, sono alla ricerca di un significato per la loro vita e forse mai prima d'ora sono stati messi sotto pressione da così tante offerte alternative a questo proposito. Ecco perché la voce solenne del Sommo Sacerdote, Papa Francesco, sarà molto importante anche per loro. La gioventù slovacca ha un enorme potenziale spirituale che è importante non solo cogliere e risvegliare, ma anche sviluppare costantemente. 

C'è un enorme potenziale spirituale nella gioventù slovacca, ed è importante non solo catturarlo e risvegliarlo, ma anche svilupparlo costantemente.

Monsignor Jozef HaľkoVescovo ausiliare di Bratislava

Il Papa incontrerà sacerdoti, religiosi e catechisti a Bratislava. Nei primi anni dopo la caduta del comunismo, il numero di vocazioni era relativamente alto. Qual è la situazione della pastorale vocazionale oggi?

La pastorale vocazionale richiede un'attenzione costante ai giovani, a tutti i livelli di contatto che la vita naturalmente porta loro. La pastorale vocazionale non è pensabile senza la pastorale familiare, senza la pastorale e l'evangelizzazione anche nelle reti sociali, che sono le piattaforme di contatto dei giovani di oggi. Ad esempio, i campi per chierichetti organizzati dai seminaristi e sostenuti dalle diocesi sono di grande importanza. Lì i ragazzi vedono giovani uomini, vicini a loro per età, che hanno già deciso di fare il passo, di studiare teologia e di prepararsi spiritualmente al sacerdozio.

La Cattedrale di San Martino a Bratislava ospiterà l'incontro di Papa Francesco con vescovi, sacerdoti, religiosi, seminaristi e catechisti.

Una peculiarità della Slovacchia è la presenza di un numero significativo di greco-cattolici; ragioni storiche hanno fatto della Slovacchia un ponte tra Oriente e Occidente, ma sempre legato a Roma. Francesco incontrerà i greco-cattolici a Prešov.

Già in occasione di un incontro a Roma, Papa Francesco ha invitato i greco-cattolici slovacchi a preservare e mantenere la loro identità, compreso il loro specifico rito bizantino. L'incontro in Slovacchia continuerà senza dubbio su questa linea, e questa sarà una grande soddisfazione per i greco-cattolici che sono stati perseguitati ed esclusi per 18 anni durante l'era comunista: non gli è stato permesso di esistere.

L'incontro con la minoranza rom del distretto Luník IX porterà il Papa in una delle principali "periferie" della società slovacca, e in una sfida pastorale importante.

Il Papa invita i Rom a diventare un dono per la società con la loro cultura, per ricevere allo stesso tempo tutti gli aspetti positivi della società in cui vivono. La presenza del Papa al Luník di Košice sarà anche un grande incoraggiamento per coloro che lavorano ogni giorno per prendersi cura dei Rom.

Bratislava, la capitale, ha le sue peculiarità. Quali sono le priorità dell'arcidiocesi?

L'evangelizzazione di Bratislava, sia come capitale che come grande città, ha certamente i suoi aspetti peculiari.

È importante che i cattolici in tutti gli ambiti della vita civile testimonino apertamente il Cristo vivente, che il suo Vangelo possa essere vissuto nella realtà quotidiana. La città, ovviamente, presuppone l'evangelizzazione dell'ambiente studentesco, dell'ambiente imprenditoriale, dell'ambiente politico. Il Vangelo ha in sé il potere di ispirare ogni ambito della vita sociale.

La visita del Papa è legata al Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest, da dove il Santo Padre arriverà in Slovacchia?

È possibile vedere una certa simmetria tra gli eventi del Congresso eucaristico di Budapest e la visita del Papa in Slovacchia. Il Congresso eucaristico di Budapest tratterà i temi degli zingari, degli ebrei, delle periferie e dei giovani in relazione all'Eucaristia, tutti temi che sono stati oggetto di diversi incontri del Papa in Slovacchia. Il fatto che il Papa chiuderà il Congresso Eucaristico con una Santa Messa solenne, dalla quale partirà immediatamente per la Slovacchia, crea un legame molto stimolante tra i due eventi.

Lei è responsabile della preparazione spirituale alla visita del Santo Padre: come si svolge questa preparazione?

L'obiettivo principale della preparazione spirituale è quello di vivere la presenza del Papa in Slovacchia come un evento altamente spirituale, dopo il quale saremo stati rafforzati nella fede dal successore di San Pietro. Con l'aiuto della preparazione spirituale, ci stiamo, per così dire, "sintonizzando" sulle "lunghezze d'onda" di Papa Francesco, per poterlo ascoltare con attenzione, senza essere distratti da domande irrilevanti o meno rilevanti, e per desiderare di essere rafforzati nella fede, nella nostra fede personale in Gesù Cristo.

Pellegrini slovacchi festeggiano l'annuncio della visita del Papa nel Paese in Piazza San Pietro. Foto: ©2021 Catholic News Service / Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti.

I vescovi hanno proposto tre intenzioni di preghiera in preparazione alla visita: per il Papa, per la Chiesa in Slovacchia e per tutti gli uomini sulla terra.

Naturalmente, la preghiera è un elemento essenziale e indispensabile della preparazione, perché senza di essa davvero "non possiamo fare nulla", come dice Gesù stesso. Queste tre preghiere hanno una loro logica: preghiamo per colui che verrà; preghiamo per coloro ai quali verrà; e, infine, preghiamo per tutti gli uomini, perché ogni visita del Romano Pontefice, cioè del costruttore di ponti, è anche per costruire ponti nelle relazioni umane e per edificare la grande famiglia dei fedeli di Cristo.

Per prepararci, preghiamo per colui che verrà; preghiamo per coloro ai quali verrà; e, infine, preghiamo per tutti gli uomini, perché ogni visita del Romano Pontefice serve anche a costruire ponti nelle relazioni umane e a edificare la grande famiglia dei fedeli di Cristo.

Monsignor Jozef HaľkoVescovo ausiliare di Bratislava

Per quanto riguarda il futuro del cattolicesimo nel Paese, in una lettera pastorale i vescovi ci hanno invitato a porci due domande: "Come appare la Slovacchia oggi" e "Come vogliamo che appaia domani"? Permettetemi di farvi queste stesse domande....

Queste due questioni sono inseparabili e costituiscono la dinamica dello sviluppo spirituale di ogni individuo e della società nel suo complesso. Infatti, se non chiamiamo veramente la realtà con il suo nome, compresi gli errori, i fallimenti e le mancanze, non possiamo procedere adeguatamente verso il futuro, nello sforzo di migliorare e approfondire ciò che è andato storto.

Quando Gesù disse al giovane ricco: "Ti manca ancora qualcosa", ripete la stessa cosa a tutti noi oggi. Non possiamo rimanere bloccati nel letargo e nella passività, ma - come dice Papa Francesco - dobbiamo essere in grado di sognare. E dobbiamo essere in grado di far scomparire gradualmente i sogni, facendoli diventare realtà.

Il programma del Papa in Slovacchia

    Domenica 12 settembre
    15.30 Arrivo a Bratislava da Budapest e ricevimento ufficiale
    16:30 Incontro ecumenico presso la Nunziatura Apostolica
    17:30 Incontro privato con i membri della Compagnia di Gesù

    Lunedì 13 settembre
    9:15 Cerimonia di benvenuto (Palazzo presidenziale, Bratislava)
    9:30 Visita di cortesia al Presidente della Repubblica
    10:00 Incontro con i rappresentanti dello Stato, della società civile e del corpo diplomatico (Palazzo presidenziale)
    10:45 Incontro con i vescovi, i sacerdoti, le persone consacrate, i seminaristi e i catechisti presso la Cattedrale di San Martino, a Bratislava.
    16:00 Visita privata al Centro Betlehem, Bratislava
    16:45 Incontro con la comunità ebraica in piazza Rybné námestie, Bratislava
    18:00 Incontro con il Presidente del Parlamento presso la Nunziatura Apostolica
    18:15 Incontro con il Primo Ministro presso la Nunziatura Apostolica

    Martedì 14 settembre
    9:00 Arrivo in aereo a Košice
    10:30 Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo nel Palazzetto dello Sport comunale di Prešov
    16:00 Incontro con la comunità rom di Luník IX. a Košice
    17:00 Incontro con i giovani allo stadio Lokomotíva di Košice
    18:30 Partenza per Bratislava

    Mercoledì 15 settembre
    9:10 Incontro di preghiera con i vescovi presso il santuario nazionale di Šaštín
    10:00 Santa Messa all'aperto presso il santuario di Šaštín
    13:30 Cerimonia di saluto in aeroporto e partenza per Roma.

Vaticano

Papa Francesco invita a pregare e digiunare per l'Afghanistan

Papa Francesco ha invitato a intensificare la preghiera e il digiuno per la pace in Afghanistan, dopo la preghiera dell'Angelus di domenica, perché "in momenti storici come questi non possiamo rimanere indifferenti".

David Fernández Alonso-30 agosto 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

Prima dell'inizio della preghiera dell'Angelus, Papa Francesco ha commentato il Vangelo della Messa domenicale: "Il Vangelo della liturgia di oggi mostra gli scribi e i farisei stupiti dall'atteggiamento di Gesù. Si scandalizzano perché i suoi discepoli prendono il cibo senza aver prima eseguito le tradizionali abluzioni rituali. Pensano tra loro: "Questo modo di fare è contrario alla pratica religiosa" (cfr. Mc 7,2-5)".

Una fede che tocca il cuore

"Potremmo anche chiederci: perché Gesù e i suoi discepoli trascurano queste tradizioni? In fondo, non si tratta di cose cattive, ma di buone abitudini rituali, un semplice lavaggio prima di mangiare. Perché Gesù non vi presta attenzione? Perché è importante per lui riportare la fede al suo centro. Lo vediamo ancora e ancora nel Vangelo: riportare la fede al centro. E per evitare un rischio, che vale per quegli scribi come per noi: osservare le formalità esteriori e lasciare in secondo piano il cuore della fede. Troppo spesso "inventiamo" la nostra anima. La formalità esterna e non il cuore della fede: questo è un rischio. È il rischio di una religiosità delle apparenze: apparire buoni all'esterno, trascurando la purificazione del cuore. C'è sempre la tentazione di "aggiustare Dio" con qualche devozione esterna, ma Gesù non è soddisfatto di questa adorazione. Gesù non vuole cose esteriori, vuole una fede che tocchi il cuore".

"Infatti, subito dopo, chiama a raccolta la folla per dire loro una grande verità: "Non c'è nulla al di fuori di un uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro" (v. 15). È invece "dall'interno, dal cuore" (v. 21) che nascono le cose cattive. Queste parole sono rivoluzionarie, perché nella mentalità di allora si pensava che certi cibi o contatti esterni rendessero impuri. Gesù rovescia la prospettiva: non è il male che viene da fuori, ma quello che nasce da dentro".

"Cari fratelli e sorelle, anche questo ci riguarda. Spesso pensiamo che il male venga soprattutto dall'esterno: dal comportamento degli altri, da chi pensa male di noi, dalla società. Quante volte diamo la colpa agli altri, alla società, al mondo, per tutto quello che ci succede! È sempre colpa degli "altri": è colpa del popolo, dei governanti, della sfortuna, ecc. Sembra che i problemi vengano sempre dall'esterno. E passiamo il tempo ad attribuire le colpe; ma passare il tempo ad incolpare gli altri è una perdita di tempo. Ci si arrabbia, ci si inasprisce e si allontana Dio dal proprio cuore. Come quelle persone che nel Vangelo si lamentano, si scandalizzano, polemizzano e non accolgono Gesù. Non si può essere veramente religiosi lamentandosi: la lamentela avvelena, porta alla rabbia, al risentimento e alla tristezza, la tristezza del cuore, che chiude le porte a Dio".

"Chiediamo oggi al Signore di liberarci dall'incolpare gli altri, come i bambini: "No, non sono stato io! È l'altro, è l'altro...". -Chiediamo in preghiera la grazia di non sprecare il nostro tempo inquinando il mondo con lamentele, perché questo non è cristiano. Piuttosto, Gesù ci invita a guardare la vita e il mondo dal cuore. Se ci guardiamo dentro, troveremo quasi tutto ciò che odiamo all'esterno. E se chiediamo sinceramente a Dio di purificare i nostri cuori, allora inizieremo a rendere il mondo più pulito. C'è infatti un modo infallibile per vincere il male: cominciare a sconfiggerlo dentro di sé. I primi Padri della Chiesa, i monaci, quando chiedevano loro: "Qual è la via della santità? Come posso iniziare?", rispondevano che il primo passo era accusare se stessi: accusare se stessi. Quanti di noi, in qualche momento della giornata o della settimana, sono in grado di accusarsi interiormente? "Sì, questo mi ha fatto questo, quello mi ha fatto questo, quello mi ha fatto questo, quello mi ha fatto questo...". E io? Faccio lo stesso, o faccio così... Questa è la saggezza: imparare ad accusare se stessi. Provate, vi farà bene. È un bene per me, quando posso farlo, ma è un bene per me, è un bene per tutti".

"La Vergine Maria, che ha cambiato la storia con la purezza del suo cuore, ci aiuti a purificare il nostro, superando soprattutto il vizio di dare la colpa agli altri e di lamentarsi di tutto".

Intensificare la preghiera e il digiuno

Dopo la preghiera dell'Angelus, il Papa ha detto di seguire "con grande preoccupazione la situazione in Afghanistan, e condivido la sofferenza di coloro che piangono coloro che hanno perso la vita negli attentati suicidi di giovedì scorso, e di coloro che cercano aiuto e protezione". Affido i morti alla misericordia di Dio Onnipotente e ringrazio coloro che si stanno adoperando per aiutare le persone così duramente provate, soprattutto donne e bambini. Chiedo a tutti di continuare ad aiutare chi ha bisogno e di pregare affinché il dialogo e la solidarietà portino all'instaurazione di una convivenza pacifica e fraterna e offrano speranza per il futuro del Paese. In momenti storici come questo non possiamo rimanere indifferenti, come ci insegna la storia della Chiesa. Come cristiani, questa situazione ci impegna. Per questo faccio appello a tutti affinché intensifichino la preghiera e il digiuno. Preghiera e digiuno, preghiera e penitenza. È il momento di farlo. Sono serio: intensificate la preghiera e il digiuno, chiedendo al Signore misericordia e perdono".

"Sono vicino agli abitanti dello Stato venezuelano di Merida, colpito nei giorni scorsi da inondazioni e frane. Prego per i morti e le loro famiglie e per tutti coloro che stanno soffrendo a causa di questa calamità".

"Auguro a tutti voi una buona domenica", ha concluso. "Per favore, non dimenticate di pregare per me. Buon appetito e arrivederci.

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Gli insegnamenti del Papa

Atteggiamenti cristiani, Vangelo e comandamenti: la catechesi del Papa sulla Lettera ai Galati

Visto nel contesto, l'insegnamento del Papa alle udienze del mercoledì sulla Lettera di San Paolo ai Galati è una buona spiegazione del rapporto tra Gesù Cristo e il suo Vangelo, la legge e i comandamenti.

Ramiro Pellitero-28 agosto 2021-Tempo di lettura: 8 minuti

Umiltà, mitezza e obbedienza; fede nello Spirito Santo

Nel Pubblico generale il 23-VI-2021, il Papa ha introdotto la sua catechesi sulla lettera ai Galati. La prima caratteristica che risalta in questa lettera è l'opera di evangelizzazione che San Paolo svolse tra la gente di quella che oggi è Ankara, la capitale della Turchia. Paolo vi si fermò in parte a causa di una malattia (cfr. Gal 4,13) e anche guidato dallo Spirito Santo (cfr. At 16,6). Cominciò a fondare piccole comunità, mosse dal fuoco del suo fervore pastorale. 

Vi giunsero alcuni cristiani provenienti dal giudaismo, che iniziarono sminuendo il suo lavoro e poi cercarono di togliergli l'autorità. "Si tratta di" -ha detto il Papa, "di una pratica antica, presentandosi talvolta come gli unici detentori della verità - i puri - e pretendendo di sminuire il lavoro svolto da altri, anche con la calunnia". Anche ora alcuni "Affermano con forza che il cristianesimo autentico è il loro, spesso identificato con alcune forme del passato, e che la soluzione alle crisi attuali è tornare indietro per non perdere la genuinità della fede".. È la tentazione, oggi come allora, di "chiudersi in alcune certezze acquisite nelle tradizioni passate".legato a una certa rigidità. 

Come reagisce San Paolo? Propone la via liberatoria e sempre nuova del Cristo crocifisso e risorto. "È la via dell'annuncio". -Francisco sottolinea, "che si realizza attraverso l'umiltà e la fraternità: i nuovi predicatori non sanno cosa sia l'umiltà, cosa sia la fraternità; è la via della fiducia mite e obbediente: i nuovi predicatori non conoscono la mitezza e l'obbedienza". Questo percorso di umiltà, mitezza e obbedienza è sostenuto da "la certezza che lo Spirito Santo è all'opera in ogni epoca della Chiesa".. Questa è la conclusione della prima catechesi. "La fede nello Spirito Santo presente nella Chiesa ci porta avanti e ci salverà"..

Iiniziativa di Dio, primato della grazia, chiamata alla responsabilità

Nella sua seconda catechesi (cfr. Audizione generale, 30-VI-2021), il Papa presenta la figura di Paolo, un vero apostolo. In quanto tale, non si lascia coinvolgere nelle argomentazioni dei giudaizzanti sulla circoncisione e sull'adempimento dell'Antica Legge. Non rimane sulla superficie dei problemi o dei conflitti, come a volte siamo tentati di fare per trovare un accordo. Paolo sottolinea, potremmo dire, la giustezza della sua intenzione (cfr. Gal 1,10).

Innanzitutto, l'apostolo ricorda ai Galati che egli è un vero apostolo non per merito proprio, ma per la chiamata di Dio. Ricorda la storia della sua vocazione e della sua conversione (cfr. Gal 1,13-14; Fil 3,6; Gal 1,22-23). 

"Paul" -Francesco sottolinea che "Egli mostra così la verità della sua vocazione attraverso lo stridente contrasto che si era creato nella sua vita: da persecutore dei cristiani perché non osservavano le tradizioni e la legge, era stato chiamato a diventare apostolo per annunciare il Vangelo di Gesù Cristo". E ora Paul è libero. Libero di annunciare il Vangelo e libero anche di confessare i suoi peccati. E proprio perché riconosce questo cambiamento, è pieno di ammirazione e riconoscimento. 

"È" -interpreta il Papa "Come se volesse dire ai Galati che non poteva essere altro che un apostolo. Educato fin dall'infanzia a essere un irreprensibile osservante della legge mosaica, le circostanze lo portarono a combattere i discepoli di Cristo. Tuttavia, accadde qualcosa di inaspettato: Dio, nella sua grazia, gli rivelò il suo Figlio morto e risorto, affinché diventasse un annunciatore tra i pagani (cfr. Gal 1,15-6)" (Gal 1,15-6)..

Ed ecco la conclusione della sua seconda catechesi: "Le vie del Signore sono imperscrutabili! Lo tocchiamo ogni giorno, ma soprattutto se pensiamo alle volte in cui il Signore ci ha chiamato. 

Propone quindi di non dimenticare mai il momento e il modo in cui Dio è entrato nella nostra vita: Teniamo fisso nel cuore e nella mente l'incontro con la grazia, quando Dio ha cambiato la nostra esistenza. Che possiamo continuare a stupirci e a meravigliarci della sua misericordia; perché non c'è nulla di casuale, ma tutto è stato preparato dal piano di Dio che ha "tessuto" la nostra storia, lasciandoci liberi di rispondere con fiducia. 

Insieme a questo, c'è un richiamo alla responsabilità nella missione cristiana e apostolica: "La chiamata comporta sempre una missione alla quale siamo destinati; per questo ci viene chiesto di prepararci seriamente, sapendo che è Dio stesso che ci manda, Dio stesso che ci sostiene con la sua grazia"..

Il vero e unico messaggio del Vangelo

Il terzo mercoledì (cfr. Audizione generale, 4-VIII-2021) il Papa si è concentrato sull'unico e solo "vangelo", ossia il kerygma o annuncio della fede cristiana secondo San Paolo. Sappiamo che a quel tempo nessuno dei quattro Vangeli era stato scritto. L'annuncio della fede consiste nel proclamare la morte e la risurrezione di Gesù come fonte di salvezza (cfr. 1 Cor 15, 3-5).

Di fronte alla grandezza di questo dono, l'apostolo si chiede perché i Galati pensino di accettare un altro "vangelo", forse più sofisticato, più intellettuale... un altro "vangelo". 

"L'apostolo -Francisco sottolinea. "Sa che sono ancora in tempo per non fare un passo falso e li avverte con forza, con molta forza".

E qual è l'argomento dell'apostolo? Il suo primo argomento è direttamente che la predicazione fatta da questi nuovi "missionari" distorce il vero Vangelo perché impedisce loro di raggiungere la gente. libertà -una parola chiave - che si acquisisce attraverso la fede. 

Al centro della questione - osserva il Papa - c'è il fatto che "I Galati sono ancora 'principianti' e il loro disorientamento è comprensibile. Non conoscono ancora la complessità della Legge mosaica e il loro entusiasmo nell'abbracciare la fede in Cristo li spinge ad ascoltare questi nuovi predicatori, nell'illusione che il loro messaggio sia complementare a quello di Paolo. Ma non è così. E non lo è"..

Papa Francesco saluta i fedeli durante l'udienza di mercoledì 25 agosto. ©2021 Catholic News Service / Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti. 

L'apostolo, lungi dal negoziare, esorta i Galati a tenere lontano dalla comunità ciò che ne minaccia le fondamenta. E questo è il modo in cui Francesco lo riassume, anche per noi: "O si riceve il Vangelo così com'è, come è stato annunciato, o si riceve qualcos'altro. Ma non si può negoziare con il Vangelo. Non si può scendere a compromessi: la fede in Gesù non è una merce da negoziare: è salvezza, è incontro, è redenzione. Non è venduto a buon mercato".

Per questo, conclude Francesco, l'importanza di saper discernereLa Commissione applicherà questo criterio alle situazioni successive: "Molte volte abbiamo visto nella storia, e lo vediamo anche oggi, qualche movimento che predica il Vangelo a modo suo, a volte con carismi veri e propri; ma poi esagera e riduce tutto il Vangelo al 'movimento'".. Si tratta certamente di sottolineare qualche aspetto del messaggio evangelico, ma per portare frutto non deve tagliare le radici con la pienezza di Cristo, che ci dà luce (rivelazione) e vita. 

Infatti, San Paolo spiega ai Galati che non è l'Antica Legge che "giustifica" (ciò che ci rende giusti o santi davanti a Dio), ma solo la fede in Cristo Gesù (cfr. Gal 2, 16). E spetta alla gerarchia della Chiesa guidare questo discernimento, in questioni decisive come l'autenticità di un carisma o l'orientamento del suo svolgimento storico. 

Il significato dell'Antica Legge

Nella sua quarta catechesi (cfr. Pubblico generale(11-VIII-2021), il Papa si sofferma a discernere il significato dell'Antica Legge, cioè la Legge di Mosè, per rispondere alla domanda posta da San Paolo: "A cosa serve la legge?" (Gal 3, 19).  

La Legge, la Torah, era un dono di Dio per garantire al popolo i benefici dell'Alleanza e garantiva il particolare legame con Dio. "Perché in quel momento". -Osserva Francesco. "C'era paganesimo dappertutto, idolatria dappertutto, e i comportamenti umani che derivano dall'idolatria, e quindi il grande dono di Dio al suo popolo è la Legge per andare avanti".. In questo modo che "il legame tra Alleanza e Legge era così stretto che le due realtà erano inseparabili. La Legge è l'espressione che una persona, un popolo è in alleanza con Dio"..

Ma", sottolinea il Papa, "il fondamento dell'alleanza non è la legge, bensì la legge e la legge. la promessa fatto ad Abramo. E non è che San Paolo fosse contrario alla Legge mosaica. Infatti, nelle sue lettere difende la sua origine divina e il suo preciso significato, ma quella Legge non poteva dare la vita. Ma questa Legge non poteva dare la vita, quindi qual è, o era, il suo significato preciso? 

Spiega Francisco: "La Legge è un percorso che vi porta avanti all'incontro. Paolo usa una parola molto importante, la Legge è il "pedagogo" verso Cristo, il pedagogo verso la fede in Cristo, cioè il maestro che ti conduce per mano all'incontro. Chi cerca la vita deve guardare alla promessa e al suo compimento in Cristo".

In altre parole, la Legge ci conduce a Gesù, ma lo Spirito Santo ci libera dalla Legge e ci conduce al suo compimento secondo il comandamento dell'amore. 

Ora, si chiede il Papa, questo significa che un cristiano non deve osservare i comandamenti? No, risponde. I comandamenti hanno ancora oggi il senso di essere "pedagoghi" che ci portano all'incontro con Gesù. Ma non si può lasciare l'incontro con Gesù per tornare indietro e dare più importanza ai comandamenti. Questo era il problema di quei "missionari fondamentalisti" che si opponevano a Paolo. Ed è per questo che il Papa conclude con una semplice preghiera: "Il Signore ci aiuti a camminare sulla strada dei comandamenti, ma guardando all'amore di Cristo, all'incontro con Cristo, sapendo che l'incontro con Gesù è più importante di tutti i comandamenti". 

Ed è comprensibile che il Catechismo della Chiesa Cattolica, pur mantenendo un'ampia spiegazione dei dieci comandamenti (cfr. parte terza, seconda sezione, nn. 2052-2557), la preceda con la spiegazione delle beatitudini, che sono come "il volto" di Cristo e, quindi, del cristiano (cfr. nn. 1716-1727).

Gesù Cristo e i comandamenti

Nella sua quinta catechesi, Francesco riafferma, nella sua quinta catechesi (cfr. Pubblico generale18-VIII-2021), "il valore propedeutico della Legge". il cui significato è la salvezza in Cristo. 

Nel trattare la situazione prima di Cristo (Antico Testamento), San Paolo usa l'espressione "essere sotto la legge".. E il Papa lo spiega così: il significato di fondo implica l'idea di una sottomissione negativa, tipica degli schiavi ("essere sotto"). Per questo l'apostolo dice che essere "sotto la Legge" equivale a essere "custoditi" o "rinchiusi", come - nei termini di Francesco - una sorta di carcerazione preventiva per un certo periodo di tempo.

Ebbene, questo tempo, secondo San Paolo, è durato a lungo - da Mosè alla venuta di Gesù - e si perpetua finché si vive nel peccato.

            Questo rapporto tra la Legge e il peccato sarà spiegato più sistematicamente dall'apostolo nella lettera ai Romani, scritta qualche anno dopo la lettera ai Galati. Il Papa ora lo riassume anche così: la Legge porta a definire la trasgressione e rende consapevoli del proprio peccato: "Hai fatto questo, quindi la Legge - i dieci comandamenti - dice questo: sei nel peccato"..

E come conoscitore della psicologia umana, Francisco aggiunge: "Inoltre, come insegna l'esperienza comune, il precetto finisce per incoraggiare la trasgressione".. È quanto scrive l'apostolo nella sua lettera ai Romani (cfr. Romani 7, 5-6). In questo senso siamo stati liberati, attraverso la giustificazione che Cristo ha ottenuto per noi, anche dall'aspetto "carcerario" dell'antica Legge (cfr. anche 1 Corinzi 15, 56). Ora che il tempo della preparazione è finito, la Legge deve lasciare il posto alla maturità del cristiano e alla sua scelta di libertà in Cristo.

Il Papa insiste sul fatto che questo non significa che con Gesù Cristo i comandamenti sono aboliti, ma che non ci giustificano più. "Ciò che ci giustifica è Gesù Cristo. I comandamenti vanno osservati, ma non ci danno la giustizia; c'è la gratuità di Gesù Cristo, l'incontro con Gesù Cristo che ci giustifica gratuitamente. Il merito della fede è ricevere Gesù. L'unico merito: aprire il cuore"."E i comandamenti?"si chiede ancora. E lui risponde: "Dobbiamo osservarle, ma come aiuto all'incontro con Gesù Cristo"..

Come conclusione pratica, Francisco propone: "Ci farà bene chiederci se viviamo ancora nel tempo in cui abbiamo bisogno della Legge, o se siamo consapevoli di aver ricevuto la grazia di essere figli di Dio per vivere nell'amore". È quindi incoraggiante porsi due domande. Il primo è: "Oppure vivo anch'io con questa speranza, con questa gioia della gratuità della salvezza in Gesù Cristo? E il secondo: "Disprezzo forse i comandamenti? No. Li mantengo, ma non come assoluti, perché so che ciò che mi giustifica è Gesù Cristo"..

I trenta numeri del Catechismo della Chiesa Cattolica dedicati all'introduzione dei dieci comandamenti (cfr. nn. 2052-2082) sono molto istruttivi a questo proposito. Lì si spiega come Gesù riaffermi la via dei comandamenti e il loro valore perenne, anche per i cristiani, e si presenti come la pienezza dei comandamenti. I comandamenti, già intesi come risposta all'iniziativa amorosa di Dio e come preparazione all'Incarnazione (Sant'Ireneo), sono pienamente ripresi in Cristo, che "diventa, per opera dello Spirito Santo, la norma viva e interiore delle nostre azioni".(Sul rapporto tra Cristo e i comandamenti, si vedano anche le catechesi di Francesco sui comandamenti, dal 13 giugno al 28 novembre 2018).

Educazione

Avere una "mente 10": la somma di virtù, pace e gioia

I sentimenti e l'educazione del cuore sono stati il tema centrale del 17° Corso di aggiornamento dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose dell'Università di Navarra, con la partecipazione di Jaime Nubiola, professore della Facoltà di Filosofia e Arti, Fernando Sarráis, psichiatra e psicologo, Carlos Beltramo e María Calatrava come relatori.

Maria José Atienza-27 agosto 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Nel corso di tre giorni, una cinquantina di persone hanno approfondito un tema chiave dell'educazione di oggi: i sentimenti nell'educazione in questo anno accademico. Le ragioni del cuore: Educare all'amore: come formare cuori saggi e menti amorevoli?

Fernando Sarráis

I partecipanti, molti dei quali insegnanti di religione in diversi ambiti educativi, hanno potuto godere dell'intervento del professor Fernando Sarráis, psichiatra e psicologo, che ha sottolineato l'importanza di formare personalità forti, base per raggiungere la stabilità emotiva e la felicità.

In questo senso, ha sottolineato che avere una "mente 10" consiste moralmente nelle virtù, ma psicologicamente significa avere pace e gioia incondizionata: "È un compito che si esercita ogni giorno, a partire dalle piccole cose. Non solo in spiaggia quando si va in vacanza, ma anche il lunedì, quando ci si deve alzare presto e la domenica precedente la squadra ha perso la partita. Essere negativi su tutto porta solo a una vita di amarezza. Durante il suo intervento ha anche offerto alcune linee guida per la comprensione e la formazione di persone con determinati squilibri affettivi.

Cinque sessioni di formazione

Il corso è stato sviluppato attraverso cinque sessioni di formazione sul tema da parte di diversi ambiti accademici. Jaime Nubiola, professore della Facoltà di Filosofia e Arti, che ha aperto il corso, ha incentrato la sua presentazione sulla libertà intellettuale, sottolineando che la volontà, che ama il bene, può essere rafforzata dagli affetti se sono educati dalle virtù, ed è diretta dalla conoscenza della verità.

María Calatrava, ricercatrice dell'Istituto Cultura e Società dell'Università, ha tenuto la seconda sessione e ha sottolineato che la formazione del cuore fino alla maturità delle virtù è un processo lento, paziente e talvolta doloroso, ma può essere un'avventura entusiasmante per genitori ed educatori.

Sempre dall'Istituto di Cultura e Società, il professor Carlos Beltramo ha parlato di come aiutare le persone a essere padrone della propria sessualità. Ha sottolineato che il rapporto tra mente e cuore sembra particolarmente necessario per garantire che le persone possano donarsi agli altri sulla via del matrimonio o del celibato.

L'ultima sessione del corso è stata tenuta da Tomás Trigo, professore della Facoltà di Teologia. Spiega che, nel rapporto con Dio, devono essere messe in gioco tutte le capacità della persona: intelligenza e volontà, ragione e affetti. Ma il primo che ama gli uomini e li porta nel cuore è Dio.

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Mondo

La crisi dell'Afghanistan, pietra di paragone per la dignità umana

La fuga dall'Afghanistan di migliaia di afghani terrorizzati, l'angoscia di lasciare il Paese di tanti afghani e occidentali, per i quali il 31 agosto è una scadenza all'aeroporto di Kabul, e gli ostacoli all'accoglienza nei Paesi occidentali, riflettono un drammatico attacco alla dignità e alla fratellanza umana.

Rafael Miner-26 agosto 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Poco più di seimila chilometri separano Madrid da Kabul, 14 ore di aereo. Da Roma e dal Vaticano, un po' meno. E da Ginevra, sede dell'ufficio delle Nazioni Unite in Europa, simile. Ma la distanza in termini di diritti umani è diventata quasi infinita al giorno d'oggi.

Lo ha appena sottolineato l'incaricato d'affari della Missione permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, monsignor John Putzer, che intervenendo alla 31ª sessione speciale del Consiglio dei diritti umani ha esortato a "riconoscere e sostenere il rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali di ogni persona, compresi il diritto alla vita, la libertà di religione, il diritto alla libertà di movimento e di riunione pacifica".

"In questo momento critico", ha aggiunto, "è di vitale importanza sostenere il successo e la sicurezza degli sforzi umanitari nel Paese, in uno spirito di solidarietà internazionale, per non perdere i progressi fatti, soprattutto nei settori della salute e dell'istruzione". Secondo la Santa Sede, il "dialogo inclusivo" è "lo strumento più potente" per raggiungere l'obiettivo della pace e desidera fare appello all'intera comunità internazionale affinché "passi dalle dichiarazioni all'azione" accogliendo i rifugiati "in uno spirito di fraternità umana".

Monsignor Putzer ha così ricordato l'appello di Papa Francesco alla preghiera del 15 agosto, implorando di cercare soluzioni al tavolo del dialogo e di far cessare il rumore delle armi. Le sue parole testuali alla preghiera dell'Angelus sono state le seguenti: "Vi prego di pregare con me il Dio della pace affinché cessi il rumore delle armi e si trovino soluzioni al tavolo del dialogo. Solo allora le persone martirizzate di quel Paese - uomini, donne, anziani e bambini - potranno tornare alle loro case e vivere in pace e sicurezza nel pieno rispetto reciproco".

La presa di Kabul ci colpisce

Il ritorno al potere dei Talebani ha significato la fine di vent'anni di presenza degli Stati Uniti e dei loro alleati. E come ha scritto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, "il sequestro di Kabul riguarda anche noi" (Famiglia Cristiana). Il ritorno dei talebani colpisce tutti in ogni senso, ma prima di tutto, ovviamente, in senso puramente fisico, la lotta per la vita, il primo diritto umano. Basta vedere le immagini di centinaia di afghani stipati nelle stive degli aerei, o le parole di afghani arrivati di recente nel nostro Paese, come il capitano della squadra afghana di basket in carrozzina, Nilofar Bayat, che a Bilbao ha detto: "Sono la prova che in Afghanistan non c'è futuro né speranza".

In effetti, il 31 agosto si avvicina sempre di più. Questa è la data concordata tra gli Stati Uniti e i Talebani per il ritiro delle truppe, ma migliaia di persone devono ancora essere evacuate e potrebbe essere necessario prolungarla. Per i Talebani, questa possibile estensione "è una linea rossa", "o ci saranno conseguenze". L'instabilità e il sospetto di attacchi stanno crescendo in un aeroporto a cui migliaia di persone stanno disperatamente cercando di accedere.

Fraternità umana

Le minacce del regime talebano alla vita, alla dignità e alla libertà umana sono fonte di grande preoccupazione per migliaia di persone in un Paese con un numero esiguo di cristiani, e certamente per Papa Francesco, che nel marzo di quest'anno ha tenuto uno storico incontro in Iraq, nell'antica città natale di Abramo, Ur dei Caldei, con i rappresentanti delle comunità ebraiche e di un maggior numero di comunità musulmane, e li ha esortati a percorrere un cammino di pace, fraternità e perdono.

La crisi afghana è anche, nella stessa ottica, un colpo agli insegnamenti di Papa Francesco nell'enciclica Fratelli Tutti, firmato dal Santo Padre il 4 ottobre dello scorso anno ad Assisi. Come ha sottolineato il Prof. Ramiro Pellitero in questo portale, trattando della fraternità e dell'amicizia sociale, "il Papa dichiara di soffermarsi sulla dimensione universale della fraternitàNon per niente uno dei punti chiave del documento è il rifiuto dell'individualismo. Siamo tutti "fratelli", membri della stessa famiglia umana, che proviene da un unico Creatore e che naviga sulla stessa barca. La globalizzazione ci mostra la necessità di lavorare insieme per promuovere il bene comune e la cura della vita, del dialogo e della pace.

L'accoglienza e gli sforzi per integrare le molte migliaia di rifugiati che fuggono terrorizzati dal proprio Paese saranno una pietra di paragone per visualizzare il sostegno alla dignità della persona umana, indipendentemente dalla sua razza, religione o nazionalità, e l'adesione agli insegnamenti del Papa.

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Letture della domenica

Commento alle letture della 22a domenica del Tempo Ordinario (B)

Andrea Mardegan commenta le letture della 22ª domenica del Tempo Ordinario e Luis Herrera tiene una breve omelia video. 

Andrea Mardegan-25 agosto 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

L'episodio dei farisei e degli scribi che vengono da Gerusalemme per chiedere a Gesù perché i suoi discepoli mangiano con le mani impure, è preceduto da questo scenario: "Quando scesero dalla barca, lo riconobbero immediatamente. Percorsero tutta quella regione e, ovunque sentissero che si trovava, gli portavano i malati sulle barelle. E dovunque andasse, in città o in villaggi, deponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di far loro toccare almeno l'orlo della sua veste; e tutti quelli che lo toccavano erano guariti.". Poco prima aveva sfamato cinquemila uomini con cinque pani e due pesci. Che contrasto con chi ha problemi con le abluzioni e l'osservanza delle prescrizioni esterne. Come se la salvezza dipendesse da queste cose. Gesù applica loro la profezia di Isaia: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Mi adorano inutilmente, mentre insegnano dottrine che sono precetti di uomini.". È una profezia che può essere sempre applicata, nel corso della storia dell'umanità e della Chiesa, a tutti i seguaci del formalismo, dello spiritualismo, del legalismo. Il loro cuore è lontano da Dio. 

Gesù è molto interessato a chiarire queste verità, e infatti richiama a sé la folla che si era allontanata, perché non gli interessavano queste dispute farisaiche, che certamente non attiravano le folle. Invece, Gesù vuole parlare chiaramente a tutta la folla affinché il suo insegnamento raggiunga tutti nella storia e dice: "...".Ascoltatemi tutti e comprendetemi bene.

Egli usa questi due verbi insieme - ascoltare e comprendere - nella forma imperativa solo in questo episodio e nel passo parallelo in Matteo. Significa che si tratta di una questione urgente e che non vuole perdere l'occasione di chiarirla ad alta voce. "Non c'è nulla al di fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro".. Così rende puro ogni cibo, spiega ancora Marco, ma si può anche dire che ha ricordato che tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e, nel caso degli esseri umani, molto buono. D'altra parte, "Dall'interno del cuore degli uomini procedono pensieri malvagi, fornicazioni, furti, omicidi...".

E come purificare il cuore di un uomo così capace di peccare? Benedetto XVI ricorda, nel capitolo Siete puri del suo lavoro Gesù di Nazareth (II), che in altri passi del Nuovo Testamento si spiega che siamo purificati dalla fede (At 15, 5-11), dalla parola che Gesù ci ha annunciato (Gv 15, 3), dal suo amore (Gv 13), dalla verità che è lui stesso e nella quale siamo immersi (Gv 17, 17). Anche dalla speranza in Cristo che ci purifica, come lui è puro (1 Gv 3, 3).

L'omelia sulle letture della domenica 22

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliauna breve riflessione di un minuto per queste letture.

Vaticano

"L'ipocrisia mette in pericolo l'unità della Chiesa".

All'udienza generale di mercoledì, Papa Francesco ha commentato un atteggiamento che può verificarsi tra i cristiani: l'ipocrisia. Ha incoraggiato un comportamento coerente, ricordando le parole del Signore: "Il vostro linguaggio sia: 'sì, sì'; 'no, no'".

David Fernández Alonso-25 agosto 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Papa Francesco ha incentrato l'udienza di oggi sull'episodio della Lettera ai Galati in cui San Paolo usa il termine "ipocrisia". "La Lettera ai Galati", ha esordito Francesco, "riporta un fatto piuttosto sorprendente. Come abbiamo sentito, Paolo dice di aver corretto Cefa, cioè Pietro, davanti alla comunità di Antiochia, perché il suo comportamento non era buono. Cosa era successo di così grave da costringere Paolo a rivolgersi a Pietro in termini duri? Forse Paolo aveva esagerato, aveva lasciato troppo spazio al suo carattere senza sapersi frenare? Vedremo che non è così, ma che ancora una volta è in gioco il rapporto tra Legge e libertà".

"Scrivendo ai Galati", continua il Papa, "Paolo cita volutamente questo episodio accaduto ad Antiochia anni prima. Egli intende ricordare ai cristiani di quelle comunità che non devono assolutamente ascoltare coloro che predicano la necessità di essere circoncisi e quindi di cadere "sotto la Legge" con tutte le sue prescrizioni. Pietro è stato criticato per il suo comportamento a tavola. La Legge proibiva agli ebrei di mangiare con i non ebrei. Ma lo stesso Pietro, in un'altra circostanza, si era recato a Cesarea nella casa del centurione Cornelio, pur sapendo di trasgredire la Legge. Poi disse: "Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere chiamato profano o impuro".

Francesco si è fermato a questo punto, quando San Paolo, nel suo rimprovero, usa un termine che ci permette di entrare nel profondo della sua reazione: ipocrisia (cfr. Gal 2,13). L'osservanza della Legge da parte dei cristiani ha portato a questo comportamento ipocrita, che l'apostolo intende combattere con forza e convinzione. Che cos'è l'ipocrisia? Si può dire che sia la paura della verità. Si preferisce fingere invece di essere se stessi. Fingere impedisce di avere il coraggio di dire apertamente la verità, e così è facile sfuggire all'obbligo di dirla sempre, ovunque e nonostante tutto. In un ambiente in cui i rapporti interpersonali sono vissuti all'insegna del formalismo, il virus dell'ipocrisia si diffonde facilmente".

"Nella Bibbia troviamo diversi esempi in cui l'ipocrisia viene combattuta. Una bella testimonianza è quella del vecchio Eleazar, al quale fu chiesto di fingere di mangiare carne sacrificata a divinità pagane per salvarsi la vita. Ma quell'uomo, con timore di Dio, rispose: "Perché alla nostra età non è degno di fingere, per evitare che molti giovani, credendo che Eleazar, nel suo novantesimo anno, si sia convertito ai costumi pagani, anche a causa della mia finzione e del mio attaccamento a questo breve residuo di vita, si smarriscano per causa mia, e io porti macchia e disonore alla mia vecchiaia"".

"L'ipocrita", ha concluso Francesco, "è una persona che finge, lusinga e inganna perché vive con una maschera sul volto e non ha il coraggio di affrontare la verità. Per questo motivo, non è capace di amare veramente: si limita a una vita di egoismo e non ha la forza di mostrare il suo cuore con trasparenza. Ci sono molte situazioni in cui si può verificare l'ipocrisia. Spesso si nasconde sul posto di lavoro, dove si cerca di apparire amici dei colleghi mentre la competizione porta a picchiarli alle spalle. In politica non è raro trovare ipocriti che vivono una scissione tra pubblico e privato. Particolarmente detestabile è l'ipocrisia nella Chiesa. Non dobbiamo mai dimenticare le parole del Signore: "La vostra lingua sia "sì, sì"; "no, no"; perché tutto ciò che viene da qui viene dal Maligno" (Mt 5,37). Agire diversamente significa mettere in pericolo l'unità della Chiesa, per la quale il Signore stesso ha pregato".

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Vaticano

Papa Francesco invia aiuti economici ad Haiti, Bangladesh e Vietnam

Il Santo Padre ha deciso di inviare un contributo finanziario per aiutare i Paesi che per vari motivi si trovano in una fase di emergenza, come Haiti, Bangladesh e Vietnam.

David Fernández Alonso-24 agosto 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Papa Francesco ha deciso di inviare un primo contributo ad Haiti attraverso il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale per aiutare la popolazione colpita dal terremoto in una situazione di emergenza. La nota della Sala Stampa della Santa Sede si esprime così: "A seguito del terremoto che ha colpito Haiti con straordinaria veemenza, causando - secondo i dati delle autorità locali - almeno 2.200 vittime e più di 12.000 feriti, oltre a ingenti danni materiali, Papa Francesco, attraverso il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha deciso di inviare un primo contributo di 200.000 euro per aiutare la popolazione in questa fase di emergenza, che si aggiunge alla già difficile situazione causata dal COVID-19."

Questa somma, che sarà distribuita, in collaborazione con la Nunziatura Apostolica, tra le diocesi più colpite dalla catastrofe, sarà utilizzata per opere di assistenza alle vittime del terremoto e "vuole essere un'espressione immediata del sentimento di vicinanza spirituale e di incoraggiamento paterno verso le popolazioni e i territori colpiti, espresso dal Santo Padre a margine dell'Angelus in Piazza San Pietro di domenica 15 agosto 2021 con l'invocazione della protezione della Madonna".

"Questo contributo", secondo la Santa Sede, "che accompagna la preghiera a sostegno dell'amato popolo haitiano, fa parte dell'aiuto che si sta attivando in tutta la Chiesa cattolica e che coinvolge, oltre a varie Conferenze episcopali, numerose organizzazioni caritative".

Inoltre, il Santo Padre "ha anche deciso di inviare un primo aiuto di emergenza di circa 69.000 dollari alla popolazione del Bangladesh, recentemente colpita dal ciclone Yaas; e 100.000 euro alla popolazione del Vietnam, che si trova in uno stato di grave disagio a causa delle conseguenze socio-economiche della pandemia COVID-19".

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America Latina

La chiesa di San Giuseppe a Porto Rico, un riflesso della bellezza di Dio

La chiesa di San José a San Juan de Puerto Rico è senza dubbio la chiesa più importante del Paese, che oggi può essere ammirata nel suo stato di restauro.

Fernando Felices-24 agosto 2021-Tempo di lettura: 8 minuti

Nell'anno di San Giuseppe e nella festa del Santo Patrono della Chiesa Universale, il 19 marzo 2021, è stata riconsacrata e inaugurata al culto l'ex chiesa conventuale di San Domenico e San Tommaso d'Aquino, ora Chiesa di San Giuseppe, a San Juan de Puerto Rico. Si tratta del culmine di un processo di restauro durato 20 anni e che ha visto il coinvolgimento di specialisti di tutto il mondo. Nel 2001 ha dovuto essere chiuso perché le sue volte elisabettiane, costruite nel 1532, rischiavano di crollare. Per stabilizzarle è stato necessario installare un'impalcatura speciale e ventilare e asciugare l'intero edificio, le cui pareti stavano facendo marcire le pale d'altare e gli affreschi che vi erano attaccati a causa del cedimento degli scarichi. Il World Monument Watch lo ha inserito nella lista dei patrimoni che rischiano seriamente di andare perduti. Richiedeva un'attenzione intensa. 

Sebbene dal punto di vista teologico la cattedrale dell'antica città murata sia la chiesa più importante del Paese, la chiesa di San José è la più antica e la più importante del Paese per i suoi tesori artistici, spirituali e cultuali, oltre ad essere la più studiata. È forse la terza chiesa più antica del Nuovo Mondo ancora in uso. Faceva parte del primo edificio in pietra costruito dagli spagnoli sull'isolotto di San Juan. Il sito su cui sorge, nel punto più alto dell'area urbana, con vista sull'Atlantico e sulla baia di San Juan, fu donato dal conquistador e primo governatore dell'isola di San Juan del Boriquén, Don Juan Ponce de León. Il vescovo Damián López de Haro, all'inizio del XVII secolo, lo descrisse come "dominatore di tutta la città". Con questo non si riferisce solo alla posizione fisica del convento e della sua chiesa, ma anche alla sua influenza in tutti i settori dell'evangelizzazione del Paese.

Fasi della costruzione e incidenti   

La sua costruzione in pietra calcarea e mattoni iniziò nel 1532 e fu realizzata fino al transetto nel 1539, quando la crisi della produzione dell'oro la fece interrompere. Utilizzava lo stesso schema a navata unica con cappelle collaterali che era stato utilizzato nel tempio conventuale domenicano di Santo Domingo, in Hispaniola. Il suo architetto non è noto con certezza, ma ci sono forti indicazioni che si tratti di Rodrigo Gil de Lienzo. La seconda grande campagna di costruzione si svolse tra il 1635 e il 1641. La terza fase fu la copertura della navata centrale con una volta a botte in mattoni tra il 1773 e il 1774 e l'ultima fase fu l'ampliamento della Cappella di Betlemme nel 1855. È l'unica chiesa del Paese per la quale quattro re di Spagna hanno fatto l'elemosina: Carlo V per la costruzione iniziale, Carlo III per la costruzione del XVIII secolo, Isabella II per i pavimenti in marmo nel 1858 e Juan Carlos I che ha donato l'attuale altare maggiore nel 1987.

La chiesa è stata devastata due volte dalla furia iconoclasta degli inglesi nel 1598 e poi degli olandesi nel 1625, da uragani e terremoti e dalle piaghe dei tropici: umidità, termiti, tarme e, diciamolo pure, dalla negligenza dei chierici. Fu privato del suo polmone vivente, il convento, dal disconoscimento di Mendizábal, quel furto del governo liberale che fu eseguito a San Juan nel 1838. Fu restaurata e rinnovata dai Gesuiti (1858), quando fu loro affidata come "cappella formale" del Seminario Conciliare. I Padri Vincenziani, in carica dal 1886, la dotarono di tre grandi pale d'altare neoclassiche (1908-1911) e apportarono altre migliorie intorno al 1954. Il cardinale Luis Aponte Martínez lo ristrutturò dal 1978 al 1982. L'ultimo restauro (2001-2021) è stato interrotto tre volte, per problemi di approvvigionamento di calce, poi per le conseguenze del terribile uragano María (2017) e per la pandemia COVID 19. La riabilitazione è costata circa 11 milioni di dollari. 

Personaggi importanti e santi associati alla sua storia

Il primo vescovo ad arrivare in America, il vescovo dell'isola di San Juan, don Alonso Manso (1460-1539), portò i domenicani nella città appena trasferita sull'isolotto nel 1921, per aiutarlo come primo inquisitore del Nuovo Mondo. Il convento fu fondato da Fray Antonio de Montesinos (1475-1540), il primo difensore dei diritti degli indios. In questo convento vivevano anche il priore Fray Luis Cancer, OP, Fray Pedro de Córdoba e Fray Antonio Dorta, che insegnavano grammatica e teologia, e Fray Bartolomé de las Casas, che sperimentò uno dei suoi primi fallimenti in uno dei suoi progetti di evangelizzazione "pura". Gli abitanti della città si rifugiarono in questo convento quando, nel 1528, attaccarono la città con le loro canoe. Ospitò la prima scuola di studi superiori dell'isola, l'Estudio General de los Dominicos, dove generazioni di creoli studiarono e si prepararono al sacerdozio e alla vita religiosa. Come altri conventi ispano-americani, forniva importanti servizi culturali nella città murata, la modesta roccaforte di San Juan. Ha offerto l'opportunità a musicisti e cori, pittori e scultori, oratori e studiosi, di mostrare le loro abilità e ricreare così gli spiriti più esigenti della città.

Se i vescovi erano sepolti nella Cattedrale, la cappella di questo tempio dedicato a Nostra Signora del Rosario, patrona dell'Ordine dei Predicatori, fu il pantheon dei governatori dell'isola a partire dalla metà del XVII secolo. Sotto i suoi pavimenti e nelle sue cinque cripte si contano forse 4.000 sepolture. 

Il primo personaggio importante della storia dell'America a essere sepolto sotto l'altare principale fu il suo santo patrono, Don Juan Ponce de León. I suoi resti furono portati nel 1547 dall'Avana, dove era morto vittima di un attacco degli indiani della Florida, da suo nipote, omonimo e primo cornista dell'isola, che dopo essere rimasto vedovo divenne sacerdote. Qui sono stati sepolti anche i membri defunti della famiglia del conquistador.

Una vedova portoricana con fama di santa, la beata Gregoria Hernández de Arecibo (1560-1639 circa), che imitò la vita e le virtù della venerabile María Raggi, godeva della stima e dell'ammirazione dei frati e degli abitanti della città, e partecipava quotidianamente alla Messa in questa chiesa. La Beata Madre Dolores Rodríguez Sopeña (1848-1918), fondatrice delle Catechiste, che visse a San Juan dal 1871 al 1873, era la direttrice spirituale dei gesuiti e vi partecipava alla Messa. In questa chiesa fondò il primo gruppo di Figlie di Maria dell'isola. Il beato portoricano Carlos Manuel Rodríguez (1918-1963), liturgista laico autodidatta, vi passava spesso davanti quando si recava alla prima libreria cattolica del Paese, La Milagrosa (1942), annessa alla chiesa. 

Da questa comunità i Padri Vincenziani si occupavano dei poveri del vicino sobborgo fuori dalle mura di La Perla, che le Figlie della Carità catechizzavano ed educavano accademicamente nella piccola scuola "San José". Accanto alla chiesa si trovava la prima tipografia cattolica dell'isola, dalla quale uscì la Revista La Milagrosa (fondata nel 1922). Le famose feste patronali vengono tuttora celebrate nella vicina via San Sebastián, inaugurata nel 1950 da un noto parroco vincenziano, P. Juan Madrazo, CM.

Qui è sepolto il terziario domenicano, il primo e più noto pittore coloniale rococò dell'isola, il bruno José Campeche y Jordán (1751-1809). Qui riposa il primo milionario portoricano, il corsaro Miguel Henríquez (1674-1743 circa). Questo ingegnoso Brown, anch'egli originario di San Juan, passò da venditore e semplice commerciante al dettaglio a uomo d'affari e commerciante. Il Re gli diede una licenza di corsaro e lui era un mercante di schiavi. Nei primi tre decenni del XVIII secolo divenne il portoricano più ricco e conosciuto. Nel 1710, il re di Spagna, per i servizi resi alla Corona in difesa delle province d'oltremare, con un'armata di sue navi, lo nominò "Capitano di mare e di guerra". Un biografo dice di lui: è stato il personaggio più notevole che Porto Rico abbia prodotto nel corso della sua storia ispanica. Per la prima volta nella storia del Paese, uno dei suoi figli entrò a far parte del mondo della borghesia capitalista e fu conosciuto e temuto da olandesi, francesi, danesi e altri nemici della Spagna. Di fronte alle vessazioni dell'erario reale, nel 1735 si rifugiò nel convento dei Domenicani, dove fu sepolto come povero nel 1743.

Centro di irradiazione delle devozioni mariane

Questa chiesa era il centro più importante della devozione mariana sull'isola. La prima devozione importante, patrona popolare della città, è stata la Vergine di Betlemme, opera di un'eccellente bottega delle Fiandre della fine del XIV secolo, alla quale i cronisti indicano che gli angeli cantavano le matinée. Poi la Vergine della Candelaria, che aveva il suo altare e la sua cripta. Dalla sua cappella si diffuse anche il culto della Vergine del Rosario in tutta l'isola. Ecco perché molti portoricani hanno l'abitudine di portare il Rosario al collo come una sorta di scapolare. I Padri Vincenziani, che la gestirono dal 1886 al 1967, promossero il culto della Vergine Miracolosa, che presiedeva persino l'altare principale. 

Importanza artistica 

Gli studiosi di arte ispanoamericana lo considerano il tempio di maggior interesse artistico della nostra storia coloniale. Ha aspetti sia arcaici che nuovi. Le doppie volte del presbiterio e del transetto sono state costruite con la cosiddetta volta cantharite, una tecnica tardo-romana e bizantina che ha continuato a essere utilizzata nel periodo gotico ed elisabettiano del Mediterraneo spagnolo. Tra la malta che riempie il sálmer o rene delle volte sono incastrati un gran numero di vasi di terracotta imperfetti che venivano usati come riempimento leggero. 

La nostra chiesa conventuale di San Juan è un preludio e anche una compagna di questa tarda fioritura dello stile elisabettiano con elementi platereschi nel Nuovo Mondo, che lascerà centinaia di straordinarie chiese conventuali sorelle, soprattutto nella Valle del Messico. I più illustri studiosi di arte ispano-americana che hanno avuto la fortuna di visitarlo lo evidenziano quasi unanimemente soprattutto per la sensazione di ampiezza spaziale accentuata dalla felice soluzione della volta centrale in forma rampante a contrastare le spinte. Il marchese di Lozoya sottolinea "l'effetto di imponente grandezza... (con) bizantinismo... nel transetto della chiesa...: l'applicazione come sistema di copertura di vasi di argilla incastrati l'uno nell'altro come in Santa Sofia a Costantinopoli".

Lo storico e artista Osiris Delgado sottolinea che "l'aspetto principale che giustifica l'eccellenza architettonica della chiesa di San José e che la distingue come uno dei migliori esempi di architettura gotica in America è che uno spazio relativamente ridotto come il transetto, riesce a dare una sensazione di ampiezza controbilanciando entrambi i lati della volta principale con quarti di sfera la cui chiave di volta è comune a quella dell'arco formero. E sebbene questa formula non sia del tutto estranea alle soluzioni architettoniche elisabettiane, è forse la prima caratteristica della nostra isola che risponde a una concezione spaziale diversa da quella di altre parti del Nuovo Mondo". In altre parole, si tratta della prima soluzione originale in America, in uno stile europeo importato.

Il piccolo pannello della Vergine di Betlemme, risalente all'ultimo quarto del XIV secolo, forse opera di un seguace di Van der Weyden, il maestro di Bruxelles della Storia di San Giuseppe o di Jacob van Laethem, è una delle sue opere più importanti. È stato rubato nel 1972. Ospitava anche sei dipinti rococò di Campeche, alcuni dei quali ex voto. Tra queste c'è la sua più grande opera religiosa: il Santo Domingo Soriano (1796). Qui si trova il primo affresco realizzato nel Paese, San Telmo (1545 circa), e la prima scultura realizzata sull'isola, lo stemma rinascimentale della famiglia Ponce de León (1541 circa). Ospita opere di alcuni importanti scultori spagnoli: il Cristo miracoloso della famiglia Ponce, della metà del XVI secolo, un San Vincenzo Ferrer di Juan de Mesa, discepolo di Martínez Montañes, un Cristo legato alla colonna di Cadice del XVIII secolo, un San Giuseppe e un Cuore di Maria di Gabriel de Astorga y Miranda di Siviglia. Durante l'ultimo restauro, nei pennacchi della cappella del Rosario sono state ritrovate misteriose sirene barocche della metà del XVII secolo, con mazzi di rose tra le braccia tese, che alludono alla battaglia di Lepanto.

Questo restauro conferma l'insegnamento di San Giovanni Paolo II: "La Chiesa ha sempre ritenuto che attraverso l'arte... si rifletta l'infinita bellezza di Dio... L'organicità dei beni culturali... non permette di separare il loro godimento estetico dalla loro finalità religiosa". Ad esempio, l'edificio sacro raggiunge la sua perfezione estetica proprio durante la celebrazione dei misteri divini, poiché è proprio in quel momento che risplende nel suo significato più autentico. Gli elementi dell'architettura, della pittura, della scultura, della musica, del canto e della luce fanno parte del complesso unico che accoglie la comunità dei fedeli per le celebrazioni liturgiche, costituito da 'pietre vive' che formano un 'edificio spirituale'".

L'autoreFernando Felices

Parroco della Grotta della Beata Vergine Maria di Lourdes.

Cultura

Dove si nasconde la Madonna: un santuario nelle valli slovene

Nelle valli della Slovenia nord-occidentale, il santuario della Madonna della Misericordia si trova a Ptujska Gora. È un luogo ricco di storia e può essere considerato un gioiello dell'architettura gotica slovena.

Jacqueline Rabell-24 agosto 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

Nelle valli della Slovenia nord-occidentale si trova la basilica minore di Nostra Signora della Misericordia a Ptujska Gora. Un luogo ricco di storia, poiché fu eretto nel XIV secolo dai signori feudali della regione. Da allora la sua popolarità si è diffusa ed è diventata uno dei luoghi di pellegrinaggio più popolari dell'area circostante. La sua lunga esistenza e i vari eventi storici hanno messo alla prova anche la fede e la devozione dei suoi pellegrini. Per tutti questi motivi, la chiesa è stata consacrata basilica nel 2010.

La nostra cara Madre ha sempre avuto un posto nel cuore degli uomini e, in molte occasioni, anche in quello dei più lontani da Cristo e dalla sua Chiesa. Per questo vorrei mostrare le meraviglie dedicate alla Madonna che si nascondono nel cuore dell'Europa.

Un gioiello dell'architettura gotica slovena

Sulla strada tra Vienna (Austria) e Zagabria (Croazia) - sempre che non si voli - si passa per la regione di Ptuj, in Slovenia, dove si trova Ptujska Gora, un piccolo villaggio della regione tradizionale della Bassa Stiria, frequente luogo di pellegrinaggio fin dai tempi antichi. Lì, infatti, sulla cima di una collina che domina la valle, sorge la chiesa dedicata a Maria, la Vergine Protettrice.

Di aspetto tipicamente mitteleuropeo, è considerato un gioiello dell'architettura gotica slovena. La sua lunga storia e gli innumerevoli pellegrini che sono venuti qui a pregare la Vergine Maria ne hanno fatto uno dei polmoni della regione. Da allora, questo luogo di pellegrinaggio continua una tradizione che risale al tardo Medioevo, quando, come sembrano indicare le fonti, fu eretto sotto il patrocinio dei feudatari di Ptuj. In seguito, sembra che sia diventato noto come "Mons Gratiarum" o "Monte della Grazia" fino all'epoca delle incursioni turche, quando, per l'influenza di una leggenda, divenne noto come "Montagna Nera". 

Solo nel 1615 il luogo iniziò a registrare un maggiore afflusso di pellegrini, in coincidenza con la data in cui i gesuiti assunsero la reggenza della chiesa, nonché la casa per i pellegrini. ad hoc. Poco più di un secolo dopo, tuttavia, le idee dell'Illuminismo, che si stavano gradualmente facendo strada nelle varie corti d'Europa, raggiunsero anche Vienna. Nel 1773, l'imperatrice Maria Teresa decise, sulla falsariga dei monarchi di Spagna e Portogallo, di sopprimere la Compagnia di Gesù. Ptujska Gora divenne così una parrocchia diocesana. Tuttavia, grazie agli sforzi dei suoi parroci, i pellegrinaggi furono mantenuti nonostante le avversità e le restrizioni imposte dal successore di Maria Teresa, l'imperatore Giuseppe II, che cercò di ridurre drasticamente la presenza della Chiesa nella società limitando le consuete pratiche di pietà del popolo, come processioni, pellegrinaggi, feste patronali, ecc. 

Nel 1938 la chiesa passò all'Ordine dei Frati Minori (Francescani), che la mantengono tuttora. Sono stati incaricati di preparare il 600° anniversario della chiesa nel 2010, anno in cui è stata dichiarata basilica sotto il patrocinio di Maria, Madre Protettrice, o Nostra Signora della Misericordia.

Uno stile barocco con elementi gotici

Nel complesso, la chiesa presenta un marcato stile barocco, con elementi architettonici gotici. Tra queste spicca la famosa immagine della Vergine con il mantello. I gesuiti decisero di spostare questa immagine dal portico all'altare principale. Questo rilievo, di grande bellezza, ricavato da un unico blocco di pietra, mostra la Madre con il Bambino nel braccio sinistro e con il manto steso, sotto il quale protegge numerose figure: si possono contare fino a ottantadue persone, allegoria della costante intercessione della Vergine. Sebbene non si conoscano i nomi di coloro che sono rappresentati da queste figure, gli esperti sembrano aver riconosciuto i fondatori di Ptujska Gora, Bernhard III. di Petau e sua moglie Walburga, figlia dei conti di Cilli, i più importanti aristocratici del Medioevo in Slovenia. Nella chiesa si trovano anche gli altari di Nostra Signora del Rosario e di San Sigismondo, eseguiti dagli stessi artisti. In quest'ultima cappella si trova la tomba del cavaliere Sigismondo di Neuhaus, che pagò l'altare dedicato al suo santo patrono.

Dall'arrivo dei francescani a Ptujska Gora sono state introdotte diverse innovazioni. Nel presbiterio c'è uno stallo per il coro di recente costruzione, molto appropriato per l'ensemble. Sono state aggiunte anche vetrate moderne e ritratti di diversi santi, come San Massimiliano Kolbe, un francescano conventuale che, mentre era prigioniero ad Auschwitz, decise volontariamente di morire al posto di un altro prigioniero e padre di famiglia, che in seguito assistette alla sua canonizzazione. L'ingresso è stato inoltre decorato con rilievi della Vergine Maria, di San Giovanni Paolo II e del Beato Slomsek, il vescovo sloveno beatificato nel 1999. Anche il luogo della riserva eucaristica ha ricevuto una nuova configurazione, con un bel tabernacolo su colonna, posto sotto un baldacchino di origine gotica. 

Dopo questi brevi cenni, non c'è dubbio che questa basilica debba essere una tappa obbligata per ogni viaggiatore che decida di attraversare o entrare negli ex possedimenti dell'Impero austriaco e scoprire così le numerose vestigia ancora esistenti dedicate a Nostra Madre. Può essere anche l'occasione per collegare le varie basiliche diffuse nella regione, come Mariazell in Austria e Marjia Bystrica in Croazia, che sono diventate quasi dei simboli nazionali. Tutti questi luoghi, che verranno trattati in altri articoli, hanno in comune il fatto di aver vissuto momenti di splendore, sotto il patrocinio di re e grandi signori, ma anche momenti bui, come le varie invasioni turche o le restrizioni imposte dalla corte a qualsiasi forma di esternazione della pietà popolare.

L'autoreJacqueline Rabell

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Iniziative

Strade d'Europa: Germania. Le strade germaniche

Negli ultimi anni, la Germania ha ritrovato interesse per i pellegrinaggi, in particolare per il Cammino di Santiago, molto popolare anche tra i protestanti.

José M. García Pelegrín-23 agosto 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Il primo pellegrinaggio conosciuto a Santiago de Compostela dal territorio tedesco risale alla seconda metà dell'XI secolo: secondo una fonte documentaria, il conte Eberhard VI di Nellenburg - a nord del lago di Costanza - si recò in pellegrinaggio a Santiago con la moglie Ita nel 1070, dopo il suo secondo pellegrinaggio a Roma. Al ritorno da Santiago, Eberhard VI "il Beato" entrò nel monastero di Ognissanti, da lui stesso fondato, come fratello laico, mentre Ita si ritirò con un gruppo di pie donne a Sciaffusa.

Durante il Medioevo, i pellegrini dell'Europa centrale si dirigevano verso il confine franco-spagnolo lungo le vie commerciali e militari, in particolare la "Via Regia", le cui origini risalgono all'VIII e IX secolo e che attraversava tutto il Sacro Romano Impero Germanico. Con la Riforma protestante, i pellegrinaggi diminuirono, soprattutto nella Germania settentrionale.

Dopo la rivitalizzazione del Cammino di Santiago a partire dagli anni '80, anche in Germania cominciarono a essere segnalati diversi percorsi - attualmente se ne contano circa 30 in totale - con la particolarità che fu proprio un pastore protestante, Paul Geissendörfer, a segnalare nel 1992 un Cammino di Santiago da Norimberga a Rothenburg ob der Tauber, che sarebbe diventato il nucleo del "Cammino di Santiago della Franconia" (1995). Le ultime novità del 2005 sono state i "Cammini di Santiago nel Nord della Germania", con due rami, la Via Baltica e la Via Jutlandica, frutto di una collaborazione tra Germania e Danimarca.

Il racconto autobiografico Ich bin dann mal weg - Meine Reise auf dem Jakobsweg (Me ne vado: il mio viaggio lungo il Cammino di Santiago) del noto comico Hape (Hans-Peter) Kerkeling, pubblicato nel 2006, ha contribuito notevolmente alla diffusione del Cammino di Santiago in Germania; con una tiratura di oltre sette milioni di copie, è stato in cima alla più prestigiosa classifica tedesca dei bestseller del settimanale Der Spiegel per 103 settimane (dal 2006 al 2008); nel 2015 è stata realizzata anche una versione cinematografica. Kerkeling si propone di approfondire la ricerca del senso della vita, ma per farlo evita i "classici" pellegrini cristiani ("Finiranno il viaggio come l'hanno iniziato") e cerca quelli "rari ed esotici". Il successo di questo libro dimostra che la maggior parte dei tedeschi non cammina sul Camino motivata da un pellegrinaggio tradizionale. Tuttavia, ha contribuito a un aumento del 74% del numero di tedeschi che hanno percorso il Cammino nel 2007.

D'altra parte, l'immensa popolarità di cui gode il Cammino, indipendentemente dalla confessione religiosa, si riflette nella sua diffusione proprio nelle regioni tradizionalmente protestanti; così, ad esempio, nel 2011 è stata fondata la Società di San Giacomo della Regione Brandeburgo-Oder, che si occupa - secondo il proprio sito web - degli "interessi dei pellegrini e delle pellegrine di Santiago a Berlino, nel Brandeburgo e nelle regioni limitrofe". E aggiunge: "La diversa composizione dei suoi membri riflette ciò che è stato l'occasione per la sua fondazione e gli obiettivi dell'associazione: l'interesse e il piacere di percorrere i cammini verso Santiago de Compostela". Come altre associazioni regionali, cercano in particolare di segnalare i percorsi, di installare pannelli informativi e di collegarli alla rete europea del Cammino "per contribuire alla cooperazione europea e alla comprensione internazionale".

Iniziative

Strade d'Europa: Svezia. La via scandinava

Il cristianesimo si affermò in Svezia ben oltre il secondo millennio. Il santo re Erik morì nel 1160, lasciando dietro di sé un Paese cristiano. Evidentemente la tradizione dei pellegrinaggi ai luoghi sacri è arrivata anche qui: Terra Santa, Roma e anche Santiago.

Andres Bernar-23 agosto 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Nei Paesi nordici esisteva anche una tradizione di pellegrinaggi a Nidaros (l'odierna Trondheim, nella Norvegia nord-occidentale). La tradizione medievale dei pellegrinaggi fu ben accolta nei Paesi nordici, anche per il suo carattere avventuroso.

Santa Brigida, la santa nazionale svedese e patrona d'Europa, diede loro una spinta quando lei stessa e suo marito si recarono in pellegrinaggio a Santiago de Compostela nel 1343. Hanno fatto tutto il percorso a piedi per diversi mesi. Oggi la distanza è di 3200 km con il percorso più breve. Non sappiamo esattamente quanto sia stato lungo il viaggio del santo, ma è possibile che sia stato ancora più lungo. Sulla via del ritorno - ad Arras, in Francia - il marito Ulf si ammalò. San Dionigi apparve alla santa e le disse che suo marito non sarebbe morto in quell'occasione. Lo fece poco dopo il suo ritorno in Svezia e questo segnò l'inizio dell'attività di Santa Brigida come fondatrice del nuovo ordine.

Il pellegrinaggio del santo suscitò il fervore popolare e gradualmente i pellegrinaggi a Roma e a Santiago divennero sempre più frequenti. A Stoccolma, la Chiesa di San Giacomo (St Jakobs Kyrka) fu costruita all'inizio del XIV secolo nell'attuale parco di Kugsträdgården, a nord della città vecchia. Questa semplice chiesa in legno fu sostituita da una più grande, a tre navate, in mattoni, nel 1430. Da qui i pellegrini partivano per il loro lungo viaggio con la benedizione e la protezione del santo.

Il protestantesimo ha letteralmente cancellato il cattolicesimo e le sue usanze, compresi i pellegrinaggi, durante i secoli XVI e XVII. A partire dal XVIII secolo si intravede una nuova apertura, che però non sarà completa fino alla fine del secolo scorso.

Il Cammino di Santiago è stato ripreso ufficialmente nel 1999, quando a Stoccolma è stata istituita l'Associazione di Santiago sotto gli auspici del vescovo diocesano; il suo presidente è il diacono permanente Manuel Pizarro. L'idea iniziale era quella di far riscoprire la spiritualità del pellegrinaggio ai cattolici scandinavi, incoraggiando i pellegrinaggi nei luoghi classici della cristianità: Terra Santa, Roma, Santiago, ma anche Lourdes e Fatima. Nel 1999 è stato organizzato un pellegrinaggio a Santiago de Compostela, il "primo pellegrinaggio scandinavo" dalla Riforma protestante. Questo è stato riconosciuto dall'arcivescovo di Santiago quando i pellegrini sono arrivati a destinazione e sono stati ricevuti dal prelato, come racconta Manuel. Qualche anno dopo, lo stesso vescovo di Stoccolma li accompagnò in un altro pellegrinaggio. Fin dall'inizio, molti svedesi protestanti si unirono a questi pellegrinaggi, vedendo in essi una meravigliosa opportunità di scoprire qualcosa di diverso da ciò che la loro chiesa diceva loro. Erano alla ricerca del loro percorso personale e della loro vocazione. Nei vent'anni di questa iniziativa, sempre più luterani si sono interessati. Il fatto di essere un'associazione permette anche di sovvenzionare il pellegrinaggio per le persone che hanno difficoltà a pagare un lungo viaggio.

L'autoreAndres Bernar

Iniziative

Strade d'Europa: Francia. La Via Podiensis a Le Puy en Velay

La Via Podiensis, nota anche come "Route du Puy", è una delle quattro strade principali che attraversano la Francia e convergono verso la Spagna e poi verso Santiago de Compostela.

José Luis Domingo-23 agosto 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Parte da Le Puy en Velay e attraversa i Pirenei attraverso il passo di Roncisvalle. Se è di gran lunga il più "popolare" dei grandi itinerari di pellegrinaggio verso Santiago in Francia, lo si deve senza dubbio a questo primo tratto: da Le Puy a Conques, che è diventato quasi un "pellegrinaggio" in sé. Una parte del percorso di cui molti sono soddisfatti. Con una lunghezza di circa 300 chilometri, che rappresenta una quindicina di giorni di cammino per l'escursionista "classico", questo percorso può essere davvero un viaggio molto bello in sé. Infatti, con i suoi siti eccezionali, la bellezza e la diversità dei paesaggi, può soddisfare molte aspettative. E poi, tra spazi selvaggi, rive di fiumi e luoghi bucolici, ci immerge forse più di ogni altro in una "dolce Francia" sognata ma molto reale.

La Via Podiensis deriva dal nome della città di Le Puy-en-Velay, da cui il vescovo Godescalc partì per Compostela nel 950 d.C., accompagnato da un folto gruppo di persone come trovatori, menestrelli, paggi, baroni, senescialli e, naturalmente, arcieri e lancieri per proteggerli. Il vescovo fu quindi il primo pellegrino non spagnolo a compiere il pellegrinaggio a Compostela.

Il percorso da Le Puy en Velay a Conques attraversa 4 regioni ricche di flora, fauna e diversità geologica: il Velay vulcanico, l'altopiano della Margeride, le alture di Aubrac e la valle del Lot. Paesaggi di una bellezza mozzafiato, come la vista sulle gole dell'Allier o il selvaggio altopiano dell'Aubrac.

Una volta arrivati a Conques, per molti sarà la fine del viaggio. Sarà il momento di risalire su un autobus e tornare alla loro vita professionale, alla loro vita quotidiana. È vero che questo percorso quasi perfetto, pur essendo certamente frequentato, ma senza raggiungere la moltitudine di persone che percorrono il Cammino in Spagna, può davvero essere un viaggio a sé. Ma anche continuare, o tornare più tardi per continuare a camminare, vale la pena. In primo luogo, perché poche tappe dopo si può percorrere la bella valle del Célé, e poi perché la strada per Compostela continua, semplicemente, attraverso regioni molto belle e angoli meno comodi, ma anche questo fa parte del viaggio! Le Puy-Conques è sicuramente molto bella, piacevole e piena di sorprese. Ma è quasi troppo perfetto per apprezzare appieno il carattere contrastante del pellegrinaggio a Santiago, che a volte immerge il pellegrino in un ambiente monotono, forse per facilitargli il confronto con se stesso. Il nomade non parte se non ha una terra promessa da sognare; che spesso finisce per essere una grande o piccola conversione del cuore del pellegrino che si proclama annunciatore della propria trasformazione.

Il pellegrino, come l'eroe della mitologia greca, si avventura fuori dal mondo della vita ordinaria ed entra in un luogo di meraviglie soprannaturali; lì affronta forze favolose e ottiene una vittoria decisiva; l'eroe torna da questa misteriosa avventura dotato del potere di elargire benefici all'uomo, ai suoi simili.

Cammino di Santiago, sulla via di un luogo sacro, i pellegrini sentono ogni chiesa che attraversano come la propria casa e gli atei accendono candele e ricevono benedizioni.

L'autoreJosé Luis Domingo

Corrispondente di Omnes in Francia.

Spagna

Giornata della Vergine a Torreciudad: "Con lei tutto si sistema".

Torreciudad ha ospitato ieri la celebrazione del Giorno della Vergine, la cui festa si commemora la domenica successiva all'Assunzione della Vergine. La celebrazione è stata anche la cornice per l'inaugurazione del nuovo rettore del Santuario, Ángel Lasheras.

Maria José Atienza-23 agosto 2021-Tempo di lettura: < 1 minuto

Ignacio Barrera, vicario dell'Opus Dei in Spagna, è stato incaricato di presiedere la Santa Messa, durante la quale ha incoraggiato i fedeli a rivolgersi alla Vergine Maria con la fiducia dei bambini: "Insieme a lei, tutto nella nostra vita può essere sistemato".

Da parte sua, il nuovo rettore ha espresso il desiderio di "continuare il lavoro dei miei predecessori e sviluppare nuovi progetti per diffondere la devozione alla Madre di Dio a molte più persone".

Dopo la celebrazione eucaristica, è stato recitato il Rosario e l'immagine della Vergine è stata portata in processione attraverso i portici del santuario su una lettiga dai vicini dei villaggi vicini di Secastilla, Ubiergo, Bolturina, Graus, La Puebla de Castro e El Grado.

Dopo la processione, è stato il momento della tradizionale offerta dei bambini alla Vergine davanti alla sua immagine. Ogni famiglia ha potuto recitare la preghiera di offerta e ha presentato un'offerta alla Vergine che sarà distribuita tra le famiglie bisognose della zona in collaborazione con la Cáritas Diocesana de Barbastro-Monzón.

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Vaticano

"Non stupiamoci se Gesù Cristo ci mette in crisi".

Papa Francesco ha commentato il Vangelo di oggi durante la preghiera dell'Angelus in Piazza San Pietro, incoraggiando i fedeli a lasciarsi provocare e convertire dalle parole di vita eterna di Gesù Cristo.

David Fernández Alonso-22 agosto 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Papa Francesco ha recitato l'Angelus da Piazza San Pietro nella domenica di Santa Maria Regina. "Il Vangelo della liturgia odierna", ha esordito il Santo Padre, "ci mostra la reazione della folla e dei discepoli al discorso di Gesù dopo il miracolo dei pani. Gesù ci ha invitato a interpretare questo segno e a credere in lui, che è il vero pane disceso dal cielo, il pane della vita; e ha rivelato che il pane che darà è la sua carne e il suo sangue.

Il Papa nota la reazione di molti discepoli, che da quel momento lo abbandonano. "Queste parole suonarono dure e incomprensibili agli orecchi della gente, tanto che, da quel momento, molti discepoli si voltarono indietro, cioè smisero di seguire il Maestro (vv. 60.66). Gesù chiede allora ai Dodici: "Volete andarvene anche voi?" (v. 67) e Pietro, a nome di tutto il gruppo, conferma la decisione di restare con lui: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi crediamo e sappiamo che tu sei il Santo di Dio" (v. 67).Jn 6,68-69)".

"Soffermiamoci brevemente sull'atteggiamento di coloro che si ritirano", ha incoraggiato Francesco, "tornano indietro e decidono di non seguire più Gesù. Da dove viene questa incredulità? Qual è la ragione di questo rifiuto?".

"Le parole di Gesù suscitano grande scandalo. Ci sta dicendo che Dio ha scelto di manifestarsi e di portare la salvezza nella debolezza della carne umana. L'incarnazione di Dio è ciò che provoca scandalo e che per queste persone, ma spesso anche per noi, rappresenta un ostacolo. Infatti, Gesù afferma che il vero pane della salvezza, quello che trasmette la vita eterna, è la sua stessa carne; che per entrare in comunione con Dio, prima di osservare le leggi o adempiere ai precetti religiosi, è necessario vivere un rapporto reale e concreto con Lui. Questo significa che non dobbiamo cercare Dio nei sogni e nelle immagini di grandezza e di potere, ma dobbiamo riconoscerlo nell'umanità di Gesù e, di conseguenza, nell'umanità dei fratelli e delle sorelle che incontriamo nel cammino della vita. Dio si è fatto carne e sangue: si è abbassato a essere uomo come noi, si è umiliato fino a prendere su di sé le nostre sofferenze e il nostro peccato, e quindi ci chiede di cercarlo non al di fuori della vita e della storia, ma nella relazione con Cristo e con i fratelli.

"Oggi", assicura il Papa, "anche la rivelazione di Dio nell'umanità di Gesù può suscitare scandalo e non è facile da accettare. Questo è ciò che San Paolo chiama la "stoltezza" del Vangelo di fronte a coloro che cercano i miracoli o la saggezza mondana (cfr. 1 Co 1, 18-25). E questo "scandalo" è ben rappresentato dal sacramento dell'Eucaristia: che senso può avere, agli occhi del mondo, inginocchiarsi davanti a un pezzo di pane? Perché dovremmo mangiare assiduamente questo pane?".

"Davanti al gesto prodigioso di Gesù che sfama migliaia di persone con cinque pani e due pesci, tutti lo acclamano e vogliono portarlo in trionfo. Ma quando lui stesso spiega che questo gesto è segno del suo sacrificio, cioè del dono della sua vita, della sua carne e del suo sangue, e che chi vuole seguirlo deve assimilarlo, deve assimilare la sua umanità donata per Dio e per gli altri, allora no, questo Gesù non va più bene. Cari fratelli e sorelle, non stupiamoci se Gesù Cristo ci mette in crisi. Al contrario, preoccupiamoci se non ci mette in crisi, perché forse abbiamo annacquato il suo messaggio! E chiediamo la grazia di lasciarci provocare e convertire dalle sue "parole di vita eterna". Maria Santissima, che ha portato il suo Figlio Gesù nella sua carne e si è unita al suo sacrificio, ci aiuti a testimoniare sempre la nostra fede con la nostra vita concreta".

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Mondo

Il cardinale Wyszyński e la madre Rosa Czacka

Il 12 settembre il cardinale Wyszyński e Madre Rosa Czacka saranno beatificati a Varsavia. Vi proponiamo ora la seconda parte di un articolo su queste due figure chiave nella storia recente della Chiesa in Polonia.

Ignacy Soler-22 agosto 2021-Tempo di lettura: 6 minuti

(La prima parte dell'articolo può essere letta cliccando qui. qui).

Durante l'insurrezione di Varsavia, Madre Elisabetta decise di allestire un ospedale da campo nel suo complesso. Lì si rifugiò anche il sacerdote Wyszyński, continuamente perseguitato dalla Gestapo. Stefan Wyszyński rimase a Laski per due anni come cappellano delle suore e sacerdote dell'AK. Fu allora che conobbe e curò Madre Elizabeth Rose e in seguito ricordò: "Guardai la Madre e mi chiesi: dove trova questa donna tanta forza e audacia per fare questo lavoro di fronte al pericolo continuo con la sua collaborazione con l'Insurrezione? Non c'era solo l'ospedale, ma anche un centro di rifornimento e di collegamento, un continuo andirivieni di persone. La madre pensava che fosse necessario essere pieni di forza, perché era ciò di cui il mondo aveva bisogno in quel momento. Mi ha fatto scoprire una donna completamente nuova, che prima si era dedicata alla preghiera e alla cura dei ciechi e ora, in costante pericolo di vita, continuava a compiere tutti gli atti di misericordia, ma aiutando attivamente tutti. Per noi di Laski era una Madre, una fonte di pace, serenità e prontezza nel servizio".

Madre Elisabetta Rosa ci ha sempre, ma soprattutto in questi momenti, incoraggiato a unirci alla Croce di Cristo: "Ai piedi del Crocifisso non possiamo essere inattivi. Gesù Cristo non vuole solo che meditiamo sulla sua Passione, che compatiamo la sua immagine, ma vuole che lo aiutiamo a salvare le anime. Gesù vuole che usiamo il suo sangue redentore per lavare i nostri peccati e quelli di chi ci circonda, i peccati dei nostri nemici e quelli del mondo intero. Dobbiamo lasciarci impregnare da questa Divinità. Dobbiamo lasciarci impregnare da questo Sangue e offrirlo a Dio per la nostra salvezza e per quella del mondo intero.

Pace e gioia nella Croce

Il motto di Madre Elisabetta è presente nello stemma della Congregazione: Pax et gaudium in cruce. Per la nuova Beata, queste parole erano radicate nella fiducia in Dio e nell'unirsi sempre più intensamente alla passione di Cristo. "La sofferenza è inevitabile. La santità non può essere raggiunta senza sofferenza. L'uomo che vuole vivere con Dio deve portare la sua croce, la croce che Dio gli manda. Ecco perché stare accanto alla croce di Gesù è la nostra strada e la nostra vocazione. E mi riferisco alla croce che viene dalle mani di Dio: la perdita della salute, della libertà. È una croce dura, ma è buona, è una croce salvifica, che dobbiamo abbracciare.

In questi due nuovi Beati, così strettamente legati alla città di Varsavia, abbiamo caratteri simili. Stefan Wyszyński iniziava sempre le sue omelie con il saluto "Cari figli di Dio" e la sua figura piena di forza e dignità, soprattutto di fronte al sistema comunista imposto alla Polonia dopo la Seconda guerra mondiale a Yalta, si distingue per un tratto: la paternità. Era un padre. Madre Elisabetta Rosa, anch'essa piena di forza di fronte ai nazisti e difensore della dignità dei disabili, si distingue per molti con un riferimento continuo: è stata per tutti una madre piena di forza, la Madre. 

Il cardinale Stefan Wyszynski ha officiato la messa funebre per la morte di Madre Elisabetta nel 1961. Nell'omelia ha detto tra l'altro: "Mirabilis Deus in sanctis suis! - Dio è ammirevole nei suoi santi. La vita di Madre Elisabetta, che per molti di noi aveva solo questo titolo: Madre, ci parla delle meraviglie che Dio compie nei suoi santi. Nella vita di ogni uomo c'è sempre il mistero di Dio nascosto. Egli stesso è il Deus absconditus. Lavora silenziosamente nel profondo dell'anima. Non è mai inattivo, è continuamente all'opera. Forma, sceglie e aiuta le persone. Li manda fuori e li fa circondare da altri per servire. Dio sceglie gli strumenti per collaborare. Nessun uomo di Dio è solo, perché Dio stesso fa sì che molti si radunino intorno a lui, come le api intorno alla madre regina di un pannello¨. 

Wyszyński, un uomo del popolo polacco, Czacka, una donna dell'aristocrazia. Entrambi erano intellettuali, cristiani di profonda fede e costante preghiera, pieni di ammirevole forza d'animo per la difesa dei diritti di Dio e della persona. Concludo con alcune parole del nuovo Beato parlando del laico cristiano che agisce nel mondo: "Non si tratta di essere un uomo dominato da un'attività febbrile, stanco e che stanca senza pietà gli altri, assorbito da un'occupazione continua. L'uomo moderno dell'azione cristiana deve avere in sé più della pace e della misura di un diplomatico, deve avere la certezza che viene dalla coscienza, che aiuta Dio a salvare il mondo nella stessa misura in cui permette a Dio di agire nella propria vita.

Stefan Wyszyński fu ordinato da solo perché non poté essere ordinato il giorno dell'ordinazione, non si sa se a causa di una ricaduta della tubercolosi o perché mancavano pochi giorni al suo 23° compleanno. L'età minima canonica era di 24 anni, ma il vescovo poteva concedere una dispensa di un anno, ma non di più. Stefan fu quindi ordinato il giorno del suo 23° compleanno, il 3 agosto 1924. Tuttavia, insieme a tutti i suoi compagni, molti dei quali futuri martiri della guerra mondiale e alcuni di loro beatificati, fece gli esercizi spirituali obbligatori prima dell'ordinazione. Nei suoi appunti ha scritto dieci propositi derivanti da questi esercizi. Teneva sempre questo foglio nel suo breviario e ogni giorno si esaminava su queste dieci massime o propositi:

1. Parlare poco - vivere in silenzio - silenzio.

2. Fare molto, ma senza fretta, in pace.

3. Lavorare in modo sistematico.

4. Evitare i sogni: non pensare al futuro, che è nelle mani di Dio.

5. Non sprecate il tempo, perché non vi appartiene; la vita ha uno scopo e così ogni momento.

6. In ogni cosa scopre una buona intenzione.

7. Pregate spesso quando siete al lavoro - sine me nihil potestis facere (senza di me non potete fare nulla).

8. Rispettate ogni persona, perché voi siete peggio di ogni persona: Dio resiste ai superbi.

9. Omni custodia custodi cor tuum quia ex ipso vita procedit (Custodisci il tuo cuore con ogni cura, perché da esso viene la vita).

10. Misericordias Dei in aeternum cantabo (Canterò le misericordie del Signore per sempre).

La sua devozione alla Madonna

Un aneddoto interessante sul cardinale Wyszyński è il seguente:

C'è una foto che mostra il cardinale Wyszyński sorridente e accanto a lui i due futuri vescovi prelati dell'Opus Dei, i beati Álvaro del Portillo e Javier Echevarría. Era il settembre 1979. Hanno viaggiato in auto, accompagnati dal sacerdote Joaquín Alonso e da Javier Cotelo come autista. Quest'ultimo racconta i suoi ricordi in un'intervista con una registrazione di famiglia. Passiamo alla trascrizione:

"Questa è la foto del cardinale Wyszyński con don Alvaro e don Javier. -Ricorda qualcosa di quell'incontro? - Sì, molte cose. L'incontro si è svolto il giorno prima della partenza, il 7 settembre. Volevano vedere il Cardinale semplicemente per dirgli che eravamo passati e che il Presidente Generale dell'Opus Dei voleva salutarlo. Arrivati al palazzo vescovile, siamo stati accolti dal segretario che parlava spagnolo. Ci ha detto: il Cardinale sta per partire in macchina, sta per partire perché ha un incontro con i vescovi di un'altra diocesi e naturalmente non può riceverli e se li riceve, ci vorrà solo un minuto. 

Il Beato Álvaro del Portillo e Don Javier Echevarría con il Cardinale Wyszyński

E infatti è uscito e ci ha portato nella stanza dove è stata scattata la foto. Dietro di noi c'era un'altra foto, se ricordo bene, di Częstochowa, in cui si vedeva un seggio, una sedia vuota al centro e molte persone, molte persone davanti a quel trono. Era il suo trono, la sede del Cardinale, ma era vuoto perché era in prigione. Mentre guardavamo queste e altre foto, è arrivato presto il Cardinale. Ci ha salutato un po' seccamente, dicendo: "Cosa ci fanno qui questi preti italiani che vengono a Varsavia? Sono molto grato che vengano vestiti con la tonaca, perché di solito i sacerdoti che vengono dall'Italia vengono vestiti in un altro modo. Gli piacque il fatto che fossero in abito talare, ma gli piacque molto di più la risposta di don Alvaro: "Non voglio toglierti un minuto. Siamo venuti a pregare la Madonna di Częstochowa per pregare per la Polonia e soprattutto per Papa Giovanni Paolo II, e per portare l'Opus Dei ai piedi della Madonna, rinnovando la consacrazione dell'Opera al suo Cuore dolcissimo.

Poi il cardinale si è commosso quando ha sentito parlare della preghiera e della Madonna e ha messo le mani sulle spalle di don Álvaro e di don Javier allo stesso tempo. E si è trasformato, ha cambiato totalmente aspetto. Prima era un po' secco, come se fosse stanco di ricevere sacerdoti turisti. E quando ha sentito parlare della preghiera, della Madonna, si è commosso e ha detto loro che gli era piaciuto sentire parlare della Madonna e che erano venuti a pregare, che era felice di incontrare le persone dell'Opus Dei e il suo presidente generale e quelli che lo accompagnavano, e che si scusava per non poter stare più con loro perché stava per prendere la macchina e andare in un'altra provincia, in un'altra città dove aveva un incontro.  

Ha dato a ciascuno di noi un rosario e poi ha salutato con un abbraccio e un bacio i sacerdoti. Mi ha solo abbracciato. Poi don Joaquín gli disse: "E potremmo fargli una foto? -Sì. Entrate subito. E, come potete vedere, si trovava tra Don Álvaro e Don Javier. Gli ho scattato due foto perché don Álvaro mi ha detto: "Scatta un'altra foto nel caso in cui la prima non fosse venuta bene". Siamo usciti da lì contenti e divertiti come se fossimo stati davvero con un santo, perché ci ricordava il nostro Padre con il suo sorriso e il suo sguardo. Quando eravamo con il cardinale Wyszyński avevamo l'impressione che fosse come con nostro Padre: si sentiva davvero che eravamo con un santo". 

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Evangelizzazione

"La Chiesa ha bisogno di risorse finanziarie per raggiungere quelle spirituali".

Omnes parla con Anastasio Gómez-Hidalgo, economo diocesano dell'arcidiocesi di Toledo dal 2011. Ci parla, tra l'altro, dell'importanza della corresponsabilità e della gestione economica delle diocesi.

Diego Zalbidea-20 agosto 2021-Tempo di lettura: 5 minuti

Anastasio Gómez Hidalgo, sposato e padre di quattro figli, è economo diocesano dell'arcidiocesi di Toledo dal 2011. È stato appena nominato per i prossimi cinque anni. La sua formazione si è completata con il recente conseguimento del titolo di Dottore in Giurisprudenza presso l'Università di Castilla-La Mancha con una tesi di dottorato qualificata con Excellent cum Laude e intitolata "Towards a comprehensive system of Transparency for the Catholic Church in Spain". Una proposta pratica". Questa tesi nasce dall'illusione di fornire alle entità della Chiesa cattolica nel nostro Paese strumenti giuridici per meglio instaurare una cultura della trasparenza e del buon governo. Docente ospite presso l'Università di Castilla-La Mancha e l'Università Complutense, pubblica articoli, tiene conferenze e partecipa a varie organizzazioni per aiutare la Chiesa a gestire le proprie risorse nel modo più professionale possibile.

Come fa un dottore in legge a gestire i numeri di una diocesi?

Beh, è troppo presto per fare un bilancio di questo rapporto, ma devo ringraziare i numeri della diocesi perché senza di loro non sarei un dottore in legge. Il campo economico della Chiesa cattolica mi ha permesso di pormi domande, di trovare risposte e soprattutto mi ha portato ad avere una grande illusione che ho trasformato in ricerca. I numeri sono ostinati, parlano con esattezza; la legge, invece, ammette discussioni, analisi e opinioni. È affascinante unire entrambe le realtà in una tesi di dottorato e se questa unione viene prodotta parlando della Chiesa cattolica il grado di interesse sale a livelli indescrivibili. Ho trovato affascinante poter indagare su questo amalgama di concetti e dare loro un filo conduttore. 

Cosa aiuta le persone ad essere più generose nei confronti della Chiesa?

Che raccontiamo loro quello che facciamo. Fategli sapere come funzionano le loro entità e, soprattutto, fategli vedere che le loro risorse sono ben gestite. La Chiesa deve disporre di risorse economiche e umane per realizzare quelle più importanti, che sono quelle spirituali. Qualche tempo fa ho scritto un saggio sulle Balanced Scorecard per una diocesi e in quel lavoro ho spiegato che l'economia e la legge non sono importanti nell'evangelizzazione, ma senza di esse l'evangelizzazione dovrebbe essere fatta in modo diverso. L'istituzione di consigli economici come veri e propri organi di opinione e di dibattito su questioni che riguardano l'amministrazione di beni e denaro è fondamentale. Il Codice di Diritto Canonico lo richiede.

Aiuta le persone a sapere come funzionano le loro entità e, soprattutto, a vedere che le loro risorse sono ben gestite. La Chiesa deve avere risorse economiche e umane per raggiungere quelle più importanti, che sono quelle spirituali.

Anastasio Gómez-HidalgoEconomo dell'Arcidiocesi di Toledo

Come ha influito la pandemia sulle esigenze delle diocesi?

Beh, su questo argomento si potrebbe scrivere un bell'articolo, ma cercando di sintetizzare, anche a rischio di non essere precisi, potremmo dire che le diocesi usciranno come entità con più debiti a causa della sottoscrizione di prestiti a fronte del calo delle entrate; mi risulta anche che progetti o iniziative straordinarie saranno sospesi per alcuni anni per concentrare gli sforzi sul quotidiano e poter assumere gli impegni di ogni giorno e infine dire che le parrocchie hanno imparato, quasi definitivamente, che le sottoscrizioni dei fedeli sono la chiave per sostenere le reali necessità a medio termine. 

Ne usciremo più corresponsabili?

L'impossibilità di recarsi nelle chiese durante la pandemia ha aguzzato il nostro ingegno e le parrocchie sono state rafforzate dalla nostalgia che abbiamo provato nel non poter celebrare i sacramenti. Abbiamo imparato che il vero tesoro delle parrocchie non sono le pale d'altare o la chiesa stessa, ma i sacramenti che vi si celebrano. La corresponsabilità è stata solitamente intesa come il senso di appartenenza dei fedeli alla Chiesa che li porta a collaborare finanziariamente e in altri modi per sostenerla. Per me la pandemia ha cambiato il significato di corresponsabilità e credo che ora spetterà alle entità ecclesiastiche dimostrare che la loro gestione è adeguata e professionale. Questi mesi di pandemia sarebbero dovuti servire a stabilire dinamiche di lavoro in grado di affrontare i prossimi cinque anni con linee guida chiare su cosa fare e come farlo. L'entità che non lo stabilisce e non lo rende noto, non avrà raggiunto la necessaria corresponsabilità.

Un consiglio per un parroco oppresso dalle bollette?

L'onere in una parrocchia non deriva solo dalle bollette. I pastori sono sopraffatti da altre cose. È esemplare vedere sacerdoti che si donano al dolore dei loro parrocchiani in questi momenti rari e difficili. Il peso di un sacerdote deriva dal peso dei suoi parrocchiani e dei loro problemi. Per sollevarli dall'onere delle bollette, è necessario che le amministrazioni diocesane abbiano modi adeguati per articolare procedure semplici per risolvere i problemi finanziari. Ah, scusate, ho dimenticato il mio consiglio. Suggerimento migliore: prima di fare, chiedere. In caso di dubbio, chiedete. Il verbo "chiedere" coniugato correttamente evita molti problemi. Al giorno d'oggi, tutta la gestione economica è avvolta in un ruolo molto tecnico e chiedere prima di fare è d'obbligo.

Perché il denaro ci tiene svegli la notte?

Ciò che disturba è non averla o averne troppa. Ecco perché la gestione del denaro nelle entità della Chiesa deve essere adeguata. Direi che in qualsiasi campo, avere risorse adeguate è un obiettivo che un manager deve avere. Di fronte alla scarsità, cercate dove procurarvela.  

La gestione del denaro nelle entità della Chiesa deve essere adeguata. Direi che in qualsiasi campo avere risorse adeguate è un obiettivo che un manager deve avere.

Anastasio Gómez-HidalgoEconomo dell'Arcidiocesi di Toledo

Toledo è tradizionalmente all'avanguardia nella gestione economica della Chiesa dal XVI secolo. Può la Chiesa parlare alla pari con gli esperti di economia e gestione?

Ogni giorno ci sono sempre più modelli di gestione economica in ambito ecclesiale che meritano di essere studiati. L'agognato autofinanziamento ha lasciato il posto a modelli di redditività economica del patrimonio lasciatoci in eredità dalle generazioni passate. Ne sono un chiaro esempio i modelli di gestione delle visite ai monumenti di proprietà ecclesiastica. Sono talmente rilevanti e fanno parte di una realtà economica di generazione di impatti economici che in città come Toledo sono determinanti nel plasmare l'economia della città. Sappiamo che quando la Cattedrale chiude, l'economia ne risente e questo è dovuto all'influenza positiva generata dal fatto che è aperta 365 giorni all'anno e 313 in un orario che favorisce le visite in orari molto lunghi. Il fenomeno del Bracciale turistico di Toledo, che riunisce 7 monumenti aperti 363 giorni all'anno ai turisti e che completa l'offerta turistica della città, è anche un modo per autofinanziarsi. Anche Talavera de la Reina ha il suo Bracciale Turistico intorno al suo patrimonio ecclesiastico e altre diocesi come Burgos, Barbastro-Monzón o Calahorra-Logroño-La Calzada, dove questo progetto è già una realtà, sono modelli esportabili. Città come Segovia e Cordoba ci hanno già imitato.

È facile per un parroco andare d'accordo con il suo economo?

In definitiva, l'Economo è una persona che si prende cura dei sacerdoti, per lo più parroci, in via prioritaria, e si occupa di loro al meglio delle sue capacità e dando il meglio di sé. Con questa formula è facile andare d'accordo. 

In che misura la gestione delle risorse nella Chiesa dovrebbe essere professionalizzata?

Deve essere professionalizzato. È necessario avere professionisti responsabili, e qualcuno può essere responsabile solo se ha una formazione sufficiente per poter affrontare le sfide della gestione come se fosse un'azienda. I risparmi che si ottengono con la presenza di bravi professionisti sono evidenti. D'altra parte, costa milioni di dollari avere a capo di certe entità persone che provengono da altri settori o che non si dedicano in modo permanente alla gestione e all'amministrazione dei beni. Alla fine, si scopre che questa seconda opzione è più costosa che se fosse stato assunto un buon professionista e il suo stipendio fosse stato in linea con il mercato del lavoro in termini di responsabilità. Attirare talenti nelle entità religiose è una sfida e i talenti sono attratti dall'impegno delle persone, ma anche dal modo in cui il loro lavoro è valutato da un punto di vista economico e dalle strutture con cui possono lavorare. 

Può un economo far progredire la missione della Chiesa dalla sua posizione?

È questo, infatti, il verbo che meglio si adatta alla sua missione: guidare. Anche per sostenere o supportare. Un economo deve sapere che la sua missione è a lato o dietro. L'impulso viene da dietro, è sostenuto da dietro ed è sostenuto dal basso, ma il lavoro economico in queste entità non può essere il primo o distinguersi dal resto. La missione deve essere basata e curata dal punto di vista economico, ma la missione della Chiesa trascende tutti gli ambiti. Ciò che è importante è ciò che è importante.

Letture della domenica

Commento alle letture di domenica 21a domenica del Tempo Ordinario

Andrea Mardegan commenta le letture della XXI domenica del Tempo Ordinario e Luis Herrera tiene una breve omelia video. 

Andrea Mardegan-18 agosto 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

La ventesima domenica coincideva con il 15 agosto, solennità dell'Assunzione di Maria, e quindi non abbiamo letto i versetti 51-58 del capitolo 6 di Giovanni, in cui Gesù dice: "Io sono il pane vivo che è disceso dal cielo. Se uno mangia questo pane, vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo", e poi, all'incredulità degli ebrei -"Come può quest'uomo darci la sua carne da mangiare?Gesù ribadisce sei volte in sei versetti che dobbiamo davvero "mangiare" la sua carne e "bere" il suo sangue per avere la vita in noi, per avere la vita eterna già nel presente e per essere risuscitati da lui nell'ultimo giorno; per prendere dimora in lui e lui in noi, per vivere per lui come lui vive per il Padre, per vivere in eterno. 

E che lui è il pane disceso dal cielo, che la sua carne è vero cibo e il suo sangue vera bevanda. All'inizio del discorso sul pane di vita, l'interlocutore di Gesù è "la folla". Poi "i Giudei" si distinguono come contestatori e mormoratori.

Ora, però, la prova di Gesù diventa ancora più difficile perché sono "molti dei suoi discepoli" che, avendolo sentito parlare in questo modo, si schierano dalla parte dei Giudei, mormorano e non riescono a credere che ciò che egli promette e rivela possa realmente accadere. Tanto che decidono di rompere con lui e di non seguirlo più. Si dicono esplicitamente l'un l'altro: "Questa parola è difficile, chi può ascoltarla?".. Gesù sa cosa dicono a bassa voce e non hanno il coraggio di affermare davanti a tutti. Cerca di argomentare per far loro cambiare idea: come nel nostro corpo la carne senza lo spirito decade con la morte, così lo Spirito che dà vita al corpo è in grado di cambiare il pane nel suo corpo, e così far sì che il pane ci dia la sua vita, se lo mangiamo. Ma non sono gli argomenti a cambiare la mente degli ascoltatori, bensì il Padre, che concede di credere nel Figlio e di dimorare in lui. Dicendo questo, Gesù toglie la colpa a coloro che non credono nelle sue parole, e "non erano più con lui".. Egli dà loro questa libertà e la aumenta con le sue parole.

A riprova di questo stile, ribadisce e accresce anche la libertà dei dodici che sono rimasti con lui. "Vuoi andartene anche tu?".. Pietro, rispondendo a questa domanda, mostra di essere stato attirato dal Padre verso Gesù e illuminato dal suo Spirito su di lui: "...".Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna".. Queste due frasi insieme significano che non c'è nessun altro che abbia le parole della vita eterna: solo tu, solo tu! Non abbiamo nessuno a cui rivolgerci che possa parlarci della vita eterna. "Abbiamo creduto e sappiamo che tu sei il Santo di Dio".. Beato te, Simone, che hai creduto a ciò che il Padre ti ha rivelato.

L'omelia sulle letture della domenica 21

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliauna breve riflessione di un minuto per queste letture.

Vaticano

"Qual è per San Paolo il ruolo della Legge?".

Il Santo Padre ha riflettuto sul valore della Legge secondo la Lettera ai Galati, sottolineando che "ci farebbe bene chiederci se viviamo ancora in un tempo in cui abbiamo bisogno della Legge, o se siamo consapevoli di aver ricevuto la grazia di essere diventati figli di Dio per vivere nell'amore".

David Fernández Alonso-18 agosto 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Papa Francesco ha tenuto un'udienza generale in cui ha messo in discussione il ruolo della "Legge" commentando la Lettera di San Paolo ai Galati: "San Paolo ci ha insegnato che i "figli della Promessa" (Gal 4,28), grazie alla fede in Gesù Cristo, non sono sotto il vincolo della Legge, ma sono chiamati alla dura vita nella libertà del Vangelo. Ma la Legge esiste. Pertanto, nella catechesi di oggi ci chiediamo: qual è, secondo la Lettera ai Galati, il ruolo della Legge? Nel passo che abbiamo appena ascoltato, Paolo sostiene che la Legge è stata come un maestro. È un'immagine bellissima, che merita di essere compresa nel suo vero significato".

"L'apostolo", dice il Papa, "sembra suggerire ai cristiani di dividere la storia della salvezza, e anche la loro storia personale, in due momenti: prima di diventare credenti e dopo aver ricevuto la fede. Al centro c'è l'evento della morte e risurrezione di Gesù, che Paolo ha predicato per suscitare la fede nel Figlio di Dio, fonte di salvezza. Pertanto, dalla fede in Cristo c'è un "prima" e un "dopo" rispetto alla Legge stessa. La storia precedente è determinata dall'essere "sotto la Legge"; la storia successiva è vissuta seguendo lo Spirito Santo (cfr. Gal 5,25). È la prima volta che Paolo usa questa espressione: essere "sotto la Legge". Il significato di fondo porta l'idea di una sottomissione negativa, tipica degli schiavi. L'Apostolo lo esplicita dicendo che quando si è "sotto la Legge" si è per così dire "sorvegliati" o "chiusi", una sorta di custodia preventiva. Questo tempo, dice San Paolo, è durato a lungo, e si perpetua finché si vive nel peccato".

"Il rapporto tra la Legge e il peccato sarà spiegato più sistematicamente dall'apostolo nella Lettera ai Romani, scritta qualche anno dopo la Lettera ai Galati. In breve, la Legge porta a definire la trasgressione e a far prendere coscienza del proprio peccato. Inoltre, come insegna l'esperienza comune, il precetto finisce per incoraggiare la trasgressione. Scrive nella lettera ai Romani: "Quando eravamo nella carne, infatti, le passioni peccaminose, eccitate dalla Legge, erano all'opera nelle nostre membra per produrre frutti di morte. Ma ora siamo stati liberati dalla legge" (7,5-6). In modo lapidario, Paolo espone la sua visione della Legge: "Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge" (7,5-6).1 Cor 15,56)".

"In questo contesto", continua Francisco, "il riferimento al ruolo pedagogico sviluppato dalla Legge assume il suo pieno significato. Nel sistema scolastico dell'antichità, il pedagogo non aveva la funzione che gli attribuiamo oggi, cioè quella di sostenere l'educazione di un ragazzo o di una ragazza. A quel tempo era uno schiavo che aveva il compito di accompagnare il figlio del padrone a casa del padrone e poi di riaccompagnarlo a casa. Doveva proteggerlo dai pericoli e vegliare su di lui affinché non si comportasse in modo inappropriato. Il suo ruolo era più che altro disciplinare. Quando il giovane diventava adulto, il pedagogo cessava le sue funzioni.

"Riferirsi alla Legge in questi termini permette a San Paolo di chiarire il ruolo che essa ha avuto nella storia di Israele. Il Torah era stato un atto di magnanimità da parte di Dio nei confronti del suo popolo. Certamente aveva avuto funzioni restrittive, ma allo stesso tempo aveva protetto il suo popolo, lo aveva educato, disciplinato e sostenuto nella sua debolezza. Per questo l'apostolo descrive la fase della minorità: "Finché l'erede è minorenne, non differisce in nulla da uno schiavo, che è padrone di tutto, ma è sottoposto a tutori e amministratori fino al momento stabilito dal padre. Allo stesso modo, anche noi, quando eravamo minori, vivevamo come schiavi sotto gli elementi del mondo" (Gal 4,1-3). In breve, la convinzione dell'apostolo è che la Legge ha certamente una sua funzione positiva, ma è limitata nel tempo. La sua durata non può essere estesa oltre misura, perché è legata alla maturazione degli individui e alla loro scelta di libertà. Una volta raggiunta la fede, la Legge esaurisce il suo valore propedeutico e deve lasciare il posto a un'altra autorità".

In conclusione, Papa Francesco ha sottolineato che "questo insegnamento sul valore della legge è molto importante e merita di essere attentamente considerato per non cadere in equivoci e fare passi falsi". Faremmo bene a chiederci se viviamo ancora nel tempo in cui abbiamo bisogno della Legge, o se siamo consapevoli di aver ricevuto la grazia di essere diventati figli di Dio per vivere nell'amore".

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Stati Uniti

Le leggi statunitensi sulla protezione della coscienza si stanno allontanando

Negli Stati Uniti esistono leggi federali che proteggono la coscienza degli operatori sanitari, ma cosa succede quando un operatore sanitario ritiene che i suoi diritti di coscienza siano stati violati?

Gonzalo Meza-18 agosto 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

Nel 2017, un'infermiera dell'University of Vermont Medical Center (UVMC) è stata chiamata a partecipare a quella che le era stato detto sarebbe stata una gravidanza che non poteva essere portata a termine senza colpa della madre. Tuttavia, quando è arrivata in sala operatoria, si è resa conto che la storia era diversa. Tuttavia, quando arrivò in sala operatoria, si rese conto che la storia era diversa. Si trattava di un aborto elettivo a termine. "Mi odierai per questo", le disse uno degli assistenti in sala operatoria. L'infermiera ha dovuto assistere a quell'aborto, anche contro la sua coscienza.

In seguito ha lasciato quella posizione, ma ha anche deciso di presentare un reclamo all'Ufficio per i diritti civili del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS/OCR), che è l'agenzia responsabile per la ricezione, l'elaborazione e la presentazione di tali reclami negli Stati Uniti. Il suo caso non era isolato: anche altre dieci infermiere hanno dovuto partecipare ad aborti contro la loro volontà e coscienza. Nella fase iniziale, la causa ha avuto successo e ha fatto il suo corso. Ma il 30 luglio 2021, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) ha volontariamente archiviato la causa contro il CMUV senza ottenere alcun accordo vincolante che ripristinasse o riconoscesse la violazione dei diritti di coscienza delle infermiere.

Negli Stati Uniti esistono leggi federali che tutelano la coscienza degli operatori sanitari (medici, infermieri, ricercatori, ecc.). In base a queste regole, alle istituzioni sanitarie (ospedali, cliniche, centri di ricerca medica) che ricevono fondi federali è vietato costringere i propri dipendenti - il personale sanitario - a impegnarsi in pratiche professionali contrarie alle loro convinzioni morali o religiose, tra cui aborto, suicidio assistito, eutanasia, sterilizzazione e attività di ricerca correlate. Inoltre, tali istituzioni non possono fare ritorsioni o discriminazioni nei confronti di persone che si rifiutano di partecipare a tali procedure. Questi regolamenti federali sono principalmente raggruppati in tre leggi: gli "Emendamenti Church" al Public Health Service Act; l'"Emendamento Weldon"; e una sezione dell'"Affordable Care Act", approvato sotto il presidente Barack Obama nel 2010. Sebbene sembrino leggi infallibili, non sono state pienamente efficaci e la loro attuazione sembra dipendere dall'amministrazione presidenziale in carica. 

Cosa succede quando un operatore sanitario sente che i suoi diritti di coscienza sono stati violati, come nel caso dell'infermiera del CMUV? Per avviare un reclamo è necessario rivolgersi all'ufficio HHS/OCR. Se il caso procede, l'agenzia contatterà il governo o l'istituzione coinvolta e invierà un "avviso di violazione" per ottenere il rispetto volontario della legge federale sulla protezione della coscienza. Nel caso in cui l'ospedale o il fornitore di assistenza sanitaria ignori l'avviso, l'HHS/OCR può richiedere alle forze dell'ordine di intraprendere varie azioni legali contro la struttura, che possono comportare l'interruzione totale dei finanziamenti federali e multe di importo variabile. La terza opzione, a seconda dell'amministrazione presidenziale in carica, è quella di respingere una richiesta legittima, come è accaduto nel caso dell'infermiera del CMUV.

Dopo aver esaminato il reclamo dell'infermiera e averlo ritenuto giustificato, nell'agosto 2001 l'HHS/OCR ha inviato al CMUV un avviso di violazione dei diritti di coscienza.9 L'avviso rilevava che gli Emendamenti della Chiesa avevano creato un diritto incondizionato per il personale sanitario di rifiutarsi di partecipare agli aborti. L'allarme ha rilevato che gli Emendamenti della Chiesa hanno creato un diritto incondizionato per il personale sanitario di rifiutarsi di partecipare agli aborti. Il testo indicava che l'obbligo di applicare la legge e di consentire le sistemazioni spettava alle istituzioni sanitarie e non agli operatori sanitari. In seguito all'emissione della violazione da parte dell'HHS/OCR, il Dipartimento di Giustizia (DOJ) ha presentato una denuncia contro il CMUV il 16 dicembre 2020. La denuncia affermava che la violazione era dovuta a un modello di pratiche e politiche discriminatorie del CMUV nei confronti degli operatori sanitari che si rifiutavano di partecipare agli aborti a causa delle loro credenze religiose o convinzioni morali. Tuttavia, il 31 luglio 2021, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DJO) ha archiviato la causa e l'HHS/OCR ha ritirato l'avviso di violazione senza ottenere alcun accordo o azione vincolante per rimediare alle lesioni dell'infermiera e correggere le pratiche illegali.

In risposta, il cardinale Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York e presidente della Commissione per la libertà religiosa, e l'arcivescovo Joseph F. Naumann, arcivescovo di Kansas City e presidente della Commissione per le attività a favore della vita della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, hanno affermato che il Dipartimento di Giustizia sta venendo meno al suo dovere di applicare la legge federale: "È difficile immaginare una violazione dei diritti civili più spaventosa di quella di essere costretti a porre fine a una vita umana innocente. L'HHS/OCR ha scoperto che il CMUV ha costretto un'infermiera a fare proprio questo contro le sue convinzioni religiose. Questo non solo è profondamente sbagliato, ma è anche una violazione della legge federale. Chiediamo all'attuale amministrazione di difendere la dignità fondamentale degli operatori sanitari della nostra nazione riaprendo questo caso; e chiediamo al Congresso di approvare una legge (efficace) sulla protezione della coscienza, in modo che medici e infermieri possano difendere i propri diritti di coscienza in tribunale.

Nel frattempo, un gruppo di 80 legislatori repubblicani di entrambe le camere, tra cui Marco Rubio della Florida, James Lankford dell'Oklahoma, Tom Cotton dell'Arkansas e Andy Harris del Maryland, ha inviato una lettera al procuratore generale Merrick Garlanda e al segretario alla Salute e ai Servizi Umani Xavier Becerra, chiedendo spiegazioni: "La vostra gestione di questo caso è un profondo errore giudiziario e un ripudio del vostro impegno a far rispettare le leggi federali sulla coscienza agli americani di tutte le fedi religiose, e in particolare ai medici, agli infermieri e agli altri operatori sanitari che si oppongono all'aborto". Le loro azioni inviano ai datori di lavoro il segnale che non hanno bisogno di rispettare la legge perché le forze dell'ordine non li costringeranno a farlo. Chiediamo una spiegazione completa di queste azioni da parte delle vostre agenzie". La lettera dei membri del Congresso è stata sostenuta anche dalla USCCB e da diverse associazioni mediche e gruppi civici pro-vita, tra cui l'American Center for Law and Justice, l'Ethics and Public Policy Center, l'Ethics and Religious Liberty Commission e la Family Policy Alliance.

Vaticano

Il Papa si unisce al dolore di Haiti e prega per le vittime del terremoto

Papa Francesco ha recitato una preghiera speciale per le vittime del terremoto ad Haiti durante la preghiera dell'Angelus di domenica.

David Fernández Alonso-17 agosto 2021-Tempo di lettura: < 1 minuto

A causa del forte terremoto che ha scosso Haiti, causando numerosi morti, feriti e ingenti danni materiali, il Papa ha voluto esprimere la sua vicinanza, durante la preghiera dell'Angelus di domenica, "a quelle care persone che sono state duramente colpite dal terremoto".

Il Papa ha elevato le sue "preghiere al Signore per le vittime", offrendo la sua parola di incoraggiamento "ai sopravvissuti, nella speranza che la comunità internazionale mostri una comune preoccupazione per loro e che la solidarietà di tutti possa alleviare le conseguenze della tragedia".

Il terremoto che ha colpito Haiti ha avuto una magnitudo di 7,2 sulla scala Richter ed è stato registrato in acque vicine ad Haiti con un epicentro a circa 12 chilometri a nord-est di Saint-Louis du Sud. C'è anche un allarme tsunami. Il Paese è stato colpito ieri da due forti terremoti, di magnitudo rispettivamente 7,2 e 6,6. Finora sono state uccise più di 300 persone e ferite circa 2.000, ma le cifre sono in continuo aumento.

Spagna

Preghiere per i militari spagnoli impegnati in Afghanistan

L'Ordinario militare ha chiesto preghiere specifiche per il successo della missione e per il ritorno a casa dei soldati in Afghanistan.  

Maria José Atienza-17 agosto 2021-Tempo di lettura: < 1 minuto

L'Ordinario Militare, D. Carlos Jesús Montes, ha chiesto a tutti i cappellani e ai fedeli di "offrire l'Eucaristia e le preghiere nella Liturgia delle Ore e nella preghiera personale per il successo della missione e il felice ritorno a casa dei nostri compagni, compatrioti e collaboratori".

La complicata situazione in Afghanistan riguarda, in primo luogo, i soldati spagnoli che vi sono dispiegati da anni. Inoltre, lo stesso Arcivescovado militare ha informato il Ministro della Difesa, Margarita Robles, di questa richiesta.

All'Angelus di domenica scorsa Papa Francesco ha sottolineato la sua "preoccupazione per la situazione in Afghanistan" e ha chiesto ai fedeli "di pregare con me il Dio della pace perché cessi lo scontro delle armi e si trovino soluzioni al tavolo del dialogo". Solo allora le persone martoriate di quel Paese - uomini, donne, anziani e bambini - potranno tornare alle loro case e vivere in pace e sicurezza nel pieno rispetto reciproco.

Attualità

Il filo conduttore dei messaggi del Papa

Ramiro Pellitero-17 agosto 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Quali sono stati i punti principali dei discorsi del Papa in Spagna? Durante il volo Roma-Madrid, Benedetto XVI ha dato un'anteprima di ciò che si aspettava dalla GMG Madrid-2011: "Per molti sarà l'inizio di un'amicizia con Dio e con gli altri, di un'universalità di pensiero, di una responsabilità comune che dimostra davvero che questi giorni portano frutto". Questo trinomio può strutturare il messaggio che il Papa ha lasciato non solo con le sue parole, ma soprattutto con le sue preghiere e il suo affetto.

Amicizia con Cristo

L'amicizia è stata il punto di partenza e di arrivo. L'amicizia tra i giovani è nata dal motivo della chiamata del grande Amico, Cristo, e si è rafforzata e ampliata secondo le dimensioni del mondo. Per questo Benedetto XVI ha detto loro di rafforzare il nucleo di questa amicizia, l'unica che li radica e garantisce la felicità e la gioia, la prudenza e la saggezza, l'unione di verità, amore e libertà: "Non accontentatevi di meno della Verità e dell'Amore, non accontentatevi di meno di Cristo", perché in Lui c'è salvezza e speranza (omelia della Messa di chiusura). Radicati in Cristo, "Mettiamo le ali alla nostra libertà" (festa di benvenuto a Cibeles). 

Universalità della Chiesa

In secondo luogo, l'universalità. Infatti, attraverso l'amicizia con Cristo e tra di loro, i giovani hanno scoperto l'universalità della fede nella famiglia di Dio. "Seguire Gesù nella fede significa camminare con Lui nella comunione della Chiesa. Non è possibile seguire Gesù da soli. Chi cede alla tentazione di andare "per conto proprio" o di vivere la fede secondo la mentalità individualista che prevale nella società, rischia di non incontrare mai Gesù Cristo o di finire per seguire una sua falsa immagine". (omelia della Messa di chiusura).

Responsabilità e forza

In terzo luogo, la responsabilità di sentirsi parte di quella "rete" che comunica il mondo con Dio, e che  "è una realtà importante per il futuro dell'umanità, per la vita dell'umanità di oggi". Responsabilità che cresce guardando alla croce (che non è stata un fallimento, ma un'espressione e un dono d'amore), e che si traduce nella "capacità di amare e simpatizzaresoffrire con gli altri, per gli altri, per l'amore e la giustizia (Via Crucis e discorso all'Istituto San Giuseppe). Il Papa lascia loro un incarico: "Non tenete Cristo per voi. Comunicate agli altri la gioia della vostra fede". (omelia della Messa di chiusura). Amicizia, universalità, responsabilità; sequela di Cristo, amore per la Chiesa, testimonianza di fede e di amore. All'indomani della GMG-Madrid-2011, si apre una nuova tappa, dal cuore di ciascuno di noi e della Chiesa, verso Dio e verso gli altri.

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Mondo

Quanto è promettente il futuro della Chiesa in Africa?

Il continente africano sta vivendo situazioni di crescente secolarizzazione e ci si chiede se la Chiesa sarà in grado di resistere a questi venti freddi che soffiano in Africa.

Martyn Drakard-17 agosto 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

Quasi un anno e mezzo fa, quando cominciarono ad apparire i primi casi di Covid-19, il titolo principale di un giornale di Nairobi del lunedì mattina, riferendosi a un'affollata riunione all'aperto di pentecostali il giorno precedente, esclamava a caratteri cubitali "Agenti di morte". Da allora e fino ad oggi, le chiese e le moschee sono state completamente chiuse o aperte a un terzo della loro capacità. I servizi sono stati trasmessi via Internet. L'anno scorso le scuole sono rimaste chiuse per molti mesi. Ciò significa che gli alunni delle scuole cattoliche sono stati privati dei sacramenti e delle lezioni di religione. Invece, sono stati più esposti ai social network e simili, alcuni dei quali sono piuttosto dannosi - e, sì, i social network sono diffusi nei centri urbani africani come in qualsiasi altra parte del mondo. 

Quando le cose torneranno come prima della pandemia, se lo faranno, i giovani torneranno nelle chiese con lo stesso interesse e fervore di prima?

A differenza dell'Europa o dell'America, dove la Chiesa è sempre stata aperta ai fedeli, in Africa è stato un caso di apertura-chiusura-apertura-chiusura fin dai tempi apostolici, ma in questi 2.000 anni la Chiesa ha sempre tenuto accesa la luce della fede da qualche parte nel vasto continente.

Come ci ha ricordato San Giovanni Paolo II in Ecclesia in Africa (30-37), gli inizi risalgono a San Marco Evangelista e, nonostante la pressione e l'avanzata dell'Islam, hanno lasciato comunità fiorenti in Egitto e in Etiopia fino ai giorni nostri e in Nubia (l'attuale Sudan) fino al XVII secolo.

La seconda fase ebbe luogo alla fine del XV, XVI e XVII secolo con i viaggi di esplorazione portoghesi verso la costa occidentale e la creazione di un regno cristiano in quella che oggi è la Repubblica Democratica del Congo - una storia affascinante di per sé - ma che ebbe fine nel XVIII secolo. E sulla costa orientale, dove Francesco Saverio celebrò la messa mentre si recava in India, e i 300 martiri africani e portoghesi di Mombasa, la cui causa è ora oggetto di indagine. Un'altra storia commovente. A quel punto, i primi ugonotti olandesi e francesi erano arrivati nel Capo per stabilirsi.

L'ultimo capitolo si svolge tra il XIX e l'inizio del XX secolo, con l'enorme ondata missionaria verso l'interno del continente, il cui slancio si fa ancora sentire. Il flusso di missionari si è quasi esaurito e la Chiesa non è solo nelle mani del clero locale, ma l'Africa sta esportando clero per riempire le parrocchie vacanti nell'Europa fortemente secolarizzata.

La domanda ora è: può la Chiesa resistere ai venti freddi della secolarizzazione che soffiano in tutta l'Africa, inizialmente nei grandi centri urbani e molto rapidamente ovunque?

La popolazione africana è giovane e curiosa del mondo esterno, in particolare dei nuovi gadget e della tecnologia, il che li pone allo stesso livello dei giovani di tutto il mondo e, se possibile, li precede. I contenuti dei social media sono al di fuori della portata e del controllo dei genitori, anche dei migliori, e possono diluire i valori e la saggezza impartiti dai genitori; a ciò si aggiunge la pressione dei pari.

Papa Giovanni Paolo II ne parlava quasi 30 anni fa, quando metteva in guardia dalle "seduzioni materialistiche di ogni tipo, da una certa secolarizzazione e da un'agitazione intellettuale provocata da una valanga di idee non sufficientemente critiche diffuse dai media".

E Papa Francesco, incontrando i giovani ugandesi a Kampala il 28 novembre 2015, in un'ottica simile, ha pungolato le loro coscienze mettendoli in guardia dalla paura di andare controcorrente, di cedere a gratificazioni e consumi estranei ai valori più profondi della cultura africana. Cosa direbbero i martiri ugandesi dell'uso improprio dei nostri moderni mezzi di comunicazione, dove i giovani sono esposti a immagini e visioni distorte della sessualità che degradano la dignità umana, causando tristezza e vuoto?

Tuttavia, Papa Giovanni Paolo II aveva una grande fiducia nell'Africa. In Ecclesia in Africa, n. 42, elogiava gli africani per il loro "profondo senso religioso, un senso del sacro..." (che filosofi e teologi africani come il protestante John Mbiti e il defunto padre Charles Nyamiti avevano analizzato e acclamato). Il Papa ha continuato: "... dell'esistenza di Dio Creatore e di un mondo spirituale. La realtà del peccato nelle sue forme individuali e sociali è molto presente nella coscienza di questi popoli, così come la necessità di riti di purificazione ed espiazione".

Fino a quando Covid-19 non ha cambiato le cose, i giovani africani hanno viaggiato più che mai al di fuori dell'Africa e sono stati esposti e familiarizzati con altri "valori" e "stili di vita" o almeno ne hanno letto sui social media. E loro? Sono stati irrimediabilmente colpiti? O il buon senso, la pressione dei genitori e delle famiglie allargate e l'esperienza di vita permetteranno loro di orientarsi nella giusta direzione una volta che avranno smesso di girare?

Forse un piccolo aneddoto potrebbe darci un'indicazione. Il fondatore e presidente della Società keniota degli atei ha lasciato tutto nelle mani di un successore e si è unito a un gruppo di cristiani evangelici, rendendosi conto che quello era il suo posto da sempre!

Zoom

Santa Diestra di Santo Stefano

La morte di re Stefano, avvenuta nel 1038, fu seguita da un periodo di instabilità che rese opportuno il trasferimento delle sue spoglie in un luogo sicuro. In quel momento la sua mano destra, che era rimasta incorrotta, fu staccata dal corpo. Oggi la reliquia della "Santa Mano Destra" è venerata in questo reliquiario nella Cattedrale di Santo Stefano della capitale ungherese.

David Fernández Alonso-16 agosto 2021-Tempo di lettura: < 1 minuto
Spagna

Il pellegrinaggio spagnolo della Croce e l'icona della GMG

I simboli delle Giornate Mondiali della Gioventù: la Croce della Gioventù e l'Icona della Madonna Salus Populi Romani  sarà in tournée in Spagna a settembre e ottobre.

Maria José Atienza-16 agosto 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

La croce e l'icona saranno accolte domenica 5 settembre intorno alle 12.15 nella parrocchia di María Auxiliadora de Fuentes de Oñoro (diocesi di Ciudad Rodrigo), dove si svolgerà una cerimonia di accoglienza, per poi partire alla volta di Ciudad Rodrigo. Questo è il segnale di partenza per la preparazione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Lisbona nel 2023 dopo essere stata rinviata a causa della pandemia. Sarà un viaggio molto speciale perché, essendo il Paese confinante con il Portogallo, molti giovani spagnoli parteciperanno alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù.

Nei giorni successivi si recherà in pellegrinaggio in diverse diocesi:

5-sett Ciudad Rodrigo

6-sett Ciudad Rodrigo - Oviedo (Covadonga)

7-sett Oviedo (Covadonga)

Astorga a 8 seggi

9-sett. Leon

10-sett Palencia

11-sett Zamora

12-sett Santander

13-setti Calahorra e La Calzada- Logroño

14-sett Saragozza

15-sett Viaggio a Maiorca

16-setti Maiorca, Ibiza e Minorca

17-sett Viaggio ad Alicante

18-sett Orihuela-Alicante

19-set Cartagena

20-sett Guadix

21-set Jaén

22-sett Ciudad Real

23-sett Viaggio a Loyola per l'incontro nazionale dei delegati e dei responsabili della pastorale giovanile (ENPJ)

24-sett Vitoria

25-sett ENPJ Loyola. San Sebastián (Aránzazu)

26-sett ENPJ Loyola

27 settembre CEE-Madrid (Giornata di beneficenza)

28 settembre CEE-Madrid (giornata dedicata alla vita)

29-set Conferenza episcopale spagnola al mattino e al pomeriggio nella Cattedrale Castrense

30-sett Diocesi di Castrense

1-ott Madrid

2-ott Pamplona

3 ottobre Barcellona

4-ott Barcellona

5-ott Valencia

6 ottobre Valencia

7-ott Albacete

8 ott Viaggio in Guadalupa

9 ottobre Toledo (Guadalupa)

10-ott Mérida-Badajoz

11 ottobre Cáceres

12 ottobre Plasencia

13 ottobre Salamanca

14-ott Osma-Soria

15 ottobre Avila

16 ottobre Burgos

17 ottobre Valladolid

18-ott Bilbao

19-ott Viaggio a Tenerife

20 ottobre Tenerife

21 ottobre Isole Canarie

22-ott Viaggio a Siviglia

23 ottobre Siviglia

24-ott Cordoba

25-ott Granada

26 ottobre Almeria

27 ottobre Jerez

28 ottobre Cadice

29-ott Huelva

La diocesi di Huelva si occuperà di salutare i simboli della GMG in Spagna con un'Eucaristia alle 18.30 ad Ayamonte, città di confine con il Portogallo. Successivamente, alle 19.30, si svolgerà la cerimonia di addio e alle 20.30 entrambi i simboli attraverseranno il confine attraverso il fiume Guadiana per raggiungere il Portogallo.

Croce della GMG e icona della Madonna Salus Populi Romani

La Giornata Mondiale della Gioventù ha due simboli che la accompagnano e la rappresentano: la Croce del Pellegrino e l'icona della Madonna Salus Populi Romani. Questi simboli accompagnano in modo molto speciale i giovani che si preparano alla Giornata Mondiale della Gioventù nel loro Paese.

Come in ogni GMG, i simboli vanno in pellegrinaggio attraverso tutte le diocesi del Paese che ospiterà il grande evento. In questo caso, andrà in pellegrinaggio attraverso tutte le diocesi portoghesi in preparazione e motivazione, e anche, in questa occasione, attraverso le diocesi spagnole.

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Lezioni dai santi

I martiri Ippolito e Ponziano furono un esempio di riconciliazione tra nemici, fino a condividere l'eroismo del martirio.

16 agosto 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Vorrei soffermarmi brevemente sulla storia di due santi, sconosciuti ai più, ma che hanno davvero molto da dire alla Chiesa di oggi. Mi riferisco ai martiri Ponziano e Ippolito, che celebriamo il 13 agosto, con un memoriale gratuito molto umile, che nel mondo della liturgia è il modo minimo per ricordare qualcuno.

Ippolito era un presbitero estremamente moralista e rigoroso che si scontrò con il papa dell'epoca, San Zefirino. Le ragioni dei contrasti non sono chiare, in parte di origine dogmatica sulla natura di Cristo (i concili che avrebbero chiarito questo aspetto non si erano ancora tenuti) e in parte sulla possibilità di riammettere nella comunità i cristiani che avevano abiurato sotto tortura (i cosiddetti "cristiani"). lapsi). La tensione esplose quando, alla morte di Zeferino, fu eletto papa San Callisto, uomo di umili origini e diacono del precedente pontefice. Ippolito non accettò la nomina e, eletto dai suoi seguaci, si fece papa, diventando così il primo antipapa della cristianità.

Alla morte di Callisto fu eletto Ponziano, che Ippolito si affrettò a non riconoscere per le stesse ragioni. Arrivò l'anno 235 e con esso l'ascesa al potere di Massimino il Trace, un imperatore contrario al cristianesimo che, ad ogni occasione, condannò Ponziano ai lavori forzati: ad metallale miniere della Sardegna. Ponziano, mosso da eroica umiltà, per non lasciare Roma senza vescovo, si dimise dalla carica, arricchendo così il secolo non solo del primo "antipapa" ma anche del primo papa "dimissionario". Poco dopo, l'imperatore, incapace di distinguere tra papi e antipapi, condannò alla stessa pena Ippolito, che trovò Ponziano in catene. E qui avvenne il miracolo. Sorpreso dall'umiltà, dalla pazienza e dalla mitezza di Ponziano, Ippolito si convertì e riconobbe il suo errore, riconciliando così lo scisma. Entrambi morirono a causa dei maltrattamenti e delle condizioni disumane subite e da allora la Chiesa li celebra insieme come santi e martiri.

Il passato dei santi può fornirci molte lezioni. Troppo rigore e troppa certezza nel credere di sapere, anche se dettati dalla più perfetta buona fede, possono dividere anziché unire, e possono indebolire anziché rafforzare la Chiesa. Soprattutto, nel cristianesimo, la debolezza è più convincente della forza. Ponziano è uno strumento di grazia non perché si aggrappa al potere, ma perché vi rinuncia, mettendo in pratica l'insegnamento di Cristo secondo cui chi vuole veramente governare deve essere servo di tutti. L'ultima lezione è forse la più toccante. Ippolito, che in nome della verità si era fatto nemico di Ponziano, trova il bene dell'altro all'interno di un percorso di dolore che li unisce entrambi. Solo attraverso la croce è possibile vedere chi è ciascuno. Solo camminando insieme in quell'ospedale da campo che è la Chiesa nella vita vera, è possibile conoscersi, riconoscersi e aiutarsi a costruire quel Bene che è patrimonio e desiderio di ogni cuore umano.

L'autoreMauro Leonardi

Sacerdote e scrittore.

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Attualità

Dieci anni di GMG a Madrid: una manifestazione di fede per la Spagna e per il mondo

Nel decimo anniversario della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, ricordiamo la cronaca di quei giorni che furono un terremoto spirituale per la Spagna e per il mondo.

Henry Carlier-16 agosto 2021-Tempo di lettura: 12 minuti

Gli effetti benefici del grande terremoto spirituale che ha colpito la Spagna dieci anni fa si fanno ancora sentire. Madrid, il suo epicentro, è stata sommersa da quasi due milioni di giovani pellegrini. Tuttavia, non ci sono state vittime o incidenti. È stata una settimana indimenticabile per questa nuova generazione di Benedetto XVI, che ha goduto appieno dell'incontro con Cristo, con il Papa e con la meraviglia dell'universalità e della comunione della Chiesa. 

Sono passati dieci anni da quella Giornata Mondiale della Gioventù (GMG). Non è più il momento di ripercorrere ciò che tutti hanno potuto seguire in diretta, in televisione o leggendo la stampa. È tempo, piuttosto, di fare un bilancio e di trarre conclusioni su ciò che questo grande evento di grazia e di grazia ci ha portato. -che alla fine ha superato tutte le previsioni- ha significato per la vita della Chiesa e, in particolare, per la Spagna, il Paese ospitante.

La valutazione del Papa

Il 24 agosto, Benedetto XVI, già a Castelgandolfo, ha dato il suo personale giudizio sulla GMG. Ha sottolineato che la GMG è stata una "Una celebrazione indimenticabile, una meravigliosa manifestazione di fede per la Spagna e per il mondo", dove i giovani hanno potuto "per riflettere, dialogare, scambiare esperienze positive, pregare insieme e rinnovare lo sforzo di dedicare la propria vita a Cristo".

Ha inoltre sottolineato la La "formidabile esperienza di fraternità che circa due milioni di giovani vi hanno vissuto con gioia". E si ricordò di come quel La "folla festosa di giovani non si è lasciata intimidire dalla pioggia o dal vento". 

La valutazione del Cardinale Rouco

Il 23 agosto, anche il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio María Rouco Varela, ha dato la sua personale valutazione. Ha detto che la GMG è stata, soprattutto, "una grande celebrazione della fede - e della gioia che nasce dalla fede - dei giovani della Chiesa".in cui "È stata data una testimonianza a Cristo di enormi dimensioni e intensità". 

In giornata, l'arcivescovo di Madrid ha aggiunto, "La comunione che esiste all'interno della Chiesa è stata vissuta in modo molto speciale; abbiamo visto tanti giovani vivere una comunione nella fede, nella speranza e nella carità. Poi è diventato visibile nel dare e sacrificarsi l'uno per l'altro".

Ha sottolineato che l'edizione di Madrid "ha rafforzato la convinzione che queste Giornate fanno ormai parte della vita della Chiesa, come strumento per la missione della Chiesa nell'evangelizzazione dei giovani".. Ha anche sottolineato che hanno partecipato più sacerdoti che in qualsiasi altra GMG (circa 15.000), quasi raddoppiando i numeri precedenti, soprattutto il clero giovane. Anche il numero di cardinali e vescovi (800) che sono venuti è stato superiore.    

La GMG della confessione

Con dati statistici approssimativi, il cardinale Rouco Varela ha confermato a questo giornalista che la GMG di Madrid potrebbe passare alla storia come la GMG della confessione: "Solo nei 200 confessionali installati nel Parco del Retiro si sono confessati più di 40.000 fedeli".ha detto. "E contando le confessioni nelle parrocchie di Madrid, nei luoghi di catechesi, nell'adorazione del Santissimo Sacramento e, naturalmente, a Cuatro Vientos". (in particolare intorno alle 17 tende-capsule eucaristiche), "la cifra potrebbe raggiungere diverse centinaia di migliaia". 

In nessun'altra GMG i giovani si sono avvicinati al sacramento della Riconciliazione come in questa. La celebrazione quotidiana del perdono nel Parco del Retiro è stata sicuramente uno dei maggiori successi del comitato organizzatore. La visita del Papa al sito, la mattina del 20, per ascoltare le confessioni di quattro giovani, ha anche sottolineato l'interesse del Santo Padre nel garantire che la pratica del sacramento della confessione sia effettivamente qualcosa di pienamente incorporato nelle Giornate Mondiali della Gioventù.

Alcuni sacerdoti, notando il flusso costante di penitenti durante la GMG, hanno concluso che forse la pratica della confessione non è sempre un problema per i fedeli. Infatti, come è successo alla GMG, quando ci sono molti sacerdoti disponibili ad ascoltare le confessioni, molti giovani vengono in massa. 

Due sacerdoti colombiani hanno allestito dei confessionali portatili a Cuatro Vientos. Dopo aver assistito diversi penitenti in quell'area, qualcuno del loro gruppo venne a chiedere la loro presenza. Sono stati poi visti camminare tra la folla con i confessionali sulle spalle.

Antonio, un altro sacerdote che ascoltava le confessioni a Cuatro Vientos, fece notare a un giovane penitente delle Canarie che anche lui era originario delle isole. Il ragazzo portò poi a confessarsi tutto il gruppo che era venuto con lui dalle Canarie. 

Emilio Úbeda, il falegname ed ebanista di Avila che ha realizzato i 200 confessionali del Retiro, su progetto dell'architetto Ignacio Vicens, ha dichiarato "Molto orgoglioso come cattolico". del suo contributo a questa festa del perdono, e anche che "Benedetto XVI userà un confessionale di sua creazione".Il confessionale è, tra l'altro, un po' diverso dagli altri, per garantire ancora di più il carattere riservato del sacramento.

L'Arcivescovado di Madrid ha giustamente concesso il permesso a tutti i sacerdoti affinché, durante i giorni della GMG a Madrid, potessero rimettere, all'interno del sacramento della penitenza, la scomunica ai sacerdoti. latae sententiae corrispondente al reato di aborto procurato. La Penitenzieria Apostolica ha inoltre concesso l'indulgenza plenaria a tutti i fedeli che partecipano a una celebrazione sacra o a un atto di pietà a Madrid durante la GMG.

Clima di preghiera

Oltre al fenomeno delle confessioni, molti sono stati colpiti dall'intenso clima di preghiera di alcuni momenti della GMG. Durante la Veglia di sabato sera 20, le persone di tutto il mondo sono state sopraffatte dal fragoroso silenzio che è sceso a Cuatro Vientos quando il Santissimo Sacramento è stato esposto nel maestoso ostensorio di Arfe. Un milione e mezzo di persone hanno venerato inginocchiate sulla terra umida. Raramente si è assistito a un'esposizione così massiccia del Santissimo Sacramento.

In una sezione in fondo al campo di volo, i giovani non hanno potuto né vedere né sentire il Papa: lo schermo vicino e il sistema di diffusione sonora si erano guastati. Tuttavia, hanno pregato con grande intensità davanti al Santissimo Sacramento esposto nelle vicine tende-cappella dalle 11 del mattino fino alle 2 di notte.     

L'atmosfera di preghiera nell'adorazione ininterrotta del Seminario di Madrid era simile, così come nella cappella degli esercizi spirituali gestita dalle Missionarie della Carità e in altri luoghi di Madrid. 

La GMG della Settimana Santa

Con l'aiuto dell'immaginario spagnolo e delle radicate tradizioni di pietà popolare che si vivono durante la Settimana Santa, la GMG di Madrid ha reso molto facile ai giovani entrare nell'atmosfera della Via Crucis, che è quella della Passione di Cristo, venerdì 19. Questo è stato un altro dei grandi successi dell'organizzazione. Non solo i giovani pellegrini della GMG, ma anche gran parte della popolazione di Madrid si è riunita intorno al Paseo de Recoletos.

Víctor, un giovane professionista che non aveva ancora visto il Papa da vicino, ha invitato tre suoi amici - uno dei quali è un dirigente di una grande multinazionale - a vederlo passare in Plaza de Colón e poi, dopo la Via Crucis, ad assistere alle processioni pasquali. Con loro c'era anche la fidanzata di uno di loro. Durante l'attesa a Colón, la conversazione si è incentrata sulla figura del Papa e su alcuni aspetti della dottrina della Chiesa. Tutti erano molto ricettivi: erano commossi e piacevolmente sorpresi dalla folla di giovani.     

La GMG sui social media

La GMG di Madrid si è distinta anche per altri aspetti. È stata, ad esempio, una GMG molto mediatica, con 5.000 giornalisti accreditati per coprire l'evento (2.900 spagnoli). Solo in Spagna, 15 milioni di telespettatori hanno seguito gli eventi della GMG (34 % del pubblico).

Madrid è stata senza dubbio la GMG dei social network (Twitter, Facebook, Tuenti). Nessuna GMG precedente si è mai impegnata così tanto per essere presente su questi canali di comunicazione. Quasi 350.000 utenti di Internet hanno seguito la GMG sui social media. I profili ufficiali della GMG sono apparsi in più di venti lingue. Nei sette canali che la GMG aveva a disposizione a YouTube video ha superato 1,2 milioni di visualizzazioni. 

La GMG della crisi

La GMG di Madrid è stata caratterizzata anche dal fatto che si è svolta in un contesto di grave crisi economica, con cifre molto alte di disoccupazione giovanile. Forse è per questo che alcuni gruppi erano molto riluttanti a organizzare l'evento e si sono opposti ostinatamente a qualsiasi minimo finanziamento statale. Questa opposizione non aveva molto senso, perché il Comitato organizzatore della GMG e le amministrazioni pubbliche coinvolte (lo Stato, la Comunità autonoma e il Comune di Madrid) avevano già previsto che la GMG fosse esente dal denaro dei contribuenti. 

L'indiscutibile successo dell'evento ha infine superato queste perplessità: è apparso chiaro che la GMG non solo non è costata nulla alle amministrazioni, ma ha generato ricchezza. 

Secondo i calcoli del governo regionale, la GMG ha aggiunto 148 milioni di euro al PIL regionale. La Confederazione del Commercio di Madrid ha stimato che del biglietti 39 milioni di euro sono stati ricavati per il settore alberghiero e della ristorazione. L'occupazione alberghiera in quei giorni ha raggiunto il 70 %, 30 punti in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

La Confederazione dei datori di lavoro di Madrid ha indicato che la GMG ha generato 3.000 posti di lavoro diretti e 7.000 indiretti. Nella metropolitana di Madrid sono stati registrati 10,4 milioni di viaggi (62 % in più rispetto alla settimana precedente e 4 milioni di passeggeri in più).

La GMG in cifre

    1,9 milioni di persone a Cuatro Vientos

    500.000 iscritti (193 paesi)

    30.000 volontari

    14.000 sacerdoti

    800 vescovi

    5.000 giornalisti

    4.000 persone disabili

    350.000 follower sui social network

    300 eventi culturali

    200 confessioni al Ritiro

    68 stand alla Fiera delle Vocazioni

Dei 50,5 milioni di euro di budget per la Giornata, 31,5 milioni di euro sono stati coperti dalle iscrizioni dei pellegrini, in gran parte provenienti dall'estero; 16,5 milioni di euro sono stati finanziati da sponsorizzazioni di aziende private; e quasi 2,5 milioni di euro sono stati finanziati da donazioni di privati, contributi pubblici e aziende private. smse altri prodotti in vendita.

Inoltre, per le persone di fede, l'uso di mezzi finanziari da parte della Chiesa, quando necessario, è abbastanza comprensibile. Basti ricordare la scena evangelica in cui Gesù Cristo stesso acconsentì a Gerasa a gettare in mare un'enorme mandria di maiali dopo aver scacciato la legione di demoni di un uomo. Metteva al primo posto il bene spirituale di quella persona, anche se ciò significava una perdita economica per i pastori della zona. Perché l'ordine della grazia viene prima dei beni materiali.

Benedetto XVI, commosso

Il Cardinale Rouco ha commentato che "Benedetto XVI aveva vissuto quei giorni con grande intensità e gioia". In molti momenti della GMG l'ho visto visibilmente commosso. Di tutti loro ha detto "La veglia a Cuatro Vientos; quei 20 minuti di diluvio: se c'era qualcuno che non voleva lasciare i giovani nonostante il tempo inclemente, era il Papa. Si chiedeva solo se non fosse il caso di accorciare il discorso, perché il vento gli impediva di leggerlo".

Anche il Santo Padre si è commosso durante la Messa domenicale, "soprattutto per quei momenti di raccoglimento e di silenzio". Secondo il cardinale di Madrid, "Il Papa è rimasto piacevolmente sorpreso anche dalla musica delle cerimonie; si è interessato ai musicisti dell'orchestra e del coro della GMG, con un sottofondo di lodi. Mai prima d'ora una GMG aveva avuto un'orchestra e un coro propri, composti da volontari.

Il Papa è stato anche colpito dall'incontrare per le strade tanti madrileni che erano rimasti a Madrid per vederlo. Il Cardinale Rouco ha commentato che "In molte occasioni, la papamobile ha viaggiato a velocità molto bassa, in modo che Benedetto XVI potesse passare più tempo con la gente".

Un padre incoraggiante ed esigente

Benedetto XVI, oggi 84enne, "Si è comportato come un vero padre per tutti".. Yago de la Cierva, direttore esecutivo della GMG, ha raccontato un aneddoto al riguardo. Una coppia di Tenerife si è recata a Madrid, in coincidenza con la GMG, per ricevere cure mediche per il figlio di quattro anni gravemente malato. Sebbene non avessero pianificato di farlo, qualcuno li ha incoraggiati a recarsi alla Nunziatura. Lì il Santo Padre ha saputo del caso e ha trovato il tempo di riceverli.

I messaggi che Benedetto XVI ha rivolto specificamente ai giovani durante il suo soggiorno di 78 ore a Madrid sono stati semplici, chiari ed esigenti. Appena scesi dall'aereo, il Papa li ha incoraggiati ad affrontare le sfide attuali (superficialità, consumismo, edonismo, mancanza di solidarietà, corruzione e disoccupazione) appoggiandosi a Dio, senza che niente e nessuno tolga loro la pace; senza che nessuna avversità li paralizzi, senza paura del mondo, del futuro o della propria debolezza.

Chiedeva loro di non vergognarsi del Signore e di basare la propria vita su Colui che ci ha sempre amato e ci conosce meglio di chiunque altro. Li ha avvertiti che non è possibile credere senza essere sostenuti dalla fede degli altri; che la Chiesa ha bisogno di loro, ma anche loro hanno bisogno della Chiesa; che non è possibile seguire Gesù da soli e che quindi devono amare la Chiesa. Li ha incoraggiati a considerare seriamente la santità e a respingere la tentazione di considerarsi degli dei e di pensare di non aver bisogno di radici e fondamenti diversi da sé. 

Benedetto XVI ha insistito con i giovani sul fatto che la donazione di Cristo sulla Croce richiede una risposta generosa e significa non chiudere gli occhi di fronte al dolore degli altri.  

Ha anche ricordato che la fede non si oppone agli ideali più elevati, ma al contrario li esalta e li perfeziona. E ha chiesto loro di non accontentarsi di meno della Verità, dell'Amore e di Cristo.

Ha invitato i giovani a rimanere nell'amore di Cristo, perché credere significa entrare in un rapporto personale con Gesù e in comunione con gli altri. 

Infine, Benedetto XVI ha chiesto ai giovani di non tenere Cristo per sé, ma di comunicarlo agli altri; e di lasciarsi guidare dal Signore a fare volontariato al suo servizio.

Un giovane molto speciale

Spetta ora ai giovani, una volta tornati alla loro vita ordinaria, rispondere a queste richieste del Papa. Durante la GMG, la stragrande maggioranza di loro ha dato una testimonianza eloquente, almeno visibilmente, della loro buona disposizione. Il cardinale Rouco Varela lo ha suggerito quando ha sottolineato la testimonianza di cordialità, di spirito di servizio, di convivenza che hanno dato, una caratteristica di tutte le GMG. In nessuno di essi si sono verificate turbative delle regole di convivenza. 

Il Cardinale ha sottolineato che a Madrid sono stati fatti dei progressi su questo punto, perché anche se i pellegrini sono stati provocati questa volta, "Si sono comportati sempre con spirito cristiano, senza rispondere alle provocazioni"..

Commentando l'assenza di incidenti e l'esiguo numero di pellegrini rimasti negli ospedali di Madrid al termine della GMG (cinque in totale, di cui uno malato di cancro all'arrivo a Madrid), ha anche riconosciuto che è stato notato "La speciale provvidenza di Dio per la GMG".

I giovani sotto i riflettori

Per il cardinale di Madrid e per molti altri, la cosa più notevole della GMG sono stati senza dubbio i giovani pellegrini stessi e la testimonianza di fede e di gioia che hanno dato dal momento del loro arrivo fino alla partenza. 

De la Cierva ha commentato che "alcune personalità pubbliche sono scese in strada, mimetizzate con occhiali e berretti, per vedere con i propri occhi il magnifico e confortante spettacolo di questa gioiosa gioventù che ha cambiato per qualche giorno il volto di Madrid.". Era davvero uno spettacolo da vedere. Questo è stato, infatti, "La gioventù del Papa", mentre i giovani stessi gridavano divertiti; oppure "la generazione di Benedetto XVI", come li ha descritti l'arcivescovo di Madrid nella Messa di apertura della GMG. 

Tracciando un bilancio delle intense giornate trascorse a Madrid, Yago de la Cierva ha sottolineato la "l'esempio di civiltà e la capacità dei pellegrini e dei volontari di soffrire il caldo". Il 20 agosto i giovani si sono confrontati con "Il giorno più caldo dell'estate e nel luogo più caldo della comunità di Madrid". 

Tuttavia, Juan, studente universitario e volontario in una delle tende della cappella, era sempre attento affinché i sei o sette sacerdoti che passavano ore a confessare ai lati dell'altare potessero bere acqua di tanto in tanto. Un sacerdote ha chiesto con sorpresa a un altro sacerdote dove fossero stati formati questi volontari straordinariamente utili, che incoraggiavano anche le persone a confessarsi.

Nonostante il caldo, non si sono persi d'animo. Hanno persino incoraggiato gli altri. È il caso di due ragazze del Kazakistan che, dopo aver pregato in una delle tende, hanno salutato un sacerdote e un seminarista che si trovavano lì, piuttosto stanchi, e dopo aver usato il linguaggio universale del sorriso, hanno regalato a ciascuno un "mini-libro" con perline colorate.   

Il comportamento esemplare dei giovani ha consentito di "Non sono stati registrati incidenti a Cuatro Vientos, un fatto notevole dato l'enorme numero di persone che vi si erano riunite". e che lo sgombero del campo d'aviazione è stato effettuato con sorprendente rapidità e ordine.

Non è eccessivo che il Sámur abbia assistito 2.500 giovani durante la GMG, tenendo conto delle condizioni calde in cui si è svolta e dello straordinario numero di partecipanti. I responsabili del Sámur hanno commentato a questo proposito che si è trattato dell'evento più grande e più lungo che abbiano mai avuto, e che non hanno assistito a nessun caso di intossicazione da alcol di nessun giovane alla GMG.

Una GMG con novità

La GMG di Madrid è stata anche l'occasione per il Santo Padre di annunciare la sua decisione di dichiarare San Giovanni d'Avila, patrono del clero secolare spagnolo, Dottore della Chiesa universale. Benedetto XVI ha approfittato della Santa Messa celebrata per 1.500 seminaristi nella Cattedrale dell'Almudena per dare questo annuncio.  

Originali rispetto alle altre GMG sono stati anche gli incontri che il Papa ha tenuto a El Escorial con 1.600 giovani religiose e 1.000 giovani professori universitari. Il cardinale Rouco, riferendosi a questi incontri, ha commentato divertito che, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, "I professori universitari erano meno attenti alla forma rispetto alle suore".

Una GMG fruttuosa

Sabato 20 agosto. Mancano appena due ore al momento in cui Benedetto XVI si unirà a 1,5 milioni di giovani nella Veglia della GMG. Una ragazza di Salamanca, con l'aspetto di una scolaretta, parla con un sacerdote in una delle 17 cappelle allestite nell'aeroporto di Cuatro Vientos. Gli dice che in ottobre entrerà in un convento di clausura a Huesca.

Aneddoti come questo, non rari alla GMG, ci fanno pensare che i primi frutti di questi giorni abbiano già cominciato a essere raccolti sotto forma di vocazioni. Ciò è stato confermato dall'incontro vocazionale che il Cammino Neocatecumenale ha organizzato nella Plaza de Cibeles il pomeriggio del 22 agosto. Secondo la polizia, l'incontro, che è diventato una tradizione della GMG, ha attirato 210.000 persone. Kiko Argüello, iniziatore del Cammino, circondato da quasi un centinaio di cardinali e vescovi, aveva chiesto le 20.000 vocazioni necessarie per evangelizzare la Cina. Ha pregato e chiesto di pregare affinché Dio susciti queste vocazioni. Ha poi incoraggiato coloro che sentivano la chiamata di Dio ad alzarsi e a salire sul podio. Una vera e propria marea di giovani (5.000 ragazzi e 3.200 ragazze) ha fatto proprio questo. È stato un momento molto toccante. Comprensibilmente, questi giovani inizieranno ora un percorso di discernimento della loro vocazione.    

E adesso?

Yago de la Cierva ha espresso la convinzione che la GMG sarà un grande successo. "È il momento di leggere e rileggere i bei messaggi che il Papa ci ha lasciato, di sviluppare le domande vocazionali che molti si sono posti in questi giorni, di incorporare la pratica della confessione, a cui molti si sono avvicinati in questi giorni, nella loro vita cristiana abituale".

L'autoreHenry Carlier

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Vaticano

Il Papa all'Angelus: "L'umiltà è il segreto di Maria".

Papa Francesco ha commentato l'umiltà della Vergine Maria durante l'Angelus della domenica dell'Assunzione, come virtù con cui Dio la guardava.

David Fernández Alonso-15 agosto 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Papa Francesco, in questa domenica, solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria al Cielo, si è soffermato sul Magnificat, che sottolinea il brano evangelico della Messa. Questo inno di lode", ha esordito dopo aver recitato l'Angelus dalla finestra di Piazza San Pietro, "è come una "fotografia" della Madre di Dio. Maria "si rallegra in Dio, perché ha guardato la umiltà della sua serva" (cfr. Lc 1,47-48)".

"L'umiltà è il segreto di Maria", ha sottolineato il Papa. "È l'umiltà che ha attirato lo sguardo di Dio su di lei. L'occhio umano cerca la grandezza e si lascia abbagliare da ciò che è ostentato. Dio, invece, non guarda le apparenze, ma il cuore (cfr. 1 Sam 16,7) e ama l'umiltà. Oggi, guardando Maria Assunta, possiamo dire che l'umiltà è la via che conduce al cielo. La parola "umiltà" deriva dal latino "humildad". humusche significa "terra". È paradossale: per raggiungere le altezze, il cielo, è necessario rimanere in basso, come la terra. Gesù insegna: "Chi si umilia sarà esaltato" (Lc 14,11). Dio non ci esalta con i nostri doni, le nostre ricchezze o le nostre capacità, ma con l'umiltà. Dio innalza coloro che si umiliano, coloro che servono. Maria, infatti, non si attribuisce altro che il "titolo" di serva: è "la serva del Signore" (Lc 1,38). Non dice nulla di più su di sé, non cerca nulla di più per sé".

"Allora", ha proseguito, "oggi possiamo chiederci: com'è la mia umiltà? Cerco di essere riconosciuto dagli altri, di affermarmi e di essere lodato, o penso a servire? So ascoltare, come Maria, o voglio solo parlare e ricevere attenzione? So stare in silenzio, come Maria, o sto sempre a chiacchierare? So fare un passo indietro, disinnescare litigi e discussioni, o cerco solo di farmi notare?".

"Maria, nella sua piccolezza, conquista per prima i cieli. Il segreto del suo successo sta proprio nel riconoscersi piccola, bisognosa. Con Dio, solo chi si riconosce come nulla è in grado di ricevere tutto. Solo chi si svuota è riempito da Lui. E Maria è "piena di grazia" (v. 28) proprio per la sua umiltà. Anche per noi l'umiltà è il punto di partenza, l'inizio della nostra fede. È essenziale essere poveri in spirito, cioè bisognosi di Dio. Chi è pieno di sé non fa spazio a Dio, ma chi rimane umile permette al Signore di compiere grandi cose (cfr. v. 49)".

Riferendosi alla letteratura classica italiana, il Papa ha osservato che "il poeta Dante si riferisce alla Vergine Maria come "umile e più alta di una creatura" (Il paradiso XXXIII, 2). È bello pensare che la creatura più umile e più alta della storia, la prima a conquistare i cieli con tutto il suo essere, corpo e anima, abbia trascorso la sua vita per lo più al chiuso, nell'ordinario. I giorni della Piena di Grazia non sono stati molto impressionanti. Spesso si seguivano in silenzio: esteriormente, nulla di straordinario. Ma lo sguardo di Dio rimase sempre su di lei, ammirando la sua umiltà, la sua disponibilità, la bellezza del suo cuore, non intaccato dal peccato.

"Questo è un grande messaggio di speranza per noi, per voi, che vivete gli stessi viaggi faticosi e spesso difficili. Maria vi ricorda oggi che Dio chiama anche voi a questo destino di gloria. Non sono belle parole. Non è un lieto fine artificioso, una pia illusione o una falsa consolazione. No, è pura realtà, viva e vera come la Vergine Assunta in cielo. Festeggiamola oggi con l'amore dei bambini, animati dalla speranza di essere un giorno con lei in Paradiso".

Infine, Francesco ha concluso dicendo che ora "la preghiamo, perché ci accompagni sulla strada che porta dalla terra al cielo". Che ci ricordi che il segreto del viaggio è contenuto nella parola umiltà. E che la piccolezza e il servizio sono i segreti per raggiungere la meta".

Per saperne di più
America Latina

"La devozione popolare è il modo in cui la Chiesa si apre alla cultura di ogni regione, e la Madonna ne è la matrice".

Omnes intervista Federico Enrique Lanati, scrittore argentino, sulla devozione popolare alla Vergine Maria, espressione di una religiosità in cui il popolo di Dio manifesta la propria fede e cultura.

Marcelo Barrionuevo-15 agosto 2021-Tempo di lettura: 5 minuti

In occasione della festa dell'Assunzione della Vergine Maria, Omnes propone un'intervista a Federico Enrique Lanati, scrittore di "Fiestas Religiosas del Norte Argentino y Luján", sul posto e l'importanza della Vergine Maria nella devozione del Nord dell'Argentina. Sappiamo che la pietà popolare è qualcosa di innato nell'identità di tutti i popoli del mondo. Sono espressioni di una religiosità in cui il popolo di Dio manifesta la sua fede e la sua cultura. È il sensum fidelium della fede popolare ed è lì che Dio si manifesta.

Condividiamo questa esperienza dalla terra del Papa e in sintonia con la nostra identità di popoli credenti che manifestano la loro fede attraverso l'esperienza dei loro popoli.

Cosa l'ha spinta a lavorare sul tema della religiosità nel Nord dell'Argentina?

Mi ha colpito la spiritualità delle persone dei piccoli villaggi di montagna, sperduti nelle profondità dell'Argentina, che vivono la loro fede in modo diverso, che va oltre la conoscenza e il tentativo di adempiere ai comandamenti, di recitare le preghiere familiari, di partecipare alla messa settimanale. Manifestano i loro sentimenti verso Gesù Cristo Crocifisso, la Vergine Maria e i santi patroni, come qualcosa di molto importante nella loro vita: li interpellano nelle loro preghiere, li ringraziano, li accompagnano, sono presenti, e lo fanno con gioia, in una comunità ben organizzata, offrendo la loro musica, le loro danze, il loro colore, i loro segni che manifestano con orgoglio e che sanno trasmettere dai nonni, ai genitori e ai bambini. 

Che posto occupa la Madonna nella pietà delle persone? Come possiamo distinguere gli elementi e le caratteristiche dell'amore per la Madonna secondo le diverse devozioni?

La figura della "mamita" è la principale. Mi spingo a dire che forse per loro è importante quanto Gesù Cristo. Riconoscono che una madre è sempre al loro fianco, che qualsiasi cosa le si chieda, lei intercederà presso Dio e lui la esaudirà, perché a una madre non si può dire di no.

Le centinaia di invocazioni mostrano che la Madonna è vicina ad ogni luogo, in ogni occasione, accompagnandoli e avvicinandoli a Gesù Cristo. 

È possibile pensare a elementi misti di culture ancestrali e cristiane come a una mescolanza nelle manifestazioni di fede?

Alcuni lo chiamano sincretismo, io preferisco seguire l'amato vescovo José Demetrio Jiménez (morto pochi giorni dopo aver partecipato al 50° anniversario della Prelatura di Cafayate, in onore della Vergine del Rosario, il 7 ottobre 2019), che lo chiama "simbiosi culturale e immaginario meticcio". È una congiunzione, un incontro di entrambe le culture, che continua a essere dinamico anno dopo anno e che, secondo le parole del nostro Papa Francesco nell'Evangelii Gaudium, "il popolo evangelizza il popolo ed è ispirato dallo Spirito Santo".

Papa Francesco ha messo in evidenza per tutta la Chiesa universale ciò che è stato insinuato nel Concilio Vaticano II, da San Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI con più forza e soprattutto in America Latina, che ha adottato con forza negli incontri dei vescovi a Puebla e Aparecida, È un dono che si concretizza in nuove forme di evangelizzazione e di una Chiesa in uscita, che riconosce che in tutte le comunità ci si può relazionare con Dio in modo diverso e questo arricchisce la fede della Chiesa, sentendola più vicina alla vita quotidiana delle comunità locali.

Qual è l'importanza della religiosità e dell'amore per la Vergine nell'identità culturale del Nord, in relazione a quanto affermato da San Giovanni Paolo II, secondo cui "una fede che non diventa cultura è una fede non matura e non compiuta"??

La Vergine è superlativa nell'identità culturale del nord, di tutta l'Argentina e del Sudamerica (delle 33 feste a cui ho partecipato in 15 anni, 19 riguardano la Vergine nelle sue diverse invocazioni e il libro riflette le feste della Patrona dell'Argentina, la Vergine di Luján, tra le altre). 

Cosa chiederebbe ai pastori su come mantenere viva questa esperienza di fede e dove la Chiesa dovrebbe migliorare??

Suggerisco che intensifichino la loro presenza a ogni festa patronale della loro provincia e si uniscano a quelle feste. E a coloro che non partecipano ancora abbastanza, facciamo capire loro che questo stile di fede è quello che li avvicina ai fedeli, che non sempre partecipano alla liturgia della Chiesa assiduamente, ma solo sporadicamente. L'inculturazione del Vangelo, la pietà popolare esprime i sentimenti più puri, quindi non va mai disprezzata, e deve condurci all'Eucaristia, ai sacramenti, per cui i vescovi dovrebbero anche rafforzare la cura pastorale dei santuari. 

Lei è stato presidente della Federazione delle Camere del Turismo della Repubblica Argentina (FEDECATUR) e attualmente è vicepresidente della Commissione argentina del turismo religioso. Come mette in relazione il turismo religioso e la dimensione evangelizzatrice? La Chiesa sta lavorando in questo senso?

Il turismo religioso è considerato un aspetto del turismo culturale. Si distingue dalle visite ai santuari e dai pellegrinaggi, a cui si partecipa specificamente per entrare in contatto spirituale con Dio, e che secondo le statistiche del 2010 contavano 300 milioni di persone, cifra ampiamente superata negli anni successivi (anche se la pandemia si è spostata sulla presenza virtuale). La dimensione evangelizzatrice è molto importante: oltre a visitare e conoscere il patrimonio e l'arte della Chiesa nel mondo, si assiste a molte conversioni e si facilita l'uso del tempo libero per la riflessione. Questo tempo deve essere sfruttato, e in ogni luogo devono essere disponibili guide e personale specifico che sappia far apprezzare questa dimensione spirituale dell'essere umano.

La Chiesa partecipa alla Commissione argentina del turismo religioso attraverso il suo rappresentante della "Commissione episcopale dei migranti e degli itineranti", o meglio conosciuta come "Pastorale del turismo religioso", essendo presente in 22 diocesi.

Non possiamo negare che la cultura moderna sia più secolarizzata, vede una speranza nella Pietà Popolare?

La devozione popolare, la religiosità popolare, la spiritualità popolare, come la chiama Papa Francesco, è il modo in cui la Chiesa si apre alla cultura di ogni regione. Non è più concepibile che da Roma si possa insegnare un solo modo di vivere la fede, come è stato per secoli. L'apertura che esiste oggi è e sarà sempre più una fonte per avvicinare le persone a Dio, alla Vergine e ai Santi, un modo imbattibile per invertire il secolarismo e il relativismo. In effetti, il Sud America ne è l'esempio migliore. Il popolo, con l'aiuto dei suoi pastori, tende a dimostrare che l'uomo, un essere religioso nella grande maggioranza del mondo, ha bisogno di essere più vicino e a modo suo al nostro Creatore. 

Infine, oggi celebriamo una grande festa della Vergine Maria, quanto pensate che sia importante la Vergine Maria in Argentina, e qual è stata la sua esperienza di viaggio?

Il nostro Papa Francesco ha detto: "Se volete sapere chi è Maria? Chiedetelo al teologo, ma se volete sapere come amare Maria? Chiedete alla gente. Il popolo vi dirà come amare, come amare la madre".

La Vergine Maria è prima di tutto la madre del popolo missionario, è sempre presente, ognuno di noi è suo figlio, suo fratello e sorella. È mia madre, "l'unica con cui posso piangere". È la grande missionaria.

Come ha detto padre Enrique Bianchi, la Vergine è nel DNA dei popoli sudamericani. Dio è consapevole della carica emotiva di una madre, madre in terra e in cielo. È la matrice della pietà popolare.

L'ho vissuto in piccole città a quasi 4000 metri di altitudine, con migliaia e migliaia di pellegrini, scendendo dalla "Virgen de Copacabana de Punta Corral" durante la Settimana Santa fino a Tilcara e Tumbaya, con decine di bande di sikuris che accompagnavano la Vergine con la loro musica; o camminando per giorni e notti fredde per centinaia di chilometri da Cachi a Salta per la Vergine e il Signore del Milagro, con grande sacrificio e gioia, o nelle processioni in tutte le grandi capitali che onorano la loro Patrona. Come afferma il cardinale e arcivescovo emerito di Tucumán Luis Héctor Villalba nel prologo del libro "Fiestas Religiosas del Norte Argentino y Luján", "il nostro popolo compie massicci pellegrinaggi ai santuari mariani: "Nuestra Señora del Valle" a Catamarca, "Señor y Virgen del Milagro a Salta" (dove ogni anno 800mila persone rinnovano il patto di fedeltà), "Nuestra Señora de la Merced" a Tucumán, "Nuestra Señora de Itatí" a Corrientes, "Nuestra Señora de Luján" a Buenos Aires (dove Papa Francesco è andato decine di volte), "Nuestra Señora de la Candelaria" e "Nuestra Señora del Rosario de Río Blanco y Paypáya" a Jujuy, "Nuestra Señora del Carmen" e "Nuestra Señora de Huachana" a Santiago del Estero, esprimendo la loro profonda devozione e amore per la Vergine".

L'autoreMarcelo Barrionuevo

Mondo

Un'avventura spirituale attraverso l'Österreich (le Jakobswege)

Un'ottima strada panoramica e segnalata si snoda per circa 800 chilometri dall'estremo nord (Wolfsthal) all'estremo ovest (Feldkirch) attraverso l'Austria. 

Alfred Berghammer-14 agosto 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

Un percorso di pellegrinaggio ben descritto e ben segnalato si snoda per quasi 800 chilometri dall'estremo est (Wolfsthal) all'estremo ovest (Feldkirch) attraverso l'Austria. In questa parte superiore della Jakobswegs - come la formazione del feiner Adern - i singoli sobborghi. È qui che nasce il Jakobsweg Burgenland, una variante dell'ungherese Jakobswegs. Da nord arriva la Jakobsweg Weinviertel. Da Böhmen si raggiunge la Jakobsweg Oberes Mühlviertel e da Bayern la Hauptast. Da sud, la Jakobsweg, che attraversa Graz, Slowenia, Carinzia, Osttirol e Alto Adige, si trova a Innsbruck.

Immagine 1: Stazione di Göttweig

Come si arriva alla conclusione che si tratta di un viaggio spirituale? Ich meine damit gar gar nicht die Wirkungen, die ein Pilgerweg in Bezug auf Stille, Kontemplation und Nachsinnen über das eigene Leben in jedem Wanderer entfaltet, selbst wenn er (noch) nicht zu den Glaubenden gehört. In comune ci sono anche i Perlen des Weges, in particolare alcuni degli Heiligtümer austriaci più importanti e più importanti. Il primo punto di partenza del viaggio è lo Stephansdom di Vienna, che è stato trasformato in un museo nazionale austriaco. Il Pilger o il Pilgerin visiterà anche molte delle più belle città austriache, come Göttweig e Herzogenburg in Bassa Austria, St. Florian e Lambach in Alta Austria o Fiecht e Stams in Tirolo. Questi Klöster e altre case storiche offrono anche le loro camere per i pellegrini. Potrete sempre raggiungere i rifugi più belli, anche in questo caso - solo per fare un esempio - Maria Taferl in Niederösterreich, Maria Plain nel Salisburghese o il Georgenberg in Tirolo. 

Inoltre, molte comunità stanno approfittando del fatto che sono costrette a sfruttare le opportunità offerte dai corsi di formazione per costruire percorsi di valore lungo il cammino. Ich nenne als Beispiel den Wegabschnitt von Gnadenwald nach Hall in Tirol mit mehreren wunderschönen Gedanken und Sinnsprüchen. Uno di loro è stato portato qui, perché è riuscito a raggiungere la Jakobsweg: "Glücklich die hungern und dürsten nach einem sinnerfüllten Leben, ihr Hunger und Durst wird gestillt werden". Wenn Sie immer das tun, was sie immer schon getan haben, werden sie immer das bekommen, was Sie immer schon bekommen haben" (Paul Watzlawick). Soweit zu den spirituellen Aspekten, die keinen Wanderer auf diesem Jakobsweg völlig unberührt lassen werden. 

La descrizione della Jakobswegs austriaca, tuttavia, sarebbe più che poco chiara, anche se non conoscessi la bellezza del paesaggio: L'inizio è nelle Donauauen bei Hainburg, passa per la Kaiserstadt Wien, per il Wienerwald e per la Wachau der Donau, all'interno della Weltkulturerbes, fino a Linz. Dopo aver raggiunto la periferia del bellissimo Hügelland dell'Alta Austria, si raggiunge una delle città più belle del mondo, Salisburgo. Dopo aver visitato i Rupertiwinkel della Baia di Baviera, vi ritroverete in mezzo ai villaggi unici dei Wilden Kaiser, nel centro della città. Einmal rechts, einmal links oberhalb der betriebsamen Talsohle wandert der Pilger und die Pilgerin flussaufwärts. Sullo sfondo, è o sarà circondato da villaggi speciali, chiese, chiese e chiese e bellissimi villaggi e città. Il cosiddetto "Heilige Land Tirol" sarà a sé stante, perché verranno costruiti tanti villaggi murati che daranno ai Pilgerndenden la loro storia unica. Al di sopra del Cammino di Santiago si trovano le foreste dell'Alto Adige. Quando la locanda raggiunge il punto di partenza in direzione della Svizzera, è necessario attraversare l'Arlberg per raggiungere l'unico passo nominato della Jakobswegs austriaca, per cui non è necessario utilizzare i mezzi pubblici per questa tappa. Il percorso di pellegrinaggio prosegue lungo la splendida Voralpenlandschaft Vorarlbergs e a Feldkirch si attraversa il confine con il Liechtenstein o la Svizzera.

Bild 2: Oberinntal

Ich bin den österreichischen Jakobsweg von Ost nach West zu verschiedenen Zeiten gegangen. Attraverso il Niederösterreich mi sono imbattuto nell'Hitze des Frühsommers. L'Inntal è stato attraversato per due volte, la prima volta nel mese di marzo, durante il mio viaggio da Salisburgo a Santiago di Compostella, per un totale di tre mesi. L'Arlberg era in questo periodo molto inclinato e con la febbre di guerra. Con l'aiuto delle guide, che ho trovato in un'altra località, sono riuscito a superare questo passo in modo eccellente. Il secondo giorno sono stato in Tirolo nel mese di maggio e sono rimasto affascinato dalla bellezza del paesaggio e della natura. Del resto, mentre in montagna ci sono ancora i fiori al sole, nei boschi gli azzurri e i funghi arrossiscono nei loro colori vivaci. Dal mio primo Jakobsweg, dopo la mia pensione, conosco anche la Via Jacobi in Svizzera, la Via Gebennensis e la Via Podiensis in Austria, il Camino Norte e il Primitivo in Spagna. Da circa due anni conosco anche il Camino Frances in Spagna. I miei errori e le mie esperienze di viaggio in Jakobswegen li ho raccolti in una serie di pubblicazioni. In considerazione dei diversi percorsi della Jakobswege, devo sottolineare che la Jakobsweg austriaca non sempre restituisce attrattiva e bellezza in contrasto con i paesaggi ancora meno conosciuti. 

Chiunque abbia percorso lo Jakobsweg ha sperimentato - anche tenendo conto delle diverse fatiche e condizioni - una tale bellezza naturale e profondità spirituale che il silenzio che permane nel cuore della terra rimane ancora una volta sul sentiero. Geweckt wird diese Sehnsucht vor allem immer dann, wenn man in seiner unmittelbaren Heimat, wie bei mir in Salzburg - auf einen Wegweiser oder ein Hinweisschild zum Jakobsweg trifft. Dabei wird einem bewusst, dass es, von diesem Ort ausgehend, einen gut beschilderten Weg gibt, der über tausende Kilometer unmittelbar zum Grab des Hl. Jakobus in Santiago de Compostella führt. Ultreia!

L'autoreAlfred Berghammer

Mondo

Un'arteria spirituale attraverso l'Austria: le vie dei pellegrini verso Santiago de Compostela

Le Vie dei Pellegrini di San Giacomo attraversano l'Europa partendo da luoghi lontani, convergendo su alcuni assi principali e conducendo alla tomba dell'Apostolo a Compostela. I lettori di Omnes conoscono già quelli di Svezia, Germania e Francia. In questo articolo, il Dr. Alfred Berghammer presenta i percorsi in Austria, di cui è esperto.

Alfred Berghammer-14 agosto 2021-Tempo di lettura: 5 minuti

NOTA PRECEDENTE: Il testo originale tedesco può essere letto come segue qui. La versione spagnola è stata scritta da Alfonso Riobó.

Un percorso di pellegrinaggio ben descritto e segnalato si estende per quasi 800 chilometri attraverso tutta l'Austria, dalla sua estremità orientale (Wolfsthal) a quella occidentale (Feldkirch). Come la ramificazione di vene sottili, i vari affluenti confluiscono in questo ramo principale del Cammino di Santiago. Tra questi c'è il Cammino di Santiago del Burgenland, in cui in passato è confluita una variante del Cammino di Santiago ungherese. Da nord arriva il Cammino di Santiago del Weinviertel. Dalla Boemia e dalla Baivera, il ramo principale è raggiunto dal Cammino di Santiago dell'Oberes Mühlviertel. Da sud, vicino a Innsbruck, il Cammino di Santiago dell'Austria meridionale conduce in Slovenia, Carinzia, Tirolo orientale e Alto Adige.

Monastero di Göttweig. ©Alfred Berghammer

Le "perle" della strada

Come arrivo all'affermazione che si tratta di un'arteria spirituale? Non mi riferisco agli effetti che un cammino di pellegrinaggio ha su ogni camminatore in termini di silenzio, contemplazione e riflessione sulla propria vita, anche se non ci si annovera (ancora) tra i fedeli. Mi riferisco piuttosto alle perle del Cammino, cioè a molti dei santuari più famosi ed eccezionali dell'Austria. Li cito solo a titolo di esempio, perché il loro numero è molto elevato. 

Il primo punto culminante del Camino è la Cattedrale di Santo Stefano a Vienna, spesso definita il santuario nazionale austriaco. Il pellegrino visita poi una selezione dei più bei monasteri dell'Austria, come Göttweig e Herzogenburg in Bassa Austria, San Floriano e Lambach in Alta Austria, o Fiecht e Stams in Tirolo. Questi monasteri e altre case spirituali sono felici di mettere le loro stanze a disposizione dei pellegrini. Si incontrano sempre santuari impressionanti, di cui cito qui - sempre solo a titolo di esempio - Maria Taferl in Bassa Austria, Maria Plain a Salisburgo o Georgenberg in Tirolo. 

Inoltre, molte località si sforzano di offrire ai pellegrini che le attraversano riflessioni preziose per il Cammino, con l'aiuto di cartelloni e immagini. A titolo di esempio, vorrei citare il tratto del Cammino da Gnadenwald a Hall in Tirolo, con diversi bei pensieri e detti. Ne cito una, perché potrebbe incoraggiare le persone a intraprendere il Cammino di Santiago: "Felici coloro che hanno fame e sete di una vita significativa, perché la loro fame e la loro sete saranno soddisfatte". Se fai sempre quello che hai sempre fatto, otterrai sempre quello che hai sempre ottenuto" (Paul Watzlawick). E questo per quanto riguarda gli aspetti spirituali, che non lasceranno indifferente nessun escursionista del Cammino di Santiago.

Paesaggi mozzafiato

Tuttavia, la descrizione del Cammino di Santiago austriaco sarebbe più che incompleta se non mi soffermassi anche sulla bellezza dei paesaggi. 

Inizia nei prati del Danubio vicino a Hainburg, attraversa la città imperiale di Vienna, passa per la foresta viennese (Wienerwald) e risale il Danubio, attraverso il patrimonio culturale mondiale della Wachau, fino a Linz.

Dopo aver attraversato l'incantevole regione collinare dell'Alta Austria, si raggiunge una delle città più belle del mondo, Salisburgo. Dopo aver attraversato la regione bavarese di confine di Rupertiwinkel, il percorso conduce lungo l'imponente catena montuosa del Wilder Kaiser fino alla valle dell'Inn. A volte a destra, a volte a sinistra, i pellegrini camminano a monte del trafficato fondovalle. Quasi ogni ora si incontrano cappelle appartate, chiese magnifiche, castelli e palazzi, oltre a villaggi e città che meritano di essere visitati. La cosiddetta "terra santa del Tirolo" è all'altezza della sua fama, perché si attraversano molti luoghi di pellegrinaggio che raccontano ai pellegrini le loro storie impressionanti. Sopra il percorso di pellegrinaggio, le alte montagne tirolesi accolgono i pellegrini.

Quando l'Inn svolta verso la sua sorgente in direzione della Svizzera, l'unico passo di montagna importante del Cammino di Santiago austriaco è quello dell'Arlberg, a meno che non preferiate passare ai mezzi pubblici per questa tappa. Infine, il percorso di pellegrinaggio attraversa le splendide propaggini delle Alpi del Vorarlberg prima di attraversare il confine a Feldkirch in direzione del Liechtenstein o della Svizzera.

L'alta valle dell'Inn. ©Alfred Berghammer

Ho percorso il Cammino austriaco di Santiago da est a ovest in diverse occasioni. Sono andato in pellegrinaggio attraverso la Bassa Austria nel caldo dell'inizio dell'estate. Ho attraversato la Valle dell'Inn due volte, la prima a marzo, camminando da Salisburgo a Santiago de Compostela per un totale di tre mesi. A quel tempo, l'Arlberg era ancora coperto da neve alta e minacciato da valanghe. Tuttavia, con l'aiuto degli sci da fondo, che avevo depositato lì in un'altra occasione, sono riuscito a superare questo passo con facilità. La seconda volta che ho fatto un'escursione in Tirolo, a maggio, sono rimasta colpita dallo splendore dei colori e dalla bellezza del paesaggio. Mentre i campi di abeti rossi in montagna brillavano ancora al sole, a valle i fiori e i cespugli sbocciavano nel loro rigoglioso splendore. 

Dal mio primo Camino de Santiago - subito dopo il pensionamento - conosco però anche la Via Jacobi in Svizzera, la Via Gebennensis e la Via Podiensis in Francia, il Camino Norte e il Primitivo in Spagna. Circa due anni fa, ho conosciuto anche il Cammino Francese in Spagna. Ho raccolto le mie esperienze e impressioni del mio Cammino di Santiago in libri. Confrontando i diversi percorsi del Cammino di Santiago, posso dire che il Cammino di Santiago austriaco, in termini di attrattiva e bellezza, non è affatto indietro rispetto ai suoi fratelli più famosi.

Un desiderio nel cuore

Chiunque abbia percorso il Cammino di Santiago ha visto così tante bellezze paesaggistiche e sperimentato così tanta profondità spirituale - anche tenendo conto delle difficoltà e delle privazioni che può aver vissuto - che il desiderio di ripartire rimane nel cuore. Questo desiderio si risveglia soprattutto quando si trova un segno o un'indicazione del Cammino di Santiago nelle immediate vicinanze, come nel mio caso a Salisburgo. Poi ci si rende conto che da lì parte un sentiero ben segnalato che conduce per migliaia di chilometri direttamente alla tomba di San Giacomo di Compostela. Ultreia!

L'autoreAlfred Berghammer

Educazione

Vivere l'esperienza di San Francesco d'Assisi nel XXI secolo

Una piccola comunità di sorelle clarisse ha intrapreso l'avventura di rivitalizzare spiritualmente l'emblematico monastero di Santa Clara, con l'aiuto di duecentocinquanta giovani che hanno scoperto che c'è più felicità nel "dare" che nel "ricevere".

Javier Segura-13 agosto 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

Il monastero di Santa Clara, nella città biscayana di Orduña, era chiuso da vent'anni, da quando la precedente comunità di suore aveva dovuto abbandonarlo per mancanza di vocazioni. La storia di questo edificio del XV secolo sembrava destinata, come tanti altri, alla rovina o a diventare un parador nazionale. Ma né la rovina né l'attività alberghiera sarebbero stati il destino finale di questo luogo secolare. Una nuova comunità di sorelle clarisse sentì nuovamente la chiamata del Signore e si lanciò nell'avventura di riempire di vita spirituale questo luogo emblematico.

La parola avventura descrive bene l'azione che queste poche sorelle hanno intrapreso. Tuttavia, non si trattava di una novità per loro. Qualche anno prima avevano già rifondato il monastero di Belorado, a Burgos, e ora sentivano la chiamata della Chiesa e del Signore a intraprendere questa nuova missione. Una comunità di cinque o sei suore potrebbe recarsi nelle terre basche e avviare l'antico monastero di Santa Chiara. Queste povere sorelle hanno riascoltato l'antico grido del Cristo di San Damiano a Francesco: "ricostruisci la mia Chiesa, che minaccia rovine". Letteralmente.

Con l'aiuto dei giovani

Il lavoro è stato enorme. L'avvio di un grande monastero, abbandonato da vent'anni, non era alla portata di queste donne. Ma è stato proprio il bisogno a mettere in moto il motore della solidarietà, e duecentocinquanta giovani sono venuti a Orduña quest'estate per dare una mano a queste suore. Provenivano da un'ampia varietà di contesti. Vi hanno lavorato studenti di religione delle scuole superiori pubbliche con i loro insegnanti, una parrocchia del quartiere madrileno di Villaverde, il Collegio Arcivescovile di Madrid, seminaristi o membri di vari movimenti ecclesiali come il Gruppo Giovanni Paolo II o la Milizia di Santa Maria. Tutti con un comune denominatore, un grande desiderio di aiutare e poca esperienza nel lavoro manuale. Perché è ovvio che questi ragazzi e ragazze dell'era digitale non hanno mai preso in mano una zappa (una cosa?), un piccone, una pala o addirittura una scopa.

Ma questo è stato il primo grande apprendimento per questi giovani. Il valore di lavoro manuale. Stancarsi, sudare, sopportare il calore del sole, farsi venire i calli alle mani... è stata un'esperienza nuova che può insegnare loro molto per la vita. Forse non c'è modo migliore per coltivare la resilienza, come si dice oggi, che passare ore al sole a togliere le ortiche con la zappa. Soprattutto se lo si fa in pantaloncini.

L'ideale francescano

Un'altra grande lezione che questi giovani hanno ricevuto è stata quella di poter condividere la vita con le suore, di conoscere da vicino le contemplative che dedicano tutta la loro vita a pregare, a parlare con Dio. Le domande che sorgevano ai giovani potevano essere rivolte direttamente alle suore, condividendo così con loro le loro preoccupazioni. Perché questi giovani sono arrivati al monastero con il desiderio di aiutare, ma anche con molte ferite e domande nel cuore. E avevano bisogno di aprirsi a qualcuno che li ascoltasse. L'ideale francescano, l'esperienza di vita di Santa Chiara, si è incarnato in queste donne ed è diventato saggezza per i giovani di oggi. La povertà e l'austerità, il desiderio di fraternità, la cura della natura, la chiamata alla missione, la ricostruzione della propria vita e dell'intera società... non erano storie del passato, ma richieste urgenti del nostro cuore, i bisogni del mondo di oggi.

Uno dei gruppi comprendeva un regista cattolico, Francisco Campos, autore di film come "El Rocío es compartir", "El colibrí" e "Jesucristo vive". Ad un certo punto mi sono chiesto se è facile trovare molti giovani disposti a vivere in questo modo: alzarsi presto, dormire per terra, lavorare sodo, andare a letto presto per essere in grado di esibirsi il giorno dopo .... e pagare per questo! Quando me lo disse, non potei fare a meno di ricordare due giovani di una scuola superiore di Móstoles che mi dissero che era il miglior piano che gli fosse mai stato offerto. 

E forse aveva ragione il venerabile gesuita Tomás Morales quando diceva che "se si chiede poco a un giovane, non dà nulla; se gli si chiede molto, dà tutto". In realtà, credo che molti più giovani risponderebbero a un appello come questo, a donare il proprio tempo per gli altri, se ci fossero adulti, educatori, che osassero fare loro questa proposta. E chi sarebbe disposto a vivere con loro, lavorando fianco a fianco, al giorno d'oggi. Perché nessuno può proporre qualcosa se non è disposto a viverla in prima persona. Non sarebbe semplicemente credibile.

Una boccata d'aria fresca

Il risultato finale è stato superiore alle nostre aspettative iniziali. Sono stati fatti molti progressi nella pulizia dei muri, nella rimozione delle erbacce... anche se, naturalmente, c'è ancora molto da fare. Ma, soprattutto, questi giovani hanno potuto rivivere lo spirito di San Francesco d'Assisi. E come se fosse un segno, in questi giorni a Orduña si è respirata un'aria nuova. Questi giovani sono riusciti a portare vita e speranza a tutti noi che siamo passati per il monastero di Santa Chiara. Guardandoli, non abbiamo potuto fare a meno di ricordare Francesco a San Damiano che ricostruisce materialmente un piccolo eremo, ma inizia a ricostruire la Chiesa di Cristo tornando alle radici del Vangelo vissuto senza patinature.

Nel mezzo di una pandemia globale, in un mondo che cerca un nuovo inizio, che ha bisogno di essere ricostruito nelle sue relazioni, dalle sue stesse fondamenta, questi giovani ci mostrano la strada che possiamo percorrere. Lasciarsi interpellare da Cristo stesso e dai bisogni dei nostri fratelli e sorelle, cercare gli amici di Dio con cui condividere la nostra vita, mettersi al lavoro senza fare grandi discorsi, semplicemente.

E per gli educatori, la grande chiamata a continuare a credere nei giovani, perché nel cuore dei giovani di oggi continua a battere il richiamo all'eroismo, alla generosità, alla dedizione disinteressata. Sì, questa è la grande sfida per gli educatori. Credere nei giovani, come Dio ha creduto in Francesco quando era ancora un ragazzo, come Dio ha creduto in questi duecentocinquanta giovani che sono venuti a Orduña quest'estate.

Vangelo

Miracoli del Vangelo: la seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci

L'autore analizza alcuni aspetti della seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci riportata dagli evangelisti Matteo e Marco.

Alfonso Sánchez de Lamadrid Rey-12 agosto 2021-Tempo di lettura: 6 minuti

Ho scritto in precedenza su la prima moltiplicazione dei pani e dei pesci. In questo lavoro, come continuazione, studiamo la seconda moltiplicazione. I grafici e la bibliografia sono comuni a entrambi gli articoli.

Una moltiplicazione per i Giudei e una per i Greci

Mentre la prima moltiplicazione è raccontata in tutti e quattro i Vangeli (Mt 14,15-21; Mc 6,35-44; Lc 9,12-17 e Gv 6,5-13), la seconda è raccontata solo da Matteo e Marco (Mt 15,32-39 e Mc 8,1-10). La somiglianza tra i due racconti ha portato alcuni autori a discutere se ci sia stato davvero un secondo miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ma ciò su cui quasi tutti concordano è che mentre il primo racconto si rivolge preferibilmente agli ebrei, il secondo si rivolge ai pagani o ai gentili, perché "..." (Mc 8,1-10).alcuni di loro vengono da lontano" (Mc 8,2)..

Perché ci sono state due moltiplicazioni e non una ripetuta (e adattata) due volte?

Come abbiamo già detto, alcuni commentatori sostengono che la seconda moltiplicazione sia un riadattamento per i Gentili di un unico evento, che ci sia stata una sola moltiplicazione e non due. La loro argomentazione è che i due conti sono molto simili. Pur riconoscendo le differenze tra loro, essi sostengono che queste sono secondarie rispetto all'adattamento ai Gentili. Ma la stessa logica dell'apertura di Gesù al mondo pagano la ritroviamo in tutto il viaggio al di fuori del territorio di Israele e, quindi, lo stesso si dovrebbe dire di tutto ciò che accade in Marco e Matteo nella terra dei pagani (Tiro e Sidone).

Se c'è una cosa che risulta chiara dal viaggio di Gesù attraverso la terra dei Gentili, è che il Regno di Dio non è monopolio di pochi. Sebbene non fosse ancora giunto il momento di portare la Buona Novella ai pagani, Gesù si avventura in terra straniera e anche lì dimostra il potere di Dio sulla malattia e va incontro alle necessità umane (Mt 15,21-28 e 15,32-39), anticipando il momento in cui "il pane dei bambini" (Mc 15,32-39), anticipando il momento in cui "il pane dei bambini" (Mc 15,21-28 e 15,32-39) sarebbe stato dato ai gentili (Mc 15,32-39). 7, 27, donna siro-fenicia) sarebbe stata condivisa da tutti.

Inoltre, fu durante questo viaggio, questa volta a Cesarea di Filippo, anch'essa in territorio pagano, che la professione di fede del Pietro, che è la chiave di lettura di tutto il Vangelo di Marco. Questo apostolo, portavoce degli altri, lo riconosce come "il Messia" (Mc. 8. 29), cioè il "Cristo", l'"Unto" di Dio per eccellenza. E, non dimentichiamolo, questo avviene in territorio pagano.

Tuttavia, una delle prove più importanti del fatto che si tratta di due fatti diversi si trova in Mt 16, 5-12, quando il Maestro rimprovera i suoi discepoli: "I discepoli, quando passarono dall'altra parte, avevano dimenticato di prendere dei pani (...) Parlavano tra loro, dicendo: "Non abbiamo portato pani". Non avete ancora capito e non ricordate i cinque pani dei 5.000 uomini e quante ceste avete preso, né i sette pani dei 4.000 e quante ceste avete preso?".

Anche Mc 8,14-21 ci rimprovera: "Avevano dimenticato di prendere il pane e non avevano più di una pagnotta con sé nella barca. (...) Non ricordate Quando ho spezzato i cinque pani per i 5.000, quante ceste piene di frammenti avete raccolto?" "Dodici", gli dicono. "E quando ho spezzato le sette tra i 4.000, quante ceste piene di frammenti avete raccolto?". Gli dicono: "Sette". Ciò dimostra che sono state effettuate due moltiplicazioni diverse. L'atteggiamento di dimenticanza dei discepoli ci sembra inspiegabile. Ma ammettiamolo, siamo smemorati quando si tratta di ricordare la bontà di Dio. È la nostra natura, siamo sospettosi. 

Differenze tra i racconti di Matteo e Marco

Se confrontiamo le differenze tra i due racconti, quello di Marco ci mette di fronte a un Gesù più umano e più vicino di quello di Matteo, con numerose manifestazioni: lo descrive circondato dalla gente: "quando fu di nuovo circondato da una grande folla che non aveva nulla da mangiare, chiamò a sé i discepoli"; e conoscendo i dettagli: "e alcuni di loro vengono da lontano"." Pensate alle loro famiglie ("le loro case").

Marco si vede più naturale di Matteo, e addirittura improvvisando, come se alla fine si ricordasse che c'erano anche dei pesciolini, aggiunge: "Ebbero alcuni pesciolini e, ringraziando, disse che dovevano servire anche loro". Anche la missione di servizio degli apostoli è ulteriormente sottolineata: "perché li servissero, ed essi li servirono alla moltitudine".

Un altro dettaglio sul numero di coloro che mangiarono: Matteo è più preciso: "Quelli che mangiarono erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini". Marco dice solo genericamente: "Erano circa quattromila".

Sul luogo della moltiplicazione dei pani e dei pesci

Anche se non c'è accordo su dove collocare il miracolo, ci sembra, insieme ad alcuni studiosi, che dopo aver lasciato la zona di Tiro e Sidone (Mc 7,31 e Mt 15,29), Gesù si diriga verso la parte orientale del lago. Infatti, Matteo dice, poco prima del miracolo, in Mt 15,31: "Le folle si meravigliarono (...) e glorificarono il Dio d'Israele", cioè non sembrano essere israeliti, e quindi suggeriscono che si tratta di un'area gentile. Marco 7,31 specifica un po' di più: "Lasciati i confini di Tiro, passò per Sidone verso il mare di Galilea, attraversando i confini della Decapoli", che, come sappiamo, si trova a est del lago ed è prevalentemente gentile. 

Queste narrazioni sono coerenti con la collocazione indicata dalla tradizione, che è nell'antico Percorso della Decapoli mentre passa accanto al lago, ed è noto come il Tel Hadar. Gesù viene da nord e questo è il primo insediamento con un porto sul lato orientale del lago. Oggi qui si trovano i resti archeologici del vecchio porto e un monumento con iscrizioni e disegni che alludono al miracolo (Figura 5). 

Figura 5. Monumento dei pani e dei pesci a Tel Hadar. 

Come seconda opzione, sono stati recentemente presentati - nel 2019 - alcuni risultati preliminari provenienti dai resti di una chiesa bizantina del V secolo, denominata chiesa bruciataI resti archeologici indicano che il tetto è crollato e bruciato durante un terremoto nell'VIII secolo.

Questa chiesa si trova su una collina molto vicina alle rive del lago di Hippos, a circa 10 chilometri a sud della città di Hippos. Tel-Hadar. Presenta mosaici che potrebbero alludere ai miracoli di Gesù della moltiplicazione dei pani e dei pesci, come pesci e ceste di pani (Figura 6).

Figura 6. Uno dei mosaici della chiesa bruciata di ippopotami.

Sulla postazione di lavoro dopo la moltiplicazione

Dopo aver sfamato i quattromila, Gesù attraversò il mare di Galilea ed entrò nella regione di Magadan (Mt 15, 39). Nel Vangelo di Marco, Dalmanutha compare al posto di Magadan (Mc 8, 10). I due luoghi (studiando le diverse varianti) rimangono sconosciuti. 

Oggi alcuni studiosi hanno cercato di identificare Magadan con Magdala (sulla sponda occidentale del lago e a nord di Tiberiade), il luogo di nascita di Maria Maddalena. Altri autori suggeriscono che Magadan sarebbe l'odierna Mejdel, anch'essa a ovest del Mar di Galilea. 

Magadan o Dalmanuta Non vengono più menzionati nel Vangelo. E non compaiono più nella letteratura antica che conosciamo, non si parla di un luogo chiamato Magadan e Dalmanutha come nomi alternativi a Magdala? Gli esperti non sono d'accordo, ma bisogna ammettere che c'è motivo di pensare che Magdala.

Specie ittiche

Come spiegano Monaca (1989) y Pixner (1992), nella seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci, il testo di Matteo specifica che Gesù moltiplicò "alcuni pesciolini" (15,34) e quello di Marco "alcuni pesciolini" (8,7). L'originale dei due Vangeli usa la stessa parola greca ittidiapesce testualmente piccolo. Supponiamo quindi che si tratti della stessa specie e dello stesso metodo di conservazione della prima moltiplicazione, sardine del lago di GalileaMirogrex terraesanctaeconservati sotto sale.

Data

I due Vangeli che narrano le due moltiplicazioni la collocano cronologicamente dopo quella dei Galilei. I seguaci trascorrono diversi giorni insieme a Gesù, in modo da doveva essere estateEra l'ultimo anno della vita terrena di Gesù, quindi il 29° anno. Era l'ultimo anno della vita terrena di Gesù, quindi il 29° anno. Come indicano i due racconti evangelici, riuscirono a raccogliere 7 ceste di avanzi, probabilmente utilizzando le ceste vuote che usavano per portare le provviste per quei giorni.

Ringraziamenti

A queste spiegazioni delle due moltiplicazioni dei pani e dei pesci seguiranno le spiegazioni di alcuni altri miracoli operati dal Signore intorno al mare di Galilea. Prima di passare al terzo testo, però, vorrei ringraziare i Dr. Nir Froymanresponsabile del Dipartimento di pesca e acquacoltura del Ministero dell'Agricoltura e dello Sviluppo rurale di Israele, i dati di cattura della pesca e la loro collaborazione in ogni momento; un Francisco de Luis la produzione delle mappe (Figura 1); un Rafael Sanz il suo aiuto con i testi originali greci e di modificare sostanzialmente il testo sulla seconda moltiplicazione, e di Antonio del Cañizo lettura critica del manoscritto. La tabella della figura 3 è stata realizzata da me, con i dati forniti dal governo di Israele.

    PER CONTINUARE A LEGGERE

      GIL, J.-GIL, E., "Tabgha: Chiesa della moltiplicazione", in Footprints of our Faith (https://saxum.org/es/visit/plan-your-trip-to-holy-land/in-the-footprints-of-our-faith/4a-edicion-extendida/ ), Gerusalemme 2019, pp. 120-133.

      GONZÁLEZ-ECHEGARAY, J., Arqueología y Evangelios, Estella 1994.

      GONZÁLEZ-ECHEGARAY, J., Jesús en Galilea. Aproximación desde la arqueología, Estella 2000.

      LOFENDEL, L.-FRENKEL, R., La barca e il mare di Galilea, Gerusalemme-New York 2007.

      NUN, M., Il mare di Galilea e i suoi pescatori nel Nuovo Testamento, Ein Gev 1989.

      PIXNER, B., Con Gesù attraverso la Galilea secondo il quinto Vangelo, Rosh Pina 1992.

      TROCHE, F.D., Il sistema della pesca nel lago di Galilea al tempo di Gesù. Indagine sulla base dei papiri documentari e dei dati archeologici e letterari, Bologna 2015.

    L'autoreAlfonso Sánchez de Lamadrid Rey

    Sacerdote e dottore in teologia e scienze marine.

    America Latina

    Comunità e giustizia: una visione diversa dei diritti umani

    In Cile esiste una ONG che dal 2013 promuove e difende la visione della Dottrina sociale della Chiesa sui diritti umani, da un punto di vista realistico e in fedeltà al Magistero della Chiesa.

    Vincent Hargous-12 agosto 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

    In un mondo sempre più secolarizzato, dove la famiglia è sotto attacco e la dignità intrinseca della persona umana è disprezzata, Comunità e Giustizia rappresenta uno sforzo per difendere ciò che è buono, vero e bello, anche se nessun altro lo fa. 

    Difesa dei titoli non negoziabili

    Comunidad y Justicia è una ONG cilena fondata nel 2013 per promuovere e difendere la visione della Dottrina sociale della Chiesa sui diritti umani, con particolare attenzione ai "valori non negoziabili" citati da Benedetto XVI, che oggi sono sotto costante attacco nella sfera pubblica: la vita, la famiglia e la libertà dei cattolici e della Chiesa. Non si tratta di un think tank chiuso nella teoria - lavoro molto necessario, ma svolto da altri - ma di un'organizzazione per la lotta in prima linea nell'arena politica e legale contro le ideologie dominanti, contrarie alla fede e alla natura umana. I suoi membri, per lo più giovani avvocati, si dedicano professionalmente a questa causa, principalmente attraverso contenziosi strategici, consulenza legislativa e attività di lobbying presso il Congresso nazionale.

    Con nove anni di storia, grazie a Dio siamo riusciti a posizionarci come un'organizzazione seria e professionalmente rigorosa, disposta a essere fedele ai propri principi senza temere "ciò che la gente dirà". Il mondo dei diritti umani è spesso visto come catturato da ideologie opposte alla legge naturale e al cristianesimo; Comunità e Giustizia rappresenta un tentativo di difendere i diritti umani come espressione della dignità umana, da un punto di vista realistico e nella fedeltà al Magistero della Chiesa.

    Cristóbal Aguilera - che è stato coordinatore dell'Area legislativa e attualmente è membro del Consiglio di amministrazione - ha affermato che il nostro obiettivo è "denunciare e affrontare le ingiustizie che oggi passano inosservate e vengono addirittura rivendicate come diritti individuali". Lo consideriamo un modo per sostenere le parole pronunciate da San Giovanni Paolo II - nostro patrono - ai giovani cileni: "Cristo ci chiede di non rimanere indifferenti all'ingiustizia, ma di impegnarci responsabilmente nella costruzione di una società più cristiana, una società migliore", con la certezza che - nonostante le sfide del nostro tempo - l'amore vince sempre, anche quando sembra impossibile, così come sembrava impossibile la vittoria di Cristo crocifisso. 

    Fiducia nella Provvidenza

    Le origini della corporazione, e cerchiamo di mantenere questo spirito, sono state segnate da una cieca fiducia nella Provvidenza di Dio da parte di coloro che hanno avuto l'opportunità di portare avanti questo progetto con mezzi appena sufficienti per sopravvivere. Ecco come lo racconta il fondatore, ora membro del Consiglio di Amministrazione, Tomás Henríquez:

    "Una volta risparmiato un mese di stipendio - grazie ai contributi dei direttori e del nostro primo donatore, il professor Mario Correa Bascuñan - il compromesso adottato fu che avrei accettato l'incarico, in cambio del fatto che i direttori avrebbero donato di tasca loro il denaro per coprire i mesi successivi, se non fossi riuscito a trovare fondi per conto mio (...). Come alcuni sanno, da allora i direttori di Comunità e Giustizia non hanno mai dovuto ricorrere a fondi propri per la sopravvivenza della Corporazione. Da quel giorno, non abbiamo mai mancato di pagare un salario equo a tutti coloro che hanno avuto il coraggio e la generosità di lavorare qui.".

    Anche se nel corso della nostra storia abbiamo sperimentato molti fallimenti - agli occhi degli uomini - come l'approvazione dell'aborto per tre motivi, Comunità e Giustizia ha contribuito a più di un'iniziativa finalizzata al bene comune. Ad esempio, l'influenza della nostra Area legislativa è stata decisiva nel respingere la proposta di legge sull'educazione sessuale completa - che rendeva obbligatorio un unico modello di educazione sessuale "laico e non sessista" fin dalla scuola materna, anche contro la volontà dei genitori -; fondamentale è stato anche lo sforzo congiunto dei team legislativo e giudiziario per dichiarare l'incostituzionalità di alcuni articoli della proposta di legge sulle garanzie per i bambini, che violavano il diritto e il dovere preferenziale dei genitori di educare i propri figli.

    Di rilevanza internazionale

    Abbiamo anche partecipato a diversi casi di grande rilevanza internazionale, alcuni dei quali nell'ambito del Sistema interamericano dei diritti umani, come nel caso dell'uruguaiana Jacqueline Grosso, che non ha potuto recuperare il corpo della figlia, morta in un aborto non consensuale e considerata un rifiuto biologico. Di recente, abbiamo avuto l'opportunità di essere l'unica ONG al mondo a partecipare, in qualità di amicus curiae della Corte Suprema degli Stati Uniti, insieme a 140 accademici di spicco di diversi paesi, nel caso di Dobbs contro l'Organizzazione per la salute delle donne di Jacksonche potrebbe invertire il permesso di aborto in vigore dalla Roe contro Wade nel 1973. 

    Forse la vittoria più grande di tutte - perché difende e promuove il bene più alto che esiste sulla terra - è stata la sentenza della Corte Suprema che protegge la natura faccia a faccia della Messa e dei sacramenti come parte del culto dovuto a Dio nel credo cattolico, protetto dalla libertà religiosa. Nel contesto delle restrizioni sanitarie dovute alla pandemia, la partecipazione dei fedeli all'Eucaristia è stata severamente limitata, salvo casi molto specifici, con una capacità discriminatoria rispetto ad altre attività. La sentenza ha affermato, per la prima volta in una sentenza della storia cilena, la natura essenziale della presenza per gli atti di culto cattolici, che sono un diritto fondamentale che non può essere intaccato nella sua essenza. 

    Una luce di speranza

    Con un processo costituente in corso, tutti questi diritti sono in grave pericolo e le sfide che questa piccola Corporazione deve affrontare sono immense, ma abbiamo già visto che Dio è in grado di scrivere dritto con linee storte. Questo futuro, che non sembra molto positivo, offre un barlume di speranza. In un mondo che ha perso il senso di sé e che naviga senza meta ovunque, le persone - senza saperlo - chiedono un orizzonte di senso che solo Cristo può dare loro. Comunità e Giustizia ha un lavoro molto più modesto, ma crediamo che sia un granello di sabbia con cui possiamo contribuire al Regno di Cristo nel mondo.

    Comunità e giustizia si trova qui: sito web: www.comunidadyjusticia.cl Twitter: @ONG_CyJ ; Instagram: @comunidadyjusticia ; Facebook: Comunidad y Justicia

    L'autoreVincent Hargous

    Ricercatore in materia di comunità e giustizia

    Letture della domenica

    Commento alle letture proprie della solennità dell'Assunzione di Maria

    Andrea Mardegan commenta le letture della Solennità dell'Assunzione e Luis Herrera tiene una breve omelia video. 

    Andrea Mardegan-11 agosto 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

    Ha salutato Isabel. Come sarà stato il saluto di Maria? Luca, nel descrivere i primi momenti dell'incontro tra le due amiche, sottolinea la voce di Maria e l'udito e la voce di Elisabetta. Non appena Elisabetta sente la voce di Maria che la saluta, il suo bambino salta di gioia nel suo grembo. Dal tono della voce possiamo capire molte cose. 

    Le donne, in particolare, sanno leggere le voci. Il suono del saluto può essere arrivato ancora prima dello sguardo e dell'incontro di persona, prima dell'abbraccio di sorrisi e lacrime. La casa che la tradizione tramanda come quella di Zaccaria, ad Ain Karin, è spaziosa e ha un grande giardino. Data la sua posizione sociale, è ragionevole pensare che la casa di Zaccaria fosse grande. Maria entra nella tenuta e segnala la sua presenza a distanza con un saluto forte. Per raggiungere Elisabetta, sua parente e amica, subito tra le varie stanze o nel grande giardino, invia la sua inconfondibile e bellissima voce. Il racconto di Luca non contiene verbi che indichino il vedersi o l'incontrarsi, il gettarsi l'uno sul collo dell'altro. Prevale la voce del saluto di Maria e la voce di Elisabetta che risponde "con un forte grido": una voce molto forte che rimane nella memoria della "madre del mio Signore" per il resto della sua vita.

    Quali parole ha usato Maria nel suo saluto? Forse le stesse parole che aveva usato Gabriele, che l'avevano colpita e avevano cambiato la sua vita: "!Kaire ElisabettaRallegrati Elisabetta, sono Maria, sono venuta, sono qui nel giardino! O simili a quelle che Gesù risorto rivolse ai discepoli: "Sono qui!La pace sia con voi!".La pace sia con te, Elisabetta". Shalom! Che è un augurio di salute, felicità, benedizione e pace. O parole personali, con quel soprannome o quel diminutivo affettuoso che era comune tra loro. O semplicemente il nome di Elisabetta, in aramaico Elischebache significa "Dio è perfezione" o "Dio è un giuramento" o "colei che giura su Dio". Nella cultura di Maria ed Elisabetta, pronunciare il nome segnava l'identità di una persona e significava entrare in una relazione profonda con quella persona. Pronunciando il nome di Elisabetta, Maria ringrazia ad alta voce Dio per aver realizzato la sua parola in lei. E allo stesso tempo le comunicò, familiarmente, che era già consapevole della grazia che aveva ricevuto.

    Qual è stato il tono e il calore di quel saluto? Un saluto di una giovane donna, dalla voce forte e bella, che cerca un'amica che non vede da tempo e che non sa del suo arrivo. Un saluto pieno di aspettative dopo giorni di viaggio, un saluto preparato più volte nell'immaginazione. "Chissà quale sarà la sua sorpresa? Penserà che non mi ha mandato nessuna notizia del bambino e si chiederà come l'ho saputo e da chi". L'aspettativa crea attesa, l'attesa aumenta l'eccitazione.

    L'omelia sulle letture dell'Assunzione

    Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliauna breve riflessione di un minuto per queste letture.

    Vaticano

    "La fede in Gesù Cristo libera dalla Legge e allo stesso tempo la porta a compimento".

    Papa Francesco ha ricordato all'uditorio generale che i comandamenti sono i "pedagoghi" che ci portano a Gesù, commentando la Lettera di San Paolo ai Galati.

    David Fernández Alonso-11 agosto 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

    Il Santo Padre Francesco ha iniziato l'udienza generale salutando i fedeli riuniti nell'Aula Paolo VI, accolti da un grande applauso.

    Nell'udienza di oggi, Papa Francesco ha poi commentato la Lettera di San Paolo ai Galati: "A che cosa serve la legge?Gal 3,19). È questa la domanda che, seguendo San Paolo, vogliamo approfondire oggi, per riconoscere la novità della vita cristiana animata dallo Spirito Santo. L'apostolo scrive: "Se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge" (Gal 5,18). Tuttavia, i detrattori di Paolo sostenevano che i Galati avrebbero dovuto seguire la Legge per essere salvati. L'apostolo era fortemente in disaccordo. Non è a queste condizioni che si era accordato con gli altri apostoli a Gerusalemme. Ricorda bene le parole di Pietro quando disse: "Perché dunque ora tentate Dio mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi eravamo in grado di portare? Le disposizioni che uscirono da quel "primo concilio" di Gerusalemme erano molto chiare e dicevano: 'Che noi e lo Spirito Santo abbiamo deciso di non imporvi altri pesi se non questi indispensabili: astenersi dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali strangolati e dall'impurità'".

    "Quando Paolo parla della Legge, normalmente si riferisce alla Legge mosaica. Questo riguardava l'alleanza che Dio aveva stabilito con il suo popolo. Secondo diversi testi dell'Antico Testamento, il Torah - il termine ebraico per indicare la Legge - è l'insieme di tutte quelle prescrizioni e regole che gli israeliti devono osservare, in virtù della loro alleanza con Dio. Una sintesi efficace di ciò che il Torah si trova in questo testo del Deuteronomio: "Perché il Signore si compiacerà di nuovo della vostra felicità, come si compiacque della felicità dei vostri padri, se obbedirete alla voce del Signore vostro Dio, osservando i suoi comandamenti e i suoi precetti, che sono scritti nel libro di questa Legge, se vi rivolgerete al Signore vostro Dio con tutto il vostro cuore e con tutta la vostra anima" (30:9-10). L'osservanza della Legge garantiva al popolo i benefici dell'alleanza e il legame speciale con Dio. Nel stipulare l'alleanza con Israele, Dio le aveva offerto il Torah affinché potesse comprendere la sua volontà e vivere nella rettitudine. In più di un'occasione, soprattutto nei libri dei profeti, si nota che l'inosservanza dei precetti della Legge costituiva un vero e proprio tradimento dell'Alleanza, provocando la reazione dell'ira di Dio. Il legame tra l'alleanza e la legge era così stretto che le due realtà erano inseparabili.

    "Alla luce di tutto ciò, è facile capire come i missionari infiltrati tra i Galati sarebbero stati ben disposti a sostenere che l'adesione all'Alleanza comportava anche l'osservanza della Legge mosaica. Tuttavia, è proprio su questo punto che possiamo scoprire l'intelligenza spirituale di San Paolo e le grandi intuizioni che ha espresso, sostenute dalla grazia ricevuta per la sua missione evangelizzatrice".

    "L'Apostolo spiega ai Galati che, in realtà, l'alleanza e la legge non sono indissolubilmente legate. Il primo elemento su cui fa leva è che l'alleanza stabilita da Dio con Abramo era basata sulla fede nell'adempimento della promessa e non sull'osservanza della Legge, che non era ancora in vigore. L'Apostolo scrive: "E io dico: un testamento già fatto da Dio nella forma dovuta [con Abramo], non può essere annullato dalla legge, che viene quattrocentotrenta anni dopo [con Mosè], in modo tale da annullare la promessa. Infatti, se l'eredità dipendesse dalla Legge, non deriverebbe più dalla promessa, eppure Dio ha concesso ad Abramo il suo favore sotto forma di promessa" (Gal 3,17-18). Con questo ragionamento Paolo raggiunge un primo obiettivo: la Legge non è il fondamento dell'alleanza perché è venuta in successione".

    "Un tale argomento fa vergognare coloro che sostengono che la Legge mosaica è una parte costitutiva dell'Alleanza. Il TorahInfatti, non è inclusa nella promessa fatta ad Abramo. Detto questo, non bisogna pensare che San Paolo fosse contrario alla Legge mosaica. Più volte, nelle sue Lettere, ne difende l'origine divina e sostiene che ha un ruolo ben preciso nella storia della salvezza. Ma la Legge non dà vita, non offre il compimento della promessa, perché non è in grado di realizzarla. Chi cerca la vita deve guardare alla promessa e al suo compimento in Cristo".

    "Carissimi, questa prima esposizione dell'apostolo ai Galati presenta la radicale novità della vita cristiana: tutti coloro che hanno fede in Gesù Cristo sono chiamati a vivere nello Spirito Santo, che libera dalla Legge e al tempo stesso la porta a compimento secondo il comandamento dell'amore".

    Alla fine, si è verificato un dettaglio molto particolare. Uno dei suoi collaboratori gli ha consegnato un telefono dove lo attendeva una telefonata, alla quale ha risposto proprio lì, nell'Aula Paolo VI, subito dopo la benedizione che ha concluso l'udienza generale.

    Per saperne di più

    Parole stanche, parole di vacanza

    Le parole comunicano i nostri pensieri, ma li generano anche. Se sono banali, generano pensieri altrettanto banali, rovinano il nulla. E proprio le parole si sono consumate durante l'anno, per questo hanno bisogno di una vacanza.

    11 agosto 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

    Anche loro hanno bisogno di una vacanza, di parole, di una pausa per tornare al lavoro con la mente fresca.

    Anche loro si sono consumati in mesi difficili: hanno fatto gli straordinari per cercare di esprimere la complessità che abita intorno e dentro di noi, hanno lottato per catturare la nuova normalità che ha sostituito quella vecchia e più comoda, almeno nel modo nostalgico in cui la ricordiamo. Alcuni sono ormai logori e vengono pronunciati in modo tanto automatico quanto monotono: non si sente più uscire dalla bocca una gamma che va da "sono stanco" a "mi sento esausto" fino a "non vedo l'ora che arrivino le vacanze".

    "Non sopporto più la maschera", le parole sullo schermo si sono consumate, come se fosse la maschera a essere in più, e non ciò da cui ci difende. Altri sono diventati - in agosto - nevrastenici, carichi come mine in procinto di esplodere. Più cresce la tensione nell'atmosfera, più le parole che ci scagliamo addosso rischiano di fare danni, come armi che in un attimo producono detriti, pesanti da eliminare. Sono parole che, un attimo prima della deflagrazione, dovrebbero essere disinnescate con parole di attenzione. "Non mi ascolti quando parlo", "Non ti sopporto più" sono parole con un doppio significato, accuse che contengono altre frasi: "Dimmi che mi capisci, per favore confermamelo".

    Le parole della vita pubblica, quelle della politica (risse, ultimatum, svolte decisive, mi dimetto se devo, dittatura della salute...), ma anche quelle della vita privata, in salotto o nelle chiacchiere private, dove più ci si stanca, più si seminano incomprensioni.

    Quindi dovremmo anche concedere loro un po' di tempo libero: un buon silenzio per recuperarli più sani, una vacanza per trovarne (inventarne?) di nuovi.

    Abbiamo sempre bisogno di novità e di imprevisti, e le nostre parole non sono da meno. Se diventano evidenti, ci tradiscono. Ovvi sono quelli a cui ricorriamo senza averli scelti, che raccogliamo così, un po' a caso, per strada, dove altri li hanno usati e lasciati cadere. In questo modo non ci corrispondono completamente, ci omologano, ne usciamo tutti uguali. Che cosa terribile. Perché non solo non sanno trasmettere la verità su di noi, cioè la nostra unicità, ma non ci aiutano nemmeno a formulare un pensiero originale.

    È un'esperienza quotidiana: le parole comunicano i nostri pensieri, ma li generano anche. Se sono banali, generano pensieri altrettanto banali, imitano il nulla. Si potrebbe obiettare: beh, se usassimo tutti le stesse parole, potremmo essere più comprensibili e quindi potremmo capirci meglio. Questa è la trappola: è come optare per un bicchiere di plastica invece che per un bicchiere di cristallo per un buon vino rosso. Un po' come "maestro" che viene scalzato da "influencer", o "discepolo" che viene schiacciato da "seguace", o "stupore" che diventa "fliiiiiiipo", ripetuto come uno stupido scambio.

    Le cose rivoluzionarie che ci sono accadute (res novaeIl nuovo discorso, come dicevano i latini, e che ci ha lasciato un po' disorientati, ha bisogno di un nuovo discorso, di nuove parole. Negli anni Settanta, un certo Grice individuò quattro massime conversazionali per un discorso capace di stabilire buone relazioni. La prima è la quantità: non dire troppo o troppo poco; poi viene la qualità, quasi sinonimo di sincerità: trovare il modo di dire ciò che si pensa; la terza è la relazione: ci deve essere rilevanza in ciò che si dice, attenersi ai fatti; infine, la forma: essere chiari, non parlare per enigmi o per allusioni.

    Quindi questa vacanza "ecologica" per le nostre parole, tra silenzio (nostro) e ascolto (degli altri), al ritmo di quattro semplici massime, potrebbe far bene alle nostre parole, e quindi a noi.

    Potremmo incontrarci di nuovo in età più giovane.

    L'autoreMaria Laura Conte

    Laurea in Lettere classiche e dottorato in Sociologia della comunicazione. Direttore della Comunicazione della Fondazione AVSI, con sede a Milano, dedicata alla cooperazione allo sviluppo e agli aiuti umanitari nel mondo. Ha ricevuto diversi premi per la sua attività giornalistica.

    SOS reverendi

    Dr. Chiclana: dove lo psicologico e lo spirituale si sovrappongono

    Lo psichiatra Carlos Chiclana è uno degli autori che contribuiscono alla sezione "Reverendo SOS" di Omnes. Sebbene alcuni contenuti siano presenti anche in www.omnesmag.comLa serie completa è disponibile per gli abbonati nella rivista cartacea e digitale Omnes. 

    Juan Portela-11 agosto 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

    "Reverendo SOS" affronta questioni di vita pratica, soprattutto per i sacerdoti, ma anche per molte altre persone. La nota massima "Mens sana in corpore sano" del latino Giovenale dà un'idea dell'approccio. Gli articoli del Dr. Chiclana trattano aspetti della salute mentale.

    Perché ha accettato di partecipare alla sezione Reverendo SOS?

    I sacerdoti possono essere una fonte di salute mentale per molte persone. Sono a contatto con la strada, vicini al suolo, e se sono personalmente ben addestrati, faranno molto bene. Nella mia esperienza clinica, molti pazienti mi hanno detto quanto sia stato utile per loro un buon compagno spirituale, quindi più ce n'è meglio è. integrare le strategie psicologiche naturali nel loro compito di accompagnamento.Quanto più aiuterà gli altri e si prenderà cura di se stesso. 

    Cosa intende comunicare con i suoi articoli?

    Cerco di fornire alcuni suggerimenti per una migliore comprensione delle aree in cui lo psicologico e lo spirituale si sovrappongono, in modo che i sacerdoti possano integrare meglio lo psicologico nell'accompagnamento spirituale e avere una migliore comprensione di altre aree in cui non hanno necessariamente una formazione specifica, per esempio, il violenza contro le donne.

    Quale "programma" o piano seguite?

    Gli articoli nascono da domande che mi vengono poste da amici sacerdoti o da interventi in psicoterapia che richiedono l'integrazione di psicologia e spiritualità. Per esempio, quella che ha deliberato se la vocazione potrebbe essere una causa di depressioneIl primo, che si occupava di persone depresse che si chiedevano se l'origine dei loro sintomi potesse essere nella loro vocazione personale. O coloro che si sono chiesti se un cristiano può praticare la mindfulness è il risultato delle domande degli amici.

    Quali contenuti avete in programma per il prossimo futuro?

    Suggerimenti e richieste sono benvenuti. Mi è stato chiesto di farne una su come uscirne psicologicamente rafforzati quando si attraversa un deserto spirituale, e sto valutando se fare una serie sui temi della sessualità o sui sintomi psichiatrici legati alle espressioni spirituali.

    Qual è il rapporto tra psichiatria e vita spirituale?

    Come ogni malattia, anche le patologie psichiatriche interessano le diverse dimensioni della persona, compresa la vita spirituale. Ma non è obbligatorio che lo spirito si ammali quando si ammala il sistema nervoso; anche se dall'esterno può sembrare che siano totalmente identificati, non è così. Si influenzano a vicenda, ma questo non è determinante. Anche in questo caso, la libertà della persona, il percorso precedente che ha fatto, il modo in cui si lascia aiutare e guidare in questi momenti difficili, determinerà il modo in cui la patologia influisce sulla vita spirituale e viceversa. Lo stesso vale per altre malattie.

    Qual è il rapporto tra psichiatria e accompagnamento spirituale?

    Sostengo che si tratta di due sfere diverse che possono essere integrate. Il primo cerca la salute fisica e mentale, il secondo l'identificazione con Gesù Cristo. Ci sono santi che sono stati ricoverati in manicomio, come San Luigi Martino, padre di Santa Teresa di Liseux. Mi piacerebbe scrivere una serie di articoli intitolati "Pazzi dell'altare" [politicamente scorretto, ma utile per attirare l'attenzione sullo stigma], affinché si apprezzi che la malattia mentale è anche una vocazione alla santità, come il cancro o una malattia neurodegenerativa. 

    È compito dell'accompagnatore spirituale aiutare i malati mentali a fare di questa situazione un incontro con Cristo e un mezzo di apostolato. Il compito dello psichiatra è quello di aiutarli a stare il più possibile bene fisicamente.

    Qual è il principale "beneficio" per i lettori?

    Avere contenuti brevi per spiegare questioni contorte.

    Solo un pensiero per i lettori.

    Ringraziate e sarete più felici.

    Per ulteriori informazioni sul Dr. Carlos Chiclana, consultare: www.doctorcarloschiclana.com e per seguire la serie "Reverendo SOS" potete andare su qui.

    Cultura

    L'invisibile è diventato visibile

    L'Osservatorio dell'invisibile, una scuola estiva per studenti di tutte le discipline artistiche, sviluppata attraverso un'esperienza immersiva di arte e spiritualità, si è svolta tra il 26 e il 31 luglio.

    Antonio Barnés, Sonia Losada, Isabel Cendoya e Laura Herrera-10 agosto 2021-Tempo di lettura: 5 minuti

    Il Verbo si è fatto carne e ha abitato in mezzo a noi. (Gv 1,14). Nel monastero di Guadalupe, l'azione di Dio è diventata una pennellata sciolta, un'immagine intrappolata, un verso libero, un'impronta nell'argilla, un'espressione viva, una melodia liberatoria... L'Osservatorio dell'invisibile è riuscito nella sua prima edizione a rendere visibile l'invisibile grazie alla partecipazione di quasi un centinaio di studenti universitari e artisti, giovani e meno giovani. Un centinaio di persone in cerca, che si sono riunite in questa enclave per osservare dove, a priori, non si vede nulla e per esprimere ciò che si è rivelato davanti ai loro occhi.

    L'iniziativa promossa dalla Fondazione Vía del Arte (composta da un Consiglio di Amministrazione con riconosciuta esperienza in diverse discipline artistiche) ha organizzato un corso estivo in questo luogo di pellegrinaggio dal 26 al 31 luglio, con diversi laboratori di fotografia, scrittura, pittura, musica, scultura e ceramica, in cui i partecipanti si sono immersi in un progetto artistico in cui arte e spiritualità vanno di pari passo. Cinque ore al giorno in cui i partecipanti, guidati dagli insegnanti, hanno realizzato un progetto artistico, che si trattasse di trovare Dio nei versi, di catturarlo in un'immagine, nella scultura di un giovane con le braccia aperte, nella prova di un requiem, nella pittura su tela, nella realizzazione di pezzi di argilla o nell'apprendimento del legame tra corpo e parole.

    Durante una performance musicale nel chiostro.

    I laboratori sono stati condotti dall'attrice Yolanda Ulloa, dallo scultore Javier Viver, dal musicista Ignacio Yepes, dal pittore Santiago Idáñez, dal ceramista Juan Mazuchelli, dalla fotografa Lupe de la Vallina e dal filologo Antonio Barnés. I corsi di perfezionamento si sono svolti nell'incomparabile cornice del Monastero-Fortezza di Guadalupe, con la sua venerata immagine della Vergine, i suoi dipinti di Zurbarán e di El Greco, la sua collezione di codici miniati e cantorali, libri liturgici e arredi sacri che hanno reso ancora più stimolanti i compiti che sono stati intrapresi.

    In tempi di pandemia e virtualità è stato fantastico vedere un centinaio di vite con interessi, preoccupazioni ed esperienze diverse mescolarsi all'arte usando le loro parole, le loro mani, le loro braccia e i loro piedi senza la mediazione di schermi o cellulari per creare e dare frutti: il risultato della loro ricerca dell'invisibile. L'iniziativa ha avuto il sostegno di diverse università come la San Pablo CEU, l'Internacional de la Rioja, la Francisco de Vitoria, la Navarra, la Comillas e la Nebrija (oltre che della Fondazione Ángel Herrera Oria, dell'Associazione Nártex, dell'Associazione Arte e Fede e dell'Associazione Radici d'Europa), che hanno messo a disposizione borse di studio per un nutrito gruppo di studenti e hanno offerto ai partecipanti incontri con personalità della Chiesa come l'arcivescovo di Toledo, Francisco Cerro, alla cui diocesi appartiene il Monastero; e il famoso pittore e scultore Antonio López. 

    I frati francescani sono stati ospiti eccezionali dell'Osservatorio. Hanno aperto la loro casa agli studenti e all'organizzazione. Il padre guardiano li ha guidati in varie visite nei locali per mostrare loro le ricchezze artistiche che custodiscono. Hanno anche messo a disposizione dell'Osservatorio l'organo e il coro, un privilegio ben sfruttato da Celia Sáiz, una studentessa che ha regalato al gruppo, seduto nel coro della basilica, un concerto indimenticabile. 

    Un momento del laboratorio di scultura.

    I partecipanti sono stati ospitati nella Hospedería del Monasterio, costruita attorno a un bellissimo e ben conservato chiostro gotico, stimolante e accogliente allo stesso tempo, dove la pietra è stata simbolo della fusione tra arte e spiritualità. Un chiostro che è stato al tempo stesso luogo di incontro, di caffè e di vivaci conversazioni, e palcoscenico per presentare il lavoro dei laboratori. Hanno anche potuto assistere alla messa nella basilica ogni mattina, passando per il chiostro mudéjar, un luogo bellissimo dove il profumo di rose e lillà era un vero piacere per i sensi. Avevano anche un angolo di preghiera e di raccoglimento per pregare ogni pomeriggio accanto a una bella scultura della Vergine, opera di Javier Viver, attraverso canti polifonici.

    Con il passare dei giorni, insegnanti e discepoli Sono entrati naturalmente in contatto tra loro nei diversi spazi, sia formali che informali: forum per condividere progetti e dove si cercavano anche nuove collaborazioni, conoscendo le persone con cui condividevano il tavolo o nel chiostro della stessa Hospedería: lì si respirava un'atmosfera rilassata e amichevole dove si generavano nuove sinergie, si mettevano in comune visioni sulla creazione artistica, si condividevano doni. E in questo terreno fertile sono nate collaborazioni interdisciplinari, che si sono manifestate ogni sera nelle serate letterarie, musicali, fotografiche... In questi spazi tutto è stato messo in comune e si è intrecciata l'eredità di questo primo Osservatorio dell'Invisibile.

    Come esempio di ciò che è successo lì, trascriviamo una poesia nata nel laboratorio di scrittura, che contiene l'essenza di ciò che è stato vissuto lì, perché ciò che non si vede... sarà ciò che dura.  

    Osservare l'invisibile

    I cinque sensi non bastano

    abbiamo bisogno che vibri

    il corpo incollato all'anima.

    Abbiamo bisogno dell'obiettivo

    che cambia il nostro modo di vedere le cose.

    ...e quella luce passa attraverso di noi,

    ci scuote,

    ci bagna,

    con un silenzio molto caldo

    che ci redime

    e ci salva.

    Che si capovolge

    tasse, misure

    bussole e mappe.

    ...e la spia rimane accesa

    in parole nuove e vecchie

    in quell'Alleluia vivente,

    in accordi di pianoforte

    distillato dal nulla,

    in mani macchiate

    di fango,

    in quella vita intrappolata

    al momento giusto,

    nella pietra che ci parla,

    su questa tua enorme tela

    che sanguina da un lato.

    E quella luce trabocca su di noi

    nei bagliori di altri sguardi

    scuotere, vibrare o volare

    e l'invisibile si incarna.

    È stato bello che, sebbene la poesia sia stata scritta da Sonia Losada, sia stata recitata da tutti i partecipanti al laboratorio, il che ha dimostrato molto bene lo spirito di squadra che ha permeato tutti quei giorni.

    Yolanda Ulloa ha diretto il laboratorio teatrale. Per lei, l'Observatorio de lo Invisible, "come suggerisce il nome, è un'iniziativa straordinaria in cui si crea uno spazio in cui ognuno di noi può concedersi il tempo di qualità necessario per immergersi nel "profondo" e, attraverso diverse arti, rendere visibile l'invisibile".

    La testimonianza di Luisa Ripoll, studentessa di ingegneria con la passione per la letteratura, può essere utilizzata per concludere questa cronaca: "Sono molto grata per l'esperienza che ho fatto all'Osservatorio. Tra tutti i corsi e i campi che ho frequentato, c'era un'atmosfera speciale: la qualità umana di tutti i partecipanti era incredibile e c'era sempre qualcuno disposto a parlare con calma di qualsiasi argomento. C'era un interesse per la ricerca di se stessi, dell'Altro e degli altri. Siamo partiti da una base comune: per tutti noi l'arte è qualcosa di importante. In questo modo, attraverso questa esperienza artistica personale che è stata condivisa, siamo riusciti a creare legami più stretti. L'intero monastero respirava fraternità.

    L'autoreAntonio Barnés, Sonia Losada, Isabel Cendoya e Laura Herrera

    Famiglia

    Educare: la vocazione della famiglia

    La famiglia è il primo esempio di educazione naturale e di umanizzazione. Questo è stato ricordato dai Papi recenti e da pensatori e scrittori per secoli.

    José Miguel Granados-10 agosto 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

    Risvegliare le coscienze

    La denuncia delle gravi carenze del sistema educativo del suo tempo nei romanzi di Charles Dickens, che divenne un profeta della civiltà moderna, fu decisiva per risvegliare le coscienze in tutti i ceti sociali e mettere in moto un movimento di trasformazione sociale. 

    La vita e le avventure di Nicholas NicklebyIl signor Wackford Squeers gestisce e dirige con negligenza un collegio dove molti signori della borghesia bandiscono segretamente i loro figli illegittimi. Il proprietario senza scrupoli della misera scuola non solo cerca di trarre il massimo profitto possibile, ma dà libero sfogo ai suoi peggiori istinti maltrattando e sfruttando ferocemente i poveri alunni che soffrono la fame, le violenze fisiche e varie privazioni. È il giovane assistente dell'insegnante - Nicholas, l'eroe della storia - a spezzare la catena di degrado e iniquità schierandosi dalla parte di un ragazzo difettoso e compiendo con lui una fuga rocambolesca. 

    In un'altra storia, Tempi difficili (Tempi duri), lo scrittore inglese ridicolizza la pretesa di un certo utilitarismo di attenersi a dati e fatti con pretese scientifiche nell'istruzione di bambini e ragazzi, trascurando altre dimensioni essenziali come il giusto senso morale, l'affettività equilibrata o il potere creativo dell'immaginazione. Il risultato devastante di un metodo nefasto sarà la rovina delle vite dei figli del professor Thomas Grangrind, Louisa e Tom. D'altra parte, Sissy Jupe, la ragazza del circo, disprezzata per la sua goffaggine con i numeri e le statistiche, salverà i figli del professore dal naufragio delle loro vite, mossa dal suo amore generoso.

    Emergenza formativa

    In diverse occasioni Benedetto XVI ha riflettuto sulla ".emergenza educativa(Si veda, ad esempio, "Il fallimento diffuso del sistema attuale". Discorsi: 21-9-2006; 11-6-2007; 1-12-2008; 27-5-2010). Ha spiegato che le cause principali di questa situazione sono da ricercare nel falso concetto di autonomia umana, oltre che nello scetticismo e nel relativismo di cui soffre la nostra cultura. 

    La vocazione o "passione educativa", da parte sua, richiede l'accompagnamento delle persone in un clima di fiducia, per facilitare il dispiegarsi delle loro capacità con libertà, sforzo e impegno responsabili, al fine di raggiungere la realizzazione umana secondo la verità del bene e dell'amore.

    Educare la famiglia

    La famiglia, infatti, è la prima istanza naturalmente educativa e umanizzante. Ecco cosa ha ricordato Francesco:  "La famiglia è la prima scuola dei valori umani, dove si impara l'uso corretto della libertà". (esortazione Amoris laetitia, n. 274). "La famiglia è l'ambito primario di socializzazione, perché è il primo luogo in cui si impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare, a condividere, a sopportare, a rispettare, ad aiutare, a vivere insieme". (ibidem, n. 276). 

    La famiglia cristiana è anche la "chiesa domestica", il luogo ideale per la trasmissione della fede. I genitori cattolici sono i primi e principali evangelizzatori dei loro figli, insegnanti e testimoni con la loro vita coerente della salvezza del mondo operata da Gesù Cristo.

    Diritti e doveri educativi

    Questa realtà di comunità che trasmette naturalmente la vita è alla base della copertura giuridica che l'istituzione familiare - e in particolare i genitori - meritano per poter esercitare adeguatamente la loro insostituibile missione educativa. Secondo l'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, "Il diritto e il dovere educativo dei genitori è originario, primario e inalienabile. È l'estensione della paternità e della maternità. I genitori devono poterla esercitare secondo le loro convinzioni religiose e morali. E devono poter contare sulla protezione giuridica, sull'organizzazione istituzionale e sul rispetto delle autorità politiche". (Granados Temes, J. M., Il Vangelo del matrimonio e della famiglia, EUNSA, Navarra 2021, 178 f.). Gli ostacoli e le violazioni di questa fondamentale garanzia giuridica provocano una deplorevole decadenza dei popoli. È una dolorosa manifestazione della deriva totalitaria verso la quale stanno scivolando diversi regimi presuntivamente democratici, impedendo l'iniziativa formativa della famiglia. È quindi necessario difendere, difendere e promuovere il compito educativo dei genitori per recuperare e ampliare gli spazi di libertà e di autentico sviluppo degli individui e della società. 

    Vaticano

    "Solo Gesù nutre la nostra anima. Senza di Lui, sopravviviamo piuttosto che vivere".

    Papa Francesco ha commentato il Vangelo della Messa dopo la preghiera dell'Angelus di questa domenica, dove ha ricordato che Gesù è il vero Pane della Vita.

    David Fernández Alonso-9 agosto 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

    Papa Francesco, dopo la preghiera dell'Angelus dalla finestra del Palazzo Apostolico, affacciata su Piazza San Pietro, ha commentato il Vangelo del giorno, assicurando che "nel Vangelo della Liturgia di oggi, Gesù continua a predicare al popolo che ha visto il miracolo della moltiplicazione dei pani. E invita queste persone a fare un salto di qualità: dopo aver ricordato la manna, con cui Dio aveva saziato la fame dei padri lungo il cammino nel deserto, ora applica il simbolo del pane a se stesso. Egli dice chiaramente: "Io sono il pane della vita" (Jn 6,48)".

    "Che cosa significa il pane della vita?", chiede retoricamente il Papa. "Per vivere hai bisogno di pane. Chi ha fame non chiede cibo raffinato e costoso, ma pane. Chi è disoccupato non chiede salari alti, ma il "pane" di un lavoro. Gesù si rivela come pane, cioè l'essenziale, il necessario per la vita di tutti i giorni, che senza di lui non funziona. Non un pane tra i tanti, ma il pane della vita. In altre parole, senza di Lui si sopravvive più che vivere: perché solo Lui nutre la nostra anima, solo Lui ci perdona quel male che da soli non possiamo superare, solo Lui ci fa sentire amati anche se tutti ci deludono, solo Lui ci dà la forza di amare, solo Lui ci dà la forza di perdonare nelle difficoltà, solo Lui dà al cuore quella pace che cerca, solo Lui dà la vita per sempre quando la vita qui sulla terra è finita. E il pane essenziale della vita.

    Io sono il pane della vita", dice. Rimaniamo su questa bella immagine di Gesù. Avrebbe potuto fare un ragionamento, una dimostrazione, ma - lo sappiamo - Gesù parla in parabole, e in questa espressione: "Io sono il pane della vita", riassume davvero tutto il suo essere e tutta la sua missione. Questo si vedrà pienamente alla fine, nell'Ultima Cena. Gesù sa che il Padre non gli chiede solo di sfamare la gente, ma di donare se stesso, di spezzare la propria vita, la propria carne, il proprio cuore, affinché noi possiamo avere la vita. Queste parole del Signore risvegliano in noi lo stupore per il dono dell'Eucaristia. Nessuno al mondo, per quanto ami un'altra persona, può farsi cibo per lei. Dio lo ha fatto e lo fa per noi. Rinnoviamo questa meraviglia. Facciamolo adorando il Pane della Vita, perché l'adorazione riempie la vita di meraviglia.

    "Nel Vangelo, però", continua Francesco, "invece di stupirsi, la gente si scandalizza, si straccia le vesti. Pensano: "Non è forse questo Gesù, figlio di Giuseppe, di cui conosciamo il padre e la madre? Come può ora dire: Sono disceso dal cielo?" (cfr. vv. 41-42). Forse anche noi ci scandalizziamo: saremmo più a nostro agio con un Dio che sta in cielo senza interferire nella nostra vita, mentre noi possiamo gestire i nostri affari quaggiù. Tuttavia, Dio si è fatto uomo per entrare nella concretezza del mondo, per entrare nella nostra concretezza, Dio si è fatto uomo per me, per te, per tutti noi, per entrare nella nostra vita. E si interessa di tutto ciò che riguarda la nostra vita. Possiamo parlargli dei nostri affetti, del nostro lavoro, del nostro cammino, dei nostri dolori, delle nostre angosce, di tante cose. Possiamo dirgli tutto perché Gesù desidera questa intimità con noi. Cosa non vuole? Essere relegati in secondo piano - Lui che è il pane - essere trascurati e lasciati da parte, o essere chiamati solo quando siamo nel bisogno".

    "Io sono il pane della vita. Almeno una volta al giorno ci troviamo a mangiare insieme, magari la sera, in famiglia, dopo una giornata di lavoro o di studio. Sarebbe bello, prima di spezzare il pane, invitare Gesù, il pane della vita, chiedendogli con semplicità di benedire ciò che abbiamo fatto e ciò che non abbiamo fatto. Invitiamolo a casa, preghiamo in modo "domestico". Gesù sarà a tavola con noi e saremo nutriti da un amore più grande".

    Il Papa ha concluso rivolgendosi alla Vergine Maria: "La Vergine Maria, nella quale il Verbo si è fatto carne, ci aiuti a crescere di giorno in giorno nell'amicizia di Gesù, pane di vita.

    Per saperne di più