Spagna

La nuova edizione Dare luce raccoglie i rapporti di Cremades e dell'Ombudsman spagnolo

La Chiesa lancia la seconda edizione del rapporto Dare luce, sull'abuso sessuale di minori nella Chiesa cattolica in Spagna, in cui integra le ultime ricerche condotte da altre istituzioni.

Maria José Atienza-21 dicembre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

La Chiesa spagnola ha presentato oggi il secondo volume Per dare luce. Questo "studio vivente" integra, in questo secondo numero, i risultati della revisione contabile effettuata dallo studio legale Cremades-Calvo Sotelo nonché i contributi e le raccomandazioni del rapporto del Mediatore spagnolo presentato nell'ottobre 2023. 

Il volume presentato oggi è suddiviso in cinque capitoli. Il primo capitolo affronta il contesto generale dell'abuso sessuale nella società da tre prospettive: storica, legale e attuale. Il secondo capitolo affronta la questione dell'abuso sessuale di minori all'interno della Chiesa cattolica e prende in esame la posizione della Chiesa sull'abuso sessuale di minori all'interno della Chiesa, innanzitutto con una panoramica storica dalle origini della Chiesa ai pontificati del XXI secolo, nonché le indagini svolte e le misure adottate in termini di protezione e prevenzione di questi casi. 

Il terzo capitolo raccoglie tutta la legislazione in vigore e i protocolli di intervento approvati nella Chiesa cattolica, sia dalla Santa Sede che dalla Conferenza episcopale spagnola.

Il quarto capitolo contiene il rapporto consolidato della Conferenza episcopale sulla realtà degli abusi sessuali nella Chiesa spagnola. Questo rapporto, che è la prima parte di "Dare luce", ha aumentato il suo contenuto dal suo lancio nell'aprile 2023, incorporando le testimonianze delle vittime offerte all'Ufficio per la protezione dei minori, dalla sua creazione fino al dicembre 2022. Si fa riferimento anche al lavoro di prevenzione e al materiale sviluppato dalle istituzioni religiose per tale prevenzione. Infine, il quinto capitolo presenta una selezione di osservazioni e raccomandazioni rivolte alla Chiesa cattolica dalle istituzioni che hanno studiato la situazione degli abusi sessuali.

Infine, il documento contiene tre allegati che riportano una sintesi di ciascuno dei casi di abuso registrati e i protocolli di azione e prevenzione di questo tipo di abuso in vigore in Spagna. 

La vittima, sempre al centro

"L'importante non è il numero delle vittime, ma ciascuna delle vittime". Questa frase, ripetuta in ognuna delle apparizioni che, in relazione agli abusi sessuali su minori commessi all'interno della Chiesa cattolica, è anche la chiave di lettura del nuovo volume di Para dar luz pubblicato la mattina del 21 dicembre dalla Conferenza episcopale spagnola. Infatti, la disparità nel numero di vittime accreditate presentate dalle diverse indagini condotte al riguardo dalla Chiesa stessa, dall'Ombudsman spagnolo, dallo studio legale Cremades-Calvo Sotelo e dal quotidiano El País è una delle caratteristiche più evidenti di questo studio. 

Questo numero di Per dare luce Le oltre 1.000 pagine del rapporto includono i dati ottenuti attraverso gli Uffici per la protezione dell'infanzia e la prevenzione degli abusi, nonché i contributi di tutti gli "altri studi condotti finora sull'abuso sessuale dei minori, sia nella Chiesa che nella società".

A questo proposito, la Chiesa cattolica si rammarica che la collaborazione fornita in questi rapporti non sia stata reciproca, non avendo ricevuto risposta alla richiesta al Mediatore di "ricevere le informazioni raccolte nel suo lavoro su questo tema per poter confrontare le testimonianze ricevute e poter offrire uno studio il più accurato possibile della realtà degli abusi sessuali commessi sui minori".

Il numero di vittime

Il rapporto della Chiesa sottolinea, infatti, che "la diversa metodologia impiegata in studi paralleli sul tema, come quello del quotidiano El PaísIl fatto che, ad oggi, non condividano le informazioni tra loro rende necessario non fornire dati aggregati sui casi. Il trasferimento dei dati raccolti dai vari rapporti rende molto probabile che ci siano casi che sono stati inclusi nello stesso rapporto due, tre o addirittura quattro volte".

Si riferisce anche al fatto che le debolezze investigative del giornale sono state recentemente messe in luce. El País a seguito di un falso caso, istituito "ad hoc" per verificare la gravità dello studio e che si è aggiunto al numero di vittime senza le necessarie verifiche. 

In questo senso, il rapporto realizzato dallo studio legale Cremades & Calvo Sotelo riporta un totale di 1.383 denunce, mentre il numero delle vittime è indeterminato. Una cifra che non è esatta, secondo il rapporto della Conferenza episcopale, che sottolinea come "il Rapporto-Audit compila fondamentalmente casi apparsi in studi precedenti, senza effettuare uno studio approfondito su di essi, e commette errori concettuali come quello di considerare come denunce diverse quelle presentate nelle diocesi e quelle del Dicastero che hanno origine in quelle precedenti".

Infatti, il rapporto dei vescovi rileva che "l'analisi della totalità dei gruppi analizzati ci porta ad affermare che il numero totale di denunce secondo la metodologia indicata ammonta a 1.302 denunce. Allo stesso tempo, il fatto di aggiungere le 305 denunce ricevute dal Dicastero per la Dottrina della Fede a quelle già comunicate dalle diocesi e dalle congregazioni, ci porta a pensare che molto probabilmente queste denunce sono duplicate perché, dal 2001, le denunce ricevute nelle diocesi e nelle congregazioni vengono comunicate al suddetto Dicastero. Per quanto riguarda il numero delle vittime, dalle denunce si può dedurre un minimo di 2.056 vittime".

Il Rapporto del Mediatore aveva raccolto 487 Vittime conosciute, attraverso 334 testimonianze dirette e 39 indirette, mentre i dati dello "studio" del giornale, il El PaísIl numero di vittime a giugno 2023 è di 1.014 casi, di cui 2.104 vittime. 

Casi registrati, comprovati, credibili o non comprovati

Per dare luce I casi registrati sono 806: 413 nelle Diocesi e nelle Province ecclesiastiche e di questi 112 si riferiscono a ordini e congregazioni religiose e a casi a loro attribuibili, anche se la diocesi è intervenuta e ha segnalato. Gli istituti religiosi rappresentano 369 casi, mentre la Prelatura della Santa Croce e l'Opus Dei registrano 13 casi. Sotto la voce "altre istituzioni specifiche della Chiesa" sono stati registrati dieci casi e solo uno negli Istituti secolari. 

Tuttavia, di questi casi registrati, la Chiesa ha potuto verificare la realtà solo in 205 casi.74 in Diocesi e Ispettorie ecclesiastiche; 118 casi di religiosi (eccetto la Congregazione Salesiana); 2 casi relativi all'Opus Dei e gli 11 casi registrati dalle altre istituzioni specifiche della Chiesa e dall'Istituto Secolare. 

Per quanto riguarda i casi non provati ma plausibili, il rapporto segnala una ventina di casi nelle diocesi e una cinquantina negli istituti religiosi.

Il numero di casi non provati è molto più alto, pari a 144 nel caso delle diocesi, 135 casi in istituti religiosi, 4 relativi all'Opus Dei e uno relativo a un istituto secolare. 

Attualmente ci sono 75 casi pendenti e 13 sono stati chiusi a causa della prescrizione o della morte dell'imputato.

Un "balletto" di cifre che "mette in evidenza la difficoltà di offrire un dato chiuso sia per quanto riguarda il numero delle vittime sia per quanto riguarda il numero dei colpevoli" e che non deve essere utilizzato, secondo i vescovi, per screditare le vittime ma per "utilizzare le informazioni offerte con la dovuta cautela, soprattutto quando si offrono cifre totali o percentuali globali, pensando soprattutto alla dignità morale delle vittime".

Un problema sociale 

L'abuso sessuale di minori non è un problema della Chiesa, ma della società e quindi della Chiesa. A questo proposito, va ricordato che, in Spagna, la percentuale più alta di abusi si verifica all'interno della famiglia; secondo i dati dell'Associazione ANAR, la percentuale di abusi commessi da sacerdoti è dello 0,7%. Le aggressioni compiute da familiari o amici superano il 7%. 

Questi dati confermano che la lotta contro gli abusi sui minori è più che necessaria in tutti gli ambiti sociali: famiglia, scuola, sport e, naturalmente, Chiesa. 

Zoom

Un presepe molto "sportivo

Un presepe disegnato da Myriam Lacerenza, di Roma, utilizzando una palla da baseball e dei guanti da baseball, è esposto nell'ambito della mostra "100 Presepi in Vaticano", che si può ammirare sotto il colonnato di Piazza San Pietro.

Maria José Atienza-21 dicembre 2023-Tempo di lettura: < 1 minuto
Vaticano

Il Papa deciderà i temi della prossima assemblea sinodale

Rapporti di Roma-21 dicembre 2023-Tempo di lettura: < 1 minuto
rapporti di roma88

Ora che si è conclusa la terza fase del Sinodo della sinodalità, è tempo di preparare i temi da discutere nell'Assemblea finale che si terrà a Roma nell'ottobre 2024. Questi temi, che saranno decisi dal Papa, riguardano quelli di competenza della Chiesa universale. Ad esempio: il rapporto tra le congregazioni religiose e i vescovi, la formazione dei sacerdoti, il significato del diaconato o se le donne possono essere diaconesse.

Una volta che il Papa avrà approvato i temi che desidera siano approfonditi, a gennaio saranno convocati esperti da tutto il mondo per studiare questi argomenti insieme ai dicasteri competenti.


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Vaticano

Il Papa chiede alla curia di "ascoltare, discernere e camminare".

Questa mattina, il Papa ha fatto gli auguri di Natale alla Curia romana e ha tenuto un discorso in cui, utilizzando come esempi la Vergine Maria, San Giovanni Battista e i Magi, si è concentrato sull'analisi dei verbi "ascoltare, discernere e camminare".

Loreto Rios-21 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Il Il Papa Questa mattina, nel corso di un'udienza nell'Aula delle Benedizioni del Palazzo Apostolico Vaticano, ha portato gli auguri di Natale ai cardinali e ai superiori della Curia romana.

Nella sua discorsoFrancesco ha detto che "il Mistero del Natale muove i nostri cuori allo stupore per un annuncio inatteso: Dio viene, Dio è qui, in mezzo a noi, e la sua luce ha fatto irruzione per sempre nelle tenebre del mondo". Abbiamo sempre bisogno di ascoltare e accogliere questo annuncio, soprattutto in un tempo ancora tristemente segnato dalla violenza della guerra, dai tremendi rischi a cui siamo esposti a causa dei cambiamenti climatici, dalla povertà, dalla sofferenza, dalla fame e da altre ferite che abitano la nostra storia.

Il Papa si è poi concentrato sull'analisi di tre verbi attraverso diversi personaggi del Vangelo: ascoltare, discernere e camminare.

Ascolta

Francesco ha fatto l'esempio dell'ascolto della Vergine Maria. "Ascoltare, infatti, è un verbo biblico che non si riferisce solo al sentire, ma implica la partecipazione del cuore e, quindi, della vita stessa. [...]. Ascoltare con il cuore è molto più che ascoltare un messaggio o scambiare informazioni; è un ascolto interiore capace di comprendere i desideri e i bisogni dell'altro, una relazione che ci invita a superare gli schemi e i pregiudizi in cui a volte inquadriamo la vita di chi ci circonda. L'ascolto è sempre l'inizio di un cammino. Il Signore chiede al suo popolo questo ascolto del cuore, una relazione con lui che è il Dio vivente.

Il Papa ha fatto un parallelo tra questo tipo di ascolto e quello che deve avvenire nella Curia romana: "Anche nella Curia è necessario imparare l'arte dell'ascolto. Prima dei doveri e delle attività quotidiane, ma soprattutto prima dei ruoli che ricopriamo, dobbiamo riscoprire il valore delle relazioni, e cercare di spogliarle dei formalismi, per animarle di spirito evangelico, innanzitutto ascoltandoci a vicenda".

Discernere

Come esempio di discernimento, Francesco ha citato San Giovanni Battista. "È importante per tutti noi il discernimento, quell'arte della vita spirituale che ci spoglia della pretesa di sapere già tutto, del rischio di pensare che basti applicare le regole, della tentazione di procedere, anche nella vita di curia, semplicemente ripetendo schemi, senza considerare che il Mistero di Dio ci supera sempre e che la vita delle persone e la realtà che ci circonda sono e restano sempre superiori alle idee e alle teorie".

Camminare

Infine, come esempio di "camminare", il Papa ha citato i Re Magi. "Ci ricordano l'importanza del camminare. La gioia del Vangelo, quando lo accogliamo veramente, scatena in noi il movimento della sequela, che provoca un vero esodo da noi stessi e ci mette in cammino verso l'incontro con il Signore e verso la pienezza della vita. [Quando Dio chiama, ci mette sempre in cammino, come ha fatto con Abramo, con Mosè, con i profeti e con tutti i discepoli del Signore".

Come nei casi precedenti, Francesco ha sottolineato come questo debba valere anche per la curia: "Anche nel servizio qui in curia è importante rimanere in cammino, non smettere di cercare e approfondire la verità, superando la tentazione di rimanere paralizzati e di 'labirintarsi' nei nostri recinti e nelle nostre paure. [...] Quando il servizio che svolgiamo rischia di appiattirsi, di "impantanarsi" nella rigidità o nella mediocrità, quando ci troviamo impigliati nelle reti della burocrazia e del "tirare a campare", ricordiamoci di guardare in alto, di ripartire da Dio, di lasciarci illuminare dalla sua Parola, di trovare sempre il coraggio di ricominciare".

"Rimaniamo sempre in cammino, con umiltà e ammirazione, per non cadere nella presunzione di essere soddisfatti e perché non si spenga in noi il desiderio di Dio. E grazie soprattutto per il lavoro svolto nel silenzio. Ascoltare, discernere, camminare", ha concluso il Papa.

Per saperne di più
Educazione

Il progetto educativo dei genitori

Per affrontare un processo educativo è indispensabile investire non solo mezzi finanziari, ma anche tempo, dedizione, sforzo ed entusiasmo, sempre accompagnati da tanto affetto.

Julio Iñiguez Estremiana-21 dicembre 2023-Tempo di lettura: 8 minuti

Il 19 ottobre (2023), in seguito alla tragica notizia della morte di un ragazzo in un OKdiario Mi sono imbattuto in un commento che mi ha colpito.

Lo trascrivo qui di seguito, così come è stato pubblicato:

"Il problema non sono i social network ...... ma una gioventù non educata, formatasi in una fase educativa carente, con cattivi insegnanti, senza disciplina, senza obiettivi da raggiungere ..... che arriva a 25 anni credendo che la vita sia una giungla e senza sapere come guadagnarsela con i propri sforzi.
Catechizzano tutto a giugno e i genitori li portano in spiaggia ...... a dormire di giorno e a bere, sniffare e fare sesso di notte ....... a settembre tornano a "scuola" a spese del sudore del lavoro dei nonni ...... Questo è un Paese di deficienti mentali.
Non sono nemmeno abbastanza bravi per andare all'estero a lavorare.... non sono ricercati da nessuna parte.... conoscono a malapena la grammatica spagnola..... o come si lavano i bicchieri.
Una minoranza educata in famiglie intelligenti e in scuole a pagamento termina gli studi e ottiene un lavoro da 3.000 euro al mese e un buon futuro, e in molti casi finisce per essere ben collocata all'estero.
Conosco innumerevoli bambini di età compresa tra i 5 e i 13 anni che vanno a letto, si alzano, si siedono a tavola con i genitori e hanno il cellulare in mano che legge nonsense..... poveri bambini tra qualche anno..... patate cotte da mangiare e olio di cocco..... così si sveglieranno con tutto ciò che non sono stati fatti svegliare dai loro genitori".

L'autore era Luis e in risposta c'è stato un altro commento di José, che ha detto:

"Non potrebbe essere spiegato meglio".

Mi associo al commento perché credo che siano in molti a pensarla allo stesso modo. Non mi considero abbastanza esperto di sociologia per giustificare o confutare la visione dell'attuale gioventù spagnola espressa da Luis - sostenuto da Pepe - con troppa crudezza e, sicuramente, con la sua migliore intenzione di aiutare a correggere ciò che deve essere migliorato nel campo dell'educazione di bambini, adolescenti e giovani. Tuttavia, ritengo necessario, nell'interesse della giustizia, chiarire il mio pensiero, che per alcuni aspetti è contrario a quello espresso da Luis:

In base alla mia esperienza di relazione e di lavoro con i giovani, posso affermare che anche i giovani di oggi possiedono, come generazione, molte virtù - responsabilità civica, impegno sociale e coinvolgimento nella lotta per l'uguaglianza, tra le altre - che devono essere rafforzate.

Per quanto riguarda il personale docente, la stragrande maggioranza dei professionisti che conosco e con cui ho avuto a che fare è altamente competente e svolge il proprio lavoro con dedizione e spirito di servizio esemplari; e spesso, ai nostri giorni, in condizioni avverse.

Progetto educativo dei genitori per l'educazione dei figli

Tuttavia, il commento di Luis fa da contrappunto alla necessità di un "Progetto educativo per i genitori per educare i loro figli" - d'ora in poi "Progetto educativo" - che propongo di sviluppare in questo articolo.

Per ottenere alla fine del processo educativo il tipo di bambino-alunno che desideriamo - giovani cresciuti con una buona educazione che li metta in grado di svolgere efficacemente le loro responsabilità - è essenziale investire non solo in mezzi finanziari, ma anche in tempo, dedizione, sforzo ed entusiasmo, sempre accompagnati da tanto amore.

Oggi conosciamo molti esempi di giovani di grande valore che, a giudicare dalle loro performance sulla scena pubblica, sono impegnati nel nobile compito di rendere il mondo un posto migliore e testimoniano di essere stati formati secondo un buon "Progetto educativo".

L'esempio di Ayaan Hirsi Ali

Ayaan Hirsi Ali è un attivista che ha denunciato, con grande successo in Occidente, il progetto totalitario che, a suo avviso, l'Islam comporta. Dopo aver rivendicato per anni l'ateismo come il modo migliore per difendere i valori dell'Illuminismo dagli eccessi delle religioni e delle politiche identitarie, ha recentemente annunciato pubblicamente la sua conversione al cristianesimo.

Egli evoca il famoso testo di Bertrand Russell "Perché non sono cristiano" per affermare che oggi le parole del filosofo sono state abbandonate e che solo il cristianesimo può garantire la conservazione dei valori occidentali.

Rifugiata negli Stati Uniti a causa delle minacce di morte ricevute per le sue critiche all'Islam, è ferma nella difesa della "civiltà occidentale", ritenendo che valori come la "libertà di coscienza e di espressione" possano trovare spazio solo attraverso la comprensione del fatto che essi emergono dal cristianesimo stesso e "dal dibattito all'interno delle comunità ebraiche e cristiane".

"Per me, questa libertà di coscienza e di espressione è forse il più grande beneficio della civiltà occidentale. Non è naturale per l'uomo. È il prodotto di secoli di dibattiti all'interno delle comunità ebraiche e cristiane. Sono stati questi dibattiti a far progredire la scienza e la ragione, a diminuire la crudeltà, a sopprimere la superstizione e a costruire istituzioni per ordinare e proteggere la vita, garantendo al contempo la libertà al maggior numero possibile di persone. A differenza dell'Islam, il cristianesimo ha superato la fase dogmatica. Divenne sempre più chiaro che gli insegnamenti di Cristo implicavano non solo un ruolo circoscritto per la religione come qualcosa di separato dalla politica. Implicavano anche compassione per il peccatore e umiltà per il credente", spiega Ayaan Hirsi Ali nel suo scritto. 

L'attivista afferma inoltre di non abbracciare la sua nuova fede solo per un senso di opposizione politica e militante alle "minacce globali"; al contrario, ha iniziato ad andare a messa la domenica e a immergersi nei misteri della fede.

L'educazione ricevuta da Ayaan Hirsi Ali l'ha aiutata ad amare la verità e a lottare con fermezza per i valori che ritiene giusti e inalienabili.

L'esempio di Vinicius

Vinicius Jr, giovane calciatore brasiliano che a 23 anni ha vinto molti titoli con il Real Madrid e ha raggiunto il sesto posto nella classifica per il Pallone d'Oro 2023. Inoltre, durante lo stesso gala del Pallone d'Oro sponsorizzato da France Football, ha ricevuto il Premio Socrates per il suo lavoro sociale fuori dal campo: "Sono molto felice di poter aiutare così tante persone in Brasile, nelle favelas, è molto speciale per me", ha detto ricevendo il premio.

L'iniziativa per la quale ha ricevuto il premio si basa su un'applicazione per telefoni cellulari, chiamata "Base", che mira a promuovere lo sviluppo educativo dei bambini di tutto il Brasile attraverso il calcio. Sulla nascita del "Vini Jr Institute", annunciata nell'estate del 2021 attraverso i social media, il giocatore madrileno ha dichiarato:   

"Voglio avere un impatto quando entro in campo e anche fuori dal campo, con le cose che faccio. Voglio avere un impatto a breve, medio e lungo termine in modo che, tra qualche anno, la gente possa dire che Vinicius è stato importante per lo sviluppo dei bambini, per l'istruzione e per avere meno analfabeti nel nostro Paese".

Vinicius Jr. ha indubbiamente ricevuto un'educazione che lo incoraggia a essere solidale con i bisogni dei poveri e degli svantaggiati.

Ci sono due domande che noi educatori, e soprattutto i genitori, possiamo porci:

1) Quale modello scegliamo per i nostri figli e alunni?

2) Quali mezzi dobbiamo mettere in atto per avere successo nella nostra impresa educativa?

Ovviamente, le risposte a queste due domande guidano il "Progetto educativo".

Tuttavia, è importante avere ben chiaro che "riuscire" nell'educazione dei bambini non è automatico, nemmeno con i mezzi giusti, poiché i risultati sono influenzati da un'ampia varietà di fattori che sfuggono al controllo di genitori e insegnanti; e tra questi, forse il più importante, la libertà di ogni bambino - di ogni alunno - che dobbiamo sempre rispettare.

Affronteremo il tema della libertà in un altro articolo nel dettaglio che merita, ma colgo l'occasione per spiegare che la vera libertà consiste nello scegliere il bene, anche se questo significa fare dei sacrifici: essere liberi non consiste nel fare ciò che si desidera in un dato momento, ma nel fare liberamente, perché lo voglio, ciò che devo fare in quel momento.

Le dimensioni del progetto educativo

Ebbene, oltre allo sviluppo fisico e corporeo, riteniamo che ci siano tre dimensioni che inquadrano un "Progetto educativo": quella religiosa, quella familiare-sociale e quella accademica, che sono in linea con le ripercussioni interne e/o esterne di ogni atto umano.

Non possiamo affrontare queste tre dimensioni in questo articolo - sarebbe troppo lungo - ma lo faremo nei prossimi articoli, specificando come si può lavorare su di esse.

Per il momento ci limiteremo a una breve spiegazione. 

Il primo, e a mio avviso il più importante, è quello religioso, poiché siamo creature di Dio: questo è un fatto fondamentale e decisivo che i bambini devono iniziare a conoscere e a vivere fin dalla prima infanzia. È Dio che ci dà la vita, contando sull'amore e sulla generosità dei genitori, che si impegneranno al massimo per crescere ed educare i propri figli, un dono meraviglioso ricevuto da Dio.

"La fede cristiana afferma che ciò che viene detto del primo uomo ["Dio prese polvere dal suolo e soffiò in lui l'alito della vita; e l'uomo divenne un essere vivente", Genesi] è applicabile a ogni essere umano. Ogni individuo ha un'origine biologica da un lato, ma dall'altro non è il semplice prodotto di geni esistenti, del DNA, ma viene direttamente da Dio. L'essere umano porta con sé il respiro di Dio (...) In lui c'è il respiro di Dio, non è una mera combinazione di materiali, ma un'idea personale di Dio" (God and the World: Believing and Living in Our Time. Conversazione con Peter Seewald)

È inoltre altamente raccomandato che i bambini imparino fin da piccoli a trattare Gesù e sua Madre, la Vergine Maria, che è anche la nostra Madre e che è sempre attenta ad aiutarci in tutti i nostri compiti e difficoltà. Non dimentichiamo che all'interno del processo educativo, i bambini devono imparare a chiedere aiuto a coloro di cui si fidano: mamma, papà, educatori, per fare ciò che non sanno fare e per consultare i loro dubbi e acquisire sicurezza nella vita.

L'educazione della dimensione familiare-sociale è uno dei pilastri di un corretto sviluppo infantile, fondamentale per il futuro dei bambini: comprendere concetti come rispetto, generosità, servizio, aiuto, tolleranza, laboriosità, pazienza o compagnia sono importanti quanto imparare le lingue, la matematica o il linguaggio. Ma nel caso dei valori, non basta conoscere e comprendere i concetti; ciò che è decisivo è viverli, metterli in pratica, il che è ciò che chiamiamo avere virtù - buone abitudini acquisite in un ambiente educativo di libertà.

Migliorare come persone consiste nello sviluppare le virtù: essere generosi, leali, laboriosi, sinceri, tolleranti, ecc. In questo modo, per ottenere una vita di successo "dobbiamo aver lasciato la nostra impronta, lasciando la terra un po' più bella e il mondo un po' migliore" [G. CHEVROT, El Evangelio al aire libre, Herder, Barcellona 1961, p. 169]; vale a dire, una famiglia più serena e unita dalla forza dei "valori familiari", qualcosa di progresso per la società, amici arricchiti dalla nostra amicizia...

Infine, per quanto riguarda la dimensione accademica, tutti comprendiamo l'importanza di un'eccellente preparazione nella conoscenza delle scienze, della storia, della filosofia, ecc. con due obiettivi fondamentali: approfondire la conoscenza del mondo e della natura, che ci aiuta a conoscere la verità, e acquisire le competenze adeguate per un buon sviluppo nella futura professione. Questa conoscenza è ciò che permetterà ai nostri figli e alunni di restituire alla società parte di ciò che hanno ricevuto da essa.  

Un terzo esempio: Carlo Acutis. Questo giovane, beatificato il 10 ottobre 2020 ad Assisi, che la Chiesa propone come modello di santità per i giovani e gli adolescenti del nostro secolo, che trovano soddisfazione non nell'effimero, ma nei valori perenni che Gesù suggerisce nel Vangelo, è un esempio attuale che riassume le tre dimensioni dell'educazione di cui ci siamo occupati.

Carlo era un ragazzo normale, semplice, simpatico, giocava a calcio, amava la natura e gli animali e aveva molti amici. Era anche attratto dai social media e dal computer, scienza per la quale aveva sviluppato un talento speciale, tanto da essere considerato un genio dagli adulti che lo conoscevano.

Progettazione del sito web http://www.miracolieucaristici.org -Una mostra virtuale che spiega tutti i miracoli eucaristici avvenuti nel mondo e che vi consiglio di visitare. Papa Francesco ha sottolineato che ha usato le sue conoscenze anche per trasmettere il Vangelo e per comunicare valori e bellezza.

Ha mantenuto vivo il suo rapporto con Dio anche attraverso l'amore per l'Eucaristia, che lui stesso definiva "la mia autostrada per il Paradiso", ed era molto devoto alla Vergine Maria. "Essere originali e non fotocopie" era il suo motto. La sua fede e la sua preghiera lo portarono ad affidarsi al Signore. È con questo spirito che ha vissuto con serenità la malattia che lo ha portato alla morte alla giovane età di 15 anni.

Conclusioni

È fondamentale avere un "Progetto educativo" per far sì che i nostri figli e alunni crescano e vengano educati secondo il modello che abbiamo scelto per loro, affinché siano giovani e adulti che restituiscano alla società parte di ciò che hanno ricevuto da essa.

Oltre allo sviluppo fisico e corporeo, ci sono tre dimensioni che fanno da cornice a ogni "Progetto educativo": religiosa, familiare-sociale e accademica, che sono in linea con le ripercussioni interne e/o esterne di ogni atto umano.

Per l'efficacia del progetto educativo, è importante sfruttare i primi anni di vita del bambino - da prima della nascita all'inizio dell'adolescenza - quando si svolge la maggior parte dei periodi sensibili dell'educazione di una persona, quando tutto viene assimilato meglio e con il minimo sforzo. 

Lettura consigliata: "Educar hoy". Autore: Fernando Corominas, Collezione: "Hacer familia".

L'autoreJulio Iñiguez Estremiana

Fisico. Insegnante di matematica, fisica e religione a livello di baccalaureato.

Cultura

Non tutti i Papi riposano a San Pietro

La decisione recentemente annunciata da Papa Francesco di volere la propria tomba all'interno della Basilica di Santa Maria Maggiore non è originale. Ci sono diversi papi le cui spoglie riposano fuori dalla basilica vaticana.

Antonino Piccione-21 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

In una recente intervista al canale televisivo messicano N+, Francesco ha annunciato che sta preparando la sua tomba nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

Un annuncio sorprendente, ma niente di straordinario: dal 1914 tutti i Papi sono stati sepolti nelle grotte vaticane (anche se alcuni di loro - dopo la canonizzazione - sono stati poi spostati all'interno della Basilica Vaticana. Gli ultimi in ordine di tempo: San Pio X, San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II.

Francisco e Santa María la Mayor

Il motivo di questa scelta va ricercato nel legame speciale di Francesco con la Basilica di Santa Maria Maggiore, già prima di diventare Papa.

È sempre lì che Sant'Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, l'ordine religioso da cui proviene Bergoglio, celebrò la sua prima messa nel Natale del 1538.

Francesco si è recato nella stessa chiesa la mattina dopo la notte del Conclave, il 14 marzo 2013, per dedicare il suo pontificato a Maria. Vi torna prima e dopo ogni viaggio all'estero, per pregare davanti all'icona della Vergine "...".Salus populi romanai", salvezza del popolo romano, e si è rivolto a lei più volte, ad esempio durante la pandemia. 

L'8 dicembre 2023, come ogni anno, il Papa si è recato nella basilica mariana, prima di rendere il tradizionale omaggio all'Immacolata Concezione in Piazza di Spagna, deponendo una rosa d'oro davanti all'icona della Vergine Maria. 

La decisione di Papa Francesco di essere sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore, pur essendo insolita, costituisce comunque un precedente.

Va detto che Bergoglio è, di fatto, il primo pontefice in più di 120 anni a scegliere di essere sepolto fuori da San Pietro. L'ultimo fu Leone XIII, sepolto in San Giovanni in Laterano, la cattedrale del Vescovo di Roma, nel 1903. 

Da quando i Papi sono sepolti in San Pietro? 

La tradizione di seppellire i Papi nella Basilica di San Pietro risale al IV secolo.

Tuttavia, nel corso dei secoli, alcuni pontefici hanno scelto di essere sepolti altrove per diverse ragioni: scelte personali o per motivi religiosi, sentimentali o politici.

In alcune circostanze, tuttavia, la sepoltura fuori dal Vaticano è stata imposta per ragioni storiche o politiche. Ad esempio, Papa Gregorio XII, morto nel 1415, fu sepolto nella cattedrale di San Flaviano a Recanati, sua città natale.

Papa Pio IX, invece, morto nel 1878, fu sepolto nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura a Roma, perché era particolarmente legato a quel luogo. 

I papi fuori da San Pietro

Fuori da San Pietro si trovano anche Pio IX (1878, San Lorenzo fuori le Mura), Urbano V (1370, Abbazia di San Vittore, Marsiglia), Clemente VII (1534, Santa Maria sopra Minerva, Roma), Damaso II (1048, San Lorenzo fuori le Mura), Ilario (468, San Lorenzo fuori le Mura), Sisto III (440, San Lorenzo fuori le Mura), Zosimo (418, San Lorenzo fuori le Mura). 

In questi ultimi due secoli, questa è la situazione delle sepolture, in ordine cronologico: San Pio X, San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II in San Pietro. Leone XIII (1878-1903), sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano, la stessa che ospita le spoglie di 22 papi.

Anche il predecessore di Leone XIII, il Beato Pio IX (1846-1878), è sepolto fuori dal Vaticano: la sua tomba si trova nella Basilica di San Lorenzo, fuori dalle mura. 

La Basilica di San Pietro (comprese le Grotte Vaticane) ospita le tombe di circa novanta papi, mentre nella Basilica di San Paolo fuori le Mura (dove si possono ammirare nella navata principale i ritratti che rappresentano tutti i papi che sono succeduti a San Pietro), sono sepolti solo due papi: San Felice III (483-492), che vi aveva una tomba di famiglia, e Giovanni XIII (965-972) che l'ha espressamente richiesta nel suo testamento. 

Clemente XIV (1769-1774) è sepolto nella Basilica dei Santi XII Apostoli, mentre Benedetto XIII (1724-1730) è sepolto nella Basilica di Santa Maria sobra Minerva. 

 Nella Basilica di Santa Maria Maggiore, Papa Francesco incontrerà cinque dei suoi predecessori: Pio V (1566-1572), Sisto V (1585-1590), Clemente XIII (1758-1769), Paolo V (1605-1621) e Clemente IX (1667-1669).

L'autoreAntonino Piccione

Cultura

Mary Keller, la suora che ha rivoluzionato l'informatica

Mary Kenneth Keller è stata la prima donna dottore in informatica negli Stati Uniti, un traguardo raggiunto indossando l'abito della sua congregazione religiosa.

Paloma López Campos-21 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Mary Kenneth Keller è nata il 17 dicembre 1913 o 1914 a Cleveland, negli Stati Uniti. All'inizio degli anni '30, ha fatto domanda per entrare a far parte dell'associazione Congregazione delle Suore della Carità della Beata Vergine Maria, un istituto fondato da una suora irlandese appena cento anni prima. Infine, nel 1940, fece la professione solenne.

Senza appendere il saio al chiodo, suor Mary Keller si laureò in matematica. Questo la rese una pioniera in un mondo piuttosto chiuso alle donne e dove la presenza di una suora era una sorpresa. Non contenta, proseguì gli studi per conseguire un master in matematica e fisica che l'avrebbe preparata al suo prossimo traguardo accademico.

Secondo alcune fonti, nel 1958 entrò a far parte di un laboratorio in cui erano ammessi solo membri maschi. Insieme ai suoi colleghi, sviluppò il linguaggio di programmazione "BASIC", base di alcuni dei linguaggi utilizzati oggi. Altre fonti, tuttavia, ritengono che ciò sia falso. Ciò che è stato dimostrato è che è stato coinvolto in alcuni progetti del Dartmouth College.

Dr. Mary Kenneth Keller

Comunque sia, nel 1965 presentò la tesi "Inductive Inference of Computer Generated Patterns". In quell'occasione divenne la prima dottoranda in informatica degli Stati Uniti. Lo stesso giorno, il 7 giugno, anche Irving Tang difese la sua tesi di dottorato, un fatto che fu ignorato per anni, motivo per cui molti pensano ancora che la Keller sia stata la prima persona a conseguire un dottorato in informatica negli Stati Uniti, senza menzionare il suo sesso.

Completata la tesi, ha iniziato a lavorare alla Clark University, un centro fondato dalla sua congregazione. Lì ha aperto il dipartimento di informatica e lo ha diretto per vent'anni.

Nel corso della sua vita, Mary Kenneth Keller ha promosso l'accesso delle donne ai computer e ha affermato che c'era ancora molto da scoprire sul potenziale dei computer. Ha contribuito a creare partenariati per portare l'informatica nell'ambito dell'istruzione e ha persino parlato di una intelligenza artificiale per il futuro. Dopo una vita dedicata all'università e alla sua congregazione, morì nel 1985.

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Vangelo

La promessa di Dio si compie. Quarta domenica di Avvento (B)

Joseph Evans commenta le letture della quarta domenica di Avvento (B) e Luis Herrera tiene una breve omelia video.

Giuseppe Evans-21 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Quasi alle soglie della nascita di Cristo, la Chiesa ci riporta indietro di nove mesi al momento dell'Incarnazione, quel giorno a Nazareth in cui la Beata Vergine Maria concepì nel suo grembo il Dio fatto uomo. E nella prima lettura di oggi, la Chiesa ci riporta ancora più indietro, più di novecento anni prima di questo evento, a quel momento in cui Dio, attraverso il profeta Natan, promise a Davide una dinastia eterna della sua stirpe: "La tua casa e il tuo regno resteranno sempre saldi davanti a me, il tuo trono durerà per sempre".

La promessa si è realizzata quando Maria ha concepito, e tra poche ore il figlio della stirpe di Davide, il figlio di Maria, Gesù Cristo, nascerà di nuovo attraverso la liturgia della Chiesa. Come Dio disse a Davide: "Susciterò la tua discendenza dopo di te. Stabilirò il suo regno per colui che uscirà dal tuo grembo. Egli costruirà una casa per il mio nome e io stabilirò il trono della sua regalità per sempre.. Questo è Gesù, il bambino che nascerà a Betlemme, la città di Davide. E questo bambino è stato annunciato dall'angelo Gabriele, inviato da Dio a Maria: "Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre; egli regnerà sulla casa di Giacobbe per sempre e il suo regno non avrà fine".. La promessa di Dio a Davide, fatta tanti secoli prima, si realizza ora nel concepimento e nella nascita di Gesù.

Ecco perché la Chiesa ci incoraggia oggi, con le sue letture, a confidare in Dio, che mantiene sempre le sue promesse. Possono richiedere tempo per essere realizzate, ma possono essere mantenute. "in segreto per secoli eterni".come dice San Paolo nella seconda lettura, ma alla fine possiamo cantare insieme al salmo di oggi: "Canterò per sempre le misericordie del Signore, proclamerò la tua fedeltà per tutti i secoli. Perché hai detto: "La misericordia è un edificio eterno", hai stabilito la tua fedeltà più dei cieli"..

Affinché questa promessa si realizzasse, la storia dovette prendere molte pieghe. La ripetuta infedeltà di Israele portò a grandi sofferenze, al crollo del regno e all'esilio e all'umiliazione della nazione. Ma mentre Israele era infedele, Dio era fedele alla sua parola. Dio non ci salva per la nostra fedeltà. Piuttosto, ci salva dalla nostra infedeltà. Mentre celebriamo il Natale quest'anno, con tanta sofferenza nel nostro mondo come risultato del peccato umano, faremmo bene a ricordare questa verità.

Omelia sulle letture della quarta domenica di Avvento (B)

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliaUna breve riflessione di un minuto per queste letture domenicali.

Risorse

Liturgia e benedizioni di coppie dello stesso sesso

L'autore, professore di Teologia sacramentaria presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce, riflette sulla recente Dichiarazione sulla Teologia sacramentaria della Santa Croce. Fiducia supplicans e sottolinea la necessaria esclusione delle benedizioni non liturgiche dai sacramentali per evitare confusione.

Rafael Díaz Dorronsoro-20 dicembre 2023-Tempo di lettura: 6 minuti

Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha appena pubblicato la Dichiarazione Fiducia supplicans "sul significato pastorale delle benedizioni", approvato dal Sommo Pontefice Francesco. L'obiettivo del documento è quello di rispondere alle domande "sulla possibilità di benedire le coppie dello stesso sesso e sulla possibilità di offrire nuovi chiarimenti, alla luce dell'atteggiamento paterno e pastorale di Papa Francesco, sul significato delle benedizioni". Responsum ad dubium formulata dall'allora Congregazione per la Dottrina della Fede e pubblicata il 22 febbraio 2021" (Presentazione).

In questo Responsum si afferma che non è lecito impartire una benedizione liturgica alle unioni che prevedono pratiche sessuali al di fuori del matrimonio, pur sottolineando che "la presenza in tali rapporti di elementi positivi, che di per sé sono da apprezzare e valorizzare, non è tuttavia in grado di giustificarli e di renderli oggetto lecito di una benedizione ecclesiale, perché tali elementi sono al servizio di un'unione non ordinata al disegno di Dio".

In quanto Dichiarazione, il documento riafferma la dottrina della fede cattolica insegnata dal Magistero precedente. Pertanto, si afferma che "la presente Dichiarazione rimane ferma nell'insegnamento tradizionale della Chiesa sul matrimonio, non consentendo alcun tipo di rito liturgico o di benedizione simile a un rito liturgico che possa causare confusione" (Presentazione).

Dopo aver presentato brevemente il significato della benedizione del sacramento del matrimonio (nn. 4-5), il documento riflette sul significato delle varie benedizioni, tutte appartenenti al genere sacramentale (nn. 9-13). La cosa più significativa è la distinzione tra benedizioni liturgiche o rituali e benedizioni non liturgiche o non rituali.

La Presentazione sottolinea che, identificando questa seconda specie di benedizione, il documento offre "un contributo specifico e innovativo al significato pastorale delle benedizioni, che permette di ampliare e arricchire la comprensione classica delle benedizioni strettamente legata alla prospettiva liturgica. Tale riflessione teologica, basata sulla visione pastorale di Papa Francesco, implica un vero e proprio sviluppo di ciò che è stato detto sulle benedizioni nel Magistero e nei testi ufficiali della Chiesa". 

Proprio in accordo con la natura delle benedizioni non liturgiche, la Dichiarazione autorizza la benedizione da parte di un sacerdote ordinato a coppie in situazioni irregolari e a coppie dello stesso sesso in rapporti sessuali. Questa apertura non è considerata in contraddizione con l'insegnamento del magistero precedente, che non considerava tali benedizioni. E la Dichiarazione ribadisce che i riti di benedizione richiedono "che ciò che viene benedetto sia conforme alla volontà di Dio manifestata negli insegnamenti della Chiesa" (n. 9). Poiché "la Chiesa ha sempre considerato moralmente leciti solo i rapporti sessuali all'interno del matrimonio, non ha il potere di conferire la sua benedizione liturgica quando questa potrebbe in qualche modo offrire una forma di legittimità morale a un'unione che si presume essere un matrimonio o a una pratica sessuale extraconiugale" (n. 11).

Benedizioni non liturgiche

Qual è la natura delle benedizioni non liturgiche che possono essere impartite alle coppie in situazione irregolare e alle coppie dello stesso sesso? Dopo aver delineato la natura delle benedizioni nella Sacra Scrittura (nn. 14-15), concludiamo con una comprensione teologico-pastorale generale che accoglie le benedizioni non rituali. Si tratta di benedizioni che le persone chiedono spontaneamente al sacerdote e che sono valorizzate, dal punto di vista della pastorale popolare, "come atti di devozione che "trovano il loro giusto posto al di fuori della celebrazione dell'Eucaristia e degli altri sacramenti [...]. Il linguaggio, il ritmo, lo sviluppo e gli accenti teologici della pietà popolare differiscono da quelli delle azioni liturgiche". Per lo stesso motivo, "è necessario evitare di aggiungere modalità proprie del celebrazione liturgica agli esercizi di pietà, che devono conservare il loro stile, la loro semplicità e il loro linguaggio caratteristico" (Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Direttorio sulla pietà popolare e la liturgia. Principi e linee guidaLibreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2002, n. 13)" (n. 24).

Come tutte le benedizioni, anche questa ha una dimensione ascendente perché "quando si prende coscienza dei doni e dell'amore incondizionato del Signore, anche nelle situazioni di peccato, soprattutto quando si ascolta una preghiera, il cuore credente eleva a Dio la sua lode e la sua benedizione" (n. 29).

E insieme alla dimensione ascendente c'è quella discendente, perché la sua richiesta mostra che egli è "bisognoso dell'azione salvifica di Dio nella sua storia" e che riconosce la Chiesa "come sacramento della salvezza che Dio offre" (n. 20). Quando "si chiede una benedizione, si esprime una richiesta di aiuto a Dio, una supplica per una vita migliore, una fiducia in un Padre che può aiutarci a vivere meglio" (n. 21, citando Francesco), Le risposte del Santo Padre ai Dubia proposti da due cardinaliad dubium 2, e).

Per queste forme di benedizione, prosegue la Dichiarazione, non è sempre necessario prevedere procedure o riti ufficiali (cfr. n. 30). La prudenza e la saggezza pastorale possono suggerire che, evitando gravi forme di scandalo o di confusione tra i fedeli, il ministro ordinato si unisca alla preghiera di quelle persone che, pur trovandosi in un'unione che non può in alcun modo essere paragonata al matrimonio, desiderano affidarsi al Signore e alla sua misericordia, invocare il suo aiuto, lasciarsi guidare verso una maggiore comprensione del suo disegno di amore e di vita" (n. 30).

Possiamo concludere che le benedizioni non rituali, secondo la Dichiarazione, non sono considerate propriamente liturgiche, ma una preghiera personale dei fedeli a cui il sacerdote si unisce su richiesta dei fedeli stessi per intercedere come ministro ordinato della Chiesa presso Dio. Preghiera volta a ottenere la grazia di Dio per vivere secondo la sua volontà con l'efficacia propria dei sacramentali (cfr. n. 32).

Richiesta di assistenza, non in piedi

Dopo aver delineato la natura delle benedizioni non liturgiche, si affronta la possibilità che le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso ricevano una benedizione non rituale.

La risposta è affermativa e, in continuità con l'esposizione dottrinale presentata, si afferma che in "questi casi viene impartita una benedizione che non solo ha un valore ascendente, ma è anche l'invocazione di una benedizione discendente da parte di Dio stesso su coloro che, riconoscendosi indifesi e bisognosi del suo aiuto, non rivendicano la legittimità del proprio statoPiuttosto, pregano affinché tutto ciò che è vero, buono e umanamente valido nella loro vita e nelle loro relazioni possa essere investito, santificato ed elevato dalla presenza dello Spirito Santo. Queste forme di benedizione esprimono una supplica a Dio affinché conceda quegli aiuti che provengono dai suggerimenti del suo Spirito - ciò che la teologia classica chiama "grazie effettive" - in modo che le relazioni umane possano maturare e crescere nella fedeltà al messaggio evangelico, essere liberate dalle loro imperfezioni e fragilità, ed esprimersi nella dimensione sempre più grande dell'amore divino" (n. 31).

Allo stesso tempo, si insiste sul fatto che la sua "forma non deve essere fissata ritualmente dalle autorità ecclesiastiche, per non creare confusione con la benedizione propria del sacramento del matrimonio" (n. 31).

E si precisa inoltre che "per evitare qualsiasi forma di confusione o scandalo, quando la preghiera di benedizione viene richiesta da una coppia in situazione irregolare, anche se viene conferita al di fuori dei riti previsti dai libri liturgici, questa benedizione non deve mai essere eseguita contemporaneamente ai riti civili dell'unione, né in connessione con essi. Nemmeno con i paramenti, i gesti o le parole proprie del matrimonio" (n. 39).

Il sacerdote, chiamato spontaneamente dagli sposi a benedirli, non può pretendere "di sancire o legittimare alcunché" (n. 36). E nella "breve preghiera che può precedere questa benedizione spontanea, il ministro ordinato potrebbe chiedere per loro pace, salute, spirito di pazienza, dialogo e aiuto reciproco, ma anche la luce e la forza di Dio per poter compiere pienamente la sua volontà" (n. 38).

Possiamo concludere che autorizzando la benedizione di coppie in una situazione non conforme agli insegnamenti di Gesù Cristo e della Chiesa, il Dicastero per la Dottrina della Fede non legittima la situazione di queste persone, ma autorizza il sacerdote ordinato a unirsi alla preghiera di questi fedeli per implorare la grazia di Dio e vivere secondo il progetto di Dio.

Riflessione sulle benedizioni come sacramentali

Infine, si potrebbe sottolineare che l'esposizione teologico-pastorale della Dichiarazione, considerando sacramentali sia le benedizioni liturgiche che quelle non liturgiche (intese come sacramentali La Dichiarazione non intende sostituirsi all'insegnamento del Catechismo della Chiesa Cattolica, tra i numeri 1667 e 1676), che potrebbe portare a un tipo di confusione che la Dichiarazione vuole certamente evitare: che la benedizione non liturgica sia percepita come una legittimazione dell'unione irregolare.

La Dichiarazione sottolinea che le benedizioni rituali sono liturgiche, mentre quelle non rituali sono considerate come atti di devozione che esprimono una supplica a Dio. Questa distinzione porta alla conclusione che le benedizioni non rituali sono oggettivamente diverse dalla liturgia (cfr. il testo della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Direttorio sulla pietà popolare e la liturgia. Principi e linee guida(Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2002, citato al n. 13 della Dichiarazione), e per giustificare la distinzione specifica tra i due tipi di benedizioni.

Tuttavia, la dottrina della Chiesa insegna che i sacramentali sono celebrazioni liturgiche. Questa dottrina è ripresa dal Catechismo della Chiesa Cattolica quando tratta dei sacramentali nel capitolo intitolato "Altre celebrazioni liturgiche" del Mistero cristiano diverse dai sacramenti.

Ma se accettiamo che entrambe le specie di benedizioni sono liturgiche, questo indebolisce la ragione per stabilire la differenza specifica tra di esse, che sembra ridursi alla forma di celebrazione: rituale o non rituale. Sembra difficile, quindi, trovare una ragione per cui non si possano "aggiungere modi propri al celebrazione liturgica"alle benedizioni non liturgiche. Ciò permetterebbe di concludere che la ritualizzazione di queste benedizioni non violerebbe la loro natura propria, giustificando la benedizione liturgica alle unioni irregolari. In questo modo la benedizione non liturgica potrebbe essere percepita come un modo per legittimare le unioni irregolari.

Per evitare questo pericolo, mi sembra che le benedizioni non liturgiche dovrebbero essere escluse dai sacramentali. Questo permetterebbe di sostenere che tali benedizioni non sono veramente liturgiche, come sostiene il documento, perché il sacerdote si unirebbe alla preghiera della coppia in modo personale e non ministeriale. Ciò contribuirebbe anche a ridurre il pericolo di una loro ritualizzazione.

L'autoreRafael Díaz Dorronsoro

Professore di Teologia sacramentaria, Pontificia Università della Santa Croce (Roma)

Vaticano

Papa Francesco: Impariamo dal presepe, che è "il Vangelo vivente".

Nell'udienza di oggi, l'ultima prima di Natale, il Papa ha invitato dall'Aula Paolo VI "a prepararsi a ricevere Gesù Bambino con gioia e semplicità di cuore, attraverso la preghiera, la partecipazione ai sacramenti e le opere di carità", e a imparare come famiglia dal presepe, "scuola di sobrietà e di gioia", "un Vangelo vivo, un Vangelo domestico".

Francisco Otamendi-20 dicembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

"Sono passati 800 anni dal presepe vivente che San Francesco d'Assisi realizzò a Greccio, in Italia. Il suo intento era quello di rappresentare la scena della nascita di Gesù, rivivendo così attraverso i sensi la semplicità evangelica, la povertà e l'umiltà della Sacra Famiglia nella grotta di Betlemme. Ed è qui che è nato il presepe vivente", ha esordito l'autore. Pubblico Papa Francesco nell'Aula Paolo VI.

In questi giorni vicini alle festività natalizie, ha proseguito la sua meditazione, "possiamo correre il rischio di trascurare l'essenziale, attratti dalle tante offerte del consumismo e del benessere mondano. In questo contesto, i personaggi di Betlemme ci mostrano come celebrare veramente il Natale, con sobrietà e gioia evangelica".

Il presepe e il vero Natale

"Contempliamo il presepe, in famigliaCi aiuta a concentrarci su ciò che è più importante nella nostra vita, il nostro rapporto con Dio, con gli altri e con il creato. 

Coltiviamo nei nostri ambienti un clima di armonia, di gioia e di pace", ha incoraggiato il Santo Padre alla vigilia del Natale, in cui ha incentrato la sua meditazione sul tema: "... il mondo è un luogo di armonia, di gioia e di pace".Il presepe di Greccioscuola di sobrietà e di gioia" (Lc 2,10-12 ).

Francesco, ha precisato il Pontefice riferendosi al santo di Assisi, non vuole creare una preziosa opera d'arte, ma suscitare, attraverso il presepe, "lo stupore per l'estrema umiltà del Signore, per le privazioni che ha sofferto, per amore nostro, nella povera grotta di Betlemme". Infatti, nota il biografo del Santo di Assisi: "In questa scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è diventato, per così dire, una nuova Belén".

Ecco la prima caratteristica, ha sottolineato ancora il Papa. "Il Natale è diventato per tanti un'occasione per farsi regali a vicenda. Il Signore stesso ci ha messo in guardia da questo, dicendo che la tentazione più insidiosa per la fede è la 'dissipazione del cuore' (cfr. Lc 21,34), la frenesia del benessere mondano che anestetizza l'anima".

Tornare a ciò che conta 

E il presepe nasce per "riportarci a ciò che è veramente importante", ha aggiunto il Papa, "a Dio, che viene ad abitare in mezzo a noi, ma anche alle altre relazioni essenziali, come la famiglia, presente in Gesù, Giuseppe e Maria, e le persone care, rappresentate dai pastori".

A questo proposito, Francesco ha voluto sottolineare: "Le persone prima delle cose, le persone come sono: notiamo che i personaggi del presepe sono semplici, poveri; e sono in armonia con il creato: nel presepe, il paesaggio occupa lo spazio maggiore e non mancano mai il bue e l'asino! È bello, allora, stare davanti al presepe per riordinare la vita tornando all'essenziale. È come entrare in un'oasi per allontanarsi dalla frenesia della vita quotidiana, per trovare pace nella preghiera e nel silenzio, nella tenerezza incontaminata.

"Penso ai bambini e ai ragazzi, che corrono il rischio di fare indigestione di immagini virtuali e violente: nel presepe possono riscoprire la genuinità e la creatività. Com'è bello che stiano lì insieme ai nonni, facendosi del bene a vicenda", ha esclamato nelle sue parole. 

Il Presepe, un Vangelo domestico

Ma il presepe di Greccio non parla solo di sobrietà, ma anche di gioia. Ma da dove viene questa straordinaria gioia natalizia, si è chiesto. "Non certo dall'aver portato i regali a casa o dall'aver vissuto feste sontuose. No, era la gioia che trabocca dal cuore quando si tocca con mano la vicinanza di Gesù, la tenerezza di Dio che non lascia soli, ma consola". 

Questa è l'esperienza del presepe, ha sottolineato. "Percepire la vicinanza di Dio in modo concreto. Rappresenta la realtà così com'è: c'è la vita quotidiana, con i pastori e gli altri mestieri; c'è il male, rappresentato dal castello di Erode; c'è, infine, la bellezza e la miseria del mondo. Ma tutto è abitato dalla Novità: Dio è in mezzo a noi e abbraccia la nostra esistenza".

Per riassumere il suo messaggio, il Papa ha detto che "il presepe è come un piccolo pozzo da cui attingere la vicinanza di Dio, una fonte di speranza e di gioia. È come un Vangelo vivo, un Vangelo domestico. Come il pozzo nella Bibbia, è il luogo dell'incontro, dove portiamo Gesù, come fecero i pastori di Belén e la gente di Greccio, le attese e le preoccupazioni della vita. Se, davanti al presepe, affidiamo a Gesù tutto ciò che ci è caro, anche noi sperimenteremo "una grande gioia", per citare San Matteo al capitolo 2.

Cina, popoli in guerra

Concludendo, il Papa ha rivolto il suo pensiero alle vittime e ai feriti causati "dal devastante terremoto che ha colpito lunedì scorso la provincia cinese del Gansu. Sono vicino con affetto e preghiera alle persone che stanno soffrendo.

Ha anche chiesto di non dimenticare "i popoli che soffrono a causa del male di la guerraLe guerre sono sempre una sconfitta, non dimentichiamolo, vincono solo i produttori di armi". Il Santo Padre ha chiesto di concentrare l'attenzione "sulla Palestina, su Israele, sulla martoriata Ucraina, che soffre tanto". L'ambasciatore è qui. Pensiamo ai bambini in guerra. Andiamo al presepe e chiediamo a Gesù la pace. Lui è il Principe della pace.

Come di consueto, ha salutato in modo particolare gli anziani, i malati, gli sposi e i giovani, prima di recitare il Padre Nostro e impartire la Benedizione.

L'autoreFrancisco Otamendi

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Benedizioni liturgiche e preghiere di benedizione

La morale non solo aiuta a discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ma anche a facilitare il percorso, a volte tortuoso, per uscire dall'errore e poter compiere la volontà di Dio con rinnovato entusiasmo.

20 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

In piena sintonia con la carità pastorale incarnata dal pontificato di Papa Francesco, il Dicastero per la Dottrina della Fede ha appena pubblicato una dichiarazione dal titolo Fiducia Supplicans, approvato dal Papa stesso, che dà il via libera ai pastori per benedire le coppie che vivono in situazioni irregolari (unioni civili canoniche non sposate, coppie di fatto, dello stesso sesso, divorziati e risposati, ecc.) 

Il documento conferma inequivocabilmente la dottrina tradizionale del matrimonio canonico e chiarisce in tutto il documento la dottrina morale della Chiesa cattolica che considera i rapporti sessuali al di fuori dell'intimità coniugale contrari alla legge divina. 

Ciò che la Dichiarazione fa, tuttavia, è ampliare il concetto liturgico-teologico di benedizione. A tal fine, distingue la benedizione liturgica, che, al suo livello, attualizza il mistero pasquale di Cristo, dalla benedizione non liturgica, che potrebbe essere chiamata "preghiera di benedizione", che si inserisce nel quadro della preghiera cristiana, come espressione dell'accoglienza e dell'accompagnamento della Chiesa verso tutti gli uomini, che implora la grazia dello Spirito Santo che, attraverso Cristo, discende dal Padre.

Con questo ampliamento del significato delle benedizioni (altrimenti presenti nel Catechismo, 2626), la Dichiarazione guarda alla Chiesa come a una Madre misericordiosa, che accoglie incondizionatamente i figli che, con cuore umile, si rivolgono a lei per chiedere aiuto spirituale.

Così come una madre abbraccia sempre un figlio indipendentemente dal comportamento, dalla situazione o dalle circostanze, anche la Chiesa Madre accoglie, ama e prega, a imitazione della Vergine Maria, per ogni persona che viene all'"ospedale da campo" in cerca di protezione. 

La missione della Chiesa è quella di facilitare l'infusione dello Spirito Santo nelle anime, dando una risposta prudente, positiva e pratica ai bambini che si trovano in situazioni irregolari. Un bambino può escludersi, rifiutando l'amore di Dio e della sua Chiesa, ma la Chiesa non abbandona mai un suo figlio, perché Dio non lo fa mai.

Per questo motivo Papa Francesco attribuisce uno status morale ai processi di accompagnamento.

Qui, a mio avviso, sta il grande contributo del pontificato di Francesco alla teologia morale. La morale non solo aiuta a discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ma anche a facilitare il percorso, a volte tortuoso, per uscire dall'errore e poter compiere la volontà di Dio con rinnovato entusiasmo.

Molto in linea con il magistero di Papa Francesco, la Dichiarazione cerca di evitare la pesante e inopportuna casistica che nasce dall'elevare al rango di norma universale quelle che in realtà sono situazioni particolari (per quanto generalizzate) e che come tali richiedono un discernimento pratico su misura. Una cosa è che ci siano eventi oggettivamente peccaminosi (ad esempio i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio) ed è tutt'altra cosa se vi è situazioni oggettivamente peccaminoso.

Certamente ci sono situazioni che facilitano il peccato e il rifiuto di Dio (ad esempio la convivenza non matrimoniale), ma questo non significa che una persona che si trova in una situazione del genere sia necessariamente in peccato (ad esempio chi decide di vivere come fratello o sorella). Pertanto, queste situazioni richiedono un discernimento speciale e un accompagnamento qualificato.

Un approccio fondamentalista alla teologia morale, che richiede un'adesione rigida e sconsiderata alle norme e alle regole stabilite, impedisce un'adeguata assistenza pastorale alle persone in queste situazioni, lasciandole in un vicolo cieco.

Confusione e carità

È vero che bisogna evitare la confusione dottrinale, come chiarisce questa dichiarazione, ma è anche vero che l'eventuale confusione di alcuni non deve portare a ostacolare le azioni caritatevoli della Madre Chiesa verso i suoi figli più bisognosi.

La Dichiarazione non lascia dubbi su questo punto: "Proprio per evitare qualsiasi forma di confusione o scandalo, quando la preghiera di benedizione viene richiesta da una coppia in situazione irregolare, anche se viene conferita al di fuori dei riti previsti dai libri liturgici, questa benedizione non sarà mai eseguita contemporaneamente ai riti civili dell'unione, né in connessione con essi. Nemmeno con i paramenti, i gesti o le parole proprie del matrimonio. Lo stesso vale quando la benedizione è richiesta da una coppia dello stesso sesso". 

La Chiesa, insiste la Dichiarazione, è il "sacramento dell'amore infinito di Dio". È una Chiesa santa e materna, piena di peccatori, di persone che avanzano a "piccoli passi". In ogni nuovo passo, risplende la bellezza dell'amore salvifico di Dio e la tenerezza della Chiesa, che si sente madre, molto madre. In questo sta il suo forte richiamo evangelizzatore e lo splendore del suo messaggio.

L'autoreRafael Domingo Oslé

Professore e titolare della cattedra Álvaro d'Ors
ICS. Università di Navarra.

Cultura

La teologia deve essere riportata in linea con la Chiesa

Due teologi dell'Università di Vienna, uno cattolico e l'altro protestante, sostengono che vivere il cristianesimo al di fuori della Chiesa si è rivelato un'illusione. Concludono inoltre che è finito il tempo in cui la teologia universitaria si dedicava alla critica del Papa e del Magistero.

José M. García Pelegrín-20 dicembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Tradizionalmente, gli studi di teologia in Germania si svolgono nelle università statali, anche se ci sono delle eccezioni, come i collegi di filosofia e teologia di vari ordini - il più noto è il collegio dei gesuiti di Sankt Georgen, vicino a Francoforte - e alcuni collegi vescovili.

La più recente è la Scuola di Teologia Cattolica di Colonia (KHKT), succeduta alla Facoltà Teologica della Società del Verbo Divino. Sono riconosciute dallo Stato.

Durante gli studi, i futuri sacerdoti possono vivere in comunità ("Konvikt"), ma rimangono in seminario solo dopo aver terminato gli studi.

Questo sistema ha il vantaggio di far interagire la teologia con le altre discipline insegnate e ricercate all'università. Tuttavia, ha anche un lato negativo, dovuto alla tensione tra la libertà di ricerca e di cattedra, da un lato, e la sottomissione alla dottrina della fede, dall'altro.

La nomina dei professori di teologia nelle università statali richiede l'approvazione della Chiesa, come stabilito nei concordati. In concreto, ciò significa che il Ministero della Scienza di uno Stato federale consulta il rispettivo vescovo diocesano se ha delle riserve sull'insegnamento o sullo stile di vita di un determinato candidato o se non c'è nulla che impedisca la sua nomina ("nihil obstat").

Secondo le linee guida della Congregazione vaticana per l'educazione cattolica (ora "Dicastero per la cultura e l'educazione") del 25 marzo 2010, il vescovo diocesano deve prima richiedere il "nihil obstat romano": presentare una richiesta al suddetto dicastero, che la esamina con una procedura "interdicasteriale", con la partecipazione di altri dicasteri vaticani, in particolare quello della Dottrina della fede.

Negli ultimi decenni, tuttavia, nelle facoltà teologiche la "libertà di ricerca" sembra prevalere sull'obbedienza o sulla fedeltà al Magistero. Ciò ha conseguenze concrete, ad esempio, nel "cammino sinodale" tedesco.

Uno dei suoi principali rappresentanti, Thomas Söding, vicepresidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) e dello stesso Cammino sinodale, è professore di esegesi del Nuovo Testamento all'Università di Bochum.

Nell'ultima riunione della ZdK è emerso chiaramente come funziona questa "esegesi": in relazione a una lettera inviata il 16 gennaio 2023 dal Cardinale Segretario di Stato e dai Cardinali Prefetti dei Dicasteri per la Dottrina della Fede e per i Vescovi, con l'espressa approvazione di Papa Francesco, si afferma: "Né il Cammino Sinodale, né un organismo da esso nominato, né una conferenza episcopale hanno la competenza di istituire un Consiglio Sinodale a livello nazionale, diocesano o parrocchiale".

Invece di riflettere sul suo chiaro contenuto e di trarre le dovute conclusioni, si interpretano le presunte ragioni per cui il Papa o i cardinali della Curia avrebbero potuto emanare tale divieto. Thomas Söding, letteralmente: "In questa lettera, a mio parere, l'obiezione espressa da Roma è stata formulata in modo molto chiaro: non ci dovrebbe essere né un Consiglio sinodale a livello federale, che è, per così dire, un'autorità superiore alla Conferenza episcopale, né che il vescovo - per usare le mie stesse parole - dovrebbe essere una sorta di manager di un Consiglio sinodale. Il Comitato sinodale non ha proprio lo scopo di relativizzare e togliere potere al vescovo".

In un saggio pubblicato sul sito ufficiale della Conferenza episcopale tedesca "katholisch.de", Ulrich Körtner, professore di teologia sistematica (teologia riformata) presso la Facoltà di teologia protestante, e Jan-Heiner Tück, professore di dogmatica e storia del dogma presso la Facoltà di teologia cattolica, entrambi all'Università di Vienna, discutono la situazione attuale delle facoltà di teologia.

Secondo gli autori, "esiste da tempo una certa tendenza ad "approfondire" la teologia nel senso di una ricerca religiosa interdisciplinare, che prende sempre più le distanze dalle chiese e preferisce occuparsi di religione "vissuta" o "invisibile"".

Piuttosto che criticare la gerarchia - "i tempi in cui la teologia accademica era principalmente una critica al Papa e alla Chiesa sono probabilmente finiti, dato che le poche persone che oggi si interessano di teologia ecclesiastica vanno sempre più spesso a studiare in centri di formazione ecclesiastici o evangelici" - sostengono che la teologia attuale "si sta rivelando una forma mediocre di sociologia religiosa".

In un processo di secolarizzazione e anche di "individualizzazione della religione", proseguono gli autori, si è diffusa l'idea dell'esistenza di una "religione invisibile", che descrivono come un "mito basato sull'idea errata che ogni risposta alle domande di senso sia religiosa".

Da un lato, l'idea che sia possibile vivere il cristianesimo al di fuori della Chiesa si è rivelata "in gran parte un'illusione", perché "senza un legame con la Chiesa, credenze e pratiche evaporano".

D'altra parte, anche nella Chiesa e nella teologia "c'è il pericolo che la fede cristiana evapori in un cristianesimo senza Cristo", perché invece di parlare del Dio della rivelazione, ci si concentra spesso sulla questione delle migrazioni e della protezione del clima.

In questo caso, "Dio è soprattutto una vaga "cifra" che serve a sollevare il morale, ma di cui si può anche fare a meno, se necessario, per stringere alleanze con altre parti della società civile".

La soluzione, secondo questi autori, è "una teologia accademica che pensa a partire dalla Chiesa e verso la Chiesa, che però non si limita all'ambito ecclesiastico interno, ma cerca lo scambio accademico con altre discipline accademiche". Tuttavia, invece di accettare acriticamente le teorie della sociologia e della filosofia e di usare un vocabolario alla moda per darsi una patina più interessante, è necessario riappropriarsi ermeneuticamente dei fondamenti della fede e inserirli nel dialogo".

Körtner e Tück concludono: "Sebbene si debba prestare maggiore attenzione al tema della Chiesa in tutte le discipline teologiche, ciò non deve essere confuso con una clericalizzazione della teologia accademica". Ciò è piuttosto in linea con i risultati della sociologia della religione, secondo cui la religiosità e l'appartenenza alla Chiesa sono molto più vicine di quanto si pensasse.

Pertanto, "una teologia contemporanea deve essere intesa come un incoraggiamento a impegnarsi pubblicamente e a testimoniare con parole e fatti il Vangelo dell'amore di Dio, che ha trovato una forma concreta nella persona e nella storia di Gesù".

Evangelizzazione

Il servo di Dio Isaac Hecker mentre si reca agli altari

Isaac Hecker era un sacerdote, editore e predicatore missionario. Il suo lavoro ha contribuito a diffondere la fede cattolica negli Stati Uniti e ora è in viaggio verso gli altari.

Jennifer Elizabeth Terranova-20 dicembre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

Alla recente assemblea della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, che si è svolta a BaltimoraI vescovi hanno votato per promuovere la causa di canonizzazione di un newyorkese, Isaac Hecker, noto come "Ernest il cercatore".

Padre Hecker nacque a New York nel 1819 da poveri genitori tedeschi. Sua madre era una devota metodista e questo influenzò Isaac. Alla tenera età di tre anni, il giovane Isaac contrasse il vaiolo e la morte sembrò imminente. La sua famiglia si riunì intorno a lui e gli disse che non sarebbe sopravvissuto e che presto sarebbe andato a Dio. Isaac aveva altri piani e rispose: "No, non morirò ora; Dio ha una grande opera per me e io vivrò per compierla".

L'infanzia di Isaac non fu facile e subì un'interruzione inaspettata quando il padre abbandonò la famiglia quando lui aveva circa quattro o cinque anni. In difficoltà economiche, i suoi due fratelli maggiori abbandonarono la scuola e aprirono una panetteria, che ebbe molto successo. Isacco lavorò per i suoi fratelli, ma non fu mai soddisfatto del mestiere perché la sua anima desiderava capire cosa Dio volesse da lui.

All'età di vent'anni, Isaac Hecker ebbe quella che viene descritta come un'"esperienza mistica". Egli scrisse: "Ho visto un bellissimo essere angelico e me stesso in piedi accanto a lei che provavo la più celestiale gioia pura. Era solo un sogno; non ho ancora raggiunto il potere di parlarne. Riposate in me, non ancora sviluppati". Questo sarebbe stato l'inizio del suo profondo cammino religioso, ma non poteva ancora dargli un nome. In seguito, smise di mangiare ed era troppo distratto per lavorare dopo la sua "visione". Scrive nel suo diario: "Questa visione incombe su di me, e la sua bellezza mi impedisce di accettare qualsiasi altra cosa.

I fratelli, preoccupati, contattano Orestes Bronson, un ministro e scrittore che influenzerà positivamente la vita di Isaac. Anche lui era un contemporaneo di Emerson e di altri uomini che la pensavano come lui, e si poneva domande come Isaac, come "Il mondo è più di quello che sembra? C'è un lato più profondo della vita? C'è qualcosa che attraversiamo che ci apre gli occhi sulle domande ultime della vita?". Bronson ed Emerson erano allora gli intellettuali più rinomati del Paese.

Ernest Il Cercatore

Orestes Bronson è la figura paterna di Isaac Hecker. Lo invita a Brook Farm, una comune trascendentalista dove avrebbe avuto l'opportunità di stare tra gli animatori dell'epoca che avevano una nuova visione dell'America. Questi uomini erano ministri, filosofi e scrittori come Henry David Thoreau ed Emerson, che guidavano questo movimento. Isaac fu esposto alle loro idee, filosofie e saggezza. Gli piacevano per la loro "sincerità e curiosità", che gli valse il soprannome di "Ernest il cercatore". Scrisse:

"Andai a fare una passeggiata nel bosco, e il paesaggio era bellissimo; i pini verdi e il muschio di varie tonalità, e le nuvole con il sole che le attraversava; il silenzio e il mistero ombroso della foresta producevano un tale fascino per me".

I mistici

Sempre alla ricerca di qualcosa di più profondo, Isaac trascorse un periodo a Fruitlands, un'altra comune del Club dei Trascendentalisti, la cui biblioteca era piena di mistici cattolici, come Caterina da Siena, Teresa d'Avila e Caterina da Genova, ma un luogo che Isaac trovò insoddisfacente. Scrisse: "Senza la religione come base, guidata dallo Spirito Santo, mi sembra che non ci sia speranza per questi movimenti comunitari". Isaac credeva che ci fosse dell'altro, lasciò Fruitlands e, nel 1844, si trasferì di nuovo a New York.

Al suo ritorno, poteva immergersi nell'attività di famiglia, che ebbe un certo successo, oppure intraprendere la strada a cui era destinato, ma che per lui era ancora sconosciuta e indescrivibile. "Il fatto è che non posso fare nulla finché c'è una presenza così profonda, non so come chiamarla, così profonda dentro di me", scrive Isaac.

Isaack Hecker continua a cercare un senso, incontra i leader di molti gruppi religiosi dell'epoca e "si innamora del cattolicesimo". All'epoca, la Chiesa cattolica romana era "la chiesa più disprezzata in America e la meno rispettabile, eppure così ricca e piena", dice Isaac Hecker. Partecipò a diverse Messe cattoliche e disse: "Non so se questa Chiesa sia o meno come la chiamano certi uomini, ma so che ha la vita di cui il mio cuore ha sete e di cui il mio spirito ha grande bisogno". Il 4 agosto 1844, Isaac Hecker fu battezzato nella vecchia Basilica di San Patrizio a Manhattan.

Poco dopo il battesimo, Isaac Hecker è stato ordinato sacerdote ed è entrato a far parte della Comunità Redentorista. Si diletta nel lavoro missionario a cui si dedica e lo trova "una grande fonte di consolazione". Predica persino ai non cattolici in un periodo in cui il sentimento anticattolico era molto diffuso in America e ci si chiedeva se fosse possibile essere cattolici e americani. Ma nonostante ciò, Isaac Hecker era ottimista e credeva che "le prospettive della nostra santa fede non sono mai state così incoraggianti in America come in questo momento; il popolo americano è capace di grande entusiasmo; produrrà effetti degni della nostra fede e della nostra madre spirituale, la Chiesa cattolica".

Scriverà il suo primo libro, "Questioni dell'anima", e altri; tuttavia, quello che seguì fu un periodo di oscurità per lui, poiché dovette affrontare sfide quando il suo nuovo superiore generale non era d'accordo con i suoi approcci e le sue idee. Ma determinato e guidato dallo Spirito Santo, si recò a Roma e difese la sua causa. In un'intervista, il cardinale Edward Egan (aprile 1932-5 marzo 2005), ex cardinale dell'arcidiocesi di New York, ha dichiarato: "Hecker aveva ragione... dovevamo portare il Vangelo in America alla maniera americana".

Omaggio a San Paolo Apostolo

Il 6 marzo 1858, i sacerdoti redentoristi formarono un'altra comunità religiosa, la prima comunità religiosa maschile fondata negli Stati Uniti, la Società Missionaria di San Paolo Apostolo, nota a molti come Padri Paulisti. Isaac Hecker la chiamò così in onore di San Paolo Apostolo, che fu "il maggior responsabile della prima diffusione del cristianesimo". "I Padri Paolini volevano diffondere il messaggio del cattolicesimo nel nuovo mondo", come San Paolo aveva fatto nel vecchio mondo.

"La nostra vocazione è quella di accogliere le anime nella fede cattolica, di diffondere la fede attraverso conferenze, missioni, conferenze, sermoni, la penna e la stampa", dicono i Padri Paolini del loro lavoro.

Il prete del vapore

Isaac Hecker entrò in un'epoca gioiosa e produttiva. Fondò la prima casa editrice cattolica degli Stati Uniti, chiamata Stampa paulista. Ha tenuto conferenze a un pubblico di laici e ha incoraggiato il pubblico a pregare: "La preghiera sta alla vita dell'anima come la respirazione sta alla vita del corpo. Pregate quando vi alzate e vi vestite, pregate quando andate al lavoro...". Gli fu dato il nome di "sacerdote del vapore". Molti studiosi sottolineano che "parlava americano, conosceva il popolo americano e fece del suo meglio per portare la Chiesa cattolica in quell'ambiente". Quando l'ex arcivescovo di New York, John Hughes, istituì una nuova parrocchia a ovest del Central Park, appena urbanizzato, la assegnò alla nuova comunità religiosa. "Isaac credeva che l'America avesse una missione salvifica nel mondo, specialmente per la Chiesa cattolica", scrive l'autore e teologo William Portier.

Isaac Hecker, sacerdote, redattore, predicatore missionario ed editore, morì il 22 dicembre 1888 nella canonica della chiesa di San Paolo Apostolo a Manhattan, circondato dai suoi confratelli paulisti. La causa di beatificazione e canonizzazione di padre Hecker è stata formalmente aperta nel 2008, quando ha ricevuto il titolo di "Servo di Dio".

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Spagna

Aumento dei battesimi e dei matrimoni canonici in Spagna nel 2022

La Conferenza episcopale spagnola ha presentato oggi il Rapporto sulle attività della Chiesa che, come fa da 10 anni, raccoglie dati sulla variegata presenza della Chiesa nella società.

Maria José Atienza-19 dicembre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

Ester Martin, direttrice dell'Ufficio per la trasparenza della Conferenza episcopale spagnola, e il segretario generale dei vescovi, Francisco Cesar García Magán, hanno presentato i dati relativi al 2022. In linea di massima, i dati sono molto simili, anche se leggermente inferiori in quasi tutti gli aspetti rispetto all'anno scorso.

Anche se, in generale, questa presentazione veniva fatta intorno al mese di giugno, in coincidenza anche con la "campagna per l'imposta sul reddito", i vescovi hanno deciso di anticipare d'ora in poi questa presentazione a dicembre, per far conoscere i dati dell'anno precedente e non di due anni solari precedenti. "Presenteremo sempre il Rapporto annuale dell'anno precedente alla fine dell'anno solare", ha dichiarato il portavoce dei vescovi, Cesar García Magán.

"La cosa più importante sono le persone e le realtà ecclesiali che ci sono dietro, non possiamo concentrarci solo sulle cifre", ha sottolineato il segretario generale della Conferenza episcopale spagnola, che ha ribadito che "siamo orgogliosi della nostra Fede, dei nostri sacerdoti e seminaristi".

Da parte sua, Ester Martín ha sottolineato che anticipare la data è un grande sforzo, ma è un modo per aiutare la società, che richiede questa trasparenza, ed è il frutto dell'implementazione dei sistemi di lavoro e di responsabilità nelle diocesi spagnole. Martín ha difeso l'impegno della Chiesa per la trasparenza e ha affermato che "la Chiesa in Spagna è un pioniere".

Il Rapporto è strutturato in cinque blocchi in cui sono differenziati i dati generali della Chiesa: numero di sacerdoti, vita consacrata, missionari, ecc. e i tre ambiti in cui tradizionalmente "divide" il suo compito: l'annuncio della fede, la celebrazione della fede e il "vivere la fede". Inoltre, vengono presentati i dati relativi al processo e alla distribuzione delle imposte e all'economia diocesana.

Meno partecipazione alla messa ma aumento dei battesimi e dei matrimoni canonici

Secondo i dati del Rapporto, più di 8.048.484 persone frequentano regolarmente la messa.

Ogni anno in Spagna si celebrano più di 9,5 milioni di messe. Il lavoro pastorale dei sacerdoti ammonta a più di 27.430.000 ore.

Il 2022 ha segnato, sorprendentemente, un'interruzione della tendenza alla diminuzione della ricezione dei sacramenti. Nel 2022 si è registrato un notevole aumento del numero di battesimi (159.129 nel 2022 (149.711 nel 2021) e di cresime (104.600).

Tuttavia, uno degli aumenti più incoraggianti è stato quello del numero di matrimoni canonici, passato da 25.762 nel 2021 a 35.253 nel 2022. Tuttavia, il numero di prime comunioni è diminuito e il numero di unzioni degli infermi è leggermente aumentato.

"La pandemia è stata un momento di ricerca di senso e di ritorno alle parrocchie", ha detto Ester Martín, riferendosi a questo aumento.

Decadenza generale ad eccezione dei diaconi permanenti

Uno degli aspetti che emerge da questo rapporto è la leggera diminuzione del numero di sacerdoti (15.669), seminaristi (974), religiosi e religiose (32.967), catechisti (83.435), insegnanti di religione (35.799), missionari (10.147) e monache e monaci di clausura (7.906).

L'unica cosa che aumenta è il numero di diaconi permanenti, che passerà da 539 nel 2021 a 572 nel 2022. Questo ministero si sta diffondendo sempre di più in Spagna e costituisce una fonte di ossigeno nei luoghi in cui c'è carenza di sacerdoti.

Anche il numero di associazioni e movimenti laicali nazionali e il numero di associati laici territoriali sono diminuiti, seppur di poco, rispettivamente a 80 e 407.563 unità.

Più alunni di origine immigrata nelle scuole sovvenzionate

Una delle sezioni più importanti di questo rapporto, data la sua portata e la sua importanza nella società spagnola, si riferisce alla presenza della Chiesa nella sfera educativa, soprattutto nelle scuole. I 1.502.868 alunni che frequentano una delle 2.536 scuole cattoliche in Spagna, la maggior parte delle quali sono sovvenzionate.

In quest'area, c'è stato un aumento significativo del numero di alunni di origine immigrata che frequentano una di queste scuole charter, passando da 76.283 nel 2021 a 82.199. In realtà, come sottolinea il rapporto, il 5% degli alunni immigrati è iscritto a scuole sovvenzionate.

Le scuole cattoliche continuano a far risparmiare allo Stato spagnolo una quantità considerevole di denaro: nel 2022, questi risparmi sono stati pari a 4.213 milioni di euro.

L'evidente aumento dell'età si riflette in una diminuzione del numero di studenti nelle scuole e in un aumento del numero di studenti nelle università cattoliche e pontificie.

Se c'è una cosa che caratterizza la Chiesa in Spagna è il suo vasto patrimonio culturale. La Mmeoria sottolinea che "tutta l'attività generata dalla presenza del patrimonio culturale della Chiesa nel nostro Paese ha un impatto totale sul PIL spagnolo di 22.620 milioni di euro e contribuisce a più di 225.000 posti di lavoro diretti, indiretti e indotti".

La conservazione del patrimonio culturale è una delle voci più importanti delle economie diocesane, anche per la generazione di occupazione, ricchezza turistica e impulso economico che questi templi rappresentano per le aree in cui si trovano.

Nel 2022, le diocesi hanno speso 47.244.310,75 euro per mezzo migliaio di progetti di costruzione, conservazione e riabilitazione.

Carità, il punto di forza

Il lavoro sociale e assistenziale svolto da diocesi, parrocchie e istituzioni come la Caritas è una delle chiavi della presenza della Chiesa oggi. Un totale di 3.778.740 persone sono state accompagnate e curate in uno degli 8.796 centri assistenziali della Chiesa.

Sebbene il numero di centri per la lotta alla povertà sia diminuito, il numero totale di persone servite non è cambiato di molto: nel 2021 erano 2.277.434, mentre nel 2022 sono 2.066.694. Una tendenza simile si osserva nei centri per l'assistenza ai migranti, ai rifugiati e ai latitanti, che hanno servito 90.214 persone, un numero leggermente inferiore rispetto al 2021, e in quelli per la difesa della vita e della famiglia, dove sono state servite 74.631 persone.

Aumentano invece i Centri di promozione del lavoro (386), che nel 2022 hanno ospitato 155.906 persone, quasi 25.000 in più rispetto al 2021. Aumenta anche il numero di

I centri per minori e giovani e altri centri per la tutela dei bambini, che quest'anno sono saliti a 381 con un totale di 55.451 beneficiari, e i centri per la promozione delle donne e delle vittime di violenza, dove sono state assistite 31.514 donne.

Anche la Caritas, il volto visibile della carità nel nostro Paese, ha visto crescere il numero di persone che si sono rivolte ad essa per ottenere varie forme di assistenza: 2.830.156 beneficiari totali e un aumento sostanziale delle risorse investite a favore dei più vulnerabili, pari a 457.230.391 euro.

Un aumento simile è stato registrato da Manos Unidas che, nonostante la diminuzione del numero di progetti, 488, ha raggiunto più Paesi con un importo di 34.782.534 euro grazie alla solidarietà del popolo spagnolo.

Il blocco economico: la ripartizione delle imposte e l'economia diocesana

Nel capitolo sulla ripartizione delle imposte, il rapporto elenca il totale di 358.793.580 euro che i contribuenti hanno destinato alla Chiesa cattolica, aumentando la cifra di oltre 38 milioni di euro. Il totale da distribuire tra le diocesi era di 320.892.666 euro, una volta effettuato il pagamento dell'acconto per il 2022 e il saldo della dichiarazione dei redditi presentata nel 2021 (IRPF 2020).

Il numero totale di dichiarazioni a favore della Chiesa è aumentato in 16 delle 17 comunità autonome (soprattutto in Andalusia, Madrid, Castiglia-La Mancia e Valencia) e 209.218 persone hanno barrato per la prima volta la casella "X" a favore della Chiesa cattolica nella dichiarazione dei redditi del 2022.

Le finanze diocesane occupano la penultima sezione di questo rapporto, che si concentra ancora una volta sui criteri di distribuzione del denaro proveniente dalla ripartizione fiscale che viene incluso nel bilancio diocesano per il finanziamento di tutte le attività pastorali, assistenziali e di manutenzione ordinaria. In generale, questa somma è la seconda fonte di finanziamento per le diocesi, dopo i contributi dei fedeli, anche se questo punto differisce in alcune diocesi più povere in termini di beni o con pochi fedeli.

Ester Martin ha voluto sottolineare che con questo contributo finanziario la Chiesa svolge "un lavoro più trasparente ed efficiente". Ha detto che "il lavoro della Chiesa è più trasparente e più efficiente". Senza la presenza della Chiesa, "più di 4 milioni di persone non avrebbero potuto ricevere aiuto".
In relazione al calo della frequenza alle Messe e all'aumento delle dichiarazioni a favore della Chiesa, il portavoce dei vescovi spagnoli ha sottolineato che "vediamo che il numero di persone che segnano la "x" è molto più alto del numero di persone che vanno a Messa".

America Latina

Il dottor Cofiño più vicino alla beatificazione

Papa Francesco ha dichiarato venerabile il medico guatemalteco Ernesto Cofiño, morto santo nel 1991.

José Carlos Martín de la Hoz-19 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

La mattina del 14 dicembre 2023 la stampa riportava la notizia, tanto attesa dai devoti di tutto il mondo, che il Santo Padre Francesco aveva autorizzato il Dicastero per le Cause dei Santi a pubblicare il Decreto delle Virtù Eroiche che nominava Ernesto Cofiño Ubeco "Venerabile Servo di Dio".

In pratica, ciò significa che la Chiesa, dopo aver ascoltato la voce del popolo di Dio attraverso documenti, testimonianze, lettere, favori e grazie, ha stabilito che Ernesto ha vissuto tutte le virtù cristiane in misura eroica. Si conclude così la seconda fase del processo di canonizzazione iniziato nel 2002, quando il dicastero concesse il decreto di validità del processo diocesano del medico guatemalteco Ernesto Cofiño (1889-1991), morto in fama di santità.

In questi oltre vent'anni di fase romana, la Chiesa, attraverso il Postulatore della Causa e il Relatore del Dicastero, ha studiato seriamente la vita eroica del dottor Cofiño e gli abbondanti favori e grazie attribuiti alla sua intercessione che sono giunti alla Postulazione dai quattro angoli del mondo e, infine, i consultori teologici e storici, vescovi e cardinali hanno confermato il decreto del Venerabile.

Con questo passo giuridico e teologico, inizia la terza fase del processo: l'ascolto attento della voce di Dio, la prova di un miracolo concesso da Dio per intercessione di questo Venerabile. Con un primo miracolo, cioè un evento soprannaturale per intercessione del santo e la prova della sua origine scientificamente inspiegabile, la beatificazione sarebbe l'inizio del culto pubblico limitato a una parte del popolo di Dio.

La dimostrazione di un miracolo successivo, con il relativo apparato scientifico, teologico e giuridico, avrebbe aperto la strada alla canonizzazione e con essa l'inizio del culto pubblico universale.

Questo rende più comprensibili le dichiarazioni del postulatore romano, Santiago Callejo, che ha incoraggiato i fedeli cristiani a chiedere a Dio grazie materiali e spirituali attraverso il dottor Cofiño e a mettere per iscritto i favori ottenuti, poiché è giusto registrare questi fatti.

Come ha detto un biografo del dottor Cofiño (José Carlos Martín de la Hoz, "Complicità divina e umana. Un'illustrazione del Dr. Cofiño"Vorrei sottolineare che Ernesto è letteralmente un "santo della porta accanto" e "un santo del nostro tempo", perché si è battuto instancabilmente per la difesa di tutte le vite umane, dei non nati e, come pediatra, di tutti i nati.

Nell'ombra rimane l'indimenticabile figura di Clemencia Somoyoa, la moglie che condivise con Ernesto quella casa luminosa e gioiosa e nel cui amore coniugale entrambi raggiunsero la grazia del cielo. Sebbene non sia ancora stato aperto un processo di beatificazione per lei, sono già molte le voci che lo chiedono.

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Stati Uniti

Chiesa in movimento: le diocesi al confine tra Stati Uniti e Messico

In questo primo articolo della serie "Chiesa in movimento", entriamo nella diocesi di San Diego, al confine tra Stati Uniti e Messico. Questa serie di articoli presenterà la diversità della Chiesa negli Stati Uniti, le sue conquiste, le sue speranze e il suo lavoro pastorale.

Gonzalo Meza-19 dicembre 2023-Tempo di lettura: 6 minuti

La Chiesa negli Stati Uniti (USA) è la quarta più grande al mondo (70 milioni di cattolici) e una delle più diverse. Il vasto territorio conta 196 giurisdizioni ecclesiastiche che coprono i 50 Stati e i territori extra-continentali. In questo Paese la Parola di Dio è stata proclamata e i sacramenti amministrati fin dal XVI secolo. La vastità del territorio comprende differenze geografiche, sociali e demografiche abissali. Ci sono diocesi immerse nel deserto con un caldo estremo fino a 50 gradi (122 fahrenheit) come la diocesi di Phoenix (deserto dell'Arizona); altre dove per la maggior parte dell'anno si vive sotto il ghiaccio con temperature gelide, come la diocesi di Fairbanks in Alaska; ci sono altri luoghi che sono paradisi tropicali come la diocesi di Honolulu nelle Hawaii. Come viene proclamata la Parola di Dio e amministrati i sacramenti in questi luoghi? Come viene organizzato il lavoro pastorale in base alle circostanze geografiche, sociali e demografiche? Quali sono i problemi più urgenti, data la vastità del territorio?

Questa serie di articoli, che inizia con Omnes USA, presenterà la diversità della Chiesa negli Stati Uniti, le sue conquiste, le sue speranze e il suo lavoro pastorale dalla prospettiva dell'unità fondamentale della Chiesa: le parrocchie. Esse sono un microcosmo della realtà diocesana e pastorale. Viaggeremo in varie parti del Paese, raggiungendo le loro periferie geografiche ed esistenziali. Questi articoli presenteranno le loro sfide, i loro successi e le loro molteplici storie che, sebbene non finiscano sulle prime pagine dei giornali, hanno trasformato la vita di milioni di americani.

L'obiettivo è quello di presentare attraverso le loro diocesi, le parrocchie e le attività pastorali alcune delle particolarità che contraddistinguono ogni giurisdizione. In questo modo, visiteremo alcune delle diocesi missionarie degli Stati Uniti (che non hanno fondi propri sufficienti per sopravvivere e dipendono da risorse esterne) che si trovano negli Appalachi, nelle Montagne Rocciose o al confine meridionale e nord-occidentale del Paese. Presenteremo anche l'entusiasmante lavoro pastorale nelle riserve indiane dei nativi americani. Andremo nelle periferie geografiche ed esistenziali di questo Paese. Iniziamo questa serie da una di esse: il confine tra Messico e Stati Uniti.

Il confine meridionale degli Stati Uniti

Il confine tra Stati Uniti e Messico è uno degli spazi transnazionali più dinamici e diversificati del mondo. È lungo 3.141 km. Si estende dall'Oceano Pacifico al Golfo del Messico. Su entrambi i lati del confine, 19 milioni di americani vivono in quattro Stati americani e 11 milioni di messicani in sei Stati americani. Ci sono 48 punti di attraversamento del confine tra Messico e Stati Uniti. Il più trafficato è "San Ysidro" a San Diego, in California. È il valico terrestre più trafficato dell'emisfero occidentale e uno dei più trafficati al mondo. 

Questi porti sono le vene che alimentano il sistema economico di entrambi i Paesi. Il Messico è il terzo partner economico degli Stati Uniti, con un commercio annuale di circa 614 miliardi di dollari. Messico, Stati Uniti e Canada fanno parte di un accordo commerciale (inizialmente chiamato NAFTA, poi T-MEC) dal 1994. Quest'area è la seconda regione commerciale al mondo dopo l'Unione Europea. Il dinamismo transfrontaliero ha un lato oscuro: la migrazione non documentata. Sebbene la maggior parte degli attraversamenti terrestri giornalieri avvenga con documenti, centinaia di persone cercano di entrare negli Stati Uniti senza i permessi richiesti. 

Diocesi di confine: San Diego 

Situata nella parte sud-occidentale degli Stati Uniti, la Diocesi di San DiegoLa diocesi di Los Angeles, nello Stato della California, confina a sud con la diocesi di Tijuana. Prima della sua creazione come giurisdizione propria, apparteneva alla Diocesi di Los Angeles. 

La presenza cattolica nella regione risale al XVIII secolo con le missioni francescane. I primi frati guidati da San Junipero Serra fondarono la Missione San Diego de Alcala nel 1769 e successivamente la Missione San Luis Rey de Francia nel 1798. Oggi la diocesi copre 22.926 chilometri quadrati. È presieduta dal cardinale Robert W. McElroy, nominato vescovo di San Diego il 15 aprile 2015 e cardinale nel maggio 2022. La diocesi conta circa 1.392.000 cattolici, 97 parrocchie e diverse missioni. Ci sono in totale 154 sacerdoti sacerdoti diocesani, 88 sacerdoti religiosi e 181 religiose. Come la maggior parte delle diocesi del Nord America, ha un'importante struttura di servizi educativi, sociali e sanitari che servono più di 400.000 persone ogni anno. Più di 32.000 studenti sono iscritti alle sue scuole, dalle elementari all'università. 

Le priorità pastorali della diocesi di San Diego comprendono la promozione della spiritualità cattolica, in particolare della Santa Messa, l'evangelizzazione e la catechesi sistematica, la promozione e il rafforzamento del matrimonio, delle vocazioni sacerdotali e religiose, della famiglia e dei giovani, la promozione della cultura e la difesa della vita in tutte le sue fasi. In questo ambito, una delle priorità è l'attenzione ai rifugiati, agli immigrati, ai migranti documentati e non. Si stima che nella regione ci siano circa 200.000 migranti senza documenti, la maggior parte dei quali provenienti dal Messico. "La nostra diocesi copre l'intero confine tra California e Messico. Il confine influenza la vita pastorale dell'intera diocesi, non solo delle parrocchie e delle scuole cattoliche più vicine al confine", afferma Aida Bustos, direttore dei media della diocesi di San Diego. 

Lavoro parrocchiale di frontiera: portare la misericordia di Dio 

Una delle parrocchie situate a pochi passi dal confine è la parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe, a Calexico, in California, a sud-ovest di San Diego. Confina con la città di Mexicali. Il suo parroco è padre José Sosa, un religioso dell'Ordine dei Chierici Poveri Regolari della Madre di Dio delle Scuole Pie, Escolapios. La città di Calexico conta circa 40.000 abitanti, di cui circa 3.000 frequentano le Messe domenicali e le varie attività parrocchiali. La maggioranza della popolazione è ispanica, immigrata di seconda generazione. Lavorano nei campi e nel settore commerciale. Nella parrocchia ci sono diversi apostolati orientati alla famiglia, come il Movimento Familiare Cristiano, lo studio del catechismo e la preparazione ai sacramenti per i bambini e i giovani. 

Lavorare con i migranti

Come parrocchia periferica, situata al confine, uno dei suoi ministeri è l'assistenza ai migranti. Padre José Sosa parla a Omnes di questo apostolato che è diventato particolarmente importante negli ultimi cinque anni (ad eccezione del 2020 e di parte del 2021 a causa della pandemia), a causa di un aumento senza precedenti del numero di immigrati che arrivano al confine con il Messico, cercando di entrare negli Stati Uniti alla ricerca del sogno americano.

I migranti fuggono dalla povertà e dalla violenza che sono aumentate in Messico e in America centrale. È una situazione che colpisce in modo particolare le città messicane di confine, dove migliaia di migranti sono bloccati, in attesa del loro turno per essere chiamati dalle autorità di immigrazione o semplicemente di un'opportunità per attraversare senza permessi. Anche sul versante statunitense, nelle parrocchie di confine della diocesi di San Diego, la situazione è sentita ma non con la stessa intensità. Molti di coloro che riescono ad attraversare gli Stati Uniti senza documenti si rivolgono alle parrocchie in cerca di aiuto o semplicemente di un posto dove riposare per poi proseguire il viaggio.

Per quanto riguarda il sostegno che la parrocchia fornisce ai migranti che riescono ad attraversare il confine, padre José afferma che "la misericordia del Signore è la cosa più importante. Ogni essere umano ha la sua dignità, che abbia o meno un permesso di migrazione. In questo senso, la parrocchia è aperta per offrire loro un luogo dove possano riposare, contattare i familiari e ricevere cibo. Molti di loro hanno percorso migliaia di chilometri dall'America Centrale o dal Messico, attraversando luoghi geograficamente pericolosi come il deserto.

Alcuni arrivano malati, sanguinanti e con vesciche ai piedi. Padre José dice che in parrocchia vengono fornite loro le cure di cui hanno bisogno, ma soprattutto l'amore, "affinché sentano di avere una famiglia e che ci sono persone che li trattano come fratelli e sorelle".

Padre José racconta che, oltre a questo servizio, la parrocchia organizza ogni anno a Natale la "posada del migrante". In questa attività, i parrocchiani si recano al confine dove si formano due gruppi, divisi dalla recinzione metallica. Da entrambe le parti si cantano canzoni tradizionali per "pedir posada" (chiedere una "posada") e si intonano canti natalizi, e alla fine si distribuiscono regali o provviste. C'è un'altra parrocchia a Calexico, che raccoglie regolarmente provviste da portare sul lato messicano del confine. 

Sono molte le storie che hanno toccato il cuore di padre José e della comunità di Nostra Signora di Guadalupe. Una di queste è stata quella di tre giovani guatemaltechi senza documenti, arrivati con un bambino di quattro anni. "Era il 31 dicembre", racconta padre José, "sono arrivati in cerca di un futuro migliore per le loro famiglie. Li abbiamo accolti nella nostra casa parrocchiale e abbiamo cenato insieme. A un certo punto hanno cominciato a piangere pensando a quello che sarebbe successo alle loro vite". Le lacrime sono svanite quando ha visto il suo bambino di quattro anni, che era molto felice di giocare con un passeggino regalatogli dalla comunità parrocchiale. Nella sua innocenza, non sapeva che alla sua età era già un immigrato. La sua gioia e la sua tenerezza hanno contagiato i parenti e i sacerdoti e la sofferenza si è dissipata. "La tenerezza è una delle cose più preziose della vita", dice padre Sosa.

Gli immigrati continueranno a passare in questa e in molte altre parrocchie di confine del Nord America, cosa fare e come aiutarli? Padre Sosa raccomanda: "La misericordia è il cuore di Cristo. Noi che ci definiamo cattolici siamo chiamati ad avere lo stesso cuore di Cristo e a sostenere ciascuno dei nostri fratelli e sorelle che cercano un futuro migliore per le loro famiglie, fuggendo dalla violenza e dalle tante disgrazie che viviamo nei nostri Paesi.

Attualità

Il Vaticano si pronuncia sulle benedizioni per le "coppie irregolari e dello stesso sesso".

Il 18 dicembre 2023, il Vaticano ha pubblicato una dichiarazione in cui, secondo le parole del Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, l'obiettivo è quello di "offrire un contributo specifico e innovativo allo sviluppo della Chiesa nel mondo". al significato pastorale delle benedizioniLa "benedizione delle coppie in situazione irregolare e in particolare delle coppie omosessuali".

Giancarlos Candanedo-18 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

"Fiducia supplicans".è il nome della Dichiarazione Pastorale emessa dalla Santa Sede il 18 dicembre 2023. La Dichiarazione è accompagnata da una presentazione di Mons. Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, che sottolinea come questo testo nasca dalle frequenti consultazioni ricevute dal Dicastero negli ultimi anni sulla "possibilità di benedire le coppie in situazione irregolare e le coppie dello stesso sesso".

Il testo inizia con un'introduzione che difende una visione che combina coerentemente aspetti dottrinali e pastorali. Il documento stesso sottolinea più volte questo carattere pastorale più che dottrinale, ricordando che la Chiesa mantiene inalterata la dottrina del matrimonio come "unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta alla generazione di figli".

Inoltre, ricorda il significato delle benedizioni e, pur sottolineando che "quando, con un rito liturgico appropriato, si invoca una benedizione su alcune relazioni umane, ciò che viene benedetto deve poter corrispondere ai disegni di Dio iscritti nella Creazione", nel punto successivo afferma che le benedizioni non possono essere ridotte a questo significato, né si possono chiedere per esse "le stesse condizioni morali che si chiedono per la ricezione dei sacramenti".

Percorso storico-biblico

Da questo punto di vista, dobbiamo tenere presente che l'obiettivo del documento è quello di presentare una breve panoramica storico-biblica delle benedizioni nella nostra tradizione ecclesiale.

Se è vero, come si legge nella Presentazione della Dichiarazione, che "la Dichiarazione ha preso in considerazione una serie di questioni che sono state sottoposte a questo Dicastero sia negli anni passati che più recentemente", è altrettanto vero che il documento non specifica tali "questioni" o "Dubia".

Tuttavia, da quanto espresso nella terza parte della Dichiarazione, intitolata "Benedizione delle coppie in situazioni irregolari e delle coppie dello stesso sesso", si può intuire che i "Dubia" avevano lo scopo di cercare un chiarimento sulla possibilità o meno di benedire persone in alcune circostanze particolari rispetto agli insegnamenti morali della Chiesa.

Vale la pena notare che la prima parte della Dichiarazione, "La benedizione nel sacramento del matrimonio", ribadisce che bisogna evitare di riconoscere come matrimonio qualcosa che non lo è, come "riti e preghiere che possono creare confusione tra ciò che è costitutivo del matrimonio, come 'un'unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta alla generazione di figli'" (n. 4).

Benedizioni non rituali

Inoltre, si ricorda che "la Chiesa ha il diritto e il dovere di evitare qualsiasi tipo di rito che possa contraddire questa convinzione o portare a qualche confusione" (n. 5), perché, tra l'altro, la benedizione nel rito del matrimonio "non è una benedizione qualsiasi, ma il gesto riservato al ministro ordinato. In questo caso, la benedizione del ministro ordinato è direttamente collegata all'unione specifica di un uomo e di una donna che, con il loro consenso, stabiliscono un'alleanza esclusiva e indissolubile" (n. 6).

Considerando quanto sopra, possiamo chiederci quali siano le benedizioni di cui parla la Dichiarazione. Fiducia supplicans. A questo proposito, "si consideri la possibilità di benedizioni di coppie in situazione irregolare e di coppie dello stesso sesso, la cui forma non deve essere fissata ritualmente dalle autorità ecclesiastiche, per non creare confusione con la benedizione propria del sacramento del matrimonio" (n. 31). "Per questo motivo, non si deve né promuovere né prevedere un rito per la benedizione delle coppie in situazione irregolare, ma nemmeno impedire o proibire la vicinanza della Chiesa a ogni situazione in cui si cerca l'aiuto di Dio attraverso una semplice benedizione" (n. 38).

La benedizione non è la stessa cosa del matrimonio

È importante ricordare che, proprio perché non si tratta di un tipo di benedizione assimilabile al sacramento del matrimonio, la Dichiarazione richiama l'attenzione sulla necessità di "evitare qualsiasi forma di confusione o di scandalo", indicando a tal fine che la "benedizione non deve mai essere eseguita contemporaneamente ai riti civili dell'unione, né in connessione con essi. Nemmeno con gli abiti, i gesti o le parole proprie del matrimonio. Lo stesso vale quando la benedizione è richiesta da una coppia dello stesso sesso" (n. 39).

Indica anche in quali contesti può avvenire la benedizione corrispondente, come "una visita a un santuario, un incontro con un sacerdote, una preghiera recitata in gruppo o durante un pellegrinaggio" (n. 40).

È sicuramente un documento che, come si legge anche nella Presentazione, cerca di "offrire un contributo specifico e innovativo al significato pastorale delle benedizioni".

Il contesto attuale ci impone nuove sfide, una delle quali è la sensibilizzazione e l'educazione, innanzitutto dei pastori (cfr. n. 35) e anche dei laici, educazione che deve essere sempre guidata dallo Spirito Santo, nella fedeltà al Vangelo e al Magistero della Chiesa. 

L'autoreGiancarlos Candanedo

Mondo

Nuovo plebiscito in Cile: affari come al solito

Dopo due progetti costituzionali, il processo di modifica della Magna Charta cilena si è concluso senza vittoria da entrambe le parti.

Pablo Aguilera L.-18 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

2020: in un plebiscito, il 78 % dei cileni vota per una nuova Costituzione.

2022 62 % dei cileni hanno respinto la bozza della nuova costituzione politica, che era stata redatta da una maggioranza di membri della convenzione di sinistra.

Nel maggio 2023 sono stati eletti 50 consiglieri (50 donne %), in maggioranza candidati di destra. A partire dal 7 giugno, hanno iniziato a redigere un nuovo testo, che è stato approvato dai 3/5 dei consiglieri.

È stato consegnato al pubblico all'inizio di novembre.

La posizione della Chiesa

A metà novembre, la Conferenza episcopale cilena ha espresso il suo parere al pubblico. Non hanno trovato obiezioni etiche al testo. Per quanto riguarda la dignità umana e il rispetto della vita, apprezzano il fatto che si specifichi che "la legge protegge la vita dei non nati".

Con l'espressione "di chi" si riconosce in modo più esplicito la persona umana dal momento del concepimento, il che significa una salvaguardia più rigorosa contro eventuali progetti di legge che cercano di promuovere il libero aborto".

Hanno inoltre sottolineato che nel campo dell'istruzione "si ritiene che le famiglie, attraverso i genitori o i tutori, abbiano il diritto e il dovere preferenziale di educare i propri figli o i propri figli, di scegliere il tipo di istruzione e l'istituto scolastico".

Per quanto riguarda la libertà religiosa e l'obiezione di coscienza, il testo "sviluppa il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, che include la libertà di adottare la religione o le credenze di propria scelta, di vivere secondo esse e di trasmetterle, introducendo, inoltre, l'obiezione di coscienza come salvaguardia costituzionale. (...) La proposta aggiunge qualcosa di nuovo e decisivo in questa materia, come il diritto dei genitori di trasmettere i valori religiosi, etici e morali e di scegliere l'educazione religiosa che decidono per i loro figli, affermando anche che le famiglie hanno il diritto di creare entità educative con progetti educativi propri, in accordo con le loro convinzioni religiose o morali. (...) Riteniamo che queste norme sulla libertà religiosa siano un contributo alla validità di questo diritto fondamentale, ora esplicitato nella Costituzione".

Pur apprezzando gli aspetti evidenziati, i Vescovi hanno chiarito che non sono loro a stabilire come i cileni debbano votare, siano essi cattolici o meno.

Nuovo plebiscito

Il 17 dicembre i cileni hanno votato in questo plebiscito obbligatorio. Al calar della notte il Servizio elettorale ha comunicato i risultati: la proposta costituzionale è stata respinta dal 55 % dei votanti e approvata dal 45 %. Questo risultato consolida l'attuale Magna Carta, che risale al 1980, ma che ha subito diverse riforme (la principale nel 2005).

A prima vista sarebbe una sconfitta per il centrodestra, che non ha convinto i cittadini ad approvare la sua proposta. Ma è anche una sconfitta per la sinistra, la cui bandiera di lotta dal 2019 era un cambiamento della Costituzione, che non ha avuto successo.

Dopo due progetti costituzionali, questo processo è chiuso. Non ci saranno nuove proposte di modifica della Costituzione cilena a medio o lungo termine. Il governo del presidente Gabriel Boric dovrà concentrarsi sui problemi reali della popolazione - l'economia, la lotta alla criminalità, che è aumentata negli ultimi anni, il lavoro, ecc.

L'autorePablo Aguilera L.

Vaticano

Ernesto Cofiño, il pediatra in cammino verso gli altari

Rapporti di Roma-18 dicembre 2023-Tempo di lettura: < 1 minuto
rapporti di roma88

Francisco ha dichiarato venerabile un pioniere della medicina pediatrica in Guatemala, Ernesto Cofiño. Cofiño è nato nel 1899 e nel 1933 ha sposato Clemencia Samayoa con la quale ha avuto cinque figli. Nel 1956 Ernesto scoprì la sua vocazione all'Opus Dei.

Il suo prestigio professionale lo ha portato a occupare la cattedra di Pediatria nella Facoltà di Medicina dell'Università di San Carlos.


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Stati Uniti

I vescovi statunitensi invocano la pace in Medio Oriente sulla scia degli attacchi di Gaza contro i cattolici

L'USCCB ha rilasciato una dichiarazione in cui invoca la pace in Medio Oriente dopo l'attacco a una chiesa e a un convento cattolici a Gaza.

Gonzalo Meza-18 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

"È con grande tristezza e orrore che continuiamo ad assistere all'uccisione di persone innocenti nella terra della nascita di nostro Signore. In seguito all'uccisione di due donne cristiane all'interno della parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, chiediamo l'immediata cessazione di tutte le ostilità, il rilascio degli ostaggi e l'avvio di negoziati per una risoluzione pacifica di questo conflitto", ha dichiarato l'arcivescovo Timothy P. Broglio, arcivescovo per i servizi militari statunitensi e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB).USCCB(si veda anche il rapporto della Commissione europea).

Secondo un comunicato stampa dell'ufficio del Patriarcato latino di Gerusalemme -Il 16 dicembre a mezzogiorno un cecchino dell'IDF è entrato nella parrocchia della Sacra Famiglia (un luogo di rifugio per le famiglie cristiane) e ha sparato a Nahida Khalil Anton e a sua figlia Samar Kamal Anton, uccidendole. Anche altre sette persone sono state colpite e ferite.

La dichiarazione aggiunge che, inoltre, quella stessa mattina un carro armato dell'IDF ha sparato un razzo contro il convento delle Missionarie della Carità, dove vivevano 54 persone disabili. L'impatto ha lasciato innumerevoli danni, tra cui la distruzione del generatore di elettricità, del serbatoio di riserva dell'acqua e un incendio di vaste proporzioni che ha lasciato la casa in rovina.

Uniti per la pace con il Papa

"Questa violenza non deve continuare", ha detto Mons. Timothy Broglio, aggiungendo che i vescovi statunitensi uniscono la loro voce a quella del Santo Padre "ricordando a tutte le parti in conflitto che la guerra non è mai una risposta, ma sempre una sconfitta. Chiediamo pace, per favore, pace!", ha esclamato il presule.

Durante l'Angelus del 17 dicembre dal Palazzo Apostolico Vaticano, il Pontefice ha ribadito il suo sconcerto per l'attacco alla parrocchia di Gaza e la morte delle due donne: "Civili indifesi vengono bombardati e colpiti. E questo è accaduto anche all'interno della parrocchia della Sacra Famiglia, dove non ci sono terroristi, ma famiglie, bambini, malati, disabili e suore. La casa delle suore di Madre Teresa è stata danneggiata, il loro generatore è stato distrutto. Qualcuno dice: "È terrorismo, è guerra". Sì, è guerra, è terrorismo. Per questo la Scrittura dice che "Dio pone fine alle guerre... spezza gli archi e frantuma le lance". Preghiamo il Signore per la pace", ha concluso il Santo Padre.

Le Forze di Difesa israeliane hanno negato a due agenzie di stampa, AFP e Fox News, di essere responsabili degli attacchi alla parrocchia e della morte delle due donne: "Le forze israeliane non attaccano i civili, indipendentemente dalla loro religione", hanno sottolineato.

Ecologia integrale

Mercedes Vallenilla: "Come cristiani, dobbiamo capire le nostre crisi a partire dalla fede".

L'organizzazione Mindove integra i valori della fede cristiana con l'assistenza psicologica. Si rivolge ai cattolici, ma è anche aperta a tutti coloro che ne fanno richiesta, "perché la Chiesa è così, ha le braccia aperte per accogliere chiunque abbia bisogno di aiuto", dice la sua fondatrice, la dottoressa Mercedes Vallenilla.

Loreto Rios-18 dicembre 2023-Tempo di lettura: 6 minuti

Il progetto Tortora è stata fondata dalla dott.ssa Mercedes Vallenilla. Si tratta di un'organizzazione formata da psicologi cattolici che mira a integrare l'assistenza psicologica con la fede cristiana. In questa intervista, la sua fondatrice, Mercedes Vallenilla, ci parla delle caratteristiche del progetto e delle sfide che ha incontrato nel corso degli anni. salute mentale.

Quali sono, secondo lei, le principali sfide per la salute mentale nel panorama attuale?

Ci sono diverse sfide attuali nell'assistenza alla salute mentale a livello globale, ma queste sfide sono amplificate nel contesto in cui Mindove svolge la sua missione, ovvero nel contesto ecclesiale.

La prima sfida deriva dal divorzio storico tra scienza e fede, una convinzione di fondo profondamente radicata nei cristiani, secondo cui la scienza della psicologia può essere dannosa per la fede mettendo in discussione il sistema di credenze cristiane. Ciò si basa sulla storia stessa della conoscenza scientifica, poiché all'inizio del XX secolo Sigmund Freud, il fondatore della psicoanalisi, sostenne che le nevrosi erano causate dalla religione. La religione prevalente all'epoca era quella cattolica. Questo, insieme ad altri elementi storici, rappresentava una minaccia per il cattolicesimo, una minaccia che veniva ereditata di generazione in generazione.

L'evoluzione stessa del lavoro scientifico ha dimostrato, attraverso la prospettiva della Psicologia della Religione, il vantaggio di integrare il fattore R/S, cioè il sistema di credenze del paziente, nella terapia. Vorrei chiarire che questa prospettiva non cerca di convalidare le verità di fede, né di mettere in dubbio l'esistenza o meno di Dio, né di dire quale religione sia vera. Invita semplicemente i professionisti della salute mentale a formarsi, sia includendo il Fattore R/S in generale nella terapia, sia attingendo alla conoscenza delle religioni politeiste o monoteiste, così come di alcune spiritualità, sia specializzandosi in una singola religione. Nel nostro caso, si tratta della religione cattolica.

Detto questo, in America Latina c'è una grande e profonda mancanza di conoscenza di questi progressi scientifici. Per questo motivo, non solo questi progressi non hanno permeato l'accademia, ma molto meno questa conoscenza ha raggiunto il "cattolico comune".

Pertanto, la sfida più grande è rappresentata da questo ostacolo storico, in base al quale il paziente credente ritiene che non esistano psicologi cattolici in grado di integrare professionalmente il suo sistema di credenze in un processo terapeutico basato sulla scienza, ma anche sul corpo di credenze cristiane; perché storicamente ha creduto che ciò non possa essere fatto in modo armonioso e integrato. Inoltre, quando ha provato ad andare da uno psicologo, l'offerta che esiste è fondamentalmente di psicologi laici, a riaffermazione di questa convinzione storica.

Quali difficoltà incontrate nell'affrontare questo tema all'interno della Chiesa?

La pastorale della Chiesa, con le buone intenzioni e il desiderio di fornire una soluzione alla domanda di guarigione delle "ferite emotive" dei suoi fedeli, ha portato attori non qualificati ad assumere il ruolo di terapeuti senza esserlo realmente.

È noto che quando abbiamo un problema, come cristiani, il primo luogo a cui ci rivolgiamo per chiedere aiuto è la nostra comunità. Infatti, come cristiani, non possiamo ignorare il fatto che abbiamo bisogno di capire noi stessi, e soprattutto le nostre crisi psico-emotive, a partire dalla scienza, ma anche dalla fede. Abbiamo bisogno di comprendere la volontà di Dio in questo fatto di dolore e di illuminare l'umano con il divino.

Se è vero che la Chiesa non è direttamente responsabile delle ferite emotive dei suoi parrocchiani, è però responsabile di accompagnare il cattolico di oggi nei suoi problemi emotivi, nei suoi problemi reali. Altrimenti, egli sentirà solo un discorso teologico lontano dalla sua realtà di dolore, ed è qui che perdiamo la capacità di accogliere il cristiano nel suo dolore e nella sua sofferenza, di dare una risposta efficace senza cambiare il messaggio teologico di duemila anni fa, ma rispondendo alla sua realtà umana di oggi.

La sfida, quindi, è che il paziente, non credendo che scienza e fede possano essere unificate e che possa ricevere una terapia integrale da parte di un professionista che ha studiato 4 o 5 anni all'università e che si è anche specializzato, cerchi di risolvere il suo problema emotivo parlando con un sacerdote, o con un catechista o con il suo compagno spirituale, e lì le competenze si sovrappongono, creando una confusione ancora maggiore nel problema.

Il primo è la spiritualizzazione: concentrarsi sullo spirituale trascurando lo psicologico e il fisico; il secondo è il fideismo, cioè la tendenza a trascurare la ragione e la volontà umana per dare peso solo alla fede. In definitiva, i problemi di salute mentale non sono di solito un problema di fede, ma l'uso della sola fede per affrontarli aumenta la crisi.

Il Santo Padre Francesco, durante un'udienza di quest'anno, ha consigliato ai sacerdoti di non assumere il ruolo di professionisti della salute mentale come psichiatri o psicologi, sottolineando che non sono chiamati "a fare lo psichiatra o lo psicanalista".

Quando tutti i membri della Chiesa riconosceranno i limiti delle nostre competenze, allora troveremo una soluzione di fondo al problema della salute mentale nel contesto ecclesiale.

Di cosa parla il progetto? Tortora?

Mindove è un'organizzazione fatta da cattolici che cerca di dare una risposta integrale ai cattolici del mondo offrendo una terapia cattolica virtuale. Vogliamo accompagnare i cattolici di oggi attraverso una risposta professionale completa, affinché possano vivere il loro stato di vita, la loro vocazione ed essere ciò che sono chiamati ad essere. Ma siamo anche professionalmente ed eticamente pronti a offrire la terapia a chiunque chieda aiuto, anche se non è cristiano, perché la Chiesa è così, ha le braccia aperte per accogliere chiunque abbia bisogno di aiuto.

Come è nata l'idea di creare questa iniziativa?

L'idea mi è venuta mentre pregavo sulla spiaggia. Vivo a Cancun e pregavo per i miei pazienti guardando il mare. A quel tempo assistevo sacerdoti, religiosi, laici consacrati ed ero consulente di congregazioni e istituti religiosi. Era un lavoro molto delicato e attento.

In quel momento sono nate alcune idee a cascata, una delle quali era quella di creare un'organizzazione per far crescere l'enorme richiesta che il mio studio di Psicologia Cattolica Integrale stava già avendo, e l'altra era quella di creare una Scuola di Psicologi Cattolici con il Modello di Accompagnamento Psicospirituale che utilizzavo in terapia.

Passarono alcuni anni e osservai l'effetto che la psicospiritualità aveva sui miei pazienti. Di conseguenza, la richiesta continuava ad aumentare a livelli sproporzionati, tanto che dovetti iniziare ad avere un'assistente e altri telefoni cellulari per gestire tutte le richieste, non potendo rispondere.

Questi sono stati i primi passi compiuti 5 anni fa per fondare Mindove, a cui ne sono seguiti molti altri.

Cosa c'è di nuovo Tortora al campo della salute mentale?

La nostra differenza e il nostro valore più importante rispetto ad altre piattaforme di salute mentale è che, prima di tutto, abbiamo un approccio innovativo, integrando tutti gli elementi che la scienza ci fornisce dalla psicologia della religione con la ricchezza della spiritualità cristiana.

In secondo luogo, non utilizziamo piattaforme di videochiamata come Zoom, Skype o Meet; siamo un'organizzazione che offre un approccio integrativo e che da oltre quattro anni sta costruendo una piattaforma che integra vari processi che facilitano l'esperienza dell'utente, oltre agli elementi caratteristici della nostra spiritualità cristiana, come la frase del giorno basata sulla Bibbia, strumenti innovativi per la gestione degli appuntamenti, e molte altre cose.

Ad esempio, sia il paziente che lo psicologo ricevono un appuntamento con il loro fuso orario, senza che si crei una confusione di questo tipo, caratteristica della virtualità.

Un altro esempio è che le nostre sale di videochiamata sono certificate HIPAA Compliance per garantire la riservatezza.

Quali sono le caratteristiche della nuova applicazione e come facilita l'assistenza ai pazienti?

L'applicazione presenta, tra l'altro, le seguenti caratteristiche:

  • Filtra in modo intelligente gli psicologi in base al tipo di patologia che il paziente ha indicato indicando i suoi sintomi in anticipo, il che rende le opzioni che offre al paziente le più appropriate per affrontare il caso.
  • Lo psicologo ha la possibilità di inviare al paziente un questionario di autodiagnosi basato sull'American Psychological Association (APA) prima del primo appuntamento. Se il paziente desidera rispondere, lo psicologo dispone di informazioni diagnostiche preliminari e arriva al primo appuntamento più informato sul caso.
  • Visualizza gli orari e le date di disponibilità degli psicologi in base al fuso orario del paziente e anche dello psicologo, per evitare confusione con i cambiamenti di orario.
  • Dispone di sale per videoconferenze con certificazione di conformità HIPPA, una certificazione internazionale per la salute mentale che attesta che si tratta di sale altamente affidabili in cui è prevista la protezione dei dati.
  • Dispone di una chat interna, protetta anche durante la chiamata, per la comunicazione tra paziente e psicologo.
  • Dispone di un sistema di riscossione automatizzato con certificati di sicurezza informatica per pagare da qualsiasi parte del mondo con carta di credito o di debito. I pazienti ricevono automaticamente le ricevute.
  • La piattaforma consente di connettersi dal cellulare o dal computer, comodamente da casa o da qualsiasi luogo in cui il paziente scelga di avere l'appuntamento.
  • Al posto della password, l'accesso avviene tramite un codice, che rappresenta il massimo livello di sicurezza, in quanto impedisce il cracking della password. Nella salute mentale, la protezione dei dati è molto più importante.
  • Inoltre, il profilo di ogni psicologo non solo descrive la sua formazione e la sua esperienza professionale, ma contiene anche un video in cui lo psicologo spiega perché è uno psicologo, perché è cattolico, perché è su Mindove e qual è il suo santo patrono, oltre a una citazione preferita di un santo. In questo modo si facilita la connessione e l'identificazione dello psicologo giusto.
  • La nostra piattaforma offre ai pazienti psicologi a tariffe diverse, in quanto abbiamo deciso di favorire la meritocrazia, che abbiamo classificato in Dover, Super Dover e Ultra Dover in base ai loro studi e alla loro esperienza, il che dà l'opportunità di accedere a uno psicologo in base alle possibilità economiche del paziente senza intaccare la qualità del servizio.
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Vaticano

Il Papa riflette su Giovanni Battista, lampada di Cristo

Nel giorno del suo compleanno, Papa Francesco ha parlato nella meditazione dell'Angelus di San Giovanni Battista, "lampada della luce di Cristo".

Paloma López Campos-17 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Papa Francesco non ha solo celebrato il suo compleanno questa domenica, ha anche pregato la Angelus e ha tenuto una meditazione sul Vangelo del giorno. In questa occasione, il Pontefice ha concentrato le sue parole sulla figura di San Giovanni Battista, "un uomo straordinario".

Il Santo Padre ha sottolineato il motivo per cui così tante persone sono venute a vedere Giovanni. Era un uomo che attirava per il suo modo di essere "coerente e sincero". Per questo, la sua testimonianza attirava l'attenzione, per "la franchezza del suo linguaggio, l'onestà del suo comportamento e l'austerità della sua vita".

Francesco ha spiegato perché le persone come Giovanni sono importanti nella nostra vita. Le "figure luminose" sono persone che "ci ispirano ad elevarci al di sopra della mediocrità e ad essere a nostra volta modelli di vita buona per gli altri".

Ma San Giovanni Battista non è l'unico personaggio di questo tipo nella storia. "Il Signore manda uomini e donne di questo tipo in ogni epoca", e sta a noi imparare a riconoscerli. Per questo motivo, il Papa ha invitato tutti a chiedersi se impariamo dalla testimonianza di queste persone, se ci mettiamo in discussione.

Ma da dove viene la luce di San Giovanni e di quelli come lui? Il Papa ha risposto seguendo le parole dello stesso Battista. "La luce è Gesù, l'Agnello di Dio, "Dio che salva", come dice il suo nome. Lui solo redime, libera, guarisce e illumina". Insomma, Giovanni "è una lampada, mentre la luce è Cristo".

Lampade di Cristo

Grazie alla luce che San Giovanni trasmette, grazie alla sua testimonianza, impariamo due cose che Francesco ha sottolineato. "In primo luogo, che non possiamo salvarci da soli. Abbiamo bisogno che Dio ci dia la vita. "In secondo luogo, che ognuno di noi, con il servizio, la coerenza, l'umiltà, la testimonianza di vita - sempre con la grazia di Dio - può essere una lampada che brilla e aiuta gli altri a trovare la strada per incontrare Gesù".

Il Papa ha concluso la sua meditazione invitando tutti a riflettere su due domande:

  • "Come posso, negli ambienti in cui vivo, non un giorno lontano, ma già ora, in questo Natale, essere un testimone di luce, un testimone di Cristo?".
  • "Come posso, nei tanti incontri, nelle conversazioni, nelle celebrazioni dei prossimi giorni, testimoniare la 'vera luce', cioè il Signore Gesù, che risplende nella mia vita, affinché anche gli altri possano conoscerlo e gioire in Lui?".

E, come di consueto, Papa Francesco si è rivolto all'intercessione di Maria, "specchio di santità", per aiutare i cattolici "a essere uomini e donne che riflettono Gesù, la luce che viene nel mondo".

Dopo l'Angelus, il Santo Padre ha celebrato la beatificazione del "Cardinale Eduardo Pironio, pastore umile e zelante, testimone della speranza, difensore dei poveri". Ha ricordato anche "le migliaia di migranti che cercano di attraversare la giungla del Darien tra la Colombia e Panama". E a tutti coloro "che soffrono a causa della guerra, in Ucraina, Palestina e Israele e in altre aree di conflitto".

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Vaticano

Papa Francesco festeggia il suo 87° compleanno con un nuovo libro e uno sguardo al futuro della Chiesa

Papa Francesco ha 87 anni. Ha trascorso gli ultimi dieci anni alla guida della Chiesa cattolica con le disuguaglianze sociali, la crisi climatica, la guerra, le armi nucleari, la discriminazione razziale come alcuni dei suoi temi chiave.

Antonino Piccione-17 dicembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Oggi compie 87 anni. Il primo Papa proveniente dall'America, il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio, già arcivescovo di Buenos Aires. È l'occasione per fargli gli auguri, per continuare a pregare per lui, per la sua salute e per la sua missione di guida della Chiesa, e per incoraggiare sinceri e sentiti auspici per un proficuo proseguimento del suo magistero.

La cosa peggiore che può accadere nella Chiesa, ha spiegato, "è quella che de Lubac chiama mondanità spirituale", che significa "mettere se stessi al centro". E quando parla di giustizia sociale, ci invita a tornare al Catechismo, ai Dieci Comandamenti e alle Beatitudini.

La vita di Papa Francesco

È nato nella capitale argentina il 17 dicembre 1936, figlio di emigranti piemontesi: il padre Mario era un contabile, impiegato nelle ferrovie, mentre la madre, Regina Sívori, si occupava della casa e dell'educazione dei cinque figli.

Dopo il diploma di tecnico chimico, ha scelto la strada del sacerdozio, entrando nel seminario diocesano. L'11 marzo 1958 entra nel noviziato della Compagnia di Gesù. Compie gli studi umanistici in Cile e nel 1963, tornato in Argentina, si laurea in filosofia presso il Colegio San José de San Miguel.

Tra il 1964 e il 1965 insegna letteratura e psicologia al Colegio de la Inmaculada di Santa Fe e nel 1966 insegna le stesse materie al Colegio del Salvador di Buenos Aires. Dal 1967 al 1970 ha studiato teologia, laureandosi anche al Colegio San José.

Il 13 dicembre 1969 è stato ordinato sacerdote dall'arcivescovo Ramón José Castellano. Ha continuato la sua preparazione tra il 1970 e il 1971 in Spagna e ha emesso la professione perpetua nei Gesuiti il 22 aprile 1973. Tornato in Argentina, è stato Maestro dei Novizi a Villa Barilari a San Miguel, professore della Facoltà di Teologia, Consultore della Provincia della Compagnia di Gesù e Rettore del Collegio. 

Il 31 luglio 1973 è stato nominato provinciale dei gesuiti dell'Argentina. Sei anni dopo ha ripreso il suo lavoro a livello universitario e, tra il 1980 e il 1986, è stato nuovamente rettore del Colegio San José, oltre che parroco sempre a San Miguel.

Nel marzo 1986 si reca in Germania per terminare la tesi di dottorato; i suoi superiori lo inviano quindi al Colegio del Salvador di Buenos Aires e poi alla Chiesa dei Gesuiti di Cordoba come direttore spirituale e confessore.

Nomina di un vescovo

Fu il cardinale Quarracino a volerlo come suo stretto collaboratore a Buenos Aires. Così, il 20 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo nominò vescovo titolare di Auca e vescovo ausiliare di Buenos Aires. Il 27 giugno fu ordinato vescovo nella cattedrale dallo stesso cardinale.

Come motto ha scelto Miserando atque eligendo e nello stemma inserì il cristogramma ihs, simbolo della Compagnia di Gesù.

Subito nominato Vicario episcopale della zona di Flores, è diventato Vicario generale il 21 dicembre 1993. Non a caso, il 3 giugno 1997 è stato promosso arcivescovo coadiutore di Buenos Aires.

Nemmeno nove mesi dopo, alla morte del cardinale Quarracino, gli successe, il 28 febbraio 1998, come arcivescovo, primate d'Argentina, ordinario per i fedeli di rito orientale residenti nel Paese e gran cancelliere dell'Università Cattolica.

Nel Concistoro del 21 febbraio 2001, Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale, con il titolo di San Roberto Bellarmino. Nell'ottobre 2001 è stato nominato relatore generale aggiunto alla X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata al ministero episcopale. Nel frattempo, in America Latina, la sua figura diventava sempre più popolare.

Nel 2002 ha rifiutato la nomina a presidente della Conferenza episcopale argentina, ma tre anni dopo è stato eletto e poi riconfermato per un altro triennio nel 2008. Nel frattempo, nell'aprile 2005, ha partecipato al conclave che ha eletto Benedetto XVI.

Come arcivescovo di Buenos Aires - tre milioni di abitanti - pensò a un progetto missionario incentrato sulla comunione e sull'evangelizzazione.

Ha quattro obiettivi principali: comunità aperte e fraterne; protagonismo di un laicato consapevole; evangelizzazione rivolta a ogni abitante della città; attenzione ai poveri e ai malati. Invita sacerdoti e laici a lavorare insieme.

"La vita. La mia storia nella storia"

Eletto Sommo Pontefice il 13 marzo 2013. 10 anni e più sul Trono di Pietro: innumerevoli pubblicazioni sul tema, intrise di pagine di cronaca e di storia.  

Il tuo nuovo libro La vita. La mia storia nella storiaIl primo racconto della sua vita attraverso gli eventi che hanno segnato l'umanità, dallo scoppio della Seconda guerra mondiale nel 1939, quando aveva quasi tre anni, fino ai giorni nostri.

Memorie di un pastore che, dal suo punto di vista, racconta gli anni dello sterminio nazista degli ebrei, dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, della grande recessione economica del 2008, del crollo delle Torri Gemelle, della pandemia, delle dimissioni di Benedetto XVI e del conclave che lo ha eletto Papa Francesco.

Eventi che si incrociano nella vita del "papa di strada", che eccezionalmente riapre lo scrigno dei suoi ricordi per raccontare, con la franchezza che lo contraddistingue, quei momenti che hanno cambiato il mondo.

Concentrandosi sui temi più scottanti del momento: disuguaglianze sociali, crisi climatica, guerra, armi nucleari, discriminazione razziale.

La voce del Papa si alterna a quella di un narratore, Fabio Marchese Ragona, vaticanista del gruppo televisivo Mediaset, che in ogni episodio descrive il contesto storico in cui il Papa è vissuto.

In questo libro raccontiamo una storia, la storia della mia vita, attraverso gli eventi più importanti e drammatici che l'umanità ha vissuto negli ultimi ottant'anni", dice Papa Francesco.

Questo volume viene pubblicato perché, soprattutto le giovani generazioni, possano ascoltare la voce di un vecchio e riflettere su ciò che il nostro pianeta ha passato, per non ripetere gli errori del passato. Pensiamo, ad esempio, alle guerre che hanno devastato e continuano a devastare il mondo; pensiamo ai genocidi, alle persecuzioni, all'odio tra fratelli e sorelle di religioni diverse! 

Quanto dolore! A una certa età è importante, anche per noi stessi, riaprire il libro della memoria e ricordare: imparare guardando indietro nel tempo, riscoprire le cose non buone, le cose tossiche che abbiamo vissuto insieme ai peccati che abbiamo commesso, ma anche rivivere tutto il bene che Dio ci ha mandato. È un esercizio di discernimento che dovremmo fare tutti, prima che sia troppo tardi!

Buon compleanno Papa Francesco!

L'autoreAntonino Piccione

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La grandezza di Maria, Nuova Eva: Prefazio d'Avvento IV

Il quarto e ultimo prefazio di Avvento è dedicato al tempo che precede immediatamente la solennità del Natale, cioè i giorni dal 17 al 24 dicembre. Il testo ci introduce al mistero che stiamo celebrando: quello della Vergine Maria, la nuova Eva, che con il suo fiat ha aperto la strada all'incarnazione del Verbo. Cristo è alle porte.

Giovanni Zaccaria-17 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Il testo di questo Prefazione IV di Avvento è una rielaborazione di un'antica prefazione ambrosiana, che è stata rivista nella sua forma attuale.

"È veramente giusto renderti grazie, o Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Ti lodiamo, ti benediciamo e ti glorifichiamo per il mistero della Vergine Madre. Infatti, se la rovina ci è venuta dall'antico avversario, nel grembo verginale della figlia di Sion è germogliato colui che ci nutre con il pane degli angeli, e la salvezza e la pace sono sorte per l'intero genere umano. La grazia che Eva ci ha tolto ci è stata restituita in Maria. In lei, la madre di tutti gli uomini, la maternità redenta dal peccato e dalla morte, si apre al dono della vita nuova. Così, dove era cresciuto il peccato, la tua misericordia è traboccata in Cristo nostro Salvatore. Perciò, nell'attesa della venuta di Cristo, uniti agli angeli e ai santi, cantiamo l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo...".

Anche in questo caso, come nel Prefazio dell'Avvento III, il motivo della gratitudine a Dio è già espresso nel protocollo: "Ti lodiamo, ti benediciamo e ti glorifichiamo per il mistero della Vergine Madre", espressione unica nel corpus dei Prefazi, che ci introduce al mistero che stiamo celebrando: quello della Vergine Maria, che con il suo fiat ha aperto la strada all'Incarnazione del Verbo; per questo viene lodata come Vergine Madre e già questo titolo ci apre alla contemplazione della grandezza di Maria, grandezza che si esprime in tutto il Prefazio attraverso una serie di parallelismi antitetici di rara bellezza.

La prima delle tre sezioni che compongono il corpo del Prefazio è intessuta di immagini bibliche, che rimandano al potere tipologico della Vergine Maria. La rovina causata dall'antico avversario (cfr. 3a generazione14-15) non era l'ultima parola sul destino dell'uomo, perché dal grembo verginale della figlia di Sion (Is 62,11; Zac 2,14 e 9,9) è nato colui che ci nutre con il pane degli angeli (Sap 16,20; Gv 6,38).

Quest'ultima espressione è particolarmente bella e importante, perché mette in relazione il tema del pane eucaristico con il mistero dell'Incarnazione: il grembo verginale, una realtà molto carnale, diventa il grembo di una realtà celeste.

La caduta, completamente riparata grazie al "sì" di Maria.

La seconda sezione si apre con il parallelismo antitetico Eva/Maria, che dà anche il titolo a questo testo eucaristico. La caduta dei nostri progenitori, già evocata nella sezione precedente nell'immagine della vittoria del diavolo, viene totalmente riparata grazie al sì di Maria, che ci restituisce alla nostra condizione primordiale. La maternità di Eva assume una nuova dimensione nella maternità di Maria: infatti, la trasformazione operata dall'Incarnazione ci trasforma da condannati alla morte a destinati all'immortalità.

Il parallelismo tipico di Maria, nuova Eva, si conclude nella figura di Cristo, che emerge con forza nella terza sezione: in Cristo Salvatore, la misericordia di Dio trabocca proprio dove è più necessaria, cioè dove il peccato sembra vincere su tutto.

È l'esperienza della vita sapienziale della Chiesa che indica proprio nella debolezza umana il luogo della manifestazione della potenza di Dio (cfr. 2 Cor 12,7-10) e nel peccato il luogo dell'emergere della grandezza di Dio.

Ogni sezione del corpo del Prefazio si conclude con un'enfasi sui doni messianici (la salvezza e la pace, il dono della vita nuova, la misericordia), che indicano che Cristo è alle porte; in questo tempo che precede il Natale.

L'autoreGiovanni Zaccaria

Pontificia Università della Santa Croce (Roma)

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Vaticano

Il cardinale Becciu condannato a 5,5 anni di carcere per appropriazione indebita

Il Tribunale dello Stato vaticano ha condannato oggi pomeriggio il cosiddetto caso Becciu contro 10 imputati e diverse società. Il cardinale Angelo Becciu, che sostituì il Segretario di Stato all'epoca dell'investimento immobiliare a Londra, è stato condannato a cinque anni e mezzo di carcere, all'interdizione e al pagamento in solido di 200 milioni di dollari al Vaticano, insieme ad altri imputati.

Francisco Otamendi-16 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Ci sono volute 86 udienze con centinaia di ore di seduta perché il tribunale emettesse la sentenza sui fatti che, secondo il comunicato vaticano, riguardano dieci imputati, tra cui l'allora monsignor Becciu e diverse società coinvolte in un investimento immobiliare ad alto rischio a Londra.
Il Tribunale vaticano, presieduto dal magistrato Giuseppe Pignatone, insieme ai giudici Venerando Marano e Carlo Bonzano, ha ritenuto la sussistenza del "reato di malversazione (art. 168 del Codice penale) in relazione all'illecito utilizzo nell'amministrazione dei beni ecclesiastici" della somma di 200 milioni di dollari, pari a circa un terzo delle disponibilità dell'epoca della Segreteria di Stato. Vale a dire, circa 183,8 milioni di euro.

Questa somma, secondo il comunicato vaticano, "è stata versata tra il 2013 e il 2014, per volontà dell'allora Sostituto Monsignor Giovanni Angelo Becciu, per la sottoscrizione di quote di Athena Capital Commodities, un fondo speculativo, riconducibile al dottor Raffaele Mincione, con caratteristiche altamente speculative e che comportava un elevato rischio di capitale per l'investitore senza alcuna possibilità di controllo sulla gestione".

Come ha spiegato Omnes, il processo riguardava in realtà tre casi contro il cardinale Becciu, "molto diversi tra loro e tutti legati alla questione della gestione dei fondi della Segreteria di Stato".
La prima è la più importante e riguarda, come noto, l'investimento della Segreteria di Stato nelle azioni di un piccolo palazzo di lusso a Londra per circa 200 milioni di dollari. L'investimento è stato affidato prima all'agente Raffaele Mincione e poi all'agente Gianluigi Torzi, ha spiegato Andrea Gagliarducci.

Secondo la sentenza, sono stati ritenuti "colpevoli del reato di peculato monsignor Becciu e Raffaele Mincione, che erano stati in contatto diretto con la Segreteria di Stato per ottenere l'erogazione del denaro anche senza che ne fossero state soddisfatte le condizioni, nonché, in concorso con loro, Fabrizio Tirabassi, dipendente dell'Ufficio Amministrazione, ed E.C.".

Le condanne

Considerando i reati contestati a ciascuno degli imputati, le sentenze del Tribunale sono le seguenti:

"BRUHLART René e DI RUZZA Tommaso a una multa di millesettecentocinquanta euro;

E.C. a sette anni di reclusione e una multa di diecimila euro con interdizione a vita dai pubblici uffici;

Raffaele a cinque anni e sei mesi di reclusione e a una multa di 8.000 euro con interdizione a vita dai pubblici uffici;

BECCIU Giovanni Angelo a cinque anni e sei mesi di reclusione, 8.000 euro di multa e interdizione a vita dai pubblici uffici;

TIRABASSI Fabrizio a sette anni e sei mesi di reclusione, una multa di diecimila euro e l'interdizione a vita dai pubblici uffici;

SQUILLACE Nicola, previa concessione delle attenuanti generiche, alla sospensione condizionale della pena di un anno e dieci mesi di reclusione;

TORZI Gianluigi a sei anni di reclusione e 6.000 euro di multa, all'interdizione a vita dai pubblici uffici e alla sorveglianza speciale per un anno;

MAROGNA Cecilia a tre anni e nove mesi di reclusione con interdizione temporanea dai pubblici uffici per lo stesso periodo; e dai pubblici uffici per lo stesso periodo;

LOGSIC HUMANITARNE DEJAVNOSTI D.O.O. a una multa di 40 000 euro e al divieto di contrattare con le autorità pubbliche per due anni;

Inoltre, la Corte ha disposto la confisca per equivalente delle somme costituenti il corpus delicti dei reati contestati per un importo complessivo di oltre 166.000.000 di euro.

Infine, gli imputati sono stati condannati, in solido, al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, liquidati per un importo complessivo di oltre 200.000.000,00 di euro".

Obbligato a risarcire

Con riferimento ad altri due casi oggetto di indagine, il cardinale Becciu e Marogna Cecilia "sono stati riconosciuti colpevoli, in solido, del reato previsto dall'art. 416-ter c.p. in relazione alla corresponsione, da parte della Segreteria di Stato, di somme per un totale di oltre 570.000 euro a favore di Marogna, tramite una società ad essa riferibile, con la motivazione, non corrispondente al vero, che il denaro doveva servire a favorire la liberazione di una suora, vittima di un sequestro di persona.570.000 a favore di Marogna, tramite una società ad essa riferibile, con la motivazione, non corrispondente al vero, che il denaro doveva essere utilizzato per favorire la liberazione di una suora, vittima di un sequestro di persona in Africa".

Il cardinale Becciu è stato anche riconosciuto "colpevole di appropriazione indebita (articolo 168 del Codice Penale) per aver versato, in due occasioni, su un conto intestato a

Caritas-Diocesi di Ozieri, il pagamento della somma complessiva di 125.000 euro effettivamente destinata alla cooperativa SPES, di cui era presidente il fratello Becciu Antonino".

Risorse

Gli avvocati del cardinale hanno dichiarato in un comunicato: "Rispettiamo la sentenza, leggeremo le motivazioni, ma restiamo certi che prima o poi verrà riconosciuta l'assurdità dell'accusa contro il cardinale e quindi la verità: Sua Eminenza è innocente".

L'autoreFrancisco Otamendi

Cultura

Le origini del presepe

Ogni Natale, la creazione di un presepe è una tradizione cara al cuore di molte famiglie cattoliche.

Jennifer Elizabeth Terranova-16 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Era nella città di Greccio, in Italia, nota per essere il luogo di nascita del primo presepe della storia. Una tradizione che si è diffusa in tutto il mondo, amata e custodita, ed è la tradizione più conosciuta del Natale.

La tradizione vuole che una famiglia greca abbia fondato la città di Greccio e vi si sia stabilita, da cui l'origine del nome Greccio. La città medievale risale al X e XI secolo ed è situata nell'Appennino italiano, una pittoresca cittadina arroccata in cima a una delle colline che dominano la Valle Santa.

Nel 1223, San Francesco d'Assisi, un giovane eremita, era appena tornato a casa da Terra Santa e passeggiò per Greccio, rimanendo colpito dalla sua bellezza, che gli ricordava la città santa di Betlemme. In un'intervista, padre Domenico, un frate minore, ha raccontato: "Francesco aveva un sogno: rivivere con i suoi occhi ciò che il neonato Gesù aveva sofferto per l'umanità, e questo sogno si realizzò nella notte di Natale del 1223". Avrebbe chiesto l'aiuto del suo amico Giovanni de Greccio, il Velita, proprietario delle grotte. Aveva bisogno di una pietra, che è ancora lì, di fieno, di un bue, di un asino e di un altare.

San Francesco, allora diacono, celebrò la Messa della notte di Natale e molti si riunirono per vedere il primo presepe. Durante la celebrazione, Giovanni Velita e altri ebbero una visione: videro un bambino che si svegliava da un lungo sonno sulla pietra. Padre Domenico racconta che il bambino sorrise a Francesco, che lo abbracciò e lo adorò.

"Quello di Greccio era un presepe un po' atipico, un po' diverso da quelli che troviamo oggi nelle famiglie italiane e di tutto il mondo; è l'unico senza la Madonna e Giuseppe...", ha detto l'ex sindaco di Greccio, Antonio Rosati.

Tradizione universale

Ogni anno gli abitanti rivivono con orgoglio questi momenti storici perché "fanno parte della nostra storia, del nostro cuore e anche del nostro patrimonio iconografico, che è universale... Il Presepe è qualcosa che ci unisce, non ci divide, e così anche Greccio unisce e non divide", ha detto il sindaco Rosati in un'intervista.

Ogni Natale, la creazione di un presepe è una tradizione che sta a cuore a molte famiglie cattoliche; è una tradizione cara che si tramanda, e si creano ricordi quando genitori, figli e parenti acquistano le nuove figure e decidono dove collocarle. Ancora, l'ex vicesindaco di Greccio, Federico Giovanelli, ha detto: "È tutto molto commovente" e ha ricordato: "Se oggi tutti noi facciamo il nostro presepe, è perché Francesco ha fatto il primo qui quella sera".

Quando San Francesco predicò e lesse il Vangelo la notte di Natale, un testimone oculare riferì: "Quella notte avvenne un miracolo". In seguito, altri miracoli sono stati citati durante questo periodo. Si dice che chi toccava la paglia della mangiatoia dove era apparso il Bambino Gesù riceveva guarigioni, così come le donne sottoposte a lavori forzati e gli animali malati.

Papa Francesco e il presepe

Papa Francesco ha scelto il suo nome in onore del santo che ha realizzato il primo presepe tanti anni fa. Ha fatto due visite al santuario dell'eremo di Greccio nel 2017 e nel 2019, quando ha firmato una lettera apostolica, "Il Santuario di Greccio".Admirabile Signum". In essa ha scritto:

"Perché il presepe suscita tanta ammirazione e ci commuove così profondamente? Innanzitutto perché mostra il tenero amore di Dio: il Creatore dell'universo si abbassa per assumere la nostra piccolezza. Il dono della vita, in tutto il suo mistero, diventa ancora più meraviglioso quando ci rendiamo conto che il Figlio di Maria è la fonte e il nutrimento di ogni vita. In Gesù, il Padre ci ha dato un fratello che ci viene incontro quando siamo confusi o smarriti, un amico fedele sempre al nostro fianco. Ci ha dato suo Figlio che ci perdona e ci libera dai nostri peccati".

Ha anche incoraggiato le famiglie a mantenere viva questa tradizione nelle loro case e ha detto che la sua speranza è "che questa usanza non vada mai persa". In molte case è una pratica celebrata e attesa. In tutto il mondo si fa a gara per avere il presepe "migliore". Molti quartieri, come Dyker Heights a Brooklyn, New York, vedono e accolgono ogni anno turisti da tutto il mondo che vengono a vedere i loro famosi presepi e gli allestimenti natalizi nei loro cortili.

Il presepe in Vaticano

Mentre nel primo presepe non comparivano né la Madonna né San Giuseppe, oggi la Sacra Famiglia è presente, così come San Francesco d'Assisi, che si trova accanto al presepe, come abbiamo visto in Vaticano quando è stato inaugurato il presepe di quest'anno.

Quest'anno è stato onorato San Francesco d'Assisi. Papa Francesco si è rivolto alle comunità che hanno donato il presepe e l'albero di Natale e ha detto che concentrarsi su qualsiasi presepe dovrebbe "risvegliare in noi la nostalgia del silenzio e della preghiera nella nostra vita quotidiana spesso frenetica".

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Stati Uniti

Gli Stati Uniti festeggiano la Vergine di Guadalupe

Da New York a Los Angeles, da Chicago a Miami, centinaia di migliaia di pellegrini si sono riuniti il 12 dicembre nelle chiese di varie diocesi del Paese per celebrare la Vergine di Guadalupe.

Gonzalo Meza-15 dicembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Nel 2023 ricorre il 492° anniversario delle apparizioni della Vergine di Guadalupe sulla collina del Tepeyac a Città del Messico. È stata dichiarata "Patrona delle Americhe" da Papa Pio XII nel 1946, titolo confermato da Giovanni Paolo II nel 1999. È la patrona principale di molte diocesi, tra cui quella di Los Angeles. Poiché gli Stati Uniti sono il secondo Paese con il maggior numero di messicani, le celebrazioni di Guadalupe si svolgono con lo stesso fervore e calore che i messicani portano a questa tradizione.

Da New York a Los Angeles, da Chicago a Miami, centinaia di migliaia di pellegrini si sono riuniti il 12 dicembre nelle chiese di diverse diocesi del Paese per celebrare la "Morenita del Tepeyac". Le celebrazioni comprendevano danze tipiche regionali, canti, rappresentazioni dal vivo delle apparizioni di Guadalupana, oltre alle "mañanitas" (canto tradizionale messicano di compleanno), al rosario e alla Santa Messa. Al termine delle cerimonie i parrocchiani hanno condiviso alcuni piatti tipici messicani come i tamales (pasta di farina di mais avvolta in bucce di mais cotte al vapore), le atole (bevanda di farina di mais) e il "pan de dulce" (dolci messicani).

Negli Stati Uniti ci sono due siti della Guadalupa che hanno una caratteristica unica nel paese: il Cattedrale di Los Angeles dove è conservato l'unico frammento della tilma di Tepeyac, e il santuario di Nostra Signora di Guadalupe a Des Plaines, Illinois, vicino a Chicago, dove i parrocchiani possono "pagare le loro mandas" come se fossero a Città del Messico.

Cattedrale di Nostra Signora degli Angeli

Nella cattedrale di Los Angeles, in California, la celebrazione della Guadalupana 2023 è iniziata l'11 dicembre alle 18.00 con danzatori tradizionali e il Ballet Folklorico nella piazza della cattedrale. Alle 22.00 è stato recitato il Rosario all'interno della cattedrale, seguito da un tributo musicale con mariachi e cantanti ospiti. Prima dell'inizio della Messa, sono state cantate le "mañanitas" alla Vergine. La Messa è stata presieduta dall'arcivescovo José H. Gómez.

Durante l'omelia, il prelato ha osservato: "Stasera, quando ci troviamo sotto lo sguardo compassionevole di nostra Madre e la guardiamo negli occhi, riflettiamo su questa meravigliosa verità: Gesù Cristo ci ama così tanto che è venuto a condividere le nostre speranze e i nostri sogni e a offrire la sua vita per noi. Rivolgiamoci con fiducia a Nostra Signora di Guadalupe e diciamole ancora una volta che siamo qui per servire, che vogliamo offrire la nostra vita come offerta d'amore a lei e a Gesù".

La Cattedrale di Los Angeles è l'unico luogo al mondo, al di fuori della Basilica di Guadalupe in Messico, a possedere un piccolo frammento della tilma guadalupana. Questa reliquia è stata donata dall'allora arcivescovo di Città del Messico in segno di gratitudine e amicizia all'arcivescovo di Los Angeles John J. Cantwell, che aveva guidato un pellegrinaggio alla Basilica di Guadalupe all'inizio degli anni '40. È conservata in una cappella laterale ed è esposta alla venerazione dei fedeli. La tilma è stata analizzata scientificamente ed è considerato un miracolo che sia sopravvissuta a cinque secoli nonostante sia fatta di fibre naturali di agave, che in condizioni normali si decompongono facilmente nel tempo. 

Santuario di Nostra Signora di Guadalupe, Des Plaines

Dalla sua fondazione nel 2013, il Santuario di Guadalupe nella città di Des Plaines attira ogni dicembre migliaia di pellegrini provenienti da tutti gli Stati Uniti per rendere omaggio alla Vergine Maria. Le celebrazioni del Guadalupe 2023 sono iniziate l'11 dicembre con le "mañanitas" alla Vergine prima della mezzanotte, seguite dalla Messa solenne.

Per tutto il giorno è stato recitato il Santo Rosario alternato alla Santa Messa. Nel pomeriggio c'è stata una rievocazione delle apparizioni dell'Angelo. Vergine. Migliaia di persone hanno partecipato alle varie cerimonie. Sono venute da diverse parti del Paese in autobus, in auto, in bicicletta o a piedi. I pellegrini hanno portato ai piedi della Vergine le loro preoccupazioni e i loro problemi. Altri sono venuti a "pagare i loro mandas", cioè le promesse fatte alla Vergine per un favore ricevuto.

Molti parrocchiani hanno fatto la promessa di andare in Messico per ringraziare la Vergine di persona, ma poi si sono resi conto di non poterla rispettare per mancanza di documenti, denaro o tempo. Di fronte a questa realtà, fin dalla sua inaugurazione nel 2013, l'allora arcivescovo di Città del Messico, il cardinale Rivera Carrera, ha concesso all'arcivescovo di Chicago una speciale concessione affinché i fedeli potessero "pagare" presso il Santuario di Guadalupe a Des Plaines "i mandas o le promesse" promesse alla Vergine senza doversi recare a Città del Messico. Questa concessione è stata ribadita il 10 giugno 2023 durante una visita al santuario dal cardinale Carlos Aguiar Retes, arcivescovo del Messico.

Durante l'omelia della Messa concelebrata con il cardinale Cupich di Chicago, ha detto: "Gesù ci accompagna, non solo camminando con noi, ma ci aiuta ad affrontare le sfide che si presentano nella nostra vita. Ci aiuta a risolvere i problemi e le situazioni di conflitto e a saper godere dell'incontro con gli altri come un incontro tra fratelli, come stiamo facendo qui, mentre io rappresento il Messico, e il mio fratello cardinale Blase Cupich, questa grande arcidiocesi che ha accolto tanti di noi qui, in questo Paese, sempre sotto la cura di Maria di Guadalupe".

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Ma cosa vedono i miei occhi!

Betlemme è un riflesso delle realtà ultime, ci mostra l'amore inesauribile di Dio che soddisfa tutti i nostri desideri e, allo stesso tempo, il cuore chiuso di Erode che vive un inferno.

15 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Se non lo vedo, non ci credo. Con questa frase il materialismo che ci circonda scrolla di dosso ogni riferimento alla trascendenza. Ma se fosse possibile vedere Dio con i nostri occhi? San Francesco d'Assisi ci ha pensato e ci è riuscito.

Nella prima biografia scritta del santo, Tommaso da Celano racconta che nel 1223, quando si trovava nei pressi della città italiana di Greccio, chiese a un certo Giovanni, un nobile di buona reputazione, di preparare un presepe per Natale, in modo da poter contemplare la scena della Natività. Le sue parole furono: "Voglio celebrare la memoria del bambino che è nato a Betlemme e voglio contemplare in qualche modo con i miei occhi ciò che ha sofferto nella sua incapacità infantile, come è stato deposto nella mangiatoia e come è stato posto sul fieno tra il bue e l'asino".

Il cronista descrive come in quella notte di Natale il primo presepe della storia riunì una moltitudine di frati e di famiglie dei dintorni, giunti con candele e fuochi accesi, e la gioia con cui il santo lo contemplò e predicò l'Eucaristia che un sacerdote celebrò sulla mangiatoia stessa. Tra i canti di lode della comunità improvvisata, uno dei presenti ebbe una visione straordinaria. Si dice che abbia visto "un bambino senza vita che giaceva nella mangiatoia" e che, quando Francesco gli si avvicinò, si svegliò dal suo sonno. Questa visione non è priva di significato", spiega l'autore, "poiché il bambino Gesù, sepolto nell'oblio di molti cuori, è risorto per sua grazia, attraverso il suo servo Francesco, e la sua immagine è stata impressa nel cuore degli innamorati". Al termine della solenne veglia, tutti sono tornati a casa pieni di gioia".

Nell'800° anniversario di questo evento unico, l'usanza di rievocare la nascita di Gesù per permettere a bambini e adulti di contemplare "con gli occhi" il mistero di Betlemme è ancora molto viva.

Ci sono presepi monumentali e in miniatura, viventi e in ceramica, popolari e napoletani, statici o meccanizzati?

In ogni casa, in ogni struttura, in ogni parrocchia, istituzione o confraternita c'è un "Giovanni", come il primo presepista di Greccio, che, da solo o con un gruppo di collaboratori, si impegna ogni anno per allestire il miglior presepe possibile.

Nella lettera apostolica "Il bel segno della mangiatoia Sul significato e il valore del presepe, che consiglio a tutti di rileggere in questo periodo dell'anno, il Santo Padre ha ricordato che "Non è importante come si prepara il presepe, può essere sempre lo stesso o essere modificato ogni anno; ciò che conta è che parli alla nostra vita". Ed è vero che i presepi parlano. Ci parlano della presenza quotidiana di Dio in mezzo alla nostra vita ordinaria, anche se spesso viviamo lontani da Lui. Il loro valore come risorsa per la trasmissione e il rinnovamento della fede è indiscutibile.

Proprio l'altro giorno, stavo cercando di risolvere i dubbi di uno dei miei figli su come sarebbe il paradiso. Ed è davvero difficile immaginare quella "contemplazione di Dio" di cui parla il Catechismo. "Che noia vedere Dio tutto il giorno! -mi ha detto il bambino. Cercando una risposta, ho guardato il presepe già allestito in salotto e ho notato la gioia della Vergine Maria, di San Giuseppe, degli angeli, dei pastorelli, dei re... Erano tutti pieni di gioia nel contemplare il Dio bambino.

-Immaginate di essere a Betlemme e di dormire all'aperto", dissi, "e all'improvviso appare un coro di angeli che vi annuncia che è nato Gesù Bambino: andreste a vederlo o no perché lo trovate noioso? 

-Sarebbe fantastico. Andrei a correre", ha risposto.

-Ebbene, immaginate il paradiso in questo modo. Un luogo in cui, ogni giorno, potete assistere a un evento straordinario che vi riempie di gioia. Un luogo dove i re e i poveri condividono lo stesso destino e lo stesso desiderio: essere vicini a Dio, il più vicino possibile e il più a lungo possibile, perché annoiarsi... Vi annoiate a guardare un bambino, ad esempio vostro cugino?

-Non è vero, è così divertente, potrei giocare con lei per ore.

-Perché un vecchio amareggiato non penserebbe mai di creare l'Universo per condividere la sua vita con voi!

Man mano che procedevamo, la conversazione mi ha fatto capire ancora più profondamente come Betlemme sia un riflesso delle realtà ultime, perché ci mostra anche l'inferno di Erode, decrepito e triste perché non ha voluto accettare la buona notizia che gli viene data. In alto nel suo castello ha solo se stesso e la sua crudeltà, lontano dalla comunione con Dio e con gli uomini.

Così, ancora una volta, San Francesco l'ha fatto. Quel bambino addormentato in un sonno molto profondo è risorto grazie a lui per portarmi, 800 anni dopo, un nuovo insegnamento, una nuova speranza. E semplicemente contemplando alcune statuette di argilla. Vedere per credere.

L'autoreAntonio Moreno

Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.

Vaticano

Mons. StaglianòLa scienza teologica deve essere sempre più concepita come sapienza".

Il presidente della Pontificia Accademia di Teologia e arcivescovo emerito di Noto ha rilasciato un'intervista a Omnes in cui spiega, a grandi linee, i cambiamenti introdotti da Papa Francesco con il Motu Proprio. Ad theologiam promovendam.

Federico Piana-15 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

"Una riforma nella continuità". Monsignor Antonio Staglianò sceglie con cura queste parole per iniziare a descrivere i profondi cambiamenti che il Papa, con la lettera in forma di motu proprio Ad theologiam promovendamha introdotto negli statuti della Pontificia Accademia di Teologia che presiede. Una rivoluzione di non poco conto che rappresentò addirittura un cambio di paradigma per l'Accademia fondata da Clemente XI nel 1718.

In una lunga conversazione con Omnes, Staglianò fa notare che, normalmente, quando si usa l'espressione "rivoluzione paradigmatica" in ambito scientifico, si fa riferimento all'opera di Thomas Samuel Kuhn intitolata "Rivoluzione paradigmatica". La struttura delle rivoluzioni scientifichein cui il filosofo americano spiega come nella scienza si verifichino delle interruzioni che generano nuovi metodi e un nuovo modo di procedere nella scienza stessa.

"Prendiamo in prestito l'idea di paradigma di Kuhn, ma non possiamo non leggerla all'interno della Chiesa. Del resto, la teologia è una forma ecclesiale, non solo la scienza, che deve essere situata all'interno della Tradizione", dice Staglianò. La rivoluzione c'è, ma nella continuità.

Nuova teologia

La costruzione di una nuova idea di teologia è la novità più grande di questa rivoluzione. Monsignor Staglianò la chiama Teologia della saggezzaLo chiamiamo così in accordo con le indicazioni del Santo Padre. In sostanza, la scienza teologica deve essere concepita sempre più come sapienza". 

E se tutto questo è nuovo, aggiunge, "lo è in riferimento al contesto che si è creato da 300 anni a questa parte, cioè da quando, con l'Illuminismo e la nascita della scienza, la conoscenza è stata sempre più concepita in termini intellettualistici e razionalistici". 

Questo pregiudizio che l'Illuminismo ha imposto alla cultura, secondo Staglianò, "è un pregiudizio che va rovesciato, perché se la conoscenza è frutto della scienza, allora la Rivelazione cristiana non può essere considerata conoscenza, ma finisce per essere bollata come opinione: perché tutto ciò che non è conoscenza, il pregiudizio illuminista lo colloca nel regno dell'opinione, della non verità".

Un nuovo linguaggio

Qui, dunque, ci troviamo di fronte a una situazione imbarazzante, ammette Staglianò: "Da un lato, credendo nella Rivelazione di Dio in Gesù Cristo arriviamo a conoscere realmente Dio, ma questa conoscenza - che sarebbe la Verità di Dio - secondo l'approccio illuminista non avrebbe il carattere di verità". 

Pertanto, sostenere che la teologia è sapienza significa, innanzitutto, chiedere che "si applichi anche alla teologia quella indicazione che Benedetto XVI ha fatto a tutte le scienze e a tutte le conoscenze: estendere i limiti della ragione in senso sapienziale. Ciò significa che "la ragione deve essere misurata con tutta l'esperienza umana". 

La conoscenza viene dalla Rivelazione, dal Vangelo. E la vera novità consiste nel "recuperare, con un linguaggio nuovo, ciò che la teologia è sempre stata prima di diventare una scienza: cioè la sapienza", spiega Staglianò.

Teologia senza frontiere

Una teologia che si riscopre sapienza non ha limiti né confini. "E questo - dice Staglianò - per una ragione missionaria che sta alla base della stessa fede cristiana. La fede corrisponde al Vangelo, e Gesù è il figlio di Dio in carne umana, ed è quindi la salvezza e la redenzione che Dio ha voluto per tutti". 

Da qui una conseguenza logica che il Presidente della Pontificia Accademia di Teologia riassume così: "Se il Vangelo è destinato a tutti, allora tutti possono ascoltare il Vangelo: intendo anche chi appartiene ad altre religioni o addirittura chi non crede. 

Tutti hanno bisogno di essere salvati da Gesù Cristo e qui, dice Staglianò, "si pone la questione del servizio che la teologia sapienziale può fare all'evangelizzazione della stessa Chiesa cattolica, che forse, dopo più di 2000 anni, ha bisogno di essere rinvigorita. Il grande rischio è che abbia perso il vero volto di Dio".

Nuovi strumenti

Entrare in dialogo con questi mondi diversi e lontani è una delle nuove e importanti priorità della Pontificia Accademia di Teologia. A tal fine, i nuovi statuti prevedono nuove strutture. 

Innanzitutto, spiega Staglianò, "un Consiglio di Studi Superiori chiamato a interagire con gli ambiti della cultura superiore, compresa quella istituzionale. E poi pensiamo a cenacoli teologici con cui rapportare la teologia sapienziale alla gente per parlare di Dio attraverso i temi della vita, della carne sofferente, delle questioni politiche e sociali".  

Per fare tutto questo, conclude Staglianò, "saremo aiutati da alcune figure create grazie al nuovo statuto: quella dell'interlocutore referente. Si tratterà di persone o gruppi di persone a cui la Pontificia Accademia di Teologia potrà fare riferimento per aprire spazi di dialogo ad ampio raggio".

L'autoreFederico Piana

 Giornalista. Lavora per la Radio Vaticana e collabora con L'Osservatore Romano.

Cultura

"La teologia di Ratzinger è sinfonica", dice Pablo Blanco.

Il sacerdote Pablo Blanco, recentemente insignito del Premio Ratzinger 2023, è stato il relatore del Forum Omnes del 14 dicembre, con il tema "Benedetto XVI. Ragione e fede".

Loreto Rios-14 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Giovedì 14 dicembre si terrà il Forum Omnes "Benedetto XVI. La razón y la fe" con il sacerdote Pablo Blanco, vincitore nel novembre di quest'anno del premio "Benedetto XVI. Premio Ratzinger 2023. Il colloquio è stato moderato da Juan Manuel Burgos, Presidente della Commissione Europea. Associazione spagnola del personalismo.

Pablo Blanco è professore di Teologia dogmatica presso l'Università di Navarra, oltre ad essere membro del comitato editoriale che pubblica in spagnolo le opere del Papa emerito dell'Università di Navarra. Casa editrice BAC. Inoltre, è autore di numerose pubblicazioni in case editrici quali BAC, Rialp, Parola, Edizioni Cristianesimo, San Paolo, o Pianeta.

Il Forum, tenutosi presso il Università Villanuevaè stato sponsorizzato da Banco Sabadell e il Fondazione CARF.

In primo luogo, il professor Blanco ha riflettuto sul rapporto di Joseph Ratzinger con la fede, "un filo d'oro che attraversa tutto il suo pensiero", ma che è anche un aspetto "spiccatamente cristiano", poiché il cristianesimo non ha mai esitato a "entrare in dialogo" con la filosofia e gli intellettuali. "Ragione e religione è qualcosa che è nel DNA del cristianesimo", ha detto il professor Blanco, e questo rapporto differenzia il cristianesimo dalle altre religioni.

Discorso di Ratisbona

Pablo Blanco ha poi analizzato in modo approfondito il discorso di Ratsibona, uno dei discorsi più famosi di Ratzinger, che inizialmente fu causa di grandi polemiche a causa di una citazione dell'imperatore bizantino Manuele Paleologo II in cui parlava dell'Islam.

Tuttavia, il professor Blanco ha spiegato che all'inizio si trattava di un discorso puramente accademico, dal quale "il tutto era preso per la parte". Lo scopo originario di questo passaggio era spiegare che la verità può essere solo proposta, non imposta. "Era un'affermazione pacifica, ma ha dato fuoco a una scia di polvere da sparo", ha spiegato il vincitore del Premio Ratzinger.

Loghi

D'altra parte, in relazione al tema della ragione nel mondo occidentale, Pablo Blanco ha spiegato che il logos è inteso nel discorso di Ratzinger come ragione creativa, per cui ragione e amore sono intimamente uniti. "Con la nostra capacità razionale possiamo comprendere la natura e raggiungere il Logos con le lettere maiuscole. Attraverso le cose create possiamo conoscere il mondo e Dio". Il professor Blanco ha sottolineato che "nel mondo tedesco questa è una provocazione".

Inoltre, "l'unione tra logos greco e fede è una costante del cristianesimo". In contrasto con le affermazioni di Adolf Harnack, che accusava il cristianesimo di essere stato ellenizzato, o meglio platonizzato, Ratzinger afferma che è vero il contrario: il cristianesimo ha cristianizzato l'ellenismo.

Habermas

D'altra parte, Pablo Blanco ha esaminato anche il rapporto tra il filosofo Jürgen Habermas e Ratzinger. Habermas voleva stabilire un ponte tra fede e ragione perché, pur essendo ateo, vedeva la necessità di una "energia morale" che il cristianesimo poteva fornire. Fede e ragione possono "curarsi" a vicenda: la ragione può impedire il fondamentalismo della fede e la fede può impedire che la ragione porti a situazioni come Auschwitz. Tuttavia, dopo il discorso di Ratisbona, Habermas ha sostenuto che Ratzinger fosse "antimoderno", perché ha interpretato il suo discorso come un tentativo di tornare al dialogo tra fede e ragione del Medioevo.

Tuttavia, il professor Blanco sostiene che si tratta di un'incapacità di comprendere a fondo il pensiero di Ratzinger, poiché ciò che sta facendo è rivedere il concetto illuminista di ragione.

Conclusioni

Infine, la rilettura del discorso ha portato a un'intesa e alla dichiarazione di Abu Dhabi tra Papa Francesco e il Grande Imam di al-Azhar nel 2019. "Non c'è mai stato tanto dialogo tra cattolici e musulmani come a seguito di questo discorso, e il dialogo continua", dice Pablo Blanco.

Concludendo la sua riflessione, il Premio Ratzinger ha commentato, usando l'espressione di Papa Francesco, che la teologia di Ratzinger è "una teologia in ginocchio, e non una teologia da ufficio o da laboratorio (...) È una teologia viva. È sinfonica, tutto si collega con tutto".

Al termine del colloquio, i partecipanti hanno potuto porre domande al professor Blanco e il direttore di Omnes, Alfonso Riobó, ha ringraziato tutti per la partecipazione e ha ringraziato gli sponsor per la loro collaborazione.

Un resoconto completo dell'incontro sarà disponibile nel prossimo numero della rivista Omnes.

Vaticano

Il Papa riflette sull'intelligenza artificiale

Papa Francesco ha diffuso il suo messaggio per la 57ª Giornata mondiale della pace, che si terrà il 1° gennaio 2024 con il tema "Intelligenza artificiale e pace".

Loreto Rios-14 dicembre 2023-Tempo di lettura: 6 minuti

Nel Messaggio per la 57a Giornata Mondiale della Pace il Papa riflette sugli aspetti positivi del progresso scientifico, ma anche sulle sfide etiche che alcuni progressi, come l'intelligenza artificiale, pongono.

Innanzitutto, Francesco ricorda che la Sacra Scrittura afferma che "Dio ha dato agli uomini il suo Spirito perché abbiano "abilità, talento ed esperienza nel compiere ogni genere di lavoro" (Es 35,31).

Anche nella costituzione pastorale "Gaudium et spes" del Concilio Vaticano II si afferma che l'uomo ha sempre "cercato con il lavoro e l'ingegno di perfezionare la propria vita". Pertanto, il Papa sottolinea che il progresso della scienza e della tecnologia "nella misura in cui contribuisce a migliorare l'ordine della società umana e ad accrescere la libertà e la comunione fraterna, porta al perfezionamento dell'uomo e alla trasformazione del mondo", ed esprime la sua gioia per il progresso della scienza, grazie al quale "è stato possibile porre rimedio a innumerevoli mali che affliggevano la vita umana e causavano grandi sofferenze".

Rischi e algoritmi

Ma, d'altra parte, Francisco sottolinea che questi sviluppi possono portare a una rischio in alcuni settori: "Il progresso tecnico e scientifico, rendendo possibile esercitare un controllo sulla realtà come mai prima d'ora, sta mettendo nelle mani dell'umanità una vasta gamma di possibilità, alcune delle quali rappresentano un rischio per la sopravvivenza umana e un pericolo per la casa comune".

Francis cita anche le tecnologie che utilizzano algoritmi, che estraggono "tracce digitali lasciate su internet, dati che permettono di controllare le abitudini mentali e relazionali delle persone a fini commerciali o politici, spesso a loro insaputa, limitando l'esercizio consapevole della libertà di scelta. Infatti, in uno spazio come il web, caratterizzato da un sovraccarico di informazioni, il flusso di dati può essere strutturato secondo criteri di selezione non sempre percepiti dall'utente".

Il Papa ci ricorda che le innovazioni non sono "neutre, ma soggette a influenze culturali". Come attività pienamente umane, le direzioni che prendono riflettono scelte condizionate dai valori personali, sociali e culturali di ogni epoca.

Intelligenza artificiale

Il Papa prosegue con una riflessione sull'intelligenza artificiale, perché "il termine stesso, ormai entrato nel linguaggio comune, abbraccia una varietà di scienze, teorie e tecniche volte a far sì che le macchine riproducano o imitino, nel loro funzionamento, le capacità cognitive degli esseri umani".

"Il loro impatto", ricorda il Papa, "a prescindere dalla tecnologia di base, dipende non solo dal progetto, ma anche dagli obiettivi e dagli interessi del proprietario e dello sviluppatore, nonché dalle situazioni in cui vengono utilizzati.

Per tutti questi motivi, Francesco sottolinea che non bisogna dare per scontato che lo sviluppo della cosiddetta intelligenza artificiale porterà necessariamente qualcosa di positivo all'umanità: "Tale risultato positivo sarà possibile solo se saremo in grado di agire in modo responsabile e di rispettare i valori umani fondamentali (...). Non è sufficiente ipotizzare, anche da parte di coloro che progettano algoritmi e tecnologie digitali, un impegno ad agire in modo etico e responsabile. È necessario rafforzare o, se necessario, istituire organismi che esaminino le questioni etiche emergenti e tutelino i diritti di coloro che utilizzano forme di intelligenza artificiale o ne sono influenzati.

Inoltre, il Papa riflette sul machine learning e sul deep learning, una tecnologia che, sebbene sia "in una fase pionieristica, sta già introducendo cambiamenti significativi nel tessuto delle società, esercitando una profonda influenza sulle culture, sui comportamenti sociali e sulla costruzione della pace".

Disinformazione e pregiudizi

Inoltre, "la capacità di alcuni dispositivi di produrre testi sintatticamente e semanticamente coerenti, ad esempio, non è garanzia di affidabilità (...) Possono (...) generare affermazioni che a prima vista sembrano plausibili, ma che in realtà sono infondate o tradiscono pregiudizi". Questo crea un grave problema quando l'intelligenza artificiale viene utilizzata in campagne di disinformazione che diffondono fake news e portano a una crescente sfiducia nei confronti dei media. La riservatezza, la proprietà dei dati e la proprietà intellettuale sono altri ambiti in cui le tecnologie in questione pongono seri rischi, con ulteriori conseguenze negative legate al loro uso improprio, come la discriminazione, l'interferenza nei processi elettorali, la creazione di una società che monitora e controlla le persone, l'esclusione digitale e l'intensificazione di un individualismo sempre più distaccato dalla collettività.

Inoltre, il Papa sottolinea che gli algoritmi non possono fornire "previsioni garantite del futuro, ma solo approssimazioni statistiche. Non tutto può essere previsto, non tutto può essere calcolato (...). Inoltre, la grande quantità di dati analizzati dalle intelligenze artificiali non è di per sé una garanzia di imparzialità. Quando gli algoritmi estrapolano informazioni, corrono sempre il rischio di distorcerle, riproducendo le ingiustizie e i pregiudizi degli ambienti in cui hanno origine. Più diventano veloci e complessi, più è difficile capire perché hanno generato un certo risultato.

D'altra parte, le intelligenze artificiali non sono imparziali, "lo scopo e il significato delle loro operazioni continueranno ad essere determinati o abilitati da esseri umani che hanno un proprio universo di valori". "Il rischio", sottolinea il Papa, "è che i criteri alla base di certe decisioni diventino meno trasparenti, che la responsabilità decisionale venga nascosta e che i produttori possano sottrarsi all'obbligo di agire per il bene della comunità".

Per questo è importante il "senso del limite" che, secondo Francesco, è "un aspetto spesso trascurato nell'odierna mentalità tecnocratica e orientata all'efficienza, eppure decisivo per lo sviluppo personale e sociale". L'essere umano, infatti, mortale per definizione, pensando di superare ogni limite grazie alla tecnologia, rischia, nell'ossessione di voler controllare tutto, di perdere il controllo di sé, e nella ricerca della libertà assoluta, di cadere nella spirale di una dittatura tecnologica".

Discriminazione e ingiustizia

Il Papa sottolinea che tutti questi temi pongono grandi sfide etiche: "In futuro, l'affidabilità di un mutuatario, l'idoneità di un individuo per un lavoro, la possibilità di recidiva di un condannato o il diritto all'asilo politico o all'assistenza sociale potrebbero essere determinati da sistemi di intelligenza artificiale (...) Errori sistemici possono facilmente moltiplicarsi, producendo non solo ingiustizie in casi individuali ma anche, per effetto domino, autentiche forme di disuguaglianza sociale".

D'altra parte, esiste il rischio di un'influenza e di una limitazione della libertà umana, in quanto "le forme di intelligenza artificiale appaiono spesso in grado di influenzare le decisioni degli individui attraverso scelte predeterminate associate a stimoli e persuasioni, o attraverso sistemi di regolazione delle scelte personali basati sull'organizzazione delle informazioni". Queste forme di manipolazione o controllo sociale richiedono un'attenzione e una supervisione precise e implicano una chiara responsabilità legale da parte di produttori, utenti e autorità governative.

Il Papa ci ricorda che i diritti umani devono essere sempre al primo posto: "Non dobbiamo permettere agli algoritmi di determinare il modo in cui intendiamo i diritti umani, di mettere da parte i valori essenziali della compassione, della misericordia e del perdono, o di eliminare la possibilità per un individuo di cambiare e lasciarsi il passato alle spalle".

Inoltre, un'altra questione importante da considerare è l'impatto "delle nuove tecnologie sul posto di lavoro. Le mansioni che un tempo erano di dominio esclusivo del lavoro umano vengono rapidamente assorbite dalle applicazioni industriali dell'intelligenza artificiale.

Armi

Un'altra delle maggiori preoccupazioni del Papa in questo ambito è la corsa agli armamenti: "La possibilità di condurre operazioni militari per mezzo di sistemi controllati a distanza ha portato a una minore percezione della devastazione da essi causata e della responsabilità del loro uso, contribuendo a un approccio ancora più freddo e distante all'immensa tragedia della guerra. Il perseguimento delle tecnologie emergenti nel campo dei cosiddetti "sistemi d'arma autonomi letali", compreso l'uso dell'intelligenza artificiale in guerra, rappresenta una grande preoccupazione etica.

I sistemi d'arma autonomi non potranno mai essere soggetti moralmente responsabili. La capacità unicamente umana di giudizio morale e di decisione etica è più di un complesso insieme di algoritmi e non può essere ridotta alla programmazione di una macchina che, per quanto "intelligente", è pur sempre una macchina. Per questo motivo, è imperativo garantire una supervisione umana adeguata, significativa e coerente dei sistemi d'arma".

Inoltre, un altro aspetto da tenere in considerazione è "la possibilità che armi sofisticate finiscano nelle mani sbagliate facilitando, ad esempio, attacchi terroristici o azioni volte a destabilizzare le istituzioni governative legittime".

Educazione

Il Papa evidenzia anche che queste tecnologie possono avere un impatto sull'educazione e sottolinea la necessità di "promuovere il pensiero critico". Gli utenti di tutte le età, ma soprattutto i giovani, devono sviluppare una capacità di discernimento nell'uso di dati e contenuti ottenuti dal web o prodotti da sistemi di intelligenza artificiale. Le scuole, le università e le società scientifiche sono chiamate ad aiutare gli studenti e i professionisti a farsi carico degli aspetti sociali ed etici dello sviluppo e dell'uso della tecnologia.

Appello alla comunità internazionale

Nel messaggio, il Papa indica che queste preoccupazioni non sono responsabilità di pochi, ma di ogni essere umano, e che l'uso di questo tipo di tecnologia deve essere regolato: "Esorto la comunità delle nazioni a lavorare insieme per adottare un trattato internazionale vincolante per regolare lo sviluppo e l'uso dell'intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme".

"La mia preghiera all'inizio del nuovo anno è che il rapido sviluppo di forme di intelligenza artificiale non aumenti le già numerose disuguaglianze e ingiustizie presenti nel mondo, ma contribuisca a porre fine a guerre e conflitti, e ad alleviare tante forme di sofferenza che colpiscono la famiglia umana", conclude il Papa.

Vaticano

Verso il verdetto del "processo del secolo" in Vaticano. Cosa c'è da sapere

Il verdetto di colpevolezza o innocenza dei dieci imputati e delle quattro società legate al cosiddetto caso Becciu sarà annunciato il 16 dicembre, anche se il verdetto completo con le motivazioni e le accuse sarà noto in seguito.

Andrea Gagliarducci-14 dicembre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

È stato definito il "processo del secolo". In realtà, però, il processo vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato è più simile a un processo di diritto commerciale, in cui le accuse più frequenti sono corruzione, frode e appropriazione indebita.

Tuttavia, il processo ha avuto risonanza internazionale perché per la prima volta un cardinale, Angelo Becciu, è stato accusato da un tribunale vaticano. Fino al Il motu proprio di Papa Francesco del 30 aprile 2021Infatti, i cardinali potevano essere giudicati solo dalla Cassazione vaticana, che è un collegio di tre cardinali. 

Il verdetto, cioè la dichiarazione di "colpevolezza" o "non colpevolezza" dei dieci imputati e delle quattro società in custodia cautelare, sarà annunciato il 16 dicembre. Il verdetto completo, con le motivazioni, dovrebbe invece essere pubblicato qualche mese dopo.

Il dispositivo, tuttavia, dovrà essere interpretato, perché i capi d'imputazione sono molteplici, a volte si intersecano e coinvolgono più imputati, e sono soggetti a modifiche.

È anche possibile che il tribunale decida che alcuni reati non sono esattamente quelli previsti dall'accusa, decidendo pene più lievi o semplicemente dichiarando che i fatti commessi non costituiscono reato. A tal fine, è necessario innanzitutto capire in cosa consiste il processo. 

Una prova, tre prove

Gli inquirenti hanno seguito tre piste molto diverse, tutte legate alla questione della "gestione dei fondi della Segreteria di Stato". 

Il primo indizio è il più importante: l'investimento della Segreteria di Stato in azioni di una villa di lusso a Londra per circa 200 milioni di euro. L'investimento è stato dato prima all'agente Raffaele Mincione e poi all'agente Gianluigi Torzi. Torzi, a sua volta, ha preso le quote dell'investimento e ha tenuto solo le 1.000 azioni con diritto di voto, mantenendo così il pieno controllo della proprietà.

Pertanto, il Segreteria di Stato decise di acquistare le azioni e di prendere il controllo dell'edificio. La trattativa che portò la Segreteria di Stato a pagare a Torzi un indennizzo per la perdita delle quote fu considerata "estorsione" dagli investigatori vaticani. La Santa Sede ha poi venduto il palazzo senza effettuare le operazioni di valorizzazione previste (l'investimento non era tanto nel palazzo in sé, quanto in un progetto di ampliamento e di riallocazione a fini locativi) a un prezzo inferiore al valore di mercato. Secondo il Promotore di Giustizia vaticano, la perdita per la Santa Sede sarebbe compresa tra i 139 e i 189 milioni di euro. 

125.000 euro alla Caritas di Ozieri, in Sardegna, diocesi di origine del cardinale Angelo Becciu. Il denaro è stato dato dalla Caritas alla SPES, una cooperativa legata alla Caritas che svolge attività sociali, e doveva servire a coprire i costi di un panificio creato per creare posti di lavoro per gli emarginati e la costruzione di una "cittadella della carità". Il reato sarebbe di appropriazione indebita, perché secondo l'accusa Becciu avrebbe utilizzato il denaro della Segreteria di Stato per scopi personali e per arricchire la sua famiglia.

Il terzo indizio riguarda l'assunzione da parte della Segreteria di Stato di Cecilia Marogna, una sedicente esperta di intelligence che avrebbe collaborato alla liberazione di alcuni ostaggi, tra cui quello di suor Cecilia Narvaez, la religiosa colombiana rapita in Mali nel 2017. La donna, secondo la Procura, avrebbe speso per sé i soldi che erano stati stanziati dalla Segreteria di Stato per completare le operazioni di liberazione.

Cosa rischiano gli imputati

Il promotore di giustizia vaticano ha chiesto condanne complessive a 73 anni e un mese di carcere, oltre a varie interdizioni e multe. Secondo il promotore di giustizia Alessandro Diddi, il filo conduttore di questi tre filoni di indagine è sempre e solo il cardinale Angelo Becciu. Poco importa che Becciu sia stato coinvolto nell'affare del palazzo londinese solo all'inizio, perché è sotto la sua gestione che è iniziata la compravendita delle quote dell'edificio.

Proprio perché il cardinale non ha mai mostrato segni di pentimento, è stato chiesto per lui il massimo della pena: 7 anni e 3 mesi di carcere, interdizione dai pubblici uffici, una multa di 10.329 euro e la richiesta di confisca di 14 milioni.

Per René Bruelhart, ex presidente dell'Autorità di Informazione Finanziaria, sono stati richiesti 3 anni e 8 mesi di reclusione, l'interdizione temporanea dai pubblici uffici e una multa di 10.329 euro.

Per Tommaso Di Ruzza, direttore dell'Autorità di Informazione Finanziaria, sono stati chiesti 4 anni e 3 mesi di reclusione, l'interdizione temporanea dai pubblici uffici e una multa di 9600 euro.

Per monsignor Mauro Carlino, che all'epoca dell'operazione era segretario del deputato, sono stati chiesti 5 anni e 4 mesi di reclusione, l'interdizione a vita dai pubblici uffici e una multa di 8.000 euro.

Secondo l'accusa, Enrico Craso, che è stato direttore finanziario della Segreteria di Stato attraverso il Credit Suisse, deve scontare 9 anni e 9 mesi di carcere, una multa di 18.000 euro e l'interdizione a vita dai pubblici uffici.

Cecilia Marogna, rischia 4 anni e 8 mesi di carcere, l'interdizione a vita dai pubblici uffici e una multa di 10.329 euro.

Raffaele Mincione rischia 11 anni e 5 mesi di reclusione, l'interdizione a vita dai pubblici uffici e una multa di 15450 euro, mentre Gianluigi Torzi rischia 7 anni e 6 mesi di reclusione, l'interdizione a vita dai pubblici uffici e una multa di 9000 euro. 

Per l'avvocato Nicola Squillace, che ha dichiarato di aver agito per conto del Segretario di Stato, 6 anni di reclusione, sospensione dall'esercizio della professione e una multa di 12500 euro. 

La pena più alta richiesta è stata quella del funzionario della Segreteria di Stato Fabrizio Tirabassi: 13 anni e 3 mesi di reclusione, interdizione a vita dai pubblici uffici e una multa di 18750 euro. 

Inoltre, la Segreteria di Stato vaticana, l'Amministrazione per il Patrimonio della Sede Apostolica e l'Amministrazione per il Patrimonio della Sede Apostolica sono stati invitati a partecipare al progetto. Istituto per le Opere di Religione si sono costituiti parte civile: il primo ha chiesto un risarcimento per i danni d'immagine causati dalle operazioni compreso tra 97 e 177 milioni di euro, mentre lo IOR ha chiesto la restituzione di 206 milioni di euro e quasi un milione di euro per danni morali e reputazionali all'Istituto.

Difese

Le difese hanno evidenziato quelle che considerano contraddizioni nella ricostruzione del promotore di Giustizia e hanno chiesto tutte l'assoluzione dei loro imputati, per due motivi principali: perché il fatto non sussiste e perché il fatto non costituisce reato.

Secondo gli imputati, non c'è stato alcun reato di investimento, né è stata presentata alcuna prova che le perdite sull'acquisto dell'edificio costituissero un reato. La difesa ha anche sottolineato che non c'erano prove che il cardinale Angelo Becciu e la sua famiglia avessero ricevuto fondi illegalmente, quindi non poteva essere accusato di appropriazione indebita. Infine, la difesa ha accusato il promotore di giustizia del Vaticano di aver elaborato un teorema, senza tener conto dell'esito dell'udienza.

Dalla sentenza si capirà la tenuta del sistema giudiziario vaticano. Se si dimostrerà che le indagini sono state caratterizzate da parzialità, come sostengono le difese, ciò potrebbe minare il sistema giudiziario del Vaticano stesso. Già un giudice londinese, Baumgartner, in un procedimento legato a questo processo, ha definito i risultati delle indagini un'errata caratterizzazione, un'accusa che il promotore di giustizia rispedisce al mittente. 

La presenza di ben quattro rescritti papali che hanno cambiato frettolosamente le regole della ricerca è un'altra questione importante. I rescritti riguardano solo questo processo. Ma un processo giusto può davvero essere caratterizzato da decisioni estemporanee?

L'autoreAndrea Gagliarducci

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Vaticano

Il Cardinale Pell ha visto e compreso prima degli altri la riforma economica della Santa Sede

In una lettera al Dicastero per l’Economia Papa Francesco riconosce i passi compiuti nel miglioramento della gestione economia della Santa Sede e offre nuove indicazioni su come proseguire il cammino, dal riconoscimento dell’equa retribuzione ai giusti investimenti.

Giovanni Tridente-14 dicembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Il Cardinale George PellNel suo ruolo di primo prefetto della Segreteria per l'Economia, ha mostrato coraggio e - come nella vita cristiana - zelo, convinzione e determinazione, avendo "visto" e capito prima degli altri "quale fosse la strada da seguire". Papa Francesco lo ha messo nero su bianco in una lettera alle persone che lavorano nella Segreteria per l'Economia. Economiascritte una settimana dopo averle ricevute durante un'udienza a metà novembre.

In quella occasione il Santo Padre rivolse l’invito ad andare avanti nella strada già intrapresa da quasi dieci anni con la costituzione dell’Organismo, soprattutto per quanto riguarda la trasparenza, il controllo e procedure più snelle ed efficaci all’interno della Curia Romana.

Concetti che ribadisce ora in maniera più netta in questa lettera data a conoscere dallo stesso Dicastero per l’Economia il 12 dicembre: “guardando indietro e constatando la situazione odierna, non posso non vedere i tanti progressi compiuti”, esordisce Francesco, evidenziando anche i tanti apprezzamenti ricevuti per il lavoro fatto seguendo appunto le indicazioni del primo Prefetto Pell, affinché il patrimonio della Santa Sede sia finalizzato alla missione, prevenendo i rischi e gli errori del passato.

Le basi poste dal Cardinale Pell hanno permesso ai suoi successori di portare avanti nuove riforme, molte delle quali approvate sotto la guida di p. Juan Antonio Guerrero, che ha lavorato “con uno stile fondato sul dialogo, la concretezza e la semplicità”, riconosce il Pontefice.

Il cammino è appena iniziato

Ma il cammino delle riforme non è affatto concluso. Anzi – scrive il Papa – “è appena iniziato”, poiché come per tutte le realtà vive della Chiesa in generale, e della Curia Romani in particolare bisogna orientarsi sempre verso il meglio, monitorando gli effetti dei diversi cambiamenti, adattando dove serve.

Non bisogna dimenticare – aggiunge il Santo Padre – che “la corretta gestione del patrimonio e del suo impiego è una testimonianza resa a tutti di come si possa fare tanto con poco” e il lavoro che svolgono quanti operano in questo contesto di “economia di missione” è un vero servizio che si rende alla Chiesa universale.

Un lavoro senza dubbio “delicato” perché il rischio di trasformare autorevolezza in autorità o riconoscimento e rispetto in timore è dietro l’angolo, insieme alla tentazione di “esercitare potere invece che assumere decisioni” o ancora evitando di utilizzare il denaro laddove serve per accrescere e far fiorire la missione della Chiesa, ad esempio in quelle circostanze “dove vi è più bisogno in maniera disinteressata”.

Un chiaro monito ad investire adeguatamente le risorse insieme alla necessità di esercitarsi nella “capacità di ascoltare e di farsi ascoltare”, ma anche di impegnare le diverse professionalità e tecniche economiche non secondo una “volontà arbitraria di chi ha la responsabilità di decidere o autorizzare” ma con lo scopo di ricondurre le diverse iniziative da sostenere “al bene comune”.

Certamente, bisogna anche essere leali nel saper “dire di no quando quello che vi viene rappresentato o che trovate nei controlli tradisce la missione”, a favore piuttosto di interessi individuali, o con la violazione delle regole per finalità estranee alla Santa Sede e alla Chiesa e alla loro missione.

Prudenza e lealtà

“Prudenza e lealtà”, chiede dunque il Papa, “per il bene comune della nostra comunità di lavoro, della Chiesa, dei fedeli e dei bisognosi”. Un servizio da svolgere senza dubbio con “professionalità, dedizione, approfondimento e studio”, senza però dimenticare “umiltà, disponibilità all’ascolto, spirito di servizio e infine vigilanza e cultura della legalità e della trasparenza”.

Di fronte al deficit economico della Santa Sede, che erode annualmente una parte del patrimonio, il Papa chiede “un’inversione di tendenza”, chiamando ciascuno a “essere pronto con modestia e spirito di servizio a rinunciare al proprio interesse particolare nell’interesse comune”, liberandosi da rigidità ed essendo disponibili all’aggiornamento.

Premiare il merito

Il pensiero del Pontefice è da una parte per le nuove figure che dovranno essere assunte – competenti, eticamente predisposte e professionali – ma anche per dare la possibilità di rinnovarsi a quanti già lavorano nella Santa Sede, offrendo loro “formazione, occasioni di crescita, nuove esperienze”, senza far venir meno dimostrazioni di fiducia e riconoscimento. Questo significa anche “retribuzione equa”, “che è tanto più giusta quanto più legata ai risultati e al contributo che ciascuno dà nel servizio alla Chiesa”. Evitare il carrierismo dunque, ma senz’altro premiare il merito.

Lo stesso deve valere nel caso dei fornitori esterni a cui la Santa Sede si rivolge: “eticità, capacità e professionalità, al giusto prezzo per un equo profitto”, come già regolamentato negli ultimi anni. E per il patrimonio in generale, i cui frutti della gestione devono essere anch’essi equamente divisi “e tutti abbiano ciò di cui effettivamente hanno bisogno”.

Gli investimenti, specifica ancora Papa Francesco, “non devono avere né l’obiettivo della speculazione e neanche quello dell’accumulo” e lo stesso deve valere per i bilanci e i budget a disposizione dei vari Enti, affinché non ci siano “enti ricchi ed enti poveri” ma un’armonia in tutta la Santa Sede, perché tutti “partecipano alla realizzazione e al perseguimento del medesimo bene”.

L'autoreGiovanni Tridente

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Voi e Dio preparate la festa. Colletta per la 3ª domenica di Avvento

Siamo a metà dell'Avvento e la Chiesa ci sorprende con questa domenica chiamata GaudeteÈ un'allusione all'antifona d'ingresso della Messa: "Rallegratevi sempre nel Signore; ve lo ripeto, rallegratevi. Il Signore è vicino" (Fil 4,4-5).

Carlos Guillén-14 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

È proprio questa gioia, motivata dalla vicinanza del Signore, che si riflette anche nella preghiera della colletta corrispondente:

O Dio, che contempli con quanta fedeltà il tuo popolo attende la festa della nascita del Signore, concedici di giungere alla gioia di un così grande evento di salvezza e di celebrarlo sempre con solennità e traboccante giubilo.

Deus, qui cónspicis pópulum tuum nativitátis domínicae festivitátem fidéliter exspectáre, presta, quaésumus, ut valeámus ad tantae salútis gáudia perveníre, et ea votis sollémnibus semper laetítita celebráre.

Anche in questo caso, i responsabili della riforma liturgica hanno ritenuto opportuno spostare la vecchia preghiera in uso in un altro giorno e trovarne una che riflettesse meglio l'essenza di questa domenica. Con piccole modifiche, oggi usiamo questa preghiera, che proviene dal Rituale di Ravenna (VIII secolo). 

Nella sua struttura troviamo una breve invocazione (Deus), l'anamnesi che si riferisce all'avvicinarsi del Natale e una clausola subordinata che introduce un'epiclesi con due petizioni.

Aspettare, arrivare e festeggiare

L'abbondante uso di verbi in questa frase è interessante. Da un lato, i verbi con forma personale ci presentano due soggetti: Dio e il suo popolo. Dio è colui che contempla (cospicuo) sempre con amore paterno e benevolo per il suo popolo pellegrino. Noi, come suo popolo, ci rivolgiamo a lui con fiducia filiale per chiedergli (quaésumus) il vostro aiuto, in modo da poter (valeámus) per raggiungere i beni della salvezza che ci ha destinato. Questo è il dinamismo di tutta la vita cristiana.

D'altra parte, i tre verbi che compaiono all'infinito ci danno una buona idea degli atteggiamenti con cui la Chiesa si pone in questo tempo liturgico. 

In primo luogo, c'è l'attesa (esporre): guardare con speranza alla nascita del Salvatore. Indubbiamente, questo risveglia un forte desiderio nel cristiano e questo desiderio origina in lui, in lei, il movimento di voler raggiungere (pervenirvi) quell'orizzonte meraviglioso che Dio dispiega davanti agli occhi della fede. E, naturalmente, arrivare diventerà una festa (festeggiare), con la sua doppia sfumatura: di celebrazione, logicamente, ma anche di azione liturgica, e quindi di partecipazione reale ed effettiva al mistero della salvezza.

Gioia e solennità

L'ultima azione citata, la celebrazione della nascita del Signore, è accompagnata da due caratteristiche che le conferiscono un tono particolare: la gioia (laetítia) e la solennità (votis sollémnibus). 

La gioia è la caratteristica specifica di questa terza domenica del mese. Avvento. Una gioia particolarmente vivace, animata, entusiasta (alacri). In questo modo "molto gioioso" Dio ci incoraggia a non accontentarci della gioia che possiamo già avere, ma a cercare una gioia più piena. Una pienezza che è possibile solo avvicinandoci a Lui, fidandoci di più di Lui, lasciandoci amare di più da Lui. Anche se sappiamo che, alla fine, la gioia perfetta la raggiungeremo solo dopo questa vita. E, proprio per questo, comprendiamo la necessità di corrispondere più pienamente alla grazia di Dio qui sulla terra, sfruttando al massimo il tempo che Dio ci concede.

L'altra caratteristica a cui abbiamo fatto riferimento sono i riti solenni e splendidi che di solito accompagnano il Natale. Sicuramente hanno lo scopo di aiutarci a gustare la beatitudine del Paradiso, unendoci già alla felicità perfetta dei cori degli angeli e dei santi. 

Eppure, paradossalmente, una tale celebrazione contrasta radicalmente con l'umiltà della nascita del Dio Bambino a Betlemme, in una mangiatoia. E contrasta anche con la nostra personale piccolezza, con la nostra mancanza di meriti e talvolta con le nostre sconfitte. Forse in questo modo possiamo vedere che Dio deve davvero provvedere a tutto. È lui che organizza la festa. Senza Dio, senza la Redenzione, non ci sarebbe motivo di festeggiare. Senza dubbio, è Dio che ci ha dato il diritto di festeggiare. Anche se festeggiamo ancora sotto il velo di questo mondo che sta passando, è comunque una realtà che il motivo della nostra gioia e della nostra festa è già con noi, e questo è un motivo sufficiente per voler trasformare la nostra vita.

L'autoreCarlos Guillén

Sacerdote del Perù. Liturgista.

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Stati Uniti

Il Dipartimento di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti cerca di aumentare la protezione delle case di culto.

I luoghi di culto cattolici, cristiani, ebrei e musulmani sono diventati potenziali bersagli di vandalismi o attacchi, soprattutto dopo il conflitto tra Israele e Hamas.

Gonzalo Meza-14 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Dal 2020, negli Stati Uniti si sono verificati almeno 308 episodi di vandalismo e distruzione di parrocchie o cappelle ecclesiastiche. Incendi dolosi, immagini distrutte, vetrate, oggetti liturgici rubati, pareti e porte dipinte con linguaggio anticattolico, sono alcuni dei casi di vandalismo che si sono verificati negli ultimi tre anni.

A volte questi crimini possono degenerare in attacchi di odio che causano la perdita di vite umane, come è accaduto nel 2017 alla chiesa di St. Augustine a Des Moines, Iowa. Altre volte possono essere attacchi informatici, come nel 2019 alla chiesa di St. Ambrose a Brunswick, Ohio, un crimine informatico che ha causato perdite milionarie. Le minacce ai luoghi di culto negli Stati Uniti sono sempre più complesse e diffuse e vanno da atti di vandalismo o attacchi informatici ad attacchi con armi.

Di fronte a questa realtà, Monsignor Timothy Dolan, Arcivescovo di New York e Presidente della Conferenza delle Nazioni Unite per i Diritti dell'Uomo, ha dichiarato: "Non è un caso che il mondo sia così...". Comitato per la libertà religiosa dell'USCCB, ha osservato nel 2022: "I vescovi statunitensi hanno notato una preoccupante tendenza al vandalismo nelle chiese cattoliche. Non siamo soli. Anche i nostri amici di altri gruppi religiosi subiscono questi attacchi, e in alcune comunità si verificano con maggiore frequenza".

I luoghi di culto cattolici, cristiani, ebrei e musulmani sono diventati potenziali bersagli di atti vandalici o attacchi, soprattutto dopo il conflitto tra Israele e Hamas. Il direttore dell'FBI Christopher Wray ha osservato in un'apparizione davanti ai legislatori il 6 dicembre che i crimini d'odio negli Stati Uniti sono in aumento da tempo, ma il numero di casi è aumentato di 60 % dall'ottobre 2023.

Sicurezza per le comunità religiose

In risposta a questi sviluppi, il 6 dicembre il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS), attraverso l'Agenzia per la Sicurezza delle Infrastrutture e la Cybersecurity, ha pubblicato una serie di linee guida per la sicurezza dei luoghi di culto. Il documento di 16 pagine, intitolato "Physical Security Performance Goals for Religious Communities", contiene una serie di azioni specificamente progettate per aiutare le organizzazioni religiose a pianificare, proteggere i loro edifici e rispondere alle minacce.

"Gli obiettivi di sicurezza fisica che pubblichiamo oggi forniscono a chiese, sinagoghe, moschee e altre istituzioni religiose strategie accessibili e facilmente attuabili per migliorare la loro sicurezza e ridurre i rischi per le loro comunità", ha dichiarato Alejandro N. Mayorkas, Segretario del Dipartimento di Sicurezza Nazionale. Jen Easterly, direttore dell'agenzia del DHS responsabile dell'agenzia per le infrastrutture e la sicurezza informatica del DHS, ha dichiarato: "L'agenzia ha una lunga storia di sostegno alle comunità religiose per migliorare le pratiche di sicurezza fisica e informatica. 

Alcune delle raccomandazioni presentate nel documento sono: Monitorare i punti di accesso con sistemi di videosorveglianza, posizionare all'esterno un'illuminazione attivata dal movimento, installare allarmi su porte e finestre, controllare l'accesso ad aree riservate come uffici, impianti elettrici o informatici. Nel caso delle scuole, si raccomanda di avere un unico punto di ingresso controllato.

Per prevenire gli attacchi informatici, l'agenzia raccomanda di aggiornare regolarmente il software, di richiedere password forti per l'accesso ai file del computer, di proteggere i dati con metodi di crittografia e di verificare la presenza di connessioni o dispositivi non autorizzati sui computer. Il testo suggerisce anche di formare un gruppo di pianificazione della sicurezza con i membri della comunità e di avere un leader, possibilmente con esperienza professionale nel settore, che assista nelle situazioni di emergenza.

Il DHS raccomanda inoltre ai leader dei gruppi religiosi di contattare il personale delle forze dell'ordine e le agenzie locali per sapere come possono aiutare a gestire un'emergenza quando questa si presenta.

Vangelo

L'amico dello sposo. Terza domenica di Avvento (B)

Joseph Evans commenta le letture della terza domenica di Avvento e Luis Herrera tiene una breve omelia in video.

Giuseppe Evans-14 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Ciò che risalta nel Vangelo di oggi è la trasparenza di Giovanni Battista: la luce della verità di Dio passa attraverso di lui come attraverso la più chiara delle finestre. Infatti, l'evangelista usa la luce come metafora per descrivere il ministero del Battista: "Egli è venuto come testimone, per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credano per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma colui che rendeva testimonianza alla luce".

E la sincerità di Giovanni, la sua chiarezza, traspare in questo passo: "... la verità, la chiarezza, di Giovanni traspare in questo passo: "...".E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei mandarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a chiedergli: "Chi sei?" Egli confessò e non negò; confessò: "Io non sono il Messia"".Egli si vede solo come una "voce" nel deserto: non il contenuto, la Parola (che è Cristo stesso), ma solo un mezzo che la Parola usa per trasmettere il suo messaggio, come la nostra voce potrebbe parlare le parole, le idee, di un'altra persona.

E quando i sacerdoti e i leviti inviati da Gerusalemme chiedono a Giovanni perché battezza se non è né il Cristo, né Elia, né il profeta annunciato da Mosè, egli risponde: "Io battezzo con acqua; in mezzo a voi c'è uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me e al quale non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali".. Ciò che conferisce alla testimonianza di Giovanni tanta autorità è la sua straordinaria umiltà. È molto chiaro quanto poco sia e cosa non sia: non è il Cristo, non è il contenuto del messaggio, ma un semplice mezzo per la sua trasmissione. Si considera persino indegno di essere lo schiavo di Cristo: indegno di fare il lavoro dello schiavo di slegare i sandali del padrone.

In un altro passo (Gv 3,28-30), che mostra anche l'umiltà di Giovanni, egli descrive Cristo come il "marito" di matrimoni e il proprio ruolo come quello di un semplice "amico del marito". la cui voce "gioisce". molto da ascoltare. Non sorprende, quindi, che la Chiesa ci offra come prima lettura di oggi un bellissimo testo di Isaia che esprime anche la gioia nell'attesa della salvezza: "Io trabocco di gioia nel Signore e mi rallegro con il mio Dio"..

Mentre i messaggeri delle autorità ebraiche sono così seri e senza gioia ("Chi siete voi, perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato? Cosa dite di voi stessi?".), Giovanni si rallegra umilmente. Sapere quanto non siamo importanti, semplici servitori della verità, è profondamente liberatorio.

Omelia sulle letture della terza domenica di Avvento (B)

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliaUna breve riflessione di un minuto per queste letture domenicali.

Cultura

Santa Lucia, testimonianza di verità e luce

Oggi, 13 dicembre, si celebra Santa Lucia, martire cristiana morta decapitata nel 304 sotto l'imperatore Diocleziano. La devozione popolare, a partire dal XV secolo, ha identificato Santa Lucia come protettrice della vista, con eventi che si tengono in molti Paesi del mondo.

Antonino Piccione-13 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

“Lucia, martire siracusana, ci ricorda col suo esempio che la più alta dignità della persona umana consiste nel dare testimonianza alla verità, seguendo la propria coscienza costi quello che costi, senza doppiezze e senza compromessi”. Papa Francesco, giusto un anno fa, si rivolgeva così ai membri dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti (Uici), ricevuti in udienza nella Sala Clementina, alla vigilia della memoria liturgica di santa Lucia, patrona delle persone affette da disabilità o malattie della vista.

La fragilità è una risorsa: “questo significa stare – aggiungeva il Santo Padre - dalla parte della luce, servire la luce, come evoca il nome stesso ‘Lucia’. Essere persone limpide, trasparenti, sincere; comunicare con gli altri in modo aperto, chiaro, rispettoso. Così si contribuisce a diffondere luce negli ambienti in cui si vive, a renderli più umani, più vivibili”.

Oggi, 13 dicembre, si celebra Santa Lucia, martire cristiana morta decapitata nel 304 sotto l'imperatore Diocleziano. La devozione popolare, a partire dal XV secolo, ha identificato Santa Lucia come protettrice della vista, con eventi che si tengono in molti Paesi del mondo.

La storia di Lucia inizia a Siracusa, tra il 280 e il 290 d.C. Nata in una famiglia ricca, rimane orfana di padre e viene promessa in matrimonio a un patrizio. La sua vita prende una svolta significativa quando sua madre Eutichia si ammala gravemente. Durante un pellegrinaggio al sepolcro di Sant’Agata, Lucia prega affinché la madre guarisca; a quel punto, ha una visione in cui Sant’Agata le annuncia il suo destino come futura Patrona di Siracusa. Dopo la guarigione della madre, Lucia dedica la sua vita al servizio del Signore, distribuendo le sue ricchezze ai poveri. Il suo rifiuto del matrimonio la porta a essere perseguitata, ma nonostante le torture e la minaccia di morte, Lucia rimane salda nella sua fede cristiana fino al giorno della decapitazione.

A dispetto di quanto si crede comunemente, il 13 dicembre non coincide con il giorno più corto dell'anno, coincidente invero col solstizio d'inverno, che cade il 22 dicembre. Tuttavia, il periodo tra il 13 e il 14 dicembre offre uno spettacolo celeste con le meteore delle Geminidi, simili per bellezza e frequenza alle Perseidi di agosto.

Si narra che, dopo la sua conversione al cristianesimo, Santa Lucia avesse subito la perdita della vista o che addirittura se li fosse strappati nel tentativo di resistere al peccato. Quanto al motivo per cui porta doni ai bambini, la tradizione si intreccia con un gesto di generosità attribuito alla santa. Dopo la morte, secondo la mitologia, Santa Lucia sarebbe stata autorizzata a tornare sulla terra per donare felicità ai bambini nella notte del 13 dicembre, simboleggiando la luce che essa stessa portò nel mondo. La figura di Santa Lucia, dunque, si è evoluta nel folklore come una sorta di Babbo Natale anzitempo che distribuisce gioia e doni ai più piccoli, in un gesto carico di significato spirituale. Una tradizione, radicata nella generosità e nel simbolismo che ha contribuito a plasmare l'iconografia della santa come una figura luminosa e benefica, particolarmente amata dai bambini.

Diverse e tutte attraenti le celebrazioni legate a Santa Lucia in tutto il mondo. A Siracusa, suo luogo di patronato, il Festival Nazionale delle Luci e del Rinnovamento il 12 dicembre precede la processione della statua d'argento per le strade nel giorno della festa. In Svezia, le ragazze vestite di bianco portano biscotti e panini allo zafferano in processione, indossando abiti bianchi simbolici della purezza. In Toscana, la "Fiera di Santa Lucia" offre prodotti tipici, dolciumi e decorazioni natalizie, mentre a Firenze si accende l'abete di Natale con musica e brindisi.

In altre parti d'Italia, come a Lucca, l'ospedale San Luca organizza iniziative per la giornata dedicata alla protettrice della vista. La tradizionale benedizione agli occhi e un concerto della banda musicale della brigata paracadutisti Folgore sono solo alcune delle attività previste. Il Duomo di Milano, anch'esso coinvolto nella celebrazione della santa, conserva una copia della sua statua raffigurata con gli occhi su un piattino, simbolo della sua connessione con la protezione degli scalpellini.

L'autoreAntonino Piccione

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Mondo

"Mia madre ci ha insegnato a perdonare", dice la vittima di Boko Haram

Aiuto alla Chiesa che Soffre ha lanciato una campagna per aiutare la Chiesa nigeriana con lo slogan "Aiuto alla Nigeria. Chiesa martire, Chiesa viva". Secondo il Rapporto sulla libertà religiosa lanciato quest'anno da ACN, "la Nigeria è uno dei peggiori Paesi al mondo in cui vivere la fede cristiana".

Loreto Rios-13 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Questa mattina si è tenuta una conferenza stampa presso la sede del ACN Spagna, una fondazione della Santa Sede, per spiegare l'attuale situazione in Nigeria e i dettagli della Campagna di Aiuto alla Chiesa che Soffre.

La Nigeria è attualmente uno dei Paesi più pericolosi al mondo per i cristiani a causa dei numerosi attacchi terroristici dei gruppi Boko Haram e Stato Islamico dell'Africa Occidentale, oltre che dei "Fulani" nel centro del Paese. Dal 2022, 39 sacerdoti sono stati uccisi, 30 rapiti e 17 catechisti assassinati.

Progetti di assistenza alle vittime in Nigeria

Alla conferenza stampa hanno partecipato Kinga von Schierstaedt, Team Leader per l'Africa del Dipartimento Progetti di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN), Padre Joseph Bature Fidelis, Direttore del Centro Risorse Umane e Traumi della Diocesi di Maiduguri, e Janada Marcus, una sopravvissuta agli attacchi di Boko Haram.

Secondo ACN, "i vescovi hanno richiesto progetti per migliorare la sicurezza di sacerdoti e religiosi". Tra questi progetti ci sono la costruzione di recinzioni di sicurezza nei conventi, di automobili per permettere ai sacerdoti di spostarsi nelle zone più rurali invece di andare a piedi o in bicicletta, il che rende più difficili i rapimenti, e di sistemi di allarme nei presbiteri, in modo che i sacerdoti possano chiedere aiuto quando si verifica un attacco.

Un altro progetto è stato la costruzione del Centro di cura del trauma a Maiduguri, poiché molte persone hanno bisogno di una consulenza sul trauma dopo gli attacchi terroristici, soprattutto nel nord del Paese. "Vengono qui distrutti. Fuggono dalla violenza e accorrono alla Chiesa per trovare sostegno e conforto e per trovare assistenza professionale e spirituale e promozione sociale. La vera pace si raggiunge solo quando il trauma delle persone profondamente ferite viene guarito", afferma il direttore del centro, padre Joseph Bature Fidelis.

Nel 2022, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha finanziato 122 progetti per un totale di 2,1 milioni di euro: costruzione o ricostruzione di chiese, seminari, canoniche e altri edifici ecclesiastici, formazione del clero locale, sostegno ai sacerdoti, aiuto al sostentamento delle suore, finanziamento di materiale catechistico e sostegno alle strutture di trasporto e comunicazione.

Testimonianza di Janada Marcus

Attualmente, come ha spiegato Kinga von Schierstaedt, la campagna si concentra su quattro tipi di progetti: assistenza e sicurezza psico-spirituale, formazione, manutenzione del centro di adorazione eucaristica dedicato ai martiri nigeriani e formazione e sostegno ai sacerdoti.

Janada Marcus, 25 anni, è stata vittima di attacchi terroristici in quattro occasioni. In un'occasione, è stata rapita dopo un intervento chirurgico, con una ferita ancora aperta e sotto anestesia, e tenuta prigioniera per un anno e otto mesi insieme ad altre persone, finché non è riuscita a fuggire. In un'altra occasione, ha assistito all'uccisione del padre da parte di Boko Haram. Janada è stata curata al Maiduguri Trauma Care Centre, dove la madre l'ha portata quando la figlia aveva continui incubi e non riusciva a parlare con le persone. Janada ha dichiarato questa mattina di essere riuscita a perdonare i terroristi e di essere ora serena: "Mia madre ci ha insegnato che dobbiamo perdonare. Fa parte della nostra fede cristiana.

Ora è riuscita a rimettersi in carreggiata, ha conseguito un diploma in salute tropicale e controllo delle malattie e nel marzo di quest'anno ha visitato il Vaticano e ha potuto salutare Papa Francesco.

Nonostante il terrorismo, ACN nota che "la Nigeria è il Paese con il maggior numero di seminaristi in Africa e, nonostante le discriminazioni e le persecuzioni, il numero di aspiranti continua a crescere".

È possibile collaborare alla campagna dalla sezione Sito web di Aiuto alla Chiesa che Soffre.

Vaticano

Francesco chiede apertura a Gesù e pace in Terra Santa

Nell'ultima sessione del ciclo sulla passione per l'evangelizzazione, Papa Francesco ha invitato i presenti a riflettere sulla parola di Gesù ai sordomuti, EffetáSi rivolge a tutti i battezzati per annunciare il Vangelo e per scambiare "il dono dell'amicizia". Ha anche chiesto nuovamente un cessate il fuoco umanitario e la liberazione di tutti gli ostaggi in Terra Santa.

Francisco Otamendi-13 dicembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Con un tono di voce più raccolto, e in qualche occasione in piedi, il Santo Padre ha presieduto questa mattina la festa del Santa LuciaIl Papa, vergine e martire, ha tenuto la 30ª e ultima sessione del ciclo di catechesi sulla passione di evangelizzare, lo zelo apostolico del credente, nell'Aula Paolo VI in Vaticano. Il tema della Pubblico è stato "EffatàLa "Chiesa aperta", basata sul passo evangelico della guarigione di un sordomuto da parte di Gesù (Mc 7,31-35).

Numerosi canti messicani alla Vergine di Guadalupe, la cui festa è stata celebrata ieri, hanno preceduto la catechesi, insieme alle grida di Viva el Papa! 

Il Pontefice ha insistito ancora una volta sul fatto che "non dobbiamo dimenticare di chiedere la dono di pace per i popoli che soffrono a causa della guerra, in particolare Israele, Palestina e la martoriata Ucraina". Ha ricordato il dolore e la sofferenza di questi popoli e ha chiesto un cessate il fuoco umanitario, perché gli aiuti umanitari sono urgentemente necessari a Gaza. Ha anche chiesto il rilascio di tutti gli ostaggi e ha gridato ancora una volta: "No alla guerra, sì alla pace".

"Lanciarsi nel mare del mondo".

Nella sua meditazione, il Pontefice ha ricordato che "Effatà"è un'espressione pronunciata dal celebrante al momento del battesimo, mentre tocca le orecchie e le labbra del battezzato. È una chiamata ad aprire ed espandere tutta la persona per ricevere l'annuncio di Gesù e per andare in missione".

"Permettiamo al Signore di toccare le nostre lingue e le nostre orecchie, di aprirle, di slegarle per annunciare la sua presenza che libera e conforta tutti, specialmente coloro che soffrono di più", ha detto il Papa. "Che ci riempia con l'effusione dello Spirito Santo per accendere la fiamma dell'amore divino nei cuori di tutti, senza paura, con coraggio. Abbandonare le sicurezze personali e affidarci alla chiamata di Gesù ci farà lanciare nel mare del mondo, pronti ad andare ad annunciare a tutti i popoli ciò che abbiamo visto e sentito".

Non dimentichiamo", ha proseguito il Santo Padre, "che il Signore ci chiama ad aprirci al soffio dello Spirito Santo, ad ascoltare la sua voce e a lasciarci spingere dalla passione di evangelizzare; questo è un compito che riguarda ogni cristiano". (...) "Anche noi, che abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, siamo chiamati ad aprirci allo Spirito Santo, ad ascoltare la sua voce e a lasciarci spingere dalla passione di evangelizzare; questo è un compito che riguarda ogni cristiano (...)". effetá dello Spirito nel battesimo, siamo chiamati ad aprirci. "Apritevi", dice Gesù a ogni credente e alla sua Chiesa: apritevi perché il messaggio del Vangelo ha bisogno di voi per essere testimoniato e annunciato! Apritevi, non chiudetevi nelle vostre comodità religiose e nel "si è sempre fatto così"! Apritevi, Chiesa, al soffio dello Spirito Santo, che vi spinge ad essere missionari, evangelizzatori".

"L'amore che diamo

Il "Effatà (Apriti)" di Gesù, "è un invito a riscoprire la gioia della missione nel fuoco dello Spirito. Lo zelo missionario, infatti, non è propaganda per ottenere consenso, non è proselitismo, né riempirsi la testa di nozioni, ma è accendere nel cuore la scintilla dell'amore di Dio. Parafrasando una bella espressione, potremmo dire che il cuore di coloro ai quali annunciamo non è un recipiente da riempire, ma un fuoco da accendere", ha spiegato il Papa.

Pertanto, "lo zelo apostolico non dipende dall'organizzazione, ma dall'ardore; non si misura dal consenso che riceviamo, ma dall'amore che diamo (...). Il messaggio è chiaro: per essere pastori del popolo di Dio, dobbiamo essere pescatori di uomini, pronti a lasciare le coste della nostra sicurezza per salpare con il Vangelo sul mare del mondo".

Francesco ha anche invitato ad esaminarci con queste domande: "Chiediamoci anche: amo veramente il Signore, al punto di volerlo annunciare? Voglio diventare suo testimone o mi accontento di essere suo discepolo? Prendo a cuore le persone che incontro? Le porto a Gesù nella preghiera? Voglio fare qualcosa perché la gioia del Vangelo, che ha trasformato la mia vita, renda più bella anche la loro?

"Celebrare la venuta del Bambino Gesù a Natale".

Nel suo saluto ai pellegrini in varie lingue, il Santo Padre ha invitato "tutti noi, come cristiani battezzati, a testimoniare Gesù e ad annunciarlo. Chiediamo anche la grazia, come Chiesa, di realizzare la conversione pastorale e missionaria" (francese). Agli anglofoni ha ricordato la Avvento e il NataleDo il benvenuto a tutti i pellegrini di lingua inglese, in particolare ai gruppi provenienti dalla Malesia e dagli Stati Uniti d'America. A ciascuno di voi, e alle vostre famiglie, auguro un fruttuoso cammino di Avvento per celebrare a Natale la venuta di Gesù Bambino, il Salvatore del mondo. Che Dio vi benedica.

Al popolo di lingua tedesca ha ricordato "che Santa Lucia, Vergine e Martire, la cui memoria liturgica cade oggi, ci aiuti a far risplendere Cristo attraverso la nostra testimonianza di fede, luce dei popoli".

Il Papa ha detto agli arabi che "in virtù del battesimo, ogni cristiano è chiamato ad essere profeta, testimone e missionario del Signore, con la forza dello Spirito Santo e fino ai confini della terra. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga sempre da ogni male".

Ha sottolineato ai polacchi che "un modo speciale di vivere l'Avvento nella vostra patria è quello di partecipare alle Messe". Rorate caeli. Che questa bella tradizione, che esprime l'attesa con Maria della venuta del Salvatore, diventi un'occasione per testimoniare la vostra fede viva. 

E ha incoraggiato gli ispanofoni a "non dimenticare che il Signore ci chiama ad aprirci al soffio dello Spirito Santo, ad ascoltare la sua voce e a lasciarci guidare dalla passione di evangelizzare; questo è un compito che riguarda ogni cristiano. Gesù vi benedica e la Vergine Santa vegli su di voi".

Infine, in italiano, Francesco ha ricordato Santa Lucia, sottolineando che "in alcune parti d'Italia e d'Europa è consuetudine scambiarsi doni in questa festa per la vicinanza del Natale. Vorrei invitare tutti voi a scambiarvi il dono dell'amicizia e della testimonianza cristiana, che è un dono prezioso".

L'autoreFrancisco Otamendi

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Vaticano

Il Papa chiede la comunione tra i cattolici siro-malabaresi

La modalità di celebrazione della Santa Qurbana, il rito eucaristico di questa antica Chiesa di rito orientale in comunione con Roma, è stata recentemente oggetto di controversia. Il Papa ha inviato un forte videomessaggio all'arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly chiedendo che il prossimo Natale il rito eucaristico venga celebrato secondo le modalità adottate dal Sinodo della Chiesa siro-malabarese.

Antonino Piccione-13 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Il Papa ha rimescolato i vertici della Chiesa siro-malabarese dell'India nello Stato del Kerala, accettando le dimissioni dell'arcivescovo maggiore, il cardinale George Alencherry, e di mons. Andrew Thazhath, l'amministratore apostolico da lui nominato due anni fa per l'arcidiocesi "ribelle" di Ernakulam-Angamaly. Una mossa che segue la fallimentare missione come delegato pontificio dell'arcivescovo slovacco Cyril Vasil, ex segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, che non ha fatto nulla per allentare le tensioni tra l'arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly e il resto della Chiesa siro-malabarese.

L'oggetto del contendere, in quanto sia il Notizie dal Vaticano come Asia News, rimane la modalità di celebrazione adottata dal Sinodo siro-malabarese nel 2021, che prevede che il celebrante sia rivolto verso l'altare durante il momento centrale della liturgia. Una soluzione che la stragrande maggioranza del clero di Ernakulam-Angamaly - la più grande arcidiocesi della Chiesa siro-malabarese, che comprende circa un decimo dei fedeli - non vuole accettare, avendo adottato il rito in cui il celebrante è rivolto verso l'assemblea dopo il Concilio Vaticano II. Così, l'annosa disputa su una liturgia unificata, che ha a lungo diviso questa antichissima Chiesa dei Indie Gli orientali rimangono irrisolti.

Il campanello d'allarme del Papa

Papa Francesco, lungi dal sottovalutare la gravità della situazione, invia un forte videomessaggio all'arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly, chiedendo che il prossimo Natale il rito eucaristico sia celebrato in tutte le Chiese secondo la modalità "unificata" adottata dal Sinodo della Chiesa siro-malabarese dopo anni di discussioni, ma rifiutata dal clero della diocesi dove si trova la sede dell'arcivescovo maggiore.

"Voi siete Chiese, non diventate una setta", dice Francesco. "Non costringete l'autorità ecclesiastica competente a prendere atto che siete usciti dalla Chiesa, perché non siete più in comunione con i vostri pastori e con il successore dell'apostolo Pietro, chiamato a confermare tutti i fratelli nella fede e a conservarli nell'unità della Chiesa".

Il cardinale Alencherry, eletto arcivescovo maggiore dal Sinodo siro-malabarese nel 2012, dal 2017 è invischiato in una vicenda legata alla vendita di un terreno di proprietà della Chiesa, che ha suscitato scandalo e polemiche nella comunità cattolica del Kerala. Nella lettera al cardinale, il Pontefice rinnova comunque la sua stima personale, ricordando anche che Alencherry aveva già presentato le sue dimissioni nel 2019, ma la Santa Sede - accogliendo il parere del Sinodo - le aveva respinte. Ora, quindi, la guida della Chiesa siro-malabarese in conformità alla legge è stata affidata al vescovo curiale Sebastian Vaniyapurackal, fino all'elezione del nuovo arcivescovo maggiore, che dovrebbe avvenire a gennaio.

Nuovo amministratore apostolico

Per quanto riguarda l'arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly, accettando le dimissioni da amministratore apostolico del vescovo Andrews Thazhath (che rimane arcivescovo di Trichur), Francesco ha nominato nuovo amministratore apostolico il vescovo Bosco Puthur, vescovo emerito dell'eparchia di Melbourne dei Siro-Malabari. Thazhath è stato anche ampiamente contestato per il modo in cui ha eseguito il mandato conferitogli da Papa Francesco di risolvere la disputa sulla liturgia.

Nei giorni scorsi è arrivata anche una lettera in cui si dice che gli otto diaconi della diocesi in attesa di ordinazione sacerdotale potranno essere ordinati solo dopo aver prestato il giuramento di celebrare la Qurbana (il rito eucaristico) solo secondo le modalità stabilite dal Sinodo, che, come si è detto, prevede che il celebrante sia rivolto verso l'assemblea durante la prima parte della liturgia, per poi girarsi verso l'altare al momento della consacrazione.

Videomessaggio del Papa all'arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly.
L'autoreAntonino Piccione

Risorse

Inizia una nuova era: Avvento Prefazione III

In questo "tempo forte" dell'anno liturgico, continuiamo la serie sui Prefazi di Avvento. Oltre ai Prefazi presenti nella tipica edizione latina, il nostro Messale ne aggiunge altri due, di nuova composizione. Il primo, chiamato Prefazio III di Avvento, può essere utilizzato fino al 16 dicembre. 

Giovanni Zaccaria-13 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Anche qui, come nella Avvento Prefazione IIl carattere escatologico di questa parte del tempo di preparazione al Natale è predominante.

È davvero giusto ringraziarvi,

è nostro dovere cantare in tuo onore

inni di benedizione e di lode,

Padre onnipotente, principio e fine di tutta la creazione.

Ci hai nascosto il giorno e l'ora

in cui Cristo, tuo Figlio,

Signore e giudice della storia,

apparirà, rivestito di potenza e gloria

sopra le nuvole del cielo.

In quel giorno terribile e glorioso

la figura di questo mondo passerà

e nasceranno i nuovi cieli e la nuova terra.

Lo stesso Signore che poi si mostrerà a noi pieno di gloria

sta venendo incontro a noi

in ogni uomo e in ogni evento

affinché lo accogliamo con fede

e con l'amore rendiamo testimonianza

della beata attesa del suo regno.

Perciò, mentre aspettiamo la sua venuta finale,

uniti agli angeli e ai santi,

cantiamo l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo...

Il testo presenta una certa novità fin dall'inizio, poiché presenta un protocollo iniziale diverso da quello della maggior parte delle altre Prefazioni. Fin dalle prime espressioni, orienta lo sguardo contemplativo del fedele verso Dio Padre Onnipotente, principio e fine di tutte le cose: in questo modo ci introduce immediatamente in una prospettiva che è insieme cosmica e storico-escatologica.

L'embolismo del prefazio si compone di tre sezioni, indicate anche graficamente nel testo del Messale. La prima sezione richiama il testo di Matteo 2436, in cui Gesù stesso afferma che nessuno conosce il giorno e l'ora della manifestazione finale del Figlio; queste parole sono di per sé un invito alla vigilanza, tema tipico di questo tempo di Avvento.

Poi si passa alla visione profetica della seconda venuta di Cristo, quando "vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria" (Mt 24,30). Egli verrà come Signore (cfr. At 2,36) - che traduce il greco Kyriose giudice (cfr. At 10,42), cioè colui che ha il compito di stabilire la giustizia una volta per tutte (cfr. Ap 20,11-12).

Dai "tempi della fine" alla vita quotidiana

La seconda sezione prosegue con la descrizione di quell'ultimo giorno e lo definisce tremendo (cfr. Gl 2,11) e glorioso (cfr. Ez 39,13 e At 2,20), aggettivi che mostrano la straordinarietà del momento, che incute timore e allo stesso tempo rivela la maestà di Dio (glorioso è un aggettivo che solitamente si riferisce a Dio). La visione, però, non si ferma qui, ma si apre alla grandiosa contemplazione dei cieli nuovi e della terra nuova: la figura di questo mondo passa (cfr. 1Cor 7,31) e inizia una nuova era, caratterizzata non più dalla fragilità, ma dalla pienezza e dalla definitività, come testimoniano le profezie di Isaia (cfr. Is 65,17 e 66,22), riprese poi da 2Pt 3,13 e Ap 21,5.

Anche Paolo, nella Lettera ai Romani, guarda a questa pienezza quando dice: "La creazione, infatti, è stata sottoposta alla caduta (...) nella speranza che anche la creazione stessa sia liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" (Rm 8, 20-21). È bello osservare come in questo affresco di ciò che sarà, la dimensione materiale non solo non viene disprezzata, ma, al contrario, viene esaltata, in questa ricapitolazione di tutte le cose che comprende non solo l'uomo, ma l'intero cosmo.

Infine, la terza sezione della prefazione propone il passaggio da questa grandiosa contemplazione degli eventi dei "tempi della fine" alla vita di tutti i giorni: preparare la venuta del Signore significa innanzitutto aprire il cuore al prossimo e accogliere ogni persona e ogni evento; nelle persone che il Signore ci mette accanto e negli eventi che ci accadono, Dio parla. Qui riecheggiano le parole di Gaudium et Spes 22: "Con l'incarnazione, il Figlio di Dio si è unito in un certo modo a ogni uomo".

Il testo si conclude con una frase tripartita, che evidenzia la necessità delle virtù teologali per la vita di tutti i giorni: la fede è necessaria per poter riconoscere Cristo che si rende presente negli eventi della vita e per poter accogliere questa sua presenza; la carità è indispensabile per testimoniare la vita cristiana, che è aperta alla speranza, cioè all'attesa fiduciosa del compimento dei piani di salvezza di Dio per noi.

Infine, proprio alimentando l'attesa della seconda venuta, siamo invitati a unirci agli angeli e ai santi nel canto del Sanctus.

L'autoreGiovanni Zaccaria

Pontificia Università della Santa Croce (Roma)

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Vaticano

Cosa aspettarsi dal Sinodo sulla sinodalità nel 2024

Tutti i vescovi del mondo hanno ricevuto un documento che li incoraggia ad approfondire il lavoro del Sinodo della sinodalità e a prepararsi alla sessione dell'ottobre 2024.

Paloma López Campos-12 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Il portale di notizie Notizie dal Vaticano informa che tutti i vescovi del mondo hanno ricevuto un documento e una lettera dai cardinali Mario Grech e Jean-Claude Hollerich sul Sinodo della sinodalità che la Chiesa sta vivendo.

Il documento inviato inizia incoraggiando l'episcopato a riflettere sulla sessione svoltasi nell'ottobre 2023, durante la quale è stata seguita una dinamica di lavoro basata sul dialogo e sull'esperienza. Al termine dell'Assemblea è stata resa pubblica la sintesi dei temi discussi, sulla quale i vescovi sono invitati a tornare per continuare a riflettere sul lavoro svolto.

Il testo prosegue chiarendo che il Sinodo non si basa sulle questioni discusse. Citando il Papa Francesco spiega che "l'importante è il modo in cui viene fatta la riflessione, cioè in modo sinodale". Tuttavia, è importante non perdere di vista i temi che i partecipanti discuteranno nel 2024. Per questo motivo, il Papa indicherà le questioni che ritiene rilevanti e convocherà gruppi di esperti di tutti i continenti per lavorare, con il coinvolgimento dei Dicasteri competenti della Curia romana, in una dinamizzazione ecclesiale coordinata dalla Segreteria generale del Sinodo". Infine, i gruppi presenteranno relazioni di lavoro all'incontro del prossimo anno.

D'altra parte, il documento inviato ai vescovi chiede loro di approfondire "le forme concrete dell'impegno missionario a cui siamo chiamati, nel dinamismo tra unità e diversità proprio di una Chiesa sinodale". A tal fine, si lavorerà sia a livello di Chiesa locale sia a livello di Chiese locali con il Papa, per le quali è necessario che ogni vescovo consulti la propria comunità.

Linee guida

Le linee guida di lavoro inviate a tutti i vescovi incoraggiano una "riflessione mirata sul tema della corresponsabilità differenziata per la missione di tutti i membri del Popolo di Dio". Tuttavia, esse sottolineano anche la ricerca di voci esperte. Il documento chiede "il coinvolgimento di esperti e di istituzioni accademiche presenti nell'area, in modo che il contributo delle competenze teologiche e canoniche, così come delle scienze umane e sociali rilevanti, possa essere presente".

D'altra parte, il Consiglio Ordinario del Sinodo vuole ampliare le esperienze di sinodalità a livello locale, promuovendo iniziative, invitando coloro che vivono in situazioni di esclusione, i cristiani di altre confessioni e le persone che confessano altre religioni.

Per facilitare il processo, la Segreteria generale del Sinodo ha pubblicato un possibile foglio di lavoro a cui le Chiese locali possono attingere. Il documento si trova sul sito ufficiale del Sinodo ed è disponibile in diverse lingue.

Nuovo Instrumentum Laboris

Dopo la consultazione, ogni conferenza episcopale dovrà inviare una sintesi dei lavori alla Segreteria generale del Sinodo entro il 15 maggio 2024. Con i contributi delle Chiese locali, l'Instrumentum Laboris della sessione di ottobre sarà redatto dall'organismo responsabile.

Il materiale inviato dalle Chiese locali "non costituirà direttamente l'oggetto di discernimento" dell'incontro del 2024, ma aiuterà a "comporre un quadro entro il quale collocare i lavori dell'Assemblea".

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Educazione

Avvio di un master su Giovanni Paolo II

L'Associazione spagnola del Personalismo (AEP) offrirà un master su Karol Wojtyla/Giovanni Paolo II che si svolgerà da gennaio a ottobre 2024. La scadenza per l'iscrizione è il 10 gennaio 2024.

Loreto Rios-12 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Il Associazione spagnola del personalismoL'"associazione civile di natura culturale senza fini di lucro", il cui scopo è "promuovere, diffondere, approfondire e sviluppare la filosofia personalista" ha un nuovo titolo: "Filosofia Personalista".Master online in Karol Wojtyla-Giovanni Paolo II".

Il master si svolgerà da gennaio a ottobre 2024 e il il periodo di registrazione termina il 10 gennaio 2024. Le sessioni, che si terranno il mercoledì pomeriggio, dureranno tre ore e saranno registrate in modo che gli iscritti possano goderne in seguito.

La quota di iscrizione completa è di 1500 euro, anche se esiste la possibilità di frequentare il master in moduli di due materie. I membri dell'Associazione Spagnola di Personalismo riceveranno uno sconto di 5 % sulla quota di iscrizione al master.

"Questo master offre una panoramica completa e interconnessa delle molteplici sfaccettature di Karol Wojtyla/Giovanni Paolo II: la sua iniziale vocazione poetica e teatrale, la sua formazione filosofica e teologica, la sua proposta antropologica, che egli chiamava personalismo, e la sua innovativa teologia del corpo. Il master può essere inteso come un omaggio a Karol Wojtyla/Giovanni Paolo II che cerca di diffondere la sua immensa eredità personale, dottrinale e spirituale", si legge nel documento. web. Il titolo inoltre "offre una panoramica completa della sua vita e della sua opera, unica in lingua spagnola".

Per ulteriori informazioni, si prega di contattare il vicedirettore del master, Nieves Gómez, al seguente indirizzo e-mail: [email protected].

Soggetti

Il primo blocco di argomenti si svolgerà da gennaio a febbraio con i seguenti temi: "Karol Wojtyla / Giovanni Paolo II (1920-2005)" ("Il contesto polacco. Studente di filologia durante il nazismo. Sacerdote e professore di etica. Arcivescovo di Cracovia nella Polonia occupata. Il Concilio Vaticano II. Papa Giovanni Paolo II e la sua influenza sul XX secolo"); e "La bellezza della parola: l'opera poetica e teatrale" ("Dai sonetti e dal salterio rinascimentale alle poesie della maturità. I drammi del periodo neoromantico: Giobbe e Geremia. I drammi del periodo rapsodico. La bottega dell'orafo. Trittico romano: sintesi e vertice della sua opera letteraria").

Il secondo blocco si svolgerà da marzo ad aprile, con altri due temi: "Etica, amore e responsabilità" ("Il rinnovamento dell'etica nella scuola di Lublino sotto l'influenza di Scheler, Kant e Tommaso d'Aquino. Amore e responsabilità. La norma personalista. Piacere e sessualità. La persona e l'amore"); e in secondo luogo, "Antropologia personalista" ("Il personalismo di Karol Wojtyla. Il progetto di Persona e azione. Coscienza e autocoscienza. Libertà come scelta e autodeterminazione. Psiche, soma, integrazione e autorealizzazione. La struttura dell'affettività").

Il terzo blocco si svolgerà nei mesi di maggio e giugno e sarà incentrato sui seguenti due temi: "Teologia del corpo" ("Il mistero dell'inizio: maschio e femmina li creò. La coppia umana come immagine della Trinità. La redenzione del cuore. Il corpo e l'opera d'arte. La resurrezione della carne"); e "Matrimonio e famiglia come 'communio personarum'" ("Il genio femminile e la 'mulieris dignitatem'. Amore coniugale e fecondità. Il matrimonio come istituzione. La famiglia come luogo della persona. Paternità, maternità, filiazione").

Infine, da settembre a ottobre, si svilupperà il quarto e ultimo blocco, con i temi "Pensiero socio-politico" ("Partecipazione e alienazione. Il lavoro: dimensione oggettiva e soggettiva 'Laborem exercens'. Il dibattito sulla Teologia della Liberazione. Democrazia, società, solidarietà, mercato"); e in secondo luogo, "Chiesa e cristianesimo in Giovanni Paolo II ("La prospettiva cristologica: Cristo rivela l'uomo all'uomo, 'Redemptor hominis'. Scienza, ragione e fede. La Chiesa e la sua storia. Una prospettiva ecumenica. Dal Concilio Vaticano II al Terzo Millennio. Totus tuus").

Facoltà

Per quanto riguarda il corpo docente, il direttore del master è Juan Manuel Burgos, presidente dell'AEP e dell'AIP, nonché professore presso l'Università CEU San Pablo e l'Università Villanueva di Madrid. Ha curato l'edizione integrale delle opere di Karol Wojtyla in spagnolo ed è autore, tra gli altri, dei libri "Para comprender a Karol Wojtyla" (BAC) e "La filosofía personalista de Karol Wojtyla" (Palabra).

La vicedirettrice del master è Nieves Gómez Álvarez, dottore di ricerca in Filosofia presso l'UCM e docente presso l'Universidad Villanueva e l'UDIMA di Madrid, nonché presso l'Universidad Anáhuac in Messico. È stata professore collaboratore presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II e nel 2021 ha insegnato nella cattedra Giovanni Paolo II del CITES (Ávila) il corso intensivo "La difesa della persona. Wojtyla di fronte agli umanesimi atei".

Parteciperanno anche Juan José Pérez Soba, direttore dell'Area Internazionale di Ricerca in Teologia Morale del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II di Roma e professore di Teologia Pastorale del Matrimonio e della Famiglia presso lo stesso istituto, e Bogdan Piotrowski, autore, traduttore e coautore di 14 libri legati all'opera e agli insegnamenti di Karol Wojtyla, nonché membro dell'Accademia Colombiana della Lingua. Ha conosciuto personalmente Giovanni Paolo II e la Santa Sede lo ha nominato traduttore ufficiale delle sue opere in spagnolo per l'America Latina. Insegnerà il modulo "La bellezza della parola: lavoro poetico e teatrale".

Tra gli altri insegnanti figurano Benjamin Wilkinson, Alejandro Burgos, Marco Lome, Patricia Garza Peraza e Andrzej Dobrzynski.

Risorse

Appare la Vergine Maria?

L'apparizione della Vergine di Guadalupe all'indio Juan Diego è una delle apparizioni mariane verificate dalla Chiesa e conosciute in tutto il mondo. Sebbene esistano molti resoconti di apparizioni, la Chiesa cattolica è molto attenta nel determinare la loro veridicità, falsità o possibilità.

Alejandro Vázquez-Dodero-12 dicembre 2023-Tempo di lettura: 6 minuti

Fin dall'inizio del cristianesimo, la protezione e l'aiuto della Vergine Maria per i cristiani è stata una caratteristica costante della storia. La devozione mariana, humus di fede fiduciosa e filiale, si basa spesso sulle apparizioni della Madre di Dio a persone diverse in tempi e luoghi diversi.

Le apparizioni della Madonna sono uno degli argomenti su cui la Chiesa pone maggiore attenzione e studio prima di determinare la veridicità di queste apparizioni che sono, quando si verificano, l'epicentro della fede in Dio.

Concetto di "apparizione mariana".

Per la Chiesa cattolica, la Rivelazione - il far conoscere Dio attraverso l'uomo - è terminata con la morte dell'ultimo degli Apostoli. Con ciò, il deposito della fede presentava già tutto ciò che deve essere necessariamente creduto o praticato affinché le anime si salvino eternamente o raggiungano il cielo.

Ma questo non impedisce in alcun modo le rivelazioni private - apparizioni, visioni, messaggi... - da parte di Dio, dei santi e anche della Vergine Maria.

Naturalmente, la Chiesa si riserva l'autorità di dare un giudizio autentico sulle visioni o apparizioni, di approvarle o disapprovarle, tenendo presente che, sebbene aiutino le persone cristiane ad accrescere la loro religiosità, non sono questioni di fede necessaria.

Le apparizioni mariane sono manifestazioni della Vergine Maria a una o più persone, in un luogo e in un momento specifico della storia, che la Chiesa cattolica pronuncia per determinarne la veridicità, la falsità o la possibilità.

Alcune apparizioni hanno dato origine a luoghi di culto o di pellegrinaggio di grande importanza religiosa, come la Basilica di Guadalupe o i santuari di Fatima e Lourdes. Altre apparizioni hanno ispirato la nascita di ordini religiosi, come i Carmelitani, i Mercedari o i Concezionisti.

Nei confronti di eventuali apparizioni, la Chiesa è estremamente cauta, prudente e caritatevole, e soprattutto sottolinea la distinzione tra la rivelazione pubblica, contenuta nella Sacra Scrittura e nella Tradizione, che costituisce il "depositum fidei", e le rivelazioni private, alle quali ci riferiamo in questo fascicolo. La rivelazione pubblica, come abbiamo detto, è completa, ma non completamente esplicita, e spetta al Magistero - il compito pedagogico della Chiesa - approfondire la ricchezza dei suoi contenuti nel tempo, sotto la guida del Magistero.

Non possiamo affermare che l'approvazione di un'apparizione mariana garantisca che le parole trasmesse dai veggenti siano state pronunciate da Maria. Non si tratta di Sacra Scrittura o di ispirazione divina, ma di qualcosa che la Madre di Dio ha voluto comunicare in un momento particolare, per uno scopo particolare e attraverso veggenti particolari.

Così, il Catechismo afferma al punto 67 che ".Nel corso della storia ci sono state rivelazioni cosiddette "private", alcune delle quali sono state riconosciute dall'autorità della Chiesa. Queste, tuttavia, non appartengono al deposito della fede. La loro funzione non è quella di "migliorare" o "completare" la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una certa epoca storica.".

Alcune apparenze sono vere e altre false?

Per quanto riguarda le apparizioni - che sarebbero rivelazioni private - possiamo anche classificarle come pubbliche o private.

Tra le apparizioni pubbliche, o con rilevanza esterna, la Chiesa ne ha riconosciute, ad oggi, quasi trenta di origine soprannaturale. Queste sono alcune delle più note:

La prima è la Virgen del Pilar, che apparve all'apostolo Santiago a Saragozza, in Spagna, intorno al 40° anno.

Più tardi, nel XIII secolo, la Vergine del Rosario in Francia e la Vergine del Monte Carmelo in Terra Santa.

Nel XVI secolo la Vergine di Guadalupe in Messico, Nostra Signora di Velankanni in India - oggi Bharat -. Nel XVII secolo Nostra Signora di Laus in Francia.

Alla fine del XVIII secolo, Nostra Signora di La Vang in Vietnam.

Nel XIX secolo in Francia la Medaglia Miracolosa, Nostra Signora delle Vittorie, Nostra Signora di La Salette, Nostra Signora di Lourdes, Madre della Speranza e Madre della Misericordia; sempre nel XIX secolo Nostra Signora di Knock in Irlanda.

E nel XX secolo Nostra Signora di Fatima in Portogallo; Nostra Madre di Dio e Nostra Signora dei Poveri in Belgio; Nostra Signora di tutti i Popoli in Olanda; in Italia Nostra Signora della Rivelazione e Nostra Signora delle Lacrime; Nostra Signora della Preghiera in Francia; Nostra Signora d'America negli Stati Uniti; Nostra Signora di Akita in Giappone; Nostra Signora e Madre Riconciliatrice in Venezuela; Nostra Signora di Capua in Nicaragua; la Madre della Parola in Ruanda; Nostra Signora Soufanieh in Siria; Nostra Signora del Rosario di San Nicola in Argentina; e la Guardiana della Fede in Ecuador.

La Chiesa ha anche dichiarato la falsità di alcune apparizioni, tra cui Bayside negli Stati Uniti, Belluno in Italia e Palmar de Troya in Spagna.

Infine, faremo riferimento ad alcune apparizioni di dubbia veridicità, il che non significa che siano necessariamente considerate false, poiché in futuro ci si potrebbe aspettare che vengano riconosciute: Garabandal in Spagna, Nostra Signora di Zeitun in Egitto e la Regina della Pace a Medjugorje, in Bosnia.

Come fa la Chiesa ad approvare un'apparizione mariana?

In primo luogo, va notato che non esiste una regolamentazione di questo fenomeno, né nella Codice di Diritto Canonico o qualsiasi altro strumento. Abbiamo il Osservatorio delle apparizioni e dei fenomeni mistici legato alla figura della Vergine Maria nel mondo, creato dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale con l'obiettivo di analizzare e interpretare i vari casi di apparizioni mariane in attesa di un pronunciamento dell'autorità ecclesiastica sulla loro autenticità.

La Chiesa riconosce che Dio - personalmente o attraverso, ad esempio, Sua Madre - può parlare direttamente ad alcune anime e comunicare loro un bene, per loro stessi o per la società. Ma, come si è detto, queste rivelazioni non aggiungono nulla alla dottrina cristiana, già rivelata da Cristo e sempre in fase di studio e discernimento da parte del Magistero. Lo scopo di queste rivelazioni sarebbe l'aiuto dato dalla Madonna per vivere la fede in accordo con l'insegnamento della Chiesa.

Per verificare l'autenticità delle apparizioni, la Chiesa valuterà fondamentalmente i seguenti elementi: l'equilibrio mentale della persona che si dichiara veggente; il suo livello di formazione culturale e dottrinale, nonché la sua comunione con la Chiesa; la sua probità di vita o vita virtuosa, poiché sebbene Maria possa apparire a chiunque, non sembra ammissibile che si mostri a chi appare peccatore o lontano da Dio; l'eventuale desiderio di guadagno economico dalle apparizioni; la trasparenza e la naturalezza delle apparizioni, per escludere che qualche apparizione sia concentrata sulla persona che si dichiara veggente; il numero delle apparizioni e il contenuto del messaggio ricevuto; i segni straordinari legati alle apparizioni, come guarigioni, miracoli, fenomeni cosmici, ecc.I frutti spirituali, come le conversioni o, in generale, i frutti nell'anima di coloro che godono delle apparizioni; e la conformità dei presunti veggenti alle disposizioni dell'ordinario locale, generalmente il vescovo.

Se, dopo tale verifica, l'autorità ecclesiastica - il vescovo locale o la Santa Sede - approva l'apparizione in esame, essa può essere creduta con la sola fede umana, a condizione che nell'apparizione non compaia nulla di contrario alla fede e alla morale e che si dimostri che essa è dovuta a cause soprannaturali.

In breve, gli aspetti da tenere in considerazione per approvare una presunta apparizione mariana sono la persona del veggente, il contenuto della visione o dell'apparizione, la sua natura, la forma e lo scopo.

Per quanto riguarda il processo di approvazione, ci sono diverse fasi: la dichiarazione favorevole del vescovo, quando dichiara che le presunte apparizioni non contengono nulla di contrario alla fede o alla morale; il permesso per la celebrazione della liturgia, quando è consentito celebrare la Santa Messa nel luogo delle apparizioni; il riconoscimento papale, quando l'apparizione ha un impatto notorio a livello mondiale; e infine il riconoscimento liturgico, quando l'apparizione entra a far parte del calendario liturgico.

L'approvazione può essere data dal vescovo stesso, fermo restando che se la Santa Sede non è intervenuta nell'approvazione, ciò non significa che la rifiuti.

Note comuni alle apparizioni mariane approvate dalla Chiesa.

Dalle varie apparizioni approvate dalla Chiesa possiamo dedurre una serie di aspetti che sono generalmente comuni a tutte e che in qualche modo ne verificano l'autenticità:

I veggenti sono persone psicologicamente sane e semplici. Non manifestano deviazioni emotive ed evitano di concentrare l'attenzione sulla loro persona. Prima dell'apparizione, in diversi casi, non erano particolarmente spirituali e non affermavano di avere visioni.

L'umiltà, l'evitare l'autoreferenzialità e l'ammettere che può trattarsi di qualcosa di illusorio se l'autorità ecclesiastica lo dispone, sono note comuni ai veggenti. Inoltre, un altro segno della loro umiltà è che sono capaci di obbedire all'autorità quando questa lo dispone.

L'apparizione comporta una serie di prove e difficoltà per la vita dei veggenti, che saranno normali o meno, e richiederanno sempre fatti o segni soprannaturali.

Di solito si svolgono in luoghi appartati e silenziosi che invitano al raccoglimento e alla preghiera.

Il messaggio della Madonna a loro è solito esortarli a vivere il Vangelo, a incrementare la vita di pietà e le opere di misericordia e a ricordare gli aspetti della fede dimenticati o in via di dimenticanza.

Insomma, troviamo eventi che, pur non facendo parte del deposito della Fede, possono aiutare a rafforzarla e a conoscere ciò che Dio, attraverso la Vergine Maria, vorrà per i suoi figli uomini in un momento particolare della storia della loro salvezza.

Il profumo della tuberosa pregiata e il profumo di donna

Ogni volta che tu, donna, versi lacrime di rottura, pentimento e ringraziamento ai piedi di Gesù, trasformi il tuo dolore in un profumo prezioso.

11 dicembre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti

Nei Vangeli, Gesù è seguito da migliaia di persone che cercano i suoi favori misericordiosi. Le folle accorrevano facilmente a lui in cerca di guarigione, di liberazione o per ascoltare i suoi insegnamenti trasformativi. Gli presentavano bisogni reali, come la paralisi, la cecità, la lebbra, o gli portavano malati e disperati in ripetute scene e immagini di dolore.

Ancora oggi, queste sono le immagini più comuni sugli altari e nelle cappelle visitate da coloro che vengono nel momento del bisogno. Sarebbe strano vedere una chiesa piena di fedeli riconoscenti che vengono non per chiedere ma solo per offrire in segno di gratitudine! Eppure, benvenuti a tutti, perché Egli li ha invitati incondizionatamente a dire, Venite a me, affaticati e pesanti, e portatemi i vostri fardelli. (Matteo 11, 28).

Nei Vangeli leggiamo due eccezioni che potremmo evidenziare di coloro che vennero a prostrarsi per fargli dei doni: una all'inizio della sua vita, l'altra verso la fine. Nella prima occasione alcuni interessanti personaggi provenienti dall'Oriente (re, magi o astrologi) che, seguendo il presagio della stella, lo cercarono ossessivamente per presentargli costosi scrigni di incenso, oro e mirra.

La seconda occasione fu il caso della misteriosa donna con un profumo di nardo puro in un vaso di alabastro del costo di 300 denari, il salario annuale di un operaio al tempo di Gesù. A quei tempi, quando si trasportava o si conservava un olio o un profumo costoso, il vaso veniva sigillato per non rischiare che evaporasse o venisse usato come rifiuto. Pertanto, la giara doveva essere rotta per poter finalmente utilizzare il costoso contenuto.

La donna con il profumo 

Un'interessante tradizione dell'antichità ci aiuterà a comprendere questo Vangelo. Si dice che in alcune culture le fanciulle nubili preparassero un vaso di profumo costoso e lo conservassero fino al giorno in cui l'uomo desiderato chiedeva loro di sposarle. Se la giovane donna accettava la proposta, lo dimostrava rompendo il vaso e versando il profumo sui suoi piedi; un modo per direTi accolgo nel mio cuore e nella mia vita e ti dono il tesoro della mia purezza riservato a te.. Il Cantico dei Cantici cita anche il profumo del nardo fine come simbolo di fedeltà e purezza nell'amore coniugale.  

A Marco 14, 3-9Una donna nota come peccatrice, sentendo che Gesù mangiava a casa di un fariseo, entrò con un vaso di alabastro pieno del costoso profumo di nardo, lo ruppe e avvicinandosi a Gesù gli unse il capo e tutti i capelli e cadde ai suoi piedi bagnandoli con le sue lacrime e asciugandoli con i suoi stessi capelli. Chi è questa donna che non era nella lista degli invitati a quella cena succulenta? Un'amante silenziosa di Gesù? Una che ha trovato l'amore della sua vita e ha voluto mostrarglielo come le fanciulle innamorate dei tempi antichi? O è una figura profetica dell'umanità prostrata ai suoi piedi, che piange d'amore e di pentimento, offrendo la sua unica ricchezza in cambio del perdono dei suoi molti peccati? 

È interessante che tutti e quattro i Vangeli parlino di lei: in Luca, Matteo e Marco la donna è anonima, ma nel Vangelo di Giovanni è identificata come Maria di Betania, sorella di Lazzaro e amica di Gesù. Ora ha più senso! Colei che altre volte sedeva ai suoi piedi estasiata per lunghe ore ad ascoltarlo, diventava ossessionata da lui e gli professava il suo amore donandogli il suo pregiato nardo conservato. Ma a modo suo, Gesù trasformò un momento carico di sentimenti e realtà umane in linguaggi spirituali ed esperienze soprannaturali. Il luogo divenne uno di quei confessionali in cui nessuno avrebbe mai non si sentono parole, ma si vedono le lacrime dei volti pentiti.

Il donna è profeticamente dimensionato per prefigurare tutti coloro che, con cuore contrito, sono davanti ai suoi piedi e che finalmente valutano le ricchezze spirituali al di sopra di quelle materiali o umane e comunicano con linguaggi di amore santificato. I commensali sono gli stessi di sempre, che non vedono al di là del mondano e del quotidiano e mettono in dubbio il valore dei guadagni spirituali. E i poveri che hanno sempre bisogno di essere curati sono quelli che sono affettivamente più che materialmente deprivati, e che hanno bisogno non solo del pane fisico, ma anche del cibo per l'anima.

Cristo e le mormorazioni

Chiunque fosse questa donna, al termine del rinomato momento, Gesù disse qualcosa che non mai detto di nessuno degli invitati alla cena, né di nessuno dei seguaci o discepoli."Ovunque si predicherà questo Vangelo in tutto il mondo, si racconterà anche quello che ha fatto in memoria di lei" (Marco 14:9). 

Gli osservatori tabulavano e contavano avidamente questa offerta, come fanno ancora oggi. Il mondo, con la sua mentalità bancaria, non capisce la dedizione senza misura di una vita consacrata o di un atto di donazione e sacrificio incondizionato. Un anno di stipendio sperperato in un momento di sentimentalismo esagerato? Che spreco di ricchezze così esigue! Inoltre, non mancava chi pensava che questo profumo fosse contaminato dal peccato, perché quale donna, a quei tempi, poteva permettersi un tale lusso? Solo chi si guadagnava da vivere in affari peccaminosi.

A Gesù non importavano i commenti sul suo passato o sul suo peccato. Tutto ciò si stemperava nelle lacrime di pentimento di una donna contrita. "Lasciatela stare, perché poiché le è stato perdonato molto, mi ha amato molto" (Luca 7:47-50). Gli ospiti videro solo un vaso rotto e un costoso nardo sprecato. Ma per Gesù, l'"oro macinato" del nardo non era paragonabile alle sue lacrime sincere che sgorgavano da un cuore spezzato: queste erano molto più costose e preziose. Infatti, come solo la rottura dell'alabastro fa scaturire il nardo, così la rottura interiore sprigiona potenti invocazioni, virtù irriconoscibili e torrenti di grazia. Il profumo dell'unguento importato riempiva la casa e impregnava persino i vestiti degli ospiti in quella stanza. Era il tipo di fragranza costosa che si usava a goccia a goccia a causa del suo forte odore, e versando un'intera fiala si inondava l'atmosfera fino a poterla percepire ancora diversi giorni dopo.

Il buon odore di Cristo

Pochi giorni dopo gli eventi di questa penultima cena pubblica, Gesù lava i piedi ai suoi discepoli durante l'ultima cena e ore dopo affronta la sua passione e morte. Ma sulla strada del Calvario, Gesù non puzzava di sangue, sudore o morte. Il profumo di nardo fine che lo permeava lungo la via del dolore, simboleggiava la fragranza della misericordia. Gesù avrebbe versato il suo sangue a beneficio di tutti coloro che si sono prostrati davanti a quella croce nel corso della storia. La fiaschetta in frantumi era una figura del corpo di Gesù che sarebbe stato spezzato. Il suo sangue versato sarebbe stato più prezioso dell'olio più puro: una fragranza eternamente presente e pervasiva di perdono, di incomparabile valore e potere redentivo.

Ogni volta che tu, donna, versi lacrime di rottura, di pentimento e di ringraziamento ai piedi di Gesù, trasformi il tuo dolore in un profumo prezioso, gli consegni tutta una storia di gioie e di lacrime, di successi e di fallimenti, di sforzi e di ricompense, di guadagni e di perdite. Varrà la pena di sacrificare quella decima in cambio della vita eterna! Varrà la pena di firmare quel trattato di pace e di misericordia per sentire le stesse parole che Gesù disse a lei: le sono perdonati i suoi molti peccati perché mi ha mostrato molto amore (Lc 7,47). Non saranno più i peccati o le rotture del passato a identificarvi, ma sarete riconosciuti dall'aroma del nardo pregiato che la Sua misericordia impregnerà in voi.

L'autoreMartha Reyes

Dottorato di ricerca in psicologia clinica.

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Vaticano

Papa Francesco istituisce la Giornata Mondiale dei Bambini: pace, ambiente e fraternità

La prima Giornata mondiale dei bambini si terrà il 25 e 26 maggio 2024, come ha recentemente annunciato Papa Francesco.

Giovanni Tridente-11 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Dopo aver istituito la Giornata Mondiale dei Poveri nel 2017, come lascito del Giubileo della Misericordia, e la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani nel 2021, in periodo ancora pandemico, Papa Francesco ha annunciato nell’Angelus dell’8 dicembre l’istituzione della Giornata Mondiale dei Bambini, la cui prima edizione si celebrerà il 25 e 26 maggio 2024.

“L’iniziativa risponde alla domanda: che tipo di mondo desideriamo trasmettere ai bambini che stanno crescendo?”, ha detto il Papa, anche per rispondere all’invito di Gesù di prendersi cura di loro. Poveri, anziani e bambini, tre categorie, insieme ai giovani (la cui Giornata Mondiale è stata istituita da San Giovanni Paolo II la prima volta nel 1986) che sono da sempre al centro del magistero di Papa Francesco.

Mentre la prima iniziativa, quella dedicata ai poveri, è coordinata dal Dicastero per l’Evangelizzazione, i nonni e gli anziani ricadono tra gli impegni del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Quest’ultima, rivolta ai bambini, sarà patrocinata dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione.

L'evento in Vaticano

Un accenno di questa giornata si era avuto lo scorso 6 novembre, nell’Aula Paolo VI in Vaticano con migliaia di bambini e bambine provenienti da varie parti del mondo, circa 80 paesi, che hanno potuto raccontare i loro sogni e i loro desideri direttamente al Papa. Il Pontefice si è intrattenuto con loro ascoltando le domande di alcuni “rappresentanti”: Isidora dal Brasile, Rania dalla Palestina, Massimo da Roma, Ivan dall’Ucraina, Kim Ngan dal Vietnam, Antrànik dalla Siria, Celeste dal Perù, Pauline dal Congo, Sofia dalle Filippine, Luxelle dall’Africa, Susa da Samoa Tonga, Chris da Haiti, Drew dall’Australia, Salma dal Ghana.

Erano stati convocati dallo stesso Dicastero per la Cultura per l’evento “Impariamo dai bambini”, in sinergia con la Comunità di Sant’Egidio, la Cooperativa Auxilium e con il sostegno del mondo francescano.

“Abbiamo parlato di tante cose belle, ma la cosa più bella che tocca il vostro cuore è la pace, perché voi non volete la guerra, voi volete che nel mondo ci sia la pace”, disse Papa Francesco al termine dell’incontro dopo aver comunque risposto singolarmente a ciascun bambino.

Un mondo più bello e buono

Per l’occasione venne anche presentata “L’Enciclica dei bambini”, un libro a firma del francescano Enzo Fortunato e Aldo Cagnoli, nella cui prefazione il Papa scrive: “Cari bambini, vi abbraccio, e sappiate che il vostro Papa e ‘nonno’ farà di tutto perché possiate vivere in un mondo più bello e buono”.

Sarà lo stesso gruppo di coordinamento dell’iniziativa di novembre a creare le fondamenta delle future Giornate Mondiali dei Bambini. Commentando la decisione del Santo Padre di dare una istituzione permanente alla Giornata, il Comitato organizzatore ha risaltato lo spirito con cui nasce il progetto: voler immaginare insieme ai bambini “un mondo diverso, dove ci sia pace, cura dell’ambiente e scelta per la fraternità”.

L'autoreGiovanni Tridente

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Cinema

La storia di Carlo Acutis, il film consigliato questo mese

"Il battito del cielo" e "L'offerta" sono i consigli di questo mese da vedere al cinema o sulle piattaforme audiovisive.

Patricio Sánchez-Jáuregui-11 dicembre 2023-Tempo di lettura: < 1 minuto

Carlo Acutis era un giovane cattolico e web designer italiano, noto soprattutto per aver documentato miracoli eucaristici e apparizioni mariane approvate in tutto il mondo e per averle catalogate in un sito web creato prima della sua morte prematura per leucemia.

Il battito del cielo

Direttore: José María Zavala e Borja Zavala
FotografiaMiguel Gilaberte
Musica: Luis Mas
Piattaforma: Cinema

"Il battito del cielo" è un documentario sulla sua vita e sul suo lavoro. Un compendio che ci porta nel suo universo intervistando la sua famiglia, il suo parroco e le persone che ha cambiato nel corso della sua vita, come l'indiano Rajesh Mohur, membro di una casta sacerdotale bramina che ha abbracciato il cattolicesimo grazie all'esempio quotidiano del Beato italiano.

Carlo, apostolo dell'Eucaristia, ha dedicato interi anni della sua breve vita alla ricerca dei miracoli eucaristici nel mondo.

I fratelli Zavala viaggiano in tutto il mondo per seguire le sue tracce e forniscono un ampio materiale inedito, intrecciando il documentario con l'animazione. Dalle registrazioni di Carlo Acutis stesso con la sua voce originale, alle ricostruzioni della sua vita e dei suoi miracoli eucaristici.

L'offerta

Gli aneddoti relativi alle riprese de "Il Padrino" hanno sempre appassionato cinefili e agnostici. Il conflitto con la mafia, il boicottaggio di Frank Sinatra, il riuscire a mettere i piedi nel progetto con una troupe di talento e un budget esiguo...; ecco di cosa si tratta. L'offerta.

L'offerta

CreatoreMichael Tolkin
Attori: Miles Teller, Matthew Goode, Dan Fogler, Burn Gorman, Colin Hanks, Giovanni Ribisi, Juno Temple
Piattaforma: Sky Showtime e Paramount +

Una serie chiusa di esperienze mai rivelate del suo produttore, Albert S. Ruddy. 10 capitoli che si possono divorare gustando la storia, i dialoghi, le interpretazioni, i costumi ....;

Una creazione pluripremiata che ha suscitato l'opinione pubblica e i cui fan, me compreso, la raccomandano a chiunque voglia ascoltarli. È una serie realizzata con cura. Una lettera d'amore al cinema.

Vaticano

"Il silenzio e la sobrietà sono essenziali nella vita cristiana", dice il Papa

All'Angelus di oggi, il Papa ha riflettuto sulla figura di San Giovanni Battista, il Precursore del Signore. Ha inoltre ricordato i prigionieri armeni e azeri e le sofferenze in Ucraina, Israele e Palestina.

Loreto Rios-10 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

All'Angelus di oggi, il Papa ha riflettuto sulla figura di San Giovanni Battista, soffermandosi su due aspetti: il "deserto" e la "voce". Il deserto, ha commentato il Papa, è un "luogo vuoto, dove non c'è comunicazione, e la voce, il mezzo per parlare, sembrano due immagini contraddittorie, ma nel Battista sono unite".

Sul deserto, Francesco ha detto che "Giovanni predica lì, sulle rive del fiume Giordano, vicino al punto in cui il suo popolo, molti secoli prima, è entrato nella Terra Promessa", che ha un simbolismo: "Per ascoltare Dio dobbiamo tornare nel luogo in cui per quarant'anni ha accompagnato, protetto ed educato il suo popolo, nel deserto. È il luogo del silenzio e dell'essenzialità, dove non ci si può lasciar distrarre dalle cose inutili, ma ci si deve concentrare su ciò che è indispensabile per la vita".

Il Papa ha affermato che tutto questo può essere applicato alla nostra realtà attuale: "Per procedere nel cammino della vita è necessario spogliarsi del "di più", perché vivere bene non significa riempirsi di cose inutili, ma liberarsi da ciò che è superfluo, scavare dentro di sé, cogliere ciò che è veramente importante davanti a Dio. Solo se, attraverso il silenzio e la preghiera, facciamo spazio a Gesù, che è la Parola del Padre, sapremo liberarci dalla contaminazione delle parole vane e delle chiacchiere. Il silenzio e la sobrietà - nelle parole, nell'uso delle cose, dei media e delle reti - non sono solo "ornamenti" o virtù, ma elementi essenziali della vita cristiana.

Riguardo al simbolismo della "voce", il Papa ha detto che "è lo strumento con cui esprimiamo ciò che pensiamo e ciò che portiamo nel cuore. Capiamo allora che è strettamente legata al silenzio, perché esprime ciò che matura dentro, dall'ascolto di ciò che lo Spirito suggerisce. Fratelli e sorelle, se non si sa stare in silenzio, è difficile avere qualcosa di buono da dire; d'altra parte, più il silenzio è attento, più la parola è forte. In Giovanni Battista quella voce è legata all'autenticità della sua esperienza e alla limpidezza del suo cuore".

Al termine dell'Angelus, il Papa ha ricordato che 75 anni fa, il 10 dicembre, veniva firmata la Dichiarazione universale dei diritti umani. "A questo proposito, sono vicino a tutti coloro che, senza proclami, nella vita concreta di ogni giorno, lottano e pagano di persona per difendere i diritti di coloro che non contano", ha detto Francesco.

Il Papa ha anche espresso la sua gioia "per la liberazione di un numero significativo di prigionieri armeni e azeri. Guardo con grande speranza a questo segno positivo per le relazioni tra Armenia e Azerbaigian, per la pace nel Caucaso meridionale, e incoraggio le parti e i loro leader a concludere il trattato di pace il prima possibile".

Francesco ha anche ricordato le sofferenze in Ucraina, Israele e Palestina, e ha assicurato le sue "preghiere anche per le vittime dell'incendio nell'ospedale di Tivoli di due giorni fa".

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Cultura

Simbang Gabi, la devozione filippina per l'Avvento

Il "Simbang Gabi" è una tradizione filippina che consiste in una novena di Messe in onore della Madonna che inizia il 16 dicembre (o la sera del 15 dicembre) e si conclude il 24, con la Messa di mezzanotte della Vigilia.

Gonzalo Meza-10 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Il periodo di Avvento è un tempo di preparazione spirituale alla celebrazione dell'Incarnazione del Verbo Divino. Con speranza, gioia e certezza i parrocchiani rinnovano l'ardente desiderio della sua seconda venuta. In questo modo, il CatechismoLa Chiesa attualizza l'attesa del Messia.

Nel corso della storia, le diverse culture hanno sviluppato molti modi di vivere il periodo dell'Avvento in preparazione alla venuta di Cristo. Natale. Una di queste è la "Simbang Gabi", che letteralmente significa "Messa all'alba". Questa devozione, che ha origine nella Nuova Spagna e nell'arcipelago filippino nel XVI secolo, è arrivata negli Stati Uniti con gli immigrati filippini. È il terzo gruppo etnico asiatico più numeroso negli Stati Uniti, con circa 4,5 milioni di persone, di cui 65 si considerano cattolici. Sono presenti nella maggior parte degli Stati americani, ma soprattutto in California, Hawaii e Texas.

Significato e origini

Il "Simbang Gabi" è una novena di Messe in onore della Madre che inizia il 16 dicembre (o la sera del 15) e si conclude il 24, con la Misa de Gallo della notte di Natale. Questa devozione affonda le sue radici nel XVI secolo nella Nuova Spagna. Fu portata dai missionari che viaggiavano dal Messico alle Filippine, nel periodo in cui l'arcipelago era governato dal Vicereame della Nuova Spagna.

Nei primi tempi, molti dei lavoratori che partecipavano al "Simbang Gabi" nelle Filippine erano contadini o pescatori che iniziavano o finivano la loro giornata all'alba. Per questo motivo, questa novena di Messe viene celebrata all'alba, tra le 4 e le 5 del mattino. Al suono delle campane, le bande musicali invitavano la gente a partecipare alla celebrazione liturgica. Le famiglie si recavano alle chiese illuminate da candele poste all'interno di piccole lanterne o di lanterne a forma di stella fatte di bambù e carta colorata. Al momento della messa, i parrocchiani entravano in processione, vestiti con i costumi tradizionali e portando le lanterne, che venivano poi esposte all'interno delle chiese. La cerimonia comprendeva inni ed espressioni di fede locali.

Al termine della Messa, le famiglie e gli amici condividevano i pasti, rafforzando i legami spirituali e la fratellanza. Al giorno d'oggi, le messe "Simbang Gabi" mantengono gli elementi centrali che le hanno originate; ad esempio, i parrocchiani vengono a messa vestiti con i costumi tradizionali. All'inizio della cerimonia si svolge una processione di lanterne. La Messa viene celebrata in inglese, tagalog o in un dialetto e alla fine della liturgia si condivide il cibo in un'atmosfera familiare.

"Simbang Gabi" negli USA

Il "Simbang Gabi" si svolge in decine di chiese in almeno venti diocesi degli Stati Uniti. Essendo una devozione che include la Messa durante il periodo di Avvento, gli ordinari di ogni diocesi degli Stati Uniti emanano una serie di linee guida liturgiche per la sua celebrazione. Per esempio, l'arcidiocesi di Los Angeles afferma che le Messe "Simbang Gabi" all'interno di questa giurisdizione dovrebbero essere in inglese e tagalog (lingua delle Filippine), ma possono includere l'uso di altri dialetti parlati nell'arcipelago, come l'ilocano o il cebuano.

Allo stesso modo, il colore liturgico sarà il viola o il rosa (nella terza domenica di Avvento) e i paramenti decorativi e la musica sacra (debitamente approvata dall'autorità ecclesiastica) dovranno essere sobri, riflettendo "il carattere dell'Avvento, di gioia attesa in preparazione al Natale", dice l'arcidiocesi di Los Angeles. In questa arcidiocesi, la prima Messa del 15 dicembre sarà presieduta dall'arcivescovo José Gómez. Alla cerimonia nella cattedrale parteciperanno delegazioni in rappresentanza di oltre 120 parrocchie di Los Angeles in cui è presente la comunità filippina. 

Questa devozione non solo aiuta i parrocchiani a preparare i loro cuori e le loro anime alla venuta di Cristo a Natale, ma rafforza anche i legami di fratellanza tra la comunità filippino-americana. È anche un'opportunità per i cattolici di altre nazionalità di sperimentare la ricca cultura filippina, non solo attraverso la fede, ma anche attraverso il cibo, la musica e i costumi dell'arcipelago. 

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Vocazioni

Fra ManuelÈ commovente vedere i cristiani convinti che la pace è possibile".

Fra Manuel vive a Gerusalemme, in un quartiere di "un'area araba piuttosto radicale". Tuttavia, afferma che il tempo della guerra "ci spinge, con grande forza, a vivere qualcosa che è proprio solo del cristianesimo: la cultura del perdono".

Loreto Rios-10 dicembre 2023-Tempo di lettura: 7 minuti

Fray Manuel appartiene alla Custodia di Terra SantaL'Ordine, fondato da San Francesco d'Assisi, è stato incaricato dalla Santa Sede di custodire i luoghi che hanno visto l'incarnazione di Cristo. Manuel si trova attualmente presso il santuario di Betfagésituato sul Monte degli Ulivi. Da qui Gesù iniziò il suo viaggio verso Gerusalemme prima della Passione, montato su un asino e circondato da una folla festante con rami di palma.

Questo frate, che ha risieduto anche a Nazareth e Beit Sahour (l'accampamento dei pastori a cui è apparso l'angelo, vicino a Betlemme), dice che nonostante la guerra li abbia "scossi con forza inusuale", vedono Dio presente in mezzo a tutte le persone di diverse fedi che si riuniscono per pregare per la pace.

Qual è stato il suo percorso vocazionale, dove si trova ora e qual è il suo lavoro?

Molti anni fa, dopo aver terminato i miei studi di filologia ispanica, ho potuto dare un nome a un processo interiore di cui non conoscevo bene la consistenza e lo sviluppo. Dopo due anni ho capito che era possibile seguire Gesù sul cammino della vita consacrata, sulla via francescana, dato che San Francesco ha avuto un ruolo essenziale in tutto il processo. Ho prestato servizio nell'ex Provincia Betica OFM e dopo aver vissuto forti esperienze interiori con gruppi di pellegrini in Terra Santa, Dio mi ha dato il desiderio di venire nella terra dove è iniziata e terminata la nostra salvezza.

Dopo l'unione di sette province francescane nella Provincia dell'Immacolata Concezione di Spagna, mi è stata concessa l'obbedienza per servire la Custodia. Ho vissuto a Nazareth, a Beit Sahour e attualmente mi trovo a Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, presso il Santuario delle Palme, a Betfage, che ricorda il luogo da cui Gesù partì, montato su un asino, con i suoi discepoli e il gruppo verso Gerusalemme per vivere la sua passione, morte e risurrezione.

Qual è la missione della Custodia?

Nel suo ministero pastorale, la Custodia di Terra Santa copre diversi campi d'azione:

-Santuari e cura dei pellegrini: i francescani sono presenti in 50 santuari, luoghi che ricordano eventi della salvezza di nostro Signore o fanno riferimento agli apostoli o alla Sacra Scrittura; inoltre, le pietre dei santuari e la loro permanenza nei secoli garantiscono la verità storica di ciò che viene ricordato e celebrato. I frati accolgono una moltitudine di pellegrini da tutto il mondo, accompagnando i gruppi come assistenti spirituali, fornendo tutto il necessario per le celebrazioni, ascoltando, condividendo e offrendo una testimonianza sul luogo che favorisca il rafforzamento della fede o il suo consolidamento. Inoltre, la Custodia offre ai pellegrini luoghi in cui soggiornare per giorni, chiamati "Casa Nova": alberghi o ostelli in cui lavorare da una prospettiva diversa.

-Parrocchie: il ministero parrocchiale della Custodia si svolge in 29 parrocchie, le più importanti e conosciute sono quelle di Gerusalemme, Betlemme, Yaffo (Jaffa) e Nazareth, con chiese in Siria e Libano. Le parrocchie arabe sono una delle attività più importanti della Custodia; sono state create per la cura pastorale dei cristiani di rito latino, una minoranza in Oriente, e con le attività delle parrocchie, le pietre vive (i cristiani locali) che hanno mantenuto la fede nel corso dei secoli, si sentono rafforzate e accompagnate nel loro pellegrinaggio quotidiano.

-Insegnamento, attività artistica e intellettuale: l'istruzione e la cultura sono altre importanti attività della Custodia, che ha 15 scuole chiamate "Terra Sancta College" e circa 10.000 alunni nei centri in Israele, PalestinaGiordania, Libano e Cipro. Nelle scuole, la coesistenza tra musulmani e cristiani, il dialogo reale e l'accettazione reciproca sono ricercati fin dalla più tenera età.

Questo compito è uno di quelli che più contribuiscono alla ricerca della via della pace, poiché, sull'esempio di San Francesco, nelle scuole della Custodia si trova la pace dove c'è l'odio e si cercano strade dove si possono lasciare tracce di armonia. Il compito dell'insegnamento richiede un grande sforzo, perché le possibilità economiche dei cristiani sono scarse e la Custodia accoglie questi alunni gratuitamente, anche nei corsi che seguono la scuola dell'obbligo. Per i giovani qualificati, la Custodia offre una borsa di studio per proseguire gli studi all'università.

Inoltre, la Custodia ha il "Studium Biblicum Franciscanum"Il "Centro Muski per gli studi cristiani orientali" al Cairo e l'Istituto "Magnificat" a Gerusalemme, che è un conservatorio aperto a cristiani, ebrei e musulmani; la musica spesso unisce persone di fedi e condizioni diverse, e il conservatorio svolge un lavoro prezioso in questo campo. La Custodia dispone anche di un "Centro di informazione cristiana", che fornisce a tutto il mondo, attraverso i media, le trasmissioni dei principali eventi, le notizie e tutto ciò che riguarda la vita cristiana in Terra Santa.

-Il ministero della carità, il lavoro sociale: sostenere i cristiani locali e le altre persone che si rivolgono alla Caritas o ai suoi centri, come le case per anziani, o l'assistenza a bambini, adolescenti e giovani provenienti da famiglie disagiate, come nel caso della "Caritas per gli anziani".Casa del fanciulloa Betlemme". La Custodia costruisce anche case per i cristiani: l'esempio più significativo è nel quartiere di San Francesco a Betfage; inoltre, offre alloggi con case, di proprietà della Custodia, in cambio di un affitto simbolico, una realtà di cui godono 350 famiglie.

-Cura pastorale dei migranti: un'altra realtà presente nell'area territoriale della Custodia è la cura dei cattolici provenienti dalle Filippine, dall'America Latina, dall'Europa dell'Est e dall'Africa che vengono, soprattutto le donne, in Israele per lavoro. In particolare, la parrocchia di Sant'Antonio di Yaffo (Jaffa) serve una grande comunità di filippini, non solo con celebrazioni liturgiche, ma anche offrendo locali per incontri e attività.

Attraverso tutte queste attività, la Custodia svolge un lavoro silenzioso e quotidiano nella ricerca della convivenza e della pace.

Cosa significa vivere la fede nella Terra di Gesù?

Vivere la fede nei luoghi che hanno contemplato la nostra salvezza implica una grande responsabilità perché, da un lato, si attraversano o si visitano i santuari che ricordano un evento di Gesù, storico o risorto, e questo fatto ci fa sentire privilegiati, dato che molti cristiani vorrebbero fare la stessa esperienza e non possono; dall'altro, ci si assume la responsabilità di essere testimoni di ciò che si vede davanti agli altri, cercando sempre la coerenza di vita e camminando nella verità.

Le tracce lasciate dal Maestro di Nazareth sono intense e basta andare al Santo Sepolcro o al Calvario per rivivere ogni giorno il grande amore con cui siamo stati amati e per scoprire la bellezza del Vangelo, visto che risuonano continuamente le parole: "Perché cercate il vivo tra i morti? Non è qui, è risorto" (Lc 24,5-6). Questo fatto vi rende portatori di speranza, messaggeri di pace e di bene; vi spinge a camminare con la gente e a spogliarvi di molte cose per consolare, ascoltare e rendere credibile che il Regno è una realtà.

Chiudersi in se stessi, non essere accoglienti o non condividere la vita degli altri sarebbe contrario a ciò che vedo ogni giorno: le pietre che mi ricordano le pietre vive che formano la Chiesa, dove il Signore continua a insegnare, a guarire, a incoraggiare e ad avere parole di vita.

Oltre a custodire i Luoghi Santi, la Custodia ha anche un ruolo ecumenico: quali passi sono stati fatti con le altre confessioni cristiane e qual è il clima attuale?

Gli Statuti particolari della Custodia di Terra Santa dedicano un intero capitolo all'ecumenismo e alle relazioni con le altre religioni. Seguendo la tradizione secolare di tanti francescani che, in Medio Oriente, hanno lavorato instancabilmente per l'incontro e il dialogo con le varie confessioni cristiane, la Custodia continua il suo impegno nella ricerca del rispetto e del dialogo con le altre confessioni e le loro tradizioni.

Molti gesti, piccoli o più significativi, vengono compiuti: accogliere le altre confessioni nei santuari e mettere a disposizione lo spazio e il necessario per le celebrazioni e il culto (ortodosso e protestante); organizzare concerti, attraverso la Istituto MagnificatLe attività dell'UE in questa terra multiforme comprendono un incontro natalizio di ebrei, cristiani e musulmani, incontri natalizi con i patriarchi delle confessioni cristiane, la firma di documenti congiunti e la presa di decisioni di fronte a circostanze avverse, e una serie di altre attività che segnano la vita quotidiana di questa terra multiforme.

Attualmente c'è un buon clima con le altre Chiese, sia nella Commissione del "Consiglio Mondiale delle Chiese" (WCC), sia nel "Consiglio Mondiale delle Chiese" (WCC).Status quo"La Custodia partecipa anche agli eventi di preghiera per la pace, a cui partecipano fedeli, patriarchi e delegati. Infine, la Custodia mantiene un dialogo fluido sia con l'Autorità Palestinese che con lo Stato di Israele, perché, come si potrebbe dire, siamo sulla stessa barca.

Come si vive la propria vocazione in mezzo alla guerra?

La guerra ci ha scosso con forza inusuale e ci ha gettato nel peggio dell'umanità: scontro, odio, violenza e discordia. Se Gerusalemme vive già in mezzo ad attacchi, incursioni, sorveglianza e ogni altra misura che si possa pensare, in questo periodo di guerra tutto è stato alterato. La cultura dell'odio e della paura mi spinge a cercare soprattutto la pace e la comprensione con tutti; so che questo è specifico della nostra vocazione francescana, ma questi tempi difficili in Terra Santa fanno emergere ancora di più questa dimensione.

Allo stesso modo, la guerra mi porta a un esercizio di introspezione per vedere cosa c'è di veramente prezioso e buono nel mio cuore, per conoscere le mie zone d'ombra e per iniziare un serio esercizio di riconciliazione con me stesso. San Francesco diceva che se non c'è pace nel proprio cuore, non si può dare pace agli altri. Allo stesso modo, il tempo della guerra mi spinge, con grande forza, a vivere qualcosa che è unico per il cristianesimo: la cultura del perdono. Non è facile, ma sono sostenuto da una frase del benedettino Anselm Grün: "Se accetti di perdonare te stesso, perdonerai".

In mezzo a un conflitto come quello che stiamo vivendo, quali testimonianze di speranza avete sperimentato? In quali situazioni avete potuto vedere la mano di Dio?

Per me le testimonianze più belle sono arrivate dagli incontri di preghiera per la pace in Terra Santa, perché si vedono persone di fedi diverse che si uniscono sulla base dell'unica cosa che è la nostra forza: la preghiera. Nel mio santuario di Betfage, che ha un quartiere cristiano costruito dalla Custodia e che si trova in una zona araba piuttosto radicale, il martedì, il giovedì e il sabato ci incontriamo per recitare il rosario per la pace. È commovente vedere cristiani, per lo più palestinesi, che si riuniscono convinti che la pace è possibile se riusciamo a rimanere uniti nel Dio della pace e che Maria, Regina della Pace, è la nostra forza.