Vaticano

Si conclude la prima sessione dell'Assemblea sinodale. "Una gioia che si può toccare".

Con il canto del Te Deum e la presentazione del documento finale, si è conclusa sabato 28 ottobre la prima sessione della XVI Assemblea del Sinodo sulla sinodalità. All'Assemblea hanno partecipato 464 rappresentanti da cinque continenti, 365 con diritto di voto.

Maria José Atienza-29 ottobre 2023-Tempo di lettura: 9 minuti

Sabato 28 ottobre 2023 si è conclusa la prima sessione dell'Assemblea del Sinodo dei Vescovi "Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione".

Lo stesso giorno, a conclusione della prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo, è stato pubblicato il Rapporto di sintesi, intitolato "Una Chiesa sinodale in missionenella prima parte parla di Il volto della Chiesa sinodaleLa seconda parte afferma Tutti i discepoli, tutti i missionarimentre la terza parte invita Tessere relazioni, costruire comunità.

La realtà è che, nonostante gli "scontri" e le opinioni apparentemente inconciliabili con cui è iniziato il sinodo, il documento approvato è passato quasi senza problemi, superando i due terzi dei voti. Questo materiale sarà ora trasmesso alle Chiese locali per ulteriori studi, ma anche a teologi e studiosi.

Una nuova tappa in cui, come indica il documento finale, "le Conferenze episcopali e le Strutture gerarchiche delle Chiese cattoliche orientali, facendo da tramite tra le Chiese locali e la Segreteria generale del Sinodo, avranno un ruolo importante nello sviluppo della riflessione. Sulla base delle convergenze raggiunte, sono chiamate a focalizzare le questioni e le proposte più rilevanti e urgenti, incoraggiandone l'approfondimento teologico e pastorale e indicandone le implicazioni canoniche".

Il Sinodo, nelle parole del Segretario generale, il cardinale Mario Grech, "è un'esperienza che non finisce oggi ma continuerà", perché è una Chiesa che "cerca spazi per tutti, perché nessuno si senta escluso". Ha inoltre assicurato che oggi, a conclusione dell'incontro, i partecipanti "hanno provato una grande gioia che si poteva toccare con mano".

Il documento finale

La Relazione di sintesi al termine della XVI Assemblea generale del Sinodo sulla sinodalità, diffusa a conclusione dell'Assemblea, raccoglie "i principali elementi emersi dal dialogo, dalla preghiera e dal confronto che hanno caratterizzato queste giornate". È la fine di una fase e l'inizio di un'altra che si concluderà l'anno prossimo: "Questa Sessione apre la fase in cui tutta la Chiesa riceve i frutti di questa consultazione per discernere, nella preghiera e nel dialogo, i percorsi che lo Spirito ci chiede di seguire. Questa fase durerà fino all'ottobre 2024, quando la Seconda Sessione dell'Assemblea concluderà i suoi lavori, offrendoli al Santo Padre".

Struttura del testo

Il testo è strutturato in tre parti. La prima, "Il volto della Chiesa sinodale", presenta "i principi teologici che illuminano e sono alla base della sinodalità". La seconda parte, intitolata "Tutti discepoli, tutti missionari", tratta di tutti coloro che sono coinvolti nella vita e nella missione della Chiesa.

le loro relazioni. La terza parte è intitolata "Tessere legami, costruire comunità". Qui la sinodalità appare soprattutto come un insieme di processi e una rete di organismi che permettono lo scambio tra le Chiese e il dialogo con il mondo.

Punti chiave

"In ognuna delle tre parti, ogni capitolo raccoglie le convergenze, i temi da affrontare e le proposte emerse dal dialogo. Le convergenze individuano i punti fermi verso cui la riflessione può guardare: sono come una mappa che ci permette di orientarci lungo il cammino e di non perderci. I temi da affrontare raccolgono i punti su cui abbiamo riconosciuto la necessità di un approfondimento teologico, pastorale e canonico: sono come dei bivi su cui è necessario fermarsi per capire meglio la direzione da prendere. Le proposte, invece, indicano possibili strade da percorrere: alcune sono suggerite, altre sono raccomandate, altre ancora sono richieste con maggiore forza e determinazione".

Il documento contiene spunti interessanti, anche perché una delle principali priorità è volta ad "ampliare il numero di persone coinvolte nei percorsi sinodali", il che evidenzia il progressivo calo di partecipazione, e persino di interesse, per questo sinodo.

Il documento non nasconde nemmeno l'incomprensione o addirittura il timore che la presentazione e alcuni aspetti dello sviluppo del cammino sinodale possono aver suscitato in molti fedeli: "Sappiamo che "sinodalità" è un termine poco familiare a molti membri del Popolo di Dio, che provoca confusione e preoccupazione in alcuni. Tra i timori c'è quello di cambiare la dottrina della Chiesa, allontanandosi dalla fede apostolica dei nostri padri e tradendo le aspettative di chi ancora oggi ha fame e sete di Dio. Tuttavia, siamo convinti che la sinodalità sia un'espressione del dinamismo della Tradizione vivente".

Il documento sottolinea la necessità di "chiarire il rapporto tra l'ascolto della Parola di Dio attestata nella Scrittura, l'accoglienza della Tradizione e del Magistero della Chiesa e la lettura profetica dei segni dei tempi". Accanto a ciò, si auspica un rinnovamento della vita, dei linguaggi e, per molti aspetti, delle dinamiche pastorali delle comunità; ne è un esempio l'affermazione che "è importante continuare la ricerca di come la logica catecumenale possa illuminare altri percorsi pastorali, come quello della preparazione al matrimonio, o dell'accompagnamento nelle scelte di impegno professionale e sociale, o ancora della formazione al ministero ordinato, in cui deve essere coinvolta tutta la comunità ecclesiale".

Di particolare interesse, anche se non sviluppato in questo documento, è il riferimento alle "altre espressioni della preghiera liturgica, così come le pratiche della pietà popolare, in cui si riflette il genio delle culture locali, sono elementi di grande importanza per favorire la partecipazione di tutti i fedeli, introducendoli gradualmente nel mistero cristiano e avvicinando all'incontro con il Signore coloro che hanno meno familiarità con la Chiesa. Tra le forme di pietà popolare, la devozione mariana si distingue soprattutto per la sua capacità di sostenere e alimentare la fede di molti".

I poveri al centro

"L'opzione preferenziale per i poveri è implicita nella fede cristologica", sottolinea il documento. Una povertà che non ha un solo volto, ma molti volti: migranti e rifugiati; popoli indigeni, coloro che subiscono violenze e abusi, in particolare le donne, le persone con dipendenze, le vittime del razzismo, dello sfruttamento e della tratta, i bambini nel grembo materno e le loro madri. Di fronte a loro, il Sinodo sottolinea che "l'impegno della Chiesa deve raggiungere le cause della povertà e dell'esclusione" e chiede di "impegnarsi a partecipare attivamente alla costruzione del bene comune e alla difesa della dignità della vita, ispirandosi alla dottrina sociale della Chiesa e agendo in modi diversi".

Nel contesto in cui si è svolta l'Assemblea, segnato da conflitti come quelli in Sudan, Ucraina, Terra Santa e Armenia, "la Chiesa insegna la necessità e incoraggia la pratica del dialogo interreligioso come parte della costruzione della comunione tra tutti i popoli".

Le Chiese orientali

La situazione attuale delle Chiese cattoliche orientali, i loro problemi e il loro rapporto con le Chiese di altri riti, soprattutto latini, è stato uno dei temi su cui hanno lavorato in questa Assemblea. Tra questi, "l'importante migrazione di fedeli dall'Oriente cattolico verso territori a maggioranza latina solleva importanti questioni pastorali. Se l'attuale flusso continua o aumenta, potrebbero esserci più membri delle Chiese cattoliche orientali nella diaspora che nei territori canonici. Per varie ragioni, l'istituzione di gerarchie orientali nei Paesi di immigrazione non è sufficiente a risolvere il problema, ma è necessario che le Chiese locali di rito latino, in nome della sinodalità, aiutino i fedeli orientali emigrati a conservare la loro identità e a coltivare il loro patrimonio specifico, senza subire processi di assimilazione".

Il documento riporta anche la "richiesta di istituire presso il Santo Padre un Consiglio dei Patriarchi e degli Arcivescovi maggiori delle Chiese cattoliche orientali".

Laici e famiglia, prima Chiesa

Il documento contiene anche un appello alla missione di ogni battezzato nella Chiesa e, in particolare, al ruolo della famiglia come "spina dorsale di ogni comunità cristiana". I primi missionari sono i genitori, i nonni e tutti coloro che vivono e condividono la loro fede in famiglia. La famiglia, in quanto comunità di vita e di amore, è un luogo privilegiato di educazione alla fede e alla pratica cristiana, che richiede un particolare accompagnamento all'interno delle comunità".

Il ruolo principale dei laici nella missione della Chiesa sembra essere, almeno in teoria, perfettamente chiaro: "I fedeli laici sono sempre più presenti e attivi anche nel servizio all'interno delle comunità cristiane" sottolinea il documento che allude al fatto che "i carismi dei laici, nella loro varietà, sono doni dello Spirito Santo alla Chiesa che devono essere manifestati, riconosciuti e pienamente apprezzati".

Chiesa ministeriale

Tra queste conclusioni emerge anche la percezione della "necessità di una maggiore creatività nell'istituire ministeri basati sui bisogni delle chiese locali", senza nascondere gli equivoci che la "chiesa ministeriale" può causare. In questo senso si inquadra la riflessione sul ruolo della donna nella Chiesa. Le stesse donne presenti all'Assemblea hanno sottolineato il desiderio di "evitare di ripetere l'errore di parlare delle donne come una questione o un problema". In questo ambito, le discussioni sull'ordinazione femminile sono state ancora una volta sul tavolo senza conclusioni: il documento chiede un ulteriore approfondimento teologico e pastorale della questione per evitare di cadere in "un'espressione di una pericolosa confusione antropologica".

Carisma e gerarchia

"La dimensione carismatica della Chiesa si manifesta in modo particolare nella vita consacrata, con la ricchezza e la varietà delle sue forme". Il documento sottolinea che valorizza la "conversazione nello Spirito o forme analoghe di discernimento nella realizzazione dei capitoli provinciali e generali, per rinnovare le strutture, ripensare gli stili di vita, attivare nuove forme di servizio e di vicinanza ai più poveri", ma allude alla persistenza di stili autoritari che minano il dialogo fraterno.

Si fa riferimento anche alle "associazioni laicali, ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità che sono un segno prezioso della maturazione della corresponsabilità di tutti i battezzati". Il documento mette al centro il lavoro di "vita consacrata, associazioni laicali, movimenti ecclesiali e nuove comunità" al servizio delle Chiese locali.

Clericalismo e celibato

Uno dei temi principali, non solo del sinodo, ma anche del pontificato di Francesco, è stata la sua continua allusione al clericalismo nella Chiesa. A questo proposito, si legge nel documento, "un ostacolo al ministero e alla missione è il clericalismo. Esso nasce da un'incomprensione della vocazione divina, che porta a concepirla più come un privilegio che come un servizio, e si manifesta in uno stile di potere mondano che rifiuta di rendere conto".

D'altra parte, anche se l'eliminazione del celibato sembrava essere uno dei temi principali di questa Assemblea, il documento evidenzia le "diverse valutazioni del celibato dei sacerdoti. Tutti ne apprezzano il valore profetico e la testimonianza di conformità a Cristo; alcuni si chiedono se la sua adeguatezza teologica per il ministero sacerdotale debba necessariamente tradursi in un obbligo disciplinare nella Chiesa latina, soprattutto dove i contesti ecclesiali e culturali lo rendono più difficile". Un tema che continuerà, come da decenni, a far parte della riflessione della Chiesa.

Inoltre, in un esercizio di trasparenza, i membri del Sinodo chiedono "alle Chiese locali di identificare processi e strutture per una verifica regolare dei modi in cui i sacerdoti e i diaconi con ruoli di responsabilità esercitano il ministero. Le istituzioni esistenti, come gli organismi di partecipazione o le visite pastorali, possono essere il punto di partenza per questo lavoro, garantendo il coinvolgimento della comunità".

I vescovi e la sinodalità della Chiesa

Il lavoro dei successori degli apostoli è stato un altro punto di discussione in questa Assemblea, sia dal punto di vista della sua configurazione che nello sviluppo delle conversazioni. Il documento finale fa riferimento al ruolo del vescovo come "primo responsabile dell'annuncio del Vangelo e della liturgia". Il vescovo, sottolinea la sintesi, "è chiamato a essere un esempio di sinodalità". Non dimenticano che "molti vescovi lamentano un sovraccarico di impegni amministrativi e giuridici, che rende difficile svolgere appieno la loro missione". Anche il vescovo deve fare i conti con la propria fragilità e i propri limiti e non sempre trova sostegno umano e spirituale". Su questo punto, il documento propone l'attivazione di "strutture e processi di verifica periodica dell'operato del vescovo, rendendo obbligatorio il Consiglio episcopale" e aggiungendo alle liste ristrette dei potenziali vescovi il parere "del Nunzio apostolico con la partecipazione della Conferenza episcopale". È inoltre necessario ampliare la consultazione del Popolo di Dio, ascoltando un maggior numero di laici e consacrati e facendo attenzione a evitare pressioni inopportune".

L'ultima parte del documento si concentra sull'instaurazione di una vera cultura della sinodalità nella Chiesa: "Dobbiamo superare la mentalità di delega che si riscontra in molti ambiti della pastorale. Una formazione sinodale mira a rendere il popolo di Dio capace di vivere pienamente la propria vocazione battesimale, in famiglia, sul posto di lavoro, nella sfera ecclesiale, sociale e intellettuale, e a permettere a tutti di partecipare attivamente alla missione della Chiesa secondo i propri carismi e la propria vocazione".

Una parte finale invita ad adottare il compito dell'ascolto in tutti i processi della vita ecclesiale. "La Chiesa ha incontrato molte persone e gruppi che chiedono di essere ascoltati e accompagnati", si legge nel documento, che mette in evidenza i giovani, le voci delle vittime e dei sopravvissuti ad abusi sessuali, spirituali, economici, istituzionali, di potere e di coscienza da parte di membri del clero o di persone che si sentono emarginate o escluse dalla Chiesa a causa del loro stato civile, della loro identità e sessualità.

Chiede inoltre la creazione "strutturale" di una Chiesa sinodale, tenendo conto della "configurazione canonica delle assemblee continentali che, pur rispettando le peculiarità di ogni continente, tenga in debito conto la partecipazione delle Conferenze episcopali e delle Chiese, con i propri delegati che rendono presente la varietà del popolo fedele di Dio".

Il documento riflette, alla fine, su ciò che questo processo ha significato finora come "opportunità di sperimentare una nuova cultura della sinodalità, capace di orientare la vita e la missione della Chiesa". Tuttavia, ricorda che non basta creare strutture di corresponsabilità se manca la conversione personale a una sinodalità missionaria".

La nuova configurazione dell'assemblea sinodale trova spazio anche in questo documento che sottolinea la continua presenza di persone diverse dai vescovi "come membri a pieno titolo nel carattere episcopale dell'Assemblea". Alcuni vedono il rischio che il compito specifico dei vescovi non venga compreso correttamente. Sarà inoltre chiarito in base a quali criteri i membri non vescovi potranno essere chiamati in Assemblea".

Il documento, che ora torna alle Chiese particolari, è la base per la prossima fase del sinodo che culminerà nell'assemblea di Roma dell'ottobre 2024.

Evangelizzazione

Nella Chiesa siamo tutti missionari

Che si tratti di sacerdoti, suore o laici, siamo tutti missionari nella Chiesa cattolica e siamo tutti tenuti a evangelizzare. Ma cosa significa questo e come possiamo metterlo in pratica?

Jennifer Elizabeth Terranova-29 ottobre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Il 22 ottobre si celebra ufficialmente la Giornata Missionaria Mondiale (GMD), che si svolge l'ultima domenica di ottobre. Che siate sacerdoti, suore o laici, siamo tutti missionari e siamo tutti tenuti a evangelizzare. Ma cosa significa essere missionari nella Chiesa cattolica?

Papa Pio XI istituì la Domenica delle Missioni nel 1926 e la prima raccolta mondiale della Domenica delle Missioni ebbe luogo nell'ottobre del 1927 e continua ancora oggi. Lo scopo era quello di pregare per tutti i missionari che lasciavano la loro patria e si recavano in molte parti del mondo per portare il Vangelo a coloro che non conoscevano Gesù Cristo.

La giornata viene celebrata in tutte le parrocchie locali "come festa della cattolicità e della solidarietà universale". I cristiani riconoscono che abbiamo la responsabilità collettiva di evangelizzare il mondo e di continuare l'opera di Gesù Cristo che, nel suo breve periodo di permanenza sulla terra, "ha portato la gloria di Dio sulla terra "completando l'opera" che gli era stata affidata. È stata la più grande missione mai compiuta.

Per comprendere la Giornata Missionaria Mondiale è importante ricordare la fondatrice della Società per la Propagazione della Fede, Pauline Jaricot. Paolina era una laica di un piccolo villaggio francese la cui visione sarebbe diventata una delle organizzazioni missionarie più importanti del mondo. Era una "icona della fede". Quando sentì notizie finanziarie sfavorevoli su una missione estera a Parigi, scese per le strade di Parigi per raccogliere fondi. Chiese agli altri membri della Chiesa di offrire preghiere e sacrifici settimanali per il lavoro missionario della Chiesa in tutto il mondo. Il suo carisma cercava di "aiutare le persone a vivere la loro vocazione missionaria". Come molti, la sua eredità dimostra il potere di una persona di trasformare il mondo. Ora è la Beata Paolina.

Missionari per natura

Quest'anno, il tema di Papa Francesco per il Giornata missionaria mondiale era "Cuori in fiamme, piedi in movimento". Il Santo Padre ha espresso la sua gratitudine e il suo apprezzamento per tutti i missionari del mondo, "...specialmente per quelli che sopportano ogni tipo di difficoltà". Il suo messaggio ha evocato il dolore di Gesù prima della sua morte: "Cari amici, il Signore risorto è sempre con voi. Vede la vostra generosità e i sacrifici che fate per la missione di evangelizzazione in terre lontane. Non tutti i giorni della nostra vita sono sereni e limpidi, ma non dimentichiamo mai le parole del Signore Gesù ai suoi amici prima della sua Passione: "Nel mondo avrete tribolazioni, ma abbiate buon coraggio: Io ho vinto il mondo" (Gv 16,33)".

Ogni battezzato è chiamato alla missione; Gesù Cristo ha ordinato a tutti i suoi discepoli di andare ad annunciare il Vangelo. In fondo, la nostra fede è "missionaria per natura". Ma cosa significa? Può essere diverso per ogni persona. Il vescovo James E. Walsh, un sacerdote missionario imprigionato in Cina nel 1959, ha detto: "Il compito di un missionario è quello di andare in un luogo dove non è desiderato ma necessario, e di rimanere finché non sarà più necessario ma desiderato". A volte è più che scomodo rimanere impegnati nella verità, soprattutto nel mondo moderno. Il lavoro missionario non è sempre piacevole; può essere impegnativo. Il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, suggerisce: "Non perdiamo mai un'occasione per evangelizzare. Prendiamo sul serio la nostra chiamata.

Restituire ciò che è stato ricevuto

Omnes ha avuto l'opportunità di parlare con due sacerdoti missionari nigeriani che hanno partecipato alla Messa domenicale delle Missioni Mondiali. Padre Valentine e padre Felix fanno parte della St. Paul Missionary Society of Nigeria di Houston, Texas. È stata fondata la Domenica Missionaria Mondiale del 1977.

Padre Valentine e padre Felix, membri della Società Missionaria di San Paolo in Nigeria

Padre Valentine è il direttore dello sviluppo delle missioni della Houston Mission Society. È stato grato e felice dell'opportunità di esprimere il suo apprezzamento per i sacerdoti irlandesi che si sono recati in Nigeria per portare il Vangelo nel loro Paese. Ha ricordato con affetto il modo in cui i missionari irlandesi hanno evangelizzato la Nigeria e ha parlato del legame della Nigeria con la Chiesa. Irlanda. Ha detto che la Chiesa africana è "grata di svolgere il suo ruolo nella missione universale della Chiesa". Sorridendo ha detto: "Loro sono venuti da noi, e ora noi torniamo da loro".

Padre Felix lavora nell'ufficio della missione e concorda con il suo collega: "Stiamo restituendo ciò che abbiamo ricevuto. I missionari hanno fatto molto in Nigeria e noi abbiamo ricevuto questa fede. Ora stiamo evangelizzando, portando la fede che abbiamo ricevuto non solo in Africa, ma anche in Europa e, naturalmente, in America". Egli accetta la sua chiamata come un "privilegio", "per partecipare a questa azione della missione di Cristo e della Chiesa...".

La Chiesa, una famiglia di missionari

Ognuno di noi ha una vocazione missionaria, e forse per i laici potrebbe iniziare con l'invitare un amico, un compagno di classe, un collega, un vicino o uno sconosciuto a partecipare alla Messa domenicale. Oppure fare volontariato nella parrocchia locale. C'è sempre l'opportunità di fare da catechista. Portate con voi dei biglietti di preghiera per distribuirli. Incoraggiate qualcuno a leggere le Scritture o ad andare alla Penitenza. E ricordate ciò che disse San Francesco d'Assisi: "Predicate sempre il Vangelo e, quando è necessario, usate le parole".

Facciamo parte di una "famiglia mondiale, una rete di preghiera mondiale", ed è il club più prestigioso perché i suoi membri hanno la migliore mappa per navigare nel terreno a volte accidentato della vita, ed è la Parola di Dio, quindi celebrate il missionario che è in voi!

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Cultura

Onésimo DíazPérez-Embid è un personaggio difficile da classificare".

Lo storico Onésimo Díaz ha recentemente pubblicato una biografia di Florentino Pérez-Embid, un uomo poliedrico che si è distinto come intellettuale, gestore di piattaforme culturali e politico. In questa intervista ci spiega alcuni aspetti fondamentali per comprendere questa figura.

Eliana Fucili-29 ottobre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

Onésimo Díaz è vicedirettore dell'Associazione Centro Studi Josemaría Escrivá e professore all'Università di Navarra. Ha appena pubblicato un nuovo libro dal titolo Florentino Pérez-Embid. Una biografia (1918-1974).

In essa analizza in dettaglio la sua carriera e i suoi contributi in ambito accademico, culturale e politico nella Spagna del XX secolo. Questa nuova biografia, pubblicata da Rialp, risveglia nel lettore la curiosità per un personaggio poliedrico che unisce la passione per i libri, la cultura, l'arte, l'insegnamento e la politica. 

Nel suo libro lei definisce Florentino Pérez-Embid come un personaggio poliedrico, che ha svolto ruoli intellettuali, politici e manageriali. Ritiene che questi diversi aspetti della sua vita si siano in qualche modo intrecciati nel corso della sua carriera?

-Florentino Pérez-Embid è un personaggio difficile da classificare e definire, perché avendo fatto così tante cose in così pochi anni della sua vita, è un uomo un po' sconcertante.

Da giovane aspirava a diventare professore universitario e si preparò per questo, ottenendo una cattedra a Siviglia e poi a Madrid. Tuttavia, nonostante la sua dedizione all'insegnamento e alla ricerca, scoprì che la politica lo attraeva ancora di più della vita accademica, anche se non smise mai di essere un insegnante e un ricercatore.

Per tutta la vita ha continuato a insegnare, a partecipare a conferenze e a pubblicare libri e articoli nella sua specialità, la storia dell'America. Ha anche dedicato una parte significativa della sua carriera al management culturale.

Quali influenze intellettuali ha ricevuto durante i suoi anni accademici formativi?

-Le influenze intellettuali di quegli anni furono fondamentali per plasmare il suo pensiero e il suo orientamento accademico. In particolare, Pérez-Embid fu profondamente influenzato da importanti storici e pensatori spagnoli, come Menéndez Pelayo e Ramiro de Maeztu, il quale propose il concetto di hispanidad. Pérez-Embid abbracciò questa idea, sostenendo che la Spagna dovesse mantenere uno stretto rapporto con l'America Latina, poiché fattori come la lingua, la religione e i costumi accomunano gli spagnoli ai latinoamericani.

Negli anni Sessanta, Pérez-Embid compì due viaggi nel continente americano, un'esperienza che approfondì la sua comprensione dell'unità della cultura spagnola con molti Paesi americani. Questi viaggi avevano un duplice scopo: in parte come professore di storia, con l'obiettivo di tenere conferenze e promuovere lo scambio accademico; in parte come direttore dell'Editorial Rialp, con l'obiettivo di promuovere libri in Paesi come il Messico e l'Argentina, dove la casa editrice aveva degli accordi.

Al di là delle influenze di Menéndez Pelayo e Ramiro de Maeztu, nel corso della sua carriera intellettuale e accademica, Florentino Pérez-Embid ha forgiato il proprio pensiero e approccio storiografico, diventando uno storico americanista di un certo prestigio.

Tra i suoi risultati più importanti c'è il suo biografia di Cristoforo Colomboche è diventato un classico della storiografia e continua a essere pubblicato tuttora. Inoltre, le sue pubblicazioni di libri e articoli sulla storia dell'America sono stati contributi preziosi che hanno arricchito le successive ricerche di altri storici.

Come si unisce Florentino Pérez-Embid all'Opus Dei?

-Scopre il Opus Dei In quel periodo arrivò a Siviglia un professore, anch'egli americanista, Vicente Rodríguez Casado. Fu uno dei primi membri dell'Opus Dei. 

L'amicizia tra Pérez-Embid e Rodríguez Casado sbocciò durante l'anno accademico 1942-1943, quando Florentino era un giovane professore che non aveva ancora difeso la sua tesi di dottorato. L'estate successiva, Rodríguez Casado organizzò un corso per studenti spagnoli e portoghesi a La Rábida, nella provincia meridionale andalusa di Huelva. Questi corsi si concentravano sull'approfondimento degli studi ispano-americani e durante questo evento Pérez-Embid ebbe l'opportunità di conversare con Rodríguez Casado. Durante queste conversazioni, Rodríguez Casado gli ha parlato dell'Opus Dei e del libro "Il Cammino", scritto da Josemaría Escrivá.

L'incontro con le idee dell'Opus Dei fu una scoperta significativa nella vita di Pérez-Embid e alimentò la sua vita interiore. Tanto che quella stessa estate scrisse una lettera al fondatore per esprimere la sua attrazione per lo spirito dell'Opus Dei, che invita a vedere la bellezza nel quotidiano, e chiese di essere ammesso come numerario. 

Successivamente, nel 1945, Pérez-Embid si trasferì a Madrid e si stabilì nel Colegio Mayor in via Diego de León. Nei due anni successivi visse con San Josemaría, che poi si trasferì a Roma. A Madrid, Florentino Pérez-Embid trascorse un periodo di formazione, partecipando a corsi e attività proprie dell'Opus Dei. Allo stesso tempo, continuò gli studi di dottorato e si preparò a sostenere il concorso per una cattedra universitaria. In quel periodo iniziò anche a lavorare alla rivista Arbor.

Qual è stato il suo coinvolgimento nel movimento Arbor?

-Florentino Pérez-Embid ha svolto un ruolo di primo piano nella rivista Arborche ancora oggi viene pubblicato dal Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC) e gode di prestigio sia in Spagna che a livello internazionale. Il suo impegno è iniziato nel 1944, quando era ancora molto giovane, contribuendo con recensioni di libri.

Tra il 1947 e il 1953, Pérez-Embid ricoprì il ruolo di segretario della rivista, sotto la direzione dell'amico Rafael Calvo Serer. Durante questo periodo, sono stati in grado di espandere l'influenza di Arbor non solo in Spagna, ma anche in diversi Paesi europei e americani, diventando così una pubblicazione leader nel campo delle scienze umane, soprattutto nel campo della storia.

Un aspetto notevole della loro partecipazione a Arbor era l'uso della rivista come piattaforma monarchica. Invitarono intellettuali, filosofi, storici e sociologi a scrivere sulla monarchia in diversi contesti storici e paesi, sostenendo la monarchia e mostrando così il loro appoggio al pretendente al trono, Juan de Borbón. Tuttavia, questa attività politica suscitò i sospetti del CSIC e dello stesso regime franchista. Di conseguenza, nel 1953, Franco decise di licenziare Pérez-Embid e Rafael Calvo Serer dai loro incarichi al CSIC. Arborsegnando la fine della sua influenza diretta sulla rivista.

Florentino Pérez-Embid. Una biografia

AutoreOnésimo Díaz Hernández
Editoriale: Rialp
Pagine: 656
Anno: 2023
Città: madrid

Perché Pérez Embid si fece coinvolgere nelle vicende politiche del suo tempo? 

-All'inizio, quando entrò in politica, come Direttore Generale dell'Informazione, il suo lavoro era legato alla promozione della cultura in Spagna, tenendo conferenze a Madrid e in altre città. Questi compiti di professore lo interessavano molto. 

Il suo impegno per la cultura e la promozione culturale si riflette ulteriormente nella sua posizione di direttore generale delle Belle Arti, dove ha potuto concentrarsi sul campo dell'arte, che era una delle sue passioni fin dai tempi degli studi. Da questa posizione, Pérez-Embid si attivò per far tornare in Spagna il Guernica di Picasso.

La politica è diventata un aspetto importante della vita di Pérez-Embid, che è stato il primo esponente dell'Opus Dei a entrare in politica, nella convinzione che fosse un modo per servire il suo Paese e contribuire al bene comune. Quando ha mosso i primi passi in politica, si è reso conto di avere un'affinità naturale con questo campo e ha sviluppato un forte interesse. La sua ambizione di diventare ministro rifletteva il suo desiderio di avere un impatto significativo sulla direzione del suo Paese. Sebbene non sia riuscito a diventare ministro, poco prima della sua morte gli è stato offerto il posto di ministro dell'Informazione e del Turismo, ma ha rifiutato a causa del deterioramento della sua salute. Morì un mese dopo l'offerta.

Qual è stata la sfida più grande che ha incontrato durante la ricerca e la stesura della biografia di Florentino Pérez-Embid? 

-Una delle maggiori sfide che ho incontrato durante la ricerca e la stesura della biografia di Florentino Pérez-Embid è stata l'immensa quantità di documenti e materiale personale che ha lasciato. Il suo archivio personale è composto da oltre 160 scatole piene di carte, lettere, cartoline, documenti e fotografie. Fortunatamente, Pérez-Embid era meticoloso e non aveva scartato nessun documento o ricordo durante la sua vita. Questo è davvero un grande vantaggio per scrivere una biografia.

Una volta immerso in questo vasto archivio, mi sono reso conto che dovevo integrare le informazioni con testimonianze e ricordi personali di familiari, amici, colleghi e discepoli di Pérez-Embid. Attraverso interviste e conversazioni, ho potuto raccogliere dettagli e aneddoti che non erano presenti nell'archivio personale. Queste testimonianze aggiuntive hanno gettato nuova luce sulla vita e sulla personalità di Pérez-Embid, fornendo una prospettiva più completa e arricchente per la mia ricerca.

Il compito di raccogliere queste storie e aneddoti da coloro che hanno vissuto con un personaggio storico e carismatico come Pérez-Embid è diventato un processo gratificante. Ogni intervista e ogni ricordo condiviso hanno contribuito a costruire un'immagine più autentica e realistica di questo personaggio straordinario.

L'autoreEliana Fucili

Centro Studi Josemaría Escrivá (CEJE) 
Università di Navarra

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Vaticano

Il Papa consacra la vita di tutti e della Chiesa alla Regina della Pace

Nel contesto di un solenne Santo Rosario, nei suoi misteri dolorosi, Papa Francesco ha donato e consacrato la sua vita e quella di tutti, e della Chiesa, alla Regina della Pace, la Vergine Maria, questa sera nella Basilica di San Pietro. Il Santo Padre ha pregato per la sua intercessione "per il nostro mondo in pericolo e in subbuglio", per i Paesi e le regioni in guerra.

Francisco Otamendi-28 ottobre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Accompagnato dai fedeli che hanno riempito San Pietro, cardinali, vescovi, sacerdoti e religiosi, e da tanti laici, molti dei quali famiglie, e con la Ave Maria tra il mistero e il mistero doloroso del Rosario, e la Salve alla fine, Papa Francesco ha pregato intensamente in questa notte romana per pace nel mondo alla Regina della Pace.

La preghiera del RosarioIl Romano Pontefice ha presieduto questa Preghiera per la Pace, con i suoi misteri dolorosi e le litanie cantate, con un tono particolarmente solenne, che ricorda le consacrazioni che ha fatto per la pace in passato. Ucraina. Ora anche prima del conflitto maggiore della guerra in Terra Santae altrove nel mondo, uniti al Papa.

Seguono l'Esposizione e l'Adorazione del Santissimo Sacramento, le suppliche dei fedeli e infine la Benedizione.

"Maria, guardaci, Madre".

"Maria, guardaci. Siamo qui davanti a te. Tu sei Madre, conosci la nostra stanchezza e le nostre ferite. Tu, Regina della pace, soffri con noi e per noi, vedendo tanti tuoi figli dilaniati dai conflitti, angosciati dalle guerre che dilaniano il mondo". Così il Santo Padre ha iniziato il suo discorso al Preghiera per la pace

Il Papa si è appellato più volte alla Vergine come Madre, Madre di Dio e Madre nostra. Per esempio, quando ha detto: "Madre, da soli non ce la facciamo, senza tuo Figlio non possiamo fare nulla. Ma tu ci porti a Gesù, che è la nostra pace. Perciò, Madre di Dio e Madre nostra, ci rivolgiamo a te, cerchiamo rifugio nel tuo Cuore immacolato. Imploriamo la misericordia, Madre della misericordia; imploriamo la pace, Regina della pace".

Poi ha pregato: "Ora, Madre, prendi di nuovo l'iniziativa a nostro favore in questi tempi di conflitto e di devastazione con le armi. Rivolgi i tuoi occhi misericordiosi alla famiglia umana che ha smarrito la via della pace, che ha preferito Caino ad Abele e che, perdendo il senso della fraternità, non recupera il calore della casa. Intercedi per il nostro mondo in pericolo e confusione".

"Insegnaci ad accogliere e curare la vita - tutta la vita umana - e a ripudiare la follia della guerra, che semina morte ed elimina il futuro", ha aggiunto il Papa. "In quest'ora di buio, ci immergiamo nei tuoi occhi luminosi e ci affidiamo al tuo cuore, che è sensibile ai nostri problemi e che non è mai stato libero da preoccupazioni e paure".

"Guidaci alla conversione e all'unità".

"Maria, tu sei venuta spesso incontro a noi, chiedendoci di pregare e di fare penitenza", ha proseguito il Papa. "Noi, però, occupati nei nostri affari e distratti da tanti interessi mondani, siamo rimasti sordi ai tuoi richiami. Ma tu, che ci ami, non ti stanchi di noi, Madre. Prendici per mano, guidaci alla conversione, facci rimettere Dio al centro. Aiutaci a mantenere l'unità nella Chiesa e ad essere artigiani di comunione nel mondo".

Ricordateci l'importanza del nostro ruolo, ha aggiunto il Papa; "fateci sentire responsabili della pace, chiamati a pregare e ad adorare, a intercedere e a riparare per l'intero genere umano".

"Consacriamo la nostra vita a te, la Chiesa".

In seguito, Francesco ha chiesto alla Vergine Maria di allontanare l'odio, di far rinascere la speranza e le ha dato tutto quello che siamo: "Ella muove i cuori di coloro che sono intrappolati dall'odio, converte coloro che alimentano e fomentano i conflitti. Ella asciuga le lacrime dei bambini, assiste le persone sole e anziane, sostiene i feriti e i malati, protegge coloro che hanno dovuto lasciare la loro terra e i loro cari, consola gli scoraggiati, ravviva la speranza.

"Ti doniamo e consacriamo la nostra vita, ogni fibra del nostro essere, ciò che abbiamo e ciò che siamo, per sempre", ha pregato il Pontefice. "Ti consacriamo la Chiesa perché, testimoniando l'amore di Gesù nel mondo, sia segno di armonia e strumento di pace. Ti consacriamo il nostro mondo, specialmente i Paesi e le regioni in guerra".

Al termine della sua meditazione, il Papa ha definito la Vergine Maria "aurora di salvezza", "dimora dello Spirito Santo", "Signora di tutti i popoli", e le ha chiesto: "riconcilia i tuoi figli, sedotti dal male, accecati dal potere e dall'odio. Tu che hai compassione di tutti, insegnaci a prenderci cura degli altri. Tu che riveli la tenerezza del Signore, rendici testimoni della sua consolazione. Madre, Tu, Regina della pace, riversa nei nostri cuori l'armonia di Dio. Amen.

L'autoreFrancisco Otamendi

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Mondo

Nuovi attacchi alla libertà religiosa in Nicaragua

La Commissione interamericana per i diritti umani (CIDH) riferisce che la libertà religiosa in Nicaragua continua a peggiorare e chiede al governo di "cessare gli attacchi alla libertà religiosa, la persecuzione della Chiesa cattolica e di rilasciare tutte le persone private arbitrariamente della loro libertà".

Antonino Piccione-28 ottobre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Prima l'accordo con la Santa Sede per la liberazione di una dozzina di religiosi sotto processo per "vari motivi". Poi è arrivata la revoca della personalità giuridica imposta all'Ordine dei Frati Minori Francescani della Provincia Serafica di Assisi in Nicaragua. Questo provvedimento ha colpito anche 16 ONG, mentre altre 8 hanno deciso volontariamente di cessare le loro attività per proteggere le loro proprietà. Il provvedimento stabilisce che i beni, mobili e immobili, delle organizzazioni sanzionate passino nelle mani dello Stato.

Più persecuzioni

Nel corso di una settimana, il governo guidato da Daniel Ortega ha ulteriormente confermato le proprie intenzioni di persecuzione della Chiesa cattolicaNonostante le trattative che hanno portato il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, a confermare che alla Santa Sede era stato chiesto di ricevere i sacerdoti appena rilasciati. "La Santa Sede ha accettato", ha risposto alle domande dei giornalisti. "Saranno ricevuti da un funzionario della Segreteria di Stato nel pomeriggio", ha continuato Bruni, "e saranno ospitati in alcune strutture della Diocesi di Roma".

In un comunicato, il governo nicaraguense ha affermato che "questo accordo raggiunto con l'intercessione delle alte autorità della Chiesa cattolica del Nicaragua e del Vaticano rappresenta la volontà e l'impegno permanente a trovare soluzioni, riconoscendo e incoraggiando la fede e la speranza che animano sempre i credenti nicaraguensi, che sono la maggioranza". I sacerdoti rilasciati sono Manuel Salvador García Rodríguez, José Leonardo Urbina Rodríguez, Jaime Iván Montesinos Sauceda, Fernando Israel Zamora Silva, Osman José Amador Guillén e Julio Ricardo Norori Jiménez.

Oltre a Cristóbal Reynaldo Gadea Velásquez, Álvaro José Toledo Amador, José Iván Centeno Tercero, il pastore Eugenio Rodríguez Benavidez, Yessner Cipriano Pineda Meneses e Ramón Angulo Reyes. L'elenco non comprende monsignor Rolando Álvarez, condannato lo scorso febbraio a più di 26 anni di carcere per "tradimento" dopo aver rifiutato di essere espulso dal Nicaragua verso gli Stati Uniti insieme ad altri 222 prigionieri politici. Il provvedimento contro l'Ordine francescano è stato annunciato dal Ministero dell'Interno di Managua, che ha denunciato irregolarità amministrative.

Espulsione degli ordini

Secondo le autorità statali, i frati francescani non hanno rispettato "le leggi relative alla rendicontazione finanziaria, ai consigli di amministrazione, ai dettagli delle donazioni e all'identità e nazionalità dei donatori". Dopo i gesuiti, le Missionarie della Carità di Santa Teresa di Calcutta e molte altre istituzioni cattoliche, ora è l'Ordine francescano a essere vittima del regime in Nicaragua. Secondo la pubblicazione Tempi, l'Istituto San Francesco d'Assisi non è la prima scuola confiscata dal regime sandinista.

Lo scorso maggio Ortega si è "appropriato" della Scuola Susana López Carazo, una delle opere emblematiche delle Suore Domenicane dell'Annunciazione nel dipartimento di Rivas, un mese dopo aver espulso tre suore della stessa congregazione che gestivano anche una residenza. Cinque mesi fa, inoltre, la dittatura ha preso con la forza l'Instituto Técnico Santa Luisa de Marillac, di proprietà dell'omonima congregazione, oltre ad appropriarsi dell'unico centro di istruzione superiore cattolico di San Sebastián de Yalí.

L'odio verso la Chiesa cattolica da parte di Ortega e di sua moglie, Rosario Murillo, che è anche vicepresidente, è iniziato dopo le proteste dell'aprile 2018, represse nel sangue e nel fuoco dalla polizia, quando l'arcivescovo di Managua, Sergio Báez (attualmente in esilio a Miami), monsignor Álvarez e molti altri sacerdoti sostenuti dalla Conferenza episcopale nicaraguense (CEN) hanno deciso di appoggiare gli studenti massacrati dai sandinisti (tra i 350 e i 500 morti).

La CIDH chiede la liberazione dei prigionieri

L'opposizione ha proposto venerdì 27 ottobre, Giornata della Libertà Religiosa, per chiedere la libertà del Nicaragua, la liberazione di monsignor Rolando Álvarez e di tutti i prigionieri politici. Poco più di un mese fa, il Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) ha ribadito l'invito al governo del Nicaragua e al suo presidente, Daniel Ortega, a "cessare gli attacchi alla libertà religiosa, la persecuzione della Chiesa cattolica e a rilasciare tutte le persone private arbitrariamente della loro libertà".

La CIDH fa riferimento anche all'arresto del sacerdote Osman José Amador da parte della Polizia nazionale della diocesi di Estelí ed ex direttore dell'organizzazione Cáritas Estelí, che è stato trattenuto con la forza da agenti statali. "Finora non ci sono informazioni sui motivi dell'arresto, sulla situazione giuridica e sul luogo in cui si trova il sacerdote", si legge. L'arresto è avvenuto l'8 settembre. Inoltre, viene denunciata la privazione della libertà dei sacerdoti Eugenio Rodríguez Benavides e Leonardo Guevara Gutiérrez, indagati per il loro lavoro a Cáritas Estelí.

L'organizzazione rileva che dal 2022 ha osservato che la persecuzione contro la Chiesa cattolica continua a peggiorare in un contesto di chiusura dello spazio civico e democratico: "Arresti arbitrari, detenzioni ed espulsioni dal Paese di sacerdoti e suore senza garantire un giusto processo, così come l'esproprio delle loro proprietà". Si ricorda inoltre che a maggio lo Stato ha ordinato il congelamento dei conti bancari di almeno tre delle nove diocesi della Chiesa cattolica per presunte attività illecite legate al riciclaggio di denaro. "In un Paese con una maggioranza di popolazione che professa la religione cattolica, come il Nicaragua, la politica statale di soppressione dello spazio civico ha portato anche alla violazione della libertà religiosa della popolazione", conclude il comunicato della CIDH.

L'autoreAntonino Piccione

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Evangelizzazione

Il Rosario alla luce di San Giovanni Paolo II

Ottobre è il mese del Rosario perché il 7 è la festa della Madonna del Rosario, istituita da Papa Pio V nel XVI secolo per commemorare la vittoria cristiana nella battaglia di Lepanto del 1571. In questo articolo condividiamo alcune riflessioni di San Giovanni Paolo II sulla recita di questa antica preghiera e sulla devozione a Maria.

Loreto Rios-28 ottobre 2023-Tempo di lettura: 8 minuti

Numerosi Papi, compreso quello attuale, hanno incoraggiato la recita del rosario. Tra questi, Papa Giovanni Paolo II ha scritto una lettera apostolica su questa preghiera, con il titolo "Il Rosario del Rosario".Rosarium Virginis Mariae". In essa il Papa ha affermato: "(...) Non ho mai perso occasione per esortare alla recita frequente del Rosario. Questa preghiera ha avuto un posto importante nella mia vita spirituale fin dalla giovinezza (...) Il Rosario mi ha accompagnato nei momenti di gioia e in quelli di tribolazione. Ad esso ho affidato tante preoccupazioni e in esso ho sempre trovato consolazione.

Ventiquattro anni fa, il 29 ottobre 1978, due settimane dopo la mia elezione alla Sede di Pietro, come aprendo la mia anima, mi sono detto: "Il Rosario è la mia preghiera preferita": Il Rosario è la mia preghiera preferita, una preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità. [Si può dire che il Rosario è, in un certo senso, una preghiera di commento al capitolo finale della Costituzione. Lumen gentium del Vaticano II, un capitolo che tratta della mirabile presenza della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa (...) Quante grazie ho ricevuto dalla Beata Vergine attraverso il Rosario in questi anni".

Il Papa ha anche ricordato che la Madonna stessa, nel corso della storia, ha chiesto in più occasioni di recitare il Rosario: "Conosciamo le varie circostanze in cui la Madre di Cristo, tra il XIX e il XX secolo, ha fatto in qualche modo sentire la sua presenza e la sua voce per esortare il Popolo di Dio a ricorrere a questa forma di preghiera contemplativa. Desidero ricordare in particolare le apparizioni di Lourdes e di Fatima, i cui Santuari sono meta di molti pellegrini in cerca di consolazione e di speranza, per l'influenza incisiva che esercitano sulla vita dei cristiani e per il riconoscimento della loro importanza da parte della Chiesa".

La struttura del rosario

In questa lettera, il Papa ha analizzato la struttura del Rosario. Tra le altre cose, ha spiegato che la prima parte dell'Ave Maria, la preghiera centrale del Rosario, tratta "dalle parole rivolte a Maria dall'Angelo Gabriele e da Santa Elisabetta, è una contemplazione adorante del mistero compiuto nella Vergine di Nazareth. Esse esprimono, per così dire, l'ammirazione del cielo e della terra e, in un certo senso, accennano al piacere di Dio stesso nel vedere il suo capolavoro - l'incarnazione del Figlio nel grembo verginale di Maria - analogamente allo sguardo di approvazione della Genesi".

San Giovanni Paolo II ha poi spiegato che "il centro dell'Ave Maria, quasi come un legame tra la prima e la seconda parte, è il nome di Gesù. A volte, nella recita frettolosa, non si percepisce questo aspetto centrale, né il legame con il mistero di Cristo che si sta contemplando. Ma è proprio il rilievo dato al nome di Gesù e al suo mistero che caratterizza una recita consapevole e fruttuosa del Rosario".

Infine, il Papa ha sottolineato che "dalla speciale relazione con Cristo, che fa di Maria la Madre di Dio, la Thetokos, deriva, inoltre, la forza della supplica con cui ci rivolgiamo a lei nella seconda parte della preghiera, affidando alla sua materna intercessione la nostra vita e l'ora della nostra morte".

Dopo le 10 Ave Maria, si recita il "Gloria": "La dossologia trinitaria è la meta della contemplazione cristiana. Infatti, Cristo è la via che ci conduce al Padre nello Spirito", ha detto il Papa.

Il rosario come oggetto

In questa lettera il Papa analizza anche il rosario come oggetto: "La prima cosa da tenere presente è che 'il rosario è centrato sul Crocifisso', che apre e chiude il processo stesso della preghiera. La vita e la preghiera dei credenti è centrata su Cristo. Tutto parte da Lui, tutto tende a Lui, tutto, attraverso di Lui, nello Spirito Santo, arriva al Padre.

Come strumento di conteggio, che segna il progresso della preghiera, il rosario evoca il cammino incessante della contemplazione e della perfezione cristiana. Il beato Bartolomeo Longo lo considerava anche come una "catena" che ci unisce a Dio".

"Se tu dici 'Maria', lei dice 'Dio'".

In più occasioni, il Papa ha anche espresso la sua ammirazione per gli scritti di San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716), grande devoto della Vergine Maria, che scrisse la ".Trattato della vera devozione alla Beata Vergine Maria".

Trattato sulla vera devozione alla Beata Vergine Maria

TitoloTrattato della vera devozione alla Beata Vergine Maria
AutoreSan Luigi Maria Grignion de Montfort
Editoriale: Combel

Giovanni Paolo II ha definito questo scritto in una lettera alla famiglia montforniana 2003 come "un classico della spiritualità mariana". In questa lettera, il Papa spiegava: "Personalmente, negli anni della mia giovinezza, sono stato molto aiutato dalla lettura di questo libro, nel quale 'ho trovato la risposta ai miei dubbi', dovuti al timore che il culto di Maria, 'se diventa eccessivo, finisce per compromettere la supremazia del culto dovuto a Cristo'. Sotto la saggia guida di San Luigi Maria ho capito che, se si vive il mistero di Maria in Cristo, questo pericolo non esiste. Infatti, il pensiero mariologico di questo santo "si basa sul mistero trinitario e sulla verità dell'incarnazione del Verbo di Dio"".

Infatti, il motto papale di San Giovanni Paolo II, "Totus tuus" ("tutto tuo"), è tratto dal "Trattato della vera devozione alla Beata Vergine". "Queste due parole esprimono la totale appartenenza a Gesù attraverso Maria", ha spiegato il Papa. "L'insegnamento di questo santo ha avuto una profonda influenza sulla devozione mariana di molti fedeli e anche sulla mia vita. È un dottrina vissutaL'opera è di notevole spessore ascetico e mistico, espressa in uno stile vivace e ardente, spesso con l'uso di immagini e simboli".

Un testo di San Luigi Maria, citato dal Papa nella sua lettera, esemplifica molto bene questo concetto di appartenenza a Gesù attraverso Maria: "Infatti, non penserete mai a Maria senza che Maria, attraverso di voi, pensi a Dio; non loderete o onorerete mai Maria senza che Maria lodi e onori Dio. Maria è tutta relativa a Dio, e mi azzardo a chiamarla "relazione di Dio", perché esiste solo in relazione a lui, o "eco di Dio", perché non dice e non ripete altro che Dio.

Se tu dici Maria, lei dice Dio. Santa Elisabetta lodò Maria e la chiamò beata per aver creduto, e Maria, eco fedele di Dio, esclamò: "L'anima mia glorifica il Signore". Ciò che Maria ha fatto in questa occasione, lo fa ogni giorno; quando la lodiamo, la amiamo, la onoriamo o ci doniamo a lei, lodiamo Dio, amiamo Dio, onoriamo Dio, ci doniamo a Dio attraverso Maria e in Maria" (paragrafo 225 del "Trattato della vera devozione della Beata Vergine").

"Ecco tua madre".

Un altro aspetto fondamentale della devozione alla Madonna è che, a partire dalle parole che Gesù le rivolse sulla Croce ("Donna, ecco tuo figlio", "Figlio, ecco tua madre"), Maria è Madre della Chiesa, e di ogni membro della Chiesa. A questo proposito, Giovanni Paolo II ricorda che il Concilio Vaticano II "vede Maria come "Madre delle membra di Cristo", e così Paolo VI l'ha proclamata "Madre della Chiesa". La dottrina del Corpo Mistico, che esprime nel modo più forte l'unione di Cristo con la Chiesa, è anche la base biblica di questa affermazione.

Il capo e le membra sono nati dalla stessa madre" ("Trattato della vera devozione", 32), ci ricorda San Luigi Maria. In questo senso diciamo che, per opera dello Spirito Santo, le membra sono unite e configurate a Cristo Capo, Figlio del Padre e di Maria, così che 'ogni vero figlio della Chiesa deve avere Dio per Padre e Maria per Madre' (Il segreto di Maria, 11)"..

Il Papa ha anche sottolineato che Lo Spirito Santo invita Maria a "riprodursi" nei suoi eletti, diffondendo in loro le radici della sua "fede invincibile", ma anche della sua "ferma speranza" ("Trattato della vera devozione", 34). Il Concilio Vaticano II ha ricordato: "La Madre di Gesù, già glorificata in cielo in anima e corpo, è l'immagine e l'inizio della Chiesa che raggiungerà la sua pienezza nell'età futura. Anche in questo mondo, finché non verrà il giorno del Signore, essa risplende davanti al popolo di Dio in cammino come segno di sicura speranza e consolazione" (Lumen gentium, 68).

San Luigi Maria contempla questa dimensione escatologica soprattutto quando parla dei "santi degli ultimi tempi", formati dalla Vergine per dare alla Chiesa la vittoria di Cristo sulle forze del male (Trattato della vera devozione, 49-59). Non si tratta affatto di una forma di "millenarismo", ma del senso profondo della natura escatologica della Chiesa, legata all'unicità e all'universalità salvifica di Gesù Cristo. La Chiesa attende la venuta gloriosa di Gesù alla fine dei tempi. Come Maria e con Maria, i santi sono nella Chiesa e per la Chiesa, per far risplendere la sua santità ed estendere fino ai confini del mondo e alla fine dei tempi l'opera di Cristo, unico Salvatore".

Guardare con Maria

Giovanni Paolo II ha anche sottolineato che il Rosario è una modalità di preghiera contemplativa e ha indicato Maria come modello di contemplazione: "Il volto del Figlio le appartiene in modo speciale. È nel suo grembo che si è formato, prendendo anche da lei una somiglianza umana che evoca un'intimità spirituale ancora più grande. Nessuno si è dedicato così assiduamente come Maria alla contemplazione del volto di Cristo.

Gli occhi del suo cuore sono in qualche modo puntati su di lui già all'Annunciazione, quando lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi comincia a sentirne la presenza e a immaginarne i lineamenti. Quando infine lo partorisce a Betlemme, anche i suoi occhi si rivolgono teneramente al volto del Figlio, quando "lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia" (Lc 2,7). Da allora il suo sguardo, sempre pieno di adorazione e di meraviglia, non si distoglierà mai da lui".

Il Papa ha anche sottolineato: "Percorrere le scene del Rosario con Maria è come andare alla "scuola" di Maria per leggere Cristo, per penetrare i suoi segreti, per capire il suo messaggio.

La battaglia di Lepanto

Inoltre, Giovanni Paolo II ha implicitamente ricordato in questa lettera apostolica il legame del Rosario con la vittoria nella battaglia di Lepanto: "La Chiesa ha sempre visto in questa preghiera una particolare efficacia, affidando le cause più difficili alla sua recita comunitaria e alla sua pratica costante. Nei momenti in cui la stessa cristianità era minacciata, la forza di questa preghiera è stata attribuita alla liberazione dal pericolo, e la Vergine del Rosario è stata considerata la propiziatrice della salvezza".

Beato Bartolomeo Longo

Oltre a San Luigi Maria Grignion de Montfort e a Padre Pio, il Papa ha portato come esempio di apostolo del rosario il Beato Batolomeo Longo, che, ateo, anticristiano e immerso in correnti spiritualiste, si convertì da adulto ed ebbe l'intuizione di dover diffondere la preghiera del rosario in riparazione del suo passato. Il suo cammino verso la santità si basava su un'ispirazione che sentiva nel profondo del cuore: "Chi diffonde il Rosario sarà salvato". Su questa base, si sentì chiamato a costruire a Pompei una chiesa dedicata alla Madonna del Santo Rosario", ha detto il Papa nella sua lettera al Pontefice. Rosarium Virginis Mariae.

"Il Rosario è insieme meditazione e supplica. La preghiera insistente alla Madre di Dio si basa sulla fiducia che la sua intercessione materna possa fare tutto davanti al cuore del Figlio. Ella è 'onnipotente per grazia', come dice il beato Bartolomeo Longo nella sua 'Supplica alla Madonna', con un'espressione audace che deve essere ben compresa".

Il rosario nel terzo millennio

San Giovanni Paolo II raccomandava vivamente la recita del rosario. Nella lettera apostolica citata, il santo ha affermato che il rosario "è il frutto di secoli di esperienza. L'esperienza di innumerevoli santi parla a suo favore".

E ha affermato: "Il Rosario della Vergine Maria, diffuso gradualmente nel secondo millennio sotto il soffio dello Spirito di Dio, è una preghiera cara a molti Santi e incoraggiata dal Magistero. Nella sua semplicità e profondità, rimane anche in questo terzo millennio, appena iniziato, una preghiera di grande significato, destinata a produrre frutti di santità".

Il Papa ha concluso la lettera dicendo: "Prendete il Rosario con fiducia nelle vostre mani", aggiungendo: "Che questo mio appello non sia vano! All'inizio del venticinquesimo anno di Pontificato, depongo questa Lettera Apostolica nelle mani della Vergine Maria, prostrandomi spiritualmente davanti alla sua immagine nello splendido Santuario costruito dal Beato Bartolomeo Longo, Apostolo del Rosario.

Faccio volentieri mie le commoventi parole con cui termina la sua famosa Supplica alla Regina del Santo Rosario: "O Rosario benedetto di Maria, dolce catena che ci unisce a Dio, vincolo d'amore che ci unisce agli Angeli, torre di salvezza contro gli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai. Sarai il nostro conforto nell'ora dell'agonia. Per te l'ultimo bacio della vita che svanisce. E l'ultimo sussurro delle nostre labbra sarà il tuo dolce nome, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre dei nostri cari, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei dolenti. Che tu sia benedetta ovunque, oggi e sempre, in terra e in cielo".

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Cultura

Muore Wanda Półtawska, medico amico di San Giovanni Paolo II

Wanda Półtawska è morta il 25 ottobre 2023 all'età di quasi 102 anni, nota per essere stata collaboratrice e amica di San Giovanni Paolo II fin dalla giovinezza. La sua vita fu dedicata alla promozione della famiglia e della dignità del corpo umano.

Ignacy Soler-27 ottobre 2023-Tempo di lettura: 8 minuti

Wanda Półtawska è stata collaboratrice e amica di Giovanni Paolo II, medico di fama e grande difensore della santità del matrimonio, della famiglia e della vita non ancora nata.

Aveva quasi 102 anni. Suo marito, il professore di filosofia Andrzej Półtawski, è morto il 29 ottobre 2020. Insieme hanno avuto quattro figlie.

Promuovere la sacralità del matrimonio e della famiglia

Wanda Półtawska è stata medico, docente e divulgatrice degli insegnamenti di Giovanni Paolo II sulla santità del matrimonio e della famiglia. È stata membro del Pontificio Consiglio per la Famiglia e della Pontificia Accademia pro Vita.

È stata autrice di quasi 400 pubblicazioni nel campo della psichiatria, della tutela della vita nascente, dei malati e degli anziani, della questione della castità e della sua importanza, del matrimonio e della famiglia.

Nel 1967 ha organizzato l'Istituto di teologia familiare, che ha diretto per 33 anni, formando innumerevoli coppie di fidanzati, giovani sposi e sacerdoti. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui la medaglia papale "Pro Ecclesia et Pontifice" e un dottorato onorario dall'Università Cattolica di Lublino, ed è stata nominata cittadina onoraria di Lublino.

Prigioniero nel campo di concentramento di Ravensbrück

Wanda Półtawska, nata Wojtasik, è nata il 2 novembre 1921 a Lublino. Ha frequentato la scuola delle Suore Orsoline a Lublino. Prima del 1939 e durante la Seconda Guerra Mondiale è stata un membro attivo degli Scout.

A 15 anni diventa leader del suo gruppo. Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, si unì a un gruppo di scout che forniva servizi ausiliari e si unì alla lotta clandestina come collegamento, partecipando allo stesso tempo all'educazione polacca in segreto. 

Il 17 febbraio 1941 fu arrestata dalla Gestapo di Lublino e imprigionata nel castello di Lublino, dove fu interrogata e torturata.

Il 21 novembre 1941 fu deportata nel campo di concentramento di Ravensbrück con una sentenza di morte "in contumacia". Fu vittima di esperimenti pseudo-medici (principalmente mutilazioni chirurgiche degli arti) condotti da medici tedeschi, tra cui un professore di Berlino, il presidente della Croce Rossa tedesca, Gebhardt, e i dottori Fischer, Rosenthal e Oberheuser. Poco prima della fine della guerra, fu trasportata nel campo di Neustadt-Glewe, dove rimase fino al 7 maggio 1945.

Un medico che difende la dignità della vita umana

Dopo la guerra si trasferisce a Cracovia. Il 31 dicembre 1947 sposò il filosofo Andrzej Półtawski (1923-2020). Insieme hanno cresciuto quattro figlie. Nel 1951 si è laureata in medicina all'Università Jagellonica e successivamente ha conseguito sia la laurea specialistica che il dottorato in psichiatria (1964).

Negli anni 1952-1969 è stata professore assistente presso la Clinica Psichiatrica dell'Università di Medicina di Cracovia, dal 1955 al 1997 è stata professore di medicina pastorale presso la Pontificia Facoltà di Teologia di Cracovia e dal 1964 al 1972 ha lavorato presso la Facoltà di Diagnostica-Trattamento della Cattedra di Psicologia dell'Università Jagellonica.

Ha condotto ricerche sui cosiddetti bambini di Auschwitz, persone inviate nei campi di concentramento da bambini. Nell'aprile del 1969 lasciò la Clinica per dedicarsi principalmente alla consulenza matrimoniale e familiare.

Nel 1995 ha partecipato a una campagna per la posa di una targa in memoria delle donne polacche, prigioniere di Ravensbrück e vittime dei medici tedeschi. Gli sforzi per ottenere il permesso dalle autorità del campo-museo sono iniziati all'inizio del 1995, in occasione del 50° anniversario della liberazione del campo.

A causa dell'opposizione delle autorità tedesche del campo all'idea di ricordare la tragedia delle donne polacche, non fu permesso di installare la targa. Wanda Półtawska insistette tenacemente, questo era un tratto della sua personalità, la forza d'animo di una mulier fortis evangelica. Dopo un anno, nel 1996, le autorità museali tedesche appongono la targa commemorativa.

Ha partecipato ai lavori della Commissione d'inchiesta sui crimini nazisti in Polonia. Ha curato, con la collaborazione di altri, il settimanale della famiglia cattolica Źródła. È autore di numerose pubblicazioni nel campo della pedagogia. È stato consigliere comunale di Cracovia per 10 anni. Nel 2010 ha firmato una lettera aperta al governo della Repubblica di Polonia e al presidente contro l'organizzazione della parata dell'Europride a Varsavia. La lettera spiegava le ragioni razionali per opporsi alla legalizzazione delle relazioni omosessuali e all'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. Inoltre, si afferma che le azioni della comunità LGBT costituiscono un aperto attacco alla libertà di espressione, di credo e di coscienza.

Nel maggio 2014, è stata promotrice e autrice del testo della Dichiarazione di fede di medici e studenti di medicina cattolici sulla sessualità umana e la fertilità.

Guarito dal cancro

È nota la corrispondenza del 1962, indirizzata al cappuccino italiano e poi santo cattolico Padre Pio dall'arcivescovo Karol Wojtyła, in cui si chiedeva di pregare per la guarigione di Wanda Półtawska dal cancro e il successivo ringraziamento del Papa per l'efficace intervento. La lettera recita: Reverendo Padre. Le chiedo preghiere per una donna di quarant'anni e madre di quattro figlie di Cracovia, in Polonia. Durante l'ultima guerra ha trascorso cinque anni in un campo di concentramento in Germania, ora è gravemente malata di cancro e rischia di perdere la vita. Che Dio, per intercessione della Beata Vergine Maria, mostri la sua misericordia a lei e alla sua famiglia!

La stessa professoressa Wanda Półtawska ricorda che "anni dopo, quando il vescovo di Cracovia era già nella sede di Pietro, seppi dal primo uomo che mi consegnò le lettere che Padre Pio disse semplicemente: "A questo non si può dire di no". Non sapevo nulla delle lettere dell'arcivescovo. Karol Wojtyła. Allora mi trovavo in ospedale, per prepararmi a un serio intervento chirurgico, dopo il quale avrei avuto la possibilità di vivere per un anno o un anno e mezzo, fino a quando non si fosse manifestata la metastasi. Non pregavo per un miracolo, ma ero determinata a sottopormi all'intervento perché volevo vivere il più a lungo possibile, visto che avevo dei figli piccoli. Il mio amico professor N., dopo avermi visitato, mi disse: "Beh, forse c'è una probabilità del 5% che non sia un cancro; lo sapremo dopo l'intervento". Ma non c'è stato nessun intervento, perché all'ultimo minuto si è scoperto che i tumori erano scomparsi, quindi ho pensato che si trattasse del 5%. Solo quando sono tornata a casa ho sentito parlare di queste lettere a Padre Pio, ma onestamente non ne ero sicura. Non feci domande e preferii considerare chiusa la questione. Oggi penso che Dio sia così delicato e così sottile nelle sue azioni che non vuole che noi siamo grati e crediamo in cose difficili da credere.

La sua opera Diario di un'amicizia 

Diario di un'amicizia (Beskidzkie rekolekcje. Dzieje przyjaźni księdza Karola Wojtyły z rodziną Półtawskich) presenta lettere personali di direzione spirituale a lei indirizzate da Karol Wojtyła, sempre con la firma "brat" - tuo fratello, dal 1961 al 1994.

Un libro importante da leggere per conoscere a fondo Karol Wojtyła come direttore spirituale.

Wanda era una ragazza attiva, intelligente, vivace e socialmente impegnata nella sua città natale, Lublino. Fu catturata dai nazisti all'inizio della Seconda guerra mondiale e trascorse quattro anni nel campo di concentramento di Ravensbrück.

Raccontò questa esperienza poco dopo nel suo racconto - E ho paura dei miei sogni (I boję się snów). Dopo la guerra venne a Cracovia per studiare medicina.

Gli anni di prigionia lo avevano segnato profondamente e cercò un aiuto spirituale, ma non riuscì a trovare una guida o un maestro.

Era il 1950 quando si confessò nella chiesa di Santa Maria sulla piazza del mercato e il giovane confessore gli disse: "Vieni alla Santa Messa del mattino, e vieni ogni giorno!

Quelle parole furono per lei uno shock: "Non gli chiesi di essere il direttore spirituale della mia anima, non dissi nulla del genere. Tutto è venuto naturale quando alla fine mi ha detto quello che nessun sacerdote mi aveva mai detto prima: vieni a Messa al mattino, e vieni tutti i giorni! Più di una volta ho pensato che ogni confessore dovrebbe dare questo semplice consiglio: vieni alla Santa Messa, perché è la fonte della grazia! Ma nessun sacerdote me lo ha mai chiesto, alcuni di loro mi hanno certamente suggerito la possibilità di parlare con loro, mi hanno detto: vieni da me, vieni a trovarmi! Ma quel sacerdote non mi ha detto: "Vieni da me", ma: vieni alla Santa Messa!

Per Wanda era chiaro: questo sacerdote era il prescelto per il suo accompagnamento spirituale, ed era il prescelto dal primo incontro fino al 2 aprile 2005, quando Wanda era lì - in una sala pontificia - a vedere morire suo fratello.

Nel libro le lettere di Wojtyła e i commenti personali dell'autore si concentrano sul sacramento dell'Eucaristia e sulla necessità della preghiera mentale. Wojtyła trasmette tutto questo a Wanda in un contesto di sorprendente bellezza: i Monti Beskides, nei Carpazi occidentali. Questo libro di memorie è in realtà il diario di un'amicizia tra un uomo e una donna. Contiene molte lettere personali del sacerdote, vescovo e papa Karol, con continui spunti di meditazione personale. Nelle sue pagine si scopre l'identità dell'essere cristiano: l'amicizia con Gesù Cristo. La guida o l'accompagnamento spirituale personale esercitato dal sacerdote Karol e successivamente da Papa Giovanni Paolo II su Wanda ruota attorno a due assi: l'insegnamento della preghiera personale e il modo migliore per esercitare i suoi diritti e adempiere ai suoi doveri di moglie, madre di famiglia e psichiatra.

Lettura critica

A chi critica la possibilità di un'amicizia tra un sacerdote cattolico e una donna, va fatto notare che la presenza del marito di Wanda, Andrés, in tutte le lettere è continua.

L'introduzione è sua e ci dice, dal suo punto di vista di marito, che "nel mondo di oggi guidato dai media sensuali, in un mondo in cui baciare un bambino sulla fronte evoca pensieri di pedofilia, in cui un abbraccio fraterno tra amici è facilmente interpretato come una manifestazione di omosessualità, l'amicizia tra un uomo e una donna risveglia automaticamente pensieri di sessualità in quelle relazioni". L'autrice non ha mancato di incontrare - durante il periodo della guerra e poi negli anni del suo lavoro professionale - una moltitudine di casi che hanno dato una risposta negativa alla domanda che continuava a porsi: l'uomo è in grado di vivere una vita buona, senza lasciarsi andare e funzionare come un automa? L'uomo può davvero essere pulito e libero? La guida spirituale e la vicinanza personale di un grande sacerdote hanno permesso a mia moglie, Wanda Półtawska, di raggiungere l'equilibrio e la pace, di conciliare il lavoro professionale con la vita familiare e, nel corso degli anni - e ormai sono passati sessant'anni - di approfondire e rafforzare sempre di più la nostra intimità e armonia coniugale. È difficile per me esprimere a fondo la mia gratitudine per la possibilità di aver vissuto questi anni insieme a una grande donna e a un grande uomo, per la presenza di un padre e di un fratello nella vita di questo grande sacerdote, vescovo e papa".

Un altro punto critico è che l'autrice utilizza i testi di Wojtyła per il proprio protagonismo. Certamente Diario di un'amicizia è una conversazione continua con Dio e con il proprio direttore spirituale.

Il libro contiene una cinquantina di pagine di testi di Giovanni Paolo II e le restanti cinquecento pagine sono le annotazioni del diario personale dell'autore, tutte intrecciate tra loro.

Senza dubbio, il sacerdote Karol Wojtyła si mostra in questo diario come un esperto direttore spirituale, audace, moderno e totalmente dedito al suo lavoro spirituale.

Wojtyła è un uomo che sa ascoltare, un sacerdote cattolico che cerca di essere strumento di Cristo sacerdote, un mistico che introduce le anime al difficile compito della preghiera personale.

Dieci citazioni di Wanda Półtawska.

  • Il corpo è sacro perché rivela lo spirito. Ma può rivelare lo spirito del mondo o lo Spirito Santo, dipende dalla vostra scelta.
  • La libertà è coscienza e volontà delimitata da un fine.
  • Ogni minuto può diventare un dono per qualcuno.
  • L'amore non ha paura del tempo. L'amore sa aspettare e, quando è autentico, non è un desiderio di piacere, ma una volontà di dare. Il desiderio della concupiscenza si appropria in modo possessivo, indipendentemente dal bene della persona. L'amore non brama, ma ammira e dà il bene, solo il bene.
  • Sì, ho avuto una bella vita e ho una bella vita. Non è un mio merito vivere fino a cent'anni (naturalmente non ho fatto nulla di speciale per arrivare a cent'anni), ma ognuno può scegliere il proprio stile di vita. Il mio stile e la mia volontà sono di aiutare a salvare la vita di ogni uomo, perché tutti siamo creati per il cielo. Non c'è persona umana che non abbia questo fine.
  • Giovanni Paolo II ha ripetuto più volte che dobbiamo imparare ad amare. 
  • Ho avuto la fortuna di vivere la mia vita in un'atmosfera di amore.
  • Il corpo umano è sacro. L'utero in cui una donna porta un bambino è un santuario della vita. La donna è responsabile di chi lascia entrare in questo santuario.
  • Potete e dovete pensare alla santità e a come agire, ma senza manipolare la vita, perché non avete il potere di dare la vita. Ogni bambino è opera di Dio, non dell'uomo.
  • La Chiesa ha bisogno di testimoni che dimostrino che le persone possono vivere come Dio comanda. E come dobbiamo vivere? Questo è ciò che ci ha insegnato San Giovanni Paolo II. Ci ha dato tutte le indicazioni per salvare la santità del matrimonio e dell'amore umano.
L'autoreIgnacy Soler

Cracovia

Cultura

Religioni e media: un rapporto problematico?

La Pontificia Università della Santa Croce di Roma ha organizzato un'interessante e pluralistica giornata di studio sulla rappresentazione delle diverse tradizioni religiose nei media.

Antonino Piccione-27 ottobre 2023-Tempo di lettura: 6 minuti

"Religioni e media. Tra secolarizzazione e rivoluzione digitale" è stato il tema e il titolo della giornata di studio promossa dall'Associazione ISCOM e dal Comitato "Giornalismo e tradizioni religiose" della Pontificia Università Santa Croce. Il 25 ottobre, rappresentanti di varie tradizioni religiose e professionisti del settore hanno riflettuto sulla presenza di ebraismo, islam, cristianesimo e induismo nel panorama mediatico, sempre più situato in un contesto culturale e politico molto dinamico.

Dopo la strage del 7 ottobre 2023 in Israele, non si può fare a meno di riflettere sulle ripercussioni mediatiche della guerra in Medio Oriente (e di altri conflitti armati attuali e potenziali che interessano varie regioni del mondo), ponendo la questione del ruolo e della funzione delle religioni in questi nuovi e vecchi scenari, e di come questo ruolo venga rappresentato nei media e sui social network. E tutto questo, al di là della censura, della disinformazione e della manipolazione, così frequenti in tempo di pace e ancor più in tempo di guerra.

Il ruolo della religione e della comunicazione

La religione è parte del problema o della soluzione? Nel suo discorso di apertura, Marta Brancatisanoprofessore emerito di antropologia duale presso la Pontificia Università Santa Croce, ha affermato che "non è logico né lecito attribuire alla fede un significato e un risultato che non sia a favore della vita". Perché "non si può associare la verità alla violenza". "È necessario raggiungere", ha sottolineato Brancatisano, "una conoscenza delle tradizioni religiose che oggi, come sempre, costituiscono la base culturale su cui si fondano le società in tutti i loro aspetti".

Alessandra CostanteSegretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, ha sottolineato l'importanza di un'informazione responsabile: "Nel rispetto delle diverse culture e tradizioni religiose, come giornalisti siamo chiamati a svolgere il nostro ruolo e la nostra funzione con rigore, in nome della verità sostanziale dei fatti di cui non possiamo fare a meno. Soprattutto in un momento come quello attuale, con i rischi di radicalizzazione". "Le religioni nel XXI secolo - ha proseguito - sono tornate inaspettatamente al centro dell'attenzione". 

Un'opinione condivisa da Ariel Di PortoI media devono contribuire alla conoscenza dei vari fenomeni religiosi in una società sempre più multiculturale e multireligiosa", ha dichiarato l'ex rabbino capo di Torino, membro della Comunità ebraica di Roma. 

Sulla stessa linea, Abdellah RedouaneSegretario Generale del Centro Culturale Islàmico d'Italia, ha indicato che "i media sono un'opportunità e allo stesso tempo una minaccia per le diverse fedi. Opportunità perché le autorità religiose hanno potuto diffondere la loro parola nello spazio pubblico. Minaccia - ha concluso Redouane - perché si teme che alcuni media possano adulterare la sensibilità religiosa, con un'innegabile diffusione del laicismo e del rifiuto del fenomeno religioso, qualunque esso sia".

Libertà di religione e libertà di informazione

Una delle tavole rotonde della conferenza si è concentrata sull'analisi della possibilità di armonizzare i principi della libertà di religione e della libertà di informazione. Sembrerebbero in conflitto o incompatibili tra loro. Tuttavia, "non si è completamente liberi", secondo il parere di Davide Jona FalcoIl Consigliere per la Comunicazione dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (U.C.E.I.), "se non si può esprimere e vivere la propria religione, se non si ha il diritto di esprimere la propria opinione e di ricevere informazioni accurate o di comunicare informazioni o idee senza interferenze esterne".

L'equilibrio tra libertà di espressione e libertà di religione è particolarmente delicato quando si tratta di satira religiosa o di critica teologica. Zouhir Louassini, giornalista e scrittore di Rai News dal 2001, ha proposto di "trovare un compromesso che rispetti entrambe le libertà. Ciò richiede un dialogo costante e una profonda comprensione delle diverse sensibilità culturali e religiose. La chiave potrebbe risiedere nella promozione dell'educazione e dell'empatia reciproca, riconoscendo l'importanza di entrambe le libertà nella costruzione di una società democratica e inclusiva". 

Anche i musulmani, quindi, entrano (e sono chiamati ad entrare) in dialogo con il mondo. "Tuttavia", ha chiarito Mustafa Cenap Aydinsociologo delle religioni e direttore del Centro per il Dialogo dell'Istituto Tevere, "quando si parla di Islam è necessario chiarire a quale Islam ci si riferisce, data la realtà plurale e complessa dell'Islam in dialogo con il mondo, prestando particolare attenzione ai fondamenti teologici del dialogo interreligioso nel libro sacro musulmano, il Corano.

Sulla libertà religiosa, la coesistenza pacifica e il processo di secolarizzazione, ha riflettuto su Paolo CavanaProfessore di Diritto canonico e Diritto ecclesiastico all'Università LUMSA di Roma. Secondo lui, "la globalizzazione ha reso le comunità religiose attori necessari nella costruzione di società multietniche e multireligiose". Tuttavia, a suo avviso, solo la libertà di informazione è in grado di garantire "la conoscenza reciproca che costituisce il presupposto fondamentale di ogni dialogo interreligioso, basato sul rispetto della persona umana".

Come si può rappresentare in televisione la cultura delle diverse tradizioni religiose? Marco Di Portogiornalista, scrittore e autore di "Sorgente di vita", programma di cultura ebraica in onda sulla RAI, ha richiamato l'attenzione "sull'importanza di raccontare la storia e le tradizioni del 'mondo ebraico' al grande pubblico. E la sfida di approfondire argomenti complessi in modo diretto e comprensibile, adeguato alla velocità e all'immediatezza dei media". La cultura ebraica, aggiunge Roberto Della RoccaDirettore del Dipartimento Educazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - può diventare un luogo di incontro tra tradizioni diverse. La cultura ebraica è caratterizzata da multiterritorialità e plurilinguismo, conseguenza di una diaspora che ha permesso agli ebrei di seminare e raccogliere frutti fertili, all'interno della cultura ellenistica, arabo-islamica e infine europea".

Raccontare storie di contenuto religioso

Esiste un modo religioso di raccontare una storia a contenuto religioso? Secondo Luca Manzi, scrittore e sceneggiatore, coautore di serie come "Don Matteo", "Boris", "Ombrelloni" e "The net", "analizzando la serialità internazionale, la struttura del racconto ha subito un cambiamento senza precedenti negli ultimi due decenni, stabilendo per la prima volta una differenza tra un racconto strutturale e intrinsecamente religioso, quello classico, e uno che fa a meno di Dio".

Un esempio è "Il prescelto" (2017), la serie americana si inserisce in una ricca tradizione, alla quale l'industria culturale italiana ha contribuito in modo significativo: dalle proposte storico-culturali degli anni '60-'70 alla Golden Age della serialità religiosa degli anni '90-'00.

"Ma accanto a questa narrazione", osserva Sergio Perugini, giornalista e segretario della Commissione Nazionale Valutazione Film del CIS, "è importante sottolineare come la religione torni spesso nella serialità contemporanea (come nel cinema) spogliata della sua complessità, utilizzata solo per i suoi codici simbolici o ridotta a stereotipi piatti e problematici."

Si è parlato del 7 ottobre, una data tragicamente destinata a segnare la storia dell'umanità. Ma anche dopo l'11 settembre, nulla è più come prima. Ahmad Ejaz, giornalista e membro del Consiglio direttivo del Centro Islamico d'Italia, è convinto che "l'Occidente scopre l'Islam come entità e nemico allo stesso tempo. Improvvisamente emergono opinioni e si confondono concetti e identità". Il risultato", aggiunge, "è una nuova ignoranza che porta a un pregiudizio nazional-popolare strutturato in condanne, giudizi ed etichette, purtroppo da entrambe le parti". "Tutti si sentono contemporaneamente accusati e sotto attacco", conclude Ejaz.

È possibile identificare uno stile di presenza (anche dei cristiani) sui social media? Fabio Bolzettagiornalista e presidente dell'Associazione WebCattolici Italiani (WECA), osserva che "per abitare il continente digitale in un tempo sinodale, le linee guida sono l'incontro e l'ascolto. Mentre in Rete crescono le opportunità per chi, come cristiano, è impegnato nella comunicazione digitale: testimoni, missionari digitali o influencer? Perché la vocazione e l'impegno all'annuncio devono essere riconosciuti prima di tutto".

Anche la cultura induista era presente all'evento, con il vicepresidente dell'Unione Induista Italiana (UII), Svamini Hamsananda Ghiri, che ha richiamato l'attenzione sull'impatto della secolarizzazione e del progresso tecnologico, invitando "a riflettere sul valore del sacro a livello personale, sociale e religioso, e sull'importanza di mantenere vivo questo valore in una società che tende sempre più alla materialità, attraverso un incontro produttivo tra religioni e informazione, sfruttando al meglio gli strumenti digitali disponibili".

Infine, Swamini Shuddhananda Ghiri osserva come "la cultura occidentale, che difende il diritto alla libertà, dovrebbe anche sostenere il diritto delle religioni a far conoscere la propria identità nel modo giusto e, allo stesso tempo, a conoscere le altre fedi attraverso l'idea del sacro come denominatore comune".

L'autoreAntonino Piccione

Vaticano

La Lettera al popolo di Dio: "La Chiesa deve assolutamente ascoltare tutti".

Poco prima della pubblicazione della sintesi della prima Assemblea del Sinodo della Sinodalità, la commissione che la redige ha pubblicato la "Lettera al popolo di Dio".

Hernan Sergio Mora-26 ottobre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Mentre domenica 29 ottobre si conclude la prima parte del Sinodo dei vescovi, l'assemblea, riunita da quasi quattro settimane in Vaticano, ha voluto rivolgere una parola a tutta la Chiesa.

Il "Lettera al popolo di Dio". pubblicato mercoledì 25 ottobre dalla Sala Stampa della Santa Sede - è stato redatto dalla commissione di sintesi del Sinodo, che sarà presentato sabato mattina e votato nel pomeriggio. 

Nella missiva si legge: "... vogliamo, con tutti voi, ringraziare Dio per la bella e ricca esperienza appena vissuta", specificando che essa si svolge "in profonda comunione con tutti voi", "sostenuti dalle vostre preghiere", portando con sé le vostre aspettative, le vostre domande e anche le vostre paure.

La lettera ricorda che "sono ormai due anni che, su richiesta di Papa Francesco, è stato avviato un lungo processo di ascolto e discernimento, aperto a tutto il popolo di Dio, senza escludere nessuno per "camminare insieme", sotto la guida dello Spirito Santo".

Egli sottolinea l'"esperienza senza precedenti" che il Sinodo rappresenta, in quanto "uomini e donne, in virtù del loro battesimo, sono stati invitati a sedersi allo stesso tavolo per partecipare non solo alle discussioni ma anche alle votazioni di questa Assemblea del Sinodo dei Vescovi".

Utilizzando il metodo della conversazione nello Spirito", si legge nella missiva, "abbiamo umilmente condiviso le ricchezze e le povertà delle nostre comunità in tutti i continenti, cercando di discernere ciò che lo Spirito Santo vuole dire alla Chiesa di oggi". L'esperienza "si concluderà con un documento di sintesi di questo primo incontro che "chiarirà i punti di accordo raggiunti, evidenzierà le questioni aperte e indicherà come continuare il lavoro".

Nella lettera si ricorda che durante l'assemblea ci sono stati scambi con le tradizioni cristiane latine e occidentali, il contesto di un mondo in crisi, le preghiere per le vittime della violenza omicida, "senza dimenticare tutti coloro che la miseria e la corruzione hanno gettato nelle pericolose vie dell'emigrazione" e seguendo l'invito del Santo Padre "al silenzio, per incoraggiare tra noi l'ascolto rispettoso e il desiderio di comunione nello Spirito".

"Speriamo che i mesi che ci separano dalla seconda sessione dell'ottobre 2024 permettano a ciascuno di noi di partecipare concretamente al dinamismo della comunione missionaria indicata dalla parola "sinodo". Non si tratta di un'ideologia, ma di un'esperienza radicata nella Tradizione apostolica. Come ci ha ricordato il Papa all'inizio di questo processo".

Il documento indica che "la Chiesa ha bisogno di ascoltare anche i laici, donne e uomini, tutti chiamati alla santità in virtù della loro vocazione battesimale" a cui va aggiunta la testimonianza dei catechisti, dei bambini, l'entusiasmo dei giovani, degli anziani, delle famiglie, dei sacerdoti, dei diaconi e dalla voce profetica della vita consacrata, sentinella vigile dei richiami dello Spirito, attenta a coloro che non condividono la loro fede, ma che cercano la verità e nei quali lo Spirito è presente e attivo.

La lettera si conclude ricordando che il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio" e ricorda che "la Vergine Maria, prima nel cammino, ci accompagna nel nostro pellegrinaggio".

L'autoreHernan Sergio Mora

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Ecologia integrale

La Rete FACIAM chiede che le persone senza dimora siano rese visibili

Il 29 ottobre si svolgerà a Madrid la Campagna delle persone senza dimora, con lo slogan "Condividi la tua rete", coordinata da Red FACIAM.

Loreto Rios-26 ottobre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Secondo la Campagna delle persone senza dimora 2023, "contrariamente a quanto si potrebbe pensare", la mancanza di dimora è "una situazione in cui può finire qualsiasi persona quando si intersecano diversi fattori: personali, lavorativi, familiari, economici...". Anche se sottolinea che di solito ciò avviene quando si combinano "la mancanza di un luogo stabile in cui vivere e la mancanza o la rottura dei legami sociali".

Alla conferenza stampa hanno partecipato Susana Martinez, presidente di FACIAMIl progetto sta aiutando anche tre persone rimaste senza casa: Manuel, uno spagnolo di 60 anni, Estrella, una donna honduregna di 19 anni, e Maria, una spagnola di 34 anni.

Manuel ha spiegato di aver dovuto smettere di lavorare all'età di 40 anni per assistere la madre malata.

Quando morì e volle rientrare nel mercato del lavoro, nessuna azienda volle assumerlo perché lo considerava "troppo vecchio". Arrivò il momento in cui non riuscì a pagare l'affitto e, dato che c'era stata una rottura tra i suoi fratelli, dovette vivere per strada, un mondo che "non conoscevo, lo vedevo come qualcosa di lontano che non poteva accadere a me, non sapevo nemmeno che esistessero mense sociali, o aiuti, o altro".

Esperienze di senza fissa dimora

Esausto per la sua situazione, si mise a camminare sul ciglio della strada in una giornata estiva, sperando che il caldo eccessivo lo uccidesse. Tuttavia, un evento imprevisto lo ha salvato: un giovane infermiere maschio stava portando a spasso il suo cane nelle vicinanze, l'animale è scappato, è andato dove Manuel era sdraiato a terra e gli ha leccato la faccia. Seguendo il suo cane, l'infermiere ha trovato Manuel e ha potuto allertare il SAMUR.

Manuel, ora completamente ristabilito, è in cura presso il Centro CEDIA 24 ore.

Estrella è arrivata in Spagna 10 mesi fa dall'Honduras. Sebbene suo padre conoscesse alcuni amici a Madrid, dopo due mesi le hanno detto che doveva trovare una stanza in affitto. Dopo aver soggiornato nel rifugio di San Juan de Dios, ora si trova in un appartamento per giovani e si sta preparando a diventare parrucchiera, perché il suo sogno è "poter portare con me mio padre e mio fratello".

Maria, 34 anni, era un'artista di graffiti, ma un incidente stradale e una gravidanza inaspettata l'hanno messa in una situazione finanziaria precaria. Non avendo legami familiari, ha dovuto chiedere aiuto, nonostante si considerasse molto forte e non volesse farlo, perché lo vedeva come una cosa da "poveri". Durante questo periodo, dice di aver capito che "non si può fare da soli". Così è arrivata alla Casa Santa Barbara della Caritas per ragazze madri. Maria si definisce "abbastanza atea" e commenta che "non ho mai pensato di ringraziare la Chiesa, ma, a dire il vero, mi ha salvato. Sono grata di poter creare un legame con mia figlia e di poter riposare, non lo facevo da anni".

Promuovere "reti di supporto

La presidente della FACIAM, Susana Hernández, afferma che "è necessario rendere visibile il fenomeno dei senzatetto come problema sociale, che deve essere affrontato con politiche e misure pubbliche che forniscano sostegno sociale alle esigenze delle persone che non hanno una casa".

Da un lato, FACIAM cerca di "garantire l'accesso all'alloggio. Poiché mancano case popolari e gli affitti sono eccessivi", e, dall'altro, "promuovere reti di sostegno", a proposito delle quali il presidente di FACIAM afferma: "Rivendichiamo la componente relazionale come prioritaria, sia nella prevenzione delle situazioni di strada che nei processi di recupero e di incorporazione sociale".

La Rete propone di "incorporare il sostegno sociale nei programmi di intervento e di mettere in contatto le persone negli spazi comunitari".

Rendere visibili i senzatetto

Questa campagna, che si terrà domenica 29 ottobre, è la 31ª edizione della Campagna per i senzatetto, promossa da CaritasFACIAM (Federación de Asociaciones y Centros de Ayuda a Marginados), XaPSLL (Xarxa d'Atenciò a Persones Sense Llar de Barcelona) e besteBI (Plataforma por la Exclusión Residencial y a favor de las Personas Sin Hogar de Bilbao).

Giovedì 26, in diverse città si sono svolti eventi preliminari alla campagna. A Madrid si è tenuta una marcia dal Callao a Ópera, dove è stato letto il manifesto della campagna e si è svolta una performance musicale con la collaborazione di "Musicisti per la salute". Inoltre, "in modo simbolico, è stata tessuta una rete dall'artista tessile Concha Ortigosa, con la partecipazione delle persone della rete di assistenza ai senzatetto della città di Madrid", secondo il comunicato della campagna, "l'obiettivo è rendere visibili i senzatetto e chiedere diritti sociali che li proteggano, come la garanzia di un alloggio o la promozione di legami di sostegno".

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Stati Uniti

Gli Stati Uniti sono stati custodi della libertà religiosa per 25 anni.

Da 25 anni gli Stati Uniti si impegnano per la libertà religiosa internazionale. Il 27 ottobre 2023 segna un anniversario speciale che il cardinale Dolan e il vescovo Malloy hanno voluto commemorare con una nota pubblicata dalla Conferenza episcopale.

Paloma López Campos-26 ottobre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Il 27 ottobre 2023 ricorre il 25° anniversario dell'International Religious Freedom Act. Nel 1998, gli Stati Uniti hanno fatto della libertà religiosa un elemento della loro politica estera. Con questa legge, gli Stati Uniti si sono impegnati a sostenere questo diritto nei Paesi che lo violano e a proteggere le comunità religiose in cui esiste. persone perseguitate dal loro credo.

Con la promulgazione di questo decreto, è stata istituita la carica di ambasciatore generale per la libertà religiosa internazionale. Fu anche creata una commissione che si occupava di questo settore. Da allora, ogni anno il Dipartimento di Stato e la Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale pubblicano rapporti che identificano gli attacchi a questo diritto fondamentale e propongono misure per porvi fine.

Per commemorare l'anniversario di questa pietra miliare, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha pubblicato una dichiarazione. La nota è firmata dal cardinale Timothy M. Dolan e dal vescovo David J. Malloy. Essi sono, rispettivamente, presidente della commissione per la libertà religiosa della Conferenza episcopale e presidente della commissione per la giustizia internazionale e la pace.

Un fronte che rimane aperto

Il testo di Dolan e Malloy inizia citando la dichiarazione del Concilio Vaticano II sulla libertà religiosa, "....Dignitatis humanae"promulgata da Papa Paolo VI. In essa si affermava che tutti hanno diritto a questa libertà, che ha il suo fondamento "nella dignità stessa della persona umana". Pertanto, i governi hanno il dovere di assicurare la protezione di questa libertà in modo che "nessuno sia costretto ad agire in modo contrario alle proprie convinzioni".

Nonostante gli sforzi per proteggere la coscienza dei cittadini, la realtà è tragica. "L'80 % della popolazione mondiale vive in Paesi in cui esistono alti livelli di restrizioni governative o sociali sulla religione".

Nicaragua
Il vescovo nicaraguense Rolando Alvarez di Matagalpa è un esempio attuale di restrizioni alla libertà religiosa (OSV News / Maynor Valenzuela, Reuters).

Di fronte a questa situazione, il cardinale Dolan e il vescovo Malloy invitano i cattolici a unirsi alla preghiera del Papa "affinché la libertà di coscienza e la libertà religiosa siano riconosciute e rispettate ovunque".

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Spagna

La Chiesa spagnola invita a essere "orgogliosi di essere cattolici".

Il 12 novembre la Chiesa spagnola celebra la Giornata ecclesiale diocesana. È una giornata che vuole essere un richiamo alla corresponsabilità di tutti coloro che fanno parte della comunità ecclesiale nel sostegno e nell'azione pastorale.

Maria José Atienza-26 ottobre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

"Siamo tutti orgogliosi di qualcosa, e le nostre convinzioni sono anche un motivo per essere orgogliosi di qualcosa". Così dice il vescovo di Bilbao e capo dell'Associazione per l'Educazione alla Salute. Segreteria per il sostegno della ChiesaJoseba Segura. 

Segura ha fatto questa dichiarazione nel contesto di una colazione di lavoro per presentare la campagna della Giornata ecclesiale diocesana di questo 2023 ai media.

In questo incontro, il vescovo di Bilbao ha anche sottolineato che questa tradizionale campagna della Chiesa diocesana "pone sempre meno enfasi sull'aspetto economico per dare più valore alla vita quotidiana e al contributo della Chiesa al mondo".

Segura ha voluto anche sottolineare che la campagna presentata è stata realizzata in un contesto sociale in cui, tra tante "proposte significative, la Chiesa diventa una in più e ci porta a chiederci fino a che punto siamo convinti che la nostra proposta abbia un valore sociale".

"La società spagnola ha un grande rispetto per le manifestazioni di fede di altre confessioni e, a volte, i cattolici hanno paura di presentare esplicitamente le nostre convinzioni", ha detto il vescovo responsabile del Segretariato per il sostegno alla Chiesa.

Non "vergognarsi" di essere credenti

È questa, infatti, la trama visiva della campagna 2023, in cui la proposta audiovisiva si concentra su situazioni "comuni" secondo i responsabili di questa campagna.

Il video mostra come tre laici, due giovani uomini e una giovane donna, sembrino "vergognarsi" di mostrare la loro fede e come una riflessione sull'operato della Chiesa - personalizzata da un sacerdote che dà la comunione a una donna malata, da un altro sacerdote che aiuta i senzatetto e da una suora che si dedica all'educazione - li porti a cambiare atteggiamento e a mostrare "con orgoglio" la loro appartenenza alla comunità cattolica.

In questo contesto, José María Albalad, direttore del Segretariato per il sostegno alla Chiesa, ha sottolineato che si tratta di una campagna positiva, che mira a mettere in evidenza ciò che la Chiesa fa nella società e che non è "contro qualcosa o qualcuno".

La campagna, ha ribadito Albalad, "vuole mostrare che i cristiani non sono strambi" e che "il sentimento di appartenenza a questa comunità" è alla base della corresponsabilità di tutti nella vita della Chiesa. 

Sebbene la campagna della Giornata della Chiesa diocesana non faccia, in questa edizione, esplicito riferimento al metodo della collaborazione finanziaria, esso fa parte dei diversi modi di collaborare che la Chiesa spagnola presenta a credenti e non credenti: preghiera, tempo, qualità e contributo finanziario. 

La campagna sarà visibile su tutti i tipi di media dal 31 ottobre al 12 novembre, domenica della Giornata ecclesiale diocesana.

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Vaticano

Enrique Alarcón: "La Chiesa è chiamata a una profonda conversione".

È il primo laico spagnolo a partecipare a un Sinodo, insieme a quattro donne, su un totale di 21 spagnoli. Enrique Alarcón è da 45 anni membro della Frater (Fraternità cristiana delle persone con disabilità), che ha presieduto per diversi anni. È "impressionato dalla presenza di un Papa in sedia a rotelle", ha dichiarato a Omnes da Roma.

Francisco Otamendi-26 ottobre 2023-Tempo di lettura: 6 minuti

"Questa è la prima volta che, in una SinodoUna persona con una grande disabilità può riunirsi allo stesso tavolo con un vescovo o un cardinale e, inoltre, partecipare attivamente alle sessioni di lavoro nella libertà dei figli di Dio", dice Enrique Alarcón a Omnes, in un'ampia dichiarazione in cui parla liberamente delle sue impressioni su queste settimane di lavoro con Papa Francesco.

Per Enrique Alarcón, presidente di CLM Cocemfe inclusivo, ex presidente di Fraterche ha già concesso alcune ampie intervista a Omnes, partecipare a questo Sinodo è stato "un evento fin dal primo giorno". In questa ultima settimana del SinodoIl Sinodo, che dal Concilio Vaticano II si è visto come popolo di Dio, è oggi chiamato a una profonda conversione personale e strutturale"; che "questo Sinodo inclusivo rappresenta un cambiamento di paradigma nella Chiesa", e che "questo è qui per restare, anche per espandere la presenza dei laici, specialmente delle donne".

Inoltre, Enrique Alarcón delinea il percorso: "Il periodo fino all'ottobre 2024 implica, per tutti, un profondo lavoro e discernimento comunitario, in cui "il clericalismo è uno dei grandi problemi da affrontare e discernere". "È urgente la presenza attiva dei laici, perché non basta criticare o aspettare che tutto ci venga "regalato". La sinodalità richiede di andare avanti insieme, seminando e condividendo le esperienze", sottolinea. 

Come state vivendo questo Sinodo? La vostra esperienza di comunione e dialogo. 

- Partecipare come membro effettivo alla XVI Assemblea sinodale in qualità di laico è un evento fin dal primo giorno. Ancor più se si considera che è la prima volta che una persona con una grave disabilità ha potuto sedere allo stesso tavolo con un vescovo o un cardinale in un Sinodo e, inoltre, partecipare attivamente a una sessione di lavoro che avrà un grande impatto sulla vita della Chiesa universale, nella libertà dei figli di Dio. 

Questo è già un punto di vista diverso dalle riunioni di lavoro in qualsiasi altra parte della Chiesa, dove solo la gerarchia ha il potere di prendere decisioni. In questo unico Sinodo dei Vescovi, anche i laici e la vita consacrata prendono la parola e vengono raccolti i nostri contributi.

Alarcón al tavolo di lingua spagnola a cui ha preso parte

Quale pensa sia stato il punto di forza di questo Sinodo, quali sono stati i momenti che più si sono distinti per lei?

- Sono rimasto sorpreso dallo spirito di armonia e di fraternità che abbiamo vissuto fin dall'inizio. Non ho mai notato un gesto di rifiuto o di allontanamento perché sono un laico. Né per la mia situazione di grande disabilità, dove ci si potrebbe aspettare un trattamento paternalistico o doloroso. Ma devo anche dire che questa vicinanza umana dovrebbe diventare una realtà nella vita ordinaria delle nostre parrocchie e diocesi, soprattutto tra i laici e i ministri della Chiesa.

Mi ha colpito anche il modo di lavorare: le "tavole rotonde". Un vero spazio di uguaglianza e di rispetto nell'accogliere ciò che gli altri hanno da dire. Tutti sullo stesso piano, senza alcuna distinzione se non quella di essere membri, fratelli e sorelle del Popolo di Dio.

Ma soprattutto, ciò che mi ha toccato di più è stata la metodologia dell'"ascolto nello Spirito Santo", basata sul silenzio, sulla preghiera e sull'ascolto reciproco, in modo da poter percepire, accogliere e discernere insieme ciò che lo Spirito ispira.

Questo nuovo modo di procedere si adatta alla Chiesa?

- Dovrebbe essere chiaro. La Chiesa, che dal Concilio Vaticano II si considera il Popolo di Dio, è chiamata oggi a una profonda conversione personale e strutturale. A partire dall'essere e dal vivere in comunione, potremo rivitalizzare la missione a cui siamo stati chiamati. E questo, preferibilmente, dove batte il cuore del mondo: tra i nostri fratelli e sorelle colpiti dall'ingiustizia, dalla violenza e dalla sofferenza.

Dipenderà anche da come ci coinvolgeremo e da come presenteremo il processo sinodale nei nostri contesti particolari da questa prima parte della XVI Assemblea in poi. Il periodo fino all'ottobre 2024 implica, per tutti noi, un profondo lavoro e discernimento comunitario, essendo il clericalismo, individuale e strutturale, uno dei grandi problemi da affrontare e discernere. È urgente la presenza attiva dei laici, perché non basta criticare o aspettare che tutto ci venga "consegnato". In ogni caso, non restiamo sdraiati sotto l'albero ad aspettare che i frutti maturi cadano. La sinodalità esige che si proceda insieme, seminando e condividendo le esperienze.

Lei ha appena parlato di un "Sinodo molto speciale". Può spiegarci meglio?

- La prima grande sorpresa di questo Sinodo è stata la decisione di Papa Francesco di consultare l'intero Popolo di Dio, insistendo, inoltre, sul voler ascoltare la voce degli ultimi, degli esclusi. Un esempio di ciò si può vedere nella consultazione speciale per le persone con disabilità. È stato un fatto che abbiamo accolto con immensa gioia e allo stesso tempo perplessità.

Dall'altra parte, gli "invitati a questa nuova Pentecoste", laici, uomini e donne, vita consacrata e non vescovi, persino un laico con una grande disabilità. Tutti insieme accomunati dalla sinodalità e da un'autentica vicinanza fraterna. Confidiamo che questa esperienza sinodale porti frutti nelle diocesi e nelle parrocchie.

Infine, ripeto ciò che ho detto prima, la metodologia dell'"ascolto nello Spirito" e che si riflette simbolicamente nelle tavole rotonde. Purtroppo, viviamo in un mondo polarizzato e chiuso nelle "mie verità", con le quali ci si separa e ci si confronta. Questa realtà riguarda anche la Chiesa. Da qui l'urgenza di una metodologia sinodale che ci spinga a guardare alla verità che Dio Padre rivela in Cristo e ci chieda di concentrarci sulle Beatitudini come stile di vita.

Ci sono interventi che l'hanno toccata più profondamente? 

- Gli interventi, partendo da realtà concrete, mostrano le nostre stesse paure e speranze, ma anche un profondo desiderio di una Chiesa viva, in chiave sinodale, che offra una risposta alle sfide e alle sollecitazioni che la cultura e il mondo di oggi richiedono. Ma, senza dubbio, ciò che ha toccato profondamente il mio cuore è stato il fatto che al Sinodo fossero fraternamente presenti rappresentanti di Chiese e popoli segnati dalla guerra, dalla violenza e dalla tragedia di tanti rifugiati. 

Un aneddoto sul Papa che ha avuto il maggiore impatto su di voi.

- Un aneddoto del genere non sarei in grado di raccontarlo ora. Tuttavia, la presenza di un Papa in sedia a rotelle non smette mai di impressionarmi. La sua visibilità è un segno della forza spirituale nascosta nella debolezza. La sua apparente fragilità è anche un segno che mette in discussione l'arroganza che spesso impieghiamo nel mondo e nella Chiesa. E così dimentichiamo facilmente che la nostra missione è servire in umiltà e semplicità e, in modo particolare, i nostri fratelli e sorelle più vulnerabili. Per noi che formiamo la Frater (Fraternità cristiana delle persone con disabilità) è scontato essere inclusivi, lo siamo e ci sentiamo "una Chiesa per tutti, tutti".

Qual è il contributo delle donne e, in generale, dei laici? Voi siete.

- Prima di tutto: la visibilità. Questo sinodo inclusivo è un cambiamento di paradigma nella Chiesa. Sono pienamente convinto che sia destinato a rimanere, anche a espandersi in una maggiore presenza dei laici, soprattutto delle donne. Il contributo delle donne nella Chiesa, come tutti sappiamo, è fondamentale. Da un lato, riconoscere la loro presenza, la loro generosa dedizione e creatività: senza di loro molte chiese sarebbero vuote. Dall'altro, dire che sono uno dei pilastri fondamentali che la sostengono a tutti i livelli. Le loro riflessioni e i loro contributi teologici aprono percorsi di sinodalità e sono un esempio di integrità spirituale.

I laici, in generale, devono approfondire la nostra vocazione ministeriale, frutto del nostro Battesimo, e rafforzare il nostro ruolo come definito nella Dottrina sociale della Chiesa. Se chiediamo la corresponsabilità, non dobbiamo clericalizzarci più di quanto non facciano già molti laici. Lo sviluppo di questo Sinodo comporta la presenza viva dei laici per una Chiesa missionaria nel mondo di oggi che cambia.

Insieme al Papa e agli altri partecipanti al Sinodo

Ascoltando lo Spirito Santo e tra di voi, c'è un'idea che vi è rimasta particolarmente impressa?

- È fin troppo comune confrontarsi con le proprie idee con l'obiettivo di imporsi e conquistare il potere. Tanto più quando, come in questo momento, la Chiesa e la società subiscono i danni della polarizzazione. Il Signore non si stanca di ripeterci che "non sia così tra voi"; tuttavia, a volte ci mancano la pratica e gli strumenti per un ascolto vuoto in cui accogliere l'altro e, insieme, discernere a partire dalla Parola e non dai propri pregiudizi e interessi. 

Una delle cose che ha avuto maggiore impatto su di me nella metodologia di ascolto dello Spirito Santo è quella di partire dall'uguaglianza e dal pari valore della parola. Vale a dire, non partire dai grandi discorsi, ma dallo stesso e breve tempo di esposizione. Lo scenario circolare favorisce la dignità di ciascuno, senza distinzioni o gerarchie. 

D'altra parte, la mancanza di un dibattito in cui rafforzare le proprie idee e tesi, e in cui l'attenzione cade su ciò che viene espresso dagli altri, porta a uno svuotamento che, interiorizzato attraverso la preghiera e il silenzio, motiva l'emergere dell'umiltà che facilita l'apertura all'intuizione dello Spirito Santo. È navigare verso la verità, evitando quegli isolotti che ci isolano e ci riparano nelle nostre verità mediatizzate. 

Non è un cammino facile, ma è il cammino della comunione. Con una partecipazione corresponsabile ci apriremo alla missione evangelizzatrice per dare una ragione al nostro essere e appartenere al popolo di Dio. È il Signore che ci dice: andate ed evangelizzate.

L'autoreFrancisco Otamendi

Per saperne di più
Vangelo

Agire con amore. Trentesima domenica del Tempo Ordinario (A)

Joseph Evans commenta le letture della 30ª domenica del Tempo Ordinario e Luis Herrera tiene una breve omelia video.

Giuseppe Evans-26 ottobre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

I farisei e i sadducei erano due gruppi all'interno dell'Israele del tempo di Gesù che avevano una visione radicalmente opposta del giudaismo. Come apprendiamo in seguito dagli Atti degli Apostoli: "(I Sadducei ritengono che non ci sia resurrezione, né di angeli né di spiriti, mentre i Farisei le ammettono entrambe)". (Atti 23:8). I Sadducei erano come i moderni liberali: credevano poco ed erano molto mondani. Ma erano riusciti a occupare le posizioni più alte nella vita di Israele di quel tempo. I Sadducei erano la classe sacerdotale e da loro proveniva il Sommo Sacerdote. I Farisei sostenevano di essere un movimento di riforma all'interno di Israele, con un profondo attaccamento e zelo per la Legge. Ma questo zelo portava alla rigidità e persino al fanatismo. Può sembrare sorprendente che Gesù sia stato più duro con i Farisei: perché non ha attaccato i Sadducei, mondani e corrotti? Probabilmente perché pensava che ci fossero poche speranze di una loro conversione. Ma la forza dei rimproveri di Cristo contro i farisei suggerisce che egli pensava che ci fosse la possibilità che almeno alcuni di loro si convertissero. Infatti, il più famoso convertito di tutti, San Paolo, era un fariseo.

Molto occasionalmente, nonostante la loro generale opposizione reciproca, si allearono contro Gesù. Nel Vangelo di oggi apprendiamo come i farisei, quando sentirono che Gesù aveva messo a tacere i sadducei, "met". per cercare di catturarlo, per "metterlo alla prova". La stessa parola, "prova", è usata per la tentazione del diavolo a Gesù nel deserto. A Gesù fu chiesto quale fosse il comandamento più grande. A quel tempo c'erano discussioni su questa questione tra le diverse scuole rabbiniche. Ma come nella tentazione di pagare o meno le tasse a Cesare, la risposta di Gesù va al cuore della questione, al principio essenziale. Attingendo alla rivelazione dell'Antico Testamento, Nostro Signore insegna che il primo comandamento è amare Dio sopra ogni cosa e il secondo, la sua controparte, è amare il prossimo come se stessi. La risposta non è seguire una regola particolare, ma l'amore che ispira le regole.

Naturalmente, l'amore porterà a compiere alcune azioni buone e ad evitare quelle cattive. La prima lettura elenca una serie di azioni cattive da evitare: trattare male gli estranei, trattare duramente gli orfani e le vedove, chiedere interessi eccessivi e così via. L'amore non fa male e certamente si sforzerà di stare lontano dalle azioni sbagliate. Ma l'accento va posto sull'amore a cui aspiriamo, non sulla norma da seguire. È una distinzione sottile ma importante: la ricerca dell'amore non significa abbandonare tutte le regole. Non si tratta di cedere al permissivismo: infatti, alcune cosiddette forme di amore non sono affatto vero amore. È piuttosto una questione di priorità, di cosa intendiamo veramente in ogni atto: amare o seguire una regola. L'obiettivo finale deve essere quello di agire con amore, non solo con giustizia.

Omelia sulle letture di domenica 30a domenica del Tempo Ordinario (A)

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliaUna breve riflessione di un minuto per queste letture domenicali.

Vaticano

Francesco invita a "essere strumenti di unità e di pace" e a "superare l'odio".

Nell'Udienza di oggi, che precede la giornata di digiuno, preghiera e penitenza per la pace di venerdì 27, Papa Francesco ha chiesto ai pellegrini di lingua spagnola di "essere strumenti di unità e di pace, stabilendo relazioni cordiali in mezzo a noi, che contribuiscano a superare l'odio e le opposizioni che feriscono e dividono la grande famiglia umana". La catechesi era sui Santi Cirillo e Metodio.

Francisco Otamendi-25 ottobre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

L'appello alla pace, alla ricerca di processi di pace, alla preghiera e alla penitenza per la pace, è stato una costante della catechesi del Santo Padre Francesco di questo mercoledì mattina nel Pubblico generale in Piazza San Pietro. 

Nell'ambito della serie "Passione per l'evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente", la meditazione del Papa, basata sugli Atti degli Apostoli, si è concentrata sui "Santi Cirillo e Metodio, Apostoli degli Slavi", ricordando che "il mio predecessore San Giovanni Paolo II li ha proclamati Apostoli degli Slavi". co-patroni d'Europa".

Nel suo discorso ai pellegrini di lingua spagnola, italiana, portoghese e araba, il Santo Padre ha rivolto speciali appelli e petizioni per la pace. In italiano, al termine dell'udienza ha confessato che "penso sempre alla grave situazione in cui viviamo". Palestinain IsraeleContinuo a pregare per il rilascio degli ostaggi e per l'ingresso degli aiuti umanitari a Gaza. Continuo a pregare per coloro che stanno soffrendo.

Ha poi affermato che "è necessario incoraggiare i processi di pace in Medio Oriente, nella martoriata Ucraina e in tante regioni dilaniate dalla guerra", e ha ricordato che "dopodomani, venerdì 27 ottobre, assisteremo a un'azione di pace in Medio Oriente". Giornata di digiuno, preghiera e penitenza Alle 18, in San Pietro, ci riuniremo per invocare la pace nel mondo".

L'urgenza della pace

Come riportato all'inizio, il Papa ha pregato il Signore "per intercessione dei santi Cirillo e Metodio, affinché ci conceda di essere strumenti di unità e di pace"L'obiettivo è contribuire a "superare l'odio e le opposizioni" che dividono la famiglia umana. 

In modo simile, il Papa ha incoraggiato i fedeli di lingua portoghese "in questo momento, non permettiamo che le nubi del conflitto oscurino il sole della speranza. Al contrario, affidiamo alla Madonna l'urgenza della pace, affinché tutte le culture si aprano al soffio di armonia dello Spirito Santo".

E ai popoli di lingua araba: "Gesù è la vera luce. Chi cammina con lui non inciamperà". Non è stato Lui a dirci: "Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Gv 8,12).

Messaggi per la solennità di Ognissanti

Nel corso dell'udienza, il Papa ha dato anche suggerimenti sulla solennità di Tutti i Santi, che ricorre la prossima settimana. Per esempio, ai pellegrini di lingua francese ha detto: "La prossima settimana è la Solennità di Tutti i Santi. Prepariamoci a questa bella festa chiedendo ai santi delle nostre famiglie di sostenerci nel cammino, a volte faticoso, della fedeltà al Vangelo, e di custodire i nostri cuori nella speranza di condividere la loro gioia con il Signore e con tutti coloro che abbiamo amato e conosciuto".

Ai cittadini di lingua tedesca ha detto: "La prossima settimana celebriamo la solennità di Tutti i Santi. Qui a Roma si possono scoprire molti luoghi che ci invitano a incontrare i Santi. Affidiamo tutte le nostre intenzioni alla loro intercessione.

Come di consueto, il Papa ha salutato anche i pellegrini di altre lingue. Ad esempio, ai pellegrini di lingua inglese, "specialmente i gruppi provenienti da Inghilterra, Irlanda, Albania, Danimarca, Norvegia, Zimbabwe, Indonesia, Filippine, Vietnam, Canada e Stati Uniti d'America; in particolare i Patrons of the Vatican Museums, lo Stato della Louisiana, i membri dell'Associazione dei Direttori delle Conferenze Cattoliche Statali e un gruppo di cappellani militari. Su di voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore Gesù Cristo".

Inculturare la fede

Nella sua riflessione sui santi Cirillo e Metodio all'inizio dell'udienza, il Pontefice li ha definiti "missionari con la passione per l'evangelizzazione" e ha evidenziato "tre aspetti importanti della testimonianza di questi santi: unità, inculturazione e libertà".

"Cirillo e Metodio hanno sempre evangelizzato uniti a Cristo e alla Chiesa. Anche oggi è urgente essere uniti nell'annuncio del Vangelo", ha concluso il Papa.

Inoltre, questi due monaci "si sono talmente immersi in quella cultura - così inculturati - che hanno persino creato un proprio alfabeto, che ha permesso di tradurre la Bibbia e i testi liturgici nelle lingue slave, favorendo così la diffusione della Buona Novella in quelle terre". 

"Cristo non costruisce muri". 

"L'evangelizzazione e la cultura sono strettamente connesse. Inculturazione è molto importante", ha aggiunto il Santo Padre. "La vera missione è nemica di ogni chiusura, di ogni nazionalismo. È "gentile": si identifica con il popolo che annuncia, senza pretese di superiorità. Cristo non mortifica, non sigilla, non costruisce muri, ma stimola le energie più belle dei popoli".

Infine, "vorrei sottolineare che, nonostante le critiche e gli ostacoli, Cirillo e Metodio erano caratterizzati da una libertà evangelica che li portava a seguire le ispirazioni dello Spirito Santo e ad aprirsi al futuro che Dio mostrava loro". 

Papa Francesco ha concluso la catechesi con la seguente richiesta: "Esorto tutti a pregare quotidianamente il Santo Rosario, imparando dalla Vergine Maria a vivere ogni evento in unione con Gesù".

L'autoreFrancisco Otamendi

Ecologia integrale

Dall'allarme per la sovrappopolazione all'avanzamento dello spopolamento

Le misure antinataliste del "Rapporto Kissinger" (1974), che all'epoca potevano sembrare ragionevoli a causa della prima grande crisi petrolifera, unita al calo della produzione alimentare e all'allarme di una presunta sovrappopolazione, hanno ora lasciato il posto a un inverno demografico che è al centro del numero di ottobre della rivista Omnes, disponibile per gli abbonati. Ecco alcune argomentazioni sugli sviluppi demografici.

Francisco Otamendi-25 ottobre 2023-Tempo di lettura: 6 minuti

Il piano d'azione del documento ideato da Henry Kissinger, Segretario di Stato americano negli anni '70, era finalizzato al controllo e alla riduzione del tasso di natalità nei Paesi meno sviluppati e si basava sui seguenti allarmi: 1) la crescita esplosiva della popolazione in gran parte del mondo, soprattutto in Africa; 2) il primo grande shock petrolifero, che ha fatto quadruplicare i prezzi del greggio (1973-1974); 3) un anno di clima avverso (1972) in gran parte del mondo, con un forte calo della produzione alimentare; 4) le implicazioni di questi fattori per la sicurezza nazionale e gli interessi degli Stati Uniti all'estero.

Il rapporto, inizialmente segreto, poi declassificato nel 1980 e reso pubblico nel 1989, ha avuto effetti difficili da misurare con precisione. Ma si possono notare, tra gli altri, i seguenti: - un forte calo del tasso di natalità in America Latina e in Asia, ma non in Africa, sebbene negli ultimi decenni sia diminuito anche in Africa; - e una riduzione specifica del tasso di natalità in Paesi come Russia, Cina, Cuba, Iran e Corea. La forte pendenza dura ancora, a causa di vari fattori cumulativi analizzati dalla rivista Omnes, con il titolo invertire l'inverno demografico

Inoltre, il programma antinatalista statunitense prevedeva "la fornitura di mezzi e metodi contraccettivi (pillole, preservativi, sterilizzazione, tecniche per evitare la gravidanza)".. E per quanto riguarda l'aborto, il rapporto ha osservato "che al governo degli Stati Uniti è vietato promuoverlo all'estero".Tuttavia, "il piano che sta dietro a questa relazione è abortista, anche se è subdolo, non frontale".ha dichiarato l'ingegnere Alejandro Macarrón, coordinatore del progetto Osservatorio demografico dell'Università CEU San Pablo. 

Inoltre, il piano prevedeva miglioramenti nel campo della salute e dell'alimentazione per prevenire la mortalità infantile, la lotta all'analfabetismo e iniziative per l'occupazione femminile e la sicurezza sociale degli anziani per ridurre la necessità di assistere i bambini.

"Purtroppo, con le sue politiche contro la natalità nel mondo, il governo degli Stati Uniti ha certamente contribuito molto, e forse moltissimo, al fatto che gli attuali rischi demografici in gran parte del mondo sono esattamente il contrario.il demografo ha evidenziato nel suo libro "IlIl suicidio democratico in Occidente e in mezzo mondo".

Tesi allarmistiche malthusiane

Prima di accendere i riflettori sull'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), vale forse la pena ricordare che la preoccupazione per la crescita della popolazione ha origine nelle tesi dell'economista britannico Thomas Malthus (1766-1834). In breve, Malthus sosteneva che il tasso di crescita della popolazione è geometrico, mentre le risorse aumentano in progressione aritmetica, per cui un numero eccessivo di abitanti potrebbe portare all'estinzione della specie umana. Con lui sono probabilmente iniziati i drammi.

 Cosa dice oggi l'ONU al riguardo? Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), presieduto da Natalia Kanem (Panama), ritiene che "I catastrofisti demografici coloro che sostengono che "Il mondo è pieno di persone e non c'è spazio per uno spillo".e giudici che "Questa narrazione semplifica eccessivamente questioni complesse"..

Il Fondo si spinge fino ad affermare che "alcuni politici, commentatori dei media e persino intellettuali sostengono che i problemi che affrontiamo su scala internazionale (come l'instabilità economica, i cambiamenti climatici e le guerre per il controllo delle risorse), hanno origine nella sovrappopolazione: nell'eccesso di domanda rispetto alla mancanza di offerta"..

Non collegare le emissioni di CO2 alla popolazione

Queste persone, aggiunge l'UNFPA, Esse "dipingono un quadro in cui i tassi di natalità sono andati fuori controllo e sono impossibili da contenere" e "in genere prendono di mira le comunità povere ed emarginate, che da tempo sono caratterizzate da una riproduzione eccessiva e irresponsabile, anche se contribuiscono in misura minore al degrado ambientale, tra gli altri problemi".. Queste argomentazioni e la posizione del Fondo delle Nazioni Unite sono disponibili sul sito upna.org.

Inoltre, secondo i dati a sua disposizione, "Il 10% più ricco della popolazione genera la metà delle emissioni totali: è quindi un errore collegare l'aumento delle emissioni (di gas serra) alla crescita della popolazione"..

In breve, il Fondo ritiene che il discorso su questo punto debba essere modificato. Ad esempio, si dovrebbe parlare di "Come il cambiamento climatico sta danneggiando le persone più vulnerabili del pianeta".che "L'inclusività è la chiave della resilienza demografica delle società". e non che l'arrivo dei migranti metta a repentaglio l'identità nazionale; e che "Le aziende devono ridurre immediatamente le loro emissioni".non che il cambiamento climatico possa essere rallentato con "meno bambini"..

Ma la pianificazione familiare è raccomandata

Dopo aver esposto queste tesi, vale la pena di fornire il quadro completo, o almeno una sintesi di esso. Perché lo stesso Fondo che nega la sovrappopolazione e critica la "I catastrofisti demograficiraccomanda "Pianificazione familiare"con insistenza.

Da un lato, l'agenzia delle Nazioni Unite insiste sulla terminologia di "salute sessuale e riproduttiva. Ad esempio, il Fondo per la popolazione "chiede la realizzazione dei diritti riproduttivi per tutti e sostiene l'accesso a una gamma completa di servizi per la salute sessuale e riproduttiva, tra cui la pianificazione familiare volontaria, l'assistenza sanitaria materna e l'educazione sessuale completa"..

Allo stesso tempo, ricorda che l'organizzazione è stata creata nel 1969, lo stesso anno in cui l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato che "I genitori hanno il diritto esclusivo di determinare liberamente e responsabilmente il numero e la distanza tra i figli".

"Invece di cercare di ridurre il numero di abitanti, questa posizione si concentra sulla parità di genere e sugli investimenti nell'istruzione, nell'assistenza sanitaria e nell'energia pulita e accessibile", aggiunge.

Il 5 luglio, nella dichiarazione del Fondo in occasione del Giornata mondiale della popolazione 2023L'UNFPA ha rilevato, tra l'altro, quanto segue: "La salute e i diritti sessuali e riproduttivi universali sono alla base dell'uguaglianza di genere, della dignità e delle opportunità. Tuttavia, oltre il 40 per cento delle donne del mondo non è in grado di esercitare il proprio diritto di prendere decisioni importanti come quella di avere o meno figli. Dare potere a donne e ragazze attraverso l'istruzione e l'accesso ai moderni metodi contraccettivi aiuta a sostenere le loro aspirazioni e consente loro di fare le scelte di vita che desiderano"..

In un'altra parte della dichiarazione, il Fondo ha affermato che la promozione della parità di genere è una soluzione trasversale a molti problemi demografici. E ha aggiunto: "Nei Paesi che stanno vivendo una rapida crescita demografica, il potenziamento delle donne attraverso l'istruzione e la pianificazione familiare può portare enormi benefici attraverso il capitale umano e una crescita economica inclusiva..

Il tasso di fertilità diminuisce

È un'altra delle domande che si pone il Fondo delle Nazioni Unite, in linea con l'allarme lanciato da molti Paesi: il tasso di fertilità sta scendendo al di sotto del tasso di sostituzione di 2,1 figli per donna. Due terzi della popolazione mondiale vivono in Paesi in cui la fertilità è inferiore o vicina a questa soglia, e i campanelli d'allarme cominciano a suonare, come ha sottolineato il dossier Omnes.

Secondo l'UNFPA, l'unica regione del mondo in cui si prevede un calo della popolazione globale nel breve termine (tra il 2022 e il 2050) è l'Europa, con una crescita negativa del -7%. In altre parti del mondo - Asia centrale, sudorientale e meridionale, America Latina e Caraibi e Nord America - si prevede che la popolazione continuerà ad aumentare fino al 2100 circa. Il Fondo afferma che, nei prossimi decenni, "La migrazione diventerà l'unico fattore di crescita demografica nei Paesi ad alto reddito"..

Tuttavia, all'inizio della pandemia, la rivista medica The Lancet previsto in un ambizioso studio che alla fine del XXI secolo il mondo avrà una popolazione inferiore agli 11 miliardi indicati dall'ONU e che lo spopolamento sarà inferiore a quanto già previsto dal Centro Wittgenstein. 

Uso di contraccettivi e ritardo nel matrimonio

Una delle principali ragioni indicate dalla ricerca per il rallentamento della crescita della popolazione in The Lancet è che ha portato a un drastico calo della fertilità, in quanto persone di diverse fasce d'età hanno avuto accesso all'istruzione e all'uso di contraccettivi e i giovani hanno scelto di aspettare fino a tarda età per sposarsi.

La rivista medica prevede, ad esempio, che Più di 20 Paesi, tra cui Giappone, Spagna, Italia e Polonia, perderanno metà della loro popolazione entro il 2100. Anche la Cina vedrà i suoi attuali 1,4 miliardi di persone ridursi a 730 milioni.

Tra le altre previsioni di interesse, The Lancet sottolinea inoltre che l'aspettativa di vita per l'anno 2100 sarà inferiore a 75 anni in almeno dieci Paesi del mondo, e che l'aspettativa di vita per l'anno 2100 sarà inferiore a 75 anni in almeno dieci Paesi del mondo. Africa La popolazione della Spagna sarà di 22,9 milioni di abitanti, ossia circa 50 % in meno rispetto a quella attuale (47 milioni), mentre il Perù, ad esempio, dovrebbe raggiungere i 51,8 milioni di cittadini (con un aumento di 34 %), grazie alla sua maggiore popolazione in età lavorativa.

L'autoreFrancisco Otamendi

Cinema

Blanca, da "Madre no hay más que una": "Il matrimonio cristiano è fonte di benedizioni".

Il 20 ottobre è uscito il film documentario "Madre no hay más que una", un omaggio alla maternità basato sulla testimonianza di sei madri che raccontano le loro esperienze. Su Omnes abbiamo intervistato Blanca, una delle protagoniste.

Loreto Rios-25 ottobre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Lo scorso venerdì 20 ottobre è stato presentato in anteprima il film documentario "Madre no hay más que una", un omaggio alla maternità attraverso l'esempio di sei madri specifiche: Ana, Blanca, Isa, Olatz, María e Bea. Diretto da Jesús García ("Medjugorje, la película") e prodotto da Gospa Arts, "Madre no hay más que una" mostra le testimonianze di queste sei madri. madri in un'epoca in cui le nascite sono sempre meno e anche le coppie che hanno molti figli vengono giudicate.

Potete vedere i cinema dove vedere il film e maggiori informazioni qui.

Trailer di "Madre no hay más que una" (C'è solo una madre)

In Omnes abbiamo intervistato Blanca, una delle protagoniste, che durante una delle sue gravidanze ha dovuto trascorrere 4 mesi in ospedale senza muoversi, senza sapere se il suo bambino ce l'avrebbe fatta o meno. Tuttavia, Blanca è chiara: "Nessuno è più creativo del Signore per fare cose grandi e preziose".

Che cosa ha significato per lei la maternità?

La verità è che è stato un cambiamento importante nella mia vita, una sorta di "de-centramento" di me stessa per guardare coloro che stavano per arrivare, i miei figli... Ricordo un dettaglio sciocco: sono sempre stata una persona molto sonnolenta. E, naturalmente, quando è nata la mia prima figlia, nessuno poteva assicurarmi che avrei dormito! O le notti insonni quando si ammalavano... Ma questa debolezza ti aiuta anche a guardare di più a Dio, alla Madonna, e a dire: "Grazie per avermi dato fiducia in questa avventura della maternità"! E anche a chiedere sempre il loro aiuto, in tutto e per tutti.

In che modo la vostra vocazione al matrimonio vi fa crescere nel rapporto con Dio?

Mi piace questa domanda perché credo che la mia vocazione matrimoniale, ben vissuta, mi faccia crescere in tutto! Ogni giorno scopro, soprattutto negli ultimi anni, che amando bene Richard, con gioia e umiltà, sto amando di più Dio, e questo è sorprendente! Nella nostra vita quotidiana, che siamo insieme o meno, a casa, al lavoro, quando andiamo a fare una passeggiata, a vedere un film o in privato... anche quando litighiamo e poi chiediamo perdono... siamo una cosa sola! E possiamo rinnovare costantemente il nostro matrimonio e il nostro amore per Dio: più ci amiamo, più amiamo Lui! Sono molto fortunata ad avere Ricardo al mio fianco, è una persona incredibile... e molto diversa da me, mi completa in tutto! E questo mi "costringe" ad aprire il mio cuore a nuove situazioni e mi rende più facile imparare a fidarmi di Dio.

Il matrimonio cristiano è una fonte costante di benedizioni!

Nella società odierna si pone spesso l'accento sul fatto che la maternità significa rinunciare ad altre cose, come la crescita professionale. Condivide questa opinione?

Non posso negare che sia così... ma, come in tutti gli eventi importanti della vita di una persona, bisogna rinunciare ad alcune cose per ottenerne altre... e migliori. Quando mi sono sposata e sono rimasta incinta, ho dovuto rinunciare a un buon stipendio per stare con la mia prima figlia e ho pensato: "Vediamo come ce la caviamo dal punto di vista economico! Abbiamo smesso di viaggiare tanto, abbiamo dovuto fare dei tagli a casa, abbiamo iniziato ad andare meno a cena fuori... A volte ci sono cose a cui siamo "legati" e senza le quali sembra impossibile vivere, ma quando chiedi a Dio cosa vuole da te, il Signore ti fa uscire dal tuo egoismo e dalle tue comodità e ti porta su nuove strade. A volte fanno paura all'inizio, ma sono sempre entusiasmanti. Dico sempre che nessuno è più creativo del Signore nel fare cose grandi e preziose. Nessuno! Come posso quindi non fidarmi di Lui, anche se questo significa rinunciare?

Qual è stata la sfida più grande dell'essere madre e il dono più grande?

Credo che una delle sfide più grandi sia rendersi conto che la maternità non è mia, ma del Signore, e che anche i miei figli commetteranno degli errori e non posso garantire la loro felicità. E che anche i miei figli commetteranno degli errori e non posso garantire loro la felicità... Quello che posso fare è mostrare loro la strada che porta alla vera felicità con le lettere maiuscole, la strada per cui, qualunque cosa accada, possono sempre tornare a Dio per mano della Vergine. E che abbiano la certezza che, durante questo cammino, i loro genitori li ameranno sempre, qualunque cosa accada. Penso che sia una sfida e un dono immenso allo stesso tempo, perché vedere i propri figli vivere in un mondo sempre più perso, in tutti i sensi, non è facile... Ma viverlo con la certezza dell'Amore di Dio ti riempie di speranza. È un dono vedere come crescono e combattono le loro battaglie interiori! E mi fa pensare che anche loro, in qualche modo, possono essere un grande dono per questo mondo, che sia così!

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Zoom

Le catacombe di New York

Un gruppo di turisti visita le catacombe della Basilica di San Patrizio a New York. Questa visita è molto popolare tra i newyorkesi e gli stranieri.

Maria José Atienza-24 ottobre 2023-Tempo di lettura: < 1 minuto
Vaticano

Il Papa parla a Biden della guerra in Terra Santa

Joe Biden e Papa Francesco hanno avuto una conversazione telefonica di 20 minuti per discutere della Terra Santa.

Rapporti di Roma-24 ottobre 2023-Tempo di lettura: < 1 minuto
rapporti di roma88

Il Presidente del Stati UnitiPapa Francesco e Joe Biden hanno avuto una conversazione telefonica di 20 minuti in cui hanno discusso dell'attuale situazione di confronto tra Israele e le milizie palestinesi. Hamas in Terra Santa.

Hanno anche discusso del recente viaggio del Presidente Biden in Israele e della necessità di lavorare per la pace in Medio Oriente.


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Vocazioni

Suor Maria RubyNon guardiamo ai poveri con il rispetto che dovremmo".  

Suor Maria Ruby, 42 anni, colombiana, appartiene alla Congregazione delle Figlie di San Camillo. In questa intervista ci racconta come si è lasciata ispirare dallo sguardo pieno di luce delle Suore Camilliane e come Dio le ha fatto vedere, nel corso degli anni, ciò che le chiedeva in ogni momento.

Leticia Sánchez de León-24 ottobre 2023-Tempo di lettura: 8 minuti

Le Figlie di San Camillo furono fondate nel 1892 a Roma dal Beato Luigi Tezza e da Santa Giuseppina Vannini. Suor Ruby, terza di undici fratelli, conobbe la congregazione a soli 16 anni.

Oggi vive in comunità con altre 6 sorelle della congregazione nella prima casa fondata dalle Figlie di San Camillo nel quartiere Termini di Roma, un quartiere che, pur essendo centrale nella città, non gode di ottima reputazione. Oltre ai tradizionali voti di povertà, castità e obbedienza, le suore camilliane professano un quarto voto di servizio ai malati anche a rischio della propria vita. 

Suor Maria Ruby ci accoglie con un sorriso da un orecchio all'altro. È stato difficile per noi arrivare qui. Non perché non vogliano parlare, ma perché sono sempre molto occupate. Finalmente, nei pressi del quartiere Termini di Roma, organizziamo una mezz'ora per scambiarci impressioni e conoscerci. 

Sorella, grazie per avermi ricevuto, può raccontarmi qualcosa di lei e di come ha conosciuto la congregazione?

-Vengo dalla Colombia, ho 42 anni, provengo da una famiglia di 11 figli e sono il terzo. Abbiamo sempre vissuto nel villaggio di "Aguas claras" nel comune di Timaná, che appartiene al dipartimento di Huila in Colombia. I miei genitori hanno cresciuto me e i miei fratelli nella fede cristiana, semplice e genuina. 

Come ha conosciuto la congregazione?

-L'ho conosciuta 25 anni fa. Ero molto giovane e, sinceramente, prima di conoscere le suore non avevo mai pensato di farmi suora. Semmai avevo nel cuore un grande desiderio di aiutare i poveri e i malati. Sentivo dentro di me questa inclinazione verso i più svantaggiati. Nel mio villaggio, che era molto povero, vedevo la necessità di qualcuno che si prendesse cura di molte persone che vivevano lì, senza far pagare loro troppo perché la capacità economica delle persone era molto disuguale; chi aveva soldi poteva permettersi certi tipi di cure, ma c'erano tanti che non potevano permettersele. Il desiderio di aiutare le persone senza risorse si è impadronito del mio cuore. 

Quando ha sentito che Dio la chiamava?

-Quando ero piccola, una suora dell'Annunciazione venne in paese per una missione vocazionale, e tutte le persone del paese, compresa la mia madrina di cresima, dissero che prima o poi sarei entrata in convento, e ricordo che andai da mia madre, molto determinata, per dirle: "Non entrerò in convento per non perdere i migliori anni della mia vita". Sembra che il Signore avesse altri piani...

Anni dopo, nel 1995, un sacerdote diocesano, don Emiro, portò in paese l'idea del "Focolare", inventata da Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, e volle iniziare questo percorso con 7 famiglie del paese, tra cui la mia. È così che ho conosciuto il Movimento e, grazie a loro e alle attività che abbiamo svolto, ad esempio il Mariapoli a cui ho partecipato, ho conosciuto il Gesù che è nascosto in ogni persona, e che era anche dentro di me. Questa scoperta mi ha riempito il cuore, ma sentivo ancora dentro di me un profondo desiderio di assistenza ai malati e ai poveri che non mi lasciava in pace.

Non so cosa Padre Emiro abbia visto in me. Stavo solo esprimendo il mio desiderio di aiutare gli altri, ma allo stesso tempo ero una normalissima ragazza del villaggio, vivevo con i suoi genitori, avevo il mio ragazzo, i miei sogni: volevo studiare medicina o infermieristica. Padre Emiro mi chiese se volevo conoscere alcune suore che lavoravano nel campo della salute e forse avrei potuto fare qualcosa con loro. Quando ci ripenso, penso che lui aveva visto in me qualcosa che allora non vedevo. 

È stato stando con le suore che mi sono resa conto di avere un grande vuoto dentro di me, qualcosa che mi mancava. Vedevo la luce negli occhi delle sorelle e un giorno dissi a una di loro - suor Fabiola, che è morta un anno fa - "Voglio quello che voi avete e che io non ho". Lei cominciò a spiegarmi la chiamata di Dio, la vocazione.  

Che cosa significa per voi questa parola?

-Ora mi rendo conto di quanto sia grande: è un dono che ti rendi conto di aver ricevuto solo dopo un po' di tempo. Allora non lo capivo, ma sono andata a parlare con il superiore e sono entrata in noviziato. Ma, come ho detto prima, se Dio non avesse messo padre Emiro nella mia vita, non sarei mai arrivato dove sono oggi. Ecco perché è così importante dare opportunità a chi ne sa più di noi. Se una persona intuisce di avere una vocazione alla vita consacrata, alla vita matrimoniale o al sacerdozio, è importante che sia consigliata da persone valide, che ne capiscano di più, che facciano da guida, per fare il passo. 

Qual è il carisma delle Figlie di San Camillo?

-Si potrebbe riassumere nella seguente frase: ".Lasciate che la misericordia di Dio vi visiti per visitarlo in coloro che soffrono".. Quando ero postulante o novizia, erano le nostre suore a prendersi cura dei malati e dei poveri mentre noi postulanti eravamo in formazione. 

Fin dall'inizio ho capito che questo carisma consisteva nell'essere "Gesù misericordioso per Gesù sofferente". Questo mi ha trasformato completamente; il dono ricevuto ti trasforma; non posso più dire che durante il giorno sono in un modo e quando vado a letto sono in un altro; sono sempre lo stesso perché il carisma è dentro di te. 

Dopo la mia prima professione sono rimasta nella casa di Grottaferrata per 7 anni e ho sentito nel mio cuore le parole di Gesù che mi hanno riempito molto: "come l'avete fatto a uno dei più piccoli, l'avete fatto a me". E questo carisma di attenzione ai poveri, ai malati e ai più bisognosi si manifesta in tutte le occasioni in cui mi capita di inginocchiarmi e servire, di vivere la misericordia verso me stesso e verso gli altri, nella gioia, nel lavoro o nello studio. 

Una cosa divertente è stata una piccola crisi che ho avuto quando mi è stato chiesto di studiare infermieristica. "Dovete fare le infermiere", ci dissero. Io, un po' turbata, sono andata dalla Madre Superiora e le ho detto: "Ma perché mi chiedete di fare l'infermiera se sono già un'altra cosa? Sono una donna consacrata, non dovrei essere altro". Ma con il tempo ho capito che questa disposizione totale della mia anima al servizio dei più bisognosi in quel momento significava studiare per diventare infermiera e poter così essere presente con il mio carisma in ospedale, per assistere più persone e servire meglio, perché alcuni servizi specifici richiedono una maggiore professionalità, bisogna saper portare i malati, saper cambiare la posizione delle persone, sapere cosa fare dal punto di vista sanitario, cosa dire al paziente... Mi sono presto resa conto che tutto questo era una ricchezza che mi veniva per servire i poveri.

Nel 2018 sono tornata in ospedale, questa volta come responsabile, e devo dire che è stata un'esperienza molto intensa e commovente perché vedevo la sofferenza dei malati, ma anche la cura che il personale metteva nell'accudirli e vedevo anche la mia sofferenza, che non era sufficiente per poter rispondere ai loro bisogni. Ho preso tutti questi sentimenti e li ho portati al Signore che era nella cappella e glieli ho consegnati.

Come vive questo carisma nella vita di tutti i giorni?

-Dal 2019 vivo in questa casa (quartiere Termini) che ci incoraggia a vivere il nostro carisma verso i poveri e i giovani; è una casa completamente dedicata a smuovere le coscienze delle nuove generazioni affinché vadano verso chi soffre senza paura. Li accogliamo e proponiamo attività per motivare in loro questa inclinazione verso chi soffre, perché tutti abbiamo paura del dolore e della morte, e nessuno vuole affrontare questi temi.

Fare questo - accogliere i giovani - per me è un'occasione per imparare molto da loro e per loro, per arricchirsi dei poveri che incontriamo, dei malati terminali che visitiamo, delle coppie di anziani che vivono abbandonati in questi grandi edifici... si tratta di nuove forme di povertà, perché ci sono tanti poveri in questi edifici e a volte non sappiamo nemmeno quanti ne vivono dentro. Non è una povertà materiale, ma una povertà di relazioni, perché non hanno nessuno al loro fianco.

Come sono nate le attività giovanili?

-Abbiamo iniziato nel 2012 con un piccolo gruppo, quando due suore hanno iniziato a partecipare agli incontri per i giovani organizzati dalla parrocchia. Da allora è stato il passaparola a portare tutti i giovani: sono loro che vengono, fanno esperienza e poi molti decidono di impegnarsi come volontari. Quando siamo con loro, cerchiamo di fargli capire il bisogno d'amore che hanno i poveri e, andando direttamente a visitare alcuni poveri all'inizio, capiscono che se i poveri spesso "appaiono" come carte buttate per terra; se trovi un pezzo di carta per strada, lo calpesti senza pensarci. Allo stesso modo, il povero spesso appare come qualcuno che non ha più dignità, ma non perché l'abbia persa, bensì perché non gliela diamo. Non lo guardiamo con il rispetto che dovremmo.  

Quando i giovani vengono, vedono quello che fanno le suore, cioè prendersi cura dei loro corpi con grande rispetto - come diceva San Camillo: "come una madre fa con il suo bambino malato" - e così vedono tutto il processo e come le suore si prendono cura di loro: la toelettatura, la pulizia, il bagno, tutto è stato preparato nei dettagli, con tanta tenerezza, con tanta cura, e poi la crema, la barba, i capelli..... 

Un'esperienza molto bella è stata quella di un ragazzo che non si sentiva degno di aiutare i poveri perché aveva dei problemi personali. Abbiamo visto come si è avvicinato a un povero - forse non si sentiva nemmeno in grado di fare del bene a qualcuno - ma il ragazzo ha iniziato ad aiutarlo con le pulizie, ha iniziato ad abbandonarsi all'amore, e questo povero si è lasciato amare, si è lasciato trovare. Alla fine, uno aveva ricevuto amore e l'altro si era lasciato amare, e abbiamo visto i due trasformati: l'uomo con i vestiti puliti, tutto ripulito, e il ragazzo, pieno di questa esperienza, che chiedeva quando poteva tornare. Ci sono molte testimonianze di giovani che, curando le ferite degli altri, guariscono anche le ferite che hanno dentro di sé. 

Un'altra attività che svolgiamo con loro è un servizio di chiropedia. Diciamo ai giovani che è un'opportunità per incontrarsi. Non si tratta solo di quello che facciamo (lavare i piedi, tagliare le unghie, mettere la crema, ecc.) ma del fatto di essere lì con loro, di ascoltare le loro storie, e in questo modo diventa un momento importante. I poveri di solito sono molto grati per questo servizio, ma noi diciamo "Grazie per essere venuti e per averci dato questa opportunità". 

Storia della Congregazione

La fondazione della congregazione religiosa femminile "Figlie di San Camillo" ha origine nell'"Ordine dei Ministri degli Infermi" o "Camilliani", fondato nel 1591 da Santo Camilo de LellisGiovane italiano dall'infanzia difficile e dall'incredibile storia di conversione, San Camillo fu beatificato nel 1742 e canonizzato nel 1746 da Benedetto XIV. San Camillo fu beatificato nel 1742 e canonizzato nel 1746 da Benedetto XIV.

Nel 1886, Leone XIII dichiarò San Camillo, insieme a San Giovanni di Dio, protettore di tutti i malati e degli ospedali del mondo cattolico; e patrono universale dei malati, degli ospedali e del personale ospedaliero. 

Lo spirito di San Camillo, fin dall'inizio della fondazione del suo Ordine, ha riunito uomini e donne intorno al suo ideale di servizio. In questo senso, nel corso della storia, sono sorti diversi gruppi, istituzioni religiose e movimenti laicali che oggi continuano a mantenere vivo il desiderio di San Camillo di "curare e insegnare a curare". 

La Congregazione delle Figlie di San Camillo è una delle congregazioni femminili appartenenti alla "Grande Famiglia Camilliana" - come loro stesse la definiscono - ed è stata fondata nel 1582 dal Beato Luigi Tezza e da Santa Giuseppina Vannini, quando l'Ordine dei Ministri degli Infermi sentì il bisogno carismatico di vedere incarnato lo spirito di San Camillo in donne che potessero offrire un autentico affetto materno a chi soffre. Oggi le Figlie di San Camillo lavorano in ospedali, cliniche, case di cura, istituti psico-geriatrici, centri di riabilitazione, nell'assistenza domiciliare e nelle scuole per infermieri professionali.  

La Congregazione è presente in quattro continenti: Europa (Italia, Germania, Polonia, Portogallo, Spagna, Ungheria e Georgia); America Latina (Argentina, Brasile, Colombia, Perù, Cile e Messico); Asia: India, Filippine e Sri Lanka; Africa (Burkina Faso, Benin e Costa d'Avorio).

Il Beato Luigi Tezza e Santa Giuseppina Vannini

Il Beato Luigi Tezza nacque a Conegliano il 1° novembre 1841. All'età di 15 anni entrò come postulante tra i Ministri degli Infermi, diventando sacerdote nel 1864, a soli 23 anni. Tezza esercitò il suo apostolato in Italia e fu missionario in Francia e a Lima (Perù), dove morì il 26 settembre 1923.

Santa Giuseppina Vannini nacque a Roma il 7 luglio 1859. A soli 7 anni, orfana di padre e madre, fu affidata all'orfanotrofio Torlonia di Roma, gestito dalle Figlie della Carità. Il contatto con le suore matura nella giovane una vocazione religiosa che la porta a chiedere di diventare una di loro. Dopo un periodo di discernimento lasciò l'Istituto, ma un incontro provvidenziale con padre Tezza la aiutò a conoscere la volontà di Dio nella fondazione di una nuova congregazione religiosa: le Figlie di San Camillo. 

L'autoreLeticia Sánchez de León

Cultura

Charles Péguy o il comandamento della speranza

Quest'anno ricorre il 150° anniversario della nascita del pensatore e soprattutto poeta Charles Péguy che, con le sue macro-poesie, ha rivoluzionato il linguaggio poetico moderno sulla base di una poesia ripetitiva, ricca di immagini, di profondo significato teologico e attenta ai misteri della tenerezza del cuore di Dio. 

Carmelo Guillén-24 ottobre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

Come un San Paolo dopo la sua conversione al cristianesimo, Charles Péguy era un uomo sospetto sia per il campo socialista che per la Chiesa cattolica nella Francia dell'epoca, che, nonostante le loro divergenze in entrambi i casi, riuscirono a vedere in lui un eccellente poeta e pensatore. 

Il premio Nobel per la letteratura Romain Rolland, ad esempio, dopo aver letto alcune delle sue opere ha dichiarato: ".Dopo Péguy non riesco a leggere altro, come suonano vuoti i grandi di oggi rispetto a lui! Spiritualmente sono al polo opposto, ma lo ammiro senza riserve." e il romanziere Alain-Fournier lo elogia così: "È semplicemente meraviglioso [...]. So cosa intendo quando dico che, dopo Dostoevskij, nessun uomo di Dio è stato così brillante.". 

Ed è proprio la sua personalità travolgente che ha spinto il celebre teologo cattolico Hans Urs von Balthasar a inserirlo nel terzo volume".Stili di posa"dalla sua opera magna GloriaL'autore, insieme a Dante, San Giovanni della Croce, Pascal e Hopkins tra gli altri, è considerato uno dei maggiori esponenti dell'estetica teologica di tutti i tempi: ".Estetica ed etica", -spiega, "...sono per Péguy identici nella sostanza, e lo sono in virtù dell'incarnazione di Dio in Cristo: lo spirituale deve diventare carne, l'invisibile deve mostrarsi nella forma.". In questo modo, lo stesso Péguy aveva scritto: "Il soprannaturale è allo stesso tempo carnale / E l'albero della grazia mette radici nel profondo / E penetra nel terreno e cerca fino in fondo. E l'albero della razza è anche eterno / E l'eternità stessa è nel temporale [...] / E il tempo stesso è un tempo senza tempo.".

I "misteri" di Péguy

 Come poeta è noto soprattutto per i suoi "misteri": Il mistero della carità di Giovanna d'Arco (rielaborazione di un'opera precedente), Il portico del mistero della seconda virtù e Il mistero dei Santi Innocentiche costituiscono di per sé un unico testo e che, di fatto, in Spagna sono stati pubblicati in un unico volume. Tutti e tre dovrebbero essere la prima incursione nella sua opera. Secondo Javier del Prado Biezma, studioso di Péguy, queste raccolte di poesie si basano sull'essenzialità dell'uomo occidentale. 

In senso generico, ogni "mistero" ha il suo riferimento più vivo nel Medioevo ed è un tipo di dramma religioso che veniva rappresentato nei tre portici delle cattedrali medievali, portando in scena brani delle Sacre Scritture, fondamentalmente intorno alla figura di Gesù Cristo, della Vergine o dei santi, ma anche questioni teologiche incarnate in elementi astratti. Nel caso di queste opere di Péguy, il portico principale è occupato dalla virtù teologica della speranza e quelli laterali rispettivamente dalla fede e dalla carità (in Spagna abbiamo due esempi di questo sottogenere drammatico nel (frammento del) Auto dei Re Magi (XII sec.) e nella Il mistero di Elcheche è ancora in corso). 

Caleidoscopio prospettico 

Quando si iniziano a leggere i "misteri", si scopre che l'autore ritorna costantemente sugli stessi motivi, ripete le stesse parole, come se ci si trovasse di fronte al dado di un cacciavite che non permette di avanzare lungo il suo percorso, motivo per cui questa incursione letteraria richiede al lettore una certa competenza e complicità per poterla leggere fino in fondo. Questo è un avvertimento per coloro che desiderano intraprenderla. D'altra parte, Péguy fa rivivere i versi di un mistero in uno degli altri due. Così, partendo da tre personaggi: Jeannette, Hauviette e Madame Gervaise (quest'ultima incarnazione di Dio stesso), che portano le voci profetiche nei tre "misteri", si permette di sviluppare tutto il suo pensiero teologico-poetico con il desiderio di guidare la vita dell'uomo nel promuovere la virtù della speranza. A tal fine, egli parte dall'idea che le tre virtù sono creature di Dio: "La fede è una sposa fedele / la carità è una madre [...] o una sorella maggiore che è come una madre [...]". e "La speranza è una bambina che viene dal nulla". Con questo supporto, Péguy ricorre a testi catechistici del tipo domanda-risposta: "...".Il sacerdote ministro di Dio dice: / Quali sono le virtù teologali / Quali sono le virtù teologali / Quali sono le virtù teologali? Il bambino risponde:/ Le tre virtù teologali sono la Fede, la Speranza e la Carità. -Perché la fede, la speranza e la carità sono chiamate virtù teologali? La fede, la speranza e la carità sono chiamate virtù teologali perché si riferiscono direttamente a Dio."Allo stesso tempo, incorpora passi letterali dei Vangeli o dell'Antico Testamento, o preghiere della pietà popolare o frasi latine. Un intero pastiche, se così si può dire, con il quale crea un caleidoscopio prospettico, caratteristica fondamentale del suo stile letterario, cosa che, con il passare del tempo, si vedrà anche in altri poeti, come T. S. Eliot, autore di La terra desolata.

La speranza cristiana

Nella costruzione della cattedrale delle virtù, la speranza si appoggia alle sue sorelle maggiori, per cui occupa lo spazio centrale ed è percepita come un simbolo del futuro: "... la speranza è un simbolo del futuro".Cosa si farebbe, cosa si sarebbe, mio Dio, senza figli. Cosa si diventerebbe", scrive Péguy. E continua: "E le sue due sorelle maggiori sanno bene che senza di lei sarebbero state serve solo per un giorno.". Le caratteristiche di questa virtù sono: (1) è la virtù preferita da Dio: "La fede che mi piace di più, dice Dio, è la speranza.Infatti, si chiede Péguy, perché c'è più gioia in cielo per un peccatore che si converte che per cento giusti?". (2) Questa seconda virtù si rinnova costantemente perché è più animata di qualsiasi esperienza negativa, al punto da sorprendere Dio stesso. (3) È quella che il Creatore apprezza di più nell'uomo, essendo la più difficile da praticare, "..." (4) È quella che il Creatore apprezza di più nell'uomo, essendo la più difficile da praticare, "...".l'unica difficile [...]. Per sperare, figlia mia, devi essere veramente felice, devi aver ottenuto, ricevuto una grande grazia.". (4) Per assimilarlo e dargli importanza, bisogna guardare ai bambini, che sono "il comandamento stesso della speranza". Infine, (5) non ha un'intenzione o un contenuto proprio: è piuttosto uno stile e un metodo che coincidono con quello dell'infanzia, dove l'istante è vissuto appieno. 

La poesia di Péguy

Quando si approfondisce lo sviluppo di queste considerazioni, si scopre la validità e la profondità della poesia di Péguy; una poesia senza tempo che intreccia la virtù della speranza non solo con le altre due, ma anche con i concetti di grazia e natura, con il senso del peccato, con la figura di Gesù Cristo, con quella della Vergine Maria: "...".Letteralmente, -Scrive: "il primo dopo Dio. Dopo il Creatore [...] / Ciò che si trova in discesa, non prima di essere sceso da Dio, / Nella gerarchia celeste", con quello del suo sposo San Giuseppe, con quello degli altri santi e, naturalmente, con quello dell'uomo terreno e peccatore, che Dio attende: "...".Dio, che è tutto, aveva qualcosa da aspettarsi, da lui, da quel peccatore. Da quel nulla. Da noi". Una poesia che non si scopre mai del tutto e che punta sempre all'interrelazione tra l'umano e il divino, a "...".che l'eterno non è senza il temporale"per cui:"Come i fedeli passano l'acqua santa di mano in mano, / così noi fedeli dobbiamo passare la parola di Dio di cuore in cuore / Dobbiamo passare la divina / Speranza di mano in mano, di cuore in cuore.".

Per saperne di più

Uniti con tutto il cuore al Papa

Una riflessione accurata e attenta sull'unità dei cattolici con il successore di Pietro "principio e fondamento perpetuo e visibile dell'unità".

23 ottobre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Vivere l'unità nella Chiesa e con il Papa è un dono che Dio fa ai cuori umili e veramente liberi. L'unità è un dono e un compito che ogni cattolico deve svolgere quotidianamente.

Uniti a Cristo nella sua Chiesa

L'unità è la proprietà di un essere che gli impedisce di essere diviso. Il legame più forte e profondo dell'unità è l'amore, perché è di carattere puramente divino. Pertanto, parlare di unità significa parlare di amore, e parlare di amore per l'unità è parlare di l'unità dell'amoreDio è amore, cioè l'unità dell'unico Dio, che è amore: "Dio è amore e chi sta nell'amore sta in Dio e Dio sta in lui" (1 Giovanni 4:16).

I cattolici conoscono per fede il mistero dell'unità di Dio nella Trinità delle persone, cioè in una comunione d'amore. Poiché Dio è uno, il Padre che ama è uno, il Figlio amato è uno e lo Spirito Santo, vincolo d'amore, è uno. Sappiamo anche per fede che Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo nel unità della sua Persona divina e che il suo Corpo Mistico, la Chiesa, è uno: una è la fede, una è la vita sacramentale e una è la successione apostolica. 

È Cristo che, attraverso l'azione vivificante dello Spirito Santo, dà unità al suo Corpo Mistico, la Chiesa. Perciò la Chiesa, come ci ha ricordato San Giovanni Paolo II, "vive dell'Eucaristia" (Ecclesia de Eucharistia 1), che ci unisce sacramentalmente a Cristo e ci rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue fino a formare un solo corpo. Ogni battezzato partecipa a questo sacro mistero di unità.

Uniti al Papa nella Chiesa di Cristo

L'amore per l'unità della Chiesa si manifesta in modo del tutto particolare nell'unione con il Romano Pontefice, "principio e fondamento perpetuo e visibile dell'unità, sia dei vescovi che della moltitudine dei fedeli" (Lumen Gentium 23). 

Per questo i cattolici devono vivere in profonda unione con il Papa, in piena comunione con lui, indipendentemente dalla razza, dalla lingua, dal colore della pelle, dal luogo di nascita, dall'intelligenza, dalle capacità, dal carattere, dai gusti o dalle simpatie personali. Si tratta di un'unione puramente spirituale, e quindi stabile e permanente, che non può dipendere dalle vicissitudini della vita, dall'attrazione emotiva dell'indole o del talento di un particolare Papa, o dalla soddisfazione intellettuale che traiamo dai suoi insegnamenti. Il vero amore per il Papa, per il dolce Cristo in terra, come lo chiamava Santa Caterina da Siena, è più divino che umano. Per questo deve essere chiesto a Dio come un dono da ricevere, che lo Spirito Santo dona a ciascuno di noi perché porti frutto in opere di servizio alla Chiesa. 

Questa unione con il Papa deve manifestarsi in un profondo rispetto e affetto filiale per la sua persona, in una costante preghiera per le sue intenzioni, in un ascolto ininterrotto del suo insegnamento, in una pronta obbedienza alle sue disposizioni e in un servizio disinteressato in tutto ciò che egli richiede.

Non essere più papista del Papa

Quando il modo di essere e di governare di un Papa ci piace e sentiamo che "c'è chimica", possiamo ringraziare Dio che le emozioni positive che sorgono in noi faciliteranno una maggiore preghiera di supplica per il Romano Pontefice. L'emozione positiva è un motore potente che apre la strada alla virtù. 

Quando non siamo pienamente soddisfatti del modo di essere e di governare di un determinato Papa o non condividiamo alcune sue decisioni in materia di opinione, è il momento di andare emotivamente e intellettualmente controcorrente, di purificare la nostra intenzione e di aumentare e raddoppiare la nostra preghiera per la sua persona e le sue intenzioni fino a raggiungere il punto in cui siamo in grado di realizzare l'intenzione del Papa. stato di amore e di preghiera costante per il Papa che non ha nulla a che fare con le emozioni passeggere o con le argomentazioni mutevoli. Amare il Papa non significa essere più papisti del Papa, ma vivere uniti alla sua persona e alle sue intenzioni in Cristo.

Questa unione con il Papa, come capo del collegio episcopale, si manifesta anche nell'unione con ciascuno dei vescovi in comunione con il Papa, come successori degli apostoli. Come diceva Sant'Ignazio di Antiochia (Lettera agli Smirniani 8.1): "nessuno faccia nulla che riguardi la Chiesa senza il vescovo". La Chiesa, come ci ha ricordato Papa Francesco, è essenzialmente comunione e quindi "sinodale", perché camminiamo tutti insieme (Discorso 18.9.21, tra i tanti).

Conclusione: l'unità come dono e compito

Vivere l'unità nella Chiesa e con il Papa è un dono che Dio fa ai cuori umili e veramente liberi, che vivono pienamente nella Chiesa e con il Papa. eucaristico (San Giustino, Le scuse 1, 65), all'interno del Cuore di suo Figlio e da lui alimentata. Oltre ad essere un dono divino, l'unità è anche un compito piacevolissimo, che richiede uno sforzo continuo ed esige, ogni giorno, una nuova conquista, in cui, ancora una volta, cielo e terra si uniscono.

L'autoreRafael Domingo Oslé

Professore e titolare della cattedra Álvaro d'Ors
ICS. Università di Navarra.

Famiglia

Gianluigi De Palo: "Un patto di nascita globale è una proposta che potrebbe essere discussa a livello internazionale".

Dal 2021, gli Stati Generali sulla Nascita Riflettono sulla inverno demografico che l'Italia sta vivendo. Tra i partecipanti ci sono i maggiori leader del Paese e Papa Francesco. Il suo promotore, Gianluigi De Palo, parla con Omnes dell'iniziativa.

Maria José Atienza-23 ottobre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

"La sfida della natalità è una questione di speranza. La speranza si nutre dell'impegno per il bene di ciascuno, cresce quando ci sentiamo partecipi e coinvolti nel dare un senso alla nostra vita e a quella degli altri. Nutrire la speranza è quindi un'azione sociale, intellettuale, artistica e politica nel senso più alto del termine; è mettere le proprie capacità e risorse al servizio del bene comune, è gettare i semi del futuro". È con queste parole che Papa Francesco si è rivolto ai partecipanti della terza edizione del Stati Generali Natalipapàa Roma nel maggio 2023. 

Le Dichiarazioni Generali di Nascita sono un iniziativa della Fondazione per la nascita. Questi incontri, che si tengono in Italia dal 2021 e che riuniscono ogni tipo di iniziativa civile, pubblica, privata e individuale, vogliono essere uno spazio di riflessione sul problema demografico di questa nazione europea. Un tema che, a suo avviso, dovrebbe unire tutto il Paese, indipendentemente dalle sue opzioni politiche o culturali.

Inoltre, l'obiettivo è quello di avanzare proposte concrete per invertire la tendenza demografica e immaginare una nuova narrazione della natalità. 

Non a caso, l'Italia è uno dei Paesi in cui il declino demografico è diventato motivo di grande preoccupazione; dalle 576.659 nascite del 2008, nel 2022 si è passati a 392.600. A questo dato si aggiungono i 713.500 decessi registrati nello stesso anno: un saldo negativo di oltre 320.000 persone. "È come se città come Firenze o Bari fossero scomparse, I più importanti provengono dagli Stati Generali di Nascita. 

Il quadro italiano, simile a quello di altre nazioni occidentali come Spagna, Australia, Canada o Belgio, è piuttosto scoraggiante. 

La maggior parte delle nazioni europee basa i propri sistemi di welfare sul patto intergenerazionale che garantisce che i contribuenti attuali, attraverso le loro tasse, sostengano le prestazioni pensionistiche di coloro che sono in pensione, disabili o malati. 

Questo sistema pensionistico richiede un livello di sostituzione che, considerando il calo del tasso di natalità, l'aumento dell'aspettativa di vita e quindi delle prestazioni di malattia, vecchiaia, ecc. non solo non è sostenibile, ma è stato dichiarato una questione centrale nell'agenda politica. non solo è insostenibile, ma è stata dichiarata una questione centrale dell'agenda politica.

Gianluigi (Gigi) De Palo ha dedicato più di metà della sua vita ai temi della famiglia e della nascita. Nel corso degli anni ha collaborato con media come Avvenire, Romasette, Vite, Popoli e Mission. È stato inoltre presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio e del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari. 

Insieme alla moglie Anna Chiara, con cui ha cinque figli, è autore di diversi libri sulla famiglia e sull'educazione. De Palo è attualmente presidente della Fondazione per la Nascita, motore degli Stati Generali della Nascita. Anche Papa Francesco ha preso parte a questi incontri, dove ha più volte espresso la convinzione che "Senza natalità non c'è futuro". 

Come sono nati gli Stati Generali della Nascita e quali sono i loro obiettivi?

-Le Dichiarazioni Generali di Nascita sono nate dal desiderio di tante mamme e papà che non vogliono rassegnarsi a commentare i dati ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), che sono, ogni anno, una vera e propria bollettino di guerra in Italia. 

Il raggiungimento di un nuovo record negativo di natalità nel 2022, con solo 393.000 nuove nascite, un dato che non si vedeva dall'Unità d'Italia, dimostra chiaramente la gravità della situazione. 

Questi incontri Statistiche generali di nascita (Stati Generali della Nascita), hanno la missione di sensibilizzare tutti i "diversi mondi" della nostra società: la politica, l'economia, il terzo settore, le associazioni, gli attori o i giornalisti. 

Tutti noi dovremmo sentirci chiamati ad affrontare questa emergenza.

Papa Francesco incoraggia questa iniziativa e vi ha partecipato. Cosa emerge da questi discorsi del Papa? Quanto è importante il sostegno del Papa?

-La presenza di Papa Francesco agli Estati Generali e le sue posizioni hanno contribuito a trasmettere il messaggio e a sottolinearne l'urgenza. 

Il Santo Padre ha compreso bene lo spirito dell'iniziativa. Lo ha reso particolarmente chiaro quando, durante l'ultima terza edizione, ha detto: "Mi piace pensare agli 'Stati Generali della Nascita' come a un laboratorio di speranza. Un laboratorio dove non si lavora su commissione, perché qualcuno paga, ma dove tutti lavorano insieme proprio perché tutti vogliono avere speranza".

Lei auspica un patto di natalità globale per invertire il processo di collasso demografico: pensa che esista la volontà di un tale patto?

-L'idea di un patto globale per la nascita è una proposta che potrebbe essere discussa a livello internazionale, ma la sua realizzazione dipenderà dalla volontà di ciascun Paese e dalla cooperazione internazionale. 

Le Nazioni Unite hanno certificato che il tasso di crescita della popolazione sta rallentando. È il momento di prendere decisioni decisive per il futuro di tutti.

Ritiene che le soluzioni alle "crisi demografiche" nei diversi Stati siano efficaci?

-Le soluzioni alle "crisi demografiche" possono variare da Paese a Paese e dipendono dalle circostanze specifiche. 

Alcune misure, come politiche familiari più favorevoli, possono contribuire ad aumentare il tasso di natalità nel breve periodo, ma per affrontare il declino demografico è necessario un approccio a lungo termine che tenga conto di fattori come l'istruzione, l'occupazione e la cultura.

L'inverno demografico in Occidente può essere risolto solo con l'aumento del tasso di natalità fornito dalla popolazione immigrata?

-L'immigrazione può essere una componente della risposta al basso tasso di natalità, ma non è l'unico fattore. 

Nel caso italiano, ci viene detto che gli immigrati non saranno sufficienti a evitare il collasso del sistema economico. 

Ma abbiamo davvero bisogno di un approccio concreto che includa anche misure di sostegno alle famiglie e di promozione della natalità tra la popolazione residente.

Siamo passati dal considerare i figli come un dono a una fonte di incertezza? Non è forse riduzionismo presentare il tasso di natalità come una semplice questione economica?

-È vero che, in alcuni contesti sociali, il tasso di natalità è visto soprattutto come un problema economico; in altri, invece, solo come una questione culturale. 

È importante cambiare la percezione della natalità, è necessario avere una visione più ampia, adatta ai tempi in cui viviamo.

L'Italia, insieme ad altri paesi europei, è uno dei paesi che invecchia di più al mondo. C'è speranza di invertire questa situazione?

-Nel 2050, il rapporto tra lavoratori e pensionati sarà 1:1. 

L'invecchiamento della popolazione è una sfida comune a molti Paesi europei, tra cui l'Italia. 

L'inversione di tendenza richiederà sforzi a lungo termine che includano politiche di sostegno alle famiglie, il miglioramento delle condizioni di lavoro e delle opportunità educative. 

L'efficacia di queste politiche nel contenere l'invecchiamento dipenderà da una serie di fattori, tra cui la loro attuazione e il loro adattamento alle specificità di ciascun Paese.

Vaticano

Il Papa invita a "fermare la guerra!", e a non separare fede e vita quotidiana

All'Angelus di questa domenica, Giornata Missionaria Mondiale, Papa Francesco ha chiesto aiuti umanitari a Gaza e la liberazione degli ostaggi, e ha implorato le parti in causa: "Basta, basta, basta! Ogni guerra nel mondo, penso anche alla martoriata Ucraina, è sempre una sconfitta e una distruzione della fratellanza umana". Ha inoltre messo in guardia dalla "schizofrenia" di separare la fede dalla "vita concreta".

Francisco Otamendi-22 ottobre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Papa Francesco ha pregato questa mattina all'Angelus del Domenica della Missione MondialeHa rinnovato il suo "appello per la pace in Terra Santa, e ha rinnovato il suo appello per l'apertura di spazi e per il continuo arrivo di aiuti umanitari, e per la liberazione degli ostaggi". Inoltre, ha nuovamente inviato al mondo, pensando anche alla "martoriata Ucraina", il messaggio che "la guerra è sempre una sconfitta e una distruzione della fratellanza umana. Fratelli, fermatevi, fermatevi".

Nelle sue parole dopo la preghiera dell'Angelus, il Pontefice ha riconosciuto di essere "molto preoccupato e molto rattristato per tutto ciò che sta accadendo nel mondo". Israele e Palestina. Sono vicino a tutti coloro che stanno soffrendo, ai feriti, agli ostaggi, alle vittime e alle loro famiglie.

Il Papa ha sottolineato "la grave situazione umanitaria a Gaza, e mi addolora il fatto che anche l'ospedale anglicano e l'ospedale di Gaza non siano stati visitati". Parrocchia greco-ortodossa sono stati bombardati negli ultimi giorni", ha detto. 

Francisco ha poi ricordato che "venerdì prossimo, 27 ottobre, ho convocato una riunione di Giornata di digiuno, preghiera e penitenza" e che "questa sera alle 18 a San Pietro trascorreremo un'ora di preghiera per la pace nel mondo".

In seguito, il Santo Padre ha ricordato che "oggi è la Giornata Missionaria Mondiale, con il motto "Cuori ardenti, piedi in cammino". Due immagini che dicono tutto! Invito tutti, nelle diocesi e nelle parrocchie, a partecipare attivamente".

Nei suoi saluti ai romani e ai pellegrini, il Papa ha menzionato, tra gli altri, le Suore Serve dei Poveri Figlie del Sacro Cuore di Gesù, di Granada; i membri della Fondazione Centro Académico RomanoAll'evento hanno partecipato anche la Confraternita del Signore dei Miracoli dei Peruviani di Roma, i membri del movimento missionario laico "Tutti i Custodi dell'Umanità", il coro polifonico di Sant'Antonio Abate di Cordenons e le associazioni di fedeli di Napoli e Casagiove.

Allarme "schizofrenia"

Papa Francesco ha iniziato la sua breve meditazione prima della Angelus riferendosi all'episodio del Vangelo in cui alcuni farisei chiedono a Gesù se sia lecito o meno pagare le tasse a Cesare, e alla risposta di Gesù Cristo: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio", corrispondente a questa frase 29a domenica del Tempo Ordinario

Queste parole di Gesù, ha sottolineato il Papa, "sono diventate un luogo comune, ma a volte sono state usate in modo errato - o almeno riduttivo - per parlare del rapporto tra Chiesa e Stato, tra cristiani e politica; spesso sono state intese come se Gesù volesse separare "Cesare" e "Dio", cioè la realtà terrena da quella spirituale".

"A volte pensiamo anche in questo modo: una cosa è la fede con le sue pratiche, l'altra è

No. Questa è una "schizofrenia". No. Questa è una "schizofrenia", come se la fede non avesse nulla a che fare con la vita concreta, con le sfide della società, con la giustizia sociale, con la politica e così via", ha detto il Santo Padre.

"Noi siamo il Signore"

Nella sua riflessione sul Vangelo, Francesco ha sottolineato che "Gesù vuole aiutarci a collocare "Cesare" e "Dio" ciascuno al proprio posto. A Cesare - cioè alla politica, alle istituzioni civili, ai processi sociali ed economici - appartiene la cura dell'ordine terreno, della polis (...) Ma, allo stesso tempo, Gesù afferma la realtà fondamentale: che a Dio appartiene l'uomo, ogni uomo e ogni essere umano".

"Questo significa che non apparteniamo a nessuna realtà terrena, a nessun "Cesare" di questo mondo. Apparteniamo al Signore e non dobbiamo essere schiavi di nessun potere mondano. Sulla moneta, dunque, c'è l'immagine dell'imperatore, ma Gesù ci ricorda che nella nostra vita è impressa l'immagine di Dio, che niente e nessuno può oscurare".

Il Papa ha poi indicato alcune domande per l'esame, come è sua abitudine. "Comprendiamo allora che Gesù sta restituendo a ciascuno di noi la propria identità: sulla moneta di questo mondo c'è l'immagine di Cesare, ma quale immagine portate dentro di voi? Di chi portate l'immagine nella vostra vita? Ci ricordiamo di appartenere al Signore, o ci lasciamo plasmare dalle logiche del mondo e facciamo del lavoro, della politica e del denaro i nostri idoli da adorare?

"La Santa Vergine ci aiuti a riconoscere e onorare la nostra dignità e quella di ogni essere umano", ha concluso.

L'autoreFrancisco Otamendi

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Ecologia integrale

Verità e carità nel dibattito sull'ideologia di genere

L'arcivescovo di San Francisco e il vescovo di Oakland hanno pubblicato una lettera congiunta per "fare chiarezza" sulla dottrina cattolica e sull'ideologia di genere. In essa si parla dell'importanza della verità e della carità nel trattare con le persone che soffrono di disforia di genere.

Paloma López Campos-22 ottobre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Papa Francesco ha definito l'ideologia gender "una delle colonizzazioni ideologiche più pericolose del mondo". Consapevoli del forte impatto che questa corrente di pensiero ha sulla società odierna e dei dubbi che sorgono in relazione ad essa, l'arcivescovo di San Francisco e il vescovo di Oakland hanno tenuto un incontro sul tema. lettera congiunta per "fare chiarezza" sulla dottrina cattolica in materia.

L'arcivescovo Salvatore J. Cordileone e monsignor Michael C. Barber notano con preoccupazione i pericoli di questa ideologia dominante. "L'ideologia di genere", affermano all'inizio, "nega alcuni aspetti fondamentali dell'esistenza umana". È un sistema di idee che "si oppone radicalmente, per molti aspetti importanti, a una sana comprensione dell'esistenza umana". natura umana". Inoltre, è una corrente che "si oppone alla ragione, alla scienza e alla visione cristiana della persona umana".

Dualismo contro unità

La lettera pastorale entra a pieno titolo nel dibattito sul dualismo che si apre quando si affronta l'ideologia del gender. Questa corrente rifiuta "l'unità essenziale del corpo e dell'anima nella persona umana". Tuttavia, "nel corso della sua storia, la Chiesa cattolica si è opposta alle nozioni di dualismo che pongono il corpo e l'anima come entità separate e non integrate".

Mentre l'ideologia gender parla spesso del dramma di essere nati "nel corpo sbagliato", la Chiesa nega con veemenza questa affermazione. "Fin dall'inizio della sua esistenza, la persona umana ha un corpo sessualmente differenziato come maschio o femmina. Essere maschio o femmina "è una realtà buona voluta da Dio" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 369). Di conseguenza, non si può mai dire di essere nel corpo 'sbagliato'".

Poiché Dio ha creato gli esseri umani a sua immagine e somiglianza, eliminare la differenza sessuale significa "sminuire" questa identità della persona. Nella loro lettera pastorale, sia l'arcivescovo che il vescovo ritengono che farlo "sarebbe un'offesa alla dignità umana e un'ingiustizia sociale". Una colpa ancora più grave se si considera che, eliminando la differenza sessuale, si attacca anche la complementarietà tra uomo e donna, elemento che è alla base della famiglia.

Verità e carità, autentica compassione

Tuttavia, questa realtà espressa dai vescovi deve essere vista nel contesto della carità. "La Chiesa è chiamata a fare come Gesù, ad accompagnare gli emarginati e i sofferenti in uno spirito di solidarietà, affermando al contempo la bellezza e la verità della creazione di Dio". Per questo motivo, la lettera pastorale invita i cristiani a trovare un equilibrio tra verità e carità. In questo senso, si cita l'enciclica "Caritas in veritate". In questo documento, Benedetto XVI avvertiva che "la verità è la luce che dà senso e valore alla carità. Senza la verità, la carità cade nel mero sentimentalismo. L'amore diventa un guscio vuoto".

Cordileone e Barber enfatizzano questa idea, sottolineando che "la compassione che non include sia la verità che la carità è una compassione sbagliata". Precisano che "il sostegno a coloro che sperimentano la disforia di genere deve essere caratterizzato da una preoccupazione attiva per la genuina carità cristiana e per la verità sulla persona umana".

La lettera pastorale si rivolge anche direttamente alle persone che sperimentano la disforia di genere. I vescovi assicurano che "Dio ci conosce, ama ciascuno di noi e desidera il nostro benessere". Ammettono che "le nostre vite, persino la nostra stessa identità, possono talvolta sembrarci un mistero. Possono essere fonte di confusione, forse anche di angoscia e sofferenza".

Cordileone e Barber affermano con certezza, per tutti coloro che potrebbero dubitarne, "che la loro vita non è un mistero per Dio, che ha numerato ogni capello del loro capo (Luca 12:7), che ha creato il loro intimo e li ha uniti nel grembo della madre (Salmo 139)".

Cristo rivela la nostra identità

Come ci ricorda il documento, l'incarnazione di Cristo dovrebbe essere fonte di gioia e speranza per tutti. "Assumendo una natura umana corporea, Gesù rivela la bontà dei nostri corpi creati e la vicinanza di Dio a ciascuno di noi. Non è distante o indifferente alle nostre domande, alle nostre sfide o alle nostre sofferenze".

Facendosi uomo, "Gesù non solo ci rivela Dio, ma rivela all'uomo ciò che è l'uomo". Pertanto, una persona non può crearsi un'identità diversa da quella che Dio le dà. La nostra "identità più fondamentale è quella di figli amati di Dio".

Nella ricerca umana dell'identità c'è il desiderio di conoscere se stessi come Dio ci ha creati. Tuttavia, non c'è motivo per cui ogni persona debba intraprendere questo compito da sola. La lettera pastorale si conclude affermando che la Chiesa desidera accompagnare le persone in questo viaggio, nella ricerca di identità vissuta da chi è affetto da disforia di genere, da tutti i cristiani che si interrogano sulla propria vita e, in breve, da ogni essere umano.

Cuori in fiamme, piedi in cammino

Il motto di DOMUND '23 "Cuori in fiamme, piedi in cammino". una descrizione accurata della vocazione missionaria.

22 ottobre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Più di 20 anni fa, un gruppo di giovani catechisti di una parrocchia venne da me. Uno di loro iniziò: "Sono Francesco, catechista della prima comunione", ha aggiunto, "e non ho fede". Ho pensato di non capirlo e ho lasciato perdere, ma il successivo ha detto la stessa cosa: "e nemmeno io ho fede".... 

Amico mio! Non era più un mio malinteso..., l'avevano detto! Ho chiesto loro come potevano fare catechesi senza avere la fede...., "Molto facile", Mi è stato detto, "Spieghiamo cosa dice il libro"..

Amico mio... Non è così! Fare catechesi, essere missionario, essere apostolo di Gesù non è una mera trasmissione di conoscenze, non è una mera spiegazione di conoscenze... È poter diffondere la fede! I missionari, come i catechisti, come ogni battezzato che prende sul serio la propria vocazione di apostolo del Signore, come ogni sacerdote che predica la Parola di Dio..., non sono semplici trasmettitori o insegnanti: sono testimoni di un Dio e di un amore che supera ogni amore.

Non si può essere testimoni, non si può essere apostoli se non si è avuto un incontro personale con Cristo, se non c'è un rapporto di amicizia e di amore con il Signore. 

Inoltre, è questa relazione, questo innamoramento, che fa sì che il cristiano diventi un apostolo, un catechista, un predicatore, un evangelizzatore... un missionario!

Non sorprende quindi che il motto di DOMUND '23 sia "Cuori in fiamme, piedi in cammino".. È una bella descrizione di ciò che è la vocazione missionaria, la vocazione che circa 10.000 spagnoli vivono oggi in tutto il mondo. Questa giornata annuale ci ricorda che Cristo non vuole essere solo nei libri di storia e di catechismo... Vuole persone innamorate! Vuole uomini e donne con un cuore ardente, come i discepoli di Emmaus! Volete unirvi a questo entusiasmante compito?

L'autoreJosé María Calderón

Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Spagna.

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Vaticano

Il Sinodo si chiude: un'esperienza da inserire nella vita della Chiesa

La Prima Sessione dell'Assemblea del Sinodo dei Vescovi sta entrando nei suoi ultimi giorni. Questi incontri, che hanno subito modifiche all'ultimo momento, sono in realtà un'ulteriore tappa di un percorso incentrato sull'esperienza e sulla modalità di fare, piuttosto che in azioni concrete.

Giovanni Tridente-21 ottobre 2023-Tempo di lettura: 6 minuti

I lavori della prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si sta svolgendo in queste settimane nell'Aula Paolo VI in Vaticano, procedono secondo i programmi. Mentre scriviamo, si è già conclusa la metà di questo percorso di discernimento e riflessione che ha coinvolto trecentocinquanta persone, tra membri votanti e partecipanti, cardinali di Curia, vescovi, religiosi e religiose, laici provenienti da diverse parti del mondo, accompagnati dalla costante presenza di Papa Francesco.

Le fasi del lavoro si alternano tra Congregazioni Generali (20 in totale) e Circoli Minori (35 piccoli gruppi per lingua), mentre le discussioni seguono la struttura della Instrumentum laboris, preparato nei mesi scorsi dalla Segreteria generale del Sinodo e frutto del cammino dei due anni precedenti, svolto prima nelle singole diocesi del mondo e poi a livello di Conferenze episcopali per area geografica.

Un puzzle in divenire

Questa prima sessione del Sinodo dei Vescovi, quindi - e lo si è ripetuto più volte - è solo un ulteriore tassello di un puzzle che si sta componendo dal 2021 e che vedrà il suo culmine solo al termine della seconda sessione, che si terrà nell'ottobre 2024, quando la relazione finale conclusiva sarà finalmente consegnata al Santo Padre. Spetterà a lui decidere se utilizzarla o meno come base per una nuova Esortazione apostolica post-sinodale.

Il dibattito alla vigilia dei lavori di questo mese di ottobre, ma è più corretto dire da quando Papa Francesco ha chiesto questo Sinodo speciale sulla sinodalità L'attenzione alla comunicazione, alla partecipazione e alla missione nella Chiesa si è concentrata molto sui "rischi" di un tale "processo", che potrebbe portare la Chiesa, dicono i più preoccupati, a cambiare la sua dottrina e a danneggiare la Tradizione.

Rischi e preoccupazioni

Chi ha seguito da vicino i lavori delle precedenti Assemblee episcopali dell'ultimo pontificato - famiglia, Amazzonia, giovani - ricorda come questa "preoccupazione" fosse sempre presente, anche prima di conoscere l'andamento dei lavori e in anticipo rispetto ai frutti della discussione e al testo dell'Esortazione che ne seguiva. 

Un "rumore" mediatico, e non solo, che di fatto ha catalizzato l'attenzione dell'opinione pubblica su questioni che probabilmente non suscitavano così tanto interesse, almeno tra i soliti fedeli. 

La stessa cosa è accaduta questa volta, anche con l'esternazione diretta di alcuni cardinali, autori delle cosiddette "lettere cardinalizie". dubiaIl Papa ha risposto in prima istanza a queste domande, che a prima vista esulano dalla comprensione stessa della sinodalità così come è concepita.

Quanto sta accadendo in Vaticano nelle ultime settimane, infatti, e le testimonianze di chi sta partecipando concretamente al dibattito, rilasciate ad esempio ai giornalisti durante i briefing quasi quotidiani della Sala Stampa della Santa Sede, descrivono un clima di vero e proprio confronto - forse anche "animato" in alcuni casi - in cui viene allo stesso tempo privilegiato l'elemento del discernimento, accompagnato da molti momenti di preghiera. Nessuno può nascondere questo aspetto, né relegarlo come elemento secondario.

Pregare, ascoltare e condividere

Il Papa ha insistito molto sulla necessità di mettersi nelle mani di Dio attraverso la preghiera e la pratica del discernimento spirituale (Conversazione nello Spirito), per assicurarsi che fosse davvero lo Spirito Santo a scorrere sulle decine di tavoli rotondi attorno ai quali erano disposti tutti i partecipanti al Sinodo, compreso il Papa. Non a caso è stato il Papa stesso a far distribuire il primo giorno un'antologia di testi patristici (San Basilio) dedicata a questo tema.

In una logica mondana, tutto questo è difficile da trasmettere, ma è un peccato che gli stessi ecclesiastici siano spesso incapaci di apprezzare e "sponsorizzare" la scelta ragionata (da parte del Papa) di questo modo di procedere. Non può passare inosservata, ad esempio, l'idea di far precedere i lavori del Sinodo da alcuni giorni di ritiro spirituale per tutti i membri e i partecipanti, con meditazioni che aprono gli orizzonti dell'ascolto e della condivisione; le preghiere quotidiane con cui si aprono le sessioni; le Sante Messe settimanali presiedute da un Padre Sinodale che normalmente tiene l'omelia.

Ci sono stati anche momenti di maggiore convivialità fuori dalle mura del Sinodo, come il Pellegrinaggio alle Catacombe di Roma per imparare ad essere "pellegrini della speranza", o la preghiera per i migranti e i rifugiati di giovedì 19 in Piazza San Pietro, o la preghiera per la pace prevista per il 27 ottobre nella Basilica di San Pietro.

Inoltre, il Sinodo non è ignaro dell'attualità e di ciò che accade nel mondo, per cui ci sono stati momenti di vicinanza al popolo ucraino per la guerra insensata che sta subendo da mesi, o di condanna per la ferocia scatenata dalla riattivazione della conflitto in Terra Santache ha già mietuto migliaia di vittime in pochi giorni.

Realisticamente, è un po' deleterio voler presentare, in questa fase, una rassegna delle questioni che sono state affrontate e discusse nelle prime settimane del processo, ma la novità di questa parte merita almeno un breve cenno. Sapendo che è impossibile conoscere l'esito di una "gara" se manca la maggior parte della gara da "disputare", per usare una metafora sportiva.

Temi ricorrenti

L'elemento ricorrente è che tutti i temi emersi erano sostanzialmente contenuti nel documento di lavoro, che ha di fatto dettato l'ordine degli interventi, i cui Moduli sono sempre stati anticipati dall'intervento - poi reso pubblico - del Relatore generale del Sinodo, il cardinale Jean-Claude Hollerich.

Tra i termini più ricorrenti nei suoi interventi, ad esempio, lo spirito di "apertura" (alle nuove idee, agli altri, alle minoranze), di "ascolto attivo", l'atteggiamento di "partecipazione" responsabile, il tutto nel contesto della "sinodalità" - ovviamente - intesa nelle sue implicazioni per la struttura ecclesiale e rispetto alla ministerialità dei diversi carismi e condizioni di vita nella Chiesa.

I briefing con i giornalisti organizzati periodicamente dalla Commissione per l'Informazione, presieduta dal Prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, ne sono un buon esempio. All'incontro, che si svolge nella Sala Stampa della Santa Sede, partecipano regolarmente diversi Padri sinodali, rappresentanti di condizioni, culture e provenienze diverse, che raccontano la loro esperienza.

La formazione, le donne, gli ultimi e la fraternità 

Gli aspetti che sono stati evidenziati finora in queste occasioni riguardano l'importanza della formazione permanente per tutte le condizioni dei fedeli, a partire dai seminari; il ruolo delle donne, a partire dai ministeri, proprio perché il battesimo conferisce a tutti la stessa dignità; la centralità della Eucaristiail dramma del migrazionidel abuso e coloro che vivono in condizioni di persecuzione; il dinamismo di una Chiesa che sceglie i poveri come opzione; la corresponsabilità di tutti i battezzati; la semplificazione "burocratica" delle strutture ecclesiali; la necessità di ripensare nuove forme e luoghi di partecipazione alla Chiesa-comunione.

Non sono mancati i riferimenti ai giovani e al contesto digitale - terreno di vera missione -; alla ricchezza che i diversi carismi e la multiculturalità portano con sé; alla necessità di diffondere la cultura della pace e della fraternità nella Chiesa e nel mondo, soprattutto in un mondo in cui le guerre aumentano invece di cessare e in cui ci sono molte situazioni di emarginazione e indifferenza che colpiscono vari strati della popolazione.

Non è un concetto, ma un'esperienza

Tuttavia, il filo conduttore di tutte le testimonianze è stato che la sinodalità non è un concetto, ma un'esperienza, e come tale va raccontata. Non sono mancate le voci da una prospettiva ecumenica, con la presenza di delegati fraterni e di quelli provenienti da terre dove la presenza dei cristiani è piuttosto limitata, come l'Asia o l'Oceania.

Lunedì 23 verrà presentata e discussa la Lettera dell'Assemblea al Popolo di Dio, prima nei Circoli Minori e poi in un momento comune. Seguirà una votazione. Con questa lettera, l'Assemblea intende far conoscere a quante più persone possibile, e soprattutto a quelle meno coinvolte nel processo sinodale, l'esperienza dei membri del Sinodo.

L'Assemblea, che si sta concludendo, vivrà i suoi ultimi momenti il 26 ottobre con la raccolta di proposte su metodi e tappe per i mesi tra la prima e la seconda sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Questo rapporto servirà molto probabilmente come Intrumentum laboris per la seconda sessione del prossimo ottobre e sarà senza dubbio inviato alle Chiese locali (conferenze episcopali, gruppi sinodali, ecc.) per offrire nuove prospettive per un ulteriore discernimento nel 2024.

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Ecologia integrale

Vicente Aparicio: "Il significato del dolore deve essere scoperto da ciascuno di noi".

Sabato 21 ottobre, presso la Clínica Universidad de Navarra di Madrid, inizierà una conferenza su "Nozioni di medicina per i sacerdoti", con il tema "Sofferenza e dolore", le soluzioni fornite dalla medicina e come accompagnare i malati. I prossimi approcci saranno diversi. Omnes intervista Vicente Aparicio, cappellano di questa clinica di Madrid.

Francisco Otamendi-21 ottobre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

Vicente Aparicio ha promosso nel Clinica dell'Università di NavarraL'evento, giunto alla sua quarta edizione, si chiama "Nociones de medicina para sacerdotes" (Nozioni di medicina per i sacerdoti). "Non si tratta di far agire i sacerdoti come medici; si tratta di rendere più facile per i sacerdoti agire come ciò che siamo, ma con una maggiore formazione sulle questioni complicate che spesso affrontiamo", ha detto a Omnes.

Il primo sabato, i contenuti si concentrano sulla sofferenza e sul dolore, un tema universale, con i medici Francisco Leal, direttore dell'Unità del dolore del centro medico di Madrid e specialista in Anestesiologia e Rianimazione, Agustín Martínez, specializzato nello stesso argomento, e Borja Montero, dell'Unità del dolore di Madrid. Cure palliative della Clínica Universidad de Navarra.

L'11 novembre si parlerà dell'incarcerazione terapeutica e il 2 dicembre delle patologie che possono condizionare la vita matrimoniale e del contributo che la medicina può dare in tal senso. Abbiamo parlato con il cappellano Vicente Aparicio, geologo di professione prima di essere ordinato sacerdote, e cappellano di questa Clinica dell'Università di Navarra dal 2017.

Innanzitutto, alcune informazioni personali. Dove siete nati e dove avete studiato.

- La mia famiglia è di Valencia, anche se sono nato a Cartagena. Ho studiato Scienze Geologiche a Madrid. Ho esercitato la mia professione per otto anni. In seguito mi sono trasferita a Roma, con una borsa di studio del CARFSono stato ordinato sacerdote nel 1996.

Poi ho iniziato il mio lavoro sacerdotale in Italia, a Napoli e a Salerno, mentre stavo completando il mio dottorato in teologia. Ho trascorso tre anni a Valencia e nel 2000 sono tornato a Madrid. Nel 2017 mi è stata affidata la cappellania della sede madrilena dell'associazione Clinica dell'Università di NavarraL'azienda avrebbe iniziato a operare nel novembre dello stesso anno. 

Come è nata l'idea della serie "Nozioni di medicina per i sacerdoti"? Una migliore conoscenza delle questioni mediche può aiutarli?

- È stato proprio nel corso di questo lavoro - di cui non sapevo nulla, non avendo mai ricevuto incarichi simili - nelle conversazioni con i medici e nel mio lavoro quotidiano, quando li consultavo su alcuni dubbi e ricevevo anche le loro domande, che mi è venuta l'idea. Ho la fortuna di poter contare su tanti professionisti con buoni criteri etici e grande statura professionale, che possono chiarirmi le questioni mediche, per poter affrontare tante questioni morali che si presentano a noi sacerdoti, e non solo ai cappellani ospedalieri.

Non si tratta di far agire i sacerdoti come medici; si tratta di rendere più facile per i sacerdoti agire come quello che siamo, ma con una maggiore preparazione nelle questioni complicate che spesso affrontiamo. Sarebbe un peccato se, quando ci vengono poste domande importanti, per ignoranza, non dessimo importanza a qualcosa che invece ne ha, o dessimo un consiglio sbagliato e, quindi, non aiutassimo chi, nel bisogno, si rivolge a noi. Ho pensato di condividere questo destino con altri sacerdoti che hanno questa preoccupazione. Se guardate le edizioni precedenti, potete vedere che si tratta di argomenti che dovremmo almeno conoscere, almeno avere qualche "nozione". 

Mi parli di alcune delle questioni sollevate.

- Ad esempio, cosa offrono le cliniche per la fertilità; come aiutare le persone che soffrono di alcune malattie psichiatriche; il mondo delle dipendenze, della depressione, ecc. e come cambia la valutazione morale delle loro azioni; uomini e donne: differenze per un progetto matrimoniale equilibrato; i problemi derivati da una famiglia disfunzionale nella formazione della personalità dei bambini; lo sviluppo dell'affettività nell'adolescenza.

Parliamo di sofferenza e di dolore. Gli chiedo il significato della sofferenza, probabilmente difficile da spiegare se non si è credenti, e anche per i credenti.

- La sofferenza e il dolore sono realtà nella vita di tutti. Prima o poi li incontriamo nell'anima. Ma ci sono anche aspetti molto soggettivi, soprattutto nella sofferenza. Ho conosciuto persone sconvolte dalla possibilità che la loro malattia avesse una prognosi negativa; e anche persone che si avvicinavano alla morte con gioia, come chi si avvicina alla data di un grande evento desiderato: sapevano di andare in Paradiso, all'incontro con Dio, con l'Amore della loro vita...; e sto parlando di persone diverse, alcune single, altre sposate e con figli; ma era Dio che dava davvero il senso più profondo alla loro vita, il senso che dà senso a tutto il resto. 

Naturalmente, chi non crede nella vita eterna, o confida solo in se stesso, prova angoscia quando si rende conto che nulla è davvero nelle sue mani o che la vita sta per finire. Ma chi ha fiducia in Dio può ammettere che, come dice San Paolo, "per coloro che amano Dio, tutto concorre al bene" (Rm 8,28), che Dio è un Padre meraviglioso, che nessuno ci ama più di Lui,

Penso che il significato del dolore sia qualcosa che ognuno di noi deve scoprire personalmente; per questo mi permetto di dire che non esiste un libro perfetto, anche se ce ne sono alcuni molto buoni che offrono grandi idee. Secondo me, contemplando e meditando la Passione del Signore, gli insegnamenti del Vangelo e la realtà della vita, ognuno potrà trovare il senso della propria esistenza e del proprio dolore. Naturalmente, per i non credenti è molto più difficile.

Accompagnamento come cappellano. Comprendono l'offerta pastorale di un cappellano?

- Sì, i pazienti e le loro famiglie, in generale, comprendono e apprezzano la nostra presenza, le nostre visite, l'accompagnamento spirituale di un sacerdote vicino alla famiglia e al malato. Naturalmente, incontriamo alcune persone che rifiutano educatamente, ma in generale sono grate e ne approfittano.

Nella prima sessione del corso Nozioni di medicina per sacerdoti, questo sabato, si parlerà molto dell'accompagnamento. Il dottor Agustín Martínez ha fatto uno studio molto interessante su ciò che le riviste mediche dicono sulla presenza del cappellano in terapia intensiva. Le conclusioni sono molto incoraggianti. Il dottor Montero, specialista in Cure Palliative, è un maestro in questa difficile arte dell'accompagnamento e sicuramente saprà darci consigli molto utili. 

Per il momento, mi permetto di dare solo un consiglio: se volete accompagnare, non abbiate fretta: cercate di dedicare loro del tempo, sia al paziente che ai familiari. Sono conversazioni in cui, a poco a poco, verrà fuori tutto ciò che ciascuno porta nel cuore.

Breve commento alle sessioni dell'11 novembre e del 2 dicembre

-Nella seconda sessione, l'11 novembre, ci occuperemo dell'"incarcerazione terapeutica". Può sembrare un argomento quasi chiuso: tutti abbiamo un criterio minimo sui "mezzi straordinari"; ma quando si arriva alla realtà della pratica medica, e quindi alla situazione reale di un parente o di un parrocchiano malato, le cose cambiano; non è più così facile trovare la giusta misura delle cose. 

Nell'ultima sessione, il 2 dicembre, affronteremo un problema molto diffuso e taciuto: le patologie che possono condizionare la vita coniugale. Sia negli uomini che nelle donne esistono patologie che rendono disagevole, doloroso o impossibile avere rapporti sessuali. 

Logicamente, si tratta di un problema importante nel matrimonio. Prima di tutto è necessario capire il problema e le sue conseguenze, ma anche conoscere le soluzioni offerte dalla medicina, e in questo campo - come in quasi tutti - si stanno facendo molti progressi. È molto triste che alcune coppie di sposi abbiano frequenti disaccordi e tensioni su questo tema senza riuscire a capirsi e senza rivolgersi a un medico che possa aiutarli, e forse anche a un sacerdote che possa capirli.

L'autoreFrancisco Otamendi

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Cultura

L'Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme risale alla prima crociata.

L'Ordine del Santo Sepolcro risale alla Prima Crociata e la sua missione rimane la stessa: difendere la Terra Santa, i luoghi santi e i cristiani che vi risiedono.

Jennifer Elizabeth Terranova-21 ottobre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Con Dio non ci sono incidenti, e non è un caso che la Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme L'Unione Europea si è riunita sabato 14 ottobre per la sua annuale cerimonia di messa e investitura, appena una settimana dopo l'attacco in Israele.

L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, chiamato anche Ordine del Santo Sepolcro o Cavalieri del Santo Sepolcro, è un ordine cavalleresco cattolico. È rappresentato in tutti i Paesi cattolici e ha una struttura gerarchica. L'Ordine è suddiviso in Luogotenenze, che sono ulteriormente suddivise in Sezioni. Le Sezioni possono, se del caso, essere suddivise in delegazioni.

L'Ordine del Santo Sepolcro risale alla Prima Crociata e la sua missione rimane la stessa: difendere la Terra Santa, i luoghi santi e i cristiani che vi risiedono. Uno dei suoi cavalieri ha detto meglio: "Alcuni cattolici pregano, altri evangelizzano, altri ancora danno ai poveri per sostenere la Chiesa, ma noi, come cavalieri, siamo chiamati a fare tutte e tre le cose. I cristiani che vivono in Terra Santa non dipendono solo dal sostegno finanziario di membri generosi, ma dalle loro ardenti preghiere e dal mantenere viva la presenza di Gesù".

Unione e amore per la Chiesa

Stemma dell'Ordine (Wikimedia Commons / Diana Ringo)

Omnes ha parlato con il diacono John Leo Heyer II, cerimoniere ecclesiastico della Luogotenenza Orientale dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Il diacono John è socio pastorale della parrocchia dei Sacri Cuori di Gesù e Maria e di Santo Stefano a Brooklyn, New York, e si occupa della gestione della parrocchia e del ministero italiano. Insieme ai cavalieri, alle dame, al Vescovo Sullivan, a Sua Eccellenza il Conte Leonardo di Madrone, a Sua Eminenza il Cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell'Ordine, e a Sua Altezza Imperiale e Reale l'Arciduca Eduardo.

Ogni anno l'Ordine invita nuovi membri. Sabato scorso lo hanno fatto e "hanno promosso nuovi membri che stanno crescendo nella loro devozione e filantropia verso l'ordine e le cause della Terra Santa", ha detto il diacono John. I membri sono uniti nella loro missione e nell'amore per la Madre Chiesa e per i luoghi e le persone sante della Terra Santa". Il diacono ha anche parlato del momento della giornata, che è stata accolta con tristezza e preoccupazione per i cristiani che vivono in tutta Gaza, per "i nostri fratelli e sorelle ebrei, così come per quelli di fede musulmana...". Ha anche ricordato la parrocchia della Sacra Famiglia e ha detto che era nelle sue preghiere.

Impegno in Terra Santa

I Cavalieri del Santo Sepolcro e i membri dell'Ordine si dedicano alla "vita spirituale", che è dedicata alle persone che vivono in Terra Santa, all'impegno finanziario per sostenere le persone in Terra Santa" e al sostegno delle loro parrocchie locali.

L'Ordine sostiene tutti gli ospedali, le parrocchie e le scuole di Gerusalemme, in Giordania, Palestina e l'area siriana. Grazie al sostegno finanziario dei Cavalieri del Santo Sepolcro, le scuole sono aperte e in grado di prosperare. I Cavalieri del Santo Sepolcro finanziano le 44 scuole, consentendo ai cristiani che vivono lì di ricevere un'istruzione cattolica. Inoltre, forniscono assistenza nei servizi sociali e nei programmi pastorali.

Sant'Alfonso Liguori ci ricordava che "chi prega è certamente salvato...". La missione dell'Ordine e la "chiamata" dei suoi membri è un impegno a "sostenere la vita cristiana dove Gesù è vissuto, morto e risorto... e preghiamo per la presenza cristiana in Terra Santa", ha detto il diacono John. Anche il pellegrinaggio fa parte dell'obiettivo. I membri si recano in visita ogni anno, invitano gli altri a vedere i luoghi santi e li incoraggiano ad avvicinarsi alla loro fede e alla casa in cui il nostro Salvatore ha vissuto, è morto e ha predicato "amatevi gli uni gli altri". Il diacono ha parlato dell'importanza del turismo, dal momento che i cristiani che vivono lì dipendono da esso, e della necessità di "avere una Chiesa viva" nel luogo in cui il cristianesimo è iniziato, la nostra Chiesa Madre, che è Gerusalemme.

La croce di Gerusalemme

L'Ordine "ha sempre beneficiato della protezione dei Papi, che nel corso dei secoli lo hanno riorganizzato, aumentando e arricchendo i suoi privilegi". La Sede Apostolica considera l'Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme una "entità centrale della Chiesa", ha detto Mons. Filoni. Si tratta di un'istituzione pontificia di origine antichissima "che non cerca profitti, conquiste materiali o scopi politici". Ha inoltre ricordato che: "L'unico modo perché la pace abbia una possibilità in Terra Santa è che la Chiesa rimanga lì a fare ciò che sa fare meglio....".

Nella sua riflessione, Mons. Filoni ha sottolineato che la sua istituzione non è priva di limiti culturali, geografici e linguistici. Ha anche parlato del primo miracolo pubblico di Nostro Signore alle nozze di Cana e ha detto: "Oggi non c'è pane di pace". Il Santo Sepolcro di Gerusalemme ha sempre in mente la Terra Santa e porta "la Croce di Gerusalemme". Oggi sperano in un altro miracolo e nell'aiuto di Nostra Signora di Palestina per portare pace e guarigione in tutti i luoghi in cui il "Signore ci ha sposati a sé e ha unito la nostra umanità alla sua divinità... in Terra Santa, il luogo in cui ha creato la sua prima famiglia, la sua Chiesa... la Madre di tutte le Chiese".

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Cultura

Perché le guerre attivano il rosario alla Madonna

Da duemila anni, ma soprattutto da quando il Concilio di Efeso (431), nell'attuale Turchia, ha proclamato la Vergine Maria come Madre di Dio (Theotókos), e dall'attuale formulazione dell'Ave Maria (XV secolo), la Chiesa cattolica ricorre alla Madre di Gesù come intercessore, con il Santo Rosario. E soprattutto per la pace, come richiesto espressamente dalla Madonna a Fatima nel 1917.

Francisco Otamendi-21 ottobre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

L'intensa devozione di Papa Francesco per la Vergine Maria è un fatto evidente per chiunque abbia seguito il suo pontificato e la sua precedente traiettoria di vita. Tuttavia, rileggendo con una certa calma alcune omelie del Santo Padre in situazioni eccezionali che si sono verificate e si stanno verificando nel mondo, si può apprezzare una differenza: la consacrazione o il ricorso esplicito e solenne alla Vergine Maria avviene in modo particolare nelle situazioni di guerra, di guerra, e non in altre.

Ad esempio, nel storico straordinario momento di preghiera all'inizio della pandemia di Covid-19, venerdì 27 marzo 2020, nell'atrio della Basilica di San Pietro, in un momento davvero incerto per l'umanità, il Papa si è appellato direttamente a Gesù, che dormiva nella barca in cui stava iniziando la pandemia. scena del vangelo mentre infuriava la tempesta, ma non si parlava di Maria.

Non c'è stato nemmeno un riferimento particolare alla Madonna giovedì 31 dicembre nella Basilica Vaticana, nell'omelia del Papa letta dal cardinale Giovanni Battista Re, alla vigilia della Solennità di Maria, Madre di Dio, in cui è stata annunciata un'omelia per il 1° gennaio che non è inclusa nella Siti web del VaticanoLa tempistica drammatica della pandemia è probabilmente dovuta ai momenti drammatici della stessa.

Consacrazione della Russia e dell'Ucraina

C'è voluto il discorso del Presidente Putin del 24 febbraio 2022, in cui annunciava "un'operazione militare speciale" in Ucraina, insomma l'invasione e la guerra, con le sue devastanti conseguenze, perché Papa Francesco annunciasse il 15 marzo, pochi giorni dopo, che avrebbe "lanciato un'operazione militare speciale" in Ucraina. consacrazione della Russia e dell'Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. 

Ciò che era stato richiesto da molti fedeli e pastori di fronte all'invasione russa dell'Ucraina avrà luogo venerdì 25 marzo, festa dell'Annunciazione del Signore, durante la Celebrazione della Penitenza che sarà presieduta dal Santo Padre alle 17.00 nella Basilica di San Pietro, ha detto il Papa. Omnes. Lo stesso atto, nello stesso giorno, sarebbe stato compiuto a Fatima dal cardinale Konrad Krajewski, economo pontificio, in qualità di inviato del Santo Padre. 

Il rapporto Omnes colloca l'annuncio e l'effettiva consacrazione del 25 marzo nel contesto delle apparizioni di FatimaPapa Francesco aveva già visitato il santuario il 12 e 13 maggio 2017, centenario delle apparizioni della Madonna, la cui immagine è rappresentata, come a Lourdes, con un rosario visibile tra le mani.

Infatti, durante l'apparizione del 13 luglio 1917 a Fatima, durante la Prima Guerra Mondiale, la Madonna chiese la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, affermando che, se questa richiesta non fosse stata accolta, la Russia avrebbe diffuso "i suoi errori in tutto il mondo", promuovere guerre e persecuzioni della Chiesa".

Il rosario, una risorsa per la pace

"Pregate il rosario ogni giorno, per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra", raccontava suor Lucia nelle sue Memorie del messaggio della Vergine Maria, che alla fine ha anche rivelato: "Io sono la Signora del Rosario", ha scritto la veggente.  

E il 25 marzo 1984, in unione spirituale con tutti i vescovi del mondo, San Giovanni Paolo II ha affidato tutti i popoli al Cuore Immacolato di Maria. Questo atto di consacrazione solenne e universale rispondeva alla richiesta della Madonna nella sua apparizione ai pastorelli, ha detto suor Lucia. E il fatto è che dopo la consacrazione, il Muro di Berlino cominciò a crollare.

Nella sua seconda visita a FátimaIl 5 agosto di quest'anno, nel corso della Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona, Papa Francesco ha insistito sul ricorso al rosario. "Preghiamo, perché Fatima è una scuola di preghiera. Ora, come al tempo delle apparizioni, c'è anche la guerra. La Madonna ha chiesto alla gente di pregare il Rosario per la pace. Non l'ha chiesto come un favore, ma con sollecitudine materna ha detto: 'Pregate il Rosario ogni giorno per la pace nel mondo e per la fine della guerra'. Uniamo dunque i nostri cuori, preghiamo per la pace, consacriamo nuovamente la Chiesa e il mondo al Cuore Immacolato della nostra dolcissima Madre.

Le richieste della Madonna 

Non è superfluo ricordare alcune parole della Madonna a Fatima, nell'apparizione del 13 luglio. Nel contesto di quello che è stato chiamato il segreto di Fatima, nella sua prima parte, la visione dell'inferno, la Madonna ha raccomandato ai bambini: "Sacrificatevi per i peccatori, e dite molte volte, specialmente quando fate un sacrificio: O Gesù, è per il vostro Amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria".

"La guerra finirà", ha continuato la Madonna. "Ma se non smettete di offendere Dio (...), ne inizierà una peggiore". Più tardi, il 13 ottobre, la Madonna dirà loro: "Continuate sempre a pregare il Rosario ogni giorno. La guerra sta per finire e i soldati torneranno presto alle loro case". E la guerra finì l'anno successivo.

Il fumo del diavolo

Si racconta che in un'udienza privata, San Giovanni Paolo II abbia posto a una personalità ecclesiastica la seguente domanda: "Hai mai visto il diavolo? Sorpreso, l'interrogante rispose: "Non ancora! Ma ho percepito molte volte il suo fumo". Il Santo Padre rispose con profonda convinzione: "Anch'io! Poi, facendo un respiro profondo, ripete la promessa della Genesi: "Sed Ipsa conteret" (Ma lei, la Beata Vergine, vincerà!)" (Manuel Fernando Sousa e Silva, I pastorelli di Fatima, HL, 2008).

In un intervista di Fabio Marchese Ragona, Papa Francesco ha ribadito che il diavolo cerca sempre di attaccare tutti e di seminare zizzania, anche nella Chiesa. Il giornalista commenta che è stato detto da più persone che Benedetto XVI ha subito l'attacco del diavolo, ma che ha resistito bene. San Paolo VI disse nel 1972 che il fumo di Satana era entrato nel tempio di Dio. Il diavolo può agire anche in Vaticano e attaccare il Papa, gli ha chiesto.

Il Pontefice risponde: "Certo, il diavolo cerca di attaccare tutti, senza distinzione, e cerca di colpire soprattutto chi ha maggiori responsabilità nella Chiesa o nella società. Anche Gesù ha subito le tentazioni del demonio, e pensiamo anche a quelle di Simon Pietro, a cui Gesù disse: "Allontanati da me, Satana". Allo stesso modo, anche il Papa è attaccato dal maligno. Siamo uomini e lui cerca sempre di attaccarci. È doloroso, ma di fronte alla preghiera non ha speranza.

Rosari in Terra Santa e a Roma 

Nelle ultime settimane, il Papa ha incoraggiato le persone a pregare il rosario non solo per la pace, ma anche per la Sinodocome nell'intenzione di ottobre attraverso la Rete mondiale di preghiera del Papa. Il 7 ottobre, il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo, ha guidato un cosiddetto rosario con le fiaccole in Piazza San Pietro. 

E le iniziative del rosario per la pace si moltiplicano sulla scia del grave conflitto in Terra Santa tra Israele e Palestina. L'iniziativa del Il cardinale PizzaballaIl Patriarca latino di Gerusalemme ha annunciato che martedì sarà una giornata di preghiera e digiuno per la Terra Santa, accompagnato da Papa Francesco, vescovi e fedeli. I cristiani e anche a Roma, dal cardinale vicario del Papa, Angelo De Donatis, che ha detto: "...il vicario del Papa, Angelo De Donatis, ha detto: "...il vicario del Papa, Angelo De Donatis, ha dettoPreghiamo il rosario per chiedere a Dio la pace in Terra Santa".

L'autoreFrancisco Otamendi

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Mondo

"Sono un frutto dei missionari spagnoli", dice monsignor Bernardito Auza

Sono stati consegnati oggi i premi delle Pontificie Opere Missionarie, dedicati al lavoro dei missionari che hanno diffuso il Vangelo nel mondo e anche in Spagna. In questa seconda edizione, i vincitori sono stati Suor Primitiva Vela (Premio Beata Paolina Jaricot), delle Suore della Carità di Sant'Anna, missionaria in India, e Padre Saverio Ilundain (Premio Beato Paolo Manna), fondatore dell'iniziativa "Seminatori di Stelle", che abbiamo intervistato su Omnes.

Loreto Rios-20 ottobre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

La cerimonia di premiazione dei missionari per il Pontificie Opere Missionariepresentato da María Ruiz, di Trece TV, si è svolto nello spazio "All in one" di CaixaBank (Plaza de Colón), con la partecipazione di José María Calderón, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Spagna, del nunzio della Santa Sede, monsignor Bernardito Auza, e del vescovo ausiliare di Madrid, Juan Antonio Martínez Camino.

Juan Antonio Peña, direttore del Centro Istituzioni della filiale di Madrid della CaixaBank, ha preso la parola per primo, dicendosi "molto emozionato di partecipare all'evento" e di avere due vescovi presenti. Ha inoltre sottolineato che il luogo in cui si sono svolti i premi è "la filiale bancaria più grande d'Europa".

Il direttore dell'OMP, José María Calderón, ha poi spiegato che il Premio Paolo Manna è stato concepito per riconoscere il lavoro di persone che si adoperano "per mantenere lo spirito missionario in Spagna", mentre il Premio Paolina Jaricot viene assegnato a "un missionario che è rappresentativo del lavoro che i nostri missionari svolgono in tutto il mondo" e di ciò che "la Chiesa sta facendo attraverso di loro".

La Spagna è il paese più missionario

Il Premio Paolina Jaricot è stato consegnato da Monsignor Bernardito Auza, Nunzio della Santa Sede, che ha salutato tutti i presenti a nome del Santo Padre. Ha anche ricordato l'ultima esortazione apostolica del Papa, "C'est la confiance", su Santa Teresa di Gesù, sottolineando che è la patrona delle missioni nonostante non abbia mai lasciato il convento. "Tutti possono essere patroni delle missioni", ha affermato. Ha anche sottolineato che "la vocazione cristiana è una vocazione alla missione", e che questa chiamata è inserita anche nel nucleo della Trinità: "Il Padre evangelizza mandandoci suo Figlio, e il Figlio manda tutti noi ad annunciare il Vangelo".

Il Nunzio Apostolico ha avuto anche alcune parole di ringraziamento per la Spagna: "Grazie, la Spagna è stata la culla di migliaia e migliaia di missionari nel corso dei secoli (...). Nel corso dei secoli, la Spagna è stata la culla di migliaia e migliaia di missionari (...) Anch'io sono un frutto dei missionari spagnoli". D'altra parte, ha sottolineato che "la Chiesa in Spagna continua ad essere una grande Chiesa missionaria" e che, nonostante la secolarizzazione, la Spagna "è sempre stata il Paese più missionario, la Chiesa locale più missionaria" e "anche il secondo Paese che dona più denaro alle missioni, dopo gli Stati Uniti, ed essere secondi dietro agli Stati Uniti in termini di denaro non è cosa da poco".

"Dio vi ricompensi per la vostra generosità", ha detto don Bernardito alla fine del suo discorso, "che la Domund sia sempre un'occasione per tutti noi di annunciare Gesù Cristo Salvatore con maggior vigore ed entusiasmo, incoraggiati dall'intercessione di San Francesco Saverio e di Santa Teresa di Gesù Bambino".

"È un privilegio vivere in India".

È seguita la consegna del Premio Beata Paolina Jaricot. Suor Primitiva Vela ha 78 anni ed è stata missionaria in India per 52 anni, dove si trova tuttora. Per motivi di salute, non ha potuto recarsi a Madrid per ricevere il premio e al suo posto è stata premiata suor Gracy, della stessa congregazione.

È stato proiettato un video che spiegava il lavoro di "Suor Primi" in India, e poi Suor Gracy ha rivolto alcune parole ai presenti, con le quali ha voluto "condividere ciò che ho vissuto con lei da quando avevo 15 anni", pur sentendosi "incapace di trovare le parole giuste per trasmettere tutto ciò che Suor Primitiva Vela è per noi in India". La sorella ha sottolineato il lavoro della premiata nel donarsi ai più svantaggiati, "le ragazze delle baraccopoli di Bombay", i bambini di strada, i lebbrosi, ecc.

"Oggi, a 78 anni, continua a insegnarci a fare del bene in ogni momento, a vivere e a fare esattamente quello che Gesù ha fatto nella società: essere annuncio e gesto della buona novella ai poveri e rendere trasparente la gloria di Dio", ha spiegato la suora. Ha anche raccontato che quando suor Primitiva Vela ha compiuto 50 anni di missione in India, ha rivolto alla congregazione alcune parole in cui ha detto: "Alla fine di questi 50 anni posso solo dire che è un privilegio vivere in India: nella sua semplicità, ci insegna i valori; nella sua povertà, la compassione".

La croce di granchio di San Francesco Saverio

Il Premio Paolo Manna è stato consegnato dal vescovo ausiliare di Madrid, Juan Antonio Martínez Camino, che ha ricordato la figura di San Francesco Saverio e ha raccomandato la lettura delle sue lettere. "San Francesco Saverio continua a essere la forza motrice della missione anche oggi", ha detto. Padre Xavier Ilundain, fondatore di "Sembradores de Estrellas", a cui abbiamo intervistato in Omnesnon ha potuto partecipare alla cerimonia di premiazione perché malato di covidone. Al suo posto, il premio è stato ritirato dalla sorella.

La figura consegnata ai premiati come riconoscimento del loro lavoro consiste in un crocifisso tenuto alla base da un granchio. L'origine di questo simbolo, ha spiegato José María Calderón, risale al XVI secolo, quando durante un viaggio in tempesta San Francesco Saverio, patrono delle missioni e uno dei più grandi missionari di tutti i tempi, gettò una croce in mare chiedendo a Dio che le acque si calmassero. La tempesta cessò e la nave approdò su una delle isole Molucche. Il mattino seguente, sulla spiaggia, emerse dal mare un granchio con il crocifisso di San Francesco tra le chele.

Il direttore dell'OMP ha sottolineato che la croce si trova attualmente nel Palazzo Reale di Madrid.

Cerimonia di premiazione delle Pontificie Opere Missionarie 2023
Mondo

Quanti sono i cattolici nel mondo?

L'agenzia Fides ha pubblicato un rapporto con dati statistici sulla Chiesa. Tra le cifre fornite nello studio ci sono la percentuale di cattolici nel mondo, il numero di sacerdoti ordinati e il numero di scuole di educazione cattolica aperte in tutto il mondo.

Paloma López Campos-20 ottobre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

Il Agenzia Fides ha pubblicato un rapporto con dati sui cattolici nel mondo. Il documento fornisce un quadro della situazione della Chiesa attraverso le cifre. È consuetudine di questa agenzia di stampa presentare questo studio in occasione della Giornata Mondiale dei Cattolici. Missioniche nel 2023 si terrà domenica 22 ottobre.

Il rapporto si propone di mostrare un quadro globale della Chiesa cattolica, estraendo i dati dall'"Annuario statistico della Chiesa", aggiornato al 31 dicembre 2021. Come specificato nel documento, le cifre dello studio "si riferiscono ai membri della Chiesa, alle sue strutture pastorali, alle attività nei campi della salute, dell'assistenza e dell'educazione".

Prospettiva globale

Secondo le statistiche, alla fine del 2021 la popolazione mondiale era di 7.785.769.000 persone, con un aumento di 118.633.000 unità rispetto al 2020. Questo aumento della popolazione è stato registrato in tutti i continenti del mondo, ad eccezione dell'Europa, che ha registrato una diminuzione di 224.000 unità. È interessante notare che il continente in cui è nato il maggior numero di persone è l'Asia (71.186.000 persone in più), seguito dall'Africa, poi dalle Americhe e infine dall'Oceania.

Conoscendo queste cifre, è possibile mettere in prospettiva il numero di cattolici nel mondo. Secondo l'"Annuario statistico", al 31 dicembre 2021 i cattolici nel mondo erano 1375.852.000, il che implica un aumento di 16.240.000 persone rispetto al 2020. Anche in questo caso, l'Europa è l'unico continente a registrare una diminuzione, con 244.000 cattolici in meno. Tuttavia, l'Africa ha registrato l'aumento maggiore (8.312.000 persone), seguita nell'ordine da Americhe, Asia e Oceania.

Tuttavia, il rapporto rileva che la percentuale di cattolici è diminuita rispetto all'anno precedente, con un calo dello 0,06%. Complessivamente, la percentuale globale di cattolici è pari al 17,67 % della popolazione mondiale.

Attenzione ai laici cattolici

L'agenzia Fides sottolinea che anche il numero di abitanti per sacerdote è aumentato, arrivando a 15.556. In relazione a ciò, anche il numero di cattolici per sacerdote è aumentato in tutti i continenti, tranne che in Asia.

Anche il numero di circoscrizioni ecclesiastiche è aumentato nel 2021, portando il numero totale a 3.030. Sono state create nuove circoscrizioni sia nelle Americhe che in Africa, mentre il numero di circoscrizioni negli altri continenti è rimasto invariato.

D'altra parte, il numero di stazioni missionarie con sacerdoti residenti è diminuito. Sono 43 in meno rispetto al 2020, anche se è vero che sono aumentate in America e in Europa, ma sono diminuite sia in Asia che in Africa. Per quanto riguarda le stazioni missionarie senza sacerdote residente, sono diminuite di 297 unità.

Vescovi, sacerdoti e diaconi nel mondo

Il rapporto di Fides rileva che i vescovi nel mondo sono 5.340, con una diminuzione complessiva di 23 unità. I vescovi diocesani sono 4.155. Sono aumentati in Africa e in Europa, ma sono diminuiti in America, Asia e Oceania. I vescovi religiosi, invece, sono 1.185 in tutto il mondo e sono diminuiti in tutti i continenti tranne che in Oceania.

Anche i sacerdoti sono meno numerosi rispetto al 2020. In totale sono 407.872. Il calo maggiore si registra in Europa, che ha 2.347 sacerdoti in meno. Tuttavia, in Africa ci sono 1.518 uomini ordinati in più, un aumento che si riscontra, in misura minore, anche in Asia e Oceania. In totale, sia i sacerdoti diocesani che quelli religiosi sono diminuiti. Rispettivamente, sono 279.610 e 128.262 in totale.

Come nota incoraggiante, l'agenzia Fides sottolinea che il numero dei diaconi permanenti è in aumento. Al 31 dicembre 2021 erano 49.176, con un aumento rispetto all'anno precedente in tutti i continenti.

Istituti religiosi e laici, un numero che continua a diminuire

Per quanto riguarda i religiosi non sacerdoti, sono in totale 49.774 nel mondo. Ciò significa che il numero è diminuito di 795 unità. Nonostante questo quadro globale, si è registrato un aumento della vita religiosa maschile in Africa e in Asia.

Per quanto riguarda le donne religiose, la cifra complessiva è in calo da qualche tempo. L'"annuario statistico" riporta un totale di 608.958 nel mondo. Come nel caso del ramo maschile, l'aumento delle vocazioni religiose si è verificato solo in Africa e in Asia, mentre l'Europa è in cima alla classifica in termini di diminuzione.

Gli istituti secolari maschili hanno un totale di 593 membri, nonostante un aumento in Africa, con 21 uomini. I membri degli istituti secolari femminili sono molto più numerosi, con un totale di 19.688. Tuttavia, il dato mostra una diminuzione di 278 donne rispetto al 2020.

Missionari laici e catechisti, tendenza al ribasso

Il numero totale di missionari laici nel mondo è di 410.449, il che significa una diminuzione di 3.112 persone. Il Paese in cui questa tendenza alla diminuzione è più pronunciata è il continente americano, mentre l'Asia ha registrato un aumento di 668 missionari laici.

Anche il numero dei catechisti è diminuito, con un totale di 5.397. Il numero è diminuito soprattutto in America e in Europa, ma è aumentato sia in Africa che in Asia.

Seminaristi in crescita in Africa

Il numero dei seminaristi maggiori, sia diocesani che religiosi, è diminuito di 1.960 persone. Questo porta il numero totale dei seminaristi maggiori a 109.895 (66.553 diocesani e 43.342 religiosi). La tendenza alla diminuzione si registra in tutti i continenti, tranne che in Africa, che ha registrato 185 persone in più. 

Per quanto riguarda i seminaristi minori, il numero è aumentato di 316 unità, per un totale complessivo di 95.714 unità. Se è vero che sono diminuiti in tutti i continenti, l'Africa ha registrato un aumento di 2.053 seminaristi minori.

Per quanto riguarda i seminaristi minori, i seminaristi diocesani sono diminuiti di 442 unità. L'unico continente in cui sono aumentati è l'Africa. D'altra parte, il numero di seminaristi minori religiosi è generalmente aumentato, e l'Europa è l'unico continente in cui il numero è diminuito.

Istituzioni educative

La Chiesa gestisce molte istituzioni educative in tutto il mondo. Il rapporto Fides rileva che ci sono 74.368 scuole materne, con 7.565.095 alunni. Inoltre, ci sono 100.939 scuole primarie con 34.699.855 bambini.

La Chiesa coordina anche 49.868 scuole secondarie cattoliche, per un totale di 19.485.023 studenti. Infine, le sue istituzioni contano 2.483.406 studenti nei collegi e 3.925.325 nelle università cattoliche.

Istituti sanitari cattolici

In tutto il mondo esistono numerosi istituti sanitari caritatevoli e assistenziali cattolici. In totale, la Chiesa gestisce 5.405 ospedali; 14.205 dispensari; 567 lebbrosari; 15.276 case per anziani, malati, malati cronici e disabili; 9.703 orfanotrofi; 10.567 asili nido; 10.604 consultori matrimoniali e 3.287 centri di rieducazione sociale.

Percentuale di cattolici per continente

Alla fine del suo rapporto, l'agenzia Fides fornisce la percentuale di cattolici rispetto alla popolazione totale di ogni continente. L'America ha la densità più alta, mentre in Asia il rapporto tra cattolici e numero di abitanti del continente è il più alto. Le cifre esatte per continente sono le seguenti:

  • America: i cattolici rappresentano il 64,08 % della popolazione totale;
  • Europa: 39,58 % si dichiarano cattolici;
  • Oceania: i cattolici nel continente sono 25,94 %;
  • Africa: il 19,38 % della popolazione è cattolico;
  • Asia: i cattolici rappresentano il 3,32 % della popolazione totale del continente.
Papa Francesco saluta la folla di pellegrini presenti alla GMG 2023 a Lisbona (foto CNS / Vatican Media)
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Evangelizzazione

Xavier Ilundain: "Abbiamo distribuito 13 milioni di stelle".

I premi delle Pontificie Opere Missionarie quest'anno sono andati a Suor Primitiva Vela, missionaria in India, e al sacerdote Xavier Ilundain, fondatore di "Seminatori di Stelle", che ha raccontato a Omnes la sua esperienza con questa iniziativa.

Loreto Rios-20 ottobre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Oggi, venerdì 20 ottobre, saranno consegnati i premi missionari delle Pontificie Opere Missionarie. Si tratta della seconda edizione di questi premi, che quest'anno sono andati a Suor Primitiva Vela (Premio Beata Paolina Jaricot), Suora della Carità di Sant'Anna, missionaria in India, e a Padre Saverio Ilundain (Premio Paolo Manna), gesuita, fondatore dell'iniziativa".Seminatori di stelle".

"Star-Seeders" è nato nel 1977 come modo per insegnare ai bambini che si può regalare qualcosa senza aspettarsi nulla in cambio. Il sabato prima di Natale, migliaia di bambini scendevano in strada con delle stelle che avevano dovuto acquistare in precedenza e sulle quali c'era un breve messaggio, come "Gesù è nato per te" o "Gesù vive". Il progetto consisteva nel consegnare le stelle alle persone, senza accettare regali. In seguito, tutti si sono riuniti per condividere le loro esperienze, dapprima nelle piazze e poi, man mano che l'iniziativa cresceva, nella Puerta del Sol.

Finora sono state distribuite milioni di stelle e l'attività continua tuttora.

In occasione della cerimonia di premiazione dell'OMP, abbiamo parlato con Xavier Ilundain, che ricorda con affetto tutto ciò che "Star-Seeders" gli ha dato.

Come è nata l'idea di "Star-Seeders"?

"Seminatori di stelle" è un sogno lungo, molte di queste opere vengono incubate a poco a poco e bisogna dar loro un periodo di gestazione, proprio come accade nella gestazione umana. E poi il bambino viene fuori, e così è stato.

Il giorno del Domund La gente esce con i salvadanai a chiedere l'elemosina per le strade e il denaro viene inviato alle missioni attraverso il Vaticano. Ero allora in una scuola, Nostra Signora del Ricordo, e pensavo a come spiegare ai ragazzi che si può dare qualcosa per niente, nel senso di essere liberi e non cercare ricompense.

Poi, mi è venuto in mente che gli stessi bambini che sono usciti (o che siamo usciti, anch'io sono uscita a suo tempo con i salvadanai) per raccogliere i soldi, avrebbero dovuto uscire di nuovo per ringraziare i missionari per l'aiuto ricevuto. L'idea delle stelle era perché avevo l'idea che avrebbero fatto un regalo e che ogni persona avrebbe dovuto comprare le stelle che avrebbero distribuito. Sono usciti in gruppo, ma ognuno ha comprato le stelle, quindi erano un regalo di ogni bambino. E non si potevano ricevere regali.

Si usciva il sabato prima di Natale e le stelle portavano un messaggio, come ad esempio "Gesù vive", che stava bene su una stella.

All'inizio eravamo sorpresi, perché la gente diceva: "Ma a cosa serve? E noi abbiamo dovuto spiegare loro: "Questo è per voi, lo regaliamo, ci piace regalarlo come ringraziamento da parte dei missionari che hanno ricevuto aiuto dalle collette che sono state fatte qui".

Era bello, alla fine della giornata ci riunivamo in qualche piazza, a seconda di dove avevano distribuito le stelle, ci facevamo gli auguri di Natale e andavamo a casa. Il significato era quello di dare gratuitamente: compro, regalo e condivido qualcosa di mio.

È iniziato a Madrid, ma poi si è diffuso in tutta la Spagna. Siamo riusciti a distribuire 13 milioni di stelle, è insolito avere un'esplosione del genere, sono venuti molti bambini. È stato un crescendo, ho fatto delle prove con i bambini e con i responsabili, per farlo in modo che fosse gradito alle persone che si fermavano, in modo che non dessero loro la stella e scappassero via. E poi siamo andati alla conquista di Madrid.

Con quale aneddoto si lascerebbe dopo tutti questi anni?

Ebbene, poiché avevamo iniziato con i madrileni, decidemmo di andare dal sindaco, che all'epoca era Tierno Galván. È un aneddoto che ho raccontato più volte. Tierno Galván era un uomo molto rispettoso della realtà in cui viveva. Era un agnostico, ma un uomo di grandi qualità umane. Era malato e soffriva di cancro da un anno quando andammo a trovarlo. Abbiamo chiesto un'udienza, ce l'hanno data, poi ce l'hanno tolta, probabilmente a causa della sua salute, e su sua richiesta ce l'hanno data di nuovo.

Quando siamo entrati nella stanza, ha detto: "Ragazzi, un sindaco non ha tempo per pensare a nient'altro che alle cose che deve fare nelle prossime due ore, e non ha tempo per pensare alle cose dello spirito. Voi mi aiuterete a pensarci". È stata una bella testimonianza di fede. Ci ha chiesto di cantare per lui e abbiamo cantato per lui diverse canzoni. Un ragazzo gli ha anche letto un discorso e alla fine gli ha detto: "Vieni, ragazzo mio, ti do un bacio". Visse ancora pochi giorni, quindi fu una testimonianza a pochi giorni dalla sua morte.

In seguito, abbiamo iniziato a tenere le riunioni a Puerta del Sol, e lì eravamo già circa 5.000 persone. Prima avevamo fatto una prova in Plaza Mayor. La regina Sofía è andata lì a comprare le figurine di Natale: era sulla prima pagina di ABC e indossava una delle nostre stelle. A poco a poco, la cosa si è trasformata in cose più importanti. Quando ci siamo incontrati alla Puerta del Sol, il municipio ha montato il palco e l'impianto di diffusione sonora. È lì che abbiamo lanciato i palloncini.

Un palloncino è un pezzo di gomma che non serve a nulla, ma se lo si riempie all'interno è agile, ci si può giocare e si muove facilmente. E se lo si riempie di elio, può vagare per il cielo. Con questo simbolismo, abbiamo spiegato: "Siamo venuti qui, cari madrileni che siete a Puerta del Sol, per riempirvi dentro, affinché viaggiate molto in alto e la vostra vita sia piena di buoni sentimenti".

Per alcuni anni siamo stati accompagnati da due sindaci, oltre a Tierno Galván: Rodríguez Sahagún e Álvarez Manzano. Sono venuti a stare con noi, si sono rivolti ai bambini e sono stati molto felici di stare con loro. Alla fine abbiamo liberato in aria i palloncini. Avevano un bigliettino con una frase per la persona che avrebbe trovato il palloncino quando avesse smesso di volare.

Il concetto di fondo è: "Vale la pena dare qualcosa per niente". E poi abbiamo conquistato la città. Ci sono stati anni in cui avevamo persone a tutte le uscite della metropolitana, il che significava che tutti coloro che prendevano la metropolitana, all'uscita, ricevevano le nostre stelle.

Siete stati coinvolti in altre iniziative di questo tipo?

Con i Sembradores de Estrellas iniziarono a nascere molte altre cose. C'erano due sorelle che suonavano molto bene la fisarmonica e anche loro hanno iniziato a uscire con strumenti musicali. Altri erano pittori e iniziarono a dipingere sui marciapiedi. Seguivi le frecce e in un paio di isolati finivano in uno di quei disegni.

Abbiamo anche iniziato a riunire i bambini a Santo Domingo de Silos, negli Incontri Missionari di Silos. Abbiamo avuto alcuni campi molto grandi, con 1800 campeggiatori.

C'erano anche il Treno della Missione, i Festival della Canzone Missionaria o la creazione di un movimento chiamato Cristiani Senza Frontiere.

Non è facile essere un vescovo negli Stati Uniti

L'autore sostiene che "Non è facile essere un vescovo in America oggi".. In particolare su due temi caldi, "i vescovi si sentono come se stessero nuotando contro forti venti politici".Immigrazione e aiuti alle donne incinte e ai poveri. 

20 ottobre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Per quanto riguarda l'immigrazione, un'altra ondata di aspiranti immigrati al confine meridionale sta sovraccaricando le risorse locali e sollevando le ire politiche. Si stima che solo a New York siano arrivati 110.000 immigrati quest'anno. Il sindaco di New York Eric Adams ha affermato che l'afflusso è eccessivo. "Questo problema distruggerà". la città, ha avvertito. Nel frattempo, il governatore repubblicano del Texas, il cattolico Greg Abbott, ha ordinato l'installazione di recinzioni di filo spinato e boe lungo le rive del Rio Grande nel tentativo di scoraggiare eventuali arrivi.

In un'omelia pronunciata il 17 settembre in occasione di una messa per i migranti, il Arcivescovo di Los Angeles, José Gómezha espresso senza mezzi termini la sua frustrazione: "Le persone vengono inviate dal confine in tutto il Paese. Non c'è un piano per accoglierle e curarle. Stiamo lavorando tutti insieme per accoglierli e provvedere ai loro bisogni. Ma i nostri leader sembrano rimanere inerti, invece di unirsi e lavorare per risolvere il nostro sistema di immigrazione difettoso". 

Nel frattempo, la decisione della Corte Suprema di annullare l'aborto come diritto costituzionale, una decisione accolta con applausi dalla prolifeha portato a un contraccolpo che ha ampliato l'accesso all'aborto in alcuni Stati, limitandolo in altri.

Il contraccolpo politico ha anche dimostrato che, se la maggior parte degli americani può essere a disagio con l'aborto senza restrizioni, lo è anche con gli sforzi per abolire l'aborto. Finora questa reazione ha favorito i democratici, che in genere si oppongono alle restrizioni all'aborto.

I vescovi hanno sempre chiesto più programmi per aiutare le donne incinte e le famiglie, ma questi appelli non generano molto sostegno. I decessi materni sono in aumento e i recenti tagli ai finanziamenti per Medicaid (assicurazione sanitaria governativa per le persone bisognose) e la possibile chiusura del governo degli Stati Uniti a causa di una situazione di stallo politico stanno aumentando la pressione sugli americani poveri.

I vescovi sono sempre più preoccupati anche per il Congresso stesso. In una lettera straordinaria datata 21 settembre, il presidente del Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati UnitiL'arcivescovo Timothy Broglio ha sfidato il Congresso ad approvare voci di bilancio chiave destinate ad aiutare i poveri. Purtroppo, ci sono pochi segni che i politici o i cattolici comuni stiano facendo qualcosa per aiutare i poveri.

L'autoreGreg Erlandson

Giornalista, autore e redattore. Direttore del Catholic News Service (CNS)

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Stati Uniti

L'USCCB si riunirà dal 13 al 16 novembre.

La Conferenza episcopale statunitense dei vescovi cattolici terrà la sua assemblea plenaria dal 13 al 16 novembre a Baltimora. Tra i temi che verranno discussi ci sono il bilancio per il 2024, l'elezione dei presidenti di sei commissioni e il Sinodo che la Chiesa sta attraversando.

Paloma López Campos-19 ottobre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

I vescovi statunitensi terranno la loro assemblea plenaria dal 13 al 16 novembre a Baltimora. Durante questi giorni, i membri dell'USCCB dialogheranno su vari argomenti e si uniranno in preghiera.

L'assemblea autunnale inizierà con le osservazioni del nunzio apostolico, il cardinale Christopher Pierre. Seguirà un discorso del presidente della Conferenza episcopale, l'arcivescovo Timothy P. Broglio.

L'ordine del giorno esatto della convocazione non è ancora noto. Tuttavia, sono stati annunciati i seguenti punti avanzato già alcuni dei temi che l'episcopato affronterà durante gli incontri. Tra questi ci sono:

  • Il Sinodo della sinodalità;
  • L'iniziativa del Rinascimento Eucaristico;
  • L'Istituto di catechismo, per promuovere la formazione;
  • La campagna sulla salute mentale lanciata di recente;
  • Consultazione sulla causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Isaac Thomas Hecker;
  • Una consultazione a sostegno dei vescovi di Inghilterra e Scozia affinché San John Henry Newman sia nominato dottore della Chiesa;
  • Il bilancio della Conferenza episcopale per il 2024;
  • Autorizzazione alla continuazione del comitato ad hoc dell'USCCB contro il razzismo.

D'altra parte, i vescovi dovranno anche valutare e approvare diverse misure. Tra queste, nuovi materiali per sviluppare il documento sulla responsabilità politica dei cattolici "Formare coscienze per una cittadinanza fedele". Discuteranno anche il quadro per il ministero indigeno e alcuni testi liturgici della Commissione per il culto divino. Inoltre, l'episcopato delineerà un nuovo piano per il processo di pianificazione della missione.

Durante l'assemblea plenaria, i vescovi voteranno anche i presidenti di sei commissioni e il nuovo segretario della Conferenza episcopale. Alcune delle sessioni saranno pubbliche e potranno essere seguite tramite il sito web sito web dell'USCCB. Anche i social network della Conferenza episcopale forniranno informazioni sullo svolgimento dell'incontro.

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Libri

"Ratzinger e i filosofi". Il dialogo tra teologia e filosofia

"Ratzinger e i filosofi. De Platón a Vattimo", pubblicato da Ediciones Encuentro nel settembre 2023, è "una raccolta degli interlocutori più rilevanti e una panoramica dei temi, come quella fornita da questo libro, (che) colma una lacuna nella letteratura ratzingeriana".

Javier Sánchez-Collado-19 ottobre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Ratzinger, il "Il Papa teologo In numerosi discorsi e documenti ha difeso la necessità di un dialogo tra filosofia e teologia come parte dell'incontro tra fede e ragione.

Ratzinger e i filosofi. Da Platone a Vattimo

TitoloRatzinger e i filosofi. Da Platone a Vattimo
RedazioneAlejandro Sada, Rudy Albino de Assunçao, Tracey Rowland
Editoriale: Ediciones Encuentro
Madrid: 2023

Ma, come si nota nell'introduzione al presente libro, "non solo ha sviluppato nella sua ricerca una teoria dello sviluppo di entrambi, ma di fatto li ha anche messi al lavoro insieme", sia per la filosofia che per la teologia. "Ratzinger e i filosofi".a cura di Alejandro Sada, Rudy Albino de Assunçao e Tracey RowlandIl libro, che raccoglie parte di questa collaborazione, in particolare quella che lo stesso Benedetto XVI ha portato alla sua riflessione.

Il sottotitolo - "Da Platone a Vattimo" - indica la sua volontà di mantenere un dialogo profondo e personale con tutte le grandi tradizioni filosofiche. Questo libro è nato dalle conversazioni dei curatori del progetto quando si sono resi conto che non esisteva uno studio sistematico sufficiente su questo aspetto del pensiero di Ratzinger. Il risultato è un'opera che raccoglie saggi su ventidue pensatori. È un bene che si tratti di un'opera collaborativa, non solo perché l'ampiezza del compito lo richiede, ma anche perché in tutte le pagine si ha la sensazione di assistere a molte voci che mantengono il "discorso continuo sulle questioni fondamentali", come Whitehead definiva la filosofia.

Infatti, come sottolinea uno degli studi, "la teologia di Ratzinger sarà sempre una con-teologia, una teologia in continuo dialogo con la fede della Chiesa e con altri autori, sia classici che moderni". È quindi estremamente interessante leggere le risposte di Ratzinger a filosofi lontani dal cristianesimo come Nietzsche, Marx o Sartre; o le sue riflessioni con pensatori più recenti come Heidegger, Wittgenstein o Popper, o con altri con cui ha avuto contatti diretti, come Spaemann, Habermas o Pieper.

E, naturalmente, si occupa anche dell'influenza dei grandi maestri, Sant'Agostino, San Bonaventura e San Tommaso. Uno dei punti di forza del libro - che contribuisce a mantenere l'aria di dialogo filosofico - è il continuo ricorso in tutti i capitoli sia alle opere di Ratzinger sia a quelle dei diversi filosofi e pensatori studiati. Il risultato è un approccio diverso, una prospettiva diversa da quella abituale, al pensiero dell'uno o dell'altro, che arricchisce sia i teologi che i filosofi. Questo saggio serve anche a comprendere meglio l'opera di Benedetto XVI, in quanto mette in evidenza quelli che egli considerava problemi essenziali e fornisce informazioni su alcune delle sue opere.

L'autoreJavier Sánchez-Collado

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Vaticano

Roberto Regoli: "La nuova documentazione vaticana rivela una rete mondiale di sostegno agli ebrei".

Dal 9 all'11 ottobre 2023, presso la Pontificia Università Gregoriana, si è tenuta una conferenza sui documenti ritrovati del pontificato di Pio XII e sul suo aiuto agli ebrei perseguitati. Omnes ha intervistato lo storico Roberto Regoli, uno dei relatori della conferenza.

Antonino Piccione-19 ottobre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

La scorsa settimana si è svolta nel Pontificia Università Gregoriana una conferenza su "Nuovi documenti del pontificato di Pio XII e il loro significato per le relazioni ebraico-cristiane. Un dialogo tra storici e teologi". Tre giorni intensi, suddivisi in cinque sessioni con oltre venti relazioni in cui si è cercato di delineare un quadro più ampio: il ruolo della diplomazia vaticana, il ruolo delle altre autorità, il lavoro dei nunzi e quello delle singole comunità. L'obiettivo era quello di comprendere l'azione di Pio XII all'interno della contingenza storica dell'epoca e della prassi della Santa Sede.
Tra i relatori, Roberto Regoli, che dirige il Dipartimento di Storia della Chiesa e la rivista "Archivum Historiae Pontificiae" della Gregoriana. Omnes gli ha rivolto alcune domande.

Quando Eugenio Pacelli fu eletto Papa, la diplomazia papale aveva una notevole portata globale, in costante crescita dall'inizio del secolo. Come possiamo considerare questa diplomazia, soprattutto in relazione agli ebrei?

Quando veniva eletto un nuovo pontefice, la Segreteria di Stato preparava una relazione sugli Stati da presentare al nuovo papa. Ciò avvenne anche nel 1939, quando il capo della diplomazia vaticana, Eugenio Pacelli, fu eletto al soglio pontificio. Il documento si rivela uno strumento prezioso per fare il punto della situazione di una delle più antiche diplomazie del mondo in un contesto di crisi internazionale, a causa delle tensioni che sarebbero presto sfociate in un nuovo conflitto mondiale. In questo lungo rapporto, gli ebrei sono citati solo in un passaggio, datato 28 febbraio 1939, sotto il titolo "Misure prese dalla Santa Sede a favore degli ebrei". Questo documento è importante perché rivela la mentalità vaticana sulla questione, una mentalità non filtrata, trattandosi di un documento interno non destinato alla pubblicazione o comunque alla diffusione. In ogni caso, l'orizzonte del testo è nel titolo stesso del paragrafo, "A favore degli ebrei", che rivela un atteggiamento di apertura. La Santa Sede", si legge, "non è rimasta indifferente alla lotta che si è recentemente scatenata contro gli ebrei in varie nazioni. Ma soprattutto agli israeliti convertiti ha rivolto la sua opera di assistenza e di aiuto". È chiaro che l'orizzonte d'azione della Santa Sede è rivolto principalmente, anche se non esclusivamente, ai cattolici. È solo in quegli anni, e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, che la Chiesa cattolica, e il Papato in particolare, prende coscienza del suo ruolo morale internazionale, che la rende esperta in umanità, come dirà la Chiesa stessa negli anni Sessanta (la Chiesa conciliare).

Come vive la Chiesa questa consapevolezza del suo ruolo e come si manifesta concretamente l'attenzione diplomatica verso gli ebrei?

La consapevolezza è graduale. Più aumenta il dramma umano della guerra e della persecuzione, più la Chiesa prende coscienza dei bisogni umanitari. Nei modi che ritiene più opportuni in ogni momento, il silenzio prevale sulle parole: più azione, meno proclami. Di fronte alle richieste polacche di proteste da parte della Santa Sede, il Segretario di Stato Maglione ritenne nel marzo 1941 che "le proteste fanno più male che bene ai poveri". Il caso polacco precede il caso ebraico e lo anticipa nell'approccio della mentalità diplomatica vaticana. Nel 1939, sull'onda della campagna antisemita in Italia, la Santa Sede fornisce un'assistenza speciale al "Comitato costituito tra i cattolici irlandesi" per "aiutare gli ebrei convertiti" in Italia ma di origine irlandese. E opera "a favore dei professionisti di origine ebraica". Interviene anche a favore di scienziati "di origine ebraica". Il documento del Segretario di Stato si concentra quindi sul caso italiano, con interventi a favore degli ebrei convertiti, almeno fino all'inizio del 1939. In realtà, al di là delle affermazioni del documento, l'azione del Santo fu più ampia, comprendendo anche i non convertiti. Durante la Seconda guerra mondiale, due furono i campi di maggiore interesse per le nunziature e le delegazioni pontificie: gli interventi umanitari per la fuga degli ebrei e la raccolta di informazioni per cercare di capire cosa stesse realmente accadendo all'interno dei territori sotto la croce uncinata e dei suoi satelliti.

In che modo le nuove fonti, disponibili dal 2020, aiutano a chiarire l'ampiezza e la profondità delle relazioni diplomatiche stabilite dalla Santa Sede sotto il pontificato di Pio XII?  

Nel nuova documentazione vaticana è percepibile una vasta rete mondiale di sostegno ai convertiti ebrei sotto la direzione del Vaticano. Anche in territori lontani, come il Vicariato Apostolico di Shanghai. In quei mesi, la Santa Sede seguiva l'emigrazione ebraica verso gli Stati Uniti, Haiti, l'America centrale e meridionale e la Turchia. Non mancarono le richieste di aiuto alla Spagna per facilitare i visti di transito. Accanto a questa diplomazia della carità, la rete delle rappresentanze papali nel mondo lavora anche per raccogliere informazioni sul campo, che sono il primo passo del processo decisionale. Si pensi alla nunziatura più significativa di quegli anni, quella svizzera, molto attiva tra il 1938 e il 1939 nell'aiuto e nell'assistenza ai rifugiati per motivi razziali e religiosi. Nel 1943, il nunzio Filippo Bernardini divenne il crocevia di informazioni tra Silberschein, un ebreo di Leopoli, presidente del "Comité pour l'assistance à la population juive frappée par la guerre", e la Santa Sede. Silberschein consegnò al nunzio un rapporto redatto dai delegati speciali del Comitato sulla situazione "de ce qui reste des Juifs en Pologne", nonché su quella degli ebrei in Romania e in Transnistria.

Il rapporto è accompagnato da foto con le seguenti didascalie: "Un homme est enterré vivant", "Photo prise en plein hiver. Des hommes [completamente nudi] sont forcés d'entrer dans un fleuve, d'où il ne doivent plus sortir" e "Des cadavres sont ramassés après une exécution en masse". Le foto sono conservate negli archivi della nunziatura, quindi non si è ritenuto importante inviarle a Roma. Il resto delle informazioni viene invece inviato in Vaticano.

L'autoreAntonino Piccione

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Vangelo

Politica e fede. 29ª domenica del Tempo Ordinario (A)

Joseph Evans commenta le letture della 29ª domenica del Tempo Ordinario e Luis Herrera offre una breve omelia video.

Giuseppe Evans-19 ottobre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Ciro il Grande fu l'imperatore del VI secolo a.C. che permise agli ebrei di tornare dall'esilio di Babilonia e di ricostruire il Tempio di Gerusalemme. È ricordato come un sovrano illuminato che praticava la tolleranza religiosa per conquistare i popoli che governava. È citato in diverse occasioni nella Bibbia che, pur menzionando la sua ignoranza dell'unico vero Dio, lo vede come uno strumento dei piani di Dio. Così, nella prima lettura di oggi, sentiamo Dio dire a Ciro attraverso il profeta Isaia: "Per il mio servo Giacobbe, per il mio eletto Israele, ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo d'onore, anche se non mi conoscevi"..

La Chiesa collega questa lettura al Vangelo di oggi per insegnarci la natura dell'autorità politica e il suo ruolo nell'opera di salvezza di Dio. Il Vangelo ci racconta l'episodio in cui i farisei e gli erodiani cercarono di intrappolare Gesù sulla questione se pagare o meno le tasse a Cesare. Se Gesù avesse detto "dobbiamo pagare", ciò lo avrebbe screditato agli occhi del popolo, che mal sopportava di dover pagare le pesanti tasse imposte dagli invasori romani. Ma se Gesù avesse detto "non dovete pagare", si sarebbe messo nei guai con i Romani, che non tolleravano il mancato pagamento delle tasse. Ma Gesù evita la trappola andando al cuore della questione: "Rendete a Cesare le cose che sono di Cesare e a Dio le cose che sono di Dio"..

In altre parole, dobbiamo rispettare l'autorità relativa del potere secolare. Altrove, nella lettera ai Romani, San Paolo insegna: "Tutti si sottomettano alle autorità costituite, perché non c'è autorità che non venga da Dio, e quelle che esistono sono state costituite da Dio. Perciò chi si oppone all'autorità resiste alla disposizione di Dio; e chi resiste a lui porta su di sé la condanna". (Rm 13,1-2). L'istinto cristiano è quello di rispettare l'autorità politica, a meno che non si delegittimi completamente attraverso una chiara tirannia o un palese abuso dei diritti umani. Anche chi non conosce Dio, come Ciro, può essere uno strumento di Dio. Questo significa che tutto ciò che fa un leader politico è benedetto da Dio? Chiaramente no. Un governo che approva o promuove qualcosa di malvagio, come l'aborto, è contro la volontà di Dio, ma il governo stesso può ancora essere ampiamente legittimo e quindi va rispettato. Un governo dovrebbe spingersi molto in là, ad esempio promuovendo un genocidio, per perdere la legittimità. In linea di principio, i cristiani non sono anarchici e rispettano l'autorità politica, vedono la mano di Dio dietro di essa e - per quanto non ci piaccia - pagano tutte le tasse che ci vengono richieste senza cercare di evaderle.

Omelia sulle letture della 29ª domenica del Tempo Ordinario (A)

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliaUna breve riflessione di un minuto per queste letture domenicali.

Vaticano

Francesco lancia più preghiera e digiuno per la pace e guarda a Charles de Foucauld

Il Papa ha indetto per venerdì 27 ottobre una Giornata ecumenica e interreligiosa di preghiera, digiuno e penitenza per la pace in Terra Santa, alla quale ha invitato "tutti coloro che hanno a cuore la causa della pace nel mondo". Inoltre, questo mercoledì sera ci sarà un'ora di preghiera in San Pietro per la pace. Nella sua catechesi si è soffermato su San Charles de Foucauld.

Francisco Otamendi-18 ottobre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

All'indomani delle guerre in Ucraina e Palestina e Israeleil Santo Padre Francesco intensifica la preghiera per la paceed esorta il mondo intero alla causa della pace. Questa mattina, nella sua catechesi del mercoledì sulla passione per l'evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente, ha annunciato una Giornata ecumenica e interreligiosa di preghiera, digiuno e penitenza per la pace, che si terrà a Roma nel mese di settembre. Terra Santa il 27 ottobre, e ha messo gli occhi sul cuore del san Carlo di Foucauld

Rivolgendosi ai pellegrini di lingua italiana e a tutti i fedeli, li ha invitati a recarsi in Piazza San Pietro alle 18 di oggi, festa di San Luca Evangelista, per trascorrere "un'ora di preghiera in spirito di penitenza per la salvezza del mondo". implorare la pace per i nostri giorni, la pace nel mondo. Chiedo a tutte le Chiese particolari di partecipare dando vita a iniziative simili che coinvolgano il Popolo di Dio.

Il Pontefice ha sottolineato che il numero delle vittime è in aumento, la situazione a Gaza è disperata, e ha lanciato un appello: "Vi prego di fare tutto il possibile per evitare una catastrofe umanitaria. Siamo preoccupati per il possibile prolungamento del conflitto, mentre nel mondo sono aperti diversi fronti di guerra".

"Che le armi tacciano, che si senta il grido di pace dei poveri, del popolo, dei bambini", ha aggiunto. "Sorelle e fratelli, la guerra non risolve nessun problema, semina solo morte e distruzione, aumenta l'odio, moltiplica la vendetta. La guerra cancella il futuro" (lo ha detto due volte). "Esorto i credenti a schierarsi da una sola parte in questo conflitto, quella della pace, non con le parole, ma con la preghiera, con una dedizione totale".

Domenica Missionaria Mondiale, San Giovanni Paolo II

Tra gli altri temi emersi nella catechesi, domenica prossima si celebra la celebrazione del Giornata missionaria mondialeIl Papa ha ricordato il tema "Cuori ardenti", invitando "le diocesi e le parrocchie a partecipare a questo evento annuale con la preghiera e l'aiuto concreto alle necessità della missione evangelizzatrice della Chiesa".

Nel suo saluto ai pellegrini di lingua polacca, il Santo Padre ha detto che "lunedì scorso abbiamo commemorato il 45° anniversario dell'elezione di Karol Wojtyla alla Sede di Pietro. Durante il suo pontificato è risuonato con grande forza l'invito a spalancare le porte a Cristo. Questo ha portato frutti sia nelle conversioni personali che nei cambiamenti sociali in molti Paesi fino ad allora chiusi a Cristo. Seguendo l'esempio di questo Papa SantoContinuate l'opera di nuova evangelizzazione da lui iniziata. Vi benedico dal profondo del cuore.

Nel dare il benvenuto ai pellegrini di lingua inglese, in particolare ai gruppi provenienti da Irlanda, Norvegia, Indonesia, Malesia, Filippine, Vietnam, Canada e Stati Uniti d'America, Francesco ha rivolto "un saluto speciale ai giovani universitari che partecipano al Seminario Internazionale di Roma per la Pace", e ha salutato anche i sacerdoti dell'Istituto di formazione teologica permanente del Pontificio Collegio Nordamericano. Invoco su tutti voi la gioia e la pace di nostro Signore Gesù Cristo. Che Dio vi benedica".

Ai fedeli di lingua araba il Papa ha ricordato che "questo mese di ottobre è dedicato a Nostra Signora del Rosario. Vi invito a contemplare con la Madre di Dio i misteri della vita di Cristo, invocando la sua intercessione per le necessità della Chiesa e del mondo. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga sempre da ogni male".

Francesco ha anche salutato gruppi di parrocchiani e studenti francofoni provenienti da Svizzera, Costa d'Avorio, Francia e Marocco, tra cui la delegazione dell'Istituto teologico ecumenico Al Mowafaqa, accompagnata dal cardinale Cristóbal López Romero e dalla signora Karen Smith. "Che San Charles de Foucauld ci insegni il valore del silenzio e il potere evangelizzatore di una vita nascosta in Dio", ha detto loro. 

San Charles de Foucauld: l'Eucaristia, il tabernacolo

In questa catechesi sullo zelo apostolico, Papa Francesco ha condiviso con gli altri la Pubblico la testimonianza di San Charles de Foucauld, canonizzato il 15 maggio 2022 insieme ad altri sette Beati, che visse una giovinezza lontana da Dio fino all'incontro con Gesù di Nazareth. 

"Oggi vorrei parlarvi di un uomo che ha fatto di Gesù e dei fratelli più poveri la passione della sua vita. Mi riferisco a San Charles de Foucauld che, 'a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, fece un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti' (Fratelli tutti, 286)" (Fratelli tutti, 286)". 

Sperimentando una profonda conversione, passò dall'attrazione per Gesù al desiderio di imitarlo, sentendosi suo "fratello minore", ha sottolineato il Papa. "Dall'attrazione passò all'imitazione. Su consiglio del suo confessore si recò in Terra Santa e, visitando i Luoghi Santi, scoprì la chiamata a vivere nello spirito di Nazareth, povero e nascosto, mite e umile di cuore".

Francesco ha sottolineato nella sua riflessione che Charles de Foucauld "passava molto tempo a meditare sul Vangelo, ma questo non lo faceva ripiegare su se stesso; al contrario, lo spingeva ad annunciarlo agli altri. Per lui la vita eucaristica era il punto di partenza della missione, per questo pregava per ore davanti al tabernacolo e lì trovava la forza evangelizzatrice per andare incontro alle persone che non conoscevano Gesù.

Il segreto: "Perdere la testa per Lui".

Quale fosse il "segreto" della sua vita, chiese il Papa. "Ho perso il cuore per Gesù di Nazareth", ha confidato a un amico non credente. "Frère Charles ci ricorda così che il primo passo per evangelizzare è avere Gesù al centro del proprio cuore, "perdere la testa" per lui. Se questo non avviene, difficilmente possiamo dimostrarlo con la nostra vita. Corriamo il rischio di parlare di noi stessi, del nostro gruppo, di una morale o, peggio ancora, di un insieme di regole, ma non di Gesù, del suo amore, della sua misericordia", ha continuato il Papa. 

"Allora chiediamoci: ho Gesù al centro del mio cuore, ho perso un po' la testa per Lui? Charles lo ha fatto, al punto di passare dall'attrazione per Gesù all'imitazione di Gesù. Charles lascia agire Gesù in silenzio, convinto che la "vita eucaristica" evangelizzi. E noi, mi chiedo, crediamo nella potenza dell'Eucaristia?".

I laici. Anticipa il Concilio Vaticano II

Ogni cristiano è un apostolo", scriveva Charles de Foucauld a un amico laico, al quale ricordava che "vicino ai sacerdoti abbiamo bisogno di laici che vedano ciò che il sacerdote non vede, che evangelizzino con una vicinanza di carità, con una gentilezza per tutti, con un affetto sempre pronto a donarsi", ha ricordato il Papa. 

"Carlo anticipa così i tempi del Concilio Vaticano II, intuisce l'importanza dei laici e comprende che l'annuncio del Vangelo appartiene a tutto il popolo di Dio. Ma come possiamo aumentare questa partecipazione? Come ha fatto Carlo: mettendoci in ginocchio e accogliendo l'azione dello Spirito, che fa nascere sempre nuove modalità di coinvolgimento, di incontro, di ascolto e di dialogo, sempre in collaborazione e fiducia, sempre in comunione con la Chiesa e con i pastori".

Infine, il Santo Padre ha definito San Charles de Foucauld "una figura profetica per il nostro tempo", e ci ha chiesto "se portiamo in noi e negli altri la gioia cristiana, che non è semplicemente gioia, ma carità del cuore. La gioia è il termometro che misura il calore del nostro annuncio di Gesù, che è la buona notizia per tutti".

L'autoreFrancisco Otamendi

Cultura

Eduardo VerásteguiQuando le persone buone stanno zitte, diventano parte del problema".

Verástegui, attore e produttore messicano di "Sound of Freedom", vuole aprire un nuovo fronte nella lotta contro il traffico di bambini con questo film, che è già il film indipendente più visto al mondo.

Maria José Atienza-18 ottobre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

Una settimana. Ecco quanto tempo ci vuole Il suono della libertà nei cinema spagnoli. Questo film indipendente sul traffico di minori a scopo di sfruttamento sessuale, diretto da Alejandro Monteverde e interpretato da Jim Caviezel, Mira Sorvino, Eduardo Verástegui e Javier Godino, è stato il numero uno al botteghino in Spagna, incassando oltre un milione di euro nei primi 6 giorni di programmazione ed è stato visto da più di 150.000 spettatori. 

Oltre a partecipare al film, Eduardo Verástegui è il produttore di questo adattamento cinematografico della vita di Tim Ballard. Omnes ha potuto parlare con Verástegui in occasione della promozione del film in Spagna.

Come ha conosciuto la storia di Tim Ballard?

-Alcuni anni fa, in occasione di un concerto di sensibilizzazione sul traffico di bambini a Los Angeles, ho incontrato Paul Hutchinson e altri amici. Hutchinson mi ha presentato Tim Ballard che, a sua volta, mi ha presentato altri ex agenti della CIA, dell'FBI, militari... un nutrito gruppo di persone coinvolte nel salvataggio di bambini rapiti a scopo di sfruttamento sessuale.

Alejandro (Monteverde) stava scrivendo una storia sullo stesso argomento, ma era una fiction. Quando gli ho detto che avevo incontrato queste persone, che potevano consigliarlo e gliele ho presentate, ha cancellato tutto ciò che era venuto prima e si è concentrato su questa storia vera. 

Essendo un problema globale, questa piaga degli abusi sui minori non è stata affrontata in modo così diretto nei film.

-Il male trionfa quando le persone buone tacciono. Quando le brave persone tacciono, non sono più brave persone, perché fanno parte del problema. È difficile da capire. 

Se una persona riceve informazioni come queste - sul traffico di esseri umani - e si gira dall'altra parte, fa finta di non sentire nulla e rimane in silenzio, piegando le braccia, è estremamente pericoloso perché se la nostra lotta non sarà per la libertà, domani verranno per la vostra. 

Se non combatto per la vostra libertà, prima o poi sono destinato a perdere la mia. 

Se si ricevono informazioni di questo tipo, bisogna intervenire immediatamente. 

Quando ho sentito cosa fanno a questi bambini, per me non era più un progetto, era una chiamata. Di fronte a una chiamata non si può esitare. Una chiamata è qualcosa di più grande di te, devi seguirla, a prescindere dalle conseguenze.

Quando reagiamo in questo modo non permettiamo al male di impadronirsi della nostra cultura. 

Siamo dove siamo perché molte persone, in passato, hanno lasciato correre. Il silenzio incoraggia il pedofilo, il criminale. Se invece si dà uno "stop" e si accende la luce, l'oscurità non entra. 

Perché, secondo lei, c'è stato questo occultamento? 

- Potrebbe trattarsi di molte cose: ignoranza, paura... Dovremmo chiedere a coloro che non fanno nulla perché non fanno nulla e vedere cosa rispondono. 

Nel mio caso, quando ho ricevuto queste informazioni ho deciso di fare qualcosa e lo sto ancora facendo. Lo faccio da otto anni e continuerò a farlo.

Qual è stata la cosa più costosa da fare in questo film? Le riprese? La produzione?

-Le riprese sono state un'esperienza incredibile. È stato molto veloce, persino. 

Abbiamo avuto ostacoli prima, per esempio, al momento di ottenere i fondi per realizzarlo, di trovare l'attore... e dopo, soprattutto al momento della distribuzione. 

Non mi aspetterei che qualcuno mi dicesse cosa fare. È una cosa tra voi e Dio. Chiedete a Dio cosa potete fare e Lui vi risponderà.

Eduardo Verástegui. Produttore di "Sound of Freedom

Cosa vi aspettate da questo film?

- Spero che abbia il potenziale di aprire gli occhi e, soprattutto, di innescare questo movimento per sradicare la tratta. Spero che le persone, vedendo il film, si chiedano quello che mi sono chiesto io otto anni fa: cosa posso fare? 

Se ognuno di noi si mette in discussione con il desiderio di trovare qualcosa da fare, possiamo porre fine a questa terribile realtà. 

È una domanda a cui ognuno deve rispondere. Non posso dirvi cosa fare. So cosa dovevo fare io. Ero un regista e ho fatto un film.

Non mi aspetterei che qualcuno mi dicesse cosa fare. È una cosa tra voi e Dio. Chiedete a Dio cosa potete fare e Lui vi risponderà. 

Eduardo Verástegui durante l'intervista con Omnes

Abusi sui minori, traffico di esseri umani Da dove cominciano? 

-In molti luoghi e in molti modi. Inizia a casa, quando c'è un padre assente, una madre assente o entrambi. Questo è un terreno fertile per il male. La presenza dei genitori, ma di qualità, rende più difficile il male. Se non vi prendete cura di vostro figlio, lo farà qualcun altro, e questo qualcun altro potrebbe essere il nemico, il pedofilo... e voi lo avete già perso.

Dobbiamo chiederci, ad esempio, come insegniamo ai nostri figli a usare i social network, perché sono una porta d'accesso a questo mondo. Nessuno diventa un pedofilo criminale e perverso da un giorno all'altro, si tratta sempre di una serie di passi. Un passo porta a un altro, nel bene e nel male. Se non insegniamo agli adolescenti o ai bambini a navigare in Internet, essi navigheranno e si imbatteranno in immagini che generano dipendenza e queste dipendenze creeranno futuri clienti per la pornografia, per il traffico. 

Vediamo frutti ogni giorno. Dai cambiamenti nella legislazione alle persone che hanno subito abusi e ne parlano e guariscono.

Eduardo Verástegui. Produttore di "Sound of Freedom

Anche coltivare i valori, fare attenzione a ciò che vediamo, sentiamo o diciamo. Pensare a come trattiamo gli altri, al rispetto per gli altri, per la vita... Tutte queste cose sono "freni a mano". Se non ce ne occupiamo, finiamo in una società in cui ci uccidiamo a vicenda. Il freno a mano può partire da una persona che dice Basta, non sarò mediocre, mi metterò nelle mani di Dio e obbedirò a ciò che Dio mi chiede!

Qui ci sono due tipi di zuppa: o si obbedisce o non si obbedisce. Questo è quanto. Se si obbedisce, ci sono conseguenze; se non si obbedisce, ci sono conseguenze. A ciascuno le sue domande e le sue risposte, assumendo le conseguenze.

Pensa che ci sarà un cambiamento di rotta?

-La risposta credo stia nei risultati del film. Il film è il numero uno, come film indipendente, nel mondo. 

Vediamo frutti ogni giorno. Dai cambiamenti legislativi in alcuni Stati del Messico ai genitori che iniziano a stare di più con i loro figli. Persone che hanno subito abusi e parlano di ciò che è accaduto loro e che sono rimaste in silenzio per anni. Parlare e guarire. Sta toccando i cuori e salvando vite. 

Di recente ho presentato a Washington una proposta di legge che, se attuata, potrebbe localizzare 85.000 bambini che non sappiamo dove siano. Questi bambini messicani e latinoamericani non accompagnati sono entrati negli Stati Uniti attraverso il confine con il Messico tra il 2020 e il 2022. Sono stati consegnati dal Dipartimento di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti senza i necessari protocolli di sicurezza per le impronte digitali e non sappiamo dove siano. Questa è una proposta di legge bipartisan. Più avanti dovremo lavorare bilateralmente tra Messico e Stati Uniti per porre fine a questo problema. Gli Stati Uniti sono il primo consumatore di sesso con bambini e il Messico è il primo fornitore. Dobbiamo fare qualcosa. È un problema malvagio, globale e umano che tutti noi dobbiamo affrontare prima che sia troppo presto.

Il film ha ricevuto critiche di ogni tipo, l'hanno influenzata?

-Personalmente, credo che abbia aiutato la mia voce a raggiungere più persone. Più persone sanno cosa sta succedendo. La vedo in modo positivo, il film è stato un successo, è la prima volta che un film indipendente fatto da messicani è al primo posto il 4 luglio. Tutte le cose negative che possono accadere in termini di critiche, diffamazioni, persino calunnie... io le vedo come qualcosa di positivo. Mi preoccuperò quando non mi colpiranno perché quel giorno, come si dice a casa mia, non sei più buono a nulla. 

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Stati Uniti

Campagna nazionale cattolica per la salute mentale negli Stati Uniti

Per sensibilizzare l'opinione pubblica, eliminare lo stigma e difendere coloro che soffrono di condizioni di salute mentale, dal 10 al 18 ottobre si svolgerà negli Stati Uniti la "Campagna nazionale cattolica per la salute mentale".

Gonzalo Meza-18 ottobre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

"Abbiamo assistito a un allarmante aumento della depressione e delle tendenze suicide, soprattutto tra i giovani", riconoscono i vescovi statunitensi. Per sensibilizzare l'opinione pubblica, eliminare lo stigma e difendere chi soffre di disturbi mentali, dal 10 al 18 ottobre si svolgerà negli Stati Uniti la "Campagna nazionale cattolica per la salute mentale". L'iniziativa, promossa dalla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCBL'iniziativa ha tre componenti: una novena, tavole rotonde e la richiesta di risorse per chi ha bisogno di aiuto. L'iniziativa è iniziata con una novena il 10 ottobre, Giornata mondiale della salute mentale. 

"Con questa campagna speriamo di sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema urgente, di contribuire a rimuovere il senso di stigma o di vergogna da coloro che ne soffrono e di promuovere un messaggio chiaro: tutti coloro che hanno bisogno di aiuto devono riceverlo. Gesù insegna: "Dove è il tuo tesoro, là sarà il tuo cuore" (Lc 12,34). Voi siete il tesoro della Chiesa. La Chiesa vive per servirvi", affermano i vescovi Borys Gudziak, arcivescovo dell'arcidiocesi cattolica di Ucraina Robert Barron, vescovo di Winona-Rochester. I presuli - che sono anche i presidenti, rispettivamente, della Commissione per la giustizia interna e lo sviluppo umano e della Commissione per i laici, il matrimonio e la vita familiare dell'USCCB - chiedono "l'intercessione di Santa Dymphna (d'Irlanda) e di San Giovanni di Dio (i santi patroni delle persone che soffrono di malattie mentali) affinché il nostro lavoro possa portare grandi frutti in un momento di svolta così critico della nostra cultura odierna. Possa il Signore, il Divino Medico, portare aiuto e conforto a tutti coloro che soffrono, ispirare le comunità a offrire un maggiore sostegno ai malati e concedere saggezza ai politici in modo che tutti coloro che hanno bisogno di aiuto possano riceverlo", concludono i vescovi Barron e Gudziak.

La salute mentale nei fatti

Secondo le statistiche dell'Istituto Nazionale di Salute Mentale (INSM) degli Stati Uniti, nel 2021, il 22,8 % degli adulti statunitensi (57,8 milioni) è stato classificato come affetto da una malattia mentale, di cui 14,1 milioni come affetto da una grave malattia mentale; tuttavia, meno della metà ha ricevuto le cure mediche necessarie. Questo perché più di un terzo della popolazione statunitense vive in aree in cui non ci sono professionisti della salute mentale. L'Istituto aggiunge che, nel corso della vita, tra il 60 % e l'85 % delle persone possono sviluppare una condizione di salute mentale. "Come le malattie fisiche, anche le malattie mentali sono una parte "normale" della condizione umana e dovrebbero essere trattate come tali", afferma l'INMS.

Altri motivi per cui le malattie mentali non vengono trattate sono lo stigma associato alla malattia mentale e i costi esorbitanti del servizio. Per questo motivo la Federazione mondiale per la salute mentale (WFMH) ha scelto "la salute mentale come diritto umano universale" come tema della Giornata mondiale della salute mentale 2023. Il Segretario generale della WFMH Gabriel Ivbijaro sottolinea che, sebbene la salute mentale non sia specificamente menzionata nella Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite del 1948, l'articolo 12 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966 afferma che "gli Stati riconoscono il diritto di ogni individuo al godimento del più alto livello raggiungibile di salute fisica e mentale". Ivbijaro indica che il tema di quest'anno offrirà l'opportunità di garantire che tutti coloro che hanno problemi di salute mentale abbiano il diritto di accedere a un'assistenza sanitaria accessibile e di qualità, soprattutto per gli sfollati, le minoranze e i bambini.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che, a livello globale, una persona su otto soffre di una malattia mentale. Inoltre, sempre più adolescenti e giovani sono affetti da questa patologia. "Nessuno dovrebbe essere privato dei propri diritti umani o escluso dalle decisioni sulla propria salute perché ha un problema di salute mentale. Tuttavia, in tutto il mondo, queste persone continuano a vedere i loro diritti umani limitati in vari modi", afferma l'OMS.

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Mondo

La Spagna è il secondo Paese che dona di più alle missioni.

Martedì 17 ottobre, le Pontificie Opere Missionarie hanno presentato in conferenza stampa la Domenica Missionaria Mondiale 2023, che si celebrerà domenica 22 ottobre e che quest'anno ha come motto "Cuori ardenti, piedi in cammino", in riferimento al passo evangelico dei discepoli di Emmaus.

Loreto Rios-17 ottobre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

La presentazione del Missione Mondiale 2023 (Domenica Missionaria Mondiale) è stata tenuta da José María Calderón, direttore di OMP Spagna, e Saturnino Pasero, sacerdote missionario nella Repubblica del Benin da quasi 40 anni.

Quest'anno la Domund si celebrerà domenica 22 ottobre, cioè la penultima domenica di ottobre, come è consuetudine dal 1926. Oltre a essere un giorno di preghiera speciale per le missioni nel mondo, in questo giorno si tiene anche una colletta specifica per i missionari.

Il Domund è organizzato dalle Obras Misionales Pontificias Pontificias, presenti in Spagna dal 1839 e convertite in "Obras del Papa" ("Opere Pontificie") da Papa Pio XI nel 1922.

La Chiesa ha attualmente 1122 territori di missione a cui è possibile inviare donazioni. Il denaro raccolto in tutto il mondo durante la Domenica Missionaria Mondiale è amministrato dalla Santa Sede, che lo distribuisce tra le varie diocesi in base alle necessità.

In totale, nel 2022 sono stati raccolti 61.895.833,88 euro (il contributo maggiore è arrivato dall'Europa con 29.287.630,38 euro, seguito dall'America con 23.167.792,69 euro e dall'Asia con 6.668.792,85 euro), Africa 2.127.789,79 e Oceania con 643.828,15 euro).

"Più della metà delle scuole cattoliche si trova nelle missioni. La Chiesa costruisce in media due istituzioni sociali e sei istituzioni educative al giorno nelle missioni", riferiscono le Pontificie Opere Missionarie.

Spagna: secondo paese donatore

D'altra parte, la Spagna è il secondo maggior contributore alle missioni, dietro solo agli Stati Uniti. "Il popolo spagnolo è molto generoso", ha dichiarato José María Calderón. Anche in momenti di difficoltà, come la pandemia, il contributo non è quasi mai calato, al punto che "monsignor Dal Toso, che allora era il presidente della PMS, scrisse al cardinale Omella ringraziando la Chiesa spagnola per aver mantenuto quanto raccolto", ha detto questa mattina il direttore della PMS. Inoltre, è uno dei Paesi con più missionari al mondo: attualmente, 10.000 missionari sono spagnoli.

Durante la presentazione della Giornata Missionaria Mondiale, il sacerdote Saturnino Pasero ha condiviso la sua testimonianza di 37 anni di missione in Benin, dove è arrivato nel 1980 all'età di 24 anni, rispondendo "alla chiamata di essere presente in zone dove il Vangelo non era ancora stato annunciato".

I musulmani rendono omaggio a Giovanni Paolo II

Saturnino Pasero ha commentato che, quando è arrivato in Benin, praticamente gli unici stranieri erano i missionari della Chiesa cattolica, a parte gli ambasciatori. Il loro lavoro consisteva nell'annunciare Gesù Cristo in zone praticamente di prima evangelizzazione, senza alcuna presenza cristiana. Inoltre, il Benin è un Paese a maggioranza musulmana, anche se il missionario ha commentato che la convivenza con i musulmani nella sua zona è pacifica e che, anzi, alla morte di San Giovanni Paolo II, all'Eucaristia che i missionari hanno tenuto in ringraziamento per la sua vita, c'erano più musulmani che cristiani (tra cui molti imam), perché volevano rendere omaggio al Papa che li aveva visitati. Infatti, durante il viaggio che San Giovanni Paolo II fece in Benin nel 1993, ebbe un incontro con i musulmani.

Il motto della Domenica Missionaria Mondiale di quest'anno, "Cuori ardenti, piedi in cammino", è stato scelto da Papa Francesco, come di consueto dal 2019. Come sottolinea l'OMP, "la storia della Chiesa è intessuta di cuori ardenti che, come i discepoli di Emmaus, incontrano Gesù vivo e risorto e si mettono subito in cammino per annunciarlo a chi ancora non lo conosce".

José María Calderón ha sottolineato che, oltre ai contributi finanziari, un altro modo molto importante di aiutare le missioni è la preghiera. Infatti, una delle patrone delle missioni, Santa Teresa di Lisieux, era una suora di clausura. L'OMP ricorda che "più di 60.000 missionari malati offrono il loro dolore e la loro sofferenza per le missioni" e "più di 700 conventi contemplativi pregano per le missioni in Spagna".

Vaticano

La fiducia, chiave dell'esortazione apostolica su Santa Teresa

"Come Chiesa abbiamo ancora molto da imparare da essa. E abbiamo bisogno di audacia e libertà interiore per poterlo fare". Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo ci invita a lasciarci conquistare "dall'attrazione di Gesù Cristo e del Vangelo".

Antonino Piccione-17 ottobre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Rifuggendo dall'autoreferenzialità, la sua "piccola via" continua a illuminare il cammino della Chiesa, indicando "la bellezza dell'amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto": l'essenziale verso cui dirigere il nostro sguardo e il nostro cuore. È il volto di Santa Teresa di Lisieux - "Teresa", come la monaca carmelitana (1873-1897), di cui quest'anno si celebra il 150° anniversario della nascita - che Papa Francesco propone nell'esortazione apostolica a lei dedicata, pubblicata domenica 15 ottobre. "C'est la confiance" ("È la fiducia") è il titolo, che evoca le prime parole dell'originale francese di una frase tratta dagli scritti di Teresa e che nella sua forma completa recita: "È la fiducia e nient'altro che la fiducia che ci deve portare all'Amore!

Per Papa Francesco, "queste incisive parole di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo dicono tutto, riassumono il genio della sua spiritualità e basterebbero a giustificare la sua dichiarazione di Dottore della Chiesa". Teresa", spiega, "non concepì la sua consacrazione a Dio senza cercare il bene dei suoi fratelli e sorelle. Ha condiviso l'amore misericordioso del Padre per il figlio peccatore e quello del Buon Pastore per la pecora smarrita, lontana, ferita. Per questo è patrona delle missioni, maestra di evangelizzazione.

Evangelizzazione senza proselitismo

Nel ripercorrere la sua vita e la sua spiritualità, il Pontefice sottolinea "il suo modo di intendere l'evangelizzazione per attrazione, non per pressione o proselitismo". Chiedo a Gesù di attirarmi nelle fiamme del suo amore, di unirmi così intimamente a lui che sia lui a vivere e ad agire in me. Sento che quanto più il fuoco dell'amore arde nel mio cuore, tanto più forte dirò: "Attirami"; e che quanto più le anime si avvicinano a me (povero pezzetto di ferro, se mi allontanassi dal fuoco divino), tanto più facilmente correranno dietro ai profumi del loro Amato. Perché un'anima infuocata dall'amore non può rimanere inattiva".

Francesco indica la "piccola via" di Teresa come un antidoto "contro un'idea pelagiana della santità, individualista ed elitaria, più ascetica che mistica, che enfatizza soprattutto lo sforzo umano". Invece, "sottolinea sempre il primato dell'azione di Dio, della sua grazia". Non usa mai l'espressione, frequente ai suoi tempi, "diventerò santa". Tuttavia, la sua sconfinata fiducia incoraggia chi si sente fragile, limitato, peccatore, a lasciarsi guidare e trasformare per raggiungere le vette". Vivendo alla fine del XIX secolo, "cioè nell'epoca d'oro dell'ateismo moderno come sistema filosofico e ideologico", si sente "sorella degli atei e siede, come Gesù, a tavola con i peccatori. Intercede per loro, mentre rinnova continuamente il suo atto di fede, sempre in comunione d'amore con il Signore".

Santa Teresa e la Chiesa

La sua vita risplende in queste sue parole: "Ho trovato il mio posto nella Chiesa e questo posto, o mio Dio, sei tu che me lo hai dato: nel Cuore della Chiesa, Madre mia, sarò l'Amore! Così sarò tutto...". "Non è il cuore di una Chiesa trionfalista", osserva Francesco, "è il cuore di una Chiesa amante, umile e misericordiosa". Teresa non si pone mai al di sopra degli altri, ma all'ultimo posto con il Figlio di Dio, che per noi si è fatto servo e si è umiliato, facendosi obbediente fino alla morte di croce. Questa scoperta del cuore della Chiesa è una grande luce anche per noi oggi, affinché non ci scandalizziamo dei limiti e delle debolezze dell'istituzione ecclesiastica, segnata dalle tenebre e dai peccati, ma entriamo nel suo cuore ardente di amore, che si è acceso a Pentecoste grazie al dono dello Spirito Santo".

Il contributo di Teresa di Lisieux come santa e dottore della Chiesa - aggiunge Papa Francesco - non è analitico, come potrebbe essere, ad esempio, quello dei santi Tommaso d'Aquino. Il suo contributo è piuttosto sintetico, perché il suo genio consiste nel portarci al centro, all'essenziale, a ciò che è indispensabile. Attraverso le sue parole e il suo percorso personale, mostra che, sebbene tutti gli insegnamenti e le norme della Chiesa abbiano la loro importanza, il loro valore, la loro luce, alcuni sono più urgenti e più costitutivi per la vita cristiana. Su questi Teresa ha fissato il suo sguardo e il suo cuore. "Come teologi, moralisti, studiosi di spiritualità, pastori e credenti, ciascuno nel proprio ambito", esorta il Pontefice, "dobbiamo ancora riconoscere questa geniale intuizione di Teresa e trarne le conseguenze teoriche e pratiche, dottrinali e pastorali, personali e comunitarie. Abbiamo bisogno di audacia e di libertà interiore per poterlo fare".

Notizie dal "caminito" (stradina)

In un tempo che ci invita a ripiegarci sui nostri interessi, Teresa ci mostra la bellezza di fare della vita un dono", conclude il Papa.

"In un tempo in cui prevalgono i bisogni più superficiali, lei è una testimone della radicalità evangelica. In un tempo di individualismo, ci fa scoprire il valore dell'amore che diventa intercessione. In un tempo in cui gli esseri umani sono ossessionati dalla grandezza e da nuove forme di potere, lei ci mostra la via della piccolezza. In un tempo in cui tanti esseri umani vengono scartati, lei ci insegna la bellezza della cura, del prendersi cura dell'altro. In un tempo di complessità, può aiutarci a riscoprire la semplicità, il primato assoluto dell'amore, della fiducia e dell'abbandono, superando una logica legalistica ed etica che riempie la vita cristiana di obblighi e precetti e congela la gioia del Vangelo. In un tempo di ripiegamento e di chiusura mentale, Teresa ci invita a uscire come missionari, conquistati dall'attrazione di Gesù Cristo e del Vangelo".

L'autoreAntonino Piccione

Zoom

Qui c'era Pedro

Questa fotografia scattata nelle Catacombe di San Sebastiano a Roma mostra iscrizioni scolpite che includono la parola "Pietro". Le reliquie degli apostoli Pietro e Paolo furono temporaneamente trasferite insieme in queste catacombe nel 258.

Maria José Atienza-17 ottobre 2023-Tempo di lettura: < 1 minuto
Vaticano

Pio XII e la persecuzione nazista degli ebrei

Rapporti di Roma-17 ottobre 2023-Tempo di lettura: < 1 minuto
rapporti di roma88

Il papato di Pio XII è stato segnato da equilibrismi diplomatici. Come Segretario di Stato vaticano sotto il suo predecessore, Pacelli fu testimone delle terribili conseguenze della "Mit brennender Sorge" contro il regime nazista. Il suo lavoro a favore delle comunità perseguitate fu indiretto ma efficace.

I nazisti occuparono Roma per nove mesi tra il 1943 e il 1944. A quel tempo, a Roma vivevano circa 12.000 ebrei. Di questi, circa 10.000 riuscirono a sopravvivere nascondendosi in vari luoghi della città, tra cui più di 150 conventi e istituzioni religiose.


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Stati Uniti

Le diocesi statunitensi si uniscono all'appello di preghiera per la pace in Medio Oriente del 17 ottobre

Decine di vescovi negli Stati Uniti si uniscono all'appello del Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, a pregare e digiunare per la pace in Medio Oriente.

Gonzalo Meza-17 ottobre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Giorni dopo che Hamas ha attaccato Israele causando migliaia di morti e feriti, il Patriarca latino ha dichiarato in una lettera: "Improvvisamente siamo stati catapultati in un mare di violenza senza precedenti. L'odio, che purtroppo abbiamo già sperimentato da tempo, aumenterà ancora di più e la spirale di violenza che ne seguirà creerà altra distruzione". In risposta a ciò, il Patriarca latino di Gerusalemme, Il cardinale Pierbattista PizzaballaHa indetto una giornata di preghiera, digiuno e astinenza per il 17 ottobre. 

In risposta, la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB) ha accolto l'invito e ha postato sul suo account X: "Ci uniamo al cardinale Pizzaballa e a tutti gli ordinari di Terra Santa nel loro appello per una giornata di digiuno, astinenza e preghiera il 17 ottobre. Così, decine di vescovi negli Stati Uniti hanno esortato i parrocchiani delle loro giurisdizioni ad aderire a questa iniziativa. Alcune delle diocesi che organizzeranno vari incontri di preghiera, Messe o Rosari a livello locale e diocesano sono: Denver, Colorado; Austin, Texas; Arlington, Virginia; Trenton, New Jersey; New Orleans, Louisiana; Los Angeles, California, tra le altre. 

I presuli hanno anche invitato la popolazione a inviare donazioni all'agenzia statunitense Catholic Relief Services (CRS) per far fronte ai bisogni umanitari nell'area. Il 14 ottobre, l'agenzia ha pubblicato un comunicato stampa in cui avverte della catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza causata dagli incessanti bombardamenti di Israele, dall'ordine del governo di sfollare migliaia di palestinesi a sud dell'area e dal taglio dei rifornimenti essenziali: "La maggior parte dei rifugi di emergenza e degli ospedali sono al limite della capacità e i servizi idrici e igienici sono sovraccarichi". Il Catholic Relief Services chiede che la Striscia sia aperta agli aiuti umanitari immediati prima che la situazione umanitaria diventi una catastrofe. I civili di Gaza hanno diritto alla sicurezza e alla protezione, sia a nord che a sud. Esortiamo inoltre gli attori internazionali a lavorare per un cessate il fuoco e la fine delle violenze. Il CRS è presente in Terra Santa dal 1961. Inizialmente si occupava di distribuzione di cibo e di programmi di vaccinazione. Negli ultimi anni si è concentrato sullo sviluppo di opportunità economiche e sociali e sulla promozione della pace. Fino a prima del 2014 aveva anche un ufficio nella Striscia di Gaza, ma a causa della crescente violenza ha dovuto chiudere.

Alcuni dei messaggi lanciati dai prelati per invitare i parrocchiani a partecipare alla giornata di preghiera per la pace del 17 ottobre sono stati i seguenti:

L'arcivescovo Samuel J. Aquila di Denver: "La violenza non è un atto religioso e non viene da Dio. Mentre Hamas si nasconde dietro le sue atrocità, bambini, uomini e donne innocenti muoiono. Questo atto di malvagità colpisce ogni parte della loro terra e tocca il loro popolo, compresa la comunità cristiana in Israele e Palestina".

Mons. Joe. S. Vasquez, vescovo di Austin: "Chiedo le vostre preghiere per la fine di questa guerra. Che Nostra Signora del Santo Rosario interceda per il popolo in Terra Santa e dia loro conforto e forza in questo momento di incertezza e grande dolore".

Mons. Michael F. Burbidge, vescovo di Arlington: "Invito tutti i fedeli della diocesi di Arlington a partecipare a questa offerta sacrificale a Dio per la fine della violenza e dell'odio in questa crisi. Possa il Signore Gesù, Principe della Pace, trasformare i cuori, porre fine alla guerra, alla violenza e alla sofferenza, e dare la sua pace al mondo".

Mons. David. M. O'Connell, vescovo di Trenton: "Chiediamo che questo martedì 17 ottobre tutti osservino una giornata di digiuno, astinenza e preghiera. Organizziamo momenti di preghiera con l'adorazione eucaristica e la recita del rosario. In questo modo saremo tutti uniti - nonostante tutto - e ci riuniremo collettivamente in preghiera per dare a Dio la nostra sete di pace, giustizia e riconciliazione".

Monsignor Gregory M. Aymond, arcivescovo di New Orleans: "Chiedo a tutti i cattolici e alle persone di fede di unirsi a questa giornata di digiuno e di preghiera per la fine dei combattimenti, il rilascio degli ostaggi e il ripristino della pace. Mentre ci uniamo a tante persone di fede per pregare per la fine della guerra, continuiamo anche a pregare per la fine della violenza, del crimine e del razzismo nelle nostre comunità".

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Cultura

La configurazione religiosa in Palestina e Israele. Un puzzle di confessioni

Secondo degli articoli in cui Gerardo Ferrara, scrittore, storico ed esperto di storia, politica e cultura del Medio Oriente, discute la complicata realtà della diversità religiosa in Israele e Palestina. Questo secondo articolo spiega la configurazione religiosa in Palestina.

Gerardo Ferrara-17 ottobre 2023-Tempo di lettura: 7 minuti

La Palestina (Stato di Palestina o Autorità Nazionale Palestinese, ANP) è uno Stato con riconoscimento limitato, in gran parte sotto occupazione israeliana. I suoi territori rivendicati sono la Cisgiordania e la parte orientale di Gerusalemme (compresa la Città Vecchia), entrambe conquistate dalla Giordania nel 1948 con la fondazione di Israele, e la Striscia di Gaza, occupata dall'Egitto. Durante la Guerra dei Sei Giorni (1967), Israele si è impadronito di tutte queste aree, la cui sovranità è stata successivamente ceduta sia dalla Giordania che dall'Egitto a favore dell'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina).

La popolazione dell'intera Palestina è di oltre 5 milioni di abitanti, di cui circa 3 milioni vivono in Cisgiordania e il resto nella Striscia di Gaza (dove la maggioranza della popolazione è costituita da rifugiati provenienti da tutta la Palestina storica).

Il capo di Stato è de jure Il presidente Mahmoud Abbas, noto come Abu Mazen, ma le nette e sanguinose divisioni tra il movimento paramilitare Fatah, che presiede insieme all'OLP (esponente del nazionalismo arabo di matrice laica) e Hamas, al potere a Gaza dopo le elezioni del 2007, due anni dopo il ritiro israeliano dalla Striscia, hanno portato a una divisione de facto non solo geografica, ma anche politica, economica e sociale tra i due territori palestinesi.

Le aree in cui il controllo palestinese è effettivo in Cisgiordania sono chiamate A (controllo di sicurezza palestinese) e B (controllo civile) e coprono la maggior parte della Cisgiordania occidentale, anche se sono attraversate e interrotte nella loro continuità territoriale da insediamenti ebraici, da strade sotto il pieno controllo israeliano. Un muro di separazione divide la Cisgiordania da Israele, mentre quest'ultimo ha il pieno controllo nell'Area C, a est, verso il Mar Morto e il confine giordano. L'Area A costituisce 18% della regione, la B 22% e la C 60%. Oltre 99% dell'Area C sono chiuse ai palestinesi. Circa 330.000 israeliani vivono in quest'area in insediamenti considerati illegali dalle Nazioni Unite e dalla maggior parte dei Paesi stranieri. 

La città di Gerusalemme è interamente controllata da Israele, anche se nella parte orientale della città, 60% della popolazione è palestinese (residenti permanenti e non cittadini di Israele). 

L'intera Striscia di Gaza è invece sotto il controllo di Hamas.

Questo status è stato raggiunto in seguito agli accordi di Oslo del 1993 tra il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il leader dell'OLP Yasser Arafat, con la mediazione degli Stati Uniti di Bill Clinton.

Questi accordi prevedevano, da parte palestinese, il "rifiuto di ogni violenza e terrorismo" e il riconoscimento dello Stato di Israele entro i confini del 1967, mentre da parte israeliana il riconoscimento dell'OLP come "rappresentante del popolo palestinese".

Gli accordi di Oslo prevedevano un periodo transitorio di cinque anni per il trasferimento di alcuni poteri e responsabilità da Israele all'ANP, culminato in ulteriori negoziati finali interrotti dallo scoppio della seconda Intifada nel 2000.

Dal 2003 al 2005, il governo israeliano ha avviato e portato a termine un disimpegno unilaterale da Gaza, che ha provocato notevoli tensioni in Israele (a causa dello smantellamento di diversi insediamenti e del trasferimento di coloni) ma anche all'interno dell'ANP, a causa del conflitto scoppiato tra Fatah e Hamas (un movimento fondamentalista islamico che non accetta gli accordi di Oslo e mira alla distruzione di Israele e all'instaurazione di uno Stato islamico governato dalla Sharia in tutta la Terra Santa). A seguito di questo conflitto, dal 2007 Hamas controlla la Striscia di Gaza (dove ha ottenuto la maggioranza dei voti nelle elezioni legislative del 2006) e Fatah la Cisgiordania.

La Striscia di Gaza, sebbene controllata internamente da Hamas, è sottoposta dal 2006 a un blocco navale (anche se la pesca è consentita), terrestre e parzialmente aereo. Il transito di merci via terra è regolato ai valichi di frontiera (sia da parte israeliana che egiziana) e l'acqua e l'elettricità sono fornite da Israele (e possono essere interrotte).

Etnia e religione in Palestina

La stragrande maggioranza della popolazione palestinese (93%) è musulmana sunnita. Sebbene esista una forte minoranza cristiana (6% della popolazione), la libertà religiosa, soprattutto a Gaza sotto il governo di Hamas, è limitata.

I cristiani sono membri del Patriarcato latino di Gerusalemme (i cattolici), del Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme (la maggioranza), del Patriarcato armeno di Gerusalemme e di varie altre Chiese orientali cattoliche (come la maronita) e ortodosse, o protestanti.

Oltre ai drusi, anch'essi presenti in Palestina, esiste una comunità di samaritani (una setta ebraica già nota nei Vangeli per essere odiata dalla più ampia comunità ebraico-rabbinica) nei pressi di Nablus (ex Sichem), il cui centro di culto si trova sul Monte Garizim, appena fuori città.

Cristiani a Gaza

Nel mondo, i cristiani di origine palestinese sono oltre un milione, ma nella Striscia di Gaza sono solo 3.000 (prima del 2006 erano almeno il doppio), pari allo 0,7% della popolazione. Circa 90% appartengono alla Chiesa greco-ortodossa, con minoranze cattoliche (c'è solo una parrocchia cattolica nella Striscia, la Chiesa della Sacra Famiglia nel quartiere al-Zaytoun di Gaza City) e battiste.

Con l'ascesa di Hamas, la situazione è diventata critica per i cristiani locali, sia perché la piccola comunità non è protetta dagli attacchi dei musulmani fondamentalisti, sia per l'escalation, soprattutto dal 2008, del conflitto con Israele e la chiusura della Striscia da parte dello Stato ebraico, che ha aumentato l'influenza dei movimenti fondamentalisti tra i giovani cittadini di Gaza.

Tuttavia, tutte le chiese cristiane sono in prima linea nell'aiutare la popolazione, prevalentemente musulmana, a far fronte alle difficoltà quotidiane causate dal blocco israeliano, che si traducono in povertà diffusa e malnutrizione infantile, danni da bombardamenti e assistenza sanitaria inefficace.

Il numero di cristiani nella Striscia è in costante diminuzione, in primo luogo a causa del blocco israeliano che impedisce l'importazione e l'esportazione della maggior parte delle merci (tranne che attraverso i tunnel costruiti e controllati da Hamas che passano sotto il confine con l'Egitto e vengono utilizzati per contrabbandare merci e armi, come purtroppo abbiamo visto di recente), ma anche per la difficoltà di professare liberamente la propria fede.

In Cisgiordania

In Cisgiordania, l'8% della popolazione è cristiana. Questa cifra comprende Gerusalemme Est, che però è stata annessa unilateralmente da Israele con una legge approvata dalla Knesset nel 1980.

La vita dei cristiani in Cisgiordania è certamente molto più semplice che a Gaza: qui è possibile avere i propri luoghi di culto, spesso ben visibili e parte del paesaggio palestinese, e celebrare liberamente le proprie festività religiose.

Ci sono quartieri e intere città con un'alta percentuale di popolazione cristiana (ad esempio Betlemme, dove anche il sindaco è cristiano), villaggi a maggioranza cristiana (Beit-Sahour, vicino a Betlemme) o addirittura totalmente cristiani: è il caso di Taybeh, un villaggio di 1.000 abitanti. È il caso di Taybeh, un piccolo villaggio di 1.500 abitanti non lontano da Gerusalemme e Ramallah (è l'antica Efraim citata nei Vangeli, dove si dice che Gesù abbia trascorso qualche giorno prima di recarsi a Gerusalemme per l'ultima Pasqua), famoso per la produzione della birra palestinese più venduta, chiamata appunto Taybeh.

I cristiani palestinesi sono molto ben integrati nel tessuto sociale locale. La maggior parte di loro, infatti, si considera prima di tutto palestinese o arabo, e solo dopo cristiano.

Sebbene si verifichino atti di discriminazione o di violenza, sono piuttosto isolati e, in ogni caso, stigmatizzati dai politici e da gran parte della popolazione musulmana.

I cristiani non giocano più un ruolo di primo piano nei movimenti di resistenza palestinesi (lo avevano fatto in passato, tuttavia, come ricordato nei precedenti articoli sull'ascesa del nazionalismo arabo), ma continuano a detenere un notevole potere economico e a esercitare una notevole influenza sociale e politica. Anche in Palestina, come in Israele, il ruolo dei cristiani è predominante nell'istruzione e nella ricerca, con più di 70 scuole cristiane, per lo più cattoliche, frequentate soprattutto da studenti musulmani. Anche in Palestina i cristiani hanno un livello di istruzione superiore alla media nazionale e un tasso di occupazione molto più alto.

I cristiani in Terra Santa: una presenza in pericolo

Ultimamente, il profondo divario tra la presenza cristiana in Cisgiordania e quella a Gaza si è notevolmente allargato, anche se non si può certo dire che i cristiani in Cisgiordania non siano una minoranza in pericolo.

Negli ultimi decenni, infatti, si è verificata una massiccia emigrazione di cristiani dai territori palestinesi, e non solo a causa della vulnerabilità della comunità alla crescente ostilità di alcune frange musulmane fondamentaliste. 

In effetti, il conflitto israelo-palestinese e la barriera di separazione tra Israele e la Cisgiordania hanno esacerbato una crisi economica che la pandemia e la conseguente assenza di pellegrini, fonte di sostentamento per una percentuale significativa della popolazione cristiana palestinese, hanno reso ancora più grave. Molti cristiani soffrono anche per la mancanza di libertà e sicurezza, in parte dovuta alla corruzione delle istituzioni palestinesi e all'instabilità politica.

La maggior parte sceglie di emigrare in Giordania, negli Stati del Golfo, negli Stati Uniti, in Canada e in alcuni Paesi europei.

Va inoltre notato che il tasso di emigrazione tra i cristiani è più alto rispetto a quello della popolazione islamica, in quanto i cristiani appartengono generalmente alla classe media urbana, che è anche più propensa a emigrare grazie al livello di istruzione e alle competenze linguistiche più elevate. Anche le organizzazioni cristiane internazionali offrono assistenza per lasciare la Palestina.

Questo, insieme al tasso di natalità significativamente più basso dei cristiani rispetto ai loro concittadini musulmani, mette a rischio la presenza cristiana in Terra Santa (sia nell'ANP che in Israele) per il presente e, soprattutto, per il futuro. Infatti, i dati demografici mostrano che la popolazione cristiana era già in calo durante il periodo del Mandato britannico, ma con il conflitto israelo-palestinese questa tendenza si è ulteriormente intensificata.

Negli ultimi anni, l'inasprimento del conflitto e, soprattutto, l'attenzione delle autorità politiche di entrambe le parti alla narrazione religiosa del conflitto hanno peggiorato la situazione, rendendo i cristiani vittime di risentimenti, discriminazioni e vandalismi di matrice ebraica e islamica, aggravando di fatto una situazione già difficile da gestire.

Per migliorare la situazione dei cristiani, ma anche quella di tutti i popoli della Terra Santa, è necessario porre fine al più presto al fondamentalismo religioso ebraico e musulmano, che è dannoso per tutte le parti coinvolte.

L'autoreGerardo Ferrara

Scrittore, storico ed esperto di storia, politica e cultura del Medio Oriente.

La famiglia, scuola d'amore

Ogni famiglia dovrebbe essere una scuola di amore e non di guerra. Se la nostra famiglia non è come dovrebbe essere, sforziamoci di trasformarla, a partire dal nostro cambiamento personale.

17 ottobre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Immaginiamo che questa scena si svolga una sera in una casa normale. 

La madre urla al figlio adolescente: - Continua a ignorarmi e ti picchio!

- Ti colpirò per farti smettere di infastidirmi!

La madre scoppia in lacrime, mormorando tra sé e sé: "Non ce la faccio più... non ce la faccio più". Il figlio si mette le cuffie e si chiude nella sua stanza. Gli altri membri della famiglia, il padre e i due fratelli, guardano altrove. Silenzio. Il suo cuore è invaso dal dolore, da un'intensa frustrazione. 

Sempre più famiglie subiscono abusi e violenze. Questa dolorosa realtà può cambiare se ci mettiamo d'impegno. 

Famiglie sane

Vogliamo famiglie sane e gli esperti condividono con noi i tratti che le caratterizzano:

  1. Comunicazione aperta e rispettosa
  2. Limiti chiari sempre per il bene di tutti i membri della famiglia.
  3. Interesse e sostegno reciproci
  4. Risoluzione costruttiva dei conflitti

Chiediamoci onestamente: qual è il clima familiare prevalente nella mia casa, accolgo con affetto i miei figli e il mio coniuge, faccio in modo di trovare spazio per parlare e interessarmi ai loro progetti, condivido i miei pensieri e le mie esperienze, ascolto gli altri membri della mia famiglia, ci sentiamo preziosi gli uni per gli altri a casa, ascolto gli altri membri della mia famiglia e ci sentiamo preziosi gli uni per gli altri a casa? 

Sappiamo che nel mondo di oggi il tempo per la famiglia non è favorito, eppure deve essere creato! Se ci sono problemi sociali, è perché le famiglie non svolgono la loro missione.  

La ricerca nel campo della psicologia ha fornito risultati interessanti. Mestre, Samper e Pérez (Revista latinoamericana de psicología) spiegano che famiglie sane garantiscono una società sana. Un ambiente familiare ottimale comprende: norme e valori inculcati dall'esempio e dall'affetto. Affermano che le relazioni affettive positive con i genitori contribuiscono a sviluppare nei bambini un senso di sicurezza e di fiducia. 

Creare un clima familiare sano è possibile per chi lo desidera ed è preparato a farlo. L'autocontrollo e il controllo delle emozioni negative si possono ottenere con il giusto aiuto. Ogni famiglia dovrebbe essere una scuola d'amore e non una scuola di guerra. Se la nostra famiglia non è come dovrebbe essere, sforziamoci di trasformarla, iniziando dal nostro cambiamento personale. 

Dio, la chiave del successo in famiglia

Il primo passo è accettare di aver commesso degli errori, poi decidere di cercare aiuto: per guarire le ferite, per acquisire nuove abitudini e la chiave fondamentale: avvicinarsi a Dio.

Ho visto cambiamenti molto positivi soprattutto in coloro che, nella fede, si rivolgono per primi a Dio. 

La sua Parola dice: Coniugiamate le vostre mogli (Ef. 5, 25); mogli, rispettate i vostri mariti (Col. 3, 18); figli, obbedite ai vostri genitori (Ef. 6, 1); e voi genitori, non provocate i vostri figli all'ira, ma educateli nella disciplina e nell'istruzione del Signore (Ef. 6, 4). 

Il nostro buon Dio ci chiede ciò che sa che possiamo dare. Ci ha progettati! Ci sono mezzi naturali, ma sono urgenti anche mezzi soprannaturali: la preghiera, la vita sacramentale, la lettura della Bibbia. Parolaformare famiglie cristiane trasmettendo e vivendo la fede, educare all'amore e al servizio, essere un esempio. Questo è l'unico metodo possibile per sradicare il male alla radice; la violenza non ha mai portato buoni risultati. 

Facciamo della nostra casa una vera scuola d'amore. 

"Non si può tornare indietro e cambiare l'inizio, ma si può iniziare da dove si è e cambiare la fine" (C.S. Lewis).

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Cultura

"Imparare Roma" attraverso i primi cristiani

Una produzione video della Pontificia Università della Santa Croce di Roma ripercorre episodi chiave della storia della Città Eterna con l'aiuto dei suoi studenti.

Giovanni Tridente-17 ottobre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Mentre si preparava a recarsi a Roma per completare i suoi studi di dottorato, il giovane sacerdote Karol Wojtyła ricevette un consiglio da uno dei suoi superiori di Cracovia: "impara Roma stessa". Come lo stesso futuro Papa e santo Giovanni Paolo II racconterà in seguito in una delle sue memorie, questo atteggiamento significava approfittare del grande patrimonio di fede e cultura di cui è intrisa la Città Eterna, beneficiando allo stesso tempo della vicinanza al Pontefice romano.

Imparare Roma

Imparare Roma (Imparare Roma) è anche il titolo della serie di film che la Pontificia Università della Santa Croce sta producendo in collaborazione con la società audiovisiva Digito Identidad, che sarà presentata ufficialmente il 26 ottobre nell'Aula Magna della stessa Università.

Si tratta di una produzione audiovisiva unica nel suo genere, con protagonisti gli studenti dell'Università, che accompagneranno gli spettatori in un viaggio alla scoperta dei momenti più significativi della storia cristiana di Roma.

Suddivisa in tre stagioni di nove episodi ciascuna, la serie Imparare Roma si propone di mostrare le ricchezze artistiche, culturali e religiose conservate nella Città Eterna.

Le puntate, della durata media di cinque minuti, saranno pubblicate periodicamente sul sito web di Canale YouTube e sui social media dell'Università della Santa Croce, una volta al mese per i prossimi tre anni.

I film si concentreranno quindi sulla narrazione di quelle storie che hanno lasciato un segno indelebile nelle opere d'arte che si possono ammirare oggi o in quei luoghi semplici e spesso poco conosciuti della città.

Antichità, Medioevo, Età moderna e contemporanea

Seguendo un filo narrativo in ordine cronologico, le tre serie che compongono il progetto coprono l'Antichità (prima serie), il Medioevo e l'inizio dell'Età moderna (seconda serie) e il resto dell'Età moderna e contemporanea (terza serie).

Attraverso le vite dei santi che hanno segnato profondamente la storia della Chiesa e gli eventi storici che ancora oggi possono essere ricordati in numerosi monumenti, sarà possibile intraprendere un viaggio virtuale nel tempo per scoprire la ricchezza che il centro della cristianità continua a offrire ai fedeli di tutto il mondo.

Finora si sono svolti 15 episodi, che hanno coinvolto 17 studenti delle diverse facoltà della Santa Croce, sia laici che religiosi, provenienti da diversi Paesi: Sri Lanka, Brasile, India, Messico, Italia, Kenya, Argentina, Nicaragua e Spagna.

Le riprese dei restanti episodi saranno completate nel corso del 2024 e saranno presentate da nuovi studenti. In questo modo avranno l'opportunità di conoscere la storia della città in cui vivono e studiano per qualche anno, prima di tornare alle loro diocesi.

L'iniziativa è offerta a studenti, insegnanti, personale, amici, benefattori e persone associate alla Santa Croce come opportunità di esplorare la ricchezza di Roma nel contesto dello sviluppo del cristianesimo fino ai giorni nostri. L'obiettivo è quello di creare un ambiente che, attraverso lo studio e l'esplorazione della ricchezza culturale e spirituale della Città Eterna, possa contribuire a un ulteriore e positivo sviluppo accademico, personale e umano.

Il progetto è finanziato da una campagna di raccolta fondi avviata dall'Ufficio di Promozione e Sviluppo. I contenuti sono curati dai professori del Dipartimento di Storia della Chiesa dell'Università della Santa Croce, Luis Cano e Javier Domingo.

I titoli della prima serie presentano i luoghi del passaggio di San Paolo a Roma e del suo martirio e sepoltura, così come quello di San Pietro, la vita dei primi cristiani, la testimonianza dei martiri e la storia dell'imperatore Costantino con la costruzione delle basiliche di San Giovanni in Laterano e Santa Croce in Gerusalemme.

L'anteprima del primo episodio della prima serie sarà proiettata giovedì 26 ottobre nell'Aula Magna dell'Università di Roma. Pontificia Università della Santa Croce.

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Cultura

Il Calvario, il monte della Nuova Alleanza

Seguendo i quattro Vangeli possiamo ricostruire, abbastanza da vicino, le ore della passione e della morte di Gesù Cristo. Ogni brano viene letto alla luce dei testi dell'Antica Alleanza.

Gustavo Milano-17 ottobre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

Il calice non passerà finché Gesù non lo avrà bevuto tutto. Dopo aver ascoltato la sentenza capitale di Pilato, i soldati romani afferrano un bastone e delle corde per legare tra le braccia di questo ebreo condannato che presto sarebbe morto sul vicino tumulo del Calvario.

Sia gli ebrei che i romani erano soliti eseguire le loro esecuzioni fuori dalle mura della città, ma il giorno successivo sarebbe stato il sabato e i soldati sapevano che in Giudea il sabato non funzionava nulla. Dovevano affrettarsi. Anche se fosse stata eseguita la morte di un uomo che aveva compiuto veri e propri miracoli pubblici, nessuno avrebbe toccato il sabato.

Inoltre, secondo il Vangelo di Giovanni, quell'anno la festa della Pasqua coincideva con il sabato, per cui la solennità e la santità del giorno successivo erano ancora maggiori.

Verso il matrimonio

Gesù lascia il pretorio e la città portando sulle spalle un palo orizzontale. Come era consuetudine all'epoca, il palo verticale della croce sarebbe stato inchiodato a terra in precedenza nel luogo del supplizio, anche se i quattro Vangeli parlano di una "croce" (nell'originale greco), stauros) portato dal Signore sulla via della croce.

I dati divergono su ciò che accadde lungo la breve strada che separa il pretorio dalla cima del Calvario. Abbiamo fondamentalmente cinque fonti: i quattro evangelisti e la tradizione della Chiesa. Matteo e Marco sono sostanzialmente d'accordo sul fatto che tutto ciò che accadde fu che, uscendo dal Pretorio, i soldati costrinsero un cireneo di nome Simone a portare la croce di Gesù in un luogo chiamato "Golgota". Essi danno addirittura l'impressione che Gesù non abbia affatto portato la sua croce sulla strada, per mancanza di condizioni fisiche adatte o per qualsiasi altro motivo.

Luca parla invece di un incontro e di un dialogo relativamente lungo del Signore con le figlie di Gerusalemme, in cui esse piangono per lui e, anziché essere consolate, vengono consolate da Gesù. Sempre secondo Luca, i due ladroni che sarebbero stati crocifissi con Cristo lo accompagnano in questo stesso viaggio. Giovanni, invece, con un solo versetto, esplicita che Gesù portò la propria croce lungo tutta la via crucis, senza fare alcun cenno a Simone di Cirene o alle donne piangenti. Il racconto evangelico di questo episodio significativo della vita di Cristo è altrettanto breve.

La tradizione aggiunge qualche altro episodio: uno sguardo molto intenso tra Gesù e sua madre, il gesto della Veronica che asciuga il volto del Signore con un velo e tre cadute di Gesù mentre porta la croce.

Questa complementarità tra ciò che riferisce la Sacra Scrittura e ciò che fornisce la Sacra Tradizione ha portato al Papa Giovanni Paolo II, nel 1991, ha proposto una versione alternativa della tradizionale Via Crucis.chiamata "Via Crucis biblica" perché le sue quattordici stazioni sono direttamente ispirate a passi biblici. Questo chiarisce i contributi di entrambi.

La festa di nozze

Curiosamente, nessuno degli evangelisti dice come Gesù sia stato crocifisso. Le opere d'arte che conosciamo sono in disaccordo non solo sulla posizione dei piedi (se erano affiancati o sovrapposti), ma anche su cosa indossasse Gesù in quel momento, su chi fosse ai piedi della croce o su cosa sia successo esattamente mentre era appeso all'albero.

Sembra che la narrazione dell'azione cruenta della crocifissione sia evitata, forse per risparmiare al lettore cristiano il dispiacere della crudezza dei dettagli.

Infatti, solo in Giovanni 20,25 i buchi lasciati dai chiodi nelle mani di Cristo risorto, di fronte all'ostinata incredulità dell'apostolo Tommaso. Solo il contesto sacramentale della Santa Eucaristia offrirà ai discepoli un modo più delicato e soprannaturale per affrontare questo trauma.

Le fonti non dicono nulla di preciso sui piedi del Cristo crocifisso. Per quanto riguarda il suo abbigliamento, si dice solo che fu spogliato delle sue vesti, senza che gli rimanesse alcun indumento addosso; cosa che l'iconografia cristiana sistemerà senza grandi compromessi.

Per quanto riguarda le sue compagnie, oltre ai due malfattori già citati, Luca, come abbiamo visto, parla di "una grande moltitudine di popolo e di donne" (Lc 23,27) che lo seguivano, chiamati poi "conoscenti di Gesù" e "donne che lo avevano seguito dalla Galilea" (Lc 23,49). C'erano anche i soldati romani con il loro centurione e i capi dei Giudei.

D'altra parte, Matteo e Marco ci raccontano di alcuni soldati con il centurione, di due ladroni, di alcuni passanti che oltraggiavano il Signore, dei capi dei sacerdoti, degli scribi e soprattutto di molte donne, tra cui Maria Maddalena, Maria (la madre di Giacomo e Giuseppe) e Salome (la madre dei figli di Zebedeo).

Infine, Giovanni ci dice che c'erano molti Giudei, capi dei sacerdoti, soldati e soprattutto Maria di Nazareth (la madre di Gesù), la sorella di Maria di Nazareth chiamata Maria di Clopas, Maria Maddalena e lui stesso, Giovanni, il discepolo che Gesù amava. In realtà, se il cireneo rimase al Calvario per assistere allo spettacolo, non ne abbiamo notizia; pare che abbia portato la croce e poi se ne sia andato.

Come si vede, le concordanze sono la maggioranza, e il ricorso a testimonianze diverse ha permesso agli evangelisti di raccogliere nuovi dati per ogni versione di questi eventi. Infatti, l'iscrizione posta sulla croce ha un contenuto diverso secondo ciascuna delle quattro voci evangeliche.

Secondo Matteo si legge: "Questo è Gesù, il re dei Giudei". Marco, invece, riduce la frase: "Il re dei Giudei". Luca riporta qualcosa di simile: "Questo è il re dei Giudei". Giovanni, invece, riporta qualcosa di più lungo: "Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei", e nota che è stato scritto in ebraico, latino e greco, le tre lingue usate in Giudea a quel tempo.

Nel contesto della preparazione alla morte del Messia, il quarto evangelista è l'unico a dedicare un'attenzione particolare all'abbigliamento di Cristo. Qualunque cosa sia stata detta sulla presunta ricchezza della veste senza cuciture del Signore, la ricerca storica più seria indica che non si trattava necessariamente di un indumento costoso solo perché era senza cuciture. Un indumento del genere era comune nella Palestina di quel tempo.

L'agiografo pone l'accento su questo aspetto per sottolineare l'esatto adempimento del Sal 22,19 ("si dividono le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica"), dove la tunica non viene divisa, ma tirata a sorte, e per simboleggiare l'indivisibilità della Chiesa, poiché la tunica era l'indumento indossato direttamente sulla pelle, a strettissimo contatto con il Corpo di Cristo, che è la Chiesa.

Tutto è al suo posto. Questo era l'ambiente. Ma perché è successo tutto questo? E soprattutto, perché questi eventi hanno sorpreso così tante persone e continuano a sorprenderci oggi? È quasi incredibile che un uomo che guariva, predicava l'amore ai suoi nemici e viveva sobriamente abbia fatto una fine così violenta.

Il noto teologo luterano Rudolf Bultmann è dell'opinione che l'esecuzione di Cristo sia stata causata da un'errata interpretazione della sua opera come agitazione politica; cioè, attribuisce la condanna più ai Romani che ai Giudei. Forse Bultmann si è concentrato troppo sul racconto della passione e troppo poco sul resto del Vangelo, su tutti gli eventi che hanno portato la situazione di Gesù a quell'estremo.

Tuttavia, un'altra possibile spiegazione, che evita le dicotomie ebreo-romano, religioso-politico, bestemmia-crimine, è quella che vede la condanna come volontà positiva di Dio Padre nei confronti del Figlio dopo la caduta di Adamo.

A questo proposito, l'Antico Testamento ci offre più indizi interpretativi del Nuovo Testamento. Con il teologo Marius Reiser possiamo chiederci: "In effetti nessuno si aspettava che il Messia sarebbe finito su una croce". O è possibile che le rispettive allusioni nella Sacra Scrittura siano state ignorate fino a quel momento?

L'autoreGustavo Milano