Ecologia integrale

L'incontro Omnes-CARF ha affrontato i benefici e i rischi dell'intelligenza artificiale.

I professori Javier Sánchez-Cañizares e Gonzalo Génova analizzano i pro e i contro dell'intelligenza artificiale all'incontro Omnes - CARF del 22 novembre alle 19:30. 

Maria José Atienza-15 novembre 2021-Tempo di lettura: < 1 minuto

Siamo migliori o peggiori delle macchine? In che misura l'intelligenza artificiale è un aiuto o un pericolo per gli esseri umani? Chi dipende da cosa: le macchine dagli esseri umani o gli esseri umani dalle macchine?

Quelle che sembrano questioni astratte diventano sempre più spesso oggetto della nostra vita quotidiana e delle nostre preoccupazioni. Il progresso tecnologico e le molteplici possibilità che si stanno sviluppando attraverso l'intelligenza artificiale in campi come la medicina, le comunicazioni o la politica sembrano superare la capacità cognitiva e la comprensione umana.

Questo è il tema del prossimo incontro Omnes - CARF, che si terrà lunedì 22 novembre alle 19:30.

L'incontro vedrà la partecipazione, in qualità di oratore principale, di Javier Sánchez-Cañizares, Dottore in Fisica e Teologia. Professore presso l'Università di Navarra. Ricercatore presso l'Istituto Cultura e Società e direttore del CRYF. Il colloquio sarà condotto da Gonzalo Génova FusterD. in Ingegneria delle Telecomunicazioni, Laurea in Filosofia e Dottorato in Ingegneria Informatica. Professore presso il Dipartimento di Informatica dell'Università Carlos III di Madrid.

L'incontro, organizzato da Omnes e Fondazione Centro Accademico Romano, sarà disponibile sul canale Youtube di Omnes e i partecipanti avranno la possibilità di porre domande tramite Whasapp.

Spagna

Sinodo, famiglia e tutela dei minori: i temi dei vescovi spagnoli

L'inizio della 118ª assemblea plenaria dei vescovi spagnoli ha messo sul tavolo i temi principali che segneranno le giornate di lavoro dei presuli nei prossimi giorni.

Maria José Atienza-15 novembre 2021-Tempo di lettura: 5 minuti

Mons. Omella ha iniziato la 118ª Assemblea Plenaria con un saluto e un ricordo affettuoso per la popolazione di La Palma e "in particolare per coloro che sono stati maggiormente colpiti dall'eruzione del vulcano Cumbre Vieja". Il presidente della CEE ha voluto semplificare il suo discorso, in una giornata in cui sono state rese pubbliche ben tre nomine episcopali in Spagna, ma ha comunque voluto sottolineare gli aspetti essenziali che caratterizzeranno questa plenaria.

Problemi sociali

La palpabile crisi socio-economica che il Paese sta attraversando è stato uno dei temi principali affrontati in questo primo intervento dell'Assemblea plenaria. Omella ha evidenziato la disoccupazione giovanile e la solitudine degli anziani, e ha invitato a mettere da parte le ideologie e a camminare insieme: "la grande famiglia che è la Chiesa, il Popolo di Dio in cammino, vuole collaborare più attivamente con le istituzioni politiche e civili per rendere possibile questo necessario cambiamento che permetterà di uscire "migliori" dalla crisi che stiamo soffrendo".

Riferendosi al Sinodo, da poco aperto nelle diocesi, Mons. Omella ha voluto sottolineare che "Tutto questo sforzo e lavoro ecclesiale del cammino sinodale avrà senza dubbio effetti positivi di rinnovamento e comunione non solo per la Chiesa, ma anche per il nostro Paese nel suo complesso. Sì, cattolici, presenti in tutti gli ambiti della società, nella misura in cui entriamo nella dinamica sinodale propostaci dal Papa, aiuteremo la coesione, l'umanizzazione e il bene comune della Spagna.

"Chiedo perdono per la nostra mancanza di testimonianza".

L'arcivescovo Omella non ha evitato questioni spiacevoli come la mancanza di unità all'interno della Chiesa o i peccati e la mancanza di coerenza dei suoi membri che offuscano, personalmente e collettivamente, la bellezza della vita cristiana. La scarsa presenza dei cattolici nella vita pubblica "è causata anche - dobbiamo riconoscerlo - dalle incoerenze interne della Chiesa e dei cristiani e, bisogna anche dirlo chiaramente: di noi pastori della Chiesa e per questo chiedo perdono, perché con la nostra mancanza di testimonianza e le nostre incoerenze, con le nostre divisioni e la nostra mancanza di passione evangelizzatrice, in molte occasioni contribuiamo, non senza scandalo, alla disaffezione e alla mancanza di fiducia nella gerarchia, nella Chiesa stessa.

Questa richiesta di perdono è stata accompagnata da un'invocazione di speranza: "Nonostante le nostre infedeltà, lo Spirito Santo continua ad agire nella storia e a mostrare la sua potenza vivificante. Con Lui, non abbiamo paura di affrontare questioni come la mancanza di fede e la corruzione all'interno della Chiesa che ci fanno veramente male, e chiediamo perdono a Dio, alle vittime e alla società, mentre lavoriamo per la loro eliminazione e prevenzione".

I laici, "il miglior mezzo di comunicazione della Chiesa".

Il ruolo dei laici come cristiani impegnati in tutti gli ambiti sociali, culturali e politici è stato ancora una volta uno dei punti centrali delle parole del presidente della Conferenza episcopale spagnola. In questo senso, ha chiesto "una Chiesa che raggiunga tutti gli angoli della società". In cui i laici, con il loro stile di vita, sono capaci di portare la novità e la gioia del Vangelo ovunque si trovino". Una richiesta che ha riassunto nella frase espressiva: I laici sono il miglior mezzo di comunicazione che Gesù Cristo e la sua Chiesa hanno.

Comunione totale con il Papa

La visita ad limina che i vescovi spagnoli inizieranno tra poche settimane, è stato un altro dei temi trattati nel discorso di apertura. Una visita a cui i presuli spagnoli si stanno preparando con particolare diligenza, come ha voluto sottolineare il nunzio apostolico in Spagna, monsignor Auza, e che manifesta "la comunione affettiva ed effettiva con colui che nella Chiesa è il principio visibile dell'unità e condivide con lui la sua sollecitudine per tutte le Chiese". In questo senso, Mons. Omella ha voluto sottolineare "il sentimento di profondo affetto e di piena comunione della Chiesa in Spagna, dei suoi pastori e delle sue comunità, con il Successore di Pietro, Papa Francesco, con la sua persona e il suo magistero".

Saluti del Nunzio

Da parte sua, il saluto del nunzio apostolico in Spagna, mons. Auza, si è concentrato sulla gratitudine per il lavoro della Chiesa spagnola nel sinodo recentemente aperto e per la proposta del Servizio di aiuto e orientamento per gli Uffici diocesani o provinciali per la denuncia degli abusi sui minori. "È il modo di operare, in una materia così sensibile e delicata, con sicurezza, con garanzia di efficacia e con unanimità di indirizzo e di criteri, unendo gli sforzi di tutti", ha sottolineato il nunzio, che ha anche incoraggiato "gli sforzi che stanno facendo in questo senso, e mi congratulo con il Papa per l'applicazione di Amoris Laetitia nel rinnovamento della preparazione al matrimonio e nel rinnovamento del Direttorio di pastorale familiare".  

Appuntamenti

Il primo giorno della 118ª Assemblea plenaria ha coinciso anche con la pubblicazione di tre nomine episcopali. Il vescovo Juan Antonio Aznárez Coboattualmente vescovo ausiliare di Pamplona e Tudela, è il nuovo arcivescovo di Castrense, la cui sede è rimasta vacante dopo la morte del vescovo Juan del Río Martín, avvenuta il 28 gennaio 2021.

Papa Francesco ha nominato Mons. José Luis Retana GozaloIl nuovo vescovo, finora vescovo di Plasencia, come nuovo vescovo di Salamanca e Ciudad Rodrigo, con la formula in persona episcopi ("in persona del vescovo"), in modo tale da avere lo stesso vescovo ma senza modificare la struttura di nessuna delle due diocesi.

Infine, è stato anche annunciato che il sacerdote Francisco César García Magán come vescovo ausiliare di Toledo, dove attualmente è vicario generale. 

Informazioni e temi delle Commissioni episcopali

La nota di apertura di questa 118ª Assemblea plenaria delinea i temi che saranno discussi in questi giorni: la Sottocommissione episcopale per la famiglia e la difesa della vita presenterà per lo studio la bozza del documento "Orientamenti per la cura pastorale degli anziani nel contesto attuale".

Inoltre, riferirà su due degli eventi previsti per l'Anno della Famiglia "Amoris Laetitia". Settimana del matrimonio, promossa dalla CEE, dal 14 al 20 febbraio. E l'Incontro Mondiale delle Famiglie che si terrà a Roma dal 22 al 26 giugno, che chiuderà questo Anno dedicato in particolare alla famiglia. Viste le difficoltà a raggiungere Roma e a partecipare a questo incontro, i vescovi della Plenaria valuteranno la possibilità di organizzare un incontro nazionale, oltre a tenere riunioni nelle diverse diocesi.

Come di consueto nelle riunioni dell'Assemblea plenaria, saranno esaminate le attività delle varie Commissioni episcopali.

Il Segretario generale della CEE, Mons. Luis Argüello, porterà alla Plenaria varie proposte del Servizio di coordinamento e consulenza per gli Uffici di protezione dei minori.

L'ordine del giorno prevede l'approvazione, se del caso, dello Statuto della CEE e dei suoi organi. I vescovi saranno inoltre informati sul progetto di struttura e sul funzionamento del Consiglio per gli studi e i progetti della CEE. La creazione di questo Consiglio è una delle attività previste dal piano d'azione della CEE "Fedeli all'invio missionario", approvato dalla Plenaria dell'aprile 2021. Decideranno inoltre sulla proposta di un documento su "persona, famiglia e bene comune".  

Verranno discusse varie questioni di follow-up e, come di consueto nella Plenaria di novembre, verrà presentata per l'approvazione la proposta di costituzione e distribuzione del Fondo Comune Interdiocesano per l'anno 2022 e i bilanci per l'anno 2022 della Conferenza Episcopale Spagnola e degli organismi che da essa dipendono.

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Mondo

Inizia la riunione plenaria dei vescovi statunitensi

La plenaria dedicherà particolare attenzione all'attesa "Dichiarazione sul mistero dell'Eucaristia" insieme all'iniziativa di rinascita eucaristica e a un Congresso eucaristico nel 2024.

Gonzalo Meza-15 novembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Dal 15 al 18 novembre si terrà a Baltimora, nel Maryland, la riunione plenaria della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB). Sarà un incontro molto importante, non solo perché è la prima Assemblea che si terrà di persona dal novembre 2019 (la riunione della primavera 2020 è stata cancellata e quella di novembre è stata virtuale a causa della pandemia), ma anche perché affronterà questioni vitali per la Chiesa negli Stati Uniti, tra cui un "....".Dichiarazione sul mistero dell'Eucaristia nella vita della Chiesa", La proposta ha suscitato accese discussioni e dibattiti, in quanto si è pensato erroneamente che si trattasse di un documento volto a vietare la Comunione ai politici che promuovono l'aborto, in particolare il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e Nancy Pelosi, Presidente della Camera dei Rappresentanti - entrambi praticanti dichiarati.

La bozza di documento non contiene alcun divieto di questo tipo, né i vescovi hanno intenzione di porre veti pubblici. Ogni cattolico, dice l'USCCB, che ricopra o meno cariche pubbliche, è chiamato a una conversione continua e tutti i cattolici hanno l'obbligo di sostenere la vita e la dignità umana, dicono i vescovi.

L'intento del documento è quello di generare una maggiore consapevolezza del Mistero eucaristico, data la profonda mancanza di conoscenza che la maggior parte dei cattolici nordamericani ha del sacramento supremo della vita cristiana. Questa mancanza di conoscenza si riflette nella pratica della fede di un settore della popolazione, ad esempio la crescente assenza di fedeli alla Messa domenicale o la mancanza di riverenza nei confronti della Santa Eucaristia.

Secondo un sondaggio del 2019 del Pew Research Institute, solo un terzo dei cattolici statunitensi (una minoranza) crede che il pane e il vino consacrati durante la Messa diventino il Corpo e il Sangue di Cristo e che da quel momento Gesù Cristo sia realmente, veramente e sostanzialmente presente nella Santa Cena. Questa realtà non è compresa da due terzi dei cattolici, che considerano il Corpo e il Sangue solo "simboli", nulla di più. Questa "Dichiarazione sul mistero dell'Eucaristia", insieme all'iniziativa di rinascita eucaristica e a un Congresso eucaristico nel 2024, sarà discussa e votata durante la plenaria di Baltimora.

L'ordine del giorno prevede anche diversi argomenti tra cui: il Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità; l'attuazione del Quadro pastorale per la pastorale del matrimonio e della vita familiare negli Stati Uniti; un'iniziativa per aiutare le madri in attesa chiamata "Camminare con le mamme nel bisogno"; l'approvazione delle nuove versioni in inglese e spagnolo dei rituali da utilizzare negli Stati Uniti per l'Ordine dell'Iniziazione Cristiana degli Adulti e per la Santa Comunione e il Culto Eucaristico fuori dalla Messa; la consultazione sulle cause di beatificazione e canonizzazione dei Servi di Dio Charlene Marie Richard e Auguste Robert Pelafigue, vissuti nello Stato della Louisiana. In questa sessione si svolgeranno anche le elezioni per le cariche amministrative e per la presidenza di cinque commissioni della Conferenza, tra cui: clero, vita consacrata e vocazioni; culto divino; sviluppo umano e giustizia; laici, matrimonio, vita familiare e giovani; migrazione.

Anche se i media secolari si concentreranno sulla "Dichiarazione sul mistero dell'Eucaristia", questa sessione avrà argomenti molto rilevanti che vanno dai Sacramenti ai processi di beatificazione e canonizzazione. Questioni che in un modo o nell'altro avranno un impatto sul presente e sul futuro della Chiesa negli Stati Uniti.

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La Fortuna

La serie del regista Alejandro Amenábar sembra, dopo diverse opere contrarie, tendere al dialogo con la Chiesa. Proprio quello che la Chiesa sta cercando di fare con il suo processo sinodale.

15 novembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Confesso di essere un fan di Alejandro Amenábar fin dai tempi in cui studiavo Scienze dell'Informazione. La sua opera prima Tesi (1996) ha visto la luce mentre ero ancora all'università e tutti noi compagni di corso abbiamo sentito che era il lavoro di uno dei nostri (abbiamo condiviso la carriera con lui) che aveva raggiunto ciò che tutti volevamo e per cui ci stavamo preparando: comunicare, raccontare grandi storie.

La mia ammirazione per il regista ispano-cileno, tuttavia, ha subito alti e bassi a causa del suo impegno in temi controversi in cui si è scontrato con i miei approcci. Ad esempio, Offshore (2004), è un'ode alla legalizzazione dell'eutanasia; oppure Agorà (2008), un film storico in cui il cristianesimo viene rappresentato come nemico del progresso e della scienza.

La sua ultima produzione, tuttavia, mi ha riconciliato con lui ancora una volta. È la miniserie La Fortunaprodotta da Movistar+ e pubblicizzata come la serie spagnola più costosa della storia. La sceneggiatura è basata sul fumetto Il tesoro del cigno nerodi Guillermo Corral e Paco Roca, a sua volta basato su eventi reali. In particolare, sulla vittoria della diplomazia spagnola contro una società americana di caccia al tesoro che, nel 2007, ha sottratto il carico di monete del galeone della marina spagnola Nuestra Señora de las Mercedes, affondato nel XIX secolo.

I protagonisti: un giovane diplomatico cattolico e conservatore e un funzionario più maturo, progressista e ateo. Le scintille scoccano fin dal primo momento tra due personaggi il cui unico punto in comune è il desiderio di recuperare il tesoro saccheggiato per la Spagna. La serie combina film d'azione e d'avventura, spionaggio, battaglie d'epoca, storie d'amore, thriller legali, tutte componenti che tengono incollati allo schermo un'ampia gamma di spettatori. Tuttavia, sono rimasto sorpreso dal fatto che sia passato senza grandi clamori (non conosco le cifre del suo pubblico, ma la sua eco nei social network è piuttosto limitata) e che non sia stato trattato bene dalla critica.

E il fatto è che La Fortuna è un prodotto amichevole e conciliante. Non favorisce nessuna delle due Spagna rappresentate da Alex Ventura (Álvaro Mel) e Lucía Vallarta (Ana Polvorosa). I due protagonisti riescono a superare tutte le barriere che li dividono, e lo fanno camminando insieme, immergendosi nel loro passato comune, nel loro patrimonio culturale, nelle loro radici storiche, e questo, purtroppo, non merita oggi l'attenzione che meritano le divisioni, gli scontri o la violenza gratuita della serie mollusca sudcoreana!

È un americano, l'avvocato Jonas Pierce (Clarke Peters), a far capire ai protagonisti e ai pigri membri del governo spagnolo l'importanza di unirsi per recuperare il tesoro, affermando: "Stiamo parlando di qualcosa di più del denaro. Stiamo parlando del patrimonio culturale di un Paese. Ogni nave affondata fa parte del vostro patrimonio, della vostra anima".

E qual è l'anima della Spagna? Chi siamo in comune? Non appena riflettiamo un po' sul nostro spirito come nazione, persino come continente, viene fuori il tema della fede.

L'ateo Amenábar raggiunge anche in La Fortuna, qualcosa di raramente visto nell'industria audiovisiva spagnola negli ultimi 60 anni: ritrarre il fatto religioso con rispetto. La scena si svolge nel quarto capitolo ed è girata nella chiesa di San Marcos a Madrid. Il giovane protagonista si dichiara cattolico, anche se lontano dalla Chiesa: "da bambino", dice, "andavo dai piaristi (ammiccamento autobiografico di Amenábar) e pregavo molto". Si reca nella maestosa chiesa nel bel mezzo di una crisi personale e lì ha un interessante dialogo con un prete normale, ordinario, come quelli che conosciamo e che frequentano le chiese, senza farne la caricatura come è abituato a fare chi non le frequenta. E il dialogo è sensato, realistico, speranzoso, sublime".

In questa scena e nella mezza dozzina di capitoli della serie, vedo Amenábar con la mano tesa, pronto a camminare insieme, a superare ciò che ci separa, a rispettare le differenze... Proprio quello che la Chiesa sta cercando di fare con il suo processo sinodale. Saremo in grado di prendere la mano di Álex, di Lucía, di tanti e tante che sono lontani dalla Chiesa e cominciare a camminare insieme?

Non accontentiamoci di una Chiesa maestosamente affondata negli abissi dove molti pirati preferiscono approfittarne, ma facciamo emergere il grande tesoro che dobbiamo mettere in valore. Questa è la nostra anima, questa è la nostra fortuna. Se ci riusciamo, saremo fortunati o, in altre parole, benedetti.

L'autoreAntonio Moreno

Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.

Attualità

I Premi Ratzinger, un omaggio di Papa Francesco al suo predecessore

La cerimonia di premiazione della Fondazione Ratzinger, tenutasi in Vaticano questo fine settimana, è diventata un omaggio del Santo Padre al suo predecessore, Benedetto XVI. Papa Francesco ha lodato la sua dedizione allo studio e alla ricerca, "la sua fede e il suo servizio alla Chiesa".

Rafael Miner-14 novembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Papa Francesco ha salutato per primo i vincitori di quest'anno. Si tratta della professoressa Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz, professore emerito di Filosofia della Religione e Studi Religiosi Comparati presso l'Università di Dresda, una delle maggiori specialiste di Edith Stein e di Romano Guardini. Con lei Ludger Schwienhorst-Schönberger, professore di Antico Testamento all'Università di Vienna e considerato uno dei massimi esperti dei Libri sapienziali e, in particolare, del Cantico dei Cantici.

Lo stesso affettuoso saluto è stato rivolto dal Santo Padre al filosofo e teologo francese Jean-Luc Marion, professore di Metafisica alla Sorbona e accademico di Francia, e alla professoressa australiana Tracey Rowland, esperta del rapporto tra teologia e cultura del XX secolo. Entrambi sono stati premiati nel 2020 e ora hanno ricevuto il premio, insieme ai vincitori del 2021, dal Papa.

Tracey Rowland è titolare di una cattedra presso l'Università di Notre Dame, in Australia, ed è membro del comitato editoriale della rivista Comunio. Inoltre, è stato relatore al Forum organizzato da Omnes il 14 aprile 2021, guidato da Pablo Blanco, professore dell'Università di Navarra, intitolato Teologia e cultura contemporanea.

Il Papa ha sottolineato che l'iniziativa del premio della Fondazione Ratzinger ha stabilito un "legame duraturo" tra la Chiesa e il mondo della cultura. La comunità dei premiati cresce ogni anno in numero, origine e varietà di discipline. La capacità della mente umana, ha aggiunto, "è l'effetto della 'scintilla' accesa da Dio nella persona fatta a sua immagine", che la spinge continuamente "a esprimere la vitalità dello spirito nel plasmare e trasfigurare la materia".

"La Scrittura ci parla della creazione di Dio come di un'"opera"", ha aggiunto il Santo Padre. "Rendiamo quindi omaggio non solo alla profondità del pensiero e degli scritti, o alla bellezza delle opere artistiche, ma anche al lavoro svolto con generosità e passione in tanti anni per arricchire l'immenso patrimonio umano e spirituale da condividere". È un servizio inestimabile per l'elevazione dello spirito e della dignità della persona, per la qualità delle relazioni nella comunità umana e per la fecondità della missione della Chiesa".

Elogio del Papa emerito Benedetto XVI

Nel suo discorso, il Romano Pontefice ha fatto riferimento alle personalità che sono oggetto di ricerca da parte dei vincitori del premio, citando tra gli altri Guardini, De Lubac, Edith Stein, Lévinas, Ricoeur e Derrida, oltre a McIntyre. E ha proseguito: "Tra questi maestri dobbiamo annoverare un teologo che ha saputo aprire e alimentare la sua riflessione e il suo dialogo culturale in tutte queste direzioni insieme, perché la fede e la Chiesa vivono nel nostro tempo e sono amiche di ogni ricerca della verità. Sto parlando di Joseph Ratzinger".

È "l'occasione per rivolgergli ancora una volta il nostro pensiero affettuoso, grato e ammirato", ha aggiunto, ricordando il loro incontro di qualche mese fa in occasione del 70° anniversario della sua ordinazione sacerdotale: "... sentiamo che ci accompagna nella preghiera, tenendo lo sguardo costantemente rivolto all'orizzonte di Dio. Oggi lo ringraziamo in particolare perché è stato anche un esempio di dedizione appassionata allo studio, alla ricerca, alla comunicazione scritta e orale; e perché ha sempre unito pienamente e armoniosamente la sua ricerca culturale con la sua fede e il suo servizio alla Chiesa".

Il Papa ha sottolineato questo impegno di studio e di scrittura, che ha proseguito durante il suo pontificato per completare la trilogia su Gesù "e lasciarci così una testimonianza personale unica della sua costante ricerca del volto del Signore". Dalla sua ricerca, ha osservato, siamo "ispirati e incoraggiati, e assicuriamo al Signore il nostro ricordo".

Collaboratori della verità

Francesco ha anche fatto riferimento al motto scelto dall'allora arcivescovo Joseph Ratzinger a Monaco: cooperatori della verità. "Come sappiamo, le parole della terza lettera di Giovanni: cooperatores veritatis", è il motto che ha scelto quando è diventato arcivescovo di Monaco. Esse esprimono il filo conduttore delle diverse fasi della sua vita, dagli studi all'insegnamento accademico, passando per il ministero episcopale, il servizio per la Dottrina della Fede ̶ a cui fu chiamato da San Giovanni Paolo II 40 anni fa ̶ e il pontificato, caratterizzato da un magistero luminoso e da un immancabile amore per la Verità. 

Lo slogan "cooperatores veritatis continua a ispirare l'impegno degli studiosi premiati dalla Fondazione Ratzinger. Papa Francesco ha affermato che queste parole "possono e devono ispirare ciascuno di noi nelle nostre attività e nella nostra vita".

Spagna

Rémi Brague propone il perdono di fronte alla "cultura dell'annullamento".

Il filosofo francese e professore emerito alla Sorbona, Rémi Brague, ha detto al 23° Congresso dei cattolici e della vita pubblica che la posta in gioco della cultura della cancellazione è "il nostro rapporto con il passato", e che dobbiamo scegliere "tra perdonare e condannare". Lo storico propone di "recuperare la nostra capacità di perdonare".

Rafael Miner-14 novembre 2021-Tempo di lettura: 5 minuti

"La posta in gioco non è solo il problema specifico della cultura occidentale. In termini più generali, si tratta del nostro rapporto con il passato", ha detto il pensatore francese nel suo intervento nella seconda giornata del congresso, organizzato dall'Associazione Cattolica dei Propagandisti (ACdP) e dalla CEU.

"In particolare, dobbiamo chiederci che tipo di atteggiamento dovremmo adottare nei confronti di ciò di cui siamo il prodotto: partire dai nostri genitori, dal nostro Paese, dalla nostra lingua e così via, per risalire al 'piccolo stagno caldo' in cui Darwin immaginava fosse sorta la vita, e ancora più indietro - al Big Bang. Dobbiamo scegliere tra il perdono e la condanna,

"Il passato è pieno di buone azioni, ma è macchiato da una moltitudine di atti orribili che ricordiamo più facilmente. I traumi rimangono nella memoria, mentre diamo troppo facilmente per scontato ciò che è piacevole, come se fosse un regalo e non un dono che ci meritiamo.

A suo avviso, "la creazione autentica non recide mai il legame con il passato. In un passaggio estremamente interessante della sua opera DiscorsiMachiavelli osserva che il cristianesimo non poteva soffocare completamente i ricordi della vecchia religione perché doveva mantenere il latino, la lingua dello Stato romano che perseguitava i credenti, per propagare la nuova fede.

Capacità di perdonare

In ogni caso, ha proseguito il filosofo, "la nostra cultura oggi è presa da una sorta di perversione del sacramento della penitenza: abbiamo confessioni ovunque e vogliamo che gli altri si confessino e si pentano. Ma non c'è assoluzione, non c'è perdono, quindi non c'è né la speranza di una nuova vita né la volontà di prenderla in mano. Speriamo di poter riacquistare la nostra capacità di perdonare", ha dichiarato Remi Brague, che ha ricevuto il Premio Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto XVI nel 2012, e nel 2020 è stato insignito di un dottorato onorario dall'Università CEU San Pablo.

La presentazione di Rémi Brague al congresso di quest'anno era intitolata Il cultura dell'annullamento o annullamento della cultura? Come è noto, Uno dei fenomeni culturali del nostro tempo è la cancellazione, cioè il ritiro del sostegno a persone, fatti, eventi o culture secondo determinati parametri. Un ritiro che può arrivare fino alla negazione.

Autori greci e latini

Per citare un esempio tratto dalla presentazione del professore francese, "un giovane professore di Lettere Classiche a Princeton, Dan-el Padilla Peralta, ha recentemente lanciato un appello in cui si schierava contro lo studio degli autori greci e latini in quanto promotori di razzismo. In primo luogo, perché i riferimenti all'antichità classica sono talvolta utilizzati come armi a favore del suprematismo bianco. In secondo luogo, e soprattutto, perché il mondo antico si è basato in parte sul lavoro degli schiavi come infrastruttura su cui costruire la propria cultura".

"Come cristiano", ha detto Rémi Brague, "non vedo di buon occhio questo tipo di sistema sociale e desidero che scompaia. Inoltre, sono felice di sottolineare che la schiavitù ha perso la sua legittimità grazie alla rivoluzione di pensiero portata dalla nuova fede. Se posso alludere ancora una volta alla trita contrapposizione tra i due punti di riferimento della cultura occidentale, Gerusalemme ha reso più giustizia alla radicale uguaglianza di tutti gli esseri umani rispetto ad Atene".

In questo dilemma tra perdonare o condannare, il pensatore francese ha formulato una serie di riflessioni. Per esempio, che "la condanna è una posizione satanica". Il satanismo può essere relativamente delicato, e tanto più efficiente. Secondo Satana, tutto ciò che esiste è colpevole e deve scomparire. Queste sono le parole che Goethe mette in bocca al suo Mefistofele (Alles was entsteht, / Ist wert, daß es zugrunde geht).

Tuttavia, "il perdono non è un compito facile", ha aggiunto. Come possiamo dare la nostra approvazione a ciò che è venuto prima di noi?" [...] "Il passato dell'umanità è segnato da conflitti e guerre", ha detto, ammettendo che "una personalità che una cultura A considera un eroe può rappresentare l'incarnazione del male per una cultura B", aggiungendo che "solo culture inesistenti e puramente immaginarie possono essere totalmente innocenti". Ha aggiunto che "solo le culture inesistenti e puramente immaginarie possono essere totalmente innocenti".

L'influenza di Cartesio

Secondo le parole di Brague, "quella che viene chiamata cultura della cancellazione può essere percepita a prima vista come un fenomeno contemporaneo e quindi appartenente all'ambito giornalistico piuttosto che a quello filosofico". Tuttavia, ha sottolineato che "un'analisi più attenta ci permette di vedere che siamo nell'ultima fase (per ora) di un lungo processo iniziato nel preludio dei tempi moderni. Stiamo vedendo solo la schiuma di un'onda molto più grande. L'idea di tabula rasa risale al XVII secolo, con il filosofo francese René Descartes. Progettò di liberarsi dei pregiudizi della sua infanzia per costruire un nuovo edificio di conoscenza su un terreno completamente nuovo.

Così, il filosofo francese ha considerato che, "È sempre più facile distruggere che creare qualcosa dal nulla".qualcosa che dovrebbe insegnarci "mostrare una certa cautela. Quando tocchiamo ciò che le generazioni precedenti hanno costruito, dovremmo farlo con mani tremanti. Solo Stalin ha detto che non avrebbe tremato quando ha deciso di effettuare un'epurazione e di mandare la gente al muro"..

Il professor Rémi Brague è stato introdotto da Elio Gallego, direttore del Centro di studi sulla formazione e l'analisi sociale (CEFAS) della CEU, che ha descritto il filosofo come un "lontano discepolo di Socrate", sottolineando inoltre che "La conversazione di oggi ha bisogno di libertà e verità, l'una ha bisogno dell'altra"..

All'apertura del Congresso Cattolici e Vita Pubblica, il messaggio di fondo è stato l'intima connessione tra il politicamente corretto e la cultura dell'annullamento, che mira a eliminare le idee discordanti dal dibattito. In prima linea c'è il cristianesimo, che "è già politicamente scorretto", ha dichiarato venerdì il suo direttore, Rafael Sánchez Saus, che ha definito la correttezza politica come "correttezza politica della Chiesa cattolica".mega-ideologia del nostro tempo"che consisterebbe in "un insieme di idee sparse e intellettualmente deboli, unite dalla negazione della trascendenza". 

La dimensione trascendente dell'uomo

Proprio nella negazione della dimensione trascendente dell'uomo sta "la radice del totalitarismo moderno"., Il nunzio vaticano in Spagna, mons. Bernardito Auza, ha affermato che cercando di eliminare ciò che rende l'uomo un "soggetto naturale di diritti", si mettono in pericolo le libertà. La correttezza politica, ha detto, "rischia di diventare il Grande Fratello di Orwell".. 

Da parte sua, il presidente dell'ACdP e della CEU, Alfonso Bullón de Mendoza, si è soffermato sulla situazione attuale del nostro Paese. Dal suo punto di vista, la cultura dell'annullamento si manifesta in misure come la recente riforma penale, che può portare alla punizione di pene detentive per i partecipanti ai gruppi di informazione e preghiera che si riuniscono davanti ai centri dove si praticano gli aborti. Ha inoltre messo in guardia dai pericoli della cultura del politicamente corretto per la "coesione dei cattolici".  

Venerdì è intervenuto anche il portavoce del partito polacco Diritto e Giustizia, Ryszard Legutko. A suo avviso, le istituzioni dell'UE sono in fase di ingegneria sociale. "Stanno cercando di ristrutturare l'intera società". con strumenti creati per "per generare questa nuova società". Legutko ha sottolineato come, di pari passo con "egualitarismo, neomarxismo e liberalismo", il politicamente corretto sia diventato "parte integrante del processo europeo". La cultura della cancellazione del dissenso, ha detto, dà luogo al paradosso che una società che si presenta come pluralista, inclusiva e tollerante "è piena di discriminazioni, ingiustizie, intolleranza e odio"., ha sostenuto.

Questa domenica, dopo la Messa celebrata dal cardinale Carlos Osoro, arcivescovo di Madrid, Bieito Rubido, direttore del quotidiano spagnolo Il dibattito, sull'argomento Le trappole della neolingua e l'erosione dei valori. A questo seguirà il cerimonia di chiusura.

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Iniziative

Prima "Marcia per la vita" in Finlandia

Sabato 11 settembre, a Helsinki, si è svolto un evento storico: la prima edizione in assoluto del Marcia per la vita in Finlandia. L'obiettivo, come altre marce che si sono svolte in molti luoghi, era quello di stimolare il dibattito pubblico sulla realtà della vita umana nel grembo materno, sul fenomeno dell'aborto e sulla difesa del diritto alla vita dei bambini non nati. 

Raimo Goyarrola-13 novembre 2021-Tempo di lettura: 5 minuti

In Finlandia l'aborto è consentito quasi liberamente. Anche se limitato a un certo numero di casi e alla durata della gestazione, in pratica qualsiasi motivo addotto dalla madre dà il via libera all'eliminazione del bambino. 

Nel nostro Paese, purtroppo, l'aborto è un argomento tabù. Non se ne parla e non viene riportato. Viene taciuto, come se fosse qualcosa di vergognoso. E così è. Ma non c'è la possibilità di un dibattito pubblico sul significato della vita umana nel grembo materno. Silenzio. Da qualche tempo a questa parte, è conveniente e importante ottenere visibilità, aprire il dialogo, e cosa c'è di meno che percorrere la strada più importante della capitale finlandese. 

La marcia di sabato 11 settembre a Helsinki ha rappresentato un punto di svolta. Gli organizzatori hanno stimato un'affluenza di circa 30 persone. In Finlandia non esiste una cultura delle manifestazioni di piazza. Una partecipazione di 30 persone è più che un risultato. Se raggiunge 50, è un successo. Ebbene, abbiamo superato i 300 partecipanti, scortati dalla polizia che ha bloccato il traffico o lo ha indirizzato nelle strade adiacenti. 

Non è più un tabù. La visibilità della difesa della vita è importante. I media non hanno ripreso assolutamente nulla nelle loro versioni digitali, cartacee o audio. Silenzio. In alcune aree c'è un interesse a mettere a tacere la verità. Ma c'è anche un interesse a renderlo visibile in strada, nel dialogo. Non c'è niente di più umano del dialogo? Questa marcia è stata un prima e un dopo perché ha mobilitato le persone, le ha unite e ha dato nuovo impulso alla visibilità di qualcosa che è bello di per sé. Non siamo soli. Siamo anche società.  

Ogni anno vengono uccisi circa 9.000 nascituri finlandesi. Questo è proprio il numero necessario per un ricambio generazionale nella società. Siamo a numeri insostenibili per un futuro stabile. I bambini sono necessari. Ma è arrivato il momento di parlare, di comunicare, di dialogare.

La marcia è stata organizzata da due gruppi "pro-vita" recentemente costituiti nelle parrocchie cattoliche di Helsinki e Kouvola. È stata sostenuta anche da due associazioni cristiane non cattoliche. 

Una delle organizzatrici è una giovane madre già nonna. Quando è nato il terzo figlio, il medico si è offerto di sterilizzarla, come si usa fare nel Paese. Lei ha rifiutato. Seguirono altri bambini. Alla fine il terzo figlio, che sarebbe stato l'ultimo secondo gli schemi di questa società "usa e getta", si ammalò di leucemia. Un giovane adulto con un futuro incoraggiante. È stato iniziato un trattamento chemioterapico, ma senza alcun risultato. Il trapianto di midollo osseo si è reso necessario come ultima risorsa. L'unico fratello compatibile era il settimo. Quest'ultimo ha salvato il terzo. Anche la generosità e il coraggio dei genitori hanno portato alla soluzione. La natura è saggia.  

Un fatto scientifico

La marcia si è aperta nella piazza del Senato, nel cuore della città, da dove i marciatori si sono diretti verso il Parlamento. Davanti al Parlamento, il programma prevedeva discorsi, canzoni e musica.

Nel suo discorso di apertura, il dottor Miikka Nummenpää ha affermato che l'inizio della vita umana, quando le due cellule germinali si uniscono, è un fatto scientifico, non religioso. Stiamo parlando di biologia, di scienza umana, non di dogmi religiosi da imporre agli altri. Ha inoltre sottolineato che parlare a favore del bambino nel grembo materno non significa opporsi ai diritti delle donne, poiché ogni essere umano, sano o malato, nelle prime o nelle ultime settimane di vita, è un dono altrettanto prezioso. "Nessuno può avere il diritto di privare un'altra persona del diritto alla vita, che è il primo diritto umano".Nummenpää richiamato.

Marika Kaksonen, presidente dell'Organizzazione per i diritti umani e medico, ha espresso la sua preoccupazione per l'iniziativa. OmaTahto2020Secondo la legge, una richiedente l'aborto dovrebbe ricevere una prescrizione per l'aborto subito dopo gli esami medici della gravidanza, senza nemmeno dover discutere le ragioni della richiesta. "Se ciò accadesse, non danneggerebbe solo i bambini non ancora nati, ma anche le ragazze e le donne che cercano di abortire contro la loro volontà, sotto la pressione di un partner violento, di uno sfruttatore o di un trafficante, o in un momento di disperazione causato da circostanze difficili".ha dichiarato Kaksonen. "Identificare e assistere queste persone vulnerabili sarebbe quasi impossibile con questa modifica della legge, e probabilmente aumenterebbe il numero di aborti indesiderati"..

Proteggere la vita dei bambini

Kirsi Morgan-MacKay, presidente dell'associazione Associazione Diritto alla Vitaha parlato in modo toccante di come l'aborto possa danneggiare anche la donna che lo pratica. Ha condiviso la sua triste esperienza di aver avuto due aborti. "Nonostante il personale infermieristico lo avesse appena convinto che si trattava di un embrione di pochi millimetri, un attimo dopo tenevo ancora in mano un bambino perfetto di pochi centimetri con occhi, bocca, mani e dita dei piedi".Kirsi ha spiegato il suo secondo aborto. "Ero una persona perfetta e mi resi conto che avevo appena tolto la vita al mio bambino, una persona innocente che avevo iniziato ad amare. L'aborto mi ha davvero spezzato..

Nel suo discorso di chiusura della marcia, il deputato Päivi Räsänen ha affermato che le leggi possono essere cambiate anche per proteggere la vita di un bambino. "Mentre ci impegniamo per modificare la legislazione, dobbiamo anche sviluppare misure di sostegno per le donne che sono rimaste incinte in una situazione di vita difficile.Räsänen ha sottolineato. "È insostenibile che nella nostra società del benessere quasi tutti gli aborti vengano praticati per motivi sociali. I problemi sociali dovrebbero essere risolti con mezzi di politica sociale, non ponendo fine alla vita".. In Finlandia oltre il 90 % degli aborti viene praticato per motivi sociali. 

Durante il discorso di questo noto politico, tre persone sono apparse con corna e grida e hanno cercato di impedire che il suo discorso fosse ascoltato. Questo non è molto comune in Finlandia. Con un sorriso e con calma Päivi ha detto che i partecipanti alla Marcia per la vita eravamo aperti a un dialogo sulla bellezza della vita umana anche con quelle persone che con le loro corna, le loro grida e i loro insulti non vogliono parlare come persone. 

Päivi dovrà affrontare un processo per un articolo scritto molti anni fa in cui difendeva il matrimonio per quello che è, una relazione stabile tra un uomo e una donna aperta alla vita, a cui gli atti omosessuali non possono essere equiparati. 

Viviamo in tempi turbolenti. Ma ci sono sempre stati. Sta nascendo una nuova religione onnipresente, onnipotente e onnicomprensiva. Con il proprio credo, i propri comandamenti, la propria morale, la propria bandiera. La bandiera di un'alleanza in cui sembra non esserci spazio per Dio, per la legge naturale o per la legge rivelata. O almeno non c'è spazio per l'immagine di Dio nella persona umana, come uomo e donna, chiamati all'amore reciproco e alla vita. Questa nuova religione non è altro che un'ideologia: durerà? Il tempo lo dirà.

La natura è saggia e bella. La difesa ecologica della vita umana, con la ragione e il cuore, darà frutti duraturi. In Finlandia è iniziata una nuova primavera in difesa della vita umana. Il Marcia per la vita si ripeterà anno dopo anno. In attesa della seconda marcia, con rispetto e pazienza, con dialogo e visibilità, cercheremo che molti altri esseri umani innocenti e indifesi possano vedere la luce di questo mondo meraviglioso, a partire dal volto sorridente della loro madre.

L'autoreRaimo Goyarrola

Corrispondente di Omnes in Finlandia.

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Una Chiesa in ascolto

Se c'è una parola che può offrire un filo conduttore al Sinodo che è iniziato nella Chiesa, è "ascolto". Una parola su cui Papa Francesco ha insistito molto. 

13 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Nel 2016, lo studioso di comunicazione Jim McNamara ha pubblicato un libro intitolato L'ascolto organizzativo; l'elemento essenziale mancante nella comunicazione pubblica.I risultati di questo studio hanno evidenziato il deficit di ascolto nelle organizzazioni. I risultati di questo studio hanno rivelato il deficit di ascolto nelle organizzazioni, con il 95 % del tempo ed energia di comunicazione spesi per parlare e solo il 5 % per ascoltare. McNamara ha proposto un "architettura dell'ascolto che implicava un cambiamento di atteggiamento e di processi.

Il 9 e 10 ottobre a Roma è stato avviato solennemente il cammino sinodale con il titolo Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missioneche durerà fino al 2023. Nell'omelia di domenica 10, Papa Francesco ha detto: "Lo Spirito ci chiede di ascoltare le domande, le preoccupazioni e le speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e di ogni nazione. E anche di ascoltare il mondo, le sfide e i cambiamenti che ci pone davanti".

Il documento preparatorio del Sinodo riporta alcuni fatti interessanti. Tra gli altri, il fatto che la comunità cristiana sia messa in discussione come soggetto credibile e partner affidabile nel dialogo sociale (in gran parte come conseguenza della crisi degli abusi), o il desiderio di protagonismo dei giovani all'interno della Chiesa, o la richiesta di una maggiore valorizzazione delle donne e di spazi di partecipazione alla missione della Chiesa. 

Il cammino sinodale offre alla gerarchia e a tutti i cattolici l'opportunità di migliorare l'ascolto, un ascolto che di solito rafforza la trasparenza, il senso di appartenenza e la fiducia nelle istituzioni. Attento alla Parola di Dio e ai suggerimenti dello Spirito Santo, questo incontro può essere un'opportunità per la Chiesa di essere percepita nuovamente nel mondo in tutta la sua forza salvifica.

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Vocazioni

Sacerdoti sacri: San John Henry Newman

La figura e gli insegnamenti di San John Henry Newman sono ancora oggi estremamente attuali e offrono ai cristiani l'esempio di un impegno instancabile per la verità, nonostante gli ostacoli.

Manuel Belda-13 novembre 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

La tua vita

San John Henry Newman nacque a Londra il 21 febbraio 1801 da genitori anglicani. Era il primogenito di sei figli, tre maschi e tre femmine.

Nel 1816, all'età di quindici anni, ebbe un'esperienza religiosa e intellettuale che lo fece uscire dallo scetticismo e da quel momento si propose di diventare santo. Nel 1817 iniziò gli studi a Oxford e nel 1825 fu ordinato ministro della Chiesa anglicana. Dal 1828 al 1843 ha svolto il suo ministero nella chiesa. Santa Maria VergineÈ docente all'Università di Oxford, dove tiene numerosi sermoni.

Nel 1833, con un gruppo di amici, diede vita al cosiddetto Movimento di Oxfordun movimento di riforma della Chiesa anglicana, e pubblica 30 dei 90 opuscoli denominati Testi per i tempisu questioni dottrinali.

Nel 1842 lasciò la chiesa universitaria e si ritirò a Littlemore, un piccolo villaggio vicino a Oxford, per dedicarsi allo studio e alla preghiera, dove nel 1845 fu accolto nella Chiesa cattolica dal religioso passionista Domenico Barbieri.

Nel 1846 si recò a Roma per gli studi ecclesiastici e lì fu ordinato sacerdote cattolico il 30 maggio 1847. Decise di diventare oratoriano per fondare l'Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra e fondò la prima comunità oratoriana inglese a Maryvale, vicino a Birmingham.

Dopo la sua conversione al cattolicesimo, Newman subì molte incomprensioni, sia da parte degli anglicani che dei cattolici. Leone XIII lo creò cardinale nel 1879. Morì a Edgbaston l'11 agosto 1890.

È stato beatificato da Benedetto XVI a Birmingham il 19 settembre 2010 e canonizzato in Piazza San Pietro da Papa Francesco il 13 ottobre 2019.

Le sue opere

Ha scritto numerose opere. Senza pretendere di essere esaustive, le opere più caratteristiche sono presentate in ordine cronologico, suddivise in due periodi.

a) Periodo anglicano

- Sermoni parrocchiali e semplici.

- Quindici sermoni predicati davanti all'Università di Oxford, 1826-1843.

- Sermoni su argomenti del giorno, 1831-1843.

- Lezioni sulla dottrina della giustificazione, 1838.

- Un saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana, 1845.

b) Periodo cattolico

- Perdita e guadagno: la storia di un convertito, 1848.

- Discorsi rivolti a congregazioni miste, 1849.

- Sermoni predicati in varie occasioni, 1850-1873.

- Conferenze sulla posizione attuale del cattolicesimo in Inghilterra, 1851.

- L'idea di università, 1858.

- Apologia pro vita sua, 1864.

- Saggio in aiuto di una grammatica dell'assenso, 1870.

- Meditazioni e devozioni del defunto cardinale Newman. Libro postumo contenente gli appunti presi da Newman durante la sua meditazione.

I suoi insegnamenti

Per motivi di spazio non possiamo presentare qui il suo profondo pensiero filosofico e teologico, quindi ci limiteremo a dare tre cenni della sua ricca dottrina spirituale.

A. Santità cristiana

La santità è un tema dominante negli scritti di Newman, che sostiene essere il grande fine della vita umana. Per ottenerlo sono necessarie tre cose: cercarlo, desiderarlo e amarlo. È una realtà dinamica, che deve crescere. Egli fa l'esempio del seme e dell'albero: il seme della grazia battesimale è destinato a crescere per sempre. La santità è il frutto dell'iniziativa divina e della cooperazione umana. Da parte del cristiano è richiesta una lotta ascetica. Ecco perché dice: "La lotta è il segno distintivo più caratteristico del cristiano. È un soldato di Cristo".

Newman sostiene che è possibile raggiungere la santità vivendo in mezzo al mondo. Afferma che il cristiano deve impegnarsi a collaborare con Cristo nella redenzione di questo mondo. Egli è pienamente convinto che il mondo e i doveri del cristiano in mezzo al mondo siano la locus normale dove il cristiano deve vivere la sua vocazione, non rinunciando al mondo, ma alla mondanità. Secondo Newman, questo era lo sforzo pastorale di San Filippo Neri: "Salvare gli uomini, non dal mondo, ma nel mondo". Pertanto, il cristiano non deve abbandonare i suoi compiti secolari per raggiungere la santità. La santità consiste nel compiere i doveri quotidiani con perfezione: "Cosa si intende per perfezione? Suppongo che sia il potere o la facoltà di compiere il nostro dovere in modo esatto e completo, qualunque esso sia, in contrapposizione a un'esecuzione parziale, disattenta, pigra, fiacca, maldestra (...). È una vita di fede, speranza e carità, che si manifesta in atti successivi secondo le richieste del momento e la vocazione dell'individuo (...). È perfetto chi compie perfettamente i suoi doveri quotidiani".

B) La preghiera continua

Newman descrive un tipo di preghiera che consiste nel vivere alla presenza di Dio, in ogni momento e in ogni luogo. Commentando il testo evangelico di Luca 18,1: "Dobbiamo pregare sempre e non perderci d'animo", egli insegna: "Qui ci viene detto esplicitamente di pregare sempre di nuovo, di pregare costantemente (...). Quindi non è un atto di preghiera, o due, ma un processo continuo di preghiera". La preghiera continua è una caratteristica del vero cristiano, perché la nuova vita del cristiano è una vita di fede, e che cos'è la fede, si chiede: "Se non guardare Dio e pensare continuamente a Lui, tenere regolarmente compagnia a Lui, cioè parlare con Lui nel nostro cuore tutto il giorno, pregare senza sosta? In questo tipo di preghiera, le parole non sono sempre necessarie, perché si tratta di: "Fare tutto per la gloria di Dio; cioè, porre la presenza e la volontà di Dio davanti a noi in modo tale e agire coerentemente in relazione a Lui, in modo che tutto ciò che facciamo diventi un processo di obbedienza, testimoniando senza sosta Colui che ci ha fatti e di cui siamo servi". È, insomma, vivere sotto lo sguardo di Dio".

C) Maria, modello di santità cristiana

Newman insegna che la Vergine Maria è uno "Specchio di Rettitudine", cioè uno "Specchio di Santità", perché dopo Gesù è il modello più perfetto di santità, poiché le virtù di Maria riflettono le virtù del suo Figlio divino: "Imitiamo la fede di colei che accolse il messaggio dell'Angelo senza alcun dubbio; la pazienza di colei che sopportò la sorpresa di Giuseppe senza proferire parola; l'obbedienza di colei che salì a Betlemme in inverno e partorì Nostro Signore in una stalla; lo spirito meditativo di colei che meditò nel suo cuore ciò che aveva visto e udito su di Lui; la fortezza di colei il cui cuore trafisse la spada; la resa di colei che acconsentì alla morte di suo Figlio".

La devozione mariana preferita da Newman è il Santo Rosario, che egli considera una preghiera eminentemente contemplativa, per la quale afferma: "Il grande potere del Rosario è quello di trasformare il Credo in preghiera". Per questo consiglia di contemplare i misteri del Rosario: "Provate a fare questo, se non lo fate ora, anche se forse lo fate; cioè, prima di ogni mistero, mettete davanti a voi un'immagine di esso, e fissate la vostra mente su quell'immagine (per esempio, l'Annunciazione, l'Agonia nell'orto, ecc.) mentre si dice il Padre Nostro e le 10 Ave Maria, senza pensare alle parole, ma pronunciandole correttamente)".

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Vaticano

Il Papa consegna un messaggio di vicinanza a più di 500 poveri ad Assisi

In un commovente incontro di preghiera e testimonianze ad Assisi, Papa Francesco ha incontrato più di 500 poveri provenienti da varie parti d'Europa, in occasione della Quinta Giornata Mondiale dei Poveri di domenica scorsa. Il Santo Padre ha ascoltato le storie di afghani, francesi, polacchi, italiani, rumeni e di uno spagnolo, Sebastian.

Rafael Miner-12 novembre 2021-Tempo di lettura: 6 minuti

Le testimonianze di una madre rumena, dell'afghano Abdul, del polacco Yurek, dello spagnolo Sebastian, dell'italiano Marco, di una famiglia francese, tra le altre, hanno commosso il Papa ad Assisi (Italia). Alcuni di loro sono ospiti del Casa Papa Francesco, un antico edificio della Montedison, poi trasformato in albergo, a pochi chilometri dalla Basilica e separato da essa da un vecchio forno.

Dal 1998 è un centro di accoglienza gestito da volontari e dal 2014 è stato preso in carico dai francescani, su mandato del Papa che, nella sua prima visita ad Assisi il 4 ottobre 2013, ha chiesto loro di continuare la missione di San Francesco di accogliere e aiutare le persone in difficoltà.

Il Santo Padre ha ringraziato le persone che hanno portato la loro testimonianza per il loro "coraggio e la loro sincerità", e nel suo discorso ha alluso a "coloro i cui corpi sono qui e i cui cuori sono là", riferendosi ai rifugiati afghani che hanno le loro famiglie o parte delle loro famiglie lì. Li ha ringraziati per "il grande senso di speranza" che hanno trasmesso e li ha incoraggiati a "resistere".

"Cosa significa resistere?", ha chiesto. "Avere la forza di andare avanti nonostante tutto. La resistenza non è un'azione passiva. Al contrario, richiede il coraggio di intraprendere un nuovo cammino, sapendo che darà i suoi frutti. Resistere significa trovare le ragioni per non arrendersi di fronte alle difficoltà, sapendo che non le viviamo da soli, ma insieme, e che solo insieme possiamo superarle. Resistere a ogni tentazione di arrendersi e cadere nella solitudine o nella tristezza. Chiediamo al Signore di aiutarci a trovare sempre la serenità e la gioia.".

"Qui, nella Porziuncola, San Francesco ci insegna la gioia di guardare a chi ci circonda come a un compagno di viaggio che ci comprende e ci sostiene, come noi facciamo con lui", ha detto loro il Santo Padre. "Che questo incontro apra i cuori di tutti noi a metterci a disposizione degli altri, a trasformare la nostra debolezza in una forza che ci aiuti a continuare il cammino della vita, a trasformare la nostra povertà in ricchezza da condividere, e quindi a migliorare il mondo".

Sebastian, Abdul...

Lo spagnolo Sebastian ha fornito una delle testimonianze. Era caduto nella droga, era stato in prigione ed era rimasto solo e disoccupato. Era assistito da un parroco di Mora de Toledo, Santiago Conde, e secondo lo stesso Sebastián chiedeva l'elemosina per vivere, mentre ora "sono un mendicante della misericordia di Dio", ha detto con emozione, dopo essere stato accompagnato in un centro per senzatetto.

Abdul, che si trova in Italia con la moglie Salima, ha ringraziato il governo italiano "per averci salvato". Qui a Foligno stiamo bene e ringraziamo la Caritas per averci aiutato con i documenti. Grazie per l'accoglienza, per la casa e per tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Grazie agli operatori e a tutto il personale Caritas che è al nostro fianco. Siamo particolarmente grati a loro perché ci trattano come loro genitori e noi come loro figli. Siamo molto preoccupati per una parte della nostra famiglia che rimane in Afghanistan e per un figlio rifugiato in Turchia e vorremmo che ci aiutaste a salvare anche loro", ha detto.

Yurek, raccolti dal Vescovo di Assisi

Monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, ha raccolto Yurek dalla strada, letteralmente. Un polacco di 60 anni, il vescovo lo trovò una notte di Natale, sdraiato a terra, ubriaco, al freddo. "Un lavoratore instancabile", lo descrivono i frati del rifugio, che lo aiutano anche a riabilitarsi dalla dipendenza dall'alcol: "Una foglia non può cadere a terra quando lui l'ha raccolta", dicono.

Yurek era venuto in Italia per lavorare, lasciando la moglie e le due figlie in Polonia, ma per una serie di circostanze si è trovato a vivere per strada ed è presto caduto nella spirale della dipendenza. Il vescovo Sorrentino lo ha affidato ai francescani intorno al 2014, facendone uno dei primi ospiti della carità, riferisce l'agenzia ufficiale vaticana. Yurek non conosce ancora l'italiano, ma strabuzza gli occhi quando riesce a capire qualche parola che descrive la sua storia o quando si parla del Papa, al quale è "molto devoto".

"Assisi non è una città come le altre".

Dopo le testimonianze, Papa Francesco ha iniziato il suo discorso parlando di San Francesco d'Assisi. "Se siamo qui oggi, è proprio per imparare da ciò che ha fatto San Francesco. Gli piaceva passare molto tempo in questa piccola chiesa a pregare. Si riuniva qui in silenzio e ascoltava il Signore, ciò che Dio voleva da lui. Anche per questo siamo venuti qui: vogliamo chiedere al Signore di ascoltare il nostro grido e di venire in nostro aiuto. Non dimentichiamo che la prima emarginazione subita dai poveri è quella spirituale", ha sottolineato il Santo Padre nel suo discorso, tenutosi nella Basilica di Santa Maria degli Angeli.

"Ad esempio, molte persone e molti giovani trovano il tempo per aiutare i poveri e portare loro cibo e bevande calde. Questo è molto buono e ringrazio Dio per la loro generosità. Ma soprattutto sono felice di sapere che questi volontari rimangono per un po' a parlare con le persone e a volte a pregare con loro. Anche essere qui, alla Porziuncola, ci ricorda la compagnia del Signore, che non ci lascia mai soli, ci accompagna sempre in ogni momento della nostra vita", ha aggiunto il Papa all'incontro, organizzato dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

Francesco ha ringraziato per "aver accettato il mio invito a celebrare qui ad Assisi, la città di San Francesco, la quinta Giornata Mondiale dei Poveri, che si svolge dopodomani". Assisi non è una città come le altre: Assisi porta il volto di San Francesco. Pensare che in queste strade ha vissuto la sua giovinezza inquieta, ha ricevuto la chiamata a vivere il Vangelo alla lettera, è una lezione fondamentale per noi".

"Certo, in un certo senso la sua santità ci fa tremare, perché sembra impossibile imitarlo. Ma poi, quando ricordiamo alcuni momenti della sua vita, quei "fioretti" raccolti per mostrare la bellezza della sua vocazione, siamo attratti da questa semplicità di cuore e di vita: è l'attrazione stessa di Cristo, del Vangelo. Sono fatti della vita che valgono più delle prediche", ha detto.

C'è un altro fatto importante", ha sottolineato il Papa, completando il concetto appena espresso con l'espressione di benvenuto. "Qui, nella Porziuncola, San Francesco accolse Santa Chiara, i primi frati e molti poveri che venivano da lui. Con semplicità li ha accolti come fratelli e sorelle, condividendo tutto con loro. Questa è l'espressione più evangelica che siamo chiamati a fare nostra: accoglienza. Accogliere significa aprire la porta, la porta della casa e la porta del cuore, e far entrare chi bussa. E che si sentano a loro agio, non stupiti".

"Dove c'è un vero senso di fraternità", ha continuato, "c'è anche una sincera esperienza di accoglienza. Dove, invece, c'è paura dell'altro, dove c'è paura degli altri, disprezzo per la loro vita, allora nasce il rifiuto. L'accoglienza genera un senso di comunità; il rifiuto, invece, blocca al contrario, chiude nel proprio egoismo".

Il Papa ha poi ricordato che "Madre Teresa, che ha fatto della sua vita un servizio di ospitalità, amava dire: "Qual è la migliore accoglienza? Un sorriso. Condividere un sorriso con qualcuno che ne ha bisogno fa bene sia a me che all'altro. Il sorriso come espressione di simpatia, di tenerezza".

"Un senso di speranza".

Prima, il Romano Pontefice ha ringraziato le testimonianze, "perché siete venuti qui da tanti Paesi diversi per vivere questa esperienza di incontro e di fede". L'incontro è la prima cosa, cioè andare verso l'altro con il cuore aperto e la mano tesa. Sappiamo che ognuno di noi ha bisogno dell'altro e che anche la debolezza, se vissuta insieme, può diventare una forza che migliora il mondo.

"Spesso la presenza dei poveri è vista con fastidio e tollerata; a volte sentiamo dire che sono i poveri i responsabili della povertà! È tempo che i poveri abbiano di nuovo voce, perché per troppo tempo le loro richieste sono rimaste inascoltate, inosservate", ha denunciato Francesco.

Il Papa ha riconosciuto "alcune cose che mi sono particolarmente piaciute, che vorrei riassumere in qualche modo, per farle ancora più mie e per farle sedimentare nel mio cuore". Innanzitutto, ho colto un grande senso di speranza. La vita non è sempre stata gentile con voi, anzi, spesso vi ha mostrato un volto crudele. L'emarginazione, la sofferenza della malattia e della solitudine, la mancanza di molti mezzi necessari, non vi hanno impedito di guardare con occhi pieni di gratitudine alle piccole cose che vi hanno permesso di resistere".

Lavoro, no alla violenza

"È tempo", ha infine gridato il Papa, "di rimboccarsi le maniche per ritrovare la dignità creando posti di lavoro". È di nuovo il momento di indignarsi per la realtà dei bambini che muoiono di fame, schiavizzati, gettati in schiavitù, sballottati nei naufragi, vittime innocenti di ogni tipo di violenza. È ora che la violenza contro le donne cessi e che vengano rispettate e non trattate come merce. È tempo di rompere il cerchio dell'indifferenza e di scoprire la bellezza dell'incontro e del dialogo".

In alcuni momenti il Santo Padre ha improvvisato, come è sua abitudine. Per esempio, ha elogiato il cardinale Barbarin, o quando ha ricordato che "questo è l'insegnamento che ci dà San Francesco: sapersi accontentare del poco che abbiamo e condividerlo con gli altri". I poveri presenti alla Giornata sono stati accolti a pranzo dal vescovo di Assisi Sorrentino.

Questa domenica, 14 novembre, si celebra la Quinta Giornata Mondiale dei Poveri, per la quale il Santo Padre ha scritto quanto segue Messaggio. Il Papa ci esorta ad "andare incontro ai poveri, ovunque si trovino", come riassumono i vescovi spagnoli, come si può vedere qui.

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Ecologia integrale

Albert Alberich: "Moda re- non è solo contenitori di abiti".

Combinando l'impegno per l'occupazione e la dignità umana con l'attenzione all'ambiente, il progetto Moda-re promosso dalla Caritas acquista ogni anno sempre più importanza e visibilità.

Maria José Atienza-12 novembre 2021-Tempo di lettura: 6 minuti

I cassonetti che vediamo in molte zone delle nostre città contengono molto più che semplici tessuti: un processo in cui convergono la raccolta, lo smistamento, il riutilizzo, il riciclaggio, la donazione sociale e la vendita di abiti, a cui partecipano direttamente più di mille persone. Un progetto pionieristico di cui Omnes ha parlato con Albert Alberichdirettore Moda re-.

-Come è nato questo progetto Moda-Re?

Moda re- è la risposta di Cáritas Española alla necessità di creare occupazione per i gruppi più vulnerabili e allo stesso tempo di rispondere in modo più efficiente alla sfida ambientale rappresentata dal corretto trattamento degli abiti usati.

La confederazione Caritas ha una lunga storia di lavoro con gli abiti usati per alleviare i bisogni delle persone più vulnerabili. Nel corso degli anni, la raccolta e il riutilizzo di questi abiti è diventata un elemento di creazione di posti di lavoro per queste stesse persone, sempre più convinte che l'occupazione sia il modo migliore per reinserirle nella società.

Con l'obiettivo, quindi, di continuare a gestire i rifiuti tessili, affrontare le nuove sfide ambientali e continuare a puntare sulla creazione di posti di lavoro per le persone più vulnerabili, nel 2018 è stata creata Moda re-, che diventerà una Cooperativa nel marzo 2020.

Moda re- ha generato circa 1.000 posti di lavoro, più della metà dei quali destinati a persone in situazione o a rischio di esclusione sociale.

Albert Alberich. Direttore della moda re-

-Come è stato accolto dalla Caritas diocesana?

Albert Alberich
Albert Alberich

Moda re-, del resto, è il risultato dell'unione di un gran numero di aziende di inserimento che hanno lavorato per la giustizia sociale attraverso il riutilizzo degli abiti.

Oggi 42 Caritas diocesane di tutta la Spagna fanno parte di Moda re- con le rispettive società di inserimento. Questa unione di forze ha permesso a Moda re- di continuare a crescere nella creazione di posti di lavoro (oggi più di mille) e nella cura dell'ambiente.

Insieme stiamo lavorando per rendere Moda re- uno dei progetti di raccolta, riutilizzo e preparazione al riciclo di maggior successo in Europa.

Per le diverse Caritas, il suo adattamento a Moda re- è semplice, perché la missione e i valori del progetto sono gli stessi che la Caritas ha mantenuto e conservato nella sua traiettoria. Tuttavia, da Moda re- ci impegniamo a rendere dignitosa la consegna degli abiti. Da Moda re- ci impegniamo anche per la naturale evoluzione del modello, approfondendo la dignificazione della consegna degli abiti. Ora le persone vulnerabili, che usufruiscono dei servizi Caritas, vivono un'esperienza di shopping pienamente normalizzata, come qualsiasi cliente: vengono in uno dei nostri negozi Moda re-, scelgono in base ai loro gusti i capi che vogliono indossare, li provano se lo desiderano, e al momento del pagamento consegnano la loro social card invece della carta di credito o dei contanti.

- Quante persone beneficiano del progetto?

Attraverso l'attività complessiva che svolgiamo, Moda re- ha generato finora circa 1.000 posti di lavoro, di cui più della metà per persone in situazione di esclusione sociale o a rischio di esclusione sociale che svolgono i loro percorsi di inserimento all'interno del nostro progetto. Allo stesso modo, attraverso i nostri negozi abbiamo donato ogni anno più di 600.000 capi di abbigliamento a persone bisognose. 

-Come si svolge questo duplice compito di inclusione lavorativa e di formazione, insieme all'impatto ecologico? 

Poiché il nostro progetto comprende l'intero ciclo degli abiti usati: raccolta, selezione, riutilizzo, riciclaggio, donazione sociale e vendita, entrambi i compiti vanno di pari passo in ciascuno dei processi.

Attraverso l'apertura dei nostri negozi di abbigliamento di seconda mano, in cui oltre alla consegna sociale di cui sopra, vendiamo abiti al pubblico in generale, generiamo occupazione per gruppi in situazioni di esclusione sociale. Siamo anche direttamente legati alla cura del pianeta, promuovendo il massimo utilizzo di tutte le materie prime, nonché un consumo sostenibile e responsabile attraverso l'offerta commerciale dei nostri negozi.  

Tutte le entrate generate dal progetto vengono utilizzate per il nostro sviluppo e la nostra crescita, in quanto non abbiamo scopo di lucro. Attualmente, 60% delle persone impiegate da Moda re-, accede a un lavoro normale dopo essere passato attraverso una posizione di inserimento. Il nostro obiettivo permanente è che sempre più persone in situazione o a rischio di esclusione sociale possano lavorare con noi, acquisendo così le competenze che permetteranno loro di fare il salto verso l'azienda ordinaria.

Questo deve essere combinato con i nostri crescenti sforzi per raggiungere la neutralità climatica, al fine di iniziare a generare un impatto ambientale positivo attraverso diverse azioni: la tecnologia di selezione automatica dei tessuti per riciclare quelli che non sono adatti alla donazione e alla vendita, al fine di generare nuove fibre e ridurre la produzione tessile, l'acquisto di veicoli elettrici o l'installazione di energia fotovoltaica per alimentare il progetto in modo sostenibile.

Attualmente, 60% delle persone impiegate da Moda re-, accedono a un'occupazione normalizzata dopo essere passati attraverso un posto di inserimento.

Albert AlberichModa diretta.
Pianta Formació i Treball modare

-Si stima che ogni anno nel mondo vengano acquistati 80 miliardi di nuovi capi di abbigliamento. Siamo consapevoli di ciò che c'è dietro ogni stampa in termini di manodopera, di condizioni di lavoro, di consumo di acqua, ecc. 

Negli ultimi anni l'industria tessile è cresciuta costantemente e con essa l'esaurimento delle risorse naturali a nostra disposizione. Ma la pandemia causata dal COVID-19 e il lungo tempo che trascorriamo chiusi in casa hanno permesso a tutti noi di riflettere su molte questioni, tra cui il danno perpetuo che arrechiamo alla nostra casa comune.

A seguito di questa crisi sanitaria, sociale ed economica, molte persone sono più consapevoli dell'importanza di consumare in modo responsabile, di incorporare abitudini sostenibili nella propria vita e di poter offrire una seconda possibilità agli abiti che non ci servono più donandoli ai nostri cassonetti.

- Negli ultimi anni abbiamo assistito all'espansione dei punti vendita Moda Re e ad accordi con aziende come Inditex o Decathlon. C'è una maggiore consapevolezza, da parte dell'industria tessile, della necessità di promuovere il lavoro, le persone e l'ecologia con questo tipo di progetti? 

Sì, a poco a poco la consapevolezza che consumare in modo consapevole e responsabile può generare un cambiamento sociale e ambientale sta prendendo piede nella nostra società, e la prova è che oggi abbiamo già più di 115 negozi di moda in tutta la penisola iberica e le isole Baleari.

Inoltre, da maggio, grazie a un accordo con Alcampo, Moda re- ha allestito cinque aree di vendita di abiti di seconda mano negli ipermercati Alcampo (Sant Boi, Centro Comercial Diagonal Mar, Sant Adrià de Besòs, Sant Quirze e Fuenlabrada), dove è possibile acquistare capi di seconda mano in perfetto stato. Questa iniziativa pionieristica consente di dare una seconda possibilità ai capi di abbigliamento, creando al contempo condizioni di parità tra l'usato e il resto dei nuovi prodotti di consumo dell'ipermercato. L'obiettivo è che queste aree di vendita raggiungano i 70 ipermercati Alcampo in tutta la Spagna entro il 2023.

Tutto ciò significa fare un ulteriore passo avanti verso l'economia circolare, la riduzione dei rifiuti e la sensibilizzazione sull'importanza del riutilizzo dei tessuti, oltre a favorire l'integrazione sociale delle persone a rischio di esclusione sociale.

- Ora che siamo al "cambio di stagione", molti cassonetti per la raccolta differenziata nelle nostre città sono pieni. Da qui nascono due domande: pensa che sempre più persone siano consapevoli del lavoro di Moda-re e, d'altra parte, pensa che Moda-re possa anche contribuire a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla sovrabbondanza di vestiti che a volte abbiamo in casa e che potrebbero essere utili per altre persone? 

Moda interna - Siviglia

Ogni cambio di guardaroba si traduce in una massiccia donazione di capi nei nostri cassonetti, ed è vero che le cifre della raccolta continuano ad aumentare, cosa di cui siamo molto grati perché ci permette di continuare a migliorare il nostro impatto sociale e ambientale.

Ma al di là dei dati di raccolta, dobbiamo essere consapevoli dei rifiuti tessili che produciamo: anche i vestiti inquinano e molti di essi non hanno la fortuna di finire in impianti come il nostro, dove vengono destinati a una fine sostenibile.

Crediamo che questo sia un buon momento per tutti noi per imparare a vivere con una coscienza sociale, quindi perché non iniziare a conoscere l'impatto positivo del ri-consumo di moda di seconda mano? Molte persone in tutto il mondo stanno già cambiando le loro abitudini di acquisto di prodotti tessili a seguito di questa pandemia e prendono sempre più sul serio l'impatto dei loro acquisti sulla salute, sulla società e sull'ambiente.

Il nostro obiettivo è che la popolazione conosca Moda re- per tutto ciò che comprende. Non siamo solo contenitori per la Caritas, né solo negozi dell'usato. Siamo inserimento lavorativo, inclusione sociale, attenzione al pianeta, dare una seconda vita agli abiti per ridurre i ritmi di produzione... insomma, abbandonare l'attuale modello di fast fashion e offrire al mercato un'alternativa sostenibile come la nostra, promuovendo il consumo responsabile e l'economia circolare a beneficio dell'ambiente e della società.

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Martiri

I martiri del XX secolo sono morti amando, perdonando e dimostrando così che il seme del Vangelo dà vita e produce frutti che oggi possiamo contemplare.

12 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Lo scorso 16 ottobre sono stati elevati agli altari 127 martiri della persecuzione religiosa in Spagna tra il 1936 e il 1939. Si trovava nella cattedrale di Cordoba e tra loro c'erano 19 persone legate all'arcidiocesi di Merida-Badajoz, 10 delle quali nate in città di questa arcidiocesi e altre 9 martirizzate in città della provincia di Badajoz che allora apparteneva alla diocesi di Cordoba.

Ho avuto l'opportunità di partecipare a questa celebrazione, che ha rivelato due grandi cose: la grazia che Dio dà ai battezzati di affrontare grandi prove e la fedeltà di molti nostri fratelli e sorelle, che li porta persino a dare la vita per il Signore.

Domenica scorsa, 7, abbiamo celebrato un'Eucaristia di ringraziamento nella parrocchia di Castuera, uno dei villaggi dove sono nati questi martiri. Durante la Messa si è percepita la vicinanza del Popolo di Dio a quei sacerdoti che hanno esercitato il loro ministero sacerdotale in mezzo a noi, che hanno vissuto nei nostri villaggi, camminato per le nostre strade e hanno persino dei parenti ancora tra noi.

Le parole profetiche dell'Apocalisse possono essere applicate a loro: "Essi escono dalla grande tribolazione; hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello. Hanno realizzato nella loro vita la generosità e la fiducia in Dio fino all'estremo. Sono stati fedeli alla loro vocazione di seguire l'Agnello fino alla vetta del sacrificio, dove li attendeva il loro Signore. Di fronte alla possibilità della morte, hanno preferito essere leali e mostrare, con la loro vita, il loro amore per Dio e per il prossimo per vivere, morendo, in un'eternità felice. Questo è ciò che crediamo, questo è ciò che speriamo, sulla base della promessa del Signore.  

"L'amore è più forte della morte", dice la Sacra Scrittura. Sono morti amando, perdonando, senza odio o rancore, e così hanno dimostrato che il seme del Vangelo dà vita e produce frutti; frutti che possiamo contemplare oggi. Tutti loro sentivano la piccolezza delle loro debolezze, sapevano di non essere nulla... ma quella debolezza, quella povertà... Non sono niente, non ho niente...li ha portati ad affermare con San Paolo: "non sono io, è Cristo che vive in me"e la paura si trasformò in coraggio, e la mancanza di uscita in speranza e l'oscurità dell'esito divenne trasparente per vedere il Signore crocifisso, pieno di luce e di vita, risorto". È Pasqua, "Mara-na-ta", il Signore viene. 

"Gesù poteva lasciarsi uccidere per amore, ma proprio in questo modo distruggeva il carattere definitivo della morte, perché in Lui era presente il carattere definitivo della Vita. Era un tutt'uno con la Vita indistruttibile, in modo tale che essa risorgesse attraverso la morte", Benedetto XVI ha detto. 

Sono i nuovi Beati che si aggiungono al lungo elenco del martirologio della Chiesa: vivi nel Signore, luci sul cammino, speranze realizzate e desideri esauditi per la pienezza nella gioia eterna dei nuovi cieli e della nuova terra irrigata con il loro sangue, unito a quello del loro Signore.

Erano servitori di quella Chiesa nata dal fianco aperto del Salvatore. Nella Chiesa non è importante quello che facciamo noi uomini, ma quello che fa Dio nostro Signore.né guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa".che diciamo nella Santa Messa, dove il Signore torna ogni giorno con il suo amore.avendo amato i suoi, li amo fino alla fine". 

L'autoreCelso Morga

Arcivescovo emerito della diocesi di Mérida Badajoz

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Prendendola in modo non filosofico

La filosofia si forma in senso critico, in un'analisi approfondita della realtà, che fa da contrappunto a una società superficiale e utilitaristica come la nostra. Proprio per questo motivo è oggi più che mai necessario.

12 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Stiamo imparando a conoscere la proposta del governo per la nuova legge sull'istruzione. Tra i tanti aspetti che potremmo analizzare, uno di quelli che sta passando inosservato è la diminuzione del peso delle discipline umanistiche e, nello specifico, della filosofia.

In effetti, l'Etica scompare dall'ESO e il carico didattico si riduce nel Bachillerato. In attesa di vedere se le Comunità Autonome "disferanno il pasticcio ministeriale" e aumenteranno il carico didattico di questa e di altre materie, il punto di partenza è che la LOMLOE riduce ancora una volta il peso delle materie umanistiche.

Il sapere umanistico è una finestra sul mondo, che apre gli occhi e la mente, che crea una convivenza critica e che dà conforto in molti momenti della vita.

La letteratura, la storia, la filosofia, la teologia e la filologia sono materie a cui non dovremmo rinunciare come società e tanto meno dovremmo permettere che i giovani ne siano privati. In particolare, la filosofia offre una formazione critica, un'analisi approfondita della realtà, che fa da contrappunto a una società superficiale e utilitaristica come la nostra. Ma proprio per questo è più che mai necessario.

Ridurre una materia a due ore è trasformarla in un "vaso", è ridurne l'importanza e il valore. Che dire poi se si lascia una materia in una sola ora, come accade per la Religione o la Musica, è renderle quasi inesistenti!

Ma le Humanities sono state anche accusate di un pregiudizio ideologico, per imporre postulati di parte, il che è molto pericoloso. Questo è grottesco nelle materie scientifiche dove, ad esempio, si propone lo studio della matematica da una prospettiva di genere. Ma è particolarmente pericoloso nelle scienze umane, che sono più permeabili a questi messaggi.

Per questo motivo, dobbiamo denunciare il fatto che la Storia ha perso la sua ricerca di obiettività nell'approccio a diversi eventi come la Seconda Repubblica o l'inclusione di visioni della Spagna che sono un brindisi al nazionalismo.

Nel caso della Filosofia, a causa di un presunto femminismo, sono state inserite alcune figure filosofiche che difficilmente possono giustificare il loro contributo alla Storia della Filosofia, mentre altre più rilevanti ma con un taglio diverso sono state lasciate da parte.

Temo che i nostri studenti andranno semplicemente a vedere il film di Amenábar su Ipazia di Alessandria e non impareranno altro, perché non c'è molto altro. Mentre una filosofa di prim'ordine come Edith Stein viene relegata nell'oblio. Forse perché questa donna ebrea, discepola di Husserl, il fondatore della fenomenologia, si è convertita al cattolicesimo, è diventata carmelitana scalza, martire ed è stata dichiarata patrona d'Europa da Giovanni Paolo II.

Forse.

L'autoreJavier Segura

Delegato all'insegnamento nella diocesi di Getafe dall'anno accademico 2010-2011, ha precedentemente svolto questo servizio nell'arcivescovado di Pamplona e Tudela per sette anni (2003-2009). Attualmente combina questo lavoro con la sua dedizione alla pastorale giovanile, dirigendo l'Associazione Pubblica dei Fedeli "Milicia de Santa María" e l'associazione educativa "VEN Y VERÁS". EDUCACIÓN", di cui è presidente.

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Zoom

La fuga infinita dal Congo

Una donna congolese porta il suo bambino e alcuni effetti personali al posto di frontiera nell'Uganda occidentale. Da settimane, uomini armati hanno preso il controllo dei villaggi vicino al confine, facendo sfollare molti congolesi nella vicina Uganda.

Maria José Atienza-11 novembre 2021-Tempo di lettura: < 1 minuto
Spagna

Caritas e Cee uniscono le forze per la 5ª Giornata dei poveri

Il Conferenza episcopale spagnola e Caritas hanno nuovamente unito le forze per mobilitare le comunità cristiane e la società nel suo complesso per sensibilizzare sugli obiettivi di questo evento annuale promosso da Papa Francesco.

Maria José Atienza-11 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

La quinta edizione di questa giornata è intitolata "I poveri li avete sempre con voi". Nel suo messaggio per la giornata, Papa Francesco ha sottolineato l'importanza che le chiese locali vadano "incontro ai poveri, ovunque essi siano". ,

"È urgente andare a incontrarli nelle loro case, negli ospedali e nelle case di cura, nelle strade e negli angoli bui dove a volte si nascondono, nei rifugi e nei centri di accoglienza... È importante capire come si sentono, cosa percepiscono e quali desideri hanno nel cuore".

Per incoraggiare la celebrazione di questa Giornata, la CEE e la Caritas hanno preparato diversi materiali, che sono disponibili in una spazio digitale creato ad hocad uso di tutte le diocesi, parrocchie, comunità, movimenti, associazioni e istituzioni della Chiesa.

I materiali sono preparati per essere diffusi nei vari canali di comunicazione attualmente utilizzati dalle diocesi e dalle comunità: un video, una serie di creatività grafiche per reti come Instagram o twitter, nonché i sussidi liturgici corrispondenti a questo giorno e il testo integrale del messaggio di Papa Francesco per questa Giornata.

Obiettivi

Come spiegato nei materiali di animazione della Giornata, la risposta al tema di quest'anno - "I poveri li avete sempre con voi" - implica:

  • Aprire il cuore alle persone, mettere da parte le resistenze che ci legano alla sicurezza di ciò che sappiamo fare e controllare, e fare spazio alla creatività e alla novità che gli altri possono portare e che noi non ci aspettiamo.
  • Cambiare la nostra mentalità, il nostro pensiero, in relazione al nostro modo di dare, per abbracciare la sfida della condivisione e della partecipazione.
  • Optare per uno stile di vita più semplice e austero, dove non accumulare per garantirsi la vita ci rende meno dipendenti dalle cose materiali e più liberi di credere e confidare nella proposta evangelica delle Beatitudini.
  • Aprirci alla grazia di Dio. Noi da soli non possiamo cambiare, è lo Spirito che trasforma i nostri cuori, le nostre menti e le nostre azioni, e usa la comunità per cambiarci e migliorarci come persone attraverso l'amore che semina in ognuno di noi.
Cultura

La Fondazione Ratzinger premia i nuovi "cooperatori della verità".

I vincitori dei Premi Ratzinger 2020 e 2021, assegnati dalla Fondazione intitolata al Papa emerito, riceveranno il premio il 13 novembre da Papa Francesco. Alla cerimonia saranno premiati due professori tedeschi, oltre ai vincitori dell'anno scorso, il francese Jean-Luc Marion e l'australiana Tracey Rowland, relatrice all'Omnes Forum il 14 aprile.

Rafael Miner-11 novembre 2021-Tempo di lettura: 5 minuti

Gli esperti premiati quest'anno dalla Fondazione Joseph Ratzinger-Benedetto XVI sono due intellettuali tedeschi. In primo luogo, Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz, professore emerito di Filosofia della religione e di Studi religiosi comparati presso l'Università di Dresda, specialista di Edith Stein e Romano Guardini, nonché curatrice delle rispettive pubblicazioni. Opera Omnia. E accanto a lei, Ludger Schwienhorst-Schönberger, oggi professore di Antico Testamento all'Università di Vienna e considerato uno dei massimi esperti dei Libri Sapienziali e, in particolare, del Cantico dei Cantici.

Nel 2020 c'erano anche due vincitori, ma la cerimonia non si è potuta svolgere a causa della pandemia. Si tratta del filosofo e teologo francese Jean-Luc Marion, professore di Metafisica alla Sorbona, accademico francese ed ex membro del Pontificio Consiglio della Cultura, e della professoressa australiana Tracey Rowland, esperta del rapporto tra la teologia del XX secolo e l'idea di cultura. La sua ricerca ha fatto particolare riferimento alla filosofia di Alasdair MacIntyre e alla teologia di Henri De Lubac e Joseph Ratzinger. Inoltre, dal 2001 al 2017 è stata decano della Istituto Giovanni Paolo II per il matrimonio e la famiglia a Melbourne e nel 2014 è stato nominato da Papa Francesco membro della Commissione teologica internazionale.

Secondo l'agenzia di stampa ufficiale vaticana, i quattro vincitori riceveranno il premio da Papa Francesco durante una cerimonia nella Sala Clementina il 13 novembre. 

Tracey Rowland, in Omnes

Si dà il caso che la dottoressa australiana Tracey Rowland, docente presso l'Università di Notre Dame, in Australia, e membro del comitato editoriale della rivista internazionale Comunioè intervenuto al Forum organizzato da Omnes il 14 aprile 2021, guidato dal sacerdote e professore dell'Università di Navarra Pablo Blanco. Il titolo del suo intervento era Teologia e cultura contemporaneaIl testo completo del rapporto è disponibile all'indirizzo www.omnesmag.com.

"Dobbiamo avere il coraggio di spiegare la fede".Tracey Rowland ha raccontato al Forum, dopo aver spiegato come il rapporto e l'interesse tra teologia e cultura risalga alla fine del XIX secolo, e soprattutto all'inizio del XX secolo con la fondazione della rivista Hochland di Carl Muth, che voleva realizzare in Germania ciò che aveva sperimentato in Francia, dove aveva "I cattolici credenti si muovevano con grande libertà nell'élite intellettuale del Paese, partecipando alle grandi discussioni come partner alla pari".

Il professor Rowland ha ricordato che Hochland "è stato pubblicato tra il 1903 e il 1971, con una chiusura di cinque anni tra il 1941 e il 1946 a causa dell'opposizione nazista alla sua linea editoriale".. Hochland si differenziava dalle altre riviste cattoliche in quanto pubblicava articoli provenienti da tutto lo spettro delle scienze umane, non solo saggi di teologia e filosofia, e doveva essere il precursore di Communio: rivista internazionale, fondata da Hans Urs von Balthasar, Henri Lubac e Joseph Ratzinger, di cui uno dei tratti distintivi è "la sua attenzione al rapporto tra fede e cultura e l'offerta di un'analisi teologica dei fenomeni culturali contemporanei".Tracey Rowland ha aggiunto.  

"Trasformazione trinitaria della cultura".

I driver di Comunio vogliono dialogare con la cultura, ma "rifiutano di dialogare con la cultura in termini non teologici".. In questo senso, Rowland ha ripreso l'idea del vescovo Robert Barron di Los Angeles, secondo cui "Quando si tratta di pensare al rapporto tra teologia e cultura, la domanda fondamentale è se Cristo posiziona la cultura o se la cultura posiziona Cristo"..

"Ratzinger"Il dottor Rowland ha continuato, "sostiene una completa trasformazione trinitaria della cultura, non solo una trasformazione cristologica, ma una trasformazione trinitaria. Il principio fondamentale di questa trasformazione è espresso nel documento Fede e Inculturazione, pubblicato dalla Commissione Teologica Internazionale, allora sotto la guida di Ratzinger"..

Il background di Rémi Brague

I premi della Fondazione Joseph Ratzinger-Benedetto XVI sono stati istituiti nel 2011 e da allora sono stati assegnati a 24 intellettuali di quindici Paesi, distintisi per "particolari meriti" nei loro studi in campo teologico-filosofico, ma anche in campo artistico. Tra loro ci sono anche un anglicano, un luterano e due ortodossi.

Nello stesso anno, il 2011, uno dei vincitori è stato lo spagnolo Olegario González de Cardedal. E nel 2012, il premio è stato assegnato a Brian E. Daley e lo storico e pensatore francese Rémi Brague, che interverrà al 23° Congresso dell'Unione Europea il prossimo novembre. Cattolici e vita pubblicaorganizzato dall'Associazione Cattolica dei Propagandisti (ACdP) e dalla Fondazione Universitaria San Pablo CEU, dal titolo Correttezza politica. Libertà a rischio.

Rémi Brague, professore emerito di filosofia araba e medievale alla Sorbona e considerato un riferimento intellettuale della piattaforma. Uno di noiè stato insignito di un dottorato onorario dall'Università CEU San Pablo all'inizio del 2020. L'università ha fatto notare che il professor Brague ha ricevuto il Premio Ratzinger nel 2012 e che è stato il titolare del prestigioso Sedia Guardini presso l'Università Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera, nonché docente ospite in Pennsylvania, Colonia, Losanna e Boston. 

Rémi Brague è invece autore di numerosi scritti, sia sulla storia delle idee che sul pensiero arabo, medievale e moderno. Il professore di Filosofia del Diritto presso l'Università CEU San Pablo, Elio Alfonso Gallego, ha evidenziato il suo ampio bagaglio culturale e la sua influenza sul pensiero cattolico attuale, sottolineando che "L'obiettivo della sua vita non è stato la fama o il successo, ma la ricerca della verità, con le lettere maiuscole. Raggiungere la saggezza delle cose e metterla al servizio della conoscenza".

"Cooperatori della verità

Il 9 novembre 2019 è stata l'ultima volta che Papa Francesco ha consegnato personalmente i Premi Ratzinger. In quell'occasione, i premiati sono stati il professor Charles Taylor e padre Paul Béré, S.J. Il Papa ha espresso la sua gioia per "l'importanza del lavoro svolto".di avere questa bella opportunità di esprimere ancora una volta la mia stima e il mio affetto per il mio predecessore, l'amato Papa Emerito Benedetto XVI".

"Papa Benedetto XVI ci ha detto più volte che la priorità del suo pontificato era quella di proclamare di nuovo Dio, il Dio di Gesù Cristo, in un momento in cui sembra essere arrivato al crepuscolo in vaste aree dell'umanità".Il Papa ha continuato e, dopo aver fatto riferimento ai due premiati, ha citato San Paolo VI.

"Nella sua grande esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi, il Santo Padre Paolo VI affermava: 'Per la Chiesa, evangelizzare significa portare la Buona Novella a tutti gli ambienti dell'umanità e, attraverso la sua influenza, trasformare dall'interno, rinnovare l'umanità stessa'. Questo vale per tutte le culture: l'accesso alla dimensione dell'umanità in cerca di riscatto deve essere cercato in tutte le direzioni, con creatività, con immaginazione; deve essere espresso con i linguaggi appropriati in tutti gli ambiti e gli spazi in cui l'umanità vive i suoi dolori, le sue gioie, le sue speranze"..

Infine, Papa Francesco ha sottolineato che "Sebbene i due premiati provengano da continenti e culture diverse, il loro messaggio è molto più simile di quanto non sembri a prima vista. Nella varietà delle culture, nella loro diversità di tempo e di spazio, si può e si deve sempre cercare e trovare la via verso Dio e verso l'incontro con Cristo. Questo era ed è l'impegno del professor Taylor e di padre Béré, questa è la missione di tutti coloro che, seguendo gli insegnamenti del teologo Joseph Ratzinger e del Papa emerito Benedetto XVI, intendono essere cooperatori della verità"..

Tempo sinodale: una chiamata a risvegliare la nostra vocazione

11 novembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

C'è un modello di vita cristiana nella Tradizione ortodossa che può illuminare questo periodo ecclesiale in cui viviamo, segnato dalla chiamata a tutti i battezzati a partecipare alla costruzione di una Chiesa sinodale. Mi riferisco a quei cristiani che, attraverso un approfondimento continuo della grazia battesimale, entrano in comunione con Cristo mediante l'unzione dello Spirito in modo tale che lo Spirito guidi la loro esistenza fino a partecipare ed essere segno in questo mondo dell'umanità risorta del Signore. In loro, le energie divine, lo Spirito in azione - ciò che in Occidente chiamiamo grazia - illuminano la loro umanità in modo palpabile, irradiando la luce della Trasfigurazione nella realtà di questo mondo attraverso la carità.

Conosciuti come gli "uomini e le donne spirituali", gli anziani, i genitori nella fede, gli starec o anche i "pazzi di Dio", sono stati legati per secoli alla tradizione monastica ma, negli ultimi decenni, hanno ispirato anche nuove forme di vita tra i laici, nascosti e immersi nelle grandi città, impegnati nel mondo del lavoro e della famiglia, nell'insegnamento della teologia e nel dialogo con la cultura, facendo dell'esistenza quotidiana una vera e propria liturgia, riuniti in piccole fraternità e al servizio dei poveri del nostro mondo. Questa espansione degli elementi propri della vita monastica nella vita del popolo cristiano ci ricorda che il monaco non è un chierico, ma un battezzato che ha preso sul serio la sua dignità.

La particolarità della struttura ecclesiale dell'Ortodossia è che queste figure spirituali godono di una vera autorità al suo interno. Alcuni teologi arrivano a descrivere la loro missione ecclesiale come un vero e proprio apostolato carismatico personale che perpetua nel tempo alcuni tratti genuini dell'apostolato paolino, in cui si accentua la prospettiva carismatica e profetica, e dell'apostolato giovanneo, suggellato dal carisma mariale e contemplativo.

Alla nascita della Chiesa questi apostolati sono stati esercitati in piena comunione con la dimensione petrina, senza opposizioni o contraddizioni ma in reciproco ascolto e collaborazione. Tuttavia, nel corso della storia del cristianesimo, e anche nella storia dell'Ortodossia fino ai giorni nostri, sono sorte tensioni tra queste due dimensioni della Chiesa, enfatizzando la prospettiva carismatica, fino a cadere in una spiritualizzazione la cui conseguenza può essere la democratizzazione; oppure, al contrario, favorendo una clericalizzazione che dimentica il vero sacerdozio dei battezzati. Questi pericoli non sono estranei alla nostra attuale realtà cattolica e, infatti, il rinnovamento sinodale cerca di allontanarsi da queste posizioni polarizzate che distorcono l'essere della Chiesa come comunione.

La dimensione gerarchica e quella profetica o carismatica si regolano nella certezza che tutta la Chiesa è soggetta all'obbedienza allo Spirito e anche nel riconoscimento che la vera profezia nasce dalla comunione con il Corpo di Cristo, che è il luogo in cui lo Spirito scende e si dona a tutti i membri uniti e riuniti. Così, comunione e libertà si armonizzano attraverso l'unzione dello Spirito che, quando ascoltiamo la sua voce e lo lasciamo soffiare - anche se non sappiamo dove ci sta conducendo - orienta sempre la coscienza personale di ogni cristiano verso la comunione della fede e della carità.

Abbiamo anche nel Chiesa cattolica con la testimonianza di santi uomini e donne che hanno incarnato questo ministero mariale, carismatico e profetico nella Chiesa in comunione con il ministero gerarchico e, in molti casi, incoraggiati da esso. In questo senso, il riferimento a Santa Caterina da Siena è classico, oppure, ai nostri giorni, è facile pensare a Madre Teresa di Calcutta o a Frère Roger di Taizé; in questo caso possiamo anche aggiungere la prospettiva ecumenica che, a partire dal comune riconoscimento del sacramento del battesimo, ci permette di accoglierci e ascoltarci tra cristiani di diverse confessioni che, unti dallo Spirito e dalla condizione di figli di Dio, possono essere portatori di una profezia e di una parola di grazia gli uni per gli altri.

Il fase sinodale in cui ci troviamo in questo momento ecclesiale è una chiamata a risvegliare in tutti i cristiani questa vocazione di "uomini e donne spirituali". Dio, infatti, ha affidato a tutti i suoi figli una parola, un gesto, un dono e un carisma personale da donare alla Chiesa e al mondo, affinché l'impulso e il fuoco dello Spirito, che abbiamo ricevuto nel giorno del nostro battesimo, ravvivi la nostra partecipazione e la nostra coscienza ecclesiale, facendoci sentire tutti responsabili, in comunione con tutti i membri della Chiesa, dell'urgenza di essere una presenza testimoniale in mezzo al nostro mondo contemporaneo.

L'autoreSuor Carolina Blázquez OSA

Priora del Monastero della Conversione, a Sotillo de la Adrada (Ávila). È anche docente presso la Facoltà di Teologia dell'Università Ecclesiastica San Dámaso di Madrid.

Letture della domenica

Commento alle letture di domenica 33a domenica del Tempo Ordinario (B): il bene dura per sempre

Andrea Mardegan commenta le letture della 33ª domenica del Tempo Ordinario e Luis Herrera tiene una breve omelia video. 

Andrea Mardegan / Luis Herrera-10 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Meditiamo sulle ultime cose della storia della salvezza con i discorsi di Gesù prima della sua passione. "In quei giorni, dopo la tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scosse. Il cielo, il sole, la luna e le stelle, che sappiamo dalle prime pagine della Genesi essere creature di Dio, con un inizio - e quindi non da intendere come divinità - hanno in sé la fragilità della creatura e avranno una fine, non sono eterni. "Il cielo e la terra passeranno". Così passerà la storia degli uomini e tutte le nostre imprese. Ma il libro di Daniele rivela che ci sono alcune stelle che sono per sempre, in un firmamento diverso: "I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che hanno condotto molti alla rettitudine risplenderanno come le stelle per sempre". Le opere non rimangono, ma il bene e i benefattori rimangono per sempre. E questi saggi ci guidano nella vita come stelle nel cielo. 

Inoltre, il libro di Daniele promette l'aiuto degli angeli: "In quel tempo, Michele, il grande principe, sorgerà per vegliare sui figli del tuo popolo". E soprattutto, Gesù ci assicura che "Le mie parole non passeranno", e che tornerà come causa della salvezza eterna: "Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e raccoglierà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra all'estremità del cielo". Di fronte al dramma dello sconvolgimento del cielo e della terra, Gesù ci conforta con un'immagine di tenerezza e di vita: cita il fico, che i suoi ascoltatori conoscono bene, e dice che la sua esistenza è una parabola dell'avvento definitivo del Regno. "Imparate la parabola del fico: quando i suoi rami diventano teneri e le sue foglie spuntano, sapete che l'estate è vicina".

La creazione di Dio ci rivela i segreti del suo Regno. In inverno l'albero di fico sembra morto, e non viene nemmeno usato per la legna da ardere o per costruire, a causa della sua fragilità, ma in estate si riveste di foglie così grandi da poter vestire Adamo ed Eva, e porta due raccolti di frutti lussureggianti di grande bellezza. "mitezza" (Gc 9, 11). Come il suo frutto è dolce e l'estate è calda, così sarà la seconda venuta di Gesù: "Sappiate che è vicino, che è alle porte". Secondo la lettera agli Ebrei, egli si avvicina con il suo sacrificio di salvezza: "Con un'unica offerta ha perfezionato per sempre coloro che sono santificati. Ora, dove c'è il perdono di queste cose, non c'è più offerta per il peccato". Con il Salmo 15 ci prepariamo a questo incontro: "Mi mostrerai il cammino della vita, la gioia piena alla tua presenza, la dolcezza infinita alla tua destra".

L'omelia sulle letture della Domenica 33

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliauna breve riflessione di un minuto per queste letture.

L'autoreAndrea Mardegan / Luis Herrera

Stati Uniti

Da Los Angeles all'altra sponda del mare

La parrocchia di Santa Caterina d'Alessandria, sull'isola californiana di Santa Caterina, è una delle 22 parrocchie designate come luogo di pellegrinaggio durante il Giubileo. 

Tom Hoffarth-9 novembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Una gioiosa processione, accompagnata da canti religiosi e salmodie entusiastiche, è risuonata nelle piccole strade residenziali di Avalon, sull'isola di Santa Catalina, a sud-ovest di Los Angeles, mentre il sole stava per tramontare dietro la parte centrale della catena montuosa, un venerdì pomeriggio. La processione era composta da circa 100 visitatori, provenienti dalla terraferma e dai loro nuovi amici, che portavano immagini incorniciate di Nostra Signora di Guadalupe e di San Juan Diego legate al retro di pick-up.

I vicini si affacciarono e poi uscirono dai loro portici. I turisti, al volante di auto elettriche a noleggio, si sono fermati di botto. Alcuni si sono uniti a loro e hanno chiesto di cosa si trattasse.

Tra i pellegrini c'era anche il vescovo ausiliare Marc V. Trudeau, che ha ritenuto che questa fosse un'occasione per aiutare i curiosi. "C'è qualcosa di meraviglioso in questo posto: è diverso vivere qui, è molto rilassato."Trudeau, che è responsabile della Regione pastorale di San Pietro, che comprende Avalon. "Così, quando si può avere una sfilata di persone qui con un paio di carri colorati, la gente in questo posto non può fare a meno di voler sapere cosa sta succedendo.".

Un percorso di tre chilometri che è iniziato e terminato sui gradini della chiesa di Santa Caterina d'Alessandria - passando per il municipio e risalendo Avalon Canyon Road fino alla storica voliera del Bird Park prima di fare una deviazione - ha dato il via a una cavalcata scortata dai Cavalieri di Colombo locali e applaudita da bambini in costumi colorati.

Il percorso costituiva solo una parte della giornata di pellegrinaggio, che è durata dall'alba al tramonto del 22 ottobre. Questa è stata la prima delle numerose stazioni in cui le immagini gireranno per l'arcidiocesi in preparazione della 90ª processione annuale di Nostra Signora di Guadalupe, che quest'anno coincide con l'Anno Giubilare di San Gabriele, che commemora i 250 anni di cattolicesimo a Los Angeles.

La giornata è iniziata poco dopo l'alba con la benedizione delle immagini da parte del vescovo Trudeau, che sono state collocate su una piccola imbarcazione, il Lotus, a Long Beach, accompagnate da una serenata di mariachi e giovani ballerini. L'imbarcazione ha impiegato cinque ore per attraversare il corso d'acqua lungo 26 miglia e consegnare le immagini.

Nel frattempo, circa 60 pellegrini provenienti da nove parrocchie dell'arcidiocesi hanno fatto un viaggio di un'ora fino ad Avalon, viaggiando sul Catalina Express.

"Il viaggio in barca può sembrare lento", ha dichiarato Carm Gullo, proprietario di Lotus e parrocchiano della parrocchia di Santa Caterina da Siena di Laguna Beach.Ma è stato molto efficiente".

Mark Padilla, che è stato Cavaliere di Colombo negli ultimi 20 anni presso la Chiesa di Sant'Antonio a San Gabriel, è diventato noto come "autista" delle immagini in quanto partecipa a vari eventi, tra cui la visita ai detenuti nelle carceri. Racconta di aver preso un giorno libero dal suo lavoro di insegnante di prima media alla St. Joseph's School di La Puente per coordinare la consegna, sapendo che ciò che avrebbe vissuto a Catalina sarebbe stato qualcosa da condividere con i suoi studenti.

"Possiamo vedere l'immagine di Nostra Signora di Guadalupe nelle comunità ispaniche, in tutta Los Angeles, ma è importante che raggiunga l'Isola di Catalina e che arrivi ovunque, come dovrebbe.", ha detto Padilla. "Dobbiamo conoscere il suo messaggio unico, come segno che indica la nostra fede. Ho una grande devozione per lei e sento una grande responsabilità nei suoi confronti.".

Santa Caterina d'Alessandria, una delle 22 parrocchie designate durante il Giubileo come luogo di pellegrinaggio per Avanti nella missioneha la storia dalla sua parte. Sebbene sia stata fondata nel 1902, la sua base operativa sull'Isola Catalina è stata registrata come luogo in cui l'esploratore spagnolo Juan Rodriguez Cabrillo celebrò messe di ringraziamento nel 1542, così come Sebastian Vizcaino nel 1602, quest'ultimo raffigurato in diversi murales sulle pareti della chiesa.

Riflettendo sugli eventi dei giorni che hanno preceduto il viaggio di ritorno, il Vescovo Trudeau ha auspicato che i partecipanti al viaggio si rendano conto che il pellegrinaggio è tutt'altro che finito. Trudeau sperava che i partecipanti al viaggio si rendessero conto che il pellegrinaggio è tutt'altro che finito.

"Ciò che conta in un pellegrinaggio è il processo. Il pellegrinaggio non si conclude quando si arriva a destinazione. Arrivare a Catalina non è stato il pellegrinaggio. Guardando alla storia passata, è meraviglioso che facciamo questi piccoli pellegrinaggi, che sono modelli del più grande pellegrinaggio che è la nostra vita.".

Durante la Messa serale, celebrata prima che i pellegrini tornassero sulla terraferma, Mons. Trudeau ha anche condito la sua omelia con le esclamazioni che erano state udite durante la giornata dai "pellegrini": "Andiamo!Viva la Vergine di Guadalupe, viva San Juan Diego, viva Cristo Re! ". E poi ne ha aggiunto un quarto: "!Viva Santa Catalina!".

L'autoreTom Hoffarth

Giornalista di Los Angeles.

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FirmeSergio Requena Hurtado

Pastori secondo il cuore di Cristo

Siamo tutti consapevoli delle sfide che coloro che oggi riceveranno il sacramento dell'ordinazione sacerdotale dovranno presto affrontare.

9 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Nel recente incontro dei rettori e dei formatori del Seminario maggiore, svoltosi a El Escorial l'ultimo fine settimana di ottobre, abbiamo riflettuto sulla sinodalità - il tema del momento - con il vescovo Luis Marín, sottosegretario del Sinodo dei vescovi, che ci ha parlato, tra l'altro, della "sfida della formazione per una Chiesa in cammino".

Ma permettetemi di non parlarvi di questo, bensì di un altro dei temi su cui abbiamo potuto condividere le riflessioni, rettori e formatori dei Seminari di Spagna: la tappa della sintesi vocazionale, che corrisponde alla tappa precedentemente conosciuta come tappa pastorale.

Salvador Cristau, vescovo ausiliare e amministratore diocesano di Terrasa, ha tenuto una relazione sullo stesso tema, seguita da una tavola rotonda in cui quattro rettori hanno condiviso le loro esperienze sugli obiettivi di questa tappa.

Tutti noi guardiamo con simpatia a coloro che stanno terminando la loro formazione nei nostri Seminari ma, allo stesso tempo, il nostro sguardo non è privo di una certa preoccupazione, perché siamo consapevoli delle sfide che presto dovranno affrontare.

Dobbiamo ricordare che siamo parte di un processo in cui, da un lato, li prepariamo ad accogliere il ministero nelle migliori condizioni, ma dall'altro dobbiamo prepararci come comunità cristiana ad accogliere e accompagnare questi nostri fratelli e sorelle che vengono a servirci.

È sempre una sfida condividere con l'intera comunità ciò che si vive in Seminario ma, al di là del "raccontare", si tratta soprattutto di "condividere" con loro un compito in cui siamo chiamati a essere agenti di un processo in cui ognuno di noi è necessario in modi diversi.

Nell'itinerario formativo, questa tappa riveste un'importanza singolare, perché è l'ultima tappa della formazione iniziale e, quindi, il ponte che aiuta a passare a una vita pastorale piena.

Il seminarista che in questo periodo è chiamato a ricevere l'ordinazione diaconale e, con essa, a vivere un tempo di intenso servizio a favore della comunità cristiana, deve assumere gradualmente delle responsabilità in spirito di servizio. È questo il momento di impegnarsi per una preparazione adeguata, in cui ricevere un accompagnamento specifico in vista dell'ordinazione sacerdotale. Se l'accompagnamento è importante in ogni momento, è particolarmente importante in questo momento. 

Sentire che non state camminando da soli riempirà il vostro orizzonte di luce e significato, soprattutto nei giorni in cui incontrerete maggiori difficoltà, vi farà bene ricordarlo. Tutti noi abbiamo bisogno di un aiuto speciale, a un certo punto, per capire meglio ciò che dobbiamo fare.

Queste sono solo alcune delle riflessioni che mi sono venute in mente dopo aver ascoltato i vari interventi che sono stati fatti durante la conferenza, il tema è ovviamente aperto a molto altro.

Sono piccoli punti che servono a ricordare che un processo come quello che si vive nei seminari è fatto di tanti piccoli passi che sono interconnessi e in cui la comunità cristiana deve essere sempre presente.

L'autoreSergio Requena Hurtado

Direttore del Segretariato della Commissione per i Seminari e le Università, EWC

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SOS reverendi

Cervelli assuefatti, cuori anelanti

Lo psichiatra e collaboratore di Omnes Carlos Chiclana, in questo articolo, che è stato la base della sua conferenza nel ciclo "Impariamo ad amare"Le caratteristiche principali delle dipendenze di oggi e i vari modi per aiutare chi ne è affetto".

Carlos Chiclana-9 novembre 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

Che cos'è una dipendenza?

È una situazione patologica in cui si diventa dipendenti da qualcosa per sentirsi bene e stabili nel breve periodo. Quello che cercate è di stare bene, ma questo vi squilibra, vi distrugge e vi distrugge a lungo termine. Di solito colma una lacuna biologica, psicologica, affettiva, vitale o esistenziale. Esistono livelli di gravità. Fumare cinque sigarette non è come fumarne venticinque.

Una dipendenza è diversa dall'uso sporadico (sniffare cocaina in estate un paio di volte), dall'uso ricreativo (giocare ai videogiochi ogni settimana per tre ore), dall'uso dannoso (ripetute abbuffate) o dall'uso problematico regolare che genera molte conseguenze negative (uso ripetuto di pornografia con interruzione della vita sessuale).

Dal punto di vista medico, per poter affermare che qualcuno ha una dipendenza, è necessario soddisfare alcune condizioni:

- Lo si usa in grandi quantità o ci si dedica molto tempo (mentalmente e/o comportamentalmente).

- Si cerca di controllare, ma non ci si riesce, anche se si vorrebbe.

- Lo desiderate e avete un desiderio irresistibile di ottenerlo.

- Mancato adempimento dei doveri accademici, lavorativi, familiari o sociali

- Genera problemi (medici, psicologici, relazionali).

- Continuate nonostante i problemi

- Provoca la riduzione o l'abbandono di attività importanti

- Si ha tolleranza: è necessaria una maggiore quantità o il comportamento è più sofisticato o più dedicato per ottenere lo stesso effetto.

- L'astinenza: sintomi fisici e psicologici se non si usa.

In questo modo, i comportamenti della persona diventano automatici e sono innescati da emozioni e impulsi. Il controllo cognitivo è compromesso. Non c'è autocritica, né considerazione delle conseguenze negative.

Da cosa si è dipendenti?

Principalmente a sostanze legali (nicotina, alcol, stimolanti, farmaci rilassanti o analgesici, inalanti, cannabis) e illegali (cocaina, eroina, droghe sintetiche) e a comportamenti (gioco d'azzardo, sesso, shopping, videogiochi, internet, lavoro, esercizio fisico, serie, persone, sette).

I più frequenti sono l'alcol, la nicotina, il lavoro, lo shopping.

Quali fattori sono correlati e predispongono alla dipendenza?

1.- Biologici come patologie psichiatriche (ansia, disturbo da deficit di attenzione e iperattività, depressione); elevata impulsività e bisogno di stimoli; esposizione precoce a sostanze (alcol, nicotina) o comportamenti a rischio.

2.- Psicologico come l'alta ricerca di novità, la bassa stima, la bassa tolleranza delle emozioni spiacevoli, le basse strategie di regolazione emotiva, gli stili di coping inadeguati, l'alta ostilità.

3.- Vitale-esperienziale come la perdita del senso della vita, l'edonismo esacerbato, il vuoto esistenziale, la crisi vitale, le carenze affettive e relazionali, il deficit spirituale, il disagio personale, la solitudine, la menzogna, la mancanza di comunicazione o la disperazione,

4.- Ambiente come il basso status economico o socio-culturale, i problemi familiari, gli eventi avversi e traumatici, l'abbandono, la mancanza di sostegno o la debolezza della coesione familiare.

Quali sono i segni che possiamo notare in un tossicodipendente?

"Se qualcosa attira la tua attenzione, non lasciarla andare, ti avverte, soprattutto quando ce ne sono diversi:

1.- Biologicodisturbi del sonno o dell'alimentazione. Irritabilità, sbalzi d'umore. Variazioni di peso.

2.- Psicologicolo usa come regolatore di emozioni spiacevoli o come ricompensa, continua nonostante i problemi; disagio e irritabilità se non riesce a farlo, diminuzione del rendimento scolastico o lavorativo, perdita di interesse per altre attività sociali o di svago,

3.- Nel relazionicambiamento dei modelli di relazioni sociali, limitatamente al gruppo di consumatori, comparsa di nuovi amici, isolamento, mette a rischio relazioni importanti.

4.- Altri segniI problemi più comuni sono i seguenti: spese eccessive o che non si sa a cosa siano servite, furti, sconvolgimento degli orari familiari, delle abitudini igieniche o degli stili di svago.

Come aiutare una persona con una dipendenza

È necessario aspettarlo, fino a quando non sarà in grado di vedere la realtà perché è ingannato, non perché vuole mentire, ma perché ancora non sa/può riconoscere ciò che sta accadendo. A volte è necessario aspettare che tocchi il fondo ed essere presenti per aiutarlo. Cercheremo di capire di cosa ha bisogno, cosa vuole ottenere attraverso questa sostanza/comportamento: tranquillità, incoraggiamento, stimolazione, soddisfazione, fuga? Incoraggiarlo a realizzarlo in un altro modo, probabilmente con un professionista.

Il trattamento deve essere fatto in modo completo, non vale la metà; integrale, radicale e attento alle diverse dimensioni. Come un'auto che ha bisogno di tutte e quattro le ruote correttamente montate. Quali sarebbero?

1.- BiologicoTrattamento delle malattie di base (depressione, ansia, iperattività), farmaci che possono aiutare a controllare i sintomi di astinenza, l'impulsività, ridurre il desiderio. A volte richiede il ricovero in ospedale per la disintossicazione, meglio se in centri specializzati.

2.- Psicologico. La motivazione al cambiamento, la speranza di una vita migliore, la possibilità di riabilitare la propria vita, di godersela di nuovo, di riumanizzarsi, di colmare le proprie carenze e di sviluppare nuove abitudini, nuovi comportamenti, di cambiare il modo di pensare, di imparare nuove strategie di regolazione emotiva e di coping. Possono essere utili gruppi di aiuto come gli Alcolisti Anonimi, e ce ne sono di tutti i tipi.

3.- Atteggiamento personale: aiutarvi a riconoscere la realtà, ad accettarla, a essere onesti e sinceri con voi stessi, ad assumervi le vostre responsabilità. Lavoreremo sul nucleo della loro identità, su ciò che sta accadendo loro, per liberarsi e riprendere il loro progetto di vita. Tutti i motori che possono essere attivati saranno di aiuto: personale, familiare, sociale, spirituale, religioso.

4.- Ambiente. Sarà necessario un cambiamento di scenari e relazioni.

Come prevenire

Se chiedete a qualcuno di avere la capacità di dire no, di controllare e di stabilire limiti ed equilibri, aiutatelo a creare l'organo per sviluppare questa funzione. Non insegnategli i valori, insegnategli come si sviluppano in virtù incarnate nella sua persona concreta.

Cosa si può fare?

1.- Protezione dei bambini di esposizione precoce a sostanze/comportamenti che possono creare dipendenza: pubblicità e accesso alle sostanze, bische lontane dalle scuole, limiti online.

2.- Campagne mirate (comunità, pubblicità, politica) per educare, formare e informare su sostanze e comportamenti direttamente dannosi.

3.- Campagne di educazione delle famiglie e di altri agenti formativi sull'uso/consumo di sostanze/comportamenti che possono portare a patologie (zucchero, caffeina, videogiochi, internet, cellulari, gioco d'azzardo).

4.- Formare persone libere e responsabili con la sicurezza intellettuale, aiutarli a

            - mettere i piedi per terra.

            - pensiero critico e riflessivo (conversazioni, letture, viaggi e visite al mondo)

            - progettare progetti a lungo termine (accademici, sportivi, hobbistici)

            - sviluppare le capacità di comunicazione

5.- Formare persone libere e responsabili con sicurezza emotiva. Questo aiuterà:

            - Coesione, affetto e sicurezza in famiglia.

            - Rafforzare i progressi. Applaudire la perseveranza. Convalidare le emozioni.

            - La formazione alla ricerca della motivazione per perseguire e raggiungere gli obiettivi personali.

            - Imparate a distanziare la ricompensa.

            - Insegnare gli strumenti per affrontare le avversità, stabilire limiti e dire no, seguire le regole e accettare le conseguenze del mancato rispetto delle stesse.

            - La cura di sé è un'esperienza che dà forza. Cura di sé.

            - Incorporare strategie di regolazione emotiva

6.- Formare persone libere e responsabili con sicurezza comportamentale.

            - Stimolazione sana con interessi, hobby, attività.

            - Siate grati. Restituite ciò che avete ricevuto.

            - Insegnare a non rinunciare ai valori personali

            - Formazione generale, culturale e intellettuale.

Vaticano

Il Papa chiede di pregare per i catechisti

Rapporti di Roma-8 novembre 2021-Tempo di lettura: < 1 minuto
rapporti di roma88

Papa Francesco dedica la sua intenzione di preghiera di dicembre ai catechisti, che secondo lui "hanno una missione insostituibile nella trasmissione e nell'approfondimento della fede", ricordando che in molti luoghi i catechisti sono i principali evangelizzatori.


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Vaticano

Accompagnare le persone che soffrono di depressione

Papa Francesco ha voluto dedicare l'intenzione di preghiera per il mese di novembre a pregare per le persone che soffrono di qualche problema di salute mentale.

Giovanni Tridente-8 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

L'intenzione di preghiera di Papa Francesco per il mese di novembre - diffusa tempestivamente dalla Rete mondiale di preghiera del Papa (precedentemente nota come Apostolato della preghiera) - è dedicata a un tema spesso ignorato dai media ma molto vivo nella società di oggi, quello dei milioni di persone che soffrono di problemi di salute mentale.

Si stima che siano quasi 800 milioni nel mondo, il 11% della popolazione, e i disturbi più frequenti hanno a che fare con la depressione (3%) e l'ansia (4%), che molto spesso possono avere il tragico esito del suicidio, la quarta causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 29 anni. Ci sono anche casi di esaurimento mentale ed emotivo, stress lavorativo, solitudine, incertezza economica, ansia per il futuro, impotenza di fronte alla malattia...

Per questo motivo, Papa Francesco ha voluto richiamare l'attenzione su questa malattia endemica, sperando che queste persone vengano adeguatamente accompagnate. Sono molti, infatti, i casi in cui "la tristezza, l'apatia, la stanchezza spirituale finiscono per dominare la vita delle persone, sopraffatte dall'attuale ritmo di vita".

Il fenomeno è stato esacerbato anche dalla recente crisi pandemica causata dalla Covid-19, che ha messo a dura prova la resilienza mentale ed emotiva di molte persone, intaccando anche il loro equilibrio psicologico e portando a situazioni di disagio e disperazione.

Sul tema dell'accompagnamento, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha pubblicato un anno fa un documento su come mostrare vicinanza a coloro che "si trovano nella segreta sofferenza dell'angoscia" per "invitarli a dissetarsi con la dolce compassione di Cristo, che si è fatto prossimo".

Recentemente, il prefetto dello stesso dicastero, il cardinale Peter Turkson, in occasione della Giornata mondiale della salute mentale (10 ottobre 2021), ha esortato tutti i cristiani a "farsi prossimi" a coloro che soffrono di disturbi mentali "per combattere ogni forma di discriminazione e stigmatizzazione nei loro confronti", come già sollecitato dal Santo Padre in diverse occasioni.

Per questo è necessario adottare "un modello culturale che metta al centro la dignità umana e promuova il bene per le persone e per la società nel suo insieme", ha ribadito il cardinale.

Nella sua intenzione di preghiera, Papa Francesco ci invita a non dimenticare, però, "che accanto all'indispensabile accompagnamento psicologico, utile ed efficace, aiutano anche le parole di Gesù", quando dice: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò".

La preghiera finale del Papa è che tutte queste persone trovino al più presto "una luce che apra alla vita".

L'iniziativa del Pontefice è sostenuta in questa occasione dall'Associazione dei sacerdoti cattolici per la salute mentale, un'organizzazione che offre sostegno spirituale a chi soffre di malattie mentali e promuove azioni per evitare qualsiasi tipo di discriminazione che impedisca la loro partecipazione attiva alla vita della Chiesa.

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Vaticano

Dimissioni del presidente di Comunione e Liberazione

Rapporti di Roma-8 novembre 2021-Tempo di lettura: < 1 minuto
rapporti di roma88

Il presidente di Comunione e Liberazione spiega di aver preso la decisione "per favorire il cambio di leadership a cui il Santo Padre ci chiama a svilupparci con la libertà che questo processo richiede", riferendosi alla decisione vaticana annunciata a settembre secondo cui non è possibile presiedere un movimento per più di due mandati di massimo cinque anni ciascuno.


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Cultura

L'Ordine del Santo Sepolcro e la Collegiata di Calatayud. Storia e ricordi

L'autore, cavaliere dell'Ordine del Santo Sepolcro dal 2007, spiega in questo articolo le sue impressioni e i suoi ricordi su questo Ordine cavalleresco.

Fidel Sebastian-8 novembre 2021-Tempo di lettura: 9 minuti

Sono nato e cresciuto nell'illustre città di Calatayud. Noi Bilbilitani eravamo molto orgogliosi di avere non meno di due chiese collegiali, ciascuna con il proprio coro di canonici: quello di Santa María (anticamente chiamato Mediavilla perché si trovava al centro della città), dipendente dal vescovo diocesano; e quello del Santo Sepolcro, che storicamente dipendeva dal patriarca di Gerusalemme, e i cui canonici conservano le insegne che li accreditano come tali: la più visibile, la croce patriarcale rossa (con due braccia), che evoca il legame con la Terra Santa e il suo patriarca.

Quando ero bambino e adolescente, andavo spesso a Santa María, una chiesa molto bella e antica, perché era molto vicina a casa, per andare a Messa e, ogni settimana, a confessarmi con mosén Enrique Carnicer, che era il canonico magistrale. La cappella del Santo Sepolcro si trovava sulla mia strada verso l'Istituto, e lì noi studenti abbiamo fatto dei ritiri aperti. Nella cappella del Carmen mi hanno imposto lo scapolare della Vergine. Il suo canonico priore, don Pedro Ruiz, è venuto all'Istituto. Da lui ho imparato a cantare la Messa gregoriana De Angelis durante alcuni periodi di ricreazione.

Don Pedro e Don Enrique, due personaggi che hanno influenzato gran parte di quella gioventù. Li ricordo entrambi eleganti, coperti dai loro ampi mantelli; Don Enrique usava il suo mantello come terza giacca. Quest'ultimo, inoltre, era (come si diceva) un "visitatore a domicilio", il sacerdote di fiducia della famiglia.

Ho avuto meno riferimenti ai Cavalieri del Santo Sepolcro. Non avevo mai visto nessuno di loro o nessuna delle loro cerimonie. Ho solo sentito mia madre dire, di tanto in tanto, che il padre della sua amica Clarisa era stato un grande gentiluomo e un buon cristiano, tanto da essere un Cavaliere del Santo Sepolcro. Clarisa Millán García de Cáceres viveva e lavorava a Madrid, e nelle occasioni in cui veniva a trovare la madre vedova, di tanto in tanto, ci faceva visita a casa. Era una rinomata archeologa, esperta di numismatica. Nell'ultima visita che ricordo, ci raccontò del suo soggiorno in Belgio, ospite del re Baldovino e della regina Fabiola, di cui era andata a catalogare la collezione di monete e medaglie. Poiché per i Cavalieri del Santo Sepolcro non c'era più l'obbligo della croce a Gerusalemme, suo padre, Miguel Millán Aguirre, era stato il primo a ricevere l'investitura nella collegiata di Calatayud il 31 ottobre 1920. In questo modo è stata portata a termine la nomina conferitagli dal Patriarca latino di Gerusalemme nel 1895. L'ho scoperto qualche tempo dopo, quando ho letto la splendida opera di Quintanilla y Rincón, la Reale Collegiata del Santo Sepolcro di CalatayudSaragozza. Così come suo padre non dovette recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme per essere investito cavaliere, Clarisa vi si recherà anni dopo e avrà l'opportunità di pregare (e farsi ritrarre) davanti al Santo Sepolcro durante una delle tappe della famosa Crociera Universitaria intorno al Mediterraneo del 1933, organizzata dal Decano delle Arti García Morente e alla quale parteciparono circa duecento persone tra professori, ricercatori e studenti di varie facoltà.

La Collegiata di Calatayud

Abbiamo testimonianze storiche delle origini e della storia della Collegiata di Calatayud fino ai giorni nostri. Dopo aver conquistato Gerusalemme alla fine della Prima Crociata nel 1099, Goffredo di Buglione lasciò un capitolo di canonici regolari incaricati della liturgia della Chiesa del Santo Sepolcro e un corpo di cavalieri per la sua custodia in Terra Santa.

Solo quarant'anni dopo, un tempio con lo stesso nome sarebbe stato eretto in Spagna, nella città di Calatayud, direttamente dipendente dal primo, con un capitolo di canonici e beni immobili con cui sostenersi. La situazione si creò alla morte del re d'Aragona, Alfonso I, che lasciò eredi del suo patrimonio i tre ordini gerosolimitani del Santo Sepolcro, di San Giovanni dell'Ospedale e del Tempio. Il patriarca di Gerusalemme, Guglielmo I, dopo aver rinunciato a questa complicata eredità (così come i rappresentanti degli altri ordini), nel 1141 inviò un canonico del Santo Sepolcro di nome Giraldo a ricevere dal conte Ramon Berenguer IV, succeduto ad Alfonso I, alcuni territori e vassalli che gli erano stati ceduti come compensazione per la rinuncia all'eredità. Tra queste proprietà, l'ordine dei canonici ricevette terreni e beni per costruire e mantenere la chiesa collegiata che avrebbe portato lo stesso nome della chiesa madre. Con diverse vicissitudini, la collegiata è sopravvissuta fino ai giorni nostri, quando dipende dal vescovo diocesano ed è governata da un parroco che il vescovo nomina anche priore.

Per l'importanza che la collegiata aveva raggiunto nell'ambito dell'Ordine del Santo Sepolcro, essendo considerata la casa madre dell'Ordine cavalleresco, e in coincidenza con il 900° anniversario della riconquista di Calatayud da parte di Alfonso il Battagliero, nel 2020 il vescovo di Tarazona, alla cui diocesi appartiene, chiese che la Santa Sede le concedesse la dignità di Basilica.

Il 9 novembre 2020, la Santa Sede ha informato il vescovo della concessione di questo titolo, mai concesso prima a una chiesa della diocesi. A causa della crisi sanitaria che il mondo intero stava soffrendo in quel periodo, la proclamazione fu spostata al 12 giugno 2021. Questo è stato celebrato con una cerimonia solenne in cui, inoltre, il priore della Basilica è stato investito come cavaliere ecclesiastico. La liturgia è stata presieduta dal cardinale Martínez Sistach, Gran Priore; concelebrata da diversi vescovi e sacerdoti; vi hanno partecipato le autorità civili e militari e circa 120 cavalieri e dame delle due circoscrizioni spagnole del Santo Sepolcro guidati dai rispettivi luogotenenti, don Juan Carlos de Balle e don José Carlos Sanjuán. In questa occasione è stata eseguita per la prima volta la Missa Santi Sepulcri, composta per l'occasione dal maestro Josep-Enric Peris.

Il cavalierato

Quando nel 2007 mi è stato chiesto di entrare a far parte dell'Ordine Cavalleresco, ho ritenuto che mi venisse offerto un onore che, come disse di sé lo scrittore Châteaubriand, "non avevo né chiesto né meritato". Con lo stesso rituale con cui fu nominato cavaliere nel 1810. Lui, in tutta segretezza per paura dei turchi che potevano irrompere; noi (io e i miei compagni), con tutto lo splendore dell'organo e dei cantanti. Lui, per mano del guardiano (superiore) dei Francescani della Custodia, che all'epoca aveva questo potere; noi, per mano dell'arcivescovo di Barcellona. Lui, nella chiesa francescana accanto a quella del Santo Sepolcro; noi, nella cattedrale della città spagnola di Barcellona. Lui e noi, ricevendo i tre tocchi di spada sulla spalla (lui, sempre della spada di Godfrey, che sarebbe scomparsa poco dopo in un incendio); noi, con una fedele replica. Lui, ricevendo gli speroni d'oro sui suoi stivali; noi, mettendoci sopra la mano in segno di possesso. Poi, lui e noi ricevemmo l'abito e le altre insegne: lui, dalle mani di quei religiosi; noi, dalle mani del nostro luogotenente, che allora era il conte di Lavern. Per accreditare questa dignità, Châteaubriand tornò a Parigi con un diploma firmato dal tutore e con il sigillo del convento; noi abbiamo ricevuto il diploma firmato e sigillato a Roma dal Gran Maestro.

In questa giornata ricca di emozioni, ci aspettava ancora una sorpresa molto piacevole. La regina Fabiola del Belgio, che si trovava in quel momento nella nostra città ed è stata così gentile da conversare con tutti gli ospiti, ci ha accompagnato alla cena per celebrare il passaggio dei nuovi cavalieri e l'investitura delle dame. La sua conoscenza e il suo apprezzamento per l'Ordine venivano da lontano; non a caso suo fratello Don Gonzalo de Mora aveva ricoperto per anni la luogotenenza di Castiglia e León.

Mentre alcuni di noi si riunivano intorno a lei e parlavano del defunto re Baldovino, mi sono ricordato, per associazione di idee, del primo signore bilbilitano che si è imbattuto nella basilica oggi, e di sua figlia, che un giorno andò a lavorare nel gabinetto numismatico del palazzo reale di Baldovino e Fabiola, e ho apprezzato anche la loro conversazione.

ingresso del Santo Sepolcro

Soggiorno in Terra Santa

Dal giorno in cui ho ricevuto la croce, il mio interesse per la Terra Santa, che presto avrei conosciuto lentamente, si è fatto più intenso. In effetti, ho avuto la fortuna di essere a Gerusalemme per tre settimane di fila durante l'estate del 2010.

Ho potuto visitare i Luoghi Santi e incontrare le persone più competenti: lo stimato padre francescano Artemio Vitores, che era vice-custode e viveva lì dal 1970, e il patriarca Fouad Twal, con cui ho potuto conversare a lungo in due occasioni e con cui ho ricevuto un distintivo da pellegrino e un diploma.

Non posso nemmeno dimenticare l'ospitalità del gioviale fratel Ovidio, compagno di padre Artemio, con il quale era arrivato dalla Spagna quarant'anni prima, e che ogni anno andava a raccogliere l'acqua del fiume Giordano e la imbottigliava per metterla a disposizione di chiunque la richiedesse, ad esempio per i battesimi.

Ho un ricordo vivido di quelle processioni che, come mi è stato detto, si tengono ogni sera da secoli da parte dei frati francescani all'interno della chiesa del Santo Sepolcro, accompagnati dai fedeli, tutti con candele accese e cantando in latino i testi sui fogli che distribuiscono. Un'emozione molto singolare si prova ogni volta che, di fronte a un luogo che richiama un passo del Signore, si pronuncia la parola che ancorano alla realtà più palpabile: hic, "qui". E i volti di quei fedeli del luogo, con i loro tratti arabi e il loro sguardo sempre grato per la presenza, la compagnia dei pellegrini che non li lasciano soli nella loro triste situazione di minoranza emarginata. E la gioia dei piccoli artigiani di Betlemme che vendono i loro manufatti. Quando i pellegrinaggi vengono interrotti, viene meno il loro sostentamento. È anche per questo motivo che l'Ordine del Santo Sepolcro incoraggia e organizza ogni anno pellegrinaggi dai vari Paesi in cui è presente.

L'Ordine del Santo Sepolcro

Quando qualcuno mi chiede cosa facciamo noi appartenenti all'Ordine del Santo Sepolcro per vivere, di solito rispondo con le parole di un tenente molto amato: "qui veniamo per fare due cose: pregare e pagare".

Infatti, oltre alle preghiere e alle altre pratiche religiose che ciascuno vive secondo la propria spiritualità, l'Ordine organizza messe, conferenze e ritiri per stimolare la pietà personale e la preghiera per i cristiani di Terra Santa.

Nell'ambito del sostegno finanziario, oltre ai contributi ordinari e straordinari di ciascun cavaliere e dama, cerchiamo di promuovere attività per risvegliare la generosità di altre persone che contribuiscono al sostegno della vita cristiana nella Terra di Gesù.

Aiuto nella pandemia

Attualmente, l'Ordine cavalleresco sostiene più di 90% del bilancio del Patriarcato di Gerusalemme (Palestina, Israele, Giordania e Cipro): sede del Patriarcato, seminari, parrocchie, scuole, università, residenze, dispensari, lavoro catechistico e pubblicazione di libri e catechismi...

L'Ordine ha risposto ai bisogni creati dalla recente pandemia di coronavirus con aiuti straordinari.

La distribuzione e il controllo di tutti questi aiuti sono affidati al Gran Magistero, il massimo organo di governo dell'Ordine, con sede a Roma.

Il 7 ottobre 2020, il Patriarca Gianbattista Pizzaballa, al suo quarto anno alla guida del Patriarcato, ha ringraziato l'Ordine del Santo Sepolcro per il suo sostegno: "In questi quattro anni di servizio alla Diocesi latina di Gerusalemme, nel Patriarcato latino, ho potuto constatare di persona il ruolo dei Cavalieri e delle Dame del Santo Sepolcro per questa Chiesa, non solo nel contesto delle attività educative e pastorali, ma in generale per la vita dell'intera diocesi. Sia con i pellegrini che attraverso iniziative nei rispettivi territori, le varie Luogotenenze hanno sempre mantenuto vivo non solo a parole, ma anche nei fatti e con la propria concretezza, il legame con le varie realtà del Patriarcato latino. Tutto ciò è stato confermato anche quest'anno, quando durante la diffusione della pandemia COVID-19, il Patriarcato si è trovato ad affrontare una nuova emergenza... gran parte della nostra popolazione ha dovuto affrontare una drastica riduzione dei salari e una situazione economica generale ancora più fragile del solito. Grazie al sostegno del Gran Maestro, con il Gran Magistero, il nostro appello ai Cavalieri e alle Dame ha avuto una risposta che ha superato di gran lunga le nostre aspettative e ci ha dato la spinta per affrontare questa emergenza con maggiore serenità. Siamo rimasti tutti stupiti e sorpresi da questa risposta immediata e dalla sua portata... Grazie per essere, per questa piccola ma importante Chiesa, il segno concreto e tangibile della Divina Provvidenza!".

Vorrei incoraggiare i lettori che si riconoscono in quest'opera di aiuto alla Terra Santa, come il tenente, a pregare e ad aiutare finanziariamente: troverete il modo migliore per farlo!

L'Ordine nel mondo

Attualmente l'Ordine del Santo Sepolcro è composto da circa 30.000 Cavalieri e Dame provenienti da una quarantina di nazioni, organizzati in circa 60 Luogotenenze e - nei luoghi in cui è in fase di fondazione - in una decina di Delegazioni Magistrali. Il Gran Maestro - un cardinale nominato dal Papa - coordina l'Ordine nel suo complesso a livello universale, circondato da un consiglio direttivo con sede a Roma, il Gran Magistero.

L'esecutivo del Gran Magistero è composto dal Governatore Generale, da quattro Vice-Governatori e dal Cancelliere dell'Ordine. Il Governatore generale segue le questioni organizzative strutturali e materiali, in particolare le attività sociali e caritative in Terra Santa.

Il Maestro delle Cerimonie guida e assiste il Gran Maestro nell'espansione spirituale dell'Ordine. Il Gran Magistero comprende anche l'Assessore e il Luogotenente Generale. 

L'autoreFidel Sebastian

Vaticano

Inizia il Sinodo a Roma "Su molte strade e da molte Chiese".

Il mese di ottobre ha segnato il "segnale di partenza" per il Sinodo che coinvolgerà la Chiesa universale e che durerà fino all'ottobre 2023. Le parole del Papa ci offrono la guida per questo itinerario sinodale. 

Giovanni Tridente-8 novembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

"Siete venuti da molte strade e da molte Chiese, ognuno di voi porta nel cuore domande e speranze, e sono sicuro che lo Spirito ci guiderà e ci darà la grazia di andare avanti insieme, di ascoltarci e di iniziare un discernimento nel nostro tempo, in solidarietà con le lotte e i desideri dell'umanità".

Sono queste le parole introduttive con cui Papa Francesco ha dato inizio al processo sinodale, che coinvolgerà tutti i fedeli sparsi in ogni angolo del mondo e a vari livelli di responsabilità e impegno, a partire dalla comune appartenenza battesimale, fino all'ottobre 2023.

Parole che, a nostro avviso, racchiudono l'essenza di ciò che il Vescovo di Roma intende donare all'umanità intera affinché possa trovare un raggio di speranza nelle tante crisi che la affliggono. 

È un trasferimento, ma anche un impegno. L'impegno di una Chiesa che, nonostante le difficoltà del momento, forte della storia che l'ha forgiata nei millenni, non vuole abdicare al suo ruolo di madre e maestra, pellegrina con i suoi figli verso il premio eterno promesso dal suo fondatore Gesù Cristo.

Il Papa è stato consapevole di tutto questo fin dall'inizio del suo pontificato e ha puntellato tutta la sua predicazione e il suo magistero con documenti importanti, a partire inevitabilmente dalla Evangelii gaudiumche si può dire sia il fulcro di questa visione globale che "....anticipa" y "coperture"Il resto.

Non è un segreto che nei dibattiti che hanno preceduto il conclave che ha eletto Jorge Mario Bergoglio sia risuonato in più occasioni l'appello a una maggiore collegialità e partecipazione tra i vari organismi ecclesiali. 

Certamente, siamo a un punto di non ritorno, e le molte politiche di "non ritorno" dell'Unione europeaprocessiIl "cristianesimo" della Chiesa e dei fedeli, e in definitiva della "cristianità", hanno generato un movimento dinamico il cui fine ultimo è quello di tornare a essere "protagonisti" nell'accompagnare lo sviluppo naturale della società e dei popoli. Non è certo un percorso privo di ostacoli o di rischi, ma l'obiettivo non è tanto quello di "risolvere" o "aggiustare", quanto quello di stimolare la comprensione e il desiderio di "soluzione" e "aggiustare", non come un trucco ma come un cambiamento profondo che inizia innanzitutto all'interno.

Torniamo a quelle parole introduttive all'inizio del Sinodo 2021-2023. 

"Sono venuti da molte strade e da molte Chiese.". Quello che si cerca di esprimere è la varietà e l'universalità del Popolo chiamato a raccolta e presente in questo cammino, di cui si conosce solo l'inizio e non lo sviluppo, affidato, come si dirà più avanti, alle "sorprese" dello Spirito Santo.

"Ognuno di noi porta domande e speranze nel cuore". Riflette l'inquietudine e la prospettiva futura dell'epoca contemporanea, in cui le persone hanno aspettative per le quali si aspettano risposte definitive.

"Sono fiducioso che lo Spirito ci guiderà e ci darà la grazia di andare avanti insieme.". Il Papa è consapevole che senza lo Spirito, la sua guida e la sua grazia, nessuno può fare nulla, e lo ribadisce concretamente nel prosieguo della sua riflessione.

"Ascoltarsi e avviare un discernimento nel nostro tempo.". Qui sono evidenti le due parole chiave che accompagneranno il cammino sinodale: l'ascolto - che deve essere comunitario ma anche e soprattutto personale nella preghiera - e il discernimento, come tappa successiva e come disponibilità a comprendere davvero ciò che lo Spirito chiede alla sua Chiesa.

Infine, "essere solidali con le fatiche e i desideri dell'umanità". Siamo tutti nella stessa barca e la crisi pandemica lo ha reso molto chiaro; Francesco lo ha ripetuto più volte. Quindi l'unico modo per "uscirne meglio" è applicare la solidarietà, diventare vicini, prossimi e in molti casi anche teneri, che è lo stile di Dio, ed è il tipo di Chiesa a cui tutti noi, a partire dal Vicario di Cristo, aspiriamo in questo grande processo che si sta aprendo nel nostro cammino di battezzati.

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Ecologia integrale

Giorni chiave a Glasgow per la crescita delle iniziative "verdi" in Spagna

Mentre i progressi al Vertice sul clima di Glasgow sono stati finora timidi, le strade della città scozzese sono state occupate da manifestanti che chiedono "giustizia climatica". In Spagna, le delegazioni diocesane per la cura del Creato, come quelle di Toledo, Granada e Ourense, promuovono progetti ecologici.

Rafael Miner-7 novembre 2021-Tempo di lettura: 6 minuti

Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza ieri a Glasgow, dove si svolge la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 (COP26), e in altre città della Gran Bretagna e del mondo, per chiedere un intervento sui cambiamenti climatici nell'ambito della Giornata globale di azione per la giustizia climatica.

Le marce arrivano dopo che venerdì numerosi giovani attivisti ambientali, tra cui Greta Thunberg, adolescente svedese di 18 anni, e Vanessa Nakate, hanno attraversato Glasgow per protestare contro gli investimenti nei combustibili fossili e l'incapacità di affrontare la crisi climatica. Thunberg ha definito la COP26 "due settimane di 'bla, bla, bla' da parte dei politici", aggiungendo che "questo vertice è come i precedenti e non ci porterà da nessuna parte"..,

Tuttavia, l'inviato del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden per i cambiamenti climatici, John Kerry, ha osservato che c'è "un maggiore senso di urgenza e di attenzione" rispetto al passato nei colloqui della COP26, anche se ha riconosciuto di essere "uno di quelli frustrati" dal ritmo dell'azione sul clima.

I negoziati del vertice dovrebbero concludersi venerdì 12 novembre con l'adozione di una serie di misure, tra cui l'obiettivo di limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi centigradi entro la fine del secolo. Uno dei settori in cui si cominciano a vedere dei progressi sono i piani per arrestare e invertire la deforestazione. Secondo gli esperti, le foreste sono fondamentali per catturare le emissioni di CO2.

Riscaldamento

La prima COP si è tenuta a Berlino nel 1995 e l'ultima, nel 2019, a Madrid. In precedenza, nel 2015, è stato adottato l'accordo di Parigi, che obbliga tutti i Paesi che aderiscono al patto a ridurre le proprie emissioni di gas. L'obiettivo principale è che l'aumento della temperatura media del pianeta non superi i due gradi Celsius e, per quanto possibile, 1,5 gradi.

Secondo gli esperti che consigliano le Nazioni Unite, il mondo si sta riscaldando di 1,1 gradi e gli Stati non sono in grado di raggiungere gli obiettivi di Parigi e i tagli ai gas serra sono insufficienti.

Messaggio del Papa

Qualche giorno fa, in un messaggio indirizzata al presidente della COP26 Alok Sharma, letta dal cardinale segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin ai rappresentanti di oltre 200 Paesi, Papa Francesco ha sottolineato la necessità di "un'azione urgente, coraggiosa e responsabile" se si vogliono raggiungere in modo coordinato e responsabile gli obiettivi scritti nell'Accordo di Parigi: "Sono ambiziosi, ma non possono essere ritardati", ha detto.

"Sono troppi i volti umani che soffrono di questa crisi climatica: oltre ai suoi impatti sempre più frequenti e intensi sulla vita quotidiana di molte persone, soprattutto delle popolazioni più vulnerabili, ci rendiamo conto che è diventata anche una crisi dei diritti dei bambini e che, nel prossimo futuro, i migranti ambientali supereranno i rifugiati dei conflitti".

Nel suo messaggio, il Santo Padre chiede se alla COP26 "ci sia davvero la volontà politica" di stanziare, con onestà e responsabilità, maggiori risorse finanziarie e tecnologiche per mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico, nonché per aiutare le popolazioni più povere e vulnerabili, che soffrono di più. Tanto più che il mondo continua ad affrontare i danni di una pandemia che sta devastando l'umanità da quasi due anni.  

"Partecipa alla sfida".

"La pandemia ci insegna che non abbiamo alternative: possiamo superarla solo se partecipiamo tutti a questa sfida", ha detto il Papa, ricordando che, così come la post-pandemia va affrontata insieme, "sull'esempio degli errori commessi in passato", è possibile fare lo stesso per contrastare la crisi globale del cambiamento climatico. È necessario lavorare in "profonda e unita cooperazione tra tutti i popoli del mondo", ha sottolineato il Papa al Vertice.

Francesco assicura che "si tratta di un cambiamento epocale, una sfida di civiltà per la quale abbiamo bisogno dell'impegno di tutti e, in particolare, dei Paesi con le maggiori capacità, che devono assumere un ruolo di primo piano nel campo della finanza climatica, della decarbonizzazione del sistema economico e della vita delle persone, della promozione di un'economia circolare e del sostegno ai Paesi più vulnerabili per adattarsi agli impatti del cambiamento climatico e rispondere alle perdite e ai danni causati da questo fenomeno".

Assistenza da parte di scienziati di alto livello

È allarmistico parlare di "una crisi ecologica senza precedenti", come sottolinea il Vaticano, compreso lo stesso Papa Francesco? Nel maggio di quest'anno, in occasione della Settimana della Laudato Si', a sei anni dalla pubblicazione dell'enciclica, Omnes intervistato Padre Johstrom Issac Kureethadam, direttore dell'Ufficio per l'Ecologia e il Creato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale presso la Santa Sede.

Padre Kureethadam ha sottolineato che "purtroppo c'è chi vede il cambiamento climatico come una "cospirazione" o pensa che sia allarmistico parlare della crisi della nostra casa comune". Si tratta di un problema molto spiacevole. La scienza del clima è cresciuta in modo significativo negli ultimi decenni e la comunità scientifica è unanimemente concorde nel ritenere che l'attuale crisi ecologica, nel caso del clima e della biodiversità, sia dovuta alle attività umane. In altre parole, sono di origine antropica. Io stesso posso dirlo come accademico. Nella stesura della Laudato Si', Papa Francesco è stato assistito da alcuni dei migliori scienziati del mondo, compresi i membri della Pontificia Accademia delle Scienze del Vaticano".

Riforestazione a Grenada

In Spagna, un numero crescente di iniziative viene attuato dalle diocesi, spesso in collaborazione con enti amministrativi e/o civili.

Per esempio, l'accordo firmato tra l'arcivescovo di Granada, Mons. Javier Martínez, e la Fondazione Pianta per il pianetaper il rimboschimento di parte del Monte de la Abadía del Sacromonte a Granada, la creazione della Delegazione diocesana per il rimboschimento dell'Abbazia del Sacromonte a Granada, la creazione della Delegazione diocesana Cura del creato a Toledo, o l'iniziativa di Ourense di cambiare i contratti dell'energia fornita in energia elettrica di origine rinnovabile al 100 % con l'installazione di pannelli solari in alcuni edifici ecclesiastici.

Nel caso di Granada, l'obiettivo del rimboschimento è quello di generare e proteggere la diversità e la bellezza delle sue montagne nella zona di Abadía. L'azione consisterà nel piantare 16.500 alberi (pini, lecci, ginepri e olivi selvatici) su una superficie di 26,43 ettari.

Durante la firma dell'accordo, l'arcivescovo di Granada ha espresso la sua soddisfazione per il fatto che questa iniziativa farà rivivere completamente il complesso abbaziale, oltre a rispondere all'attuale preoccupazione di Papa Francesco per il cambiamento climatico e la conservazione dell'ambiente. Il progetto è stato realizzato seguendo le linee guida dei servizi forestali della Junta de Andalucía, ed è stato progettato dagli ingegneri dello Fondazione Pianta per il pianetaed è stato supervisionato da ingegneri del Fondazione Abadía del SacromonteIl progetto è gestito dalla Commissione europea, che è incaricata di gestire il recupero del sito.

Tra gli altri obiettivi di questo rimboschimento vi è la compensazione delle emissioni di CO2 e l'aiuto a generare un ambiente di qualità superiore per Granada dai suoi dintorni periferici. Questa azione avrà effetti molto positivi nella lotta contro l'erosione di alcune zone del Monte de la Abadía, il cui suolo ha perso molta qualità negli ultimi decenni.

Strada per Guadalupe

D'altra parte, a Toledo, la Delegazione diocesana per la cura del creato ha offerto materiali per celebrare il tempo della creazioneproposto da Papa Francesco. Javier Gómez Elvira, delegato diocesano per la Cura del Creato, ha spiegato che si tratta di "un momento in cui il Papa ci incoraggia a celebrare per continuare a crescere nella consapevolezza che viviamo tutti in una casa comune come membri di un'unica famiglia". Gómez Elvira ha anche sottolineato che "il Papa nell'enciclica Laudato si' ci esorta a unire l'intera famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, perché le cose possono cambiare".

L'iniziativa, inaugurata all'apice della pandemia dall'arcivescovo di Toledo, monsignor Francisco Cerro, accompagnato da Gómez-Elvira, è stata la strada per Guadalupeattraverso i Montes de Toledo. Sono partiti dal Ponte di San Martín de Toledo e hanno iniziato con i pellegrini una breve passeggiata lungo il primo tratto del percorso.

Questo pellegrinaggio, organizzato dalla delegazione pastorale per il Cura del creatoIl percorso, che si snoda per 16 tappe lungo il tracciato, completa 196 km di percorso fino a Guadalupa. L'obiettivo è percorrerlo, studiarne l'itinerario, verificarne la percorribilità, documentarne e consolidarne storicamente il tracciato, e infine descrivere il paesaggio e gli ecosistemi e gli spazi naturali che attraversa. "La cura per il creato, la cura per la casa comune, si rivela come un atteggiamento fondamentale dell'essere cristiani", afferma l'arcivescovo di Toledo.

Ourense, pioniere dell'energia verde

Allo stesso modo, vale la pena sottolineare il lavoro della diocesi di Ourense, il cui vescovo è Mons. Leonardo Lemos, come pioniere dell'energia verde. Nella linea di camminare "verso un altro stile di vita più ecologico", la diocesi è consapevole che la Chiesa cerca di produrre "energia nel modo più etico possibile".. "Abbiamo scelto di fare un accordo quadro per introdurlo in diverse istituzioni della diocesi, attraverso una società di Orense,SolGaleoLe attività della Chiesa devono essere completamente rinnovabili, in modo che l'energia utilizzata nelle attività della Chiesa sia completamente rinnovabile, la cosiddetta energia verde., spiega Raúl Alfonso, delegato all'Economia.

L'accordo ha già permesso di passare all'energia verde in 50 edifici, centri e strutture della diocesi, e l'obiettivo è di incorporare gradualmente tutte le parrocchie rimanenti.

La diocesi ha optato per l'energia fotovoltaica attraverso pannelli solari per i suoi edifici. Germán Rodríguez-Saá, Fondatore e Presidente di SolGaleoIl governo spagnolo, afferma, "è un Paese con molte risorse eoliche e solari", ma è solo relativamente di recente che si sta muovendo verso le energie rinnovabili, come dimostra il confronto con altri Paesi europei.

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Il legno della Croce

Noi cristiani siamo i primi a commuoverci quando vediamo la grandezza di una madre che accetta la consegna del figlio sulla croce.

6 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

La vediamo tutti i giorni, o almeno spesso. La preghiamo e la preghiamo. Ci meravigliamo dell'Amore inchiodato, ma quanto siamo lontani a volte dall'abbracciarlo, dall'abbracciare la croce, dal fonderci in quel dolore inspiegabile.

Forse è per questo che noi cristiani siamo i primi che, vedendo questo abbraccio diventare realtà in un nostro simile, ci commuoviamo e ci sentiamo piccoli, privi di amore per la croce, quella vera, quella che fa male, quella che trafigge il petto, le mani e i piedi.

Sconvolta, come tanti altri, dall'esempio di questa madre che abbraccia colui che, involontariamente, ha anticipato la marcia della figlia verso il cielo. Come la Vergine ai piedi della croce, anche lei abbraccia il dolore, suo e degli altri.

Leggevo su un social network la riflessione di un'altra donna, un'altra madre, un'altra persona che lotta ogni giorno nella sua vita di fede e che, di fronte a questo immenso abbraccio, si chiedeva di che pasta sono fatti i cristiani di legno, questa madre cristiana che abbraccia il dolore del suo dolore. E lei rispose: "del legno della croce".

Come il legno, questa forza, questa forza d'animo non si ottiene da un giorno all'altro. È stata alimentata, cresciuta, rafforzata in ogni nodo: in ogni piccolo abbandono, in ogni preghiera di fronte all'incomprensibile, in ogni atto di generosità inosservato. Da questo legno di cui tutti siamo partecipi, innaffiato dal sangue di Cristo, nasce l'accettazione di fronte a un mistero incomprensibile come la morte "assurda" di un bambino.

E da quel legno, da quella Croce che, a volte, preferiamo guardare da lontano, dobbiamo essere oggi, ognuno di noi, i nuovi cirenei.

L'autoreMaria José Atienza

Direttore di Omnes. Laureata in Comunicazione, ha più di 15 anni di esperienza nella comunicazione ecclesiale. Ha collaborato con media come COPE e RNE.

Educazione

La filosofia conta

Numerosi insegnanti si ribellano alla soppressione della filosofia nella scuola dell'obbligo (ESO), la nuova legge sull'istruzione, proprio tra i 14 e i 17 anni, un momento chiave per i giovani. I professori Torralba e Postigo sostengono Omnes, e si uniscono ad altri come Diéguez e Sturm, o Santos.

Rafael Miner-6 novembre 2021-Tempo di lettura: 6 minuti

Qualche giorno fa, Antonio Diéguez, professore dell'Università di Malaga, si è posto queste domande. "Che cos'è la giustizia, che cos'è la libertà, che cos'è la verità, che cos'è la conoscenza, che cos'è il bene, che cos'è la virtù, quali sono i miei obblighi verso gli altri, che cos'è una buona vita? Il hashtag su twitter era #lafilosofiaimporta.

Ognuno di noi potrebbe porsi queste domande o altre simili. José María Torralba, professore di Filosofia morale e politica all'Università di Navarra, ha commentato: "La filosofia è un sapere inutile?" E ha citato i professori Diéguez e Thomas Sturm, quest'ultimo dell'Università Autonoma di Barcellona, che hanno appena scritto un articolo su ElConfidencialintitolato La filosofia ha una sua utilità, e vi spieghiamo perché.

"In effetti, se si guarda con attenzione, ci si accorge che poche cose sono state più trasformative della filosofia. In più di qualche occasione le idee filosofiche hanno cambiato la storia". Lo dicono gli autori e lo sottolinea il filosofo José María Torralba, direttore dell'Istituto Core Curriculum dell'Università di Navarra, che oggi sintetizza per Omnes alcune idee sul tema.

Allo stesso tempo, Elena Postigo, dottore di ricerca in Bioetica, è entrata nel dibattito fin dall'inizio: "Non c'è Bioetica senza Filosofia, anche se molti pensano che sia possibile fare Bioetica senza Filosofia. A mio avviso, sono intimamente legati. Qualsiasi decisione in materia di etica applicata richiede una riflessione preliminare, in molti casi profondamente filosofica".

"Alcuni riducono la bioetica a meri calcoli utilitaristici, costi-benefici o all'etica procedurale. A nostro avviso, la bioetica, come branca dell'etica applicata, ha una radice filosofica fondamentale che la rende una vera scienza umana. Una radice con due aspetti: uno antropologico (quale concetto di uomo sottende) e l'altro strettamente etico", spiega Elena Postigo, direttore dell'Istituto di Bioetica dell'Università Francisco de Vitoria. La professoressa presenterà anche alcuni dei suoi punti di vista a Omnes.

Non critico

La difesa della filosofia che viene fatta negli ambienti universitari e accademici ha le sue radici, come è stato sottolineato, nel fatto che nell'ESO della nuova legge sull'istruzione (LOMLOE), non ci sarà alcuna materia obbligatoria di Etica o Filosofia, nemmeno facoltativa (a meno che non venga inclusa dalle comunità autonome).

La Comunità di Madrid si è impegnata a mantenere l'opzione Filosofia nella IV ESO e Psicologia nel Bachillerato, secondo quanto dichiarato dal Direttore Generale dell'Istruzione Secondaria, della FP e del Regime Speciale, José María Rodríguez. L'incontro era stato richiesto dalla Sociedad Española de Profesorado y Plataforma de Filosofía (SEPFi) e dalla Asociación de Profesores de Filosofía de Madrid (APFM).

Laura Santos, docente di Filosofia presso la scuola CEU San Pablo Montepríncipe, ha difeso la filosofia e lo spirito critico dei giovani del programma La lente d'ingrandimentoin TRECE tvUna società che manca di filosofia, che non ha studiato filosofia, ha qualcosa di molto grave che non va. Lo spirito critico deriva dalla parola krinein [greco], che significa filtrare, discernere, è vagliare, discernere tra il grano e la pula, tra l'accessorio e il necessario, tra il prezioso e il non prezioso. Se non abbiamo uno spirito critico, non possiamo dire di pensare con la nostra testa. Questo significa una cosa molto importante: che non siamo liberi e che non stiamo parlando di democrazia nel suo vero senso. Non possiamo dimenticare che l'ESO è l'istruzione minima obbligatoria che ogni studente in Spagna deve avere".

"Prendere decisioni libere

L'analisi della questione filosofica, condotta per Omnes dal prof. José María Torralbaè la seguente:

"Nell'ESO non ci sarà nessuna materia obbligatoria di Etica o Filosofia, nemmeno facoltativa, a meno che non venga inserita dalle comunità autonome). In questo periodo di divisione e scontro politico, una delle poche iniziative votate all'unanimità dal Parlamento è stata quella di includere nuovamente l'Etica nell'ESO attraverso la LOMLOE, che era scomparsa con la LOMCE. Alla fine, però, il Governo ha deciso di non includerlo, probabilmente per fare spazio a "Valori civici ed etici".

Possono sembrare argomenti simili, ma sono molto diversi. In Etica, gli argomenti di studio sono presentati in modo critico e agli studenti vengono offerte le risorse necessarie per comprendere l'origine storica dei concetti e la loro giustificazione. In altre parole, li aiuta a sviluppare la capacità di pensare da soli, imparando dai grandi filosofi, vedendo il contrasto tra le loro posizioni, ecc. D'altra parte, con "Valori civici ed etici" si ritorna a qualcosa di simile alla controversa "Educazione alla cittadinanza".

A mio avviso, l'educazione civica è molto necessaria, ma non può ridursi all'esposizione dei valori dominanti di un determinato momento, perché ciò lascia gli studenti alla mercé di chi governa o progetta i programmi di studio. Questioni fondamentali per i diritti umani come l'uguaglianza tra uomini e donne vengono apprese correttamente quando ogni studente viene aiutato a comprendere la nozione di dignità ed è in grado di argomentare da solo perché la discriminazione dovrebbe essere rifiutata. Non basta etichettare e dire che certi comportamenti sono intollerabili o spregevoli.

È necessario capire che qualcosa è buono o giusto, non perché lo abbiamo deciso in un momento storico specifico o perché lo dice la Costituzione, ma perché riconosciamo una realtà, in questo caso la pari dignità di uomini e donne. E questa è una questione etica: come riconosciamo i valori, sono relativi alla cultura o a ciascuna società, come possiamo distinguere tra valori giusti e ingiusti? Le società filosofiche accademiche sono unanimi nel criticare l'assenza dell'Etica e nell'avvertire che il tema dell'Educazione ai Valori non la sostituisce.

Con la LOMLOE, invece, la materia Storia della Filosofia torna a essere obbligatoria nel secondo anno del Bachillerato. Si tratta di una buona notizia, anche se è al di fuori dell'istruzione obbligatoria di tutti gli studenti.

Il punto di svolta nella formazione di una persona è l'età compresa tra i 14 e i 17 anni. Ecco perché è così importante avere accesso alle discipline umanistiche (non solo la filosofia, ma soprattutto la letteratura, dove si leggono i libri).

Libertà, uguaglianza

A volte si pensa che la filosofia sia una teoria con poche applicazioni pratiche. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Per fare un esempio, la nostra democrazia si basa su due valori: libertà e uguaglianza.

Il modo in cui li intendiamo oggi, o meglio i diversi modi in cui possono essere intesi, deriva da diverse correnti filosofiche: la libertà è autodeterminazione o capacità di compromesso? Siamo principalmente soggetti di diritti o membri di una comunità? L'uguaglianza è la stessa cosa dell'egualitarismo? Ci sono differenze sociali che sono giustificate? Come dovrebbero essere premiati il merito e lo sforzo? Qual è la giustificazione delle politiche di ridistribuzione della ricchezza?

Senza una base minima di conoscenze filosofiche, è molto difficile che i cittadini possano prendere decisioni libere nella società, senza essere dominati da discorsi ideologici di un tipo o di un altro. L'ideologia si basa sul potere (economico, politico o militare), mentre la filosofia si basa sulla verità. Viviamo in società altamente ideologizzate. La filosofia ci aiuterebbe a rendere la verità più presente nel dialogo pubblico.

"Riflessione antropologica

Un'idea nucleare del direttore dell'Istituto di Biotica dell'Università Francisco de Vitoria, Elena Postigoè il fondamento antropologico ed etico della bioetica. Ecco alcuni dei suoi postulati, necessariamente estratti.

"La bioetica non è una scienza in sé, è un'etica applicata, quindi di tutto ciò che è riflessione morale, riflessione etica. La bioetica studia gli interventi sulla vita in generale, umana, animale e vegetale, per vedere quali sono le implicazioni etiche e per poter prendere decisioni nel rispetto della dignità umana.

La cosa importante da sottolineare è che la bioetica è una branca dell'etica, applicata a un certo insieme di questioni, interventi sulla vita, e quindi la riflessione della bioetica è una riflessione morale. Non si tratta solo dell'uso di principi. Dico questo perché c'è una tendenza, una delle più in voga in bioetica, che è quella del principlismo, nata negli anni Settanta. Questi principi sono veri, ma appartengono all'etica classica: non fare del male, fare del bene, agire con giustizia, rispettare la libertà. La bioetica non inventa nulla.

Chi è una persona

In secondo luogo, la riflessione filosofica, e in particolare quella antropologica, è molto importante. Perché a seconda del proprio concetto di persona, si deciderà in un modo o nell'altro come agire in relazione a questo essere. Peter Singer, filosofo australiano, sostiene che sono persone solo coloro che sono in grado di ragionare e decidere autonomamente. Egli conferisce lo status di persona solo a coloro che dimostrano di pensare e decidere. Esclude dal gruppo di persone l'embrione, il feto, il disabile mentale, il comatoso, lo stato vegetativo.

D'altra parte, in una prospettiva personalista, di personalismo ontologico, che è la prospettiva che io sostengo e che il mio maestro Elio Sgreccia ha iniziato, la prospettiva cristiana, l'umanesimo cristiano fornisce un concetto di persona che non è ridotto solo alla funzione delle sue attività mentali, ma è anche un essere che esiste, una sostanza con accidenti. Se capite la persona in quest'altro modo, la rispetterete, anche nelle fasi in cui non dimostra ancora di essere capace di pensare e decidere.

Da qui l'importanza del fondamento antropologico in bioetica. Quasi nessun modello, né l'utilitarismo né il principialismo, tiene conto dell'approccio antropologico, che è molto importante. Un approccio antropologico con uno sfondo metafisico".

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Spagna

Maru Megina: "Dobbiamo continuare a essere Chiesa nel mondo del lavoro".

Intervista a María Dolores Megina Navarro, presidente di Hermandad Obrera de Acción Católica (Fratellanza dei lavoratori di Azione Cattolica)Il 6 novembre, il movimento chiude le celebrazioni per il 75° anniversario della sua nascita in Spagna.

Maria José Atienza-5 novembre 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

Il 6 novembre, il Hermandad Obrera de Acción Católica (Fratellanza dei lavoratori di Azione Cattolica)L'anno di celebrazione del 75° anniversario della nascita di questo movimento di Azione Cattolica per la Pastorale del Lavoro e dell'incontro tra la Chiesa e il mondo del lavoro sta per concludersi. Un tempo che, da questo movimento, hanno vissuto come uno straordinario momento di memoria grata del passato, per proiettare il futuro, nell'esperienza impegnata del nostro presente.

Quest'anno ha visto anche l'elezione del María Dolores Megina Navarro come nuovo presidente di HOAC. Tecnico della prevenzione professionale, membro di una cooperativa del settore socio-sanitario e attivista della diocesi di Jaén, Maru, come viene abitualmente chiamata, ha concesso un'intervista a Omnes in occasione della chiusura di questo 75° anniversario, che porta ancora una volta in primo piano la necessità di questo movimento nella Chiesa di oggi.

- Lei è stato recentemente eletto presidente di HOAC. Come ha vissuto questo 75° anniversario? 

Con grande gioia, naturalmente. È stato un anno in cui celebrare questo momento di incontro tra la Chiesa e il mondo del lavoro. Per questo guardiamo alla nostra storia con gratitudine e ringraziamo per aver scoperto Gesù Cristo in questa realtà sofferente del mondo del lavoro, per l'amore che dimostra a ogni persona nel mondo del lavoro. Ringraziamo anche per la generosa dedizione di tanti attivisti che hanno speso la loro vita nella lotta per la dignità del mondo del lavoro.

Ringraziamo per l'esperienza formativa HOAC, che ci ha aiutato ad approfondire il nostro essere personale e cristiano e, naturalmente, per essere e sentirci inviati come comunità ecclesiale al servizio del mondo dei lavoratori e del lavoro.

Maru Megina

- Un anniversario è sempre un momento di verifica e di impulso, lo è stato anche per HOAC e i suoi militanti? 

Naturalmente. Il compito fondamentale della HOAC è quello di formare lavoratori cristiani militanti. La nostra fede e la nostra formazione ci portano a contrapporre la fede alla vita, a essere in un costante processo di revisione, di conversione e in tensione su come dobbiamo evangelizzare nel qui e ora il mondo dei lavoratori e del lavoro, come incarnarci nelle periferie del mondo del lavoro.

Ma è certo che questa celebrazione, questo rendere grazie, diventa per noi un rinnovamento della nostra fedeltà per continuare a essere Chiesa nel mondo del lavoro e mondo del lavoro nella Chiesa. Questo ci spinge anche a continuare a impegnarci nella lotta per la giustizia e la fraternità, in modo da rendere possibile la vita in condizioni dignitose per tutte le persone e le famiglie nel mondo del lavoro e del lavoro; e, d'altra parte, ci porta, dal nostro essere ecclesiale, a collaborare affinché la Chiesa nel suo insieme cresca in questo servizio agli impoveriti e nella difesa della dignità del lavoro e del lavoro dignitoso.

- Stiamo attraversando un periodo di crisi socio-economica che colpisce soprattutto i lavoratori; in questo senso, quali sono le sfide per il futuro di HOAC? E come viene attualizzato oggi il suo impegno cristiano? 

Proprio quando il mondo operaio più impoverito non si era ancora ripreso dalle conseguenze della crisi del 2008, la pandemia è arrivata ad approfondire ulteriormente questa situazione di impoverimento, precarietà ed esclusione. Nella nostra analisi della realtà vediamo che sono i più deboli a pagare il prezzo più alto in ogni crisi. Per questo diciamo, con Papa Francesco, che questo sistema non è sopportabile. È necessario che l'economia metta al centro le persone, sapendo che affermare la dignità della persona significa mettere al primo posto i suoi bisogni e i suoi diritti, soprattutto quelli delle persone più impoverite, escluse e precarie in questo mondo del lavoro.

In questo senso, la definizione delle nostre sfide ci porta a dire insieme all'ITD (iniziativa Chiesa per il lavoro dignitoso) che ora più che mai pretendiamo un lavoro dignitoso e decoroso. Questo porta ogni attivista a continuare a incarnarsi in questa realtà per annunciare il Vangelo e denunciare le situazioni che vanno contro la dignità delle persone. In HOAC parliamo di tenere a mente queste quattro chiavi nelle nostre azioni, nel nostro impegno personale e nel nostro lavoro comunitario apostolico:

- Accompagnare la vita delle persone, vivere con loro le gioie e le angosce.

- Collaborare a un cambiamento di mentalità in modo che scoprano cosa sta accadendo loro e perché sta accadendo loro. Scoprire le cause che li portano a non avere condizioni di vita e di lavoro dignitose e agire di conseguenza.

- Collaborare per cambiare le istituzioni in modo che servano i bisogni della gente, il bene comune.

- Collaborare alla costruzione e alla visibilità di esperienze alternative nei modi di essere e di lavorare (nella vita politica, negli affari, nel modo di intendere la solidarietà...).

 -Come vede l'impegno della militanza? C'è entusiasmo per il futuro? 

HOAC è attualmente in una fase di grande maturità. Tutto questo tempo di cammino insieme, di apprendimento reciproco, di comunità incarnata ci ha portato ad approfondire la nostra spiritualità e la nostra formazione per qualificare il nostro impegno. Abbiamo migliorato e aggiornato i nostri mezzi di comunicazione e li abbiamo messi al servizio di questo compito. Nei prossimi mesi inizieremo a preparare la nostra prossima assemblea generale del 2023, dalla quale trarremo nuove sfide e nuovi modi di essere presenti nella realtà del mondo del lavoro e del lavoro.

Viviamo tutto questo come un tempo di grazia, consapevoli che sono lo Spirito e la comunità a sostenerci. Per noi, la nostra speranza e la nostra sfida è continuare ad annunciare Gesù Cristo come proposta di salvezza, liberazione e umanizzazione.

Spagna

Fray Jesús Díaz Sariego, OP, nuovo Presidente della CONFER

L'Assemblea generale dei religiosi e delle religiose spagnoli ha eletto a Madrid il nuovo presidente e il nuovo vicepresidente, l'oblata Lourdes Perramón.

Maria José Atienza-5 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

L'Assemblea Generale della CONFER ha eletto ieri questo filosofo e dottore in teologia domenicano come nuovo presidente per i prossimi quattro anni. Insieme a lui, Lourdes Perramón, superiora generale delle Suore Oblate, OSR, è la nuova vicepresidente della Conferenza spagnola dei religiosi. Anche il Consiglio Generale è stato rinnovato con 4 nuovi membri: Lorenzo Maté, Religioso Benedettino, Aurelio Cayón Díaz, Superiore Provinciale dei Sacri Cuori, SSCC, Fernando García Sánchez, Provinciale dell'Ispettoria Salesiana di Santiago el Mayor, SDB, ed Eva Mª Martínez, Carmelitana Schiava della Sacra Famiglia, ECSF.  

L'Assemblea, che si conclude oggi con l'insediamento della nuova squadra di presidenza e la presentazione di monsignor Carballo dal titolo "Sinodalità", è iniziata il 3 con la presenza del Nunzio Apostolico, monsignor Bernardito Auza, del Presidente della CEVC, monsignor Luis Ángel de las Heras e dell'ex Presidente della CONFER, María Rosario Ríos, ODN.  

Fra Jesús Díaz Sariego, OP

Ha una vasta esperienza come docente universitario e dal novembre 2017 è vicepresidente della CONFER. È un religioso dell'Ordine dei Predicatori (Domenicani), dove ha emesso la prima professione l'11 settembre 1983. È stato ordinato sacerdote a Salamanca il 30 settembre 1989. Ha studiato Filosofia e Scienze dell'educazione. Ha conseguito il baccellierato in Teologia presso l'Istituto Teologico "San Esteban" di Salamanca. Ha conseguito la licenza in Teologia presso la Facoltà di Teologia di Friburgo, dove ha anche ottenuto il dottorato in Teologia.  

Lourdes Perramón

Lourdes Perramón è originaria di Manresa. Ha emesso la sua prima professione religiosa nel 1990 a Madrid, combinando negli anni successivi gli studi di assistenza sociale, teologia e antropologia con il lavoro con le donne in contesti di prostituzione. Dopo aver prestato servizio nell'équipe di animazione provinciale, nel 2013 è stata eletta Superiora generale, servizio per il quale è stata rieletta nel 2019 e che continua a svolgere tuttora.

Mondo

Conversioni di oggi, vie d'uscita dal paganesimo

Christian Heidrich distingue oggi tre tipi di conversioni: quelle che cambiano religione o denominazione; quelle che non avevano una religione e "dopo un processo di ricerca" vi aderiscono; e quelle che, dopo un processo interiore, "passano da un'appartenenza formale a una comunità di fede a un'appartenenza autentica".

José M. García Pelegrín-5 novembre 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

In Germania, ogni anno centinaia di migliaia di persone abbandonano la Chiesa cattolica o evangelica, la maggior parte delle quali per evitare di pagare le tasse ecclesiastiche; mentre negli anni '60 più di 90% della popolazione apparteneva alla Chiesa cattolica o evangelica, oggi questa cifra è di 52%, con una tendenza alla diminuzione.

Ma senza essere un fenomeno di massa, c'è anche il movimento opposto: ogni anno, circa 10.000 persone vengono accolte nella Chiesa cattolica; circa la metà di loro ritorna dopo anni o meglio decenni di "allontanamento"; l'altra metà proviene da altre confessioni o viene battezzata per la prima volta.

Il teologo Christian Heidrich ha studiato questo fenomeno in un libro pubblicato nel 2002: "Die Konvertiten: Über religiöse und politische Bekehrungen" ("I convertiti: sulle conversioni religiose e politiche"). Recentemente ha tenuto una conferenza all'Accademia Cattolica di Berlino, con dati aggiornati sulla sua monografia.

Christian Heidrich distingue tre tipi di conversioni: la prima è quando una persona cambia la propria religione o denominazione; la seconda è per coloro che non avevano alcuna religione e che "dopo un processo di ricerca" vi aderiscono. Come terza "figura" del convertito egli caratterizza coloro che, dopo un processo interiore, "passano da un'appartenenza formale a una comunità di fede a un'appartenenza autentica". D'altra parte, Heidrich contrappone le reazioni alla conversione di famosi intellettuali del passato - che secondo la sua tipologia rientrerebbero nella prima sezione - all'indifferenza con cui tali conversioni vengono osservate da qualche tempo a questa parte.

Innanzitutto, cita la reazione dello scrittore irlandese George Bernard Shaw quando seppe che Gilbert Keith Chesterton si era convertito dalla Chiesa anglicana a quella cattolica nel 1922: "Caro GKC, hai davvero esagerato". La reazione alla conversione di Alfred Döblin tra gli intellettuali tedeschi in esilio fu ancora più clamorosa: il famoso autore di Berlino Alexanderplatz invitò un folto gruppo di esuli tedeschi ai festeggiamenti per il suo 65° compleanno, il 14 agosto 1943, nella città californiana di Santa Monica: Thomas e Heinrich Mann, Bertolt Brecht, Peter Lorre, Lion Furtwängler, Franz Werfel, Max Horkheimer... Il tono festoso cadde completamente quando Döblinanan annunciò di essersi convertito al cattolicesimo; Brecht gli dedicò poco dopo una poesia intitolata "Un incidente imbarazzante".

Al centro della conversione di Döblin vi fu un viaggio di due mesi in Polonia nel 1924, durante il quale fece frequenti visite al crocifisso nella chiesa di Santa Maria a Cracovia; nel 1940 - era stato esiliato dalla Germania nel 1933 e viveva a Parigi - dovette trascorrere alcune settimane in un campo profughi a Mende dopo l'invasione tedesca della Francia. Qui iniziò a frequentare la messa nella cattedrale, che lo portò a battezzarsi - lo scrittore era di origine ebraica - una volta stabilitosi in California: fu battezzato, con la moglie e il figlio, il 30 novembre 1941 a Hollywood. Ma gli invitati alla sua festa di 65 anni non ne volevano sapere", conclude Heidrich, "per loro l'annuncio della conversione era un incidente imbarazzante, una violazione del galateo ideologico".

Tuttavia, quando dopo la morte del famoso scrittore Ernst Jünger, avvenuta nel febbraio del 1998, si è saputo che si era convertito alla Chiesa cattolica alcuni anni prima - Jünger era stato battezzato da bambino nella Chiesa evangelica - la consapevolezza dell'opinione pubblica è stata scarsa: per esempio, la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha pubblicato un articolo sull'argomento nel marzo 1999; "sebbene molti siano rimasti sorpresi, non è stato affatto uno scandalo", afferma Heidrich, contrapponendolo alle conversioni di Chesterton e Döblin.

Christian Heidrich cita come paradigma del suo secondo "tipo" la conversione di un giovane e noto politico della CDU: Philipp Amthor, nato nel 1992, che è stato battezzato nel dicembre 2019 nella cappella dell'Accademia Cattolica di Berlino. Amthor è cresciuto con la madre in una famiglia monoparentale nella piccola città di Torgelow, nel Land Meclemburgo-Pomerania Anteriore, dove quasi l'80% della popolazione non appartiene a nessuna confessione religiosa. Philipp Amthor ha partecipato per la prima volta a una cerimonia religiosa, un servizio ecumenico, all'età di 17 anni, incoraggiato da un amico. Friedrich commenta: "Sembra che questa non sia stata una conversione immediata, ma piuttosto l'inizio di una ricerca religiosa, in un duplice senso: da un lato, la ricerca intellettuale da parte di Introduzione al cristianesimo Josef Ratzinger - una volta letto il libro, secondo Friedrich, "la questione della trascendenza, in definitiva la ricerca di Dio, divenne una preoccupazione che non lo abbandonò mai" - e dall'altro lato l'esempio di un amico che viveva coerentemente la sua fede.

In questo contesto, il teologo cita il caso di un'altra giovane - Anna-Nicole Heinrich, eletta presidente del Sinodo evangelico lo scorso maggio a soli 25 anni, dopo essere stata membro del Sinodo come rappresentante dei giovani dal 2015: "La sua biografia religiosa è l'opposto di quella tradizionale o classica: la sua famiglia, proveniente dalla Turingia, non aveva alcun legame con il cristianesimo; dopo essersi trasferita con la famiglia nell'Alto Palatinato, a scuola le è stato detto: 'Qui non esiste il non battesimo'. Anna-Nicole decise di seguire l'istruzione religiosa evangelica e fu battezzata poco dopo. 

Le strade intraprese da Philipp Amthor e Anna-Nicole Heinrich sono certamente una minoranza, ma "il loro percorso di fede mi sembra avere un grande futuro, perché le vie tradizionali di trasmissione della fede si stanno rapidamente accecando". Quindi c'è ancora la strada della ricerca personale, sia gli incontri intellettuali che fanno sentire il bisogno di porsi la domanda su Dio, sia la ricerca di cristiani coerenti", dice Friedrich.

Christian Heidrich ha descritto il terzo "tipo" di convertito come colui che "mette finalmente in pratica il suo certificato di battesimo, la sua affiliazione formale a una comunità di fede attraverso una successiva conversione; così un'affiliazione formale diventa un'affiliazione autentica". L'archetipo sarebbe San Francesco d'Assisi, "la cui religiosità nei primi due decenni di vita corrispondeva a quella di un figlio della borghesia benestante dell'alto Medioevo, e poi, in un misto di crisi personali ed esperienze mistiche, ricevette la sua vocazione". Ma anche oggi", conclude il teologo tedesco, "ci sono persone in tutte le comunità religiose che hanno capito, grazie a esperienze molto diverse, che il Vangelo non è solo pie parole, ma che il cristianesimo può essere più di qualche rito a Natale o a Pasqua.

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Cinema

Difficile da spiegare. Impossibile non provarci

Patricio Sánchez-Jáuregui-5 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Medjugorje, il film

Regia e sceneggiatura:: Jesús García Colomer e Borja Martínez-Echevarría
Spagna : 2021

Medjugorje è un film documentario nato dal desiderio dei suoi registi di condividere un'esperienza. Da un lato, difficile da spiegare e, dall'altro, impossibile da non provare. L'incontro con Dio e la Vergine Maria in un luogo lontano dal mondo, un piccolo villaggio della Bosnia Erzegovina. 

Il film è ispirato a un incarico ricevuto da due giornalisti nel 2006. Insieme si sono recati a Medjugorje per indagare sulle presunte apparizioni della Vergine Maria a sei persone negli anni Ottanta. L'incarico avrebbe cambiato le loro vite, facendo nascere l'idea di creare un documento audiovisivo per cercare di spiegare perché. 

Il fenomeno di Medjugorje è nato dalla testimonianza di sei veggenti, quattro donne e due uomini, che avevano tra i 10 e i 16 anni quando la Vergine Maria apparve loro. Il film contiene interviste ai veggenti e ai testimoni chiave, tra cui il francescano croato fra Jozo Zovko, parroco di Medjugorje all'epoca delle apparizioni e successivamente imprigionato e torturato dal regime comunista jugoslavo; personaggi pubblici come María Vallejo-Nágera, intellettuale e scrittrice spagnola, e Tamara Falcó, celebrità I media spagnoli; e infine la gente semplice. 

La fotografia è semplice e tecnicamente sobria, ma il film è comunque un po' melodrammatico: la sceneggiatura racconta piuttosto che mostrare, creando a volte dicotomie che possono suonare pretenziosamente esistenziali, che invece di portare emozioni ci allontanano dal tandem protagonista. D'altra parte, l'accompagnamento musicale crea un'atmosfera un po' artificiosa e sentimentale che offusca soprattutto l'inizio del film, rendendo difficile il coinvolgimento nella storia. Tutto ciò contrasta con la sobrietà e l'autenticità della maggior parte delle interviste, molte delle quali risollevano completamente il film e lo rendono degno di essere visto, e nelle quali possiamo identificarci e commuoverci. 

In breve, Medjugorjeè un progetto appassionato, difficile da digerire all'inizio, ma più piacevole e accattivante quando si allontana dalla sceneggiatura e si abbandona alle testimonianze dei suoi intervistati: persone che, grazie alla loro variegata estrazione sociale, permettono a qualsiasi pubblico di immedesimarsi e di portare a casa il tesoro di quell'esperienza soprannaturale. 

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Spagna

Mons. Gómez: "Possiamo costruire una società giusta solo sulla base della verità".

Alla presentazione del 23° Congresso di Cattolici e Vita Pubblica, che si terrà dal 12 al 14 novembre, gli arcivescovi di Los Angeles (USA), Mons. José Gómez, e di Burgos, Mons. Mario Iceta, hanno sottolineato che i cattolici devono conoscere e proclamare Gesù Cristo e la storia cristiana della salvezza in tutta la sua verità e bellezza.

Rafael Miner-4 novembre 2021-Tempo di lettura: 6 minuti

Con il crollo della visione del mondo giudaico-cristiana e l'ascesa del secolarismo, i sistemi di credenze politiche basati sulla giustizia sociale e sull'identità personale sono venuti a riempire lo spazio un tempo occupato dalle credenze e dalle pratiche cristiane", ha dichiarato l'arcivescovo di Los Angeles e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti d'America (USCCB) nel discorso trasmesso via web in occasione del lancio dell'imminente libro "La vita di un uomo". Congresso che, organizzato dall'Associazione Cattolica dei Propagandisti e dalla CEU, si intitola Correttezza politica: libertà a rischio.

José Gómez, "il modo migliore per la Chiesa di comprendere i nuovi movimenti di giustizia sociale è vederli come pseudo-religioni, e persino come sostituti e rivali delle credenze cristiane tradizionali".

"In qualsiasi modo chiamiamo questi movimenti - "giustizia sociale", "cultura woke". (risvegliato), "politica dell'identità", "intersezionalità", "ideologia del successore" - pretendono di offrire ciò che la religione fornisce. Inoltre, come il cristianesimo, questi nuovi movimenti raccontano la loro "storia di salvezza".

Di conseguenza, "ora più che mai la Chiesa e ogni cattolico hanno bisogno di conoscere la storia cristiana e di annunciarla in tutta la sua bellezza e in tutta la sua verità, perché oggi c'è un'altra storia in giro. Una narrazione antagonista della 'salvezza' che sentiamo nei media e nelle nostre istituzioni, proveniente dai nuovi movimenti di giustizia sociale", ha aggiunto.

Quella che potremmo definire la storia del movimento "woke", ha proseguito l'arcivescovo di Los Angeles, è più o meno così: "Non possiamo sapere da dove veniamo, ma siamo consapevoli di avere interessi comuni con coloro che condividono il colore della nostra pelle o la nostra posizione nella società. Siamo dolorosamente consapevoli che il nostro gruppo sta soffrendo e viene alienato, e questo accade senza alcuna colpa. La causa della nostra infelicità è che siamo vittime dell'oppressione di altri gruppi sociali. E raggiungiamo la liberazione e la redenzione attraverso la lotta costante contro i nostri oppressori, conducendo una battaglia per il potere politico e culturale, in nome della creazione di una società equa".

Costruire con la verità su Dio

Questo è certamente "un discorso potente e attraente per milioni di persone, sia nella società americana che in quelle di tutto l'Occidente", ha detto mons. José Gómez, che ha sottolineato che "naturalmente tutti vogliamo promuovere una società in cui ci sia uguaglianza, libertà e dignità per tutte le persone". Ma possiamo costruire una società giusta solo sulla base della verità su Dio e sulla natura umana. Questo è stato l'insegnamento costante della nostra Chiesa e dei Santi Padri per quasi due secoli, e fino ad oggi.

A questo punto, l'arcivescovo ha ricordato il Papa emerito Benedetto XVI, che "ci ha avvertito che l'eclissi di Dio porta all'eclissi della persona umana". Più volte ci ha ricordato: quando ci dimentichiamo di Dio, non vediamo più l'immagine di Dio nel nostro prossimo".

Ha poi citato Papa Francesco, il quale "ha sottolineato con forza la stessa verità in Fratelli TuttiSe non crediamo che Dio è nostro Padre, non troveremo alcun motivo per trattare gli altri come nostri fratelli e sorelle.

Ideologie atee e visione marxista

È proprio questo il problema che abbiamo, ha detto il presidente della Conferenza episcopale statunitense: "Le teorie e le ideologie critiche di oggi sono profondamente atee. Negano l'anima, così come la dimensione spirituale e trascendente della natura umana; oppure pensano che sia irrilevante per la felicità umana. Riducono il significato di essere umano a qualità essenzialmente fisiche come il colore della pelle, il sesso, le nozioni di genere, l'etnia e la posizione nella società. Certamente, possiamo vedere che questi sono alcuni elementi della teologia della liberazione, radicati in una visione culturale marxista.

A suo avviso, i movimenti per la giustizia sociale non dovrebbero essere sottovalutati, perché traggono "la loro forza dalla semplicità delle loro spiegazioni: il mondo è diviso in innocenti e vittime, alleati e nemici". Questa narrazione è attraente anche perché, come ho detto prima, risponde a bisogni e sofferenze umane reali. Le persone soffrono, si sentono discriminate ed escluse dalle opportunità della società.

Il Vangelo, la forza più potente

La riflessione finale dell'Arcivescovo si è concentrata su Gesù Cristo: cosa fare? Come deve rispondere la Chiesa a questi nuovi movimenti secolari che cercano di cambiare la società? La mia risposta è semplice. Dobbiamo proclamare Gesù Cristo. Proclamatelo con coraggio, in modo creativo. Dobbiamo raccontare la nostra storia di salvezza in modo nuovo. Questa è la missione della Chiesa per tutti i tempi e per tutti i momenti culturali.

"Non dobbiamo lasciarci intimidire da queste nuove religioni della giustizia sociale e dell'identità politica", ha aggiunto. "Il Vangelo rimane la più potente forza di cambiamento sociale che il mondo abbia mai visto. E la Chiesa è stata "antirazzista" fin dall'inizio. Tutti sono inclusi nel suo messaggio di salvezza".

Dorothy Day e Augustus Tolton

"Personalmente, trovo ispirazione nei santi e nelle persone che hanno vissuto una vita di santità nella storia del mio Paese", ha concluso l'arcivescovo di Los Angeles. "Penso soprattutto alla Serva di Dio Dorothy Day. Per me, offre un'importante testimonianza del modo in cui i cattolici possono lavorare per cambiare l'ordine sociale attraverso un distacco radicale e l'amore per i poveri basato sulle Beatitudini, il Discorso della Montagna e le opere di misericordia".

Infine, ha menzionato il venerabile Padre Augustus Tolton. "La sua è una storia impressionante e veramente americana. È nato in schiavitù, è fuggito verso la libertà con la madre ed è diventato il primo sacerdote afroamericano ordinato nel mio Paese. Padre Tolton disse una volta: "La Chiesa cattolica deplora una doppia schiavitù: quella della mente e quella del corpo. Si sforza di liberarci da entrambi".

"Individualismo esasperato".

Monsignor Mario Iceta, arcivescovo di Burgos e membro della Commissione esecutiva della Conferenza episcopale, ha sottolineato innanzitutto che "siamo in un cambiamento d'epoca, e un cambiamento d'epoca si riferisce a una nuova concezione antropologica. Questo cambiamento epocale non si verifica da un giorno all'altro ed è legato a un elemento fondamentale, che è il concetto di libertà".

"La natura non è più vista come un dono del Creatore", ma "gli esseri umani le danno un significato". Egli dà senso alla creazione, all'umanità stessa, alla sessualità stessa trasformata in genere...". E "nasce una società disconnessa". Il Papa parla di un individualismo esasperante e questo evidentemente mette in luce la realtà in cui viviamo. Certamente c'è un'eclissi di Dio, l'essere umano è immerso in una pura immanenza. E certamente l'interpretazione del mondo è lasciata alle ideologie".

Al termine della cerimonia, in cui l'arcivescovo di Burgos era accompagnato dal presidente dell'Associazione cattolica dei propagandisti, Alfonso Bullón de Mendoza, monsignor Mario Iceta ha fatto riferimento a diverse frasi di Gesù nel Vangelo, in cui si può apprezzare "l'indigenza dell'essere umano senza l'amore di Dio". E si è chiesto chi sono i poveri, passando in rassegna le varie forme di povertà.

Diverse modalità di povertà

"Pensiamo che esista solo la povertà materiale, ma io credo che ci sia una gradazione di povertà. La prima, la più scandalosa, la più visibile, è la povertà materiale. Una povertà davvero dolorosa. Poi c'è la povertà personale. Quando ero vescovo di Bilbao", ha commentato, "parlando con queste persone che purtroppo erano senza casa, ci si rendeva conto che c'era qualcosa di più della povertà materiale. Una povertà personale, psicologica, familiare... Una povertà personale ha bisogno di un accompagnamento profondo. Poi c'è la povertà della solitudine e la tremenda povertà di Dio. Il Signore si riferisce a questo quando dice: "L'uomo non vive di solo pane"".

L'arcivescovo di Burgos ha fatto una rapida rassegna di altre forme di povertà. "La grande sfida dell'educazione. Nella nostra breve democrazia, l'ottava legge sull'istruzione è sorprendente. La Chiesa ha sempre risposto all'educazione. E la questione dei media, elemento essenziale per la libertà, per la pace. Anche in Spagna il tasso di natalità sta crollando, siamo un Paese di persone molto anziane. Non abbiamo un ricambio generazionale. La comunicazione nei social network, sicuramente ora abbiamo il notizie falseche sono bugie".

"Non confronto e non ostilità

"In un momento in cui si parla di post-verità, con un'interpretazione del mondo legata alle ideologie, dove la vera verità viene confusa con la certezza o l'opinione, i cristiani devono avere speranza in Cristo e nel Vangelo, perché sono capaci di dialogare con tutte le culture e i pensieri", ha sottolineato.

Mons. Iceta ha infine chiesto: "Qual è allora il nostro atteggiamento? Noi cristiani siamo chiamati non allo scontro o all'ostilità, ma alla bontà e alla bellezza. Una proposta, certo, di proposta, di incontro, di illuminazione. La nostra proposta è di mostrare il bene, è la pienezza. Questo è il nostro cammino".

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Spagna

La Conferenza episcopale chiede una "ragionevole estensione" del calendario della religione

La pubblicazione dei progetti di sviluppo LOMLOE elaborati dal governo spagnolo riduce al minimo la presenza curricolare dell'insegnamento della Religione, elimina la sua computabilità negli stadi superiori e non offre un'alternativa comparabile a coloro che non scelgono la materia.

Maria José Atienza-4 novembre 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

Il progetto di legge di attuazione della LOMLOE reso pubblico dal Governo ha lasciato più di una "spiacevole sorpresa" ai genitori e alle scuole che, da più di un anno, esprimono il loro dissenso nei confronti di questa legge, approvata senza consenso e nella quale, tra l'altro, la presenza della materia della Religione è ridotta al minimo.

In questo senso, la Commissione episcopale per l'educazione e la cultura della Conferenza episcopale spagnola ha emesso una nota in cui si rammarica del fatto che la valutazione della materia, nonostante sia offerta in tutti gli stadi, "non viene presa in considerazione negli stadi superiori, ai fini della computabilità", oltre all'inesistenza di un'offerta comparabile per gli alunni che non scelgono la Religione.

Allo stesso modo, la nota sottolinea che i progetti pubblicati riducono, ancor più del LOE, l'orario di Religione e si rammarica che "il carico didattico in un'area così decisiva per la formazione di una persona sia limitato al minimo possibile".

La nota comprende anche la proposta di Curriculum, elaborata da questa commissione a seguito dei numerosissimi contributi raccolti nelle sessioni sul nuovo curriculum tenutesi tra febbraio e aprile, che non sembrano essere stati presi in considerazione, tantomeno dal Ministero, nonostante al momento della consegna, come ha dichiarato il segretario generale della CEE, Mons. Argüello, i rappresentanti del Ministero abbiano affermato che si trattava della prima elaborazione curricolare completa che avevano.

Per tutti questi motivi, ilLa Commissione episcopale per l'educazione e la cultura della Conferenza episcopale spagnola ha chiesto alle amministrazioni regionali, responsabili dello sviluppo dei programmi di studio nelle diverse aree "...". un'estensione ragionevole del calendario per l'area/soggetto della religione, senza ridurlo a quello stabilito dal Ministero nell'ambito delle sue competenze sull'istruzione minima" e hanno sottolineato la loro "disponibilità a dialogare con le amministrazioni scolastiche nell'ambito delle loro competenze".

Nota della Commissione episcopale per l'educazione e la cultura

Come abbiamo già espresso in la Nota di novembre 2020L'attuale legge sull'istruzione non è nata da un patto educativo e la sua elaborazione urgente - in tempi di pandemia e in stato di allarme - ha impedito "un'adeguata partecipazione di tutta la comunità educativa". Ci rammarichiamo in particolare che la dimensione spirituale e religiosa degli individui e dei popoli non sia sufficientemente riflessa nella legge. Tuttavia, riteniamo che la preoccupazione per la formazione umana degli alunni, il riconoscimento della responsabilità delle famiglie e il riferimento al quadro internazionale e alle competenze chiave dell'UE siano contributi positivi.

Il Presidente della Commissione, nel suo discorso in occasione del Forum sul nuovo curriculum di religione del febbraio 2021, ha ricordato - dopo l'approvazione della legge - che "avremmo voluto che la proposta che la Conferenza Episcopale ha fatto al Ministero nel luglio 2020 fosse stata accolta nelle proposte legislative e che si fosse raggiunta una migliore sistemazione della classe di religione nel sistema educativo". Il testo approvato alla fine mantiene una situazione già nota, che per noi non è del tutto soddisfacente".

La Commissione, nell'esercizio della sua responsabilità, ha elaborato il curriculum tematico in dialogo con il quadro pedagogico del LOMLOE. Questo dimostra la giusta collocazione dell'Educazione Religiosa Scolastica nel processo educativo integrale, nonché la sua capacità di essere presente nella scuola rispettando la sua natura e i suoi requisiti pedagogici, come le altre materie.

Informati sui progetti di sviluppo della LOMLOE, riconosciamo che essa ha mantenuto l'offerta obbligatoria della Religione Cattolica in tutte le fasi, dal secondo ciclo della Scuola dell'infanzia al Baccalaureato, e che la sua valutazione è stata regolata "negli stessi termini e con gli stessi effetti delle altre aree/soggetti".

Non si capisce, però, che in questi Progetti questa valutazione non viene presa in considerazione nelle fasi superiori, ai fini della computabilità. Riteniamo inoltre un errore che agli alunni che non scelgono la Religione non sia stata offerta un'area/soggetto a condizioni comparabili; ciò avrebbe evitato qualsiasi rischio di discriminazione e sarebbe stata una risposta migliore ai requisiti derivanti dalle competenze chiave.

Si è persa l'occasione di mantenere almeno l'orario minimo della LOE, una legge che la LOMLOE porta avanti. È sorprendente che, nell'ambito di un impegno per un modello basato sulle competenze, il carico di insegnamento in un'area così decisiva per la formazione dell'individuo come l'ERE sia limitato al minimo possibile.

Considerando che, secondo la LOMLOE, le Comunità Autonome sono competenti a determinare gran parte dei contenuti curricolari, chiediamo alle rispettive amministrazioni scolastiche un'estensione ragionevole dell'orario per l'area/soggetto della Religione, senza ridurlo a quello stabilito dal Ministero nell'ambito delle sue competenze sull'Istruzione minima.

Stiamo inoltre mantenendo un dialogo aperto con il Ministero per una sua eventuale regolamentazione nella sua area di competenza.

La proposta di un'attenzione educativa per coloro che non scelgono la religione, regolata nei progetti di Educazione Minima attraverso il lavoro delle competenze trasversali, può facilitare l'organizzazione scolastica. È una seria responsabilità delle autorità educative e il diritto degli alunni di pianificare e svolgere il lavoro scolastico così regolato, che è essenziale data l'importanza di questa dimensione dell'educazione e al fine di evitare qualsiasi discriminazione.

È sorprendente che nelle bozze dei Decreti sull'istruzione minima non ci sia alcun riferimento alla proposta di "Cultura religiosa non confessionale" prevista dalla Seconda disposizione aggiuntiva della LOMLOE, che potrebbe costituire una proposta di attenzione educativa per gli alunni che non scelgono la religione.

La Commissione episcopale per l'educazione e la cultura ha cercato di trovare una soluzione positiva e accettabile per tutte le parti alla situazione dell'educazione religiosa nelle scuole, offrendo anche proposte concrete. In questo periodo che si sta aprendo dopo il regolamento sull'istruzione minima, ribadiamo la nostra disponibilità a dialogare con le amministrazioni scolastiche nell'ambito delle loro competenze.

Consapevoli dell'importanza fondamentale del bene dell'educazione per gli studenti, le loro famiglie e la società nel suo complesso, proponiamo la presenza della proposta educativa cristiana e il valore del suo contributo al mondo dell'educazione. Non perdiamo la speranza di raggiungere accordi e patti sulle questioni educative che siano inclusivi e che includano tutti.

Commissione episcopale per l'educazione e la cultura
4 novembre 2021

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Zoom

La devozione ai fedeli defunti nelle Filippine

La devozione ai fedeli defunti è un'usanza diffusa. Il 2 del mese è il giorno in cui si commemorano tutti i fedeli defunti. È il caso delle Filippine, dove alcune persone mettono candele e fiori all'interno di un cimitero di Manila. 

Omnes-4 novembre 2021-Tempo di lettura: < 1 minuto

Confraternite: corpi poliedrici

Come le famiglie, anche le confraternite sono composte da molte sfaccettature che riguardano diversi ambiti della vita e devono sempre essere gestite in modo equilibrato.

4 novembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Erano il terrore delle lezioni di disegno tecnico. Il tetraedro e il cubo erano facili, si potevano disegnare quasi senza ausili tecnici; ma da lì in poi le cose si complicarono, fino a raggiungere difficoltà insormontabili. Lo stesso accade nella vita di tutti i giorni, tendiamo a semplificare i concetti e a banalizzarli, forse per paura di svilupparne tutte le sfaccettature, senza renderci conto che la realtà è sempre complessa, poliedrica, con molte facce e tutte sono necessarie per abbracciare il concetto in modo armonico.

Anche la famiglia è multiforme: possiamo identificarla come l'unione formale di un uomo e una donna, con una volontà di permanenza, ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione dei figli. Questa definizione sembra impeccabile in linea di principio, ma è insufficiente. Per gestire adeguatamente una famiglia, è necessario avere conoscenze di economia, finanza, pianificazione della tesoreria, decisioni strategiche, psicologia, dietologia, pronto soccorso, risoluzione dei conflitti, organizzazione delle attività, logistica, moda, acquisti e molto altro ancora. Se una di queste sfaccettature, queste facce del poliedro, viene meno, l'armonia familiare può complicarsi.

Se invece di famiglie parliamo di confraternite, la domanda si replica. Sebbene il Codice di Diritto Canonico non menzioni in alcun punto le confraternite, ma parli solo di associazioni pubbliche di fedeli, le confraternite rientrano perfettamente nella definizione e nelle caratteristiche di queste associazioni, per cui la difficoltà sulla loro natura e sui loro scopi sarebbe risolta: le confraternite sono una delle forme che le associazioni pubbliche di fedeli della Chiesa cattolica possono assumere e la loro missione è il miglioramento cristiano dei loro fratelli o associati attraverso la loro formazione, la promozione del culto pubblico, la promozione della carità e la santificazione della società dall'interno.   

Ma la definizione non è sufficiente; per adempiere a questa missione, le confraternite devono acquisire e applicare una serie di conoscenze, abilità e attitudini che vanno ben oltre quanto dichiarato. Nel tentativo di sistematizzare la questione, per non perdersi, abbiamo individuato tre linee di lavoro principali:

Base dottrinale.  

Da quando sono state inserite nel Codice di Diritto Canonico, le confraternite, essendo erette come tali dalla Gerarchia, acquisiscono la personalità giuridica canonica (anche civile, ma questo è un altro discorso) e ricevono dalla Chiesa, per quanto necessario, la missione di operare per i fini che si propone di raggiungere in suo nome.

Questa responsabilità deve essere sostenuta da una conoscenza rigorosa delle verità di fede sviluppate nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che deve essere completata dalla Dottrina Sociale della Chiesa e dalle basi dell'Antropologia Cristiana. A questo va aggiunta la conoscenza delle encicliche, delle lettere apostoliche e di qualsiasi altro documento, suggerimento o indicazione proposta dal Papa (sinodalità, famiglia, San Giuseppe, ...).

Attività.

Per realizzare i loro scopi, le confraternite devono svolgere una serie di attività formative, di culto e di promozione della Carità. È molto chiaro che le attività sono un mezzo, non un fine. Il Consiglio direttivo non è il team di animazione di un hotel sulla spiaggia. Ogni attività deve essere focalizzata sul raggiungimento o sul rafforzamento degli obiettivi precedentemente stabiliti. Prima di avviare un'attività, i responsabili della confraternita dovrebbero chiedersi in che misura essa contribuisca alla realizzazione degli scopi della confraternita.

Gestione.

Che abbia pochi confratelli o migliaia, una confraternita è un'organizzazione senza scopo di lucro che deve essere gestita correttamente, il che significa tenere una contabilità ordinata, gestire i processi amministrativi, la comunicazione istituzionale e molte altre questioni che non possono essere risolte solo con la buona volontà, ma con un minimo di rigore professionale.

Ci vorrebbe tempo per approfondire lo sviluppo di ciascuna di queste sezioni, ma ora non si tratta di questo, bensì di affermare che il governo di una confraternita non si limita all'organizzazione di servizi di culto, di uscite professionali e di alcune attività di assistenza sociale. Sono attività che fanno parte di uno scopo globale: partecipare alla missione della Chiesa, incoraggiando la santificazione dei fratelli e delle sorelle. È un compito di massime, non di adempimenti formali, che si sostiene con la preghiera, lo studio e l'analisi permanente della realtà circostante. Si basa anche sulla pura gestione. Devono essere motori di sviluppo personale e sociale, il che implica l'eccellenza; ma per essere eccellenti occorre creare conoscenza, che non si genera nel vuoto ma sulla base di dati contrastati dalla fede e integrati dalla ragione.

L'autoreIgnacio Valduérteles

Dottorato di ricerca in Amministrazione aziendale. Direttore dell'Instituto de Investigación Aplicada a la Pyme. Fratello maggiore (2017-2020) della Confraternita di Soledad de San Lorenzo, a Siviglia. Ha pubblicato diversi libri, monografie e articoli sulle confraternite.

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Famiglia

L'importanza di saper amare

Troppo spesso vediamo coppie che intraprendono un matrimonio senza sapere veramente cosa sia l'amore e cosa significhi amare un'altra persona. (Include audio) 

José María Contreras-4 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Traduzione dell'articolo in tedesco

La felicità umana dipende, in larga misura, dalla scelta della persona con cui condividere la vita. Ne consegue che è importante conoscere quella persona. Molto deve essere fatto durante il corteggiamento.

Ogni decisione è legata a due parametri: l'informazione e il rischio. Maggiore è l'informazione, minore è il rischio. Nel caso degli appuntamenti, l'informazione è la conoscenza dell'altro.

Oggi la parola amore è una parola sbagliata o, se volete, una parola analogica, il che è un grande pericolo in una relazione in cui l'amore è la cosa fondamentale.

È molto importante che entrambe le persone abbiano lo stesso concetto di amore e che questo concetto sia in linea con la realtà, cioè con ciò che l'amore è realmente.

Al giorno d'oggi molte coppie basano il loro corteggiamento, e spesso il loro prossimo matrimonio, su qualcosa che non ha nulla a che fare con l'amore, cioè il sentimento. Intendo dire sentimentalismo. Così, quando sono eccitati, pensano di poter fare qualsiasi cosa e quando questa sensazione svanisce o scompare pensano che l'amore sia scomparso. Questo fenomeno è molto frequente ed è la causa di molte rotture coniugali.

Nei media l'amore è raramente associato all'intelligenza o alla volontà. A volte nemmeno con i sentimenti. Gran parte di ciò che appare nelle relazioni mostrate dai media è un sentimentalismo obsoleto e molle.

L'amore è un treppiede composto da intelligenza, sentimento e volontà. Quando il sentimento funziona, tutto è più facile, ma quando scompare, bisogna usare l'intelligenza e la volontà, la prima per sapere cosa si deve fare per continuare ad amare e la volontà di farlo, se non si fa questo, non si sa come amare.

Questo è frequente ed estremamente pericoloso, perché quando si intraprende una relazione basata sull'amore, come un corteggiamento, per non parlare di un matrimonio, con qualcuno che non sa cosa sia, ci si espone a un rapido fallimento.

In sintesi, quello che voglio dire è che gli sposi devono avere ben chiaro cosa pensa l'altro di cosa sia l'amore. Sul ruolo dei sentimenti in amore, su quanto il sentimentalismo sia negativo per una relazione amorosa e sul ruolo dell'intelligenza e della volontà in amore.

Quando dico cosa pensa l'altro, non intendo dire cosa pensa lui di cosa sia l'amore. Intendo dire cosa pensa che sia l'amore. Sappiamo già che un'opinione è ciò che ritengo, una convinzione è ciò che ritengo. La differenza è abissale. L'opinione cambia a seconda dell'umore o delle circostanze. Una convinzione, se alimentata, è stabile.

Pertanto, avere una visione solida e vera di ciò che è l'amore è fondamentale affinché il corteggiamento vada avanti e si concluda con un matrimonio sicuro.

Nessuno avvierebbe un'attività con qualcuno che non sa cosa sia il denaro. Un motivo in più per non sposarsi con qualcuno che non sa cosa sia l'amore.

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Ascolta il podcast di José María Contreras "L'importanza di saper amare".

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Vaticano

"Dobbiamo riflettere sulla nostra fragilità".

Papa Francesco ha detto durante la catechesi dell'udienza generale di mercoledì che "camminare secondo lo Spirito non è solo un'azione individuale: riguarda anche la comunità nel suo insieme".

David Fernández Alonso-3 novembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Papa Francesco ha proseguito la catechesi sulla Lettera ai Galati, soffermandosi sul passo in cui "San Paolo esorta i cristiani a camminare secondo lo Spirito Santo (cfr 5,16.25). Infatti, credere in Gesù significa seguirlo, seguirlo nel suo cammino, come fecero i primi discepoli. E significa allo stesso tempo evitare la via opposta, la via dell'egoismo, la via della ricerca del proprio interesse, che l'apostolo chiama "concupiscenza della carne" (v. 16). Lo Spirito è la guida di questo cammino sulla via di Cristo, un cammino meraviglioso ma anche faticoso, che inizia con il Battesimo e dura tutta la vita. Pensiamo a una lunga camminata per raggiungere la cima di una montagna: è affascinante, la meta ci attrae, ma richiede molto sforzo e tenacia.

"Questa immagine", ha detto Francesco, "può essere utile per arrivare al cuore delle parole dell'apostolo: 'camminate secondo lo Spirito', 'fatevi guidare' da lui. Sono espressioni che indicano un'azione, un movimento, un dinamismo che ci impedisce di fermarci alle prime difficoltà, ma ci spinge a confidare nella "potenza che viene dall'alto" (Pastore di Erma, 43, 21). Seguendo questo percorso, il cristiano acquisisce una visione positiva della vita. Questo non significa che il male presente nel mondo sia scomparso, o che siano scomparsi gli impulsi negativi dell'egoismo e dell'orgoglio; significa piuttosto che credere in Dio è sempre più forte della nostra resistenza e più grande dei nostri peccati.

"Esortando i Galati a camminare in questo modo, l'apostolo si mette al loro livello. Abbandona il verbo imperativo - "cammina" (v. 16) - e usa il "noi" dell'indicativo: "operiamo anche noi secondo lo Spirito" (v. 25). Come a dire: stiamo sulla stessa linea e lasciamoci guidare dallo Spirito Santo. Paolo riteneva che questa esortazione fosse necessaria anche per se stesso. Pur sapendo che Cristo vive in lui (cfr. 2,20), è anche convinto di non aver ancora raggiunto la meta, la cima del monte (cfr. Fil 3,12). L'apostolo non si pone al di sopra della sua comunità, ma si mette in mezzo al cammino di tutti, per dare un esempio concreto di quanto sia necessario obbedire a Dio e corrispondere sempre più e sempre meglio alla guida dello Spirito".

Il Papa ha poi fatto riferimento al fatto che questo "camminare secondo lo Spirito non è solo un'azione individuale: riguarda anche la comunità nel suo insieme". Infatti, costruire la comunità lungo il percorso indicato dall'Apostolo è entusiasmante, ma faticoso. Le "concupiscenze della carne", cioè l'invidia, i pregiudizi, le ipocrisie, i rancori, si fanno ancora sentire e ricorrere a una rigidità prescrittiva può essere una facile tentazione, ma così facendo si uscirebbe dal sentiero della libertà e, invece di salire in alto, si tornerebbe giù. Camminare sulla via dello Spirito richiede innanzitutto di dare spazio alla grazia e alla carità. Paolo, dopo aver fatto sentire la sua voce con severità, invita i Galati a prendere in mano le reciproche difficoltà e, se uno di loro sbaglia, a usare la dolcezza (cfr. 5,22). Ascoltiamo le sue parole: "Fratelli, se qualcuno sbaglia, voi che siete spirituali correggetelo in spirito di dolcezza, e fate attenzione a voi stessi, perché anche voi potete essere tentati". Aiutatevi a vicenda a portare i vostri pesi" (6:1-2).

"Infatti", ha concluso Francesco, "quando siamo tentati di giudicare male gli altri, come spesso accade, dobbiamo soprattutto riflettere sulla nostra fragilità. È bene chiedersi cosa ci spinge a correggere un fratello o una sorella, e se non siamo in qualche modo corresponsabili del loro errore. Lo Spirito Santo, oltre a donarci la mitezza, ci invita alla solidarietà, a portare i pesi degli altri. Quanti pesi sono presenti nella vita di una persona: la malattia, la mancanza di lavoro, la solitudine, il dolore... E quante altre prove richiedono la vicinanza e l'amore dei fratelli! Ci possono aiutare anche le parole di Sant'Agostino quando commenta questo stesso passo: "Perciò, fratelli, se un uomo è coinvolto in qualche colpa, [...], istruitelo con spirito di mitezza. E se alzate la voce, che ci sia amore dentro di voi. Se esorti, se accarezzi, se correggi, se ti mostri severo: ama e fai quello che vuoi" (Sermoni 163/B 3). La regola suprema della correzione fraterna è l'amore: volere il bene dei fratelli e delle sorelle.

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America Latina

525 anni dai primi battesimi in America

Quest'anno ricorre il 525° anniversario dei primi battesimi nel Nuovo Mondo, in America. Un giubileo che ha avuto una trascendenza non solo nella Repubblica Dominicana, ma in tutto il continente, poiché celebra la prima volta che le parole: "E io vi battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" sono state pronunciate in queste terre.

José Francisco Tejeda-3 novembre 2021-Tempo di lettura: 4 minuti

Il 3 agosto 1492, un gruppo di 120 persone lasciò la Spagna. Al comando c'era l'ammiraglio Cristoforo Colombo. Nel gruppo non c'erano sacerdoti. Due mesi dopo, il 12 ottobre, trovarono la terra. La notte del 24 dicembre 1492, l'ammiraglio si ritirò per riposare e lasciò il timone della caravella Santa María a un marinaio; ma si arenò su un banco di sabbia e la nave dovette essere demolita e il legno fu utilizzato per costruire il Forte di Navidad, dove rimasero 39 membri dell'equipaggio, impossibilitati a tornare in Spagna. Questo fatto li costrinse a tornare in questo sito in un secondo viaggio.

Un secondo viaggio salpò il 25 settembre 1943. Questa volta doveva occupare la terraferma ed era composta da 14 caravelle e 3 galeoni. Il contingente contava 1.500 uomini, tra cui 13 missionari. Scoprirono che il forte era stato distrutto e, costeggiando la costa settentrionale, trovarono un luogo dove stabilirsi e fondarono La Isabela, il primo insediamento in queste terre. Lì, fra Bernardo Boíl celebrò la prima Messa in America il 6 gennaio 1494. Tra i religiosi c'era Fray Ramón Pané, che evangelizzò l'indio Guaticaba e la sua famiglia, già nell'entroterra, nella fondazione di La Concepción de La Vega, attualmente alle pendici del Santo Cerro, dove si venera la Virgen de Las Mercedes, patrona del popolo domenicano. Al cacique Guaticaba fu dato il nome di Juan Mateo, perché ricevette le acque battesimali il 21 settembre, festa dell'apostolo San Mateo. 

Da questo breve riassunto possiamo vedere come Dio, che vuole che tutti si salvino, abbia puntato gli occhi su questo continente e sia stata la caravella La Santa Maria a incagliarsi proprio nella notte di Natale, e con i suoi detriti sia stata costruita la Fortezza di Natale. La necessità di tornare proprio in questo luogo e la celebrazione della prima Messa nel giorno dell'Epifania del Signore - della manifestazione a coloro che non erano il popolo di Dio.

E i primi battesimi nella festa di San Matteo Apostolo, di cui San Beda il Venerabile commenta a proposito della vocazione di San Matteo, Nostro Signore misernado atque eligendo, guardandolo con misericordia lo scelse. Dio ha avuto misericordia di tutte queste persone e le ha scelte come suoi figli. Altri indiani erano già stati battezzati in Spagna, ma questa era la prima volta che il battesimo veniva amministrato nel continente americano, nel secondo insediamento, che sarebbe stato abbandonato dal terremoto del 1562. Guaticaba e la sua famiglia sarebbero anche i primi martiri di origine indigena, perché furono sacrificati da altri indios e rimasero fedeli alla loro fede. 

Preparazione al Giubileo

La Conferenza episcopale domenicana decise che la celebrazione del Giubileo si sarebbe tenuta nelle rovine, oggi chiamate Vega Vieja, e che vi sarebbe stata eretta una cappella commemorativa. 

Nella diocesi di La Vega la preparazione al Giubileo è stata logicamente più intensa. Le limitazioni imposte dalla pandemia non sono state un ostacolo a una catechesi diffusa e all'uso di radio, televisione e social network. Ci sono state conferenze virtuali tenute da specialisti, catechesi sul sacramento del Battesimo e sul significato dei vari riti della cerimonia, e programmi mirati al rinnovamento della fede e delle promesse battesimali, che sono stati realizzati nelle parrocchie, pianificazione delle omelie domenicali fino alla prossima celebrazione del Battesimo del Signore nel gennaio 2022, celebrazione dei battesimi nelle parrocchie, visite parrocchiali alle rovine della Vega Vieja, dove hanno avuto luogo i primi battesimi, ecc. 

Nella Cattedrale si è tenuta anche una concelebrazione, presieduta da Mons. Rafael Rodríguez, Vescovo di La Vega, in cui i sacerdoti e i diaconi che esercitano il loro ministero nella diocesi hanno rinnovato le loro promesse battesimali. Nel municipio di La Vega si è tenuta una conferenza stampa con la partecipazione del Vescovo e dell'Ing. César Arturo Abreu, storico, per promuovere il Giubileo.

Celebrazione del Giubileo

Il 21 settembre, sulla spianata delle rovine di La Vega Vieja, luogo in cui avvennero i primi battesimi, alle 9 del mattino si è svolta la solenne concelebrazione presieduta dal Nunzio Apostolico nella Repubblica Dominicana, mons. Rafael Rodríguez, Vescovo di La Vega e gli altri Vescovi della Conferenza Episcopale Dominicana, nonché il clero della diocesi di La Vega e i Vicari Pastorali delle altre diocesi. Hanno partecipato alcune autorità civili e militari e un piccolo numero di fedeli, a causa delle circostanze del luogo e della pandemia.

La solenne concelebrazione è stata trasmessa in tutto il continente americano da numerosi media televisivi, radiofonici e sociali. Molti vescovi dei Paesi americani hanno inviato messaggi di congratulazioni, unità e gioia per questo evento.

All'inizio della concelebrazione, monsignor Rafael Rodríguez, vescovo della diocesi di La Vega, ha dato il benvenuto ai presenti e al pubblico della televisione, della radio e delle reti sociali, per poi leggere il messaggio inviato dal Santo Padre in occasione di questo Giubileo. Ha annunciato il desiderio che sul luogo venga costruita una chiesa modesta ma significativa per ricordare e rinnovare le promesse battesimali e ha invitato i Ministeri della Cultura e del Turismo a collaborare a questo progetto. 

La concelebrazione è stata presieduta da Mons. Ghaleb Bader, Nunzio di Sua Santità nella Repubblica Dominicana. Nella sua omelia ha sottolineato la trasformazione che l'amministrazione dei primi battesimi ha portato in questa parte del mondo. La prima Eucaristia e i primi battesimi hanno dato a questo Nuovo Mondo Gesù Cristo, il Vangelo e la Chiesa. 

Poi è stata benedetta l'acqua, sono state rinnovate le promesse battesimali e sono stati amministrati i sacramenti dell'iniziazione cristiana a dodici adulti. Dopo l'accoglienza della Santa Eucaristia, l'ingegnere Kelvin Cruz, sindaco di La Vega, ha pronunciato parole commoventi e si è unito al desiderio del Vescovo della diocesi che venga eretto un tempio commemorativo in questo luogo così bello, e che questa cerimonia non sia irrilevante. Il Vicario pastorale della diocesi ha ringraziato e concluso la concelebrazione dopo la benedizione solenne.

L'autoreJosé Francisco Tejeda

Corrispondente di Omnes nella Repubblica Dominicana

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TribunaPablo Kay

Un anno di Giubileo a Los Angeles

A Los Angeles, i cattolici hanno iniziato a celebrare, in circostanze straordinarie, un anno giubilare che segna il 250° anniversario dell'arrivo del cristianesimo nella California meridionale con la fondazione della missione di San Gabriel nel 1771.

3 novembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Il tema dell'Anno Giubilare di San Gabriele, inaugurato dall'Arcidiocesi di Los Angeles l'11 settembre 2021 è Avanti nella missione. Questo slogan vuole aiutare i cattolici locali a riflettere su entrambi i significati della parola "...".missione"Il primo si riferisce all'edificio fisico costruito dai missionari e dai coloni spagnoli alla fine del XVIII secolo, mentre il secondo si riferisce al dovere di ogni cristiano battezzato di proclamare la Buona Novella.

La missione fisica in questione è la Missione San Gabriel Arcangel, fondata nel 1771 da San Junipero Serra e dai suoi compagni francescani. È stato l'avamposto originario del cristianesimo in quella che oggi è l'area metropolitana di Los Angeles. La sua lunga storia è stata segnata da inondazioni, terremoti, epidemie e dall'avvicendarsi di governatori locali e ordini religiosi.

Ma gli organizzatori dell'anno giubilare concesso dalla Santa Sede lo vedono anche come un'opportunità per rivitalizzare l'opera di evangelizzazione. "La nostra speranza è che questo anno giubilare non sia semplicemente una celebrazione del passato, ma un mezzo per far crescere una nuova generazione di missionari per il nostro tempo e il nostro luogo."Parker Sandoval, vice-cancelliere dell'arcidiocesi e principale organizzatore dell'anno giubilare.

Gli ultimi 20 mesi sono stati difficili per i cattolici della più grande arcidiocesi degli Stati Uniti. La chiusura delle chiese durante il blocco iniziale del 2020 è stata devastante per parrocchie come Mission San Gabriel, così come la perdita di parrocchiani a causa del COVID-19 e il calo della frequenza alle messe. Poi, nel luglio 2020, un piromane ha appiccato il fuoco alla missione, distruggendo il tetto dell'edificio della chiesa e danneggiando gravemente le pareti, i pavimenti e le opere d'arte di valore.

Di conseguenza, l'anno giubilare inaugurato per celebrare il 250° anniversario della Missione San Gabriel coincise con un complesso progetto di ricostruzione. La cerimonia di avvio del Giubileo si è svolta l'8 settembre all'aperto, nel parcheggio della missione, tanto che la chiesa della missione è stata riempita di impalcature. Tre giorni dopo, l'arcivescovo di Los Angeles Gomez ha aperto ufficialmente l'anno giubilare nella Cattedrale di Nostra Signora degli Angeli, dove ha aperto la Porta Santa in bronzo.

Nello stesso fine settimana sono state aperte anche le Porte Sante del 22".parrocchie in pellegrinaggio"nel territorio dell'arcidiocesi. Dal 9 all'11 settembre, ogni luogo di pellegrinaggio ha avuto 40 ore consecutive di adorazione eucaristica. Durante l'anno giubilare, che si concluderà nel settembre 2022, i fedeli sono incoraggiati a visitare le diverse parrocchie e a pregare in esse, ricevendo così l'indulgenza plenaria.

Durante l'anno giubilare sono previsti anche ritiri parrocchiali e pellegrinaggi tra le altre missioni spagnole della zona. Nella cattedrale è stata inaugurata una mostra sui 250 anni di cristianesimo nella California meridionale e si sta sviluppando un programma per le scuole cattoliche per studiare la storia della Chiesa locale e dell'evangelizzazione.

Il giubileo coincide anche con una persistente campagna di opinione pubblica sull'eredità dei primi missionari della zona, in particolare di San Junipero Serra. I critici hanno accusato Serra di aver guidato un sistema coloniale che ha abusato dei diritti delle popolazioni indigene della zona, nonostante le testimonianze storiche contestino questa posizione.

La situazione è peggiorata dopo l'ondata di proteste contro l'ingiustizia razziale dell'estate 2020, quando i manifestanti hanno attaccato diverse statue di Serra in tutta la California.

All'inizio di ottobre, il governatore della California ha approvato un piano per rimuovere la statua in onore del frate di Maiorca dalla capitale dello Stato a Sacramento. Giorni dopo, il sindaco di Los Angeles ha annunciato che un parco del centro di Los Angeles sarebbe stato rinominato in onore di Serra.

Tuttavia, per importanti leader cattolici come il vescovo Gómez, il giubileo è un ricordo dei frutti dell'evangelizzazione spagnola in California.

"Con la fondazione della Missione di San Gabriel da parte di San Junipero Serra e dei primi abitanti di questa terra, Dio ha iniziato un nuovo capitolo della storia della salvezza, piantando i semi del Suo regno nella California meridionale, semi che hanno dato i loro frutti in una bellissima chiesa locale che abbraccia popoli di ogni razza, lingua e nazionalità."Gomez ha scritto all'inizio dell'anno.

Nel frattempo, proseguono i lavori di restauro della missione di San Gabriel, situata a 15 chilometri a est del centro di Los Angeles. I muri sono stati rinforzati, le opere d'arte sono state accuratamente restaurate e un nuovo tetto è già stato installato. 

E mentre gli operai ricostruiscono la chiesa fisica, ai cattolici "angelani" viene chiesto di invitare le persone a tornare nella Chiesa reale.

L'autorePablo Kay

Direttore di Angelus. Settimanale dell'arcidiocesi di Los Angeles, California.

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Letture della domenica

Commento alle letture della domenica 32a Domenica (B): Dio chiede la vita, anche se è piccola.

Andrea Mardegan commenta le letture della 32ª domenica del Tempo Ordinario e Luis Herrera tiene una breve omelia video. 

Andrea Mardegan / Luis Herrera-3 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Gesù insegna nel tempio e "Una folla immensa lo ascoltava con piacere". (Mc 12,37). Per aiutare i suoi ascoltatori a fuggire dall'ipocrisia di un comportamento falso che non corrisponde al cuore, soprattutto nel rapporto con Dio, parla degli scribi. Diverse persone sono state viste camminare in lunghe vesti nel cortile del tempio. Li ritrae esternamente e internamente: amano essere accolti nelle piazze, avere i primi posti nelle sinagoghe e nei banchetti. Ma divorano le case delle vedove, che erano tra le persone più povere e indifese. Pregano a lungo solo per essere visti. Non cercano Dio, ma la propria fama e il proprio potere. State lontani da loro, non imitateli.

Poi Gesù si siede. È il gesto del re sul suo trono e del giudice che esercita il suo giudizio. E guarda le persone che gettano monete per il tempio. Nel primo grande cortile, chiamato "il cortile delle donne", c'erano tredici casse per raccogliere i vari tipi di tasse dovute per il santuario. Gesù osserva "come" la folla getta il denaro, dice Marco. Osserva la modalità esteriore e anche quella interiore, leggendo nel cuore e conoscendo la vita di ciascuno. Il "come" interiore: getta denaro per farsi vedere o per il vero amore di Dio e la sua adorazione? Il "come" comprende anche il "quanto". Vede che molte persone ricche gettano un sacco di soldi. Poi vede una donna che, quasi di nascosto, forse per vergogna, getta solo due monete.

Marco spiega ai suoi lettori romani che questi due centesimi equivalgono a un "quadrante", una piccola moneta romana di bronzo di scarso valore, senza l'effigie degli imperatori: era così chiamata perché equivaleva a un quarto di un "asso". Dal listino prezzi delle taverne di Pompei sappiamo che un asso poteva comprare mezzo chilo di pane: oggi potrebbe avere il valore di un euro e mezzo. Quindi le due monete della vedova corrispondono a due monete da venti centesimi dell'euro di oggi. 

Chiama i suoi discepoli, distratti, per indicare loro questa povera donna e spiegare il valore della sua offerta. Lei, dice Gesù letteralmente nel greco di Marco, "dalla sua povertà ha gettato tutto quello che aveva, tutta la sua vita".. Gesù incontrò la vedova di Nain e le restituì il figlio che era tutta la sua vita. Maria, sua madre vedova, sul Calvario offrirà la vita di suo figlio, che era tutta la sua vita, a Dio Padre. E il Padre le restituirà il Figlio risorto. La vedova di Zarefath diede il suo ultimo olio e l'ultima farina, tutta la sua vita, al profeta Elia, e Dio gliela moltiplicò fino alla fine della carestia. Gesù deve aver fatto qualcosa anche per la vedova del tempio. Dio vuole che ognuno di noi, suoi discepoli, impari dalla vedova a donare tutta la propria vita e da Gesù a valorizzare i gesti delle creature secondo il suo sguardo.

L'omelia sulle letture della Domenica 33

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliauna breve riflessione di un minuto per queste letture.

L'autoreAndrea Mardegan / Luis Herrera

Neo-hippies, eco-tipi e mangiatori di fiori

Per un cristiano, la natura fa parte di quell'eredità che Dio ha lasciato nelle nostre mani per lavorarci, non per distruggerla.

3 novembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

C'è chi dice, senza battere ciglio, che la Chiesa "è diventata una moda verde", che parla solo di "riciclare e piantare alberi" e che ha dimenticato che la sua missione nel mondo è quella di essere "sacramento di salvezza, segno e strumento di comunione con Dio e tra gli uomini" (CEC 780).

La difesa del pianeta, in quanto creazione di Dio e cornice dello sviluppo della vita dei figli di Dio, e quindi anche della comunione con il loro Creatore, acquista un significato proprio nella vita del cristiano, soprattutto se la consideriamo come parte della carità verso il prossimo e verso se stessi.

Un'ecologia integrale sana è quella che rispetta tutta la vita, dal suo inizio alla sua fine, e aiuta a raggiungere lo scopo per cui è stata creata. È ecologia difendere la vita ed è ecologia anche non gettare il cibo nella spazzatura, non inquinare un fiume o non maltrattare gli animali. E la cosa più importante: non sono né in contraddizione tra loro, né eliminatori... Quello che non ha senso è gridare slogan contro le braciole ed eliminare una vita nata nel grembo materno. Ciò che è contraddittorio, infatti, è chiedere la tassazione delle materie prime da un jet privato...

Quando la Chiesa parla di difesa del pianeta, non ha in mente la creazione di una pseudo-religione parallela, praticata da una sorta di neo-hippies, eco-soggetti e mangiatori di fiori che sostituiscono Dio, il suo culto e la sua ricerca, con un prato di margherite canterine. Per un cristiano, la natura fa parte di quell'eredità che Dio ha lasciato nelle nostre mani per lavorarci, non per distruggerla. Certo, gli estremi, in qualsiasi senso, non sono mai auspicabili, e fare dell'ambientalismo una religione è un travisamento riduttivo e assurdo di un compito che, ben vissuto, rientra nelle virtù cristiane fondamentali della carità, della "povertà cristiana", del rispetto per gli altri e soprattutto dell'amore per Dio, padrone dell'universo.

Non per niente San Giovanni Paolo II ha descritto in Solicitudo Rei socialis Oltre alla preoccupazione ecologica come uno dei "segni positivi del presente", cresce anche la consapevolezza della limitatezza delle risorse disponibili, della necessità di rispettare l'integrità e i ritmi della natura e di tenerne conto nella pianificazione dello sviluppo, invece di sacrificarla a certe concezioni demagogiche dello sviluppo. Questo è ciò che oggi è noto come preoccupazione ecologica.

C'è chi ha deciso di tracciare una linea di demarcazione tra i custodi di una presunta ortodossia della fede cattolica e coloro che si sono "venduti" al discorso Woke. Forse a causa della complessità che questo argomento sempre comporta, ho trovato due letture del professore Emilio Chuvieco (uno di loro insieme a Lorenzo Gallo) su questo stesso portale.

Prendersi cura del nostro pianeta e degli esseri che lo abitano non è solo una questione di "rispondere a una crisi, ma soprattutto di riorientare i valori che guidano la nostra società, di generare un modello di progresso che metta al centro l'essere umano", con quell'ecologia umana che comporta l'applicazione alla nostra natura del profondo rispetto che si deve anche all'ambiente. "Rispetto per il creato, rispetto per gli altri, rispetto per se stessi e rispetto per il Creatore" è stata la definizione del Papa all'incontro "Fede e scienza: verso la COP26", promosso dalle Ambasciate di Gran Bretagna e Italia insieme alla Santa Sede.

No, non si tratta di un'idea pro-verde che non ha altro fondamento se non quello di gridare slogan più o meno verdi registrandoli con un cellulare di ultima generazione. È un impegno reale, radicato nella nostra consapevolezza dell'essere creato e delle virtù cristiane che portano la nostra vita naturalmente verso Dio.

L'autoreMaria José Atienza

Direttore di Omnes. Laureata in Comunicazione, ha più di 15 anni di esperienza nella comunicazione ecclesiale. Ha collaborato con media come COPE e RNE.

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Evangelizzazione

Omelie noiose? Indiana Jones e il Tempio Perduto

C'è un'intera giungla di eventi non importanti, idee proprie, elementi situazionali e altre specie che devono essere attraversate per arrivare al nucleo perduto del Vangelo per portarlo ai nostri fratelli e sorelle.

Javier Sánchez Cervera-3 novembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Un amico sacerdote mi raccontava il suo piano per preparare l'omelia domenicale: il lunedì leggeva i commenti dei Padri della Chiesa al Vangelo, il martedì le catechesi del Papa, il mercoledì si rivolgeva alla Bibbia interlineare greca e il giovedì a vari commenti. Non ricordo, e non voglio ricordare, come si fa a continuare, perché onestamente mi sfugge.

Quello che è certo è che finché non arriviamo al nocciolo della Parola di Dio che dobbiamo trasmettere, dobbiamo fare qualcosa, non so se sia tanto, ma qualcosa. È un'avventura nello stile di Indiana Jones e il Tempio PerdutoTutta una giungla di eventi senza importanza, di idee proprie, di elementi del momento e di altre specie che devono essere attraversati fino ad arrivare al nucleo perduto del Vangelo, quel nucleo che dobbiamo abbracciare e attingere dalla Parola di Dio per portarlo ai nostri fratelli e sorelle.

Nel XII secolo Dom Güigo, il nono dei priori della Grande Chartreuse, scrisse una piccola e sostanziosa carta chiamata La scala dei monaci sulla vita contemplativa. Questa lettera è forse la prima analisi sistematica di quella che oggi chiamiamo la Lectio Divina cioè la lettura orante della Bibbia. Il Lectio Divina mette al centro della preghiera la Parola di Dio con la sua potenza.

Negli ultimi secoli, tuttavia, questo modo di leggere la Bibbia è diventato molto minoritario. Spesso, invece, usiamo la Parola di Dio per sostenere, anche nella preghiera, un discorso che è più ascetico che altro. A volte usiamo la Parola di Dio per preparare la scena e facilitare il dialogo con Dio in una particolare scena del Vangelo come se fossimo un altro personaggio. Entrambi sono modi preziosi di pregare.

Tuttavia, se vogliamo arrivare al nocciolo della Parola di Dio che leggiamo e dobbiamo trasmettere, dobbiamo andare alla Parola stessa e leggerla con lo stesso spirito con cui è stata scritta: lo Spirito Santo. Il Lectio Divina ci insegna a farlo. Ecco perché il Concilio Vaticano II, nella Costituzione Dei Verbum, n. 25, dice:

"È necessario che ognuno mantenga un contatto continuo con la Sacra Scrittura attraverso la "lectio divina"..., attraverso una meditazione attenta e ricordando che la lettura deve essere accompagnata dalla preghiera". È certamente lo Spirito Santo che ha voluto che questa forma di ascolto e di preghiera sulla Bibbia non andasse perduta nel corso dei secoli".

Il metodo di Lectio Divina è descritta da Dom Güido come una scala di quattro gradini che saliamo progressivamente nella preghiera:

La "lettura" è l'esame attento delle Scritture, fatto con spirito di attenzione.

La "meditazione" è l'opera della mente studiosa che, con l'aiuto della propria ragione, indaga la verità nascosta.

La "preghiera" è lo slancio devoto del cuore verso Dio, per chiedergli di scongiurare i mali e di concedere le cose buone.

La "contemplazione" è come un'elevazione al di sopra di sé della mente che, sospesa in Dio, assapora le gioie della dolcezza eterna.

Una volta saliti su questa scala e giunti in cima, immersi nella contemplazione, siamo pieni di Dio che ora possiamo trasmettere - e siamo in grado di farlo.Contemplata aliis tradere- attraverso la nostra predicazione. Dom Güido descrive ogni fase:

La lettura appare in primo luogo come fondamento. Fornisce il materiale e ci conduce alla meditazione.

La meditazione cerca con attenzione ciò che si desidera. Scavando, scopre un tesoro e lo mostra, ma non può raggiungerlo da solo e ci rimanda alla preghiera.

La preghiera, elevandosi con tutte le sue forze verso Dio, gli chiede il tesoro desiderato: la dolcezza della contemplazione.

Questa, quando arriva, ricompensa lo sforzo delle tre precedenti, inebriando l'anima assetata con la dolcezza della rugiada celeste.

Vi lascio qui la lettera in modo che possiate scaricarla sul vostro cellulare.

E ora, con il tesoro in mano - nel cuore - dobbiamo uscire dalla Parola in cui ci siamo immersi per attraversare di nuovo il groviglio di idee, eventi ed elementi congiunturali fino a portare il Tesoro ai nostri fratelli e sorelle. Questo percorso, diverso dal precedente e altrettanto importante, è quello che dobbiamo descrivere nei prossimi articoli.

Vaticano

Un presepe dal Perù e un albero dal Trentino per il Natale in Vaticano

Questo Natale, il presepe in Piazza San Pietro arriverà dal Perù per commemorare il 200° anniversario dell'indipendenza del Paese. L'abete tradizionale, invece, arriverà dal Trentino, in Italia.

Giovanni Tridente-2 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

La "natività" che sarà installata quest'anno in Piazza San Pietro per le celebrazioni natalizie verrà dal Perù. In particolare dalle Ande, dal villaggio di Chopcca, una comunità del dipartimento di Huancavelica.

Il presepe andino è destinato a commemorare il 200° anniversario dell'indipendenza del Paese e riprodurrà un esempio di vita dei popoli di quelle terre, per simboleggiare la chiamata universale alla salvezza, "in quanto il Figlio di Dio si è incarnato per salvare tutti gli uomini e le donne della terra, a qualsiasi lingua, popolo, cultura o nazione appartengano", si legge nel comunicato diffuso dalla Città del Vaticano.

Il presepe, che sarà inaugurato in Piazza San Pietro venerdì 10 dicembre alle ore 17:00, è frutto della collaborazione tra la Conferenza Episcopale del Perù, la Diocesi di Huancavelica, il governo regionale, il Ministero del Commercio Estero e del Turismo, il Ministero degli Affari Esteri e l'Ambasciata del Perù presso la Santa Sede.

Le statue del presepe, tra cui i Re Magi e i pastori, saranno a grandezza naturale; saranno realizzate in ceramica, legno di maguey e vetroresina e saranno vestite con i tradizionali costumi Chopcca. Si tratta di una comunità locale di lingua quechua di poco più di 10.000 abitanti, che vive a un'altitudine compresa tra i 3.680 e i 4.500 metri sul livello del mare, in un'area attraversata dal Qhapaq Ñan, noto come Sentiero Inca.

Si dice che Gesù avrà l'aspetto di un bambino "Hilipuska", così chiamato perché sarà avvolto in una tipica coperta di Huancavelica. I Re Magi porteranno bisacce e sacchi con alimenti tipici della zona, come patate, quinoa, cañihua, e saranno accompagnati da lama che porteranno la bandiera peruviana sulla schiena.

Anche diversi animali della fauna andina, come alacas, vigogne, pecore, vizcachas, parihuanas e il condor andino, simbolo del Paese, troveranno posto nel presepe.

Per quanto riguarda l'albero che verrà installato accanto al presepe, esso proverrà dal Trentino, in particolare da Andalo, nel comprensorio dolomitico della Paganella. Sarà un abete di circa 28 metri, fornito dalla locale Gestione Forestale Sostenibile, che si occuperà anche delle decorazioni, che saranno in legno.

Nell'Aula Paolo VI, sede delle udienze generali del mercoledì, sarà allestito un altro presepe, preparato dai giovani della parrocchia di San Bartolomeo Apostolo a Gallio, in provincia di Vicenza e diocesi di Padova. I giovani si sono ispirati a una struttura rustica della zona, utilizzata come ricovero per gli animali, comunemente nota come "stallotto".

La mattina del 10 dicembre, le delegazioni che hanno lavorato al montaggio dei presepi e dell'albero saranno ricevute in udienza da Papa Francesco; le scene rimarranno esposte fino alla fine del periodo natalizio, nella festa del Battesimo del Signore, domenica 9 gennaio 2022.

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Mondo

Sir David Amess, quando il rumore della politica si ferma

L'omicidio del veterano parlamentare conservatore britannico Sir David Amess è stato uno shock per il Regno Unito e per il mondo intero. Una persona fedelmente impegnata nella sua fede cattolica nel suo lavoro politico.

James Somerville-Meikle-2 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

Ci sono momenti in politica in cui il rumore si ferma e siamo costretti a fermarci a riflettere. La morte del deputato Sir David Amess, avvenuta venerdì 15 ottobre, è stato uno di questi momenti.

Sir David è nato e cresciuto come cattolico e la sua fede è stata palpabile nella sua vita di servizio pubblico, durata quasi 40 anni.

Quando Sir David entrò alla Camera dei Comuni nel 1983, c'erano pochissimi cattolici sui banchi del Parlamento conservatore, ma lui dimostrò che la sua fede cattolica e i suoi principi conservatori potevano essere facilmente combinati.

Se si esamina il suo curriculum parlamentare, si può avere un'idea dei settori su cui ha fatto campagna: povertà, senzatetto, assistenza sociale. È stato anche un forte sostenitore della dignità della vita, criticando anche apertamente l'aborto.

I suoi numerosi contributi alla Camera dei Comuni furono solo una piccola parte del suo lavoro in Parlamento. La profonda fede di Sir David alimentava il suo senso di giustizia e il suo istinto a fare la cosa giusta, indipendentemente dalle conseguenze politiche.

Il suo assassinio nella chiesa metodista di Belfairs, mentre stava tenendo un comizio politico, ha sconvolto tutti coloro che lavorano in Parlamento. La perdita più grande è quella della moglie e dei cinque figli, che ricordiamo nelle nostre preghiere. Ma abbiamo anche perso un deputato locale impegnato e il nostro Paese ha perso un buon parlamentare cattolico.

Nel 2006, Sir David ha istituito il Gruppo Parlamentare All Party per le Relazioni con la Santa Sede, un gruppo nato per migliorare le relazioni con il Vaticano e che continua il suo lavoro oggi sotto la presidenza di Sir Edward Leigh.

Sir David è stato determinante per la storica visita di Papa Benedetto XVI al Parlamento nel 2010 e per il ritorno dei rappresentanti del Governo di Sua Maestà a Roma l'anno successivo. Durante il discorso tenuto a Westminster Hall nell'ambito della sua visita, Papa Benedetto ha affermato che "la religione... non è una questione da regolamentare per i legislatori, ma un contributo vitale alla conversazione nazionale". Sir David ha messo in pratica queste parole.

Sir David è stato un forte sostenitore di diversi gruppi cattolici, come l'Unione cattolica della Gran Bretagna e la Caritas Social Action Network, che lo hanno aiutato a mettere in pratica la sua fede.

Quando nell'ottobre dello scorso anno i luoghi di culto sono stati costretti a chiudere nell'ambito della seconda chiusura nazionale in Inghilterra, Sir David è stato uno dei primi parlamentari a firmare una lettera al Primo Ministro per chiederne la riapertura. Infatti, è stata sua l'idea di promuovere una lettera congiunta sul tema.

Era uno dei cosiddetti "quattro cavalieri", un gruppo di quattro deputati cavalieri su cui i gruppi cristiani facevano affidamento per combattere alcune delle battaglie più dure in Parlamento. Quando gli altri si ritiravano, Sir David si faceva avanti. È stato il cavaliere che ha combattuto la buona battaglia e mancherà molto a Westminster.

Sir David non si è mai stancato di sostenere le cause in cui credeva, indipendentemente dai rischi politici. La sua vocazione alla vita politica ha giovato a tutti noi e rimane un esempio per gli altri.

Concedigli l'eterno riposo, o Signore, e fa' che su di lui risplenda la luce perpetua. Che riposi in pace. Amen.

L'autoreJames Somerville-Meikle

Direttore delle relazioni pubbliche, Unione cattolica della Gran Bretagna

Gli insegnamenti del Papa

Luci per il Sinodo sulla sinodalità

Ci riferiamo, nella loro unità, a tre interventi di Papa Francesco in relazione all'inizio del "sinodo sulla sinodalità": il suo discorso ai fedeli a Roma (18 settembre), la sua riflessione all'inizio del processo sinodale (9 ottobre) e l'omelia della celebrazione di apertura del sinodo (10 ottobre). 

Ramiro Pellitero-2 novembre 2021-Tempo di lettura: 8 minuti

In tutte e tre le occasioni ha fornito spunti per "camminare insieme" in questo sinodo che inizia ora nella sua fase locale, prosegue, a partire dal marzo 2022, in una fase nazionale-continentale e si chiude con l'incontro dei vescovi a Roma nell'ottobre 2023. 

"Prendere sul serio il Sinodo".

Nel suo discorso ai fedeli della diocesi di Roma (18-IX-21), Francesco ha ricordato il tema dell'attuale sinodo, o meglio dell'attuale processo sinodale: Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione. Ha spiegato che non si tratta di un sondaggio per raccogliere opinioni, ma di ascoltare lo Spirito Santo.

Ha aggiunto che non si tratta nemmeno di un "capitolo" aggiunto all'ecclesiologia, e ancor meno di una moda o di uno slogan; piuttosto, è "La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione".. Parlare di "Chiesa sinodale" significa dare un nome a ciò che già i primi cristiani vivevano secondo il libro degli Atti degli Apostoli: "un viaggiare insieme" da Gerusalemme a tutti i luoghi per portare la Parola di Dio e il messaggio del Vangelo. Tutti sapevano di essere protagonisti e responsabili di servire gli altri. Tutti sostenevano l'autorità con la loro vita e il loro discernimento su ciò che era meglio fare, mantenere o evitare. 

Inevitabilmente, ha proseguito il Papa, questo viaggio comporta contrasti e talvolta tensioni. Ma l'esperienza dell'azione e dell'ispirazione dello Spirito Santo sugli apostoli li aiutò a capire e a decidere:"Lo Spirito Santo e noi abbiamo deciso di non imporvi più oneri del necessario". (Atti 15:28). Questo, sottolinea Francesco, è l'orientamento fondamentale per la sinodalità e in particolare per il processo sinodale che stiamo iniziando. C'è sempre la tentazione di fare da soli. Ma abbiamo lo Spirito Santo come testimone dell'amore di Dio e di quella "ampiezza dell'ospitalità", di quella cattolicità che significa universalità attraverso il tempo e il luogo.

Francesco ha poi sottolineato l'importanza della prima fase, quella diocesana del processo sinodale, in cui si manifesta il "senso della fede" del popolo di Dio (l'"olfatto" delle pecore, che tutti siamo), con la guida dei pastori e dei fedeli che li aiutano a guidare il gregge di Cristo (infallibile "nel credere", come dice il Concilio Vaticano II); con la capacità, quindi, di trovare nuove strade o di recuperare il cammino perduto. 

Infatti. La partecipazione alla vita della Chiesa non è solo una questione di sapere e sentirsi parte di essa, interiormente e spiritualmente, e partecipare in modo appropriato ai suoi sacramenti per poi, ciascuno al proprio posto, far fermentare il mondo con la vita e la luce del Vangelo. Questo sarebbe già molto importante, come base per la traduzione operativa di quel mistero di comunione e missione che è la Chiesa. Inoltre, la partecipazione alla vita della Chiesa porta a anche per essere sentiti responsabile dell'istituzione ecclesiasticaLa missione di evangelizzazione è una missione divina, umana e sociale, ognuno secondo la propria condizione e vocazione, per il bene della missione evangelizzatrice.

Si tratta di avere tutticome sottolineano i documenti che guidano il processo sinodale (il Documento preparatorio e il Vademecum). Anche tutti loro i poveriGli emarginati, coloro che sono scartati dalla società, anche se questo può sembrare difficile o utopico. Accogliere le miserie di tutti, anche quelle di ciascuno, quelle che sono nostro. Ma - sottolinea il Papa - "Se non includiamo i miserabili - tra virgolette - della società, gli scartati, non potremo mai farci carico delle nostre miserie. E questo è importante: che le proprie miserie possano emergere nel dialogo, senza giustificazioni. Non avere paura".. In questo modo la Chiesa può essere, come voleva il Concilio Vaticano II, una scuola di fratellanza (cfr. Lettera enciclica Fratelli tutti). Francesco insiste sul fatto che tutti prendere sul serio il sinodosenza lasciare nessuno fuori o indietro.

Questo, infatti, ha molti aspetti: spirituale, sacramentale, disciplinare, nell'unità dell'azione dello Spirito Santo e nella diversità dei suoi carismi nella Chiesa e per il mondo. C'è anche, come abbiamo detto prima, il cammino istituzionale della Chiesa nel concerto della storia e in mezzo alla società. Tutti noi, in "cooperazione organica", dobbiamo fare la nostra parte in questo cammino, ciascuno secondo la propria vocazione, i propri doni, i propri ministeri (ordinati e non) e i propri carismi. Si tratta anche di una manifestazione della relazione tra istituzione e carismi.

Chiavi e rischi

Successivamente, nel discorso di inaugurazione del processo sinodale (9 ottobre 2011), Papa Francesco ha precisato chiavi (comunione, partecipazione, missione), rischi (formalismo, intellettualismo, immobilismo) e opportunità (Chiesa sinodale, ascolto, vicinanza). 

Prima di tutto, tre chiavi. Il comunione esprime la natura della Chiesa. Il missioneLa Chiesa ha il compito di annunciare il Regno di Dio, di cui è seme e germe. Secondo San Paolo VI, "due linee principali enunciate dal Consiglio".. In occasione del quinto anniversario, ha dichiarato che le sue linee generali sono state: "la comunione, cioè la coesione e la pienezza interiore, nella grazia, nella verità e nella collaborazione [...], e la missione, che è l'impegno apostolico nel mondo contemporaneo". (Angelus, 11 ottobre 1970).

Vent'anni dopo, a conclusione del sinodo del 1985, San Giovanni Paolo II riaffermava la natura della Chiesa come "comunione" (koinonia), da cui deriva la missione di essere segno dell'intima unione della famiglia umana con Dio. E ha espresso l'opportunità di tenere sinodi nella Chiesa che siano preparati dalle Chiese locali con la collaborazione di tutti i membri della Chiesa. partecipazione di tutti (cfr. Discorso di chiusura della seconda Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 7 dicembre 1985). 

È così, sottolinea ora Francesco, perché la partecipazione autentica è un'espressione viva dell'essere Chiesa, come requisito della fede battesimale. Dal battesimo deriva "un'identica dignità di figli di Dio, pur nella differenza dei ministeri e dei carismi".

Quello che dice il Papa è importante. La teologia cattolica sottolinea la realtà della sacerdozio comune dei fedeliche conferisce ai battezzati la comune dignità (profetica, sacerdotale e regale) e li spinge (attraverso il servizio del sacerdozio ministeriale) a tutti i compiti che possono e devono affrontare come cristiani. Inoltre, il sacerdozio comune ha il potenziale per assumere dinamicamente carismi molto diversi al servizio della missione della Chiesa. E oggi vediamo come alcuni di questi carismi si riferiscono ai "ministeri" (ordinati o meno) o alle funzioni che i fedeli possono assumere. 

Francesco ha poi affermato che il sinodo deve tenere presente che tre rischi. Il formalismoche la ridurrebbe a una bella facciata, piuttosto che a un percorso di effettivo discernimento spirituale. A tal fine "Abbiamo bisogno di sostanza, strumenti e strutture che favoriscano il dialogo e l'interazione tra il popolo di Dio, soprattutto tra sacerdoti e laici".evitare il clericalismo. 

Il intellettualismoal secondo posto: "cioè l'astrazione; la realtà va da una parte e noi, con le nostre riflessioni, dall'altra".. Questo rischierebbe di trasformare il sinodo in un gruppo di studio che non affronta i veri problemi della Chiesa e i mali del mondo. 

E poi c'è la tentazione del immobilità. La tentazione di non cambiare, invocando il principio del "si è sempre fatto così" (cfr. Evangelii gaudium33), senza tener conto dell'azione dello Spirito Santo, dei tempi in cui viviamo, delle necessità e dell'esperienza della Chiesa anche nel presente. Se si fossero attenuti a questo principio, Pietro e Paolo non sarebbero stati in grado di discernere l'estensione del Vangelo ai Gentili. 

Opportunità

Il sinodo è quindi un'occasione di incontro, ascolto e riflessione. È un tempo di grazia che può permetterci di cogliere almeno tre opportunità. L'opportunità, in primo luogo, di "muoversi non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale".cioè "Un luogo aperto dove tutti si sentono a casa e possono partecipare".. Infatti, e questo per fedeltà al vangelo: una fedeltà che è dinamica come sempre quando si tratta di persone: saper cambiare il loro modo di esprimersi o di fare quando le circostanze cambiano o si presentano nuove esigenze.

Un'altra opportunità è quella di essere Chiesa in ascolto, dal culto e dalla preghiera. E poi "per ascoltare dai fratelli e dalle sorelle le speranze e le crisi della fede in diverse parti del mondo, l'urgente necessità di rinnovare la vita pastorale e i segni provenienti dalle realtà locali". Questo anche perché il Vangelo si basa sulla diversità delle culture (inculturazione) per diffondersi e arricchire le sue espressioni.

Infine, il sinodo è l'occasione per essere un Chiesa vicinadi compassione e tenerezza. Una Chiesa che favorisce la presenza e l'amicizia. "Una Chiesa che non si separa dalla vita, ma si fa carico delle fragilità e delle povertà del nostro tempo, curando le ferite e risanando i cuori spezzati con il balsamo di Dio". Non dimentichiamo, chiede Francesco, lo stile di Dio che ci deve aiutare: vicinanza, compassione e tenerezza.

Trovare, ascoltare, discernere

Infine, nell'omelia di apertura del Sinodo dei Vescovi (10-X-2021), il Papa ha riassunto lo scopo del processo sinodale con tre verbi: trovare, ascoltare, discernere. 

Prendendo spunto dal Vangelo del giorno (cfr. Mc 10, 17ss.), Francesco evoca come Gesù cammini nella storia e condivida le vicissitudini dell'umanità. Incontra il ricco, ascolta le sue domande e lo aiuta a discernere ciò che deve fare per ereditare la vita eterna. 

Primo, la riunione. Anche noi dobbiamo prenderci del tempo per stare con il Signore in preghiera e adorazione, e poi dobbiamo prenderci del tempo per stare con il Signore in preghiera e adorazione. "incontrarsi faccia a faccia, lasciarsi toccare dalle domande delle nostre sorelle e dei nostri fratelli, aiutarsi a vicenda affinché la diversità dei carismi, delle vocazioni e dei ministeri ci arricchisca".. "Niente formalità, niente falsità, niente trucco"..

Secondo, ascolto. Gesù ascolta senza fretta l'inquietudine religiosa ed esistenziale dell'uomo. Non gli offre una soluzione pronta all'uso per liberarsi di lui e continuare per la sua strada. "E soprattutto, Gesù non ha paura di essere ascoltato con il cuore e non solo con le orecchie".. Non si limita a rispondere alle domande, ma racconta la sua storia e parla liberamente. "Quando ascoltiamo con il cuore succede questo: l'altro si sente accolto, non giudicato, libero di raccontare la sua esperienza di vita e il suo percorso spirituale".

E qui il Papa ci sfida a vedere se la nostra capacità di ascolto è così, a scoprire con meraviglia il soffio dello Spirito Santo, che suggerisce nuovi percorsi e linguaggi. "È un esercizio lento, forse faticoso, imparare ad ascoltarsi - vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, tutti noi, tutti i battezzati - evitando risposte artificiose e superficiali".. "Lo Spirito ci chiede di ascoltare le domande, le preoccupazioni e le speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e di ogni nazione. E anche di ascoltare il mondo, le sfide e i cambiamenti che ci pone davanti. E per tutto questo il Papa ci chiede:"Non insonorizziamo il nostro cuore, non schermiamoci nelle nostre certezze. Le certezze spesso ci chiudono. Ascoltiamoci a vicenda.

Infine, sudiscernimento. Nel dialogo con il giovane ricco, Gesù lo aiuta a discernere: "Gli propone di guardare il suo io interiore, alla luce dell'amore con cui Lui stesso, guardandolo, lo ama (cfr. v. 21), e di discernere in quella luce ciò a cui il suo cuore è veramente attaccato. Perché poi scopra che il suo bene non è aggiungere altri atti religiosi ma, al contrario, svuotarsi di sé, vendere ciò che occupa il suo cuore per fare spazio a Dio" (cfr. v. 21)..

Questo, osserva Francesco, è un'indicazione preziosa anche per noi. "Il sinodo è un percorso di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si svolge nel culto, nella preghiera, nel contatto con la Parola di Dio".. Non si tratta di un "convegno" ecclesiale, né di una conferenza di studio, né di un congresso politico. Non un parlamento, ma un evento di grazia, un processo di guarigione guidato dallo Spirito. 

Gesù ci chiama ora a svuotarci e a liberarci da ciò che è mondano, anche dalle nostre chiusure e abitudini. Chiederci cosa Dio vuole dirci in questo tempo e in quale direzione vuole condurci. Essere aperti alle sorprese dello Spirito Santo. E per questo il Papa ci chiama a imparare a esercitare la sinodalità. rendendolo in effetti. Ciò richiede, oltre alla preghiera, l'impegno a migliorare la formazione di tutti, poco a poco, tenendo conto delle circostanze attuali. 

Lo scopo di un sinodo non è semplicemente la visibilità della partecipazione o la produzione di documenti. Come afferma poeticamente il Documento Preparatorio, citando Francesco, è "far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare la fiducia, legare ferite, tessere relazioni, far risorgere un'alba di speranza, imparare gli uni dagli altri e creare un immaginario positivo che illumini le menti, infiammi i cuori, dia forza alle mani". (Discorso all'inizio del Sinodo dedicato ai giovani, 3 ottobre 2018).

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Non siamo nulla

È vero che non siamo nulla, è vero che le preoccupazioni umane sono relative; ma, attenzione, siamo molto, con il battesimo siamo diventati niente di più e niente di meno che figli di Dio.

2 novembre 2021-Tempo di lettura: 2 minuti

"Noi non siamo niente", è una delle frasi più ripetute alle veglie funebri e ai funerali di tutto il mondo. Tre parole che condensano secoli di saggezza umana. Con una simile affermazione proclamiamo l'ovvietà della natura effimera dell'esistenza prima dell'ineluttabile appuntamento con la morte. Perché tante preoccupazioni, tante lotte umane, tanti sforzi per lavorare? Cosa resta della nostra determinazione a vivere in modo sano, a realizzare progetti entusiasmanti? Denaro, gioventù, successo, affetti... "Vanità delle vanità", dice il saggio autore dell'Ecclesiaste, "Vanità delle vanità; tutto è vanità".

Tuttavia, questa verità da tempio nasconde un'interpretazione errata che, in giorni come questi in cui celebriamo la Commemorazione di tutti i fedeli defunti, vale la pena di chiarire. Mi riferisco all'usanza, importata da altre tradizioni religiose, di disporre delle ceneri dei nostri defunti disperdendole nell'aria, nell'acqua o in qualsiasi altro luogo che implichi, in pratica, la loro scomparsa. Alcuni pensano che, in questo modo, la persona defunta si fonde con Madre Natura o con l'universo; altri intendono semplicemente - e sicuramente con tutta la loro buona volontà - realizzare il sogno del loro caro di godersi per sempre il mare o la montagna che ha tanto amato in vita.

Non intendo giudicare chi l'ha fatto o chi l'ha sistemato. Vorrei solo aiutarli a capire che si stanno perdendo ciò che la nostra ricca tradizione cattolica ha conservato per millenni e che è un grande conforto e una chiamata per coloro che rimangono. Conservando le spoglie dei nostri defunti, sottolineiamo l'altissima dignità della vita umana, che non si estingue nemmeno dopo la morte. È vero che non siamo niente, è vero che le preoccupazioni umane sono relative; ma, attenzione, siamo molto, attraverso il battesimo siamo resi niente di più e niente di meno che figli di Dio.

Il corpo non è la prigione platonica dell'anima, non è il contenitore di cui ci si disfa una volta esaurito il contenuto; il corpo è chiamato all'eternità, come ci ha insegnato il Risorto mostrandoci le stesse mani e lo stesso fianco che i suoi amici avevano appena seppellito. L'essere umano non è una dualità, ma un'unità di corpo e anima. Il Concilio Vaticano II afferma: "L'uomo, per la sua stessa condizione corporea, è una sintesi dell'universo materiale che, attraverso l'uomo, raggiunge la sua vetta più alta e innalza la sua voce alla libera lode del Creatore. Non deve quindi disprezzare la vita corporea, ma, al contrario, deve considerare il proprio corpo come un bene e onorarlo come creatura di Dio che risorgerà nell'ultimo giorno".

Conservando i resti dei nostri defunti in un determinato luogo, andando a visitarli, avendo cura dei luoghi in cui li depositiamo, manifestiamo pubblicamente e a noi stessi che il corpo senza vita dei nostri cari è molto più di niente, perché è stato creato a immagine e somiglianza di Dio ed è stato tempio dello Spirito Santo. E no, non siamo "niente".

L'autoreAntonio Moreno

Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.

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Vaticano

Nuova sala espositiva della Biblioteca Apostolica Vaticana

Rapporti di Roma-2 novembre 2021-Tempo di lettura: < 1 minuto
rapporti di roma88

"Tutti: l'umanità in cammino" è il nome della prima mostra che si terrà nella nuova sala espositiva della Biblioteca Apostolica Vaticana, inaugurata da Papa Francesco e che permetterà a chiunque lo desideri di visitare questo spazio, finora riservato agli accademici.


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Vaticano

Il cardinale Angelo Scola festeggia il suo 80° compleanno

Rapporti di Roma-1° novembre 2021-Tempo di lettura: < 1 minuto
rapporti di roma88

Il cardinale cessa di essere cardinale elettore e quindi perde il diritto di voto in caso di conclave. Scola è stato uno stretto collaboratore di Giovanni Paolo II, ricoprendo la cattedra di antropologia presso il Pontificio Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia. Era legato al movimento di Comunione e Liberazione. È stato patriarca emerito di Venezia e arcivescovo emerito di Milano.


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