Nobiltà e splendore del celibato cristiano

Il celibato è una sorta di innamoramento del divino. La persona celibe orienta tutto il suo erosIl desiderio di amore possessivo, cioè il suo desiderio di amore possessivo, verso Dio e da Dio verso gli altri.

4 gennaio 2024-Tempo di lettura: 3 minuti

Il Il celibato cristianoIl cuore celibe, sia esso di laici, sacerdoti o religiosi, è un dono divino grazie al quale il cuore umano viene incorporato nel Cuore di Cristo. Al ritmo del battito del suo Amato, il cuore celibe si allarga progressivamente fino a incorporare al suo interno l'intera umanità senza distinzione di razza, cultura, età o lingua, annunciando così al mondo l'amore radioso del regno di Dio.

Il celibato La vita spirituale non è propriamente un atto di scelta umana, ma la libera accettazione di un invito divino. La persona umana non sceglie tra il matrimonio e il celibato, come non sceglie tra il matrimonio e il rimanere single.

Ciò che il celibe fa realmente è accettare, con un sì incondizionato, il frutto di un discernimento amorevole e libero, una proposta divina di amore sponsale eterno.

Il celibato è accettato allo stesso modo in cui il Figlio di Dio ha accettato liberamente la sua passione e morte per amore del Padre, o la Vergine Maria, il disegno divino di essere la Madre del Redentore. Il sì era indispensabile per lo svolgimento di un piano amorevolmente progettato dal Padre da tutta l'eternità.

Il celibato contribuisce alla santificazione del mondo e di tutta la creazione in modo diverso dal matrimonio. Si tratta di due modalità complementari di fidanzamento: una sacramentale, l'altra donativa.

Il matrimonio forma una famiglia; il celibato si prende cura dell'umanità come famiglia. Il matrimonio divinizza l'amore umano. Il celibato umanizza l'amore divino. Il matrimonio genera figli carnali; il celibato genera figli spirituali. Il matrimonio propaga ed educa la specie umana, il celibato l'offerta.

La persona celibe deve tenere in grande considerazione il matrimonio, ma deve anche imparare a trascenderlo. Ecco perché il celibato valorizza il matrimonio. Senza l'istituzione del matrimonio, non c'è celibato, ma pura singletudine; e senza celibato, il matrimonio è facilmente degradato e banalizzato.

Il celibe ama tutti gli esseri umani, a cominciare dalle persone a cui deve di più: i genitori, i parenti e gli amici. Ma nel cuore del celibe non c'è spazio per un amore esclusivo che non sia Dio stesso.

In questo senso, il celibato è una sorta di innamoramento del divino. La persona celibe orienta tutto il suo eroscioè il suo desiderio di amore possessivo, verso Dio e da Dio verso gli altri, questa volta già in forma di agape. La persona sposata ama Dio nel suo coniuge; il celibe ama tutti in Dio.

Il celibato come dono

È vero che il celibato non è solo un dono, ma anche un compito che richiede una continenza totale. Ma questo gioioso dovere non implica la repressione dell'impulso sessuale, bensì la sua liberazione attraverso l'educazione degli affetti e la redenzione del proprio io con la grazia che scaturisce dal dono ricevuto.

Un celibato non adeguatamente discernuto o non alimentato con l'amore di Dio giorno per giorno, come un falò acceso, rischia di trasformarsi in una caricatura del celibatoLe conseguenze per la comunità ecclesiastica e umana sono terribili. Mi riferisco ai fatti.

Celibato e matrimonio

La persona che ha ricevuto il dono prezioso del celibato ammira e ama l'istituzione del matrimonio, anche se si rende conto nel profondo dell'anima che esso è solo ed esclusivamente per Dio.

La persona sposata sacramentalmente, da parte sua, ammira e ama il dono del celibato nel mondo, anche per i suoi figli, come segno e anticipazione del regno dei cieli. Che ogni viaggiatore vada per la sua strada, come diceva il poeta, perché non esiste né troppo né troppo poco.

Il celibe deve avere molta della capacità di sforzo e di sacrificio della persona sposata per il coniuge e i figli; la persona sposata, da parte sua, deve ammirare la capacità contemplativa del celibe, il suo totale distacco, anche vivendo in mezzo al mondo, e il suo desiderio di donarsi a ogni essere umano, a ogni figlio di Dio, senza distinzione di razza, colore o religione.

Il matrimonio e il celibato costituiscono quindi due modi di vivere santamente la stessa e unica vocazione cristiana: il primo sottolinea l'unione di Cristo con la sua Chiesa, il secondo la presenza certa ed effettiva del regno di Cristo in mezzo a noi.


*Il rivista cartacea Omnes Gennaio 2024 approfondisce il tema del celibato con autori competenti e note sull'insegnamento dei Papi e sulla Tradizione della Chiesa.

L'autoreRafael Domingo Oslé

Professore e titolare della cattedra Álvaro d'Ors
ICS. Università di Navarra.

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Vangelo

Una nuova stella. Solennità dell'Epifania del Signore (B)

Il sacerdote britannico Joseph Evans commenta le letture per la Solennità dell'Epifania del Signore per il Ciclo B.

Giuseppe Evans-4 gennaio 2024-Tempo di lettura: 2 minuti

Ai Magi, che stavano osservando le stelle, apparve improvvisamente una nuova stella nel cielo. Era certamente diversa e molto più luminosa di qualsiasi altra stella che avessero visto prima, ma la notarono ugualmente e le diedero un significato. Gli altri non la videro, o non videro in essa alcun significato particolare. I Magi partirono, gli altri no.

Tutti noi corriamo il pericolo di una routine cieca, che porta a una generale insensibilità nei confronti delle persone e della vita che ci circonda. Troppo spesso viviamo insensibili al mondo, alla bellezza, alla natura, agli altri e, naturalmente, a Dio. Non riusciamo a riconoscere le stelle che Dio ci manda per guidarci alla gioia e a se stesso. I Magi videro la stella nella loro attività quotidiana, come saggi e astronomi.

Dio ci parla in modi diversi nella nostra vita quotidiana e non dobbiamo abituarci a queste "stelle". Non si tratta di sognare a occhi aperti, desiderando che la nostra realtà quotidiana sia diversa: "Vorrei che una stella venisse da me e mi portasse altrove, in un viaggio lungo ed esotico come quello di questi Magi".

Non sono stati saggi a indulgere in fantasie di evasione o a fuggire dalle responsabilità: non hanno fatto nessuna delle due cose. Erano saggi nel rispondere alla chiamata di Dio. Tutti noi possiamo trovare impegnativi i nostri obblighi quotidiani di lavoro e di famiglia, e a volte siamo tentati di fuggire da essi.

Tutti possiamo desiderare di essere altrove. Possiamo essere tentati di lasciare i nostri vestiti sulla spiaggia e scomparire in una vita migliore, libera da preoccupazioni e responsabilità. Questa non è la risposta. Non troveremmo la felicità, non sfuggiremmo alle nostre debolezze e mancanze e non sfuggiremmo a Dio.

Secoli fa, uno degli autori dei Salmi ha vissuto un'esperienza simile: il desiderio di fuggire da Dio. Ma la contemplazione dell'impossibilità di farlo lo portò anche a considerare che la presenza e la visione di Dio ovunque non è per opprimerci, ma per sostenerci e condurci alla felicità. Leggete voi stessi il Salmo 139 per approfondire questo aspetto.

È proprio questo Dio che vede e agisce ovunque che ha visto e amato quei Magi nella loro lontana terra d'Oriente e ha inviato loro una stella per chiamarli a sé.

Mentre guardavano il cielo in cerca di un significato, Dio scese da esso per condurli a una risposta. E anche al nostro posto, Dio ci guarda dall'alto e continua a mandarci le sue stelle, se solo - come i Magi - siamo disposti a percepirle.

Gli insegnamenti del Papa

Passione per l'evangelizzazione

Per tutto l'anno 2023, Papa Francesco ha dedicato numerose catechesi durante le udienze generali del mercoledì al tema dell'evangelizzazione. Questo articolo presenta i principali insegnamenti del Santo Padre su questo tema.

Ramiro Pellitero-4 gennaio 2024-Tempo di lettura: 8 minuti

Il Papa ha dedicato 29 udienze generali dall'11 gennaio al 6 dicembre 2023 alla passione per l'evangelizzazione. Innanzitutto, vale la pena di chiedersi se l'evangelizzazione sia qualcosa di veramente "appassionato" per noi cristiani. 

Allo stesso tempo, il fatto che un intero anno sia stato dedicato a questo tema sottolinea senza dubbio la priorità che l'evangelizzazione ha nell'insegnamento di Francesco. 

Che cosa sia l'evangelizzazione o in che cosa consista è qualcosa che deve essere valutato in base ai suoi stessi insegnamenti, dal momento che è una parola che è stata usata fin dall'inizio dei tempi. Concilio Vaticano II ha assunto significati diversi. All'inizio significava il primo annuncio missionario della fede.

Oggi significa l'intero lavoro apostolico della Chiesa: tutto ciò che viene fatto in essa, sia individualmente dai singoli cristiani sia a livello istituzionale, per diffondere il messaggio del Vangelo, la "buona notizia" della salvezza in Cristo. Tutto questo, sapendo che non si tratta semplicemente di "informare" su un messaggio, ma di continuare a esercitare la "pedagogia divina" della Rivelazione: con fatti e parole, comunicare un messaggio che è, allo stesso tempo, Vita per ogni persona e per il mondo. 

Il magistero contemporaneo concepisce l'evangelizzazione come un processo con varie fasi o momenti (cfr. Paolo VI, Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi1975, n. 17 ss.): ognuna di esse è distinta dalle altre e rappresenta, allo stesso tempo, una dimensione che è in qualche modo presente in tutte. Così, ad esempio, il primo è la testimonianza, che è come la preparazione al primo annuncio (kerygma).

Tuttavia, entrambi sono ancora presenti negli elementi successivi. "L'evangelizzazione, abbiamo detto, è un passo complesso, con vari elementi: rinnovamento dell'umanità, testimonianza, annuncio esplicito [chiaro annuncio di Gesù Cristo], adesione del cuore, ingresso nella comunità, accettazione dei segni [sacramenti], iniziative apostoliche. Questi elementi possono sembrare contrastanti, persino esclusivi. In realtà, sono complementari e si arricchiscono a vicenda. Ognuno di essi deve sempre essere visto come integrato con gli altri". (ibid., 24).

Per motivi di spazio, ci limitiamo qui a presentare la prima parte della catechesi (fino al 22 marzo compreso). Cioè i primi otto mercoledì, in cui il Papa ha spiegato la natura e la struttura dell'evangelizzazione. Poi, quasi alla fine, ci ha mostrato le figure di cristiani che ci hanno lasciato una testimonianza esemplare di cosa significhi essere appassionati del Vangelo.

Tutti i cristiani devono essere "Chiesa in uscita".

Francesco ha presentato la sua catechesi come una "un tema urgente e decisivo per la vita cristiana: la passione per l'evangelizzazione, cioè lo zelo apostolico. [...] Questa è una dimensione vitale per la Chiesa, la comunità dei discepoli di Gesù nasce apostolica e missionaria".. Tutto parte dalla chiamata all'apostolato (11 gennaio 2023) che Cristo rivolse ai suoi apostoli (cfr. Mt 9, 9-13). 

Fin dall'inizio si rivela chi è il protagonista dell'evangelizzazione che manifesta l'essere "in movimento" della Chiesa: "...".Lo Spirito Santo plasma la sua uscita - la Chiesa che esce, che va avanti - in modo che non sia chiusa in se stessa, ma sia in uscita, una testimonianza contagiosa di Gesù - la fede è anch'essa contagiosa - che si estende per irradiare la sua luce fino ai confini della terra.". 

Ma cosa succede se questo ardore apostolico si affievolisce, si eclissa o si raffredda?".Quando la vita cristiana perde di vista l'orizzonte dell'evangelizzazione, l'orizzonte dell'annuncio, si ammala: diventa egocentrica, autoreferenziale, atrofizzata. Senza zelo apostolico, la fede appassisce. La missione, invece, è l'ossigeno della vita cristiana: la rinvigorisce e la purifica.".

Il Papa si prepara a "riscoprire la passione evangelizzatrice, a partire dalla Scrittura e dall'insegnamento della Chiesa, per attingere alle sue fonti lo zelo apostolico". E inizia con la chiamata di Matteo, che Gesù sceglie dopo averlo guardato con misericordia (cfr. Mt 9,9-13) e averlo cambiato interiormente, guarendolo dalle sue miserie. L'apostolo inizia il suo compito dalla sua casa, dal suo ambiente, con coloro che lo conoscono. Si reca lì e dà una testimonianza attraente e gioiosa di Gesù. 

Gesù, modello e maestro di annuncio 

Infatti, il modello dell'annuncio evangelizzatore è Gesù stesso (cfr. Udienza generale del 18 gennaio 2023). "Dio non fissa l'ovile o lo minaccia per evitare che se ne vada. Piuttosto, se uno esce e si perde, non lo abbandona, ma lo cerca. Non dice: "Se n'è andata, è colpa sua, sono affari suoi!". Il cuore pastorale reagisce in modo diverso: il cuore pastorale soffre, il cuore pastorale rischia. Soffre: sì, Dio soffre per coloro che se ne vanno e, mentre li piange, li ama ancora di più.". 

Nell'evangelizzazione, quindi, non si tratta di cercare gli altri perché diventino "uno di noi" (che sarebbe un mero proselitismo), ma di amarli perché siano felici figli di Dio. "Perché senza questo amore sofferente e rischioso, la nostra vita non va bene: se noi cristiani non abbiamo questo amore sofferente e rischioso, corriamo il rischio di pascere solo noi stessi. I pastori che sono pastori di se stessi, invece di essere pastori del gregge, si dedicano a pettinare le pecore. Non dobbiamo essere pastori di noi stessi, ma pastori di tutti.".

Gesù non è solo un modello, ma anche un maestro dell'annuncio evangelizzatore (cfr. Udienza generale del 25 gennaio 2023). Nella sua predicazione nella sinagoga di Nazareth (cfr. Lc 4, 17-21), Gesù manifesta gli elementi essenziali dell'annuncio: la gioia, perché afferma di essere stato unto e "...gli è stato dato il dono dello Spirito Santo" (cfr. Lc 4, 17-21).inviato a portare la Buona Novella ai poveri(v. 18); liberazione, perché è venuto ad annunciare la liberazione ai prigionieri (ibid.), non per imporre pesi, ma per mostrare la bellezza della vita cristiana; luce: viene a ristabilire la "..." (v. 18); e luce, perché è venuto ad annunciare la liberazione ai prigionieri (ibid.).vista per i ciechi(ibid.) portando la luce della figliolanza, perché la vita si illumina quando sappiamo di essere figli del Padre; la guarigione, perché arriva a "..." (ibid.).liberare gli oppressi" (ibid.) per le malattie e le colpe del peccato (cfr. v. 19); e, infine, lo stupore per l'opera della grazia di Dio.

E tutto questo senza dimenticare che si tratta di un "lieto annuncio", proprio perché rivolto "ai poveri". "Per accogliere il Signore, ognuno di noi deve diventare "povero dentro". Con quella povertà che ti fa dire... 'Signore, ho bisogno di perdono, ho bisogno di aiuto, ho bisogno di forza'". 

Radice, contenuto e modalità dell'annuncio 

E cosa fecero i discepoli di Gesù? Come fu il loro primo apostolato? (cfr. Udienza generale, 15-II-2023). Egli li chiamò e "ne istituì dodici, che chiamò apostoli, perché stessero con Lui e li mandasse a predicare e a diffondere il Vangelo." (Mc 3,14). Seguendo la tradizione della predicazione cristiana, il Papa sottolinea questa necessità di "essere" con Gesù per poter "andare", evangelizzare; e viceversa (perché non c'è "essere" senza "andare"). 

E qui sottolinea tre aspetti: il motivo dell'evangelizzazione, la bellezza e la gratuità dell'annuncio della fede; il suo contenuto (la vicinanza, la misericordia e la tenerezza di Dio); e infine l'aspetto fondamentale, la testimonianza della fede., che coinvolge il pensiero, l'affetto e l'azione. Altre condizioni sono l'umiltà e la mitezza, il distacco e la comunione ecclesiale. 

Lo Spirito Santo e il "principio dell'annuncio".

Gesù comanda "di fare discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo." (Mt 28, 29). Il ruolo guida dello Spirito Santo si vede continuamente dopo la Pentecoste, nel libro degli Atti degli Apostoli (cfr. Udienza generale del 22 febbraio 2023). La storica decisione del "Concilio di Gerusalemme" (cfr. At 15, 28) ci insegna quello che il Papa chiama "il principio dell'annuncio", cioè: "... lo Spirito Santo è lo Spirito di Dio...".Ogni opzione, ogni uso, ogni struttura, ogni tradizione deve essere valutata nella misura in cui favorisce l'annuncio di Cristo.".

Se è importante partire da indagini e analisi sociologiche della situazione, delle sfide, delle aspettative e delle lamentele, è molto più importante partire dalle proprie esperienze dello Spirito (cercarle, studiarle, interpretarle).

Il dovere dell'evangelizzazione

Il Papa ha dedicato due udienze agli insegnamenti del Concilio Vaticano II sull'evangelizzazione. Nella prima ha presentato l'evangelizzazione come servizio ecclesiale (cfr. 1 Cor 15, 1-2) (cfr. Udienza generale, 8-III-2023). Poiché lo Spirito Santo è il principio dell'unità e della vita, "architetto dell'evangelizzazioneQuesto avviene sempre trasmettendo ciò che abbiamo ricevuto. in Ecclesia. Questa dimensione ecclesiale dell'evangelizzazione è importante, perché c'è sempre la tentazione di andare "da soli", soprattutto quando ci sono difficoltà e sono richiesti maggiori sforzi.

"Altrettanto pericoloso -dice il Vescovo di Roma. è la tentazione di seguire percorsi pseudo-chiesa più facili, di adottare la logica mondana dei numeri e dei sondaggi, di fare affidamento sulla forza delle nostre idee, programmi, strutture, sulle "relazioni che contano".". E questo, dice, è secondario. 

In "la scuola del Concilio Vaticano II"(e in particolare nel decreto Ad gentes, sulle missioni) impariamo che l'impulso all'evangelizzazione nasce dall'amore di Dio Padre per tutti, perché nessuno è escluso.. È dovere della Chiesa continuare la missione di Cristo e seguire lo stesso percorso di povertà, obbedienza, servizio e immolazione fino alla morte, un percorso che termina con la resurrezione.

Pertanto, lo zelo apostolico non è entusiasmo, ma grazia e servizio di Dio.. E questo spetta a tutti i cristiani, non solo a quelli che predicano. Ecco perché: "Se non evangelizzi, se non dai l'esempio, se non testimoni il battesimo che hai ricevuto, la fede che il Signore ti ha dato, non sei un buon cristiano.". Ciò che abbiamo ricevuto dobbiamo darlo agli altri, con senso di responsabilità, anche se a volte per vie difficili. 

Questo è espresso anche nella formula "ricerca creativa di nuovi modi di annunciare e testimoniare, di nuovi modi di incontrare l'umanità ferita che Cristo ha preso su di sé. In breve, nuovi modi di servire il Vangelo e di servire l'umanità.".

Il mercoledì successivo (cfr. Udienza generale 15-III-23), Francesco ha insistito sulla dichiarazione del Concilio: "La vocazione cristiana, per sua natura, è anche una vocazione all'apostolato."(Decreto sull'Apostolato dei Laici, 2). Questo è, nella Chiesa, per tutti e responsabilità di tutti, ciascuno secondo la propria condizione e i propri doni. È quindi anche dovere dei laici, che sono resi partecipi della mediazione sacerdotale, profetica e regale di Cristo.

Tutti abbiamo la vocazione di servire gli altri, e per questo dobbiamo cercare di dialogare, di cominciare, tra di noi, a saperci ascoltare e a fuggire dalla vanità delle posizioni. 

Il Evangelii nuntiandila magna carta magna dell'evangelizzazione

La magna carta dell'evangelizzazione è l'Esortazione apostolica di San Paolo VI. Evangelii nuntiandi (EN) del 1975. Il Papa ha elaborato questo testo nell'udienza del 22 marzo. 

Paolo VI sottolinea che l'evangelizzazione è più di una semplice trasmissione dottrinale e morale: è prima di tutto una testimonianza.. Papa Montini disse notoriamente: il mondo ha bisogno di "...".evangelizzatori che parlino loro di un Dio che essi stessi conoscono e che gli è familiare". (EN, 76). "L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri chi testimonia che chi insegna [...], oppure, se ascolta chi insegna, è perché testimonia". (EN, 41).

Questo è, seguendo la testimonianza di Cristo e uniti a Lui, il mezzo primario di evangelizzazione (cfr. ibid.) e una condizione essenziale per la sua efficacia (IT, 76), affinché l'annuncio del Vangelo sia fruttuoso. La testimonianza, dice Francesco, è "trasmettere Dio che prende vita in me".

Il Papa osserva che la testimonianza include la fede professata, cioè la fede che trasforma le nostre relazioni, i nostri criteri e le nostre valutazioni. "La testimonianza, quindi, non può prescindere dalla coerenza tra ciò che si crede, ciò che si annuncia e ciò che si vive". Ecco perché il contrario della testimonianza è l'ipocrisia. Da qui la domanda: credi ciò che proclami, vivi ciò che credi, proclami ciò che vivi? 

In questo senso, la testimonianza di vita cristiana implica un cammino di santità, basato sul battesimo: "... la vita cristiana è un cammino di santità.Paolo VI insegna che lo zelo per l'evangelizzazione nasce dalla santità, scaturisce da un cuore pieno di Dio. Nutrita dalla preghiera e soprattutto dall'amore per l'Eucaristia, l'evangelizzazione fa a sua volta crescere in santità le persone che la realizzano". (EN, 76). Allo stesso tempo, senza la santità la parola dell'evangelizzatore È "improbabile che faccia breccia nel cuore degli uomini di questo tempo. Rischia di diventare vana e sterile". (ibid.).

È anche importante essere consapevoli che i destinatari dell'evangelizzazione non sono solo gli altri, ma anche noi stessi. Per questo Paolo VI dice che "la Chiesa in quanto tale deve iniziare ad evangelizzare anche se stessa". (EN, 15). 

Questo significa, sottolinea Francesco, "di percorrere un cammino impegnativo, un cammino di conversione, un cammino di rinnovamento."senza rifugiarsi nel"è sempre stato fatto in questo modo". A tal fine, dobbiamo entrare in dialogo con il mondo contemporaneo, tessere relazioni fraterne, cercare spazi di incontro, sviluppare buone pratiche di ospitalità, accoglienza, riconoscimento e integrazione dell'altro e dell'alterità, e curare la casa comune che è il creato. 

Come sintesi delle catechesi, nelle sue ultime udienze (15 novembre-6 dicembre), il Papa ha sottolineato quattro caratteristiche fondamentali dell'evangelizzazione: l'annuncio dell'evangelizzazione è gioia; è gioia per tutti; deve essere gioia oggi (in un modo che sia significativo e rilevante nelle circostanze odierne); e deve essere gioia come dono dello Spirito Santo. "Infatti -avverte il Vescovo di Roma-Per "comunicare Dio" non bastano la gioiosa credibilità della testimonianza, l'universalità dell'annuncio e l'attualità del messaggio. Senza lo Spirito Santo, ogni zelo è vano e falsamente apostolico: sarebbe solo nostro e non porterebbe frutto.".

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Vaticano

La vita cristiana comporta una lotta costante, dice il Papa

La vita cristiana richiede una lotta costante contro il peccato e una crescita nella santità, ha detto il Papa nella prima udienza generale dell'anno 2024, nella sua sintesi per i pellegrini e i fedeli di lingua inglese. Ha anche augurato loro "la gioia di questo Natale, trovando nella preghiera il Salvatore che vuole essere vicino a tutti".

Francisco Otamendi-3 gennaio 2024-Tempo di lettura: 3 minuti

Oggi, mercoledì, nella prima Pubblico generale Quest'anno, Papa Francesco ha proseguito il ciclo di catechesi sui "vizi e le virtù", iniziato di recente, e in questa occasione si è concentrato sulla lotta spirituale del cristiano, basandosi sulla lettura di Mt 3, 13-15, i "Vizi e le Virtù". battesimo del SignoreIl festival si terrà domenica prossima.

Questa riflessione "ci aiuta a superare la cultura nichilista in cui i confini tra bene e male rimangono sfumati", ha detto. "La vita spirituale del cristiano non è pacifica, lineare e senza sfide, ma al contrario richiede una lotta costante. Non a caso la prima unzione che ogni cristiano riceve nel sacramento del Battesimo - l'unzione catecumenale - annuncia simbolicamente che la vita è una lotta".

L'unzione dei catecumeni rende subito chiaro che il cristiano nella sua vita, come tutti gli altri, "dovrà scendere nell'arena, perché la vita è un susseguirsi di prove e tentazioni", ha meditato il Pontefice.

Gesù è stato tentato

Ha anche ricordato ai pellegrini e ai fedeli inglesi che "Gesù, lui stesso senza peccato, si è sottoposto al battesimo di Giovanni ed è stato battezzato da Giovanni". tentati nel desertoIl Papa ha detto: "Sono stato qui per insegnarci la necessità di una rinascita spirituale, di una conversione della mente e del cuore e di una fiducia incrollabile nella misericordia e nella grazia di Dio". 

"Che le nostre riflessioni settimanali sulle virtù e sui vizi ci aiutino a imitare l'esempio del Signore, a crescere in saggezza e comprensione di noi stessi e a discernere tra il bene e il male. Crescendo nella conoscenza e nella pratica delle virtù, possiamo sperimentare la gioia della vicinanza a Dio, fonte di ogni bene, della vera felicità e della pienezza della vita eterna".

Ha poi salutato espressamente "tutti i pellegrini di lingua inglese, in particolare i gruppi provenienti da Malta e dagli Stati Uniti d'America. Auguro a voi e alle vostre famiglie la gioia di questo Natale, trovando nella preghiera il Salvatore che vuole essere vicino a tutti. Dio vi benedica!

Messaggio di pace tra amici e colleghi

In diversi momenti dell'udienza, nel suo messaggio ai fedeli e ai pellegrini che hanno riempito l'Aula Paolo VI, Francesco ha ricordato ai giovani italiani "come Maria, di saper custodire, meditare e seguire il Verbo che si è fatto carne a Betlemme, per diffondere il suo messaggio di Natale e di pace tra i loro amici e compagni".

Ha anche salutato i sacerdoti modenesi, che ricordano il loro 40° anniversario di ordinazione, e li ha incoraggiati "a perseverare nel cammino di fedeltà al Signore".

E ha esortato a "non dimenticare le persone che sono in guerra. La guerra è una follia, è una sconfitta, è sempre una sconfitta". Con diverse bandiere ucraine all'udienza generale, il Papa ha chiesto di "pregare per il popolo in Palestina. Israele, Ucraina, e per tanti altri luoghi dove c'è la guerra. E non dimentichiamo i nostri fratelli e le nostre sorelle. rohingyache sono perseguitati.

Infine, si è rivolto ai giovani, ai malati, agli anziani e agli sposi novelli. "A tutti vi esorto a continuare nella fedele adesione a Gesù e nel generoso sostegno alla diffusione del suo Vangelo".

"Non vivere sulla luna

Tutta la nostra vita è una lotta, segnata da contrasti e tentazioni, che sono necessarie per avanzare sul cammino della virtù, perché ci mettono di fronte alla realtà della nostra piccolezza, ha ribadito il Papa in vari modi nella sua catechesi. 

"Chi pensa di aver già raggiunto un certo grado di perfezione, di non aver bisogno di conversione, di non doversi confessare o che non valga la pena di fare questo sforzo, vive nella luna, vive nelle tenebre e non sa distinguere il bene dal male. Al contrario, dobbiamo chiedere a Gesù di darci la capacità e la forza di affrontare la nostra debolezza, il coraggio di abbandonarci alla sua misericordia e la saggezza di non abbassare la guardia in questo sforzo. Il nemico è in agguato e noi dobbiamo essere vigili per non farci ingannare", ha incoraggiato il Papa.

In particolare, ai pellegrini di lingua spagnola ha detto. "Oggi ricordiamo la festa del Santo Nome di Gesù. Chiediamo al Signore la luce per mantenerci sul cammino del bene e la sua grazia per perseverare in esso, senza temere sfide e prove. Che Dio vi benedica e che la Santa Vergine vegli su di voi".

Alla fine, prima di dire il Padre Nostro e di impartire la Benedizione, Papa Francesco ha pregato e invitato le persone a rivolgersi al Signore in questo modo: "Gesù, non andare via da me, sono un peccatore".

L'autoreFrancisco Otamendi

Vangelo

Contemplare con Maria. Solennità di Maria, Madre di Dio (B)

Joseph Evans commenta le letture della Solennità di Maria, Madre di Dio (B) e Luis Herrera tiene una breve omelia video.

Giuseppe Evans-3 gennaio 2024-Tempo di lettura: 2 minuti

Quando i pastori andarono a vedere il bambino Gesù a Betlemme fu come un nuovo inizio per l'umanità. Essi divennero i primi testimoni, al di fuori della Sacra Famiglia, della nascita dell'Uomo-Dio. Attraverso questi uomini poveri e semplici, il piano di salvezza di Dio cominciò a essere conosciuto dall'umanità e più tardi, attraverso i Magi, la notizia di questo piano si sarebbe diffusa nel mondo pagano.

In questo testo, il verbo greco è utilizzato tre volte laleóche significa "parlare" o "raccontare". I pastori arrivano e ripetono ciò che gli angeli avevano "detto" loro; il popolo si stupisce di ciò che i pastori "raccontano" e torna a lodare Dio "...".per tutto ciò che avevano udito e visto, secondo ciò che era stato loro raccontato". È proprio una Buona Notizia, e la natura stessa della notizia è che è destinata a essere raccontata, a essere diffusa.

Non c'è quindi da stupirsi se iniziamo il nuovo anno con questo Vangelo e sotto la protezione di Maria, perché ogni nuovo anno è un nuovo inizio. Iniziamo un altro anno della storia umana andando con i pastori a vedere questa meraviglia, Dio fatto uomo, fatto bambino, per la nostra salvezza. Con questa visione, con questa conoscenza, avendo ricevuto questa notizia, possiamo affrontare l'anno che ci aspetta. Tutto ciò che l'angelo ha detto ai pastori è vero: il "segno" del progetto salvifico di Dio per l'umanità è in una mangiatoia avvolta in fasce (Lc 2,12). Dio è sceso in umiltà per salvarci dal nostro orgoglio e dai suoi effetti disastrosi. 

Ma Maria non racconta nulla. Fa tesoro e riflette. È interessante notare che la parola "custodire" o "tenere al sicuro" è usata anche in Mc 6,20, quando Erode fa la guardia a Giovanni Battista, proteggendolo (almeno fino a quel momento) dal desiderio di Erodiade di ucciderlo. E Gesù, nella sua parabola, usa lo stesso verbo per insegnare che il vino nuovo si conserva in otri nuovi (Mt 9,17). Se il contare è una forma di "versare", c'è anche la necessità di conservare, di tenere al sicuro, l'azione di Dio nella nostra vita.

Contare può essere un'azione santa per proclamare le grandi opere di Dio (Maria stessa lo fa nel suo Magnificat), entrando in uno scambio che comprende anche gli angeli del cielo. Ma se ci limitiamo a contare, ci limitiamo a versare parole e la nostra conversazione sarà vuota. Abbiamo anche bisogno di "bere", come ha fatto Maria, contemplando il Dio Bambino sulle sue ginocchia. La preghiera è certamente parlare, parlare con Dio, e può portarci a parlare di Dio agli altri. Ma forme ancora più elevate di preghiera sono la meditazione e la contemplazione, spesso senza parole, come Maria che custodisce, tiene al sicuro, la vita divina che portava nel suo grembo.

Omelia sulle letture della Solennità di Maria, Madre di Dio (B)

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliauna breve riflessione di un minuto per queste letture.

Vaticano

Come sarà il Collegio cardinalizio nel 2024

Rapporti di Roma-3 gennaio 2024-Tempo di lettura: < 1 minuto
rapporti di roma88

Dei 132 cardinali elettori che compongono il Collegio cardinalizio, 13 raggiungeranno l'età di 80 anni nel 2024 e perderanno quindi il diritto di voto.

L'Italia è il Paese con il maggior numero di purpurei (14), seguita dagli Stati Uniti (11) e dalla Spagna (8).


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Zoom

SEEK24. Migliaia di giovani cattolici si recano a St.

Veduta generale della Messa di apertura della conferenza SEEK24 presso l'America's Center Convention Complex di St. Louis (Missouri), alla quale partecipano circa 20.000 giovani.

Maria José Atienza-3 gennaio 2024-Tempo di lettura: < 1 minuto

Omnes lancia un libro completo sul celibato

La "Relazione di sintesi", che conteneva una sintesi dei temi discussi durante la prima fase romana del Sinodo universale sulla sinodalità, includeva un accenno al celibato dei sacerdoti.

3 gennaio 2024-Tempo di lettura: 2 minuti

La "Relazione di sintesi", che conteneva una sintesi dei temi discussi durante la prima fase romana del Sinodo universale sulla sinodalità, includeva un accenno alla celibato dei sacerdoti. Era tra le "questioni da affrontare", come argomento da "rivisitare in un secondo momento". Questo ebook vuole contribuire a tale approfondimento e raccoglie alcuni articoli che trattano del celibato e lo considerano da diverse prospettive. 

Il "Rapporto" si basava sul riconoscimento, accettato dall'assemblea, della sua "opportunità teologica", pur raccogliendo l'incertezza di alcuni che "si chiedono se debba necessariamente tradursi in un obbligo disciplinare"; da qui l'interesse ad affrontarlo. È noto, infatti, che le riserve sul celibato sono frequenti e che derivano da una serie di considerazioni. 

Ad esempio, non è raro sentire che l'abolizione o l'allentamento della legge aprirebbe la strada al sacerdozio a un maggior numero di potenziali candidati, per non parlare del fatto che permetterebbe a coloro che l'hanno lasciata per sposarsi di essere "riammessi" al sacerdozio; o che la causa di molti abusi sessuali da parte di membri del clero risiederebbe in possibili carenze psicologiche causate da essa. Sembra che nessuna di queste ipotesi sia stata dimostrata.

Questo porta a riflettere sulla natura profonda del celibato, che o è un dono di Dio - e quindi accompagnato dalle grazie che lo rendono possibile, in ogni situazione e con la cooperazione umana - o è concepito come una scelta e un prodotto umano, che può essere inutile.

Allo stesso modo, si sente spesso affermare che per la Chiesa si tratta di una questione puramente disciplinare; ma questo significa che non ha alcuna giustificazione se non una decisione imposta, che manca nella storia della teologia o della spiritualità la convinzione che si tratta di uno stile di vita teologicamente radicato nell'essenza stessa del sacerdozio?

D'altra parte, è bene ricordare che la forma celibataria della vocazione cristiana non è esclusiva del sacerdozio, ma accompagna anche la vita consacrata e il cammino vocazionale di molti laici. 

In breve, gli aspetti di questo tema sono talmente tanti che sarebbe stato impossibile trattarli in modo esaustivo. Tuttavia, le pagine che seguono forniscono un'interessante e utile panoramica e una grande quantità di informazioni. Gli argomenti principali sono delineati, grazie al contributo di autori esperti e competenti.

I suoi articoli sono completati da brevi note sugli insegnamenti dei Papi recenti e sui documenti più significativi della Tradizione della Chiesa, e da un rimando ad alcuni luoghi in cui l'argomento può essere ulteriormente approfondito. Non a caso, secondo le parole di san Paolo VI, si tratta di "un dono prezioso di Cristo alla sua Chiesa, un dono che deve essere costantemente meditato e rafforzato"..

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L'autoreOmnes

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Evangelizzazione

Cristo sempre presente: una storia di conversione

Un giovane studente racconta la sua testimonianza di conversione dopo alcuni anni di lontananza dalla fede, dalla famiglia e dagli amici.

Louis Ricapet-3 gennaio 2024-Tempo di lettura: 4 minuti

Anni prima di scrivere questo saggio, conducevo una vita molto ordinaria con la mia famiglia francese cristiana con cui sono cresciuta per tutta la vita. Sono stata battezzata molto presto, all'età di 2 anni, e ho seguito gli insegnamenti religiosi che mi sono stati inculcati per tutta l'infanzia. Tuttavia, quando ho raggiunto l'età di 17 anni, 3 anni fa, mi sono resa conto che non sapevo nulla della fede.

Come molte persone che si definiscono cristiane, durante la mia infanzia andavo in chiesa molto spesso, pregavo quasi ogni sera e amavo leggere molti libri religiosi. Durante la mia infanzia ho imparato molte cose sulla fede cristiana, attraverso il catechismo dai 10 ai 13 anni e dalla mia famiglia, ho fatto la Comunione e poi ho ricevuto la Cresima. In fondo pensavo di conoscere Dio e che questa fosse la base della mia fede. In realtà, la mia fede consisteva più che altro nell'andare in chiesa, nel pregare la stessa cosa ogni sera e nel frequentare le lezioni di catechismo. Questo rapporto era ovviamente fragile e questa fragilità ha avuto conseguenze in seguito.

In lontananza

1 anno dopo, all'età di 14 anni, mio padre morì e da allora tutto fu molto diverso. Non pregavo più, non avevo alcuna motivazione per andare in chiesa, non mi prendevo nemmeno il tempo per leggere la Bibbia. Bibbia o altri testi religiosi. Quello che stava accadendo era la mia prima caduta dalla fede. Mesi dopo cercai di riprendere gradualmente le mie abitudini di preghiera, ma qualcosa non andava, non era più come prima.

Questa situazione è durata 3 anni, durante i quali ho pregato solo quando ne sentivo il bisogno e non più per stabilire una relazione con Dio. La verità era che, in fondo, non sapevo nulla del mio creatore, chi fosse, perché fossimo sulla terra... Tante domande che mi ponevo senza nemmeno voler cercare le risposte.

All'età di 17 anni ho iniziato a scoprire cosa fosse davvero la vita, sto parlando dei problemi degli adulti che iniziamo a capire, ho iniziato a fare i miei primi grandi errori e le prime decisioni difficili della mia vita. Un periodo buio della mia vita in cui è apparsa una luce nel modo più inaspettato possibile.

Cristo riappare

Nel 2017 ho scoperto l'app Tiktok, come ogni adolescente ho installato questa app e l'ho usata quotidianamente. Ben presto il mio newsfeed si è riempito di video cristiani, di persone che condividevano le loro esperienze, le loro testimonianze e i loro consigli. Senza che me lo aspettassi, ho iniziato a capire, attraverso altre persone, che non sapevo nulla della fede. Ho imparato molti versetti, preghiere e nuove prospettive per comprendere alcuni passaggi della Bibbia che prima non capivo, e a poco a poco Dio è tornato nella mia vita, nel modo più inaspettato possibile.

Qualche mese dopo sentii che Dio cominciava ad agire nella mia vita, sentii per la prima volta la Sua presenza in vari modi, dalle persone che metteva nella mia vita ai video che parlavano della mia situazione specifica ogni volta che aprivo l'app Tiktok. In quel momento ho sentito sinceramente la mia fede rafforzarsi, ma cos'era in realtà?

Lontano da Dio, lontano da casa

Due anni dopo, all'età di 19 anni, ho preso la decisione più difficile della mia vita: lasciare la mia famiglia e tutto ciò che conoscevo per vivere negli Stati Uniti e realizzare il mio sogno. Decisi di stabilirmi in Florida per 8 mesi. Questi 8 mesi sarebbero stati i più difficili della mia vita. Cinque mesi dopo essermi stabilita, la solitudine, la mancanza di persone care e la lontananza dai miei amici mi hanno fatto cadere in uno dei periodi peggiori della mia vita, e ovviamente la mia fede ne ha risentito.

Non riuscivo più a pregare, dormivo e mangiavo poco, a questo si aggiungeva il fatto che non avevo più l'università a causa di un esame fallito, e in quel momento avevo l'impressione che tutto andasse contro di me, che nulla andasse bene. Tuttavia, avevo quella voce, dentro di me, che mi rassicurava, sussurrandomi di non preoccuparmi più e che tutto sarebbe tornato alla normalità. Non avendo altra soluzione che trovare una nuova università il prima possibile, ho cercato e trovato una nuova università, ma giorno dopo giorno sono sorti nuovi problemi.

Il miracolo

Una settimana prima della scadenza che avevo prima di dover tornare nel mio paese d'origine, la Francia, mi mancava una risposta da parte di un membro dell'ufficio ammissioni dell'università, un'attesa durata mesi. Questa risposta era decisiva per la mia vita e per il sogno che stavo inseguendo. Mentre i problemi incombevano su di me, decisi improvvisamente di pregare, di pregare dal profondo del mio cuore come non avevo fatto per mesi. Quel giorno è avvenuto un miracolo nella mia vita: dopo aver pregato dal profondo del cuore, ho ricevuto un'e-mail il giorno stesso, con la risposta che aspettavo.

Pochi giorni dopo, quasi, ebbi l'impressione che tutti i problemi che avevo in quel momento potessero essere risolti in un istante. In quel momento ho capito che mio Padre, Gesù Cristo, non mi aveva mai abbandonato, era Lui che mi aveva fatto capire che non dovevo più preoccuparmi, voleva semplicemente che gli chiedessi le cose e da quel giorno so che per quante prove, per quante volte dovrò affrontare qualsiasi cosa accada, Lui sarà sempre lì, e in me per sempre.

In conclusione, ciò che vorrei trasmettere con questo saggio non è tanto il mio viaggio, quanto un messaggio di speranza per tutti coloro che si sentono vuoti dentro avendo dimenticato il potere del loro Creatore, il Padre di tutti. Se lo ascoltiamo dal profondo del nostro cuore, Egli ci guiderà verso il meraviglioso piano che ha in serbo per noi. L'importante è fidarsi di Lui e affidargli la propria vita. Il processo non è facile, ma ciò che ci aspetta può essere solo felicità e pace.

L'autoreLouis Ricapet

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Vaticano

Il Papa prega per il "dono della diversità nella Chiesa".

Nel gennaio 2024 l'intenzione di preghiera di Papa Francesco è che i cattolici preghino per "la diversità dei carismi nella Chiesa".

Paloma López Campos-2 gennaio 2024-Tempo di lettura: < 1 minuto

In questo primo mese del 2024 Papa Francesco chiede ai cattolici di non avere paura "della diversità dei carismi nella Chiesa". Il Santo Padre incoraggia nel suo video di gennaio a "gioire nel vivere questa diversità", che è presente fin "dalle prime comunità cristiane".

Francesco afferma che "per avanzare nel cammino di fede abbiamo bisogno anche del dialogo ecumenico", con le altre confessioni religiose e le diverse denominazioni cristiane. Il Pontefice sottolinea che queste conversazioni non possono essere viste "come qualcosa di confuso o di inquietante, ma come un dono che Dio fa alla comunità cristiana perché possa crescere come un unico corpo, la Corpo di Cristo".

Per vivere questo dono dobbiamo lasciarci guidare dallo Spirito Santo, spiega il Papa. Grazie a lui ricordiamo "che siamo soprattutto figli amati di Dio. Siamo tutti uguali nell'amore di Dio e tutti diversi.

Francesco esorta quindi i cattolici a pregare affinché lo Spirito Santo "ci aiuti a riconoscere il dono dei diversi carismi all'interno delle comunità cristiane e a descrivere la ricchezza delle diverse tradizioni rituali all'interno della Chiesa cattolica".

Questo intenzione Il messaggio del Santo Padre arriva proprio nel mese in cui si celebra l'ottavario per l'unità dei cristiani. Il motto dell'ottavario di quest'anno, nel 2024, è "Ama il Signore tuo Dio... e il tuo prossimo come te stesso" (Luca 10:27).

Il video completo dell'intenzione di preghiera del Papa è visibile qui sotto:

Vocazioni

Asitha Sriyantha: "La formazione è fondamentale per affrontare le sfide della nostra missione".

Asitha Sriyantha è originario dello Sri Lanka. Ora si trova a Pamplona per completare la sua formazione teologica e filosofica. Di famiglia cattolica, ha studiato in una scuola buddista dove ha potuto spiegare ai compagni il suo desiderio di donarsi a Dio. 

Spazio sponsorizzato-2 gennaio 2024-Tempo di lettura: 3 minuti

Il suo nome completo è Asitha Sriyantha Lakmal, Kekulu Thotuwage Don. Questo seminarista dello Sri Lanka ha ben chiaro che la sua preparazione al sacerdozio è la chiave per un ministero fruttuoso e gioioso. 

Qual è stato il suo percorso verso il seminario?

-Fin da bambino ho avuto il desiderio di diventare sacerdote. Vengo da una famiglia cattolica devota, con genitori attivamente coinvolti nelle attività parrocchiali. Grazie a loro sono cresciuto nella fede e nel rapporto con Dio. Ho studiato alle elementari nella scuola adiacente alla chiesa parrocchiale. Era normale per me servire alla messa del mattino.

Alle superiori ho frequentato una scuola buddista. Molte volte, quando gli insegnanti ci chiedevano delle nostre ambizioni, la mia unica risposta era: "Sono ambizioso": "Voglio essere un sacerdote. I miei insegnanti e i miei amici non capivano. In seguito, quando gliel'ho spiegato, hanno capito un po' meglio il mio desiderio e mi hanno persino incoraggiato.

All'età di sedici anni sono entrato nel seminario minore di San Aloysius a Colombo. Dopo tre anni di formazione nel seminario minore, sono entrato nel seminario propedeutico. Ho fatto tre anni di studi filosofici al Seminario Nazionale di Nostra Signora di Lanka, a Kandy, e ora posso studiare Teologia a Pamplona grazie alla Fondazione CARF. 

Come ha vissuto la sua famiglia l'annuncio della sua vocazione?

-All'inizio mio padre non era molto contento che entrassi in seminario, perché sono l'unico figlio maschio. Ora è orgoglioso di avere un figlio che si prepara a diventare sacerdote. Mia madre è una cattolica molto devota, da cui imparo sempre a pregare, e la mia unica sorella mi è sempre vicina. Mia nonna vive con noi nella nostra casa e ammiro la fede semplice che ha. I miei parenti e amici sono felici perché sono il primo a diventare sacerdote. Spero e prego che qualcuno dei miei parenti scelga questo meraviglioso percorso di vita, diventare sacerdote. 

Cosa porta la Chiesa in Asia al mondo?

-L'Asia è incredibilmente varia, con numerose etnie, lingue e pratiche culturali. 

La Chiesa in Asia contribuisce al ricco arazzo del cristianesimo in vari modi, riflettendo le diverse culture, tradizioni, religioni e storie del continente. In effetti, la Chiesa in Asia spesso abbraccia e integra questa diversità, promuovendo un senso di unità in mezzo alle differenze. L'Asia ospita diverse religioni principali, tra cui il cristianesimo, l'islam, l'induismo, il buddismo, il sikhismo e altre ancora. 

La Chiesa in Asia partecipa al dialogo interreligioso, promuovendo la comprensione reciproca e la cooperazione tra persone di religioni diverse, contribuendo alla pace. In molti Paesi asiatici i cristiani svolgono la loro missione in pace e libertà, ma in altri ci sono situazioni di violenza e persecuzione. 

Ora che vive con giovani di altre culture, come è cambiata la sua prospettiva sulla Chiesa?

-Più che cambiare, si sta espandendo. In Sri Lanka, sperimentiamo la Chiesa locale. Ma alla Bidasoa International School, dove vivo a Pamplona, l'universalità della Chiesa cattolica è palpabile. Possiamo essere diversi con le nostre culture e le nostre lingue, ma siamo una cosa sola nella nostra fede.

Se Dio vuole, saremo ordinati sacerdoti e serviremo in diverse parti del mondo, ma la nostra vita è una e serviamo un solo Maestro. I nostri pensieri e le nostre idee possono essere diversi, ma lavoriamo insieme e camminiamo insieme verso un unico obiettivo. 

Quali sono le sfide per un giovane sacerdote di oggi?

-Non sono ancora un sacerdote, ma credo che ogni sacerdote debba svolgere la sua missione di fronte al pensiero del mondo moderno. Molte società stanno diventando sempre più secolari. È una sfida per i sacerdoti coinvolgere e attirare l'interesse delle giovani generazioni. Ci sono problemi simili a quelli delle generazioni precedenti e altri più specifici del presente.

La formazione è molto importante per trovare modi innovativi per affrontare queste sfide e per servire attivamente la missione di Dio. Se ci basiamo sulla fede in noi stessi, non porteremo mai il frutto che Dio vuole, ma se cerchiamo la grazia e la guida di Dio, mantenendo una stretta relazione con Lui, la vita sarà fruttuosa e ci saranno frutti abbondanti.

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Stati Uniti

Brock MartinI giovani sono i futuri leader della Chiesa": "I giovani sono i futuri leader della Chiesa".

In questa intervista, Brock Martin parla della comunità che si crea durante l'evento SEEK, dei giovani come futuro della Chiesa e dell'impegno dei cattolici verso le persone che li circondano.

Paloma López Campos-2 gennaio 2024-Tempo di lettura: 5 minuti

Brock Martin è direttore dell'evangelizzazione regionale di FOCUS. Essendo lui stesso un giovane padre, è consapevole del potenziale dei giovani per la diffusione del Vangelo. Sa che sono pieni di vitalità e che "desiderano far parte di qualcosa di più grande di loro".

Brock Martin, direttore dell'evangelizzazione regionale di FOCUS

Per questo motivo collabora all'organizzazione del SEEK e conosce in prima persona i dettagli importanti dell'evento. In questa intervista, parla della comunità che si crea durante i cinque giorni del meeting, della giovani come il futuro della Chiesa e l'impegno dei cattolici nei confronti delle persone che li circondano.

Qual è l'origine di SEEK e perché è orientato ai giovani?

- FOCUS ha ospitato conferenze annuali fin dalla sua nascita nel 1998. Nel 2013 è stato adottato il nome SEEK, che è diventato davvero un centro incredibile per i leader della nuova evangelizzazione per incontrare decine di migliaia di giovani che si pongono le domande più profonde della vita. Anche se ci saranno molti partecipanti di tutte le fasce d'età e demografiche, i giovani rimangono al centro dell'attenzione, poiché sono i futuri leader della Chiesa e del mondo.

Grazie a questi eventi, potrete entrare in contatto con i giovani degli Stati Uniti. Cosa manca ai giovani, cosa cercano?

- Penso che i giovani di oggi siano affamati di legami autentici, e la pandemia ha esacerbato questo aspetto! Molte delle istituzioni con cui i giovani si confrontano cercano semplicemente di vendere loro qualcosa. Al SEEK non si "vende" qualcosa, ma si invita all'avventura dinamica di seguire la persona di Gesù Cristo. Mi viene in mente la grande citazione di Sant'Agostino: "Innamorarsi di Dio è la più grande storia d'amore; cercarlo, la più grande avventura; e trovarlo, la più grande conquista umana". I giovani desiderano far parte di qualcosa di più grande di loro e in SEEK vedranno e sentiranno chiaramente questo invito.

Uno dei motti di SEEK è "Be the light". Cosa significa e perché è importante?

- Il motto "siate la luce" deriva dalle parole di Gesù in Matteo 5, dove dice ai suoi seguaci: "Voi siete la luce del mondo. Una città posta su un colle non può essere nascosta". Viviamo in un'epoca in cui spesso ci viene detto che la nostra fede dovrebbe essere relegata alla nostra vita privata e non dovrebbe influenzare la nostra vita pubblica. Purtroppo, questo ha portato a molti problemi, poiché le persone separano la loro fede dalla sua pratica.

A SEEK ci verrà ricordata la verità che Dio non desidera solo una parte della nostra vita, ma la nostra "intera" vita, e questo è contagioso! Vedere migliaia di persone che si impegnano a seguire il Signore ispira altri a fare lo stesso, e quando tornano a casa possono portare questa luce con sé ad altri nelle loro comunità.

Come si fa a creare un senso di comunità quando si riuniscono migliaia di giovani?

- L'evangelizzazione deve essere relazionale perché gli esseri umani sono relazionali. La comunità può essere difficile da promuovere con così tanti partecipanti, ma in SEEK viene promossa in due modi.

Innanzitutto, l'ideale sarebbe che nessuno partecipasse al SEEK da solo. Dalla storia sappiamo che i santi vengono in gruppo e che viaggiare con gli amici è sempre più fruttuoso che viaggiare da soli. In secondo luogo, ciò che accade nel SEEK non deve rimanere nel SEEK!

La nostra speranza è che SEEK fornisca gli strumenti e l'incoraggiamento per tornare a casa e iniziare o continuare a vivere il discepolato missionario con coloro che conoscete e amate a casa. Questo vale sia che ritorniate in un campus come studenti sia che ritorniate in una parrocchia come parrocchiani.

Qual è lo scopo dell'evento e qual è la cosa più importante per organizzarlo?

- L'obiettivo di SEEK è fornire ai partecipanti un incontro potente con Gesù Cristo vivo e attivo e ispirarli a portare a casa questo incontro e a vivere come discepoli missionari con un nuovo fervore.

La cosa più importante nell'organizzazione della conferenza è assicurarsi di togliersi di mezzo e lasciare che sia lo Spirito Santo a guidare ciò che accade nel cuore di ciascuno. Crediamo e abbiamo imparato a conoscere che Dio desidera affascinare i cuori più di quanto noi potremmo mai fare. Siamo chiamati a creare un ambiente in cui Egli possa operare e poi ci mettiamo da parte e lasciamo che accada!

Come si trova l'equilibrio tra il rendere un evento divertente e il mantenere la presenza di Dio?

- Questo equilibrio è estremamente importante. Alcuni hanno detto in passato che è un peccato annoiare qualcuno con il Vangelo. Noi speriamo di creare un ambiente divertente e coinvolgente per tutti. Tuttavia, cercare semplicemente di intrattenere il pubblico non sarebbe all'altezza dello scopo più ampio dell'evento, che, come ho detto, è quello di fornire ai partecipanti incontri d'impatto e ispirarli a portarli a casa.

Cerchiamo di bilanciare questo aspetto portando oratori di fama mondiale e intrattenimento, ma il fulcro dell'evento è sempre quello di riunire le persone e metterle alla presenza di Dio. Questo si nota soprattutto nella terza serata, dove ci saranno diverse ore di adorazione e musica di lode, tutte ai piedi di Gesù nell'Eucaristia.

Ci sono molti relatori rinomati al SEEK, con quali criteri scegliete le persone che partecipano e tengono le conferenze?

- A SEEK abbiamo la fortuna di ospitare molti oratori rinomati. In sostanza, il nostro processo di selezione inizia con i nostri obiettivi principali per l'evento: questo oratore aiuterà i partecipanti ad avere un incontro potente con Dio? Aiuterà le persone a portare a casa i frutti e a viverli? Inoltre, il mondo di oggi offre alle persone molte alternative economiche al Vangelo.

Vogliamo che i relatori di SEEK siano in grado di rispondere ad alcune delle domande tipiche che le persone pongono e di offrire un modo distintamente cattolico di rispondere ai problemi che l'umanità di oggi deve affrontare.

Per molti giovani che partecipano a SEEK l'evento sarà un'esperienza che toccherà il loro cuore, cosa vi aspettate da loro come cattolici che poi scenderanno in piazza in tutto il Paese?

- Spero che ogni partecipante, in qualsiasi modo Dio lo chiami, riceva tre consigli fondamentali: l'intimità divina, l'amicizia autentica e la chiarezza e la convinzione di vivere come discepolo missionario.

Per quanto riguarda l'intimità divina, prego che ogni partecipante se ne vada con il desiderio di coltivare una vita di preghiera quotidiana e riceva gli strumenti e l'incoraggiamento per fare il passo successivo, a prescindere dal punto in cui si trova.

In termini di amicizia autentica, spero che le persone sperimentino come ci si sente quando ci si impegna a vivere da santi e a farlo insieme. Dio ci ha creati come creature sociali e i nostri cuori desiderano essere conosciuti, amati e curati.

Infine, spero che ogni partecipante senta che, grazie al suo battesimo, è chiamato a essere discepolo missionario. Non si tratta di una "regola" che la Chiesa ci dà, ma di un'esuberanza di ciò che Dio sta facendo nei nostri cuori. Se i partecipanti se ne andranno con queste tre cose, allora SEEK sarà stato un successo.

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Risorse

Scambio tra il divino e l'umano. Prefazione di Natale III

Il terzo Prefazio di Natale è il risultato di una rielaborazione di un testo presente nel Sacramentario veronese e risalente al V secolo, forse di Leone Magno. Il Natale è il mistero di quel "meraviglioso scambio": Dio ha assunto la natura umana per renderci partecipi della natura divina.

Giovanni Zaccaria-2 gennaio 2024-Tempo di lettura: 2 minuti

Il terzo Prefazio di Natale è, nel complesso, fortemente cristologico e risente delle polemiche del tempo in cui è stato composto. Si tratta di una forte affermazione della vera fede contro ArianiApollinari, Apollinari, Docetisti, ecc.

"Per quem hódie commércium nostræ reparatiónis effúlsit, quia, dum nostra fragílitas a tuo Verbo suscípitur, humána mortálitas non solum in perpétuum transit honórem, sed nos quoque, mirándo consórtio, reddit ætérnos".

In Lui [oggi] risplende in piena luce il sublime scambio che ci ha redenti: la nostra debolezza è assunta dal Verbo, la nostra natura mortale è innalzata a dignità eterna e noi, uniti a te in mirabile comunione, partecipiamo alla tua vita immortale.

Prefazione di Natale III

Il Mistero del Natale viene qui presentato con il termine binomio commercio-consorzio: il Natale è il mistero di questo "meraviglioso scambio": 

"O mirabile commercium! Creator generis humani, animatum corpus sumens, de Virgine nasci dignatus est; et procedens homo sine semine, largitus est nobis suam deitatem - O mirabile commercium! Il Creatore prese un'anima e un corpo, nacque da una Vergine; fatto uomo senza opera d'uomo, ci dona la sua divinità" [Ant. dei Vespri dell'Ottava di Natale]" (CCC, 526).

Il cuore del messaggio cristiano a Natale

È questo, in fondo, il cuore del messaggio cristiano: il meraviglioso scambio tra il divino e l'umano, con cui Dio ha assunto la natura umana per renderci partecipi della natura divina. Uno scambio ineguale, realizzato dall'amore, il dono supremo della grazia.

E allo stesso tempo il Il mistero del Natale è consorzio, partecipazione, comunione. "Con l'Incarnazione, il Figlio di Dio si è unito in un certo modo a ogni uomo" (GS, 22).

Concretizzazione della Redenzione per ogni persona

Intorno a questa coppia di termini ruota tutto il testo della preghiera, che ringrazia Dio per il dono ricevuto con una serie di parallelismi antitetici: poiché la nostra fragilità è assunta dal Verbo di Dio, la mortalità umana non solo è elevata a dignità perpetua, ma ognuno di noi è anche reso eterno. 

Si percepisce in queste espressioni il desiderio di sottolineare la concretezza della redenzione per ogni singola persona: non è solo l'umanità in astratto a essere oggetto di onore sublime, ma ogni essere umano acquisisce l'immortalità che viene da Dio.

L'autoreGiovanni Zaccaria

Pontificia Università della Santa Croce (Roma)

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Vocazioni

Carter GriffinL'essenza del celibato è il dono di sé".

Carter Griffin, direttore del seminario e autore di "Perché il celibato? Reclaiming the spiritual fatherhood of the priest", parla in questa intervista dell'essenza della donazione celibataria e dell'impatto che questo stile di vita ha sulla società di oggi.

Paloma López Campos-2 gennaio 2024-Tempo di lettura: 5 minuti

Il sacerdote Carter Griffin è il rettore del Seminario San Giovanni Paolo II di Washington. Durante gli studi all'Università di Princeton si è convertito al cattolicesimo e, dopo aver prestato servizio come ufficiale di marina, è entrato in seminario.

Da anni parla di questioni antropologiche e teologiche, consapevole che "oggi c'è molta confusione", che naturalmente vale anche per il celibato. Per fare luce e approfondire teologicamente questo tema, ha scritto il libro "Teologia del celibato".Perché il celibato? Recuperare la paternità del sacerdote".

In questa intervista sviluppa alcuni dei punti più importanti per comprendere la paternità spirituale, il significato del celibato e il suo valore dentro e fuori la Chiesa cattolica.

Che cos'è esattamente la paternità soprannaturale, di cui lei parla spesso?

Il paternità Il soprannaturale è un modo di dare la vita nell'ordine della grazia, il che significa che si partecipa alla cura delle anime. Si tratta di curare, proteggere, nutrire... Tutti gli aspetti che si trovano nella maternità e paternità naturale si trovano nella paternità spirituale.

Alcuni potrebbero essere sorpresi dal fatto che l'idea del sacerdozio e della paternità siano collegate, in che modo questi concetti sono connessi?

Probabilmente è una questione di lingua, perché in inglese abbiamo l'abitudine di chiamare il sacerdote "padre". Quindi, anche se le persone non hanno mai pensato al motivo per cui lo fanno, c'è una certa idea che il sacerdote sia un padre. Immagino che sia uno shock per chi non è abituato, ma la realtà è che nei Paesi di lingua inglese questa usanza non ha nemmeno duecento anni.

La genitorialità consiste nel dare la vita agli altri, e normalmente lo facciamo in modo biologico e naturale. Tuttavia, le persone hanno un'anima immortale che viene generata e richiede un atto di Dio. Così, come un padre e una madre si uniscono per generare un terzo attraverso l'azione di Dio, anche noi generiamo la vita nell'ordine della grazia. Il celibato del sacerdote gli permette di condurre una vita pienamente dedicata a questo livello di paternità.

Gli esseri umani sono fatti per l'amore, un amore che deve essere fecondo. Ogni essere umano è chiamato a un amore fecondo, anche chi non è sposato. E il modo in cui un sacerdote può vivere questo è attraverso la paternità spirituale.

Oggi il celibato è considerato radicale, proprio come ai tempi di Gesù, quando era strano che un maestro non fosse sposato. Pensa che coloro che pensano che il celibato sia innaturale abbiano in parte ragione?

Non è "innaturale" in senso negativo, perché non danneggia la nostra natura, ma è soprannaturale. È qualcosa che normalmente non siamo in grado di vivere senza l'aiuto della grazia.

Detto questo, vorrei anche chiarire un po' l'idea, perché nella storia ci sono sempre state persone che non si sono sposate, anche se non erano necessariamente celibi per amore del Regno dei Cieli, potevano prendersi cura della famiglia o non aver mai trovato un coniuge.

Tendiamo a vedere il sesso e il matrimonio attraverso la lente della rivoluzione sessuale, che dice che il sesso è una necessità indispensabile, il che non è vero. Le persone possono avere una vita perfettamente buona sia che siano sposate sia che non lo siano.

Quindi, da un lato, è una vocazione soprannaturale che viene vissuta nell'ordine della grazia. D'altra parte, credo che nel mondo di oggi diamo troppa importanza al ruolo del sesso, tanto da dimenticare che si può avere una vita buona e soddisfacente anche senza il sesso.

Il celibato ha oggi lo stesso valore che aveva nei primi tempi della Chiesa?

Lo stesso o più. Agli albori della Chiesa molti vedevano il celibato come una continuazione del dono totale di sé, paradigmatico del martirio. Quando il cristianesimo è stato legalizzato, si sono organizzate le comunità di uomini e donne che oggi conosciamo come vita religiosa o consacrata. C'è molta storia a questo proposito.

Ma penso che qualcosa che ci collega agli inizi della Chiesa, dal punto di vista culturale, sia l'incomprensione della persona. Oggi c'è molta confusione antropologica su cosa significhi essere uomo o donna, sul sesso, sul matrimonio... C'è molta confusione su cosa sia una sessualità sana e integrata, proprio come accadeva secoli fa. E credo che il celibato, se vissuto nel modo giusto, aiuti a sconfiggere l'idolatria del sesso.

Penso che le persone celibi siano "minacciose" per la nostra cultura non perché alla gente importi davvero se mi sposo o meno, ma perché se è vero che si può avere una vita piena senza sesso, allora viene meno uno degli elementi essenziali di come viene visto il sesso oggi.

Oltre a tutte le ragioni legate alla paternità spirituale, anche a livello puramente sociologico il celibato ci insegna qualcosa di indispensabile. Ci ricorda che abbiamo una dignità come persone, che non siamo animali in cerca della prossima esperienza sessuale, ma che siamo figli e figlie di Dio. Il celibato ci aiuta a recuperare questo aspetto in modo speciale.

Il celibato è importante nella Chiesa cattolica?

Sì, e la ragione principale si comprende dal livello soprannaturale di cui abbiamo già parlato. Il celibato è ordinato al bene dei membri della Chiesa, è diretto all'edificazione del Regno di Dio.

Come rettore del seminario, come aiuta gli studenti a comprendere e integrare il celibato nella loro vita?

Una parte importante di questo è capire che il celibato non consiste nel crescere nella disciplina o nell'avere più tempo a disposizione, ma che la sua essenza è la donazione della propria vita. Il modo in cui cresciamo nelle virtù per il celibato e la paternità spirituale è molto simile al modo in cui si formano i mariti e i padri naturali.

Se si pensa alle virtù che fanno di un uomo un buon marito e padre, ci si rende conto che sono le stesse del sacerdote. Se mettiamo tutto questo nel contesto non solo della mera ascesi o della disciplina, ma dell'amore, ci rendiamo conto che gran parte della nostra formazione avviene in modo naturale.

Direi che c'è un certo senso di disponibilità nel cuore celibe, ma non si riferisce necessariamente al tempo, è più una disponibilità emotiva. Un marito deve essere prima di tutto disponibile per la moglie e i figli, e poi gli altri prendono quello che resta. Mentre una persona celibe è disponibile per la persona che gli si presenta al momento.

Può spiegare l'idea principale del suo libro "Perché il celibato? Recuperare la paternità del sacerdote"?

L'idea originale è nata dalla mia tesi di dottorato, che ho scritto sulla paternità spirituale e il celibato. L'argomento è nato perché sono andato a Roma per il dottorato, ma con un'idea originale diversa. Volevo scrivere di San Giovanni d'Avila e della sua influenza sul Concilio di Trento, ma le uniche due persone che potevano supervisionare la mia tesi erano appena andate in pensione, così ho dovuto cercare un nuovo argomento. Ho parlato con un amico che aveva lavorato con Papa Benedetto XVI e gli ho chiesto se sapeva su cosa il Papa avrebbe voluto che scrivessi. Mi rispose subito: "Sulla teologia del celibato". Benedetto era consapevole che c'era un reale bisogno di capire e approfondire questo tema.

Poi è nata l'idea di trasformare la tesi in un libro. Penso che ci sia una comprensione molto superficiale del celibato, quindi l'obiettivo era di fare qualcosa che ne sottolineasse il piano teologico.

Se potesse esprimere tre brevi idee su cosa sia il celibato, quali sarebbero?

Il celibato è innanzitutto un modo di rinunciare al matrimonio, all'amore umano e alla sessualità per amore superiore.

Il celibato è una testimonianza di una realtà che è al di là e al di sopra di noi stessi. È una testimonianza che Dio esiste e che abbiamo un'altra vita per cui vivere.

E penso che il celibato sia qualcosa che aiuta quelli di noi che sono celibi a donarsi più pienamente. Non è solo per le persone che serviamo, ma anche per noi, per espandere i nostri cuori.

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Vaticano

Santa Maria, "cattedrale di Dio" e maestra di preghiera

Papa Francesco ha incentrato i suoi primi interventi del 2024 su Santa Maria, che ci insegna a pregare e a essere "costruttori di unità".

Paloma López Campos-1° gennaio 2024-Tempo di lettura: 3 minuti

Papa Francesco ha tenuto il suo ultimo discorso pubblico del 2023 durante la celebrazione dei vespri della Solennità di Maria, Madre di Dio. Il Santo Padre ha osservato che i cristiani possono vivere la fine dell'anno con "speranza e gratitudine", grazie alla "fede in Gesù Cristo".

Il Papa ha spiegato che la speranza e la gratitudine del mondo sono diverse da quelle del cristiano. Le prime "mancano della dimensione essenziale che è la relazione con l'Altro e con gli altri, con Dio e con i nostri fratelli e sorelle".

Per non vivere queste virtù solo in termini umani, Francesco ha spiegato che il Chiesa deve imparare dalla Vergine Maria. Lei "è sempre stata piena di amore, piena di grazia, e quindi anche piena di fiducia e di speranza".

Maria e la speranza del cristiano

Il Santo Padre ha spiegato che questo modo di vivere non è ottimismo, ma qualcosa di più. "È la fede in Dio che è fedele alle sue promesse. Questa fede prende la forma della speranza nella dimensione del tempo". In breve, implica che "il cristiano, come Maria, è un pellegrino della speranza". Proprio per questo motivo, il tema del Giubileo del 2025 sarà "Pellegrini della speranza".

Per prepararsi al Giubileo, Francesco ha proposto di dedicare il 2024 alla preghiera. Ha indicato in Santa Maria la migliore maestra per "vivere ogni giorno, ogni momento, ogni occupazione con lo sguardo interiore rivolto a Gesù".

Il Papa ha continuato ad approfondire la figura della Vergine Maria durante la Messa del 1° gennaio. Durante l'omelia ha sottolineato che "all'inizio del tempo della salvezza c'è la Santa Madre di Dio, la nostra Santa Madre".

Francesco ha sottolineato il titolo "Madre di Dio", perché esprime "la gioiosa certezza che il Signore, tenero Bambino tra le braccia di sua madre, si è unito per sempre alla nostra umanità, al punto che essa non è più solo nostra, ma anche sua". Questo, ha detto il Papa, non è solo un dogma di fede, "è anche un 'dogma di speranza': Dio nell'uomo e l'uomo in Dio, per sempre".

Creatività della madre

Il Santo Padre ha colto l'occasione per rivendicare il ruolo delle donne nella Chiesa, che "ha bisogno di Maria per riscoprire il proprio volto femminile". Ma non solo la Chiesa, "anche il mondo ha bisogno di guardare alle madri e alle donne per trovare la pace". Francesco ha detto che "ogni società ha bisogno di accogliere il dono della donna, di ogni donna: rispettarla, curarla, valorizzarla, sapendo che chi fa del male a una donna profana Dio, nato da donna".

Il Pontefice ha concluso l'omelia chiedendo di "guardare a Maria per essere costruttori di unità" e di imparare da lei "la creatività di una madre, che si prende cura dei suoi figli, li riunisce e li consola, ascolta i loro dolori e asciuga le loro lacrime".

Il Papa ha anche dedicato il Angelus del 1° gennaio alla Vergine Maria. Tuttavia, durante la sua riflessione ha notato "il silenzio della Madre", un "tratto bellissimo". Grazie "al suo silenzio e alla sua umiltà, Maria è la prima 'cattedrale' di Dio, il luogo dove Lui e l'uomo possono incontrarsi".

Auguri per il 2024

Al termine della meditazione, il Santo Padre ha pregato che "all'inizio del nuovo anno, guardiamo a Maria e, con cuore grato, pensiamo e guardiamo anche alle madri, per imparare quell'amore che si coltiva soprattutto nel silenzio, che sa dare spazio agli altri, rispettando la loro dignità, lasciandoli liberi di esprimersi, rifiutando ogni forma di possesso, oppressione e violenza".

Infine, Papa Francesco ha espresso il suo augurio per il 2024: che "possiamo crescere in questo amore dolce, silenzioso e discreto che genera vita, e aprire strade di pace e di riconciliazione nel mondo".

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Stati Uniti

Omnes arriva su SEEK24

Omnes è sponsor della SEEK24 di quest'anno. Nei prossimi giorni, potrete partecipare alle attività organizzate da Omnes presso lo stand #1816.

Omnes-1° gennaio 2024-Tempo di lettura: < 1 minuto

SEEK24 sta per iniziare e questa volta Omnes partecipa come sponsor. Nei prossimi giorni, i partecipanti all'evento potranno recarsi allo stand #1816 per partecipare a conversazioni dal vivo con gli operatori del settore. Terra Santa.

Grazie all'aiuto di CRETIO Voices, Omnes organizzerà una telefonata a mezzogiorno del 2, 3 e 4 con diverse persone che vivono in Terra Santa per discutere di questioni attuali.

Il 2 gennaio, la conversazione dal vivo si concentrerà sui cristiani nella terra di Gesù e sul rapporto con le altre confessioni religiose. Si approfondirà anche l'importanza della Terra Santa per tutti i cattolici.

Il 3 gennaio, l'appello avrà un forte carattere interreligioso, poiché saranno collegati cristiani, ebrei e musulmani. Anche loro racconteranno ai presenti com'è la vita quotidiana nella terra di Cristo.

Il 4 gennaio Omnes si collegherà con persone in Terra Santa che parleranno del legame che abbiamo con la Bibbia e del suo ruolo essenziale nella vita di ogni cattolico.

Non perdete l'opportunità di entrare in contatto con i nostri amici in Terra Santa durante SEEK24! Vi aspettiamo allo stand #1816 dal 2 al 4 gennaio a mezzogiorno.

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Mondo

Voci dalla Terra Santa: testimonianze di guerra

I media internazionali hanno parlato a lungo della situazione in Terra Santa. Per comprendere meglio la complessa realtà, due donne che vivono lì, una israeliana e una musulmana, danno la loro testimonianza.

Paloma López Campos-1° gennaio 2024-Tempo di lettura: 7 minuti

È difficile capire cosa stia accadendo attualmente in Terra Santa. La complessità del contesto storico, politico e sociale si unisce all'imparzialità dei media e alla difficoltà di trovare fonti affidabili che facciano luce su ciò che sta realmente accadendo.

Spesso, la cosa migliore da fare quando si vogliono trovare informazioni è chiedere alle persone sul campo. È per questo che Omnes, in collaborazione con Voci CRETIOIn un'intervista con due donne di Terra Santa, una ebrea e l'altra musulmana, per sentire cosa sta succedendo.

La testimonianza da parte israeliana è di Sarah Sassoon, madre ebrea, scrittrice e ricercatrice presso la Bar Ilan University. Da parte musulmana, Omnes ha parlato con Ranin Jojas, una donna araba che lavora nel marketing e nella creazione di contenuti, dopo aver trascorso anni come insegnante all'istituto Polis.

Il dialogo con le due donne si è concentrato sugli eventi attuali in Terra Santa, sull'approccio dei media e sulle lezioni che la società può trarre dopo la guerra.

Inizio e presente del conflitto

Sarah Sassoon, madre israeliana, scrittrice e ricercatrice

Sabato 7 ottobre Hamas ha lanciato un attacco a sorpresa contro Israele. Uomini armati hanno sparato sulla popolazione israeliana, mentre migliaia di razzi sono caduti sulla popolazione. La risposta di Israele è stata quasi immediata e l'esercito ha bombardato la Striscia di Gaza. Benjamin Netanyahu ha poi comunicato che Israele era in guerra. Due giorni dopo, Gaza era sottoposta a un pesante assedio, scatenando una crisi umanitaria che ancora oggi colpisce più di due milioni di persone. 

Alla domanda sull'inizio dei combattimenti, Sarah Sassoon ha riassunto l'accaduto spiegando che "Israele è stato attaccato durante la festività ebraica di 'Simchat Torah', sabato 7 ottobre, da un esercito di 2.500-3.000 terroristi di Hamas". Quel giorno, ha proseguito Sassoon, gli aggressori "hanno ucciso 1.200 persone, ne hanno rapite 240 e hanno ferito più di 4.500 israeliani".

All'indomani del 7 ottobre, Ranin Jojas descrive la situazione attuale come "frustrante, deprimente e piena di confusione", tanto che Gerusalemme è diventata "complicata, complessa e imprevedibile". La città è ora "una zona grigia in cui i palestinesi non sanno se torneranno a casa ogni giorno o meno".

Ranin Jojas, creatore di contenuti e marketer arabo

Nelle strade di Gerusalemme, "la situazione quotidiana è la caduta dei missili" e "i funerali dei soldati che muoiono ogni giorno", racconta Sarah Sassoon. Nonostante tutto, sottolinea la donna israeliana, "i bambini vanno a scuola e cerchiamo di mantenere le cose il più normali possibile". Alla fine, ciò che gli abitanti della città cercano di fare è "nascondere il nostro dolore. Cerchiamo di fare buon viso a cattivo gioco. Ci rifiutiamo di essere vittime, quindi cerchiamo di mantenere una sorta di routine con molto volontariato, visitando le case in lutto e sostenendo i nostri vicini e amici che sono in difficoltà".

Qualcosa di simile viene espresso da Jojas, che dice che "la routine non è più veramente routine". L'unica cosa che possono considerare di routine è "l'enorme numero di feriti e di morti". È una situazione che "sta causando enormi danni alla salute mentale di ognuno di noi. Siamo troppo esposti ai massacri in diretta".

Domande al mondo esterno

Dallo scoppio del conflitto, i media internazionali hanno seguito i passi compiuti da ciascuna parte. A loro volta, i governi di tutto il mondo hanno preso posizione, provocando tensioni in un contesto diplomatico già indebolito dalla guerra in Ucraina. Alcuni hanno manifestato apertamente il loro sostegno, mentre altri lo negano nonostante le risorse finanziarie. Tuttavia, i blocchi appaiono relativamente chiari.

Tra i paesi che sostengono Israele sono Stati Uniti, Portogallo, Inghilterra, Norvegia e Australia. D'altra parte, Palestina ha il sostegno di Stati come Cile, Iran, Afghanistan, Algeria e Venezuela.

Sia Ranin che Sarah ammettono di avere dubbi sulla reazione internazionale. L'ex insegnante di scuola superiore ritiene che "la domanda più impegnativa è come mai tutti i diritti umani, il diritto internazionale e le Nazioni Unite 'improvvisamente' non riescono ad attuare la protezione dei palestinesi né a incriminare Israele per i suoi crimini di guerra".

Da parte sua, la madre israeliana ritiene che Israele e le sue azioni siano criticate "duramente". Ritiene che "i fatti vengano ignorati", che "l'antisemitismo sia aumentato e che la gente protesti liberamente invocando la morte di Israele e degli ebrei". In questo contesto, Sarah Sassoon si chiede: "dove possono vivere gli ebrei in sicurezza? Perché Israele viene attaccato per essersi difeso da ulteriori attacchi come quello del 7 ottobre? Perché la gente non si arrabbia con Hamas e il modo in cui usa il suo popolo come scudo umano?

I media

Entrambe le donne ritengono che i media internazionali non forniscano un quadro completo del conflitto. La ricercatrice israeliana ritiene che "i media internazionali trascurino la storia più ampia del Medio Oriente". Rifacendosi alle teorie di professori come Gad Saad, spiega che "se il problema fosse la terra, questo conflitto sarebbe stato risolto dal Piano di spartizione delle Nazioni Unite nel 1947. Ma l'obiettivo dichiarato di Hamas è cancellare Israele dalla carta geografica". Affinché i media facciano realmente luce sulla situazione, ritiene che debbano "guardare alle questioni più ampie e ai problemi più profondi della 'jihad', piuttosto che creare una storia binaria in cui Israele è il forte aggressore e Hamas è il combattente per la libertà".

Sassoon sottolinea anche che non tutti i musulmani vedono ciò che sta accadendo con gli stessi occhi e non tutti sono d'accordo con l'attacco del 7 ottobre. "Infatti, il Consiglio mondiale degli imam nella prima settimana di guerra ha emesso una fatwa contro Hamas e chiunque lo sostenga, e il principe ereditario del Bahrein ha apertamente condannato Hamas.

Da parte sua, Ranin Jojas ritiene che "la visione dei media internazionali è assolutamente distorta verso la narrazione di Israele, senza alcuna considerazione per la narrazione del popolo palestinese". Sostiene che al popolo, a tutti, dovrebbe essere data voce attraverso i media. Tuttavia, secondo lui, in tutto ciò che riguarda il conflitto israelo-palestinese, "i media internazionali sono la voce del governo israeliano". Non solo, ma nascondono le informazioni, dando una prospettiva distorta, poiché i media "non tengono conto della vita quotidiana nelle città fuori Gaza".

Luci di speranza

Nonostante la natura terribile del conflitto, Ranin Jojas e Sarah Sassoon rimangono fiduciosi. La creatrice di contenuti arabi ritiene che ci sarà speranza finché "i palestinesi continueranno a credere prima nei loro diritti e poi nell'avere una propria voce nel mondo". Inoltre, ritiene importante che "il mondo decida di parlare come ha fatto con l'Ucraina".

D'altra parte, la scrittrice israeliana non solo spera nella fine del conflitto, ma anche in "un Medio Oriente vibrante e libero che sfrutti la ricchezza culturale, la conoscenza e la bellezza che questa parte del mondo ha da offrire". L'autrice ritiene che "in questo sogno ci siano più amore e creatività che odio e distruzione" e che questa sia un'idea condivisa sia dagli israeliani che dagli arabi.

Tuttavia, Sassoon ritiene che per realizzare questo sogno sia necessaria "l'accettazione dello Stato ebraico da parte degli arabi del Medio Oriente". Un obiettivo che, nonostante le difficoltà, ha trovato riscontro nella realtà degli ultimi anni, visto che gli ebrei convivono in Israele "con due milioni di arabi, molti dei quali in modo pacifico e su un piano di parità".

Lezioni per il futuro

Guardando al futuro, sia la donna musulmana che la madre ebrea credono che ci sia spazio per imparare dal conflitto. Entrambe credono che le generazioni future, e la società di oggi nel suo complesso, possano trarre importanti lezioni dal caos. Entrambe invitano al buon senso, a non lasciarsi influenzare da pregiudizi o da opinioni imparziali.

Ranin Jojas vuole che quanto sta accadendo incoraggi tutti a "istruirsi, ad avere uno spazio per l'umanità, a dubitare delle proprie risorse precedenti e a fare le proprie ricerche, e a trovare il coraggio di parlare, discutere e dibattere".

Sarah Sassoon dice che vorrebbe "che la società imparasse a usare il suo cuore con saggezza". In breve, dice: "Voglio che sosteniamo la coesistenza, l'amore e la gioia, non l'odio".

Guerra d'informazione

La guerra israelo-palestinese è ancora in corso. È difficile stimare i danni che sta causando, poiché nessuna delle due parti fornisce informazioni in modo trasparente. Tuttavia, si stima che il blocco di Hamas abbia più di 14.000 vittime, 36.000 feriti e 7.000 dispersi nella sola Striscia di Gaza. Da parte israeliana, il bilancio delle vittime sembra essere di oltre milleduecento, settemiladuecento feriti e oltre duecento rapiti.

Inoltre, anche molti cittadini stranieri sono morti durante il conflitto. Soprattutto nei primi giorni, diversi Paesi hanno denunciato la morte, il rapimento o la scomparsa di persone che si trovavano in quel momento in Terra Santa. Dagli Stati Uniti, alla Thailandia, alla Spagna, all'Irlanda, alle Filippine, i governi di tutto il mondo hanno alzato la voce per la morte dei loro cittadini.

La situazione è diventata così drammatica alla fine di novembre che i combattenti hanno dovuto accettare una tregua temporanea per consentire l'accesso a forniture mediche e alimentari. Durante la tregua sono stati liberati anche gli ostaggi israeliani e palestinesi.

La realtà di ciò che sta accadendo in Terra Santa è difficile da vedere. Molte voci denunciano la manipolazione dei media da parte dei combattenti, così come la morte di diversi giornalisti che erano sul posto a coprire gli eventi.

Il nucleo

Nelle testimonianze di Ranin e Sarah si sentono voci dalla Terra Santa. Sono voci coinvolte in un conflitto che mescola il religioso con il politico, lo storico con il sociale. Tuttavia, entrambe le testimonianze sottolineano che in Terra Santa si parla di persone, di soldati caduti, di bambini feriti e di famiglie separate.

Ciò che sta accadendo, al di là della distruzione di un territorio, riguarda migliaia di persone, ed è su questo che ci si deve concentrare. Questo è ciò che chiedono migliaia di organizzazioni internazionali che cercano di alleviare i duri effetti dei combattimenti. A loro si uniscono molti membri di diverse confessioni religiose, tra cui il Papa, che ha chiesto la pace fin dall'inizio del conflitto.

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Stati Uniti

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Omnes-1° gennaio 2024-Tempo di lettura: < 1 minuto

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Risorse

Il celibato e il congresso SEEK-USA, nel numero di gennaio della rivista Omnes

La rivista cartacea Omnes di gennaio 2024 approfondisce il tema del celibato con autori competenti e note sull'insegnamento dei Papi e sulla Tradizione della Chiesa. Si parla anche della conferenza SEEK, un evento cattolico con migliaia di giovani negli USA a gennaio, dei dieci anni di Papa Francesco e del Forum Omnes sul pensiero di Ratzinger.

Francisco Otamendi-1° gennaio 2024-Tempo di lettura: 2 minuti

Uno dei temi che spesso suscita maggiore interesse nella Chiesa cattolica è il celibato, che la rivista Omnes affronta nel dossier di gennaio 2024 con i contributi di autori esperti e competenti, le argomentazioni addotte e l'insegnamento dei Papi recenti e della Tradizione della Chiesa.

Il dossier tiene conto del fatto che la forma celibataria della vocazione cristiana non è esclusiva del sacerdozio, ma accompagna anche la vita consacrata e il cammino vocazionale di molti laici. 

La "relazione di sintesi" sulla prima fase romana del recente Sinodo universale sulla sinodalità ha identificato il celibato sacerdotale come una delle "questioni da affrontare". Questo numero di Omnes intende contribuire a questo studio più approfondito e raccoglie articoli che lo affrontano da diverse prospettive.

Congresso SEEK con i giovani del Missouri

SEEK è uno dei più grandi eventi cattolici degli Stati Uniti. Ogni anno, migliaia di giovani si riuniscono per diversi giorni per promuovere l'intimità con Cristo e crescere in comunità con tutta la Chiesa.

Brock Martin, membro di FOCUS e direttore regionale dell'evangelizzazione, ha illustrato a Omnes i parametri principali del congresso, che si terrà dall'1 al 5 gennaio a St Louis, nel Missouri (USA). Si prevede che la partecipazione di quest'anno supererà la cifra del 2023 di oltre 19.000 persone.

Al congresso dello scorso anno hanno partecipato 1.000 parrocchie, più di 500 sacerdoti e 24 vescovi, con la partecipazione di 386 campus universitari.

Il decimo anno di Papa Francesco in 12 passi

Dodici stampe per 10 anni di Papa Francesco è un altro dei temi di Omnes di gennaio. 87 anni di età, 54 anni di sacerdozio, 10 anni di pontificato. Gli ultimi dodici mesi di pontefice sono stati segnati da vari viaggi internazionali, tra cui la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona, o la visita a due Paesi africani (RD Congo e Sud Sudan), all'Ungheria e alla Mongolia. Accanto a questi, la prima fase romana del Sinodo sulla sinodalità, e nuovi documenti, come l'enciclica Laudato si'.

L'edizione contiene anche una sintesi delle catechesi del Papa sulla passione per la evangelizzazioneHa dedicato 29 audizioni generali a questo tema nel 2023.

Il pensiero di Ratzinger

Nel mese di dicembre si è svolto un Forum Omnes con la partecipazione del professor Pablo Blanco, esperto del pensiero di Benedetto XVI e insignito del premio "Omnes". Premio Ratzinger 2023 dalla Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Il tema era Ragione e fedecon un'analisi speciale del discorso di Regensburg. 

Nel numero di gennaio di Omnes troverete un'ampia recensione del Forum, il cui colloquio è stato moderato da Juan Manuel Burgos, presidente dell'Associazione spagnola del Personalismo, e un'intervista al professor Pablo Blanco.

Sant'Agostino, Teilhard de Chardin, l'intelligenza artificiale...

Tra gli altri argomenti, i lettori troveranno in questo numero Sant'Agostino d'Ippona, l'analisi di Juan Luis Lorda sul pensatore gesuita francese Teilhard de Chardin, le sfide attuali legate all'Intelligenza Artificiale, il lavoro del sacerdote britannico Peter Walters nell'assistenza ai bambini delle strade di Medellín (Colombia) ed Eugenio d'Ors.

Il contenuto di questo rivista è disponibile per gli abbonati a Omnes. Il numero di gennaio 2024 di Omnes è ora disponibile in formato digitale per gli abbonati a Omnes. Nei prossimi giorni verrà recapitato anche all'indirizzo abituale di chi ha questo tipo di abbonamento. abbonamento.

L'autoreFrancisco Otamendi

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Ecologia integrale

Pamela Godoy: una passione per la promozione e la difesa della vita

Pamela Godoy si definisce "una figlia di Dio viziata". Questa guatemalteca amante della vita e della famiglia combina il suo lavoro professionale con la formazione in materia di famiglia e vita e l'azione in difesa dei non nati e dei più vulnerabili.

Juan Carlos Vasconez-1° gennaio 2024-Tempo di lettura: 3 minuti

Pamela Godoy si definisce "una figlia di Dio viziata". Questa guatemalteca amante della vita e della famiglia unisce il suo lavoro professionale con la sua formazione in famiglia e la vita e l'azione in difesa dei non nati e dei più vulnerabili. Cresciuta in una famiglia di forti convinzioni, la sua fede è una forza trainante per i suoi numerosi compiti.

Quando le si chiede della sua vita e dei suoi studi, Pamela sottolinea che ha conseguito una laurea in Ingegneria aziendale, nella quale si è laureata "Magna Cum Laude" presso l'Universidad Francisco Marroquín in Guatemala nel 2014. Ha inoltre conseguito un diploma post-laurea in Commercio Internazionale (2016) e un Master in Ingegneria e Gestione dell'Innovazione (2019) presso l'Universidade Federal do ABC di San Paolo, in Brasile. Nel corso della sua vita lavorativa ha ricoperto posizioni in aziende multinazionali come Colombina, Procter & Gamble e United Way Guatemala. Attualmente lavora come Go-to-Market Manager, nell'acceleratore aziendale di una multinazionale del cemento, Progreso X. 

Il suo desiderio di fare qualcosa di più, soprattutto nel campo della promozione e della difesa della vita e del matrimonio, l'ha portata a conseguire nel 2019 il Diploma in Cultura della Vita dell'Istituto Internazionale Insieme per la Vita (Juvid) nella classe XXI. È membro di Juvid dalla fine del 2019 e negli ultimi 3 anni è stata la coordinatrice di questo corso di diploma. Inoltre, ha studiato il Diploma in Pastorale Familiare presso l'Università Cattolica Giovanni Paolo II di Managua e il Corso completo Pro-Life presso l'Accademia Ispano-Americana di Politica e Cultura. 

La vostra vita nella fede 

Pamela sottolinea di essere nata in una casa cattolica: "Sono stata battezzata il 25 febbraio 1990 nella parrocchia di San Antonio María Claret in Guatemala, e i miei padrini erano i miei zii Plinio Eduardo e Ana Lucrecia Cortés Urioste. Lì, il 12 settembre 1999, ho ricevuto per la prima volta la Santa Eucaristia nella mia Prima Comunione".

La sua vita di fede è stata legata, nella prima giovinezza, alla parrocchia di San Cayetano a Città del Guatemala. Nel 2002 ha saputo dell'esistenza di un gruppo giovanile, Mi Aventura con Cristo, in questa parrocchia e ha iniziato a frequentarlo. Lì, racconta, "sono stata animada [membro/partecipante] per due anni e nel 2004 mi hanno nominato animadora [leader]. Sono stata consigliera [coordinatrice] per la seconda tappa (Avventura II: 13-17 anni). Quando frequentavo il quarto Magisterio (quarto anno di scuola secondaria), molti dei miei amici erano cresimati. Tuttavia, non ero sicuro di compiere un passo così importante e decisivo. Nel Quinto Magisterio mi sono finalmente decisa e ho cercato un luogo in cui potessi davvero conoscere meglio Dio e fare un'esperienza più ravvicinata con Lui.

Questa ricerca l'ha portata al gruppo dei cresimandi del Santuario di Maria Ausiliatrice a Città del Guatemala e "la mia esperienza nel gruppo è stata così positiva che ho deciso di fare lo stesso per altri giovani e per questo sono stata catechista della cresima per tre anni". Da 17 anni Pamela partecipa anche, come membro dell'équipe di animazione, a un ritiro sul tema dell'Esodo per i diplomati della Scuola belga. In uno di questi ritiri ha assistito alla testimonianza di Gianna Jessen, sopravvissuta a un aborto salino, che le ha cambiato la vita: "Dio ha piantato il seme della passione per promuovere e difendere la vita fin dal concepimento". 

A favore della vita 

Pamela ha iniziato a partecipare ad azioni pro-vita fin dal concepimento e nel 2019 ha organizzato una campagna di 7 Giorni per la Vita a Santo André, a San Paolo, in Brasile. Al suo ritorno in Guatemala, ha conosciuto la responsabile dei 40 Giorni per la Vita e si è unita alle veglie pacifiche che si tengono due volte l'anno, pregando per i bambini non nati o a rischio di aborto. Allo stesso tempo, ricorda, "ho saputo da un amico del Diploma in Cultura della Vita di Juvid, dove sono stata formata su questo tema e su molti altri (eutanasia, ideologia di genere, femminismo, tra gli altri). È stato a Juvid che ho riscoperto il cattolicesimo e mi sono innamorata della ricchezza della nostra Chiesa! 

L'eredità che vorrei lasciare 

Pamela dice: "È interessante pensare a come si vuole trascendere. Penso che vorrei lasciare la mia eredità lungo tre direttrici: primo, mi piacerebbe (molto umilmente) che le persone che mi hanno incontrato abbiano potuto sperimentare Dio attraverso di me, in un sorriso, un abbraccio, una parola o uno sguardo. In secondo luogo, essere in grado di avere un impatto su molte persone attraverso l'istruzione. Infine, vorrei che molte persone conoscessero la verità di ciò che sta accadendo nel nostro tempo riguardo agli attacchi alla vita e alla famiglia. Siamo chiamati a essere i santi del nostro tempo!

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Vaticano

La presenza di Benedetto XVI in Vaticano

Rapporti di Roma-31 dicembre 2023-Tempo di lettura: < 1 minuto
rapporti di roma88

A un anno dalla morte di Joseph Ratzinger, la figura e il ricordo del Papa tedesco sono ancora molto presenti nella Santa Sede.

Tra i momenti più importanti del 2023 riguardanti Benedetto XVI, sono stati evidenziati i seguenti premi La Fondazione Ratzinger organizza gli eventi annuali della Fondazione Ratzinger, che portano il suo nome. 


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Un anno senza Benedetto XVI

Il 31 dicembre 2022 moriva Benedetto XVI, il Papa noto per la sua profondità teologica e la sua sensibilità musicale e artistica. A un anno dalla sua scomparsa, la sua eredità è più viva che mai.

Maria José Atienza-31 dicembre 2023-Tempo di lettura: < 1 minuto
Vaticano

Oltre 4.000 bambini cantanti provenienti da tutto il mondo festeggiano il nuovo anno a Roma

Sono più di quattromila i giovani che, insieme ai loro direttori, organisti e accompagnatori, stanno portando gioia a Roma con il loro canto da giovedì 28 dicembre fino al 1° gennaio 2024.

Antonino Piccione-31 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Migliaia di "Pueri cantores" riempiono le strade di Roma in questi giorni. Più di cento gruppi di canto provenienti da una ventina di nazioni di quattro continenti sono riuniti nella capitale italiana per il loro Congresso Internazionale: un evento che riunisce un centinaio di cori, otto anni dopo l'ultima assemblea internazionale. 

La maggior parte di loro ha un'età media di 14 anni, ma ci sono cantori di 7/8 anni e anche di circa 25 anni. La nazione con il maggior numero di cori presenti - secondo il quotidiano italiano Avvenire - è la Germania (21), appena davanti agli Stati Uniti, giunti in Italia con 19 cori. Al terzo posto per numero di gruppi presenti c'è la Francia, con 12, mentre l'Italia sarà rappresentata da nove cori.

Il motto scelto per l'incontro è "Et in Terra pax" (E pace in Terra), proprio per perseguire l'obiettivo non solo di tenere concerti, ma anche di vedere questi giovani come ambasciatori di pace, grazie all'incontro e alla valorizzazione di culture e forme espressive diverse.

Venerdì 29, i quattromila coristi si distribuiscono tra le 15 chiese del centro di Roma per partecipare alla celebrazione della Messa. Dalle 12.30 alle 18.30, a Santa Maria in Trastevere, in collaborazione con la Comunità di Sant'Egidio, i puericantores offriranno preghiere per la pace, che cercheranno di diffondere, unendo fede e musica.  

La sera di venerdì 29 era previsto un doppio evento: nella Basilica di Sant'Andrea della Valle, un concerto dal titolo "I colori dei Pueri Cantores", con la partecipazione di nove cori di diverse nazionalità, mentre nella Basilica dei Santi XII Apostoli si è tenuto un Concerto di Gala, con la partecipazione di quattro dei migliori cori appartenenti alla Federazione Internazionale (FIPC).

Ha le sue origini nella Schola cantorum dei Petits Chanteurs à la Croix de Bois fondata a Parigi, in Francia, da due studenti di musica, Paul Berthier e Pierre Martin, a seguito del motu proprio Tra le sollecitudini (1903) di San Pio X, che mirava al rinnovamento della musica sacra nelle funzioni di culto e con il quale il Pontefice intendeva offrire alla Chiesa delle linee guida nel settore liturgico presentandole "quasi come un codice giuridico della musica sacra".

Storia dei Pueri Cantores

Nel 1921, la Schola si unisce alla Cantoria di Belleville. Nel 1931 inizia un periodo di viaggi per diffondere gli ideali dei Petits chanteurs à la Croix de Bois in tutto il mondo.

Nel 1944 si formò la prima federazione dei Pueri Cantores che, nel 1947, fu riconosciuta ufficialmente come movimento di Azione Cattolica dall'Assemblea dei Cardinali e degli Arcivescovi di Francia.

Nel 1951, a seguito del terzo Congresso internazionale di Roma, la Santa Sede approvò i primi statuti della Federazione.

Il 31 gennaio 1996, il Pontificio Consiglio per i Laici ha decretato il riconoscimento della Foederatio Internationalis Pueri Cantores come associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio.

Il Foederatio Internationalis Pueri Cantores opera per la promozione del canto liturgico, dal gregoriano alla polifonia classica e moderna, compresa la musica contemporanea, composta secondo le norme ecclesiastiche dei vari Paesi; per la formazione spirituale, intellettuale, musicale ed estetica di direttori e giovani cantanti; per la comprensione, l'amicizia e l'aiuto reciproco tra i suoi membri.

Nel perseguire i suoi obiettivi, la FIPC, facendo sperimentare ai bambini la gioia di servire Dio attraverso il canto liturgico, offre loro un percorso di educazione alla fede e alla pratica delle virtù umane.

La FIPC conta 32 federazioni, tra cui 11 corrispondenti, ed è presente in 24 Paesi: Africa (4), Asia (1), Europa (15), Nord America (2), Medio Oriente (1), Sud America (1).

Sabato 30 dicembre questi bambini hanno tenuto tre concerti di Natale in tre diverse chiese di Roma: San Paolo fuori le Mura, San Giovanni in Laterano e Sant'Andrea della Valle. 

Domenica 31, i cori saranno presenti in diverse parrocchie di Roma per la messa delle 10. Il Congresso internazionale culmina con la partecipazione, il 1° gennaio, alla messa che Papa Francesco celebrerà nella Basilica di San Pietro in occasione della Giornata mondiale della pace.

L'autoreAntonino Piccione

Vaticano

La Sacra Famiglia e gli applausi per Benedetto XVI riempiono San Pietro

In questa ultima domenica dell'anno la Chiesa celebra la festa della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Dio è venuto ad abitare nelle nostre vite e a salvarci in una famiglia. Difendiamo e sosteniamo la famiglia, ha detto il Papa, dopo aver incoraggiato i fedeli ad applaudire Benedetto XVI, morto oggi un anno fa. Che "ci benedica e ci accompagni dal cielo".

Francisco Otamendi-31 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Nella Domenica della Sacra Famiglia, ultimo giorno del 2023, la Chiesa ha reso omaggio a Benedetto XVI nel primo anniversario della sua morte. 

Dopo la sua breve meditazione intorno alla famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, e la preghiera dell'Angelus, il Papa ha ricordato che il 31 dicembre scorso Benedetto XVI ha concluso il suo viaggio terreno, "dopo aver servito la Chiesa con amore e saggezza. Sentiamo tanto affetto, tanta gratitudine, tanta ammirazione per lui. Che ci benedica e ci accompagni dal cielo". 

Ha poi chiesto un applauso per il suo predecessoreHa invitato tutti i fedeli a unirsi all'applauso nella stessa Piazza San Pietro.

Difendere e sostenere la famiglia

Prima del tributo a Benedetto XVINel contesto della festa odierna, la Chiesa ha inviato un appello attraverso il Romano Pontefice: "Un saluto particolare ai famiglie e quelli collegati dai media. Non dimentichiamo che la famiglia è la cellula fondamentale della società. Deve essere difesa e sostenuta in ogni momento. 

La meditazione è iniziata ricordando la profezia ricevuta da Maria: "Una spada ti trafiggerà l'anima", per sottolineare che "arrivano nella povertà e se ne vanno pieni di sofferenza". È sorprendente: come è possibile che la Famiglia di Gesù, l'unica famiglia della storia che può vantare la presenza di Dio nella carne, invece di essere ricca, sia povera! Invece di essere sollevata, sembra essere ostacolata! Invece di essere libera dalla fatica, è immersa in grandi dolori".

Un piccolo bambino nel grembo di una donna

L'arrivo di Gesù in questo mondo, "nel grembo di una famiglia, quella di Maria e Giuseppe, una famiglia povera, significa qualcosa di molto bello: Dio, che spesso immaginiamo al di là dei problemi, anche se utile per eliminarli dalla nostra vita, è venuto a vivere la nostra vita con i suoi problemi", ha evidenziato il Papa, sottolineando che Dio "ci ha salvato in questo modo, abitando in mezzo a noi: Non è venuto come un adulto, ma come un piccolo bambino nel grembo di una donna; ha vissuto in una famiglia, figlio di una madre e di un padre; lì ha trascorso la maggior parte del suo tempo, crescendo, imparando, in una vita fatta di quotidianità, nascondimento e silenzio". 

Non siete soli!

Gesù viene a dire ai famiglieSe avete difficoltà, so come vi sentite, l'ho vissuto: l'abbiamo vissuto io, mia madre e mio padre, per dire anche alla vostra famiglia: non siete soli!

Maria e Giuseppe "si stupirono delle cose che dicevano di Gesù". La capacità di stupirsi può essere un segreto per andare d'accordo in famiglia. Sapersi stupire soprattutto di Dio". Come? "Vivendo semplici momenti di preghiera in casa, insieme, come se lo invitassimo a stare in mezzo a noi, e lasciandoci così rigenerare dalla pace e dall'amore che solo Lui può dare. Ma è bene anche sapersi stupire del proprio coniuge, per esempio prendendolo per mano e guardandolo negli occhi la sera per qualche istante, con tenerezza". 

Il miracolo della vita

"E poi meravigliarsi del miracolo della vita, dei bambini, che trovano il tempo di giocare con loro e di ascoltarli, che trovano il tempo di giocare e di camminare con i loro figli. E meravigliarsi della saggezza e della serenità dei nonni, che riportano la vita alle origini. E infine, meravigliarsi della propria storia d'amore, in cui Dio crede, anche quando ci sembra che prevalgano gli aspetti negativi".

Al termine della meditazione, ha chiesto a "Maria, Regina della famiglia, di aiutarci a sorprenderci ogni giorno del bene e a saperlo vedere nei volti di chi ci circonda".

Nigeria, Ucraina, Terra Santa, Sudan...

Nel suo discorso conclusivo, Francesco ha pregato per la liberazione di Dio dagli orrori della violenza in Nigeria e ha ricordato di continuare a pregare per chi è nel bisogno. popoli che soffrono per la guerraIl popolo ucraino, il popolo di Israele e della Palestina, il popolo sudanese e tanti altri", così come i Rohingya.

L'autoreFrancisco Otamendi

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Riavvio

Anche noi persone abbiamo bisogno di riavviare noi stessi di tanto in tanto, e questo ultimo giorno dell'anno è un'ottima occasione. Perché tutti noi abbiamo commesso errori che hanno portato a piccole o grandi crepe nel sistema.

31 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

A chi non è mai capitato? Dopo aver sopportato per ore una velocità di Internet insopportabilmente bassa, dopo aver dato la colpa alla compagnia telefonica, all'ultimo membro della famiglia che ha toccato il dispositivo e al commesso del negozio che me lo ha venduto, chiamo il servizio tecnico, ma dall'altro capo del telefono nessuno risponde come si vorrebbe.

Si vorrebbe che un ingegnere delle telecomunicazioni o un esperto di cybersicurezza si scusasse per un crollo della rete a livello mondiale o che vi aiutasse a riconfigurare il protocollo TCP/IP sul computer che il bambino ha mal configurato o, se non altro, che vi spiegasse che il produttore del vostro dispositivo ha segnalato un difetto di fabbricazione in quel modello che ha causato un notevole calo della velocità di navigazione. Ma no. Invece, un tipico callcenterDopo i soliti discorsi sulla protezione dei dati, sul fatto che la chiamata può essere registrata e che alla fine gli do un nove nella valutazione, mi dà una soluzione al problema:

-Avete provato a riavviare il router?

-Scusa, forse non ho sentito bene. Riavviare il router? Tutto qui?

-Non preoccupatevi, ci vorrà solo un minuto. Anzi, lo riavvierò io stesso da qui.

Mentre ascolto l'operatore digitare, ancora stupito, gli chiedo:

-Ma non si tratta piuttosto di un guasto apocalittico globale? Non hai controllato se c'è stata una tempesta solare che ha avuto un impatto sul campo elettromagnetico terrestre e che ha colpito tutti i dispositivi elettronici del mondo? Sei sicuro che non si tratti di un problema con il mio indirizzo IP o di qualche interferenza nella mia rete wifi?

E proprio quando finisco di pronunciare il "fi" per wifi o il "fai" per "waifai", come dicono i nostri amici di lingua spagnola, il computer improvvisamente recupera tutti i suoi processi e inizia a correre come Usain Bolt ai campionati mondiali di Berlino 2009.

-È di nuovo in linea, signore? -L'operatore continua: "Ha bisogno di qualcos'altro? Non dimentichi di dare il massimo dei voti al mio servizio se le sono stato utile, bla, bla, bla...".

Umiliato, abbattuto, abbattuto, depresso, depresso da una soluzione così facile al mio grande problema, saluto il simpatico ragazzo, ascolto la locuzione score, dico "nove" ad alta voce, ripeto "nove" con una dizione migliore perché la macchina non mi ha capito bene la prima volta, e riattacco.

È difficile credere che un problema così grande come quello che avevo in mente possa avere una soluzione così semplice. Spegnere e riaccendere qualsiasi dispositivo elettronico risolve il 99% dei guasti. Si racconta la barzelletta secondo cui, alla fine di una laurea in ingegneria informatica, un professore riunisce tutti gli studenti e rivela il grande segreto: "e il riassunto, signore e signori, di ciò che avete imparato in tutti questi anni è: riavviare".

Non c'è nulla di magico in questo trucco di ogni buon informatico. Quando si riavvia, i microprocessori dimenticano i comandi di errore ricevuti, li ricaricano e fanno funzionare di nuovo tutto, dalla lavatrice alla smart TV, dal microonde al cellulare, come se nulla fosse successo, dopo ore di disperazione dell'utente. Il riavvio ci evita costose riparazioni ed è così semplice! Ma, che ci crediate o no, a volte ce ne dimentichiamo e ci vogliono gli esperti per ricordarcelo.

Anche noi persone abbiamo bisogno di riavviare noi stessi di tanto in tanto, e questo ultimo giorno dell'anno è un'ottima occasione. Perché tutti noi abbiamo commesso errori che hanno portato a piccole o grandi crepe nel sistema. Ci sono processi che non funzionano più bene con certe persone e anelli in cui ci siamo infilati e da cui non riusciamo a uscire. Perché i fallimenti lasciano il segno e ci impediscono di andare avanti normalmente. Per questo è importante riconoscere i nostri errori e chiedere scusa.

Non parlo di chiedere perdono a Dio, che pure è vero, ma alle persone che ci circondano e che abbiamo ferito in un modo o nell'altro. Chiedere perdono non ci rende più piccoli, ma più grandi, perché la saggezza di conoscere se stessi e i propri errori non è alla portata di tutti. È comune credere che siano gli altri a sbagliare e incolpare gli altri per ciò che ci accade.

Così, all'inizio del 2024, colgo l'occasione per scusarmi con te, caro lettore, se ti ho offeso in qualche modo con le mie parole. Mi scuso per non essere stato più incisivo nella denuncia delle ingiustizie, per aver girato intorno a questioni su cui avrei dovuto essere più attivo, per non aver difeso a sufficienza i deboli, per essermi cercato e per essere stato vile, sicofante, arrogante, vanitoso, compiacente, iniquo, ingenuo... Aggiungete tutti gli aggettivi negativi che ritenete opportuni, perché sono sicuramente veri, e perdonatemi per questo. Cercherò di fare meglio nel nuovo anno, con il vostro aiuto. Questo è il mio proposito per il nuovo anno.

E se anche voi volete iniziare il 2024 con il piede giusto e a tutta velocità, riavviate. E non dimenticate di darmi un nove come voto alla fine della voce fuori campo.

L'autoreAntonio Moreno

Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.

Vaticano

L'eredità sempre viva di Benedetto XVI

La morte di Benedetto XVI nel 2022 non ha fermato il suo impatto sul mondo e sulla Chiesa. Per tutto il 2023, la testimonianza intellettuale e spirituale del Papa tedesco ha continuato a illuminare tutti.

Paloma López Campos-31 dicembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Il 31 dicembre 2022 il mondo ha ricevuto una notizia sconvolgente. Il Papa emerito Benedetto XVI è morto l'ultimo giorno dell'anno. Pochi giorni prima, Papa Francesco aveva chiesto di pregare per il suo predecessore, che risiedeva nel monastero Mater Ecclesiae.

La morte non ha fermato l'impatto di Benedetto XVI sul mondo e sulla Chiesa. Per tutto il 2023, la testimonianza intellettuale e spirituale del Papa tedesco ha continuato a illuminare tutti. Dalle sue opere come "Gesù di Nazareth", ai suoi viaggi in tutto il mondo (ha compiuto 24 viaggi apostolici durante il suo pontificato), ai suoi discorsi, Benedetto XVI ha lasciato un'eredità molto completa e profonda per tutti i cattolici.

Omelie di Benedetto XVI

I pensieri del Papa emerito sono ancora in attesa di essere pubblicati. Secondo il portale "Catholic News Service", nel 2024 sarà pubblicato un volume di circa 130 omelie di Benedetto XVI. Alcune di esse sono state pronunciate mentre era Papa, ma la maggior parte sono sermoni privati pronunciati dopo il suo ritiro.

Sebbene non sia ancora nota la data di pubblicazione, è già possibile leggere un'anteprima del contenuto. All'inizio di dicembre, sia "L'Osservatore Romano" che "Die Welt" hanno pubblicato un'omelia in cui Benedetto XVI si concentra sulla figura di San Giuseppe.

Il Premio Ratzinger

Il Papa tedesco si è sempre distinto per le sue capacità intellettuali. Non sorprende, quindi, che ogni anno il Santo Padre assegni il Premio Ratzinger a "studiosi che si sono distinti per particolari meriti nelle pubblicazioni e/o nella ricerca scientifica".

Nel 2023 hanno ricevuto il premio Pablo Blancouno dei più noti esperti di Benedetto XVI, e Francesc Torralba, teologo e filosofo spagnolo. Il giorno della cerimonia di premiazione, sia Torralba che Blanco hanno affermato che il pensiero e l'eredità di Ratzinger illumineranno la Chiesa del presente e del futuro.

Benedetto XVI e la politica

Come già detto, Benedetto ha viaggiato molto durante il suo pontificato. Se è vero che i viaggi apostolici hanno sempre un carattere essenzialmente spirituale, questo non esclude il fatto che ci siano anche esigenze sociali e culturali. politiche di preoccupazione per i Pontefici.

Uno dei viaggi più famosi del Papa emerito è stato quello in Germania nel 2006. In quell'occasione, Benedetto tenne un discorso a Ratisbona durante il quale sottolineò il rapporto tra fede e ragione, soprattutto in ambito accademico.

Poco dopo il viaggio in patria, il pontefice tedesco ha parlato ai membri delle Nazioni Unite a New York. Ha ricordato loro l'importanza di sostenere i diritti umani.

Benedetto XVI durante una messa a New York (foto OSV News / CNS file, Nancy Phelan Wiechec)

Tre encicliche

I suoi viaggi non hanno impedito a Benedetto XVI di scrivere documenti con cui nutrire la Chiesa. Ha scritto tre encicliche che sono ancora oggi oggetto di studio. La prima fu pubblicata all'inizio del suo pontificato con il titolo "...".Deus Caritas est". In essa ha voluto approfondire la capacità dell'uomo di vivere la carità, poiché è creato a immagine e somiglianza di Dio.

La seconda enciclica del papa tedesco è stata "Spe Salvi". Con essa, Ratzinger voleva incoraggiare i cattolici a vivere nella speranza, senza accontentarsi dei sostituti moderni. Due anni più tardi, il 29 giugno 2009, ha pubblicato la "Guida alla speranza".Caritas in veritate"In questa enciclica, il Papa ha sviluppato l'idea di giustizia sociale e l'importanza di mettere la persona al centro delle relazioni commerciali ed economiche.

Fede in Gesù Cristo, fiducia nella Chiesa

Forse consapevole del fatto che la Chiesa incontra sempre degli ostacoli, il Papa emerito ha voluto incoraggiare tutti nel suo testamento spirituale. Queste sue ultime parole, che possono ancora oggi incoraggiare i cattolici, dimostrano la sua fede in Cristo e quanto si fidasse della Chiesa.

Alla fine del suo testamento spirituale, dopo aver ricordato la sua famiglia e la sua patria, e dopo aver chiesto perdono per i suoi errori, Benedetto ha detto: "Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita, e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il suo corpo".

L'anima in veglia

Sarebbe un grave errore pensare che Benedetto XVI abbia smesso di servire la Chiesa il giorno del suo ritiro. Quando annunciò di non sentirsi in grado di "amministrare bene il ministero che mi è stato affidato", riferendosi alla carica di capo della Chiesa, Ratzinger si trasferì in un monastero in Vaticano. Lì non ha mai smesso di vegliare sulla "barca di San Pietro" e ha passato anni a pregare per la Chiesa.

Il Pontefice tedesco ha detto che continuerà a servire il Signore da quel luogo ritirato, con la preghiera e il sacrificio di un corpo logoro. Tutta la Chiesa ha indubbiamente beneficiato della dedizione a volte forte e dinamica, a volte orante e riflessiva dell'anima vigile di Benedetto XVI.

Papa Benedetto passeggia durante alcuni giorni di riposo sulle montagne italiane (CNS photo / L'Osservatore Romano)
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Vaticano

L'immagine del centenario di Nostra Signora alle celebrazioni con Papa Francesco

Le celebrazioni di fine e inizio anno presiedute da Papa Francesco si svolgeranno sotto lo sguardo di un antico dipinto nello stile di un'icona tardo-bizantina raffigurante la Vergine Maria.

Giovanni Tridente-31 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Le celebrazioni di fine e inizio anno presiedute dalla Papa Francesco si svolgerà sotto lo sguardo della Madonna Bambina, un antico dipinto nello stile di un'icona tardo-bizantina conservato nel Museo Santuario dell'Abbazia di Montevergine, nell'Italia meridionale, fondata nove secoli fa da San Guglielmo da Vercelli.

L'ultima celebrazione dell'anno saranno i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, che si terranno domenica nella Basilica di San Pietro, seguiti dal consueto canto del Te Deum alla presenza dei patriarchi, cardinali, arcivescovi e vescovi presenti a Roma.

Il giorno seguente, il primo dell'anno 2024, alle ore 10, Papa Francesco presiederà la Messa nella Basilica di San Pietro nella Solennità della Beata Vergine Maria e della Beata Vergine Maria. 57a Giornata mondiale della pace.

Lo speciale dipinto che accompagnerà le celebrazioni è una tempera su pannelli di legno di castagno, spessa 3,5 centimetri, alta 231 centimetri e larga 99 centimetri. È datato tra il XII e il XIII secolo da un maestro campano e fu il primo a essere venerato nel santuario. Raffigura la Vergine che allatta il Bambino. La Vergine indossa una cuffia in cui sono raccolti i capelli e una corona d'oro sul capo. Ha gli occhi fissi e indossa una tunica rossa e un manto blu con ornamenti dorati, perle e coralli.

Galaktotrophousa

È la classica rappresentazione della Madre di Dio nella ricorrente iconografia tardo-bizantina di Galaktotrophousa, la nutrice di latte, nell'atto di offrire il suo seno nudo al Bambino per nutrirlo, in una posa solenne e sacra. L'abbigliamento imperiale classico con cui è vestita la fa assomigliare a un basilisco dell'Impero Romano d'Oriente.

Ai piedi della Madonna è raffigurato un monaco vestito di bianco in adorazione; in esso si riconosce la lunga storia della comunità monastica benedettina che da nove secoli cura il Santuario dedicato alla Madonna, situato sulla cima del Monte Partenio, a circa 70 km da Napoli.

Giubileo della Vergine

L'abbazia ha deciso di portare l'antica immagine a Roma per la venerazione liturgica di Papa Francesco e dei fedeli che saranno presenti alle celebrazioni di fine e inizio anno nella Basilica di San Pietro, come omaggio e ringraziamento per la concessione da parte del Pontefice della celebrazione del "giubileo verginale", che si concluderà nella Pentecoste del 2024.

È stato il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ad aprire le celebrazioni per il 900° anniversario della fondazione dell'abbazia benedettina il 28 maggio, ricordando nell'omelia che la Madonna ci "aiuta sempre ad accettare con semplicità ciò che siamo e a mettere tutto il nostro essere - temperamento, capacità, passato, sogni... - nelle mani di Dio perché la sua salvezza si realizzi in noi e, attraverso di noi, in tutti".

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Stati Uniti

Le comunità degli Stati Uniti ricordano i senzatetto deceduti

Ogni anno la Chiesa cattolica, insieme ad altre confessioni cristiane, organizza negli Stati Uniti delle funzioni religiose il 21 o 22 dicembre per commemorare le persone che vivono o sono morte per strada.

Gonzalo Meza-30 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Nel 2023, 1.665 senzatetto sono morti nelle strade di Los Angeles, California. Questa cifra è solo una frazione delle migliaia di senzatetto che ogni anno muoiono nel Paese in condizioni di abbandono e senza fissa dimora. Fanno parte degli scartati di cui parla Papa Francesco.

Secondo l'organizzazione Homeless Deaths Count, ogni giorno muoiono almeno venti senzatetto nelle strade degli Stati Uniti. Secondo questa organizzazione, il numero di persone senza un alloggio fisso è aumentato dal 2017 di 6 %, raggiungendo più di 582 mila nel 2022. Cinque Stati rappresentano più di 50 % di questo segmento della popolazione: California, New York, Florida, Washington e Texas. 

Per non dimenticare queste vite e per sottolineare la loro dignità, ogni anno la Chiesa cattolica, insieme ad altre confessioni cristiane, organizza in tutto il Paese funzioni religiose il 21 o il 22 dicembre per commemorare le persone che vivono o sono morte per strada. Il giorno non è stato scelto a caso. Corrisponde alla notte più lunga dell'anno: il solstizio d'inverno. La notte rappresenta la sfida più importante per i senzatetto, che devono affrontare non solo le temperature inclementi, ma anche i pericoli che la notte porta con sé.

Le funzioni religiose ecumeniche organizzate in tutto il Paese contribuiscono non solo a sottolineare la dignità di ogni essere umano, ma anche a prevenire e mettere in guardia dai senzatetto. Nel 2023, circa 200 comunità hanno organizzato servizi in varie città, tra cui la capitale degli Stati Uniti, Green Bay, Madison, Orange e Los Angeles. 

L'arcidiocesi di Los Angeles ha ospitato un servizio interreligioso nella cattedrale il 21 dicembre. Alla cerimonia hanno partecipato Monsignor José H. Gomez, Arcivescovo di Los Angeles, oltre a rappresentanti e leader civili e religiosi della California meridionale. Durante la cerimonia sono state accese 1.665 candele con i nomi dei senzatetto morti nel 2023. In questa città, lontana dal glamour e dalle celebrità di Hollywood o dalle sontuose spiagge, più di 75.000 persone vivono per strada, un numero che è aumentato drasticamente dal 2022 al 2023. Questa realtà è visibile camminando o guidando lungo i viali principali, dove si possono vedere persone che vivono in tende o in ripari di fortuna fatti di cartone, plastica o ottone. 

Il fenomeno dei senzatetto negli Stati Uniti è complesso e sfaccettato. Tra le sue cause principali vi sono la mancanza di alloggi in affitto a prezzi accessibili, la scarsità di programmi governativi e la mancanza di rifugi permanenti dove i senzatetto possano recarsi. A ciò si aggiunge il fatto che molti senzatetto soffrono di dipendenze o di problemi di salute mentale e che i governi locali, municipali e statali non dispongono delle risorse umane e finanziarie necessarie per risolvere il problema.

In una delle sue rubriche per il giornale dell'arcidiocesi, "Angelus", il vescovo Gomez ha osservato: "Sono preoccupato che ci stiamo abituando a vedere questo nella nostra città. Non possiamo accettare che le strade di Los Angeles diventino residenze permanenti per i nostri vicini". Evocando Papa Francesco in Laudato Si'La terra è la nostra casa comune e tutti noi meritiamo un luogo che possiamo chiamare "casa mia". Per me, la crisi degli alloggi ci ricorda che nella creazione di Dio c'è un'ecologia della persona umana e un'ecologia dell'ambiente naturale. Dio ha fatto questa terra per essere una casa per la famiglia umana. I beni della creazione sono destinati a essere condivisi, sviluppati e utilizzati per il bene di tutti i suoi figli".

La Chiesa cattolica nel Paese, attraverso la Catholic Charities e l'Associazione San Vincenzo de' Paoli, è una delle maggiori istituzioni che aiutano le persone in difficoltà. Attraverso le sue varie strutture, queste e altre agenzie cattoliche aiutano migliaia di persone offrendo loro un riparo temporaneo, cibo e assistenza medica.

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Risorse

Ripristinare la creazione. Prefazione di Natale II

Il secondo Prefazio di questo periodo natalizio risale almeno al IX secolo ed è il risultato di una rielaborazione di un discorso sul Natale di San Leone Magno, presumibilmente composto tra il 440 e il 461.

Giovanni Zaccaria-30 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

L'intero testo di questo Prefazio di Natale è intessuto di paralleli antitetici. Essi mostrano il rapporto tra Dio e l'uomo, tra il tempo e l'eternità, tra ciò che è stato rovinato dal peccato e la restaurazione operata dal Figlio nel mistero della Dio ha fatto l'uomo.

"Qui, in huius venerándi festivitáte mystérii, invisíbilis in suis, visíbilis in nostris appáruit, et ante témpora génitus esse coepit in témpore; ut, in se érigens cuncta deiécta, in íntegrum restitúeret univérsa, et hóminem pérditum ad cæléstia regna revocáret".

Nel santo mistero che oggi celebriamo, Egli, il Verbo invisibile, è apparso visibilmente nella nostra carne per prendere su di sé l'intera creazione e risollevarla dalla sua caduta. Generato prima dei secoli, è venuto all'esistenza nel tempo, per restaurare l'universo secondo il tuo piano, o Padre, e per riportare a te l'umanità dispersa.

Prefazione di Natale II

La Prefazione si apre con uno sguardo alla celebrazione del mistero del Natale. Si nota subito il rapporto tra Liturgia e Mistero che è intessuto in ogni manifestazione liturgica. Infatti, i verbi della prima sezione del testo sono tutti al tempo perfetto ("apparuit... coepit"), ma il primo riferimento è alla solennità presente ("festivitate"). Si manifesta così la relazione tra il fatto del passato - la nascita di Cristo nella carne - e la celebrazione liturgica di questo fatto, che proprio attraverso il rito rende presente qui e ora ciò che è stato donato una volta per tutte.

L'hodie liturgico supera le barriere del tempo in Cristo. Permette anche a noi, che non siamo contemporanei di Gesù, di contemplare il Mistero per poterlo adorare ("huius venerandi mysterii").

Storia della salvezza e della nostra redenzione

Questo Mistero viene poi descritto attraverso due parallelismi molto densi e ricchi: Dio, che è essenzialmente invisibile perché è puro spirito ("invisibilis in suis"), è diventato visibile attraverso l'Incarnazione ("in nostris"); Dio, che è essenzialmente invisibile perché è puro spirito ("invisibilis in suis"), è diventato visibile attraverso l'Incarnazione ("in nostris"). FiglioIl mondo, generato nell'eternità, ha cominciato a esistere nel tempo.

Possiamo già notare qui la presenza nella filigrana del testo da Col 1, 15-20Inno paolino che riassume la storia della salvezza e della nostra redenzione.

Infatti, lo scopo dell'Incarnazione, come si evince dal testo del Prefazio, è quello di restaurare tutte le cose nella loro integrità ("in integrum restituiret universa"). Quasi a mostrare l'opera di rinnovamento dell'intero cosmo compiuta dal Redentore. E all'interno di quest'opera, che coinvolge l'universo, un posto privilegiato spetta all'essere umano caduto a causa del peccato ("hominem perditum"), che Cristo chiama a partecipare nuovamente alle dimore celesti ("ad caelestia regna revocaret").

Il divino redime tutto ciò che è umano

Tutto questo meraviglioso processo di salvezza avviene grazie al fatto che il Figlio risolleva nella sua persona tutto ciò che era crollato ("erigens cuncta deiecta"). L'immagine è proprio quella di colui che ricostruisce le rovine, e questo sottolinea di per sé che la natura divina assume tutto ciò che è umano e lo redime.

Il motivo di ringraziamento di questo Prefazio di Natale è quindi la Redenzione, sia nell'aspetto cosmico che in quello umano.

L'autoreGiovanni Zaccaria

Pontificia Università della Santa Croce (Roma)

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Evangelizzazione

Mamela Fiallo, una "controrivoluzionaria" della bellezza

Mamela Fiallo Flor è nata in Ecuador ed è alta appena un metro e mezzo. Piccola di statura ma con grandi ideali, questa insegnante di storia e di lingue e influencer usa i suoi social network per riempire il mondo di messaggi positivi sulla femminilità, sulla difesa della vita e contro la cultura dell'annullamento.

Juan Carlos Vasconez-30 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Mamela Fiallo Flor è nata a Ecuador ed è alta appena un metro e mezzo. Piccola di statura ma con grandi ideali, questa insegnante di storia e lingue e influencer usa i suoi social network, dove ha decine di migliaia di follower, per riempire il mondo di messaggi positivi sulla femminilità, sulla difesa della vita e contro la cultura dell'annullamento.

"Sono un'influencer e un'insegnante", dice Mamela, che spiega come ha iniziato la sua carriera sui social media: "Papa Francesco ci ha detto di creare problemi, e questo è certamente ciò che faccio più di tutto. Sui social media, nei media che scrivo e nei corsi di storia che insegno, cerco di scuotere gli animi e le menti per arrivare alla verità, anche se questo genera tensione perché altera la narrazione prevalente". 

Mamela è cresciuta in una famiglia un po' fredda dal punto di vista religioso, come lei stessa racconta: "Grazie a Dio, ho avuto una nonna molto pia che è sempre stata la mia guida e la donna più colta e amorevole che conoscessi. I miei genitori sono sempre stati più alternativi e il mio riemergere nella fede è avvenuto da adulta, di pari passo con la causa pro-life". 

In effetti, Mamela si è impegnata nella causa pro-vita per motivi politici più che religiosi: "Ho capito l'importanza di non dare a Cesare ciò che appartiene a Dio: il potere di dare e togliere la vita, insieme alla carità. Non volevo limitarmi a essere a favore della vita per essere contro l'aborto. Mi sono dedicata pienamente a sostenere iniziative negli orfanotrofi, negli ospedali pediatrici, a sfamare le persone in situazioni di strada e alla cosa più cruda: accompagnare i ritiri post-aborto.

Queste iniziative erano guidate da cristiani e lui si è impegnato sempre di più in questa lotta per la vita. "Più mi impegnavo in queste iniziative sociali, più venivo attaccato", ricorda. In quella lotta ha capito "che la 'battaglia' è culturale, ma la guerra è spirituale. Mi sono avvicinato alla fede e ho avuto un sostegno soprannaturale da varie persone che mi hanno guidato ad approfondire la mia formazione cattolica. 

Ora Mamela ha trovato una voce sui social media: "Con le mie pubblicazioni incoraggio gli altri ad alzare la voce di fronte alle ingiustizie e, se sono timidi, sanno che possono rivolgersi ad altri per farlo. Cerco di diffondere l'idea che dobbiamo riconoscere il nostro ruolo in questa battaglia, in base ai doni che abbiamo ricevuto. Non cercate di essere come gli altri, ma fate del vostro meglio. 

Difendere la bellezza 

Mamela è un convinto sostenitore della massima di Dostoevskij "la bellezza salverà il mondo". La concepisce come "il risorgere delle muse che risveglieranno gli eroi" e sottolinea come "in un'epoca in cui l'arte tende alla decadenza, è bello sapere che ci sono artisti che nuotano controcorrente", evidenziando valori come la sana mascolinità e la vera femminilità. Tra le sue attività c'è anche quella di conferenziere. Recentemente è stata invitata a tenere una conferenza in Brasile davanti a un pubblico importante: "Ero l'unica donna in cartellone". Davanti al suo pubblico "ho tenuto un discorso sulla femminilità come controrivoluzione ed è stato accolto molto bene. Cerco di motivare, di amare, di essere una donna e di proiettarlo all'esterno. È un atto di sana ribellione. 

Il suo lavoro non è sempre un letto di rose; riceve anche messaggi contro di lei. Quando riceve questi attacchi, Mamela confessa: "Penso a 'beati i perseguitati' e cerco, anche se non è facile, di rispondere all'odio con l'amore e con una buona dose di umorismo e di malizia. 

La positività e la gentilezza sono alcune delle caratteristiche del suo modo di agire. Mamela è molto chiara: "È un contrasto con la volgarità imperante. È importante lasciare sempre un segno positivo. Per esternare il mondo in cui vogliamo vivere e per mostrare chi sono i veri violenti. 

Tra gli aneddoti o gli eventi che ricorda di più ce ne sono alcuni davvero sorprendenti, come il giorno in cui è stata aggredita fisicamente per aver difeso una statua di Isabella la Cattolica. "È stato un punto di svolta nella mia vita", dice, "ho sperimentato in prima persona l'odio che esiste contro le nostre radici, soprattutto verso la verità che ci rende liberi. Questo a sua volta ha affermato la mia necessità di non piegarmi agli attacchi. È questo che ha rafforzato maggiormente la mia fede". 

Più di un'eredità 

Alla domanda su quale eredità vorrebbe lasciare, risponde: "Mi piacerebbe lasciare un'eredità di sangue, essendo una madre e una moglie. Sospetto che sulla mia tomba ci sarà scritto: 'Qui giace la difensore delle statue, nessuna delle quali è stata abbattuta durante la sua vita', perché ci sono stati diversi incidenti del genere. Ma, mentre in altri Paesi abbattono queste statue, nella mia città natale non lo fanno".

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Educazione

Carlos Esteban: "L'opera educativa della Chiesa merita di essere condivisa con la società".

Carlos Esteban Garcés è professore di Educazione religiosa presso il Centro Universitario La Salle e il Pontificio Istituto San Pio X. In questa intervista ci parla del congresso "La Chiesa nell'educazione", che si concluderà il 24 febbraio 2024.

Loreto Rios-29 dicembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Carlos Esteban Garcés è professore di Pedagogia della religione presso il Centro Universitario La Salle e l'Istituto Pontificio San Pío X, nonché responsabile della formazione degli insegnanti nell'arcidiocesi di Madrid. Dirige l'Observatorio de la Religión en la Escuela. Ha pubblicato diversi libri e numerosi articoli sulla presenza della religione nel sistema educativo e quest'anno ha pubblicato il suo ultimo lavoro: "La ERE en la LOMLOE", un'opera di quattro libri sul nuovo curriculum di religione e sulle chiavi della sua programmazione didattica.

Inoltre, collabora con la Commissione Episcopale per l'Educazione nell'organizzazione del Conferenza "La Chiesa nell'educazioneL'iniziativa della Conferenza episcopale spagnola, che culminerà il 24 febbraio 2024, è oggetto di questa intervista.

Potrebbe spiegare la proposta del congresso sull'educazione che la Chiesa terrà nel 2024?

Il Conferenza "La Chiesa nell'educazione è un'iniziativa della Conferenza episcopale spagnola approvata dall'Assemblea plenaria del 2023. Gli obiettivi essenziali del congresso sono quattro: in primo luogo, riunire tutti gli attori, le persone e le istituzioni coinvolte nell'educazione cattolica nei suoi vari ambiti per rafforzare la comunione e il cammino insieme; in secondo luogo, valutare l'impatto sociale e culturale dei vari progetti educativi della Chiesa e il suo servizio al bene comune; in terzo luogo, il congresso mira a riconoscere le sfide che il momento attuale pone all'educazione cattolica; infine, mira a celebrare la presenza e l'impegno ecclesiale nell'educazione rinnovandola a partire dalla permanente novità del Vangelo.

El congresso sembra essere iniziato prima di quella data, nel febbraio 2024.

Pertanto, il congresso è stato pianificato come un itinerario di partecipazione che ha avuto inizio nell'ottobre 2023 e si è protratto fino a febbraio, culminando nella sessione finale del 24 febbraio.

Nella sua prima fase, si sono tenuti nove panel di esperienze, uno per ogni area in cui la Chiesa è presente nella sua missione educativa. In ognuno di questi panel sono state condivise le buone pratiche di ciascuno di questi scenari. Nei panel sono state condivise settantotto esperienze, i cui video sono visibili sul sito web del congresso; è inoltre possibile leggere i testi di tutte le esperienze presentate. Inoltre, siamo in una seconda fase di partecipazione aperta in cui tutti possiamo partecipare, sia a livello personale che istituzionale, presentando altre esperienze e progetti educativi, e anche condividendo le nostre riflessioni attraverso i questionari proposti in ciascuna delle aree. Sul sito web sono presenti schede in cui è possibile condividere le esperienze e le riflessioni.

Con tutti i contributi del processo di partecipazione, la sessione finale del congresso si terrà sabato 24 febbraio 2024 a Madrid, dove vivremo un incontro in cui potremo raggiungere gli obiettivi del congresso per riunirci, camminare insieme, valutare il lavoro svolto e rinnovare la nostra missione ecclesiale nell'educazione.

Quali sono le conclusioni più rilevanti dei panel e come sta andando la partecipazione finora?

Le sessioni tenute hanno risposto agli obiettivi programmati di facilitare lo scambio di esperienze, la creazione di reti di collaborazione tra i partecipanti e di rendere visibile la presenza della Chiesa in molti ambiti sociali e culturali che di solito passano inosservati.

Credo che la presenza della Chiesa nelle scuole e nelle università, o attraverso gli insegnanti di religione, sia più conosciuta; ma ci sono altre presenze che non sono così note nella società, anche nei nostri ambienti ecclesiali. Posso fare alcuni esempi di ciò che è poco conosciuto e che i panel hanno portato alla luce: il panel tenutosi a Valencia ha reso visibile, oltre ai progetti presentati, che ci sono quasi 400 centri di educazione speciale della Chiesa che assistono più di 11.000 studenti con varie disabilità. Un'altra tavola rotonda, tenutasi a Barcellona, ha mostrato come la Chiesa sia presente anche nel campo dell'educazione non formale, tra gli altri progetti, con la sua rete di scuole della seconda opportunità, che abbiamo imparato a conoscere da La Salle. Sono state presentate anche alcune esperienze che rappresentano un numero enorme di progetti di tempo libero che, da parrocchie, movimenti e scuole, accompagnano il tempo libero di migliaia di bambini e giovani. E vorrei fare un ultimo esempio: l'educazione trasformativa e l'inclusione, la promozione della giustizia sono presenti in molti altri progetti, tra cui gli oltre 370 centri ecclesiali che si occupano di minori la cui tutela non è possibile nelle famiglie di origine. Questi minori sono quasi 50.000

Qual è il contributo del Congresso alla società?

Credo che l'enorme opera educativa della Chiesa, nei tanti e diversi ambiti in cui viene svolta, meriti di essere condivisa con tutta la società. Il congresso potrebbe contribuire a rendere visibile questa presenza, che viene svolta proprio come contributo al bene comune. Infatti, la dimensione economica di questa presenza appartiene al cosiddetto terzo settore, e il suo contributo sociale è evidente, perché tutti i suoi progetti sono al servizio della promozione umana e dell'inclusione. Il congresso dovrebbe contribuire a far avanzare la percezione culturale che l'educazione è un bene pubblico, in cui la presenza dello Stato è essenziale, ma che non deve monopolizzare tutta la sua gestione; le conclusioni del congresso possono valorizzare meglio il contributo, anch'esso essenziale, della società civile; e la cooperazione tra gli attori dovrebbe tenere conto del principio di sussidiarietà.

Per concludere, che sono Perché consiglia di partecipare al congresso?

Ho avuto il privilegio di partecipare di persona a tutti i panel di buone pratiche di ottobre ed è stato molto edificante. Incontrare i protagonisti delle esperienze che vengono condivise e sperimentare le sinergie che si generano è una ricchezza che si trasforma immediatamente in una rinnovata motivazione e impegno a continuare a lavorare. Non ho dubbi che la partecipazione al congresso sarà un'esperienza molto edificante per tutti e che porterà frutti a livello personale e istituzionale. Sono convinto che genererà un lavoro di rete tra persone e progetti, rinnoverà la nostra passione per l'educazione e l'umanizzazione. Credo che la Chiesa sarà rafforzata nell'esercizio della sua missione educativa, saremo tutti più corresponsabili e confermeremo la nostra fede in essa.

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Evangelizzazione

#BeCaT. Catechisti di livello professionale

Più di 6000 catechisti in tutto il mondo hanno ricevuto una formazione all'insegnamento della fede grazie a #BeCaT, che ha tra i suoi obiettivi anche la formazione in ambito familiare.

Maria José Atienza-28 dicembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Rendere veramente professionale e completa la formazione dei catechisti e di coloro che hanno il compito di trasmettere la fede. Questa è la chiave per #BeCaTun progetto che offre risorse e proposte didattiche aggiornate, formazione sistematizzata e accompagnamento personale per gli studenti dei suoi corsi. Il tutto, con l'obiettivo di contribuire al rinnovamento della catechesi in tutto il mondo.

"La grande sfida che abbiamo nella Chiesa è la formazione", dice Fernando Moreno, coordinatore di #BeCaT, "ci siamo resi conto che molte volte il 'cattolico medio' ha pochissime risorse per conoscere la fede e la Magistero della Chiesa. Oppure non conosce quelle che esistono, anche perché queste risorse sono spesso offerte in modo molto dispersivo e non sistematico.

Uno strumento, non una soluzione

#BeCaT è, nelle parole di Moreno, "uno strumento di formazione. Non è una soluzione completa o un sostituto del lavoro catechistico che viene svolto nelle parrocchie, nelle scuole e, soprattutto, nelle famiglie. 

#BeCaT offre corsi online completi e brevi per la formazione dei catechisti. Questi corsi sono adattati alle esigenze di ogni istituzione (diocesi, parrocchia, scuola...), il che rende il loro sviluppo più pratico. 

L'opzione della formazione online non elimina la necessità di un accompagnamento personale, che è un'altra delle caratteristiche di questo progetto: grazie alle nuove tecnologie, la formazione è accessibile a un maggior numero di persone di lingua spagnola, ma questo si combina con l'accompagnamento offerto a chi segue questi corsi. "Siamo consapevoli che l'accompagnamento personale è sempre necessario, è molto diverso avere questo aiuto che non averlo affatto", sottolinea Fernando Moreno.

Corsi unitari ma complementari

I corsi spaziano dalla Catechesi dell'iniziazione cristiana in famiglia, alla catechesi dei fidanzati e dei giovani sposi, rivolta a chi svolge attività formative che coinvolgono giovani sposi, fidanzati... oppure Quo Vadis, un interessante corso pensato per allenare le capacità di pensiero critico e di riflessione, basato su diverse tematiche attuali che un educatore deve padroneggiare. Tra le materie nelle diverse modalità che si possono scegliere su questa piattaforma ci sono, ad esempio, la catechesi familiare, l'antropologia cristiana, la cristologia, la liturgia o la storia della Chiesa. Tutti i corsi sono tenuti da professori di alto livello accademico ed esperti nelle varie materie.

Ciascuno dei corsi dura un mese e ha un prezzo molto accessibile, poiché viene fatta una donazione di 10 euro con l'obiettivo di finanziare le persone che non possono permettersi questa somma per seguire un corso in America Latina. "Nessuno dovrebbe rimanere senza formazione perché non può permettersela, anche se non può permettersela", sottolinea il coordinatore di #BeCaT.

Anche se ogni corso è indipendente, si possono seguire uno, più o tutti, coloro che completano tutte le materie del programma, cioè i 5 semestri, ricevono il titolo di Esperto Universitario in Didattica della Catechesi, una qualifica rilasciata dall'Università Internazionale di La Rioja.

Risorse varie e attuali 

Oltre al livello di formazione offerto in #BeCaT, un'altra delle caratteristiche di questa iniziativa è la varietà e l'utilità delle risorse che si ottengono seguendo questi corsi. Le aule virtuali, ad esempio, sono piattaforme che facilitano il compito educativo di sacerdoti, insegnanti e catechisti, oltre a promuovere la partecipazione delle famiglie alla formazione alle verità della fede. Da queste aule è possibile accedere ai contenuti dei corsi scelti e scegliere i contenuti da mostrare per adattarli ai diversi destinatari. Inoltre, dispone di una serie di manuali stampati e di guide utili per genitori e catechisti che si concentrano sui punti chiave di ogni sezione del corso. 

Particolarmente interessante è l'ampio catalogo di risorse audiovisive che tratta aspetti come i sacramenti, la salvezza che viene da Cristo, ecc. attraverso vari video di discorsi di diversi Papi, canali audiovisivi di formazione come Se buscan rebeldes o canzoni.

La famiglia, centro dell'educazione

Il progetto #BeCaT ha un'idea chiara: la famiglia è sempre il centro chiave di una buona formazione alla fede, per questo i suoi corsi sono rivolti in modo molto speciale ai genitori, perché hanno, per natura, questo ruolo di educatori alla fede dei loro figli e, nel caso dei corsi per catechisti, una parte molto importante della formazione è rivolta all'incontro e all'azione congiunta del catechista con le famiglie. 

"Ci sono compiti che la famiglia non può delegare, perché né la scuola né la parrocchia hanno la capacità di trasformazione di una famiglia", sottolinea Fernando Moreno, "nell'ambiente familiare l'educazione si basa sulle esperienze e questo è fondamentale, che si tratti di educazione alla fede, al temperamento, al carattere o alle virtù". "Se nell'educazione alla fede ci rivolgiamo solo ai bambini, abbiamo sprecato il nostro tempo, è una toppa temporanea che alla fine, come stiamo vedendo, porta a un atteggiamento cinico", evidenzia il professore, che sottolinea che "ciò che stiamo vivendo attualmente, questa crisi culturale, è fondamentalmente una crisi di fede".

Da qui l'importanza di un progetto come #BeCaT, che mira a fornire questa formazione in modo professionale, seguendo il Magistero della Chiesa e in modo tale che chi segue i suoi corsi possa dare risposte solide alle domande di fede, di morale e di vita familiare che la società solleva in ogni momento.

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Stati Uniti

Il rettore Enrique Salvo e la parrocchia d'America

Nell'ultima parte dell'intervista a padre Salvo, il rettore parla dell'immigrazione e della ricerca di Dio che le persone che arrivano in America intraprendono.

Jennifer Elizabeth Terranova-28 dicembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Nei momenti finali del intervista Salvo, ha parlato degli immigrati di oggi e di quelli che li hanno preceduti in America, a New York, un luogo dove molti cercano e hanno bisogno di una nuova vita, di un nuovo sogno, e semplicemente di cibo e riparo, ma soprattutto di Dio e della Chiesa cattolica.

Come molte città degli Stati Uniti, New York ha ricevuto un grande afflusso di immigrati negli ultimi due anni, e molti di loro graviteranno verso la Chiesa. Padre Salvo dice quanto segue su ciò che spera che sentano quando sono nella Chiesa Cattedrale di San PatrizioCi auguriamo che, quando verranno alla Cattedrale di San Patrizio in questo periodo della loro vita, che può essere spaventoso e scoraggiante, si sentano a casa loro, perché questo è ciò che ogni Chiesa è destinata ad essere, perché ovunque siamo nel mondo, quando veniamo in una Chiesa, siamo a casa nostra, perché è una cosa che ci appartiene ovunque siamo, come cattolici".

L'albero di Natale addobbato dal Rettore Enrique Salvo nella Cattedrale di San Patrizio

Cita anche l'Hotel Roosevelt, situato a pochi isolati dalla Cattedrale di San Patrizio, che è diventato un centro di alloggio temporaneo e di trattamento degli immigrati. La sua speranza per gli ispanici e gli immigrati appena arrivati è che "si sentano a casa...". È orgoglioso di condividere che "la Chiesa è molto viva a New York e negli Stati Uniti, e questo perché ogni generazione ha portato un nuovo gruppo di immigrati che hanno portato la loro fedeltà" e di conseguenza "la Chiesa si espande e la fede si espande".

Mentre molti politicizzano la situazione attuale, padre Salvo afferma che "la Chiesa cattolica sarà sempre presente per i bisogni pastorali di tutti". A prescindere dalla storia che sta dietro al problema, "giusta o sbagliata che sia", "alla fine della giornata, il nostro obiettivo, una volta che una persona è qui, è farle sapere che è un figlio di Dio e una figlia di Dio, e che abbiamo la responsabilità di darle la fede e offrirgliela".

È anche realista e riconosce i limiti della capacità di aiuto della Chiesa, ma confida nell'eccellente sostegno che la Catholic Charities fornisce a chi ne ha bisogno. Dice che oltre alle "cure pastorali e spirituali, la Catholic Charities aiuta da anni gli immigrati a stabilirsi e a soddisfare i loro bisogni di base, come il cibo" e altre necessità.

All'inizio del suo rettorato, don Salvo ha detto che era "emozionante". Tuttavia, "c'era un po' di nervosismo" su come si sarebbero svolte le cose. E, con qualsiasi nuovo lavoro, ci sono alcuni "dolori di crescita". Dice di essersi sentito "a casa fin dal primo giorno". Con il passare del tempo, si è sentito "ancora più a suo agio, nel senso che una volta apprese le basi del lavoro, si è liberi di iniziare a immaginare nuovi progetti e a fare le cose meglio".

Un luogo di conforto

Nel corso della conversazione, padre Salvo ha continuato a parlare dell'importanza che la Chiesa sia un luogo di rifugio e di consolazione per tutti coloro che vi si rivolgono. "Viviamo in tempi difficili nel mondo... e non si tratta solo di celebrazioni", ma la Chiesa "deve essere un luogo di conforto, un luogo di guarigione, un luogo dove le persone trovano rifugio dai problemi del mondo". Dobbiamo essere preparati a qualsiasi cosa ci accada e la cattedrale deve essere un "faro di speranza".

Scegliere un santo

Nella sua prima intervista, padre Salvo disse che i suoi santi preferiti erano la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista. Molte cose non sono cambiate. Tuttavia, San Patrizio ha avuto una menzione d'onore ed è stato forse sempre presente. Dice: "Prego San Patrizio, naturalmente, e ora ho una grande devozione per San Patrizio".

Ha anche ricordato il periodo trascorso al Seminario di San Giuseppe a New York: "Quando guardavo fuori dalla finestra del seminario, vedevo da lontano... nel cortile... un frutteto di alberi, al centro del quale c'era una bella statua di San Patrizio, e solo quando sono stato qui ho capito che la statua era originariamente nella chiesa... e così ho sempre pregato San Patrizio, e ora è il patrono dell'arcidiocesi....".

San Patrizio, prega per noi

Padre Salvo inizia la maggior parte delle Messe con l'Ave Maria e chiede sempre a San Patrizio di "pregare per noi".

Parla delle sfide e delle difficoltà sopportate da San Patrizio e le mette in relazione con la sofferenza del cattolico medio. "Ha preso le sue avversità... e ne ha fatto qualcosa di bello".

E continua: "Quando attraversiamo momenti difficili, a livello personale o globale, dovremmo ricordare che tanti santi e tanta parte della storia della Chiesa hanno già visto accadere questo, e dovremmo trarre ispirazione da loro e cercare di imitarli". Egli raccomanda di non limitarsi a chiedere l'intercessione dei santi. Suggerisce di imparare da loro.

Ha anche parlato di una visita estiva in Irlanda con il cardinale Dolan. Ha ricordato: "Sono stati soprattutto gli immigrati irlandesi a costruire questa magnifica cattedrale, e se non avessero attraversato le avversità della carestia delle patate e tutte le ingiustizie che gli irlandesi hanno dovuto affrontare, soprattutto nel XIX secolo, forse non sarebbero mai venuti... o sarebbero potuti venire amareggiati e senza fede, ma invece sono venuti con i loro problemi e li hanno consegnati a Dio e ne hanno fatto qualcosa di bello; così, quando viviamo in tempi di avversità, dobbiamo imparare da tutti quelli del passato".

Nella prima intervista di Omnes a padre Salvo, egli ha detto che non chiede e non dice mai di no a nuovi incarichi come sacerdote. Così gli ho chiesto se fosse felice di aver accettato l'incarico di rettore della Cattedrale di San Patrizio e lui ha risposto: "Certo che lo sono! E ha aggiunto: "Ecco perché questa tattica funziona".

Siamo felici che abbia detto di sì, padre Salvo!

Altare della Cattedrale di San Patrizio
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Vangelo

Sinfonia di generazioni. Festa della Sacra Famiglia

Joseph Evans commenta le letture per la festa della Sacra Famiglia e Luis Herrera tiene una breve omelia in video.

Giuseppe Evans-28 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

La bellezza del ciclo triennale della Chiesa è che alcune feste possono essere viste sotto luci diverse, aiutate dalle letture particolari di quell'anno.

La solennità della Sacra Famiglia è una di queste. Le letture di quest'anno ci portano al Tempio di Gerusalemme, quando Giuseppe e Maria portarono il bambino Gesù per consacrarlo al Signore. Ciò che vediamo in questo Vangelo è come una forma di fedeltà a Dio ne ispiri un'altra.

Vediamo anche una meravigliosa unione in Dio attraverso le generazioni, quella che potremmo chiamare "una sinfonia di generazioni", in cui una giovane coppia e due anziani si uniscono per servire e lodare Dio.

"Quando furono compiuti i giorni della sua purificazione, secondo la legge di Mosè, lo condussero a Gerusalemme per presentarlo al Signore, secondo quanto è scritto nella legge del Signore: 'Ogni maschio primogenito sarà consacrato al Signore', e per dare l'oblazione, come dice la legge del Signore: 'una coppia di tortore o due giovani colombi'"..

Giuseppe e Maria sono scrupolosamente fedeli alla legge. Che gioia dà a Dio che le giovani coppie di sposi portino al battesimo i loro figli appena nati il più presto possibile, in modo che possano essere resi figli di Dio senza indugio. "Lasciateli andare, non impedite ai bambini di venire da me".Gesù disse.

Ma la fedeltà di Giuseppe e Maria "scatena" quella dell'anziano Simeone, ispirato dallo Spirito Santo che coreografia chiaramente tutto ciò che accade. Lui, il Paraclito, stava preparando tutto, anche attraverso gli anni di preghiera e digiuno dell'anziana Anna, che appare poco dopo.

"Spinto dallo Spirito, egli [Simeone] si recò al tempio".in quel preciso momento. Perché un uomo aperto allo Spirito Santo è sempre al momento giusto. E poco dopo arriva Anna, dopo circa 60 anni di costante adorazione di Dio nel Tempio. 

I quattro adulti, due giovani e due anziani, condividono un canto di lode a Dio che è ancora più bello perché comprende voci giovani e anziane.

Quanto è ispirato dallo Spirito Papa Francesco nell'insistere così tanto sul ruolo e sul valore degli anziani nella Chiesa e nella società, in un momento in cui molti di loro vengono scartati. Anche la loro voce fa parte della sinfonia di lode che Dio desidera. 

La famiglia si estende attraverso le generazioni: deve includere i bambini, molti, con una generosa apertura alla vita, ma con una cura altrettanto generosa per i suoi membri più anziani.

L'omelia sulle letture della festa della Sacra Famiglia

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliaUna breve riflessione di un minuto per queste letture domenicali.

Vaticano

Angelus dal Vaticano: Papa Francesco incoraggia a "non dialogare con il diavolo".

All'inizio di un nuovo ciclo di catechesi dedicato al tema "Vizi e virtù", Papa Francesco ha incentrato la sua riflessione questa mattina sul tema "Introduzione: custodire il cuore". Il Pontefice ha incoraggiato a "non fermarsi a dialogare con il diavolo" e a "discernere se i nostri pensieri vengono da Dio o dall'avversario".

Francisco Otamendi-27 dicembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Mercoledì 27 dicembre, Papa Francesco ha iniziato una nuova serie di catechesi sui vizi e le virtù. 

Nel Pubblico Il Santo Padre ha pronunciato alcune parole introduttive sulla "custodia del cuore" e, nella catechesi ai pellegrini di diverse lingue e dell'Italia stessa, ha fatto diversi riferimenti alla "custodia del cuore". nascita del Salvatore, il Principe della Pace, alla Sacra Famiglia, e alla sua Messaggio di Natale.

Ad esempio, nelle sue parole al popolo di lingua spagnola, ha fatto riferimento alla richiesta di aiuto a San Giuseppe: "In questi giorni di Natale, chiediamo l'intercessione di San Giuseppe, custode di Gesù e Maria, affinché ci insegni a prenderci cura del nostro cuore e ad essere attenti a tutto ciò che potrebbe allontanarci dal Signore. Che Dio vi benedica e che la Vergine Santa vegli su di voi".

Grazie al popolo polacco 

In italiano, prima di impartire la benedizione finale, ha chiesto nuovamente di pregare per i popoli in guerra: "Il Bambino di Betlemme dia la sua luce a tutti voi, affinché possiate ispirare al Vangelo le vostre azioni quotidiane nel nuovo anno. E non dimentichiamo di pregare per tutti coloro che soffrono le terribili conseguenze della violenza e della guerra, specialmente per la martoriata Ucraina e per i popoli della Palestina e di Israele".

Salutando i polacchi, ha fatto riferimento al sostegno alle vittime ucraine: "Saluto calorosamente i polacchi. Alla fine dell'anno, rendiamo grazie a Dio per tutti gli aiuti che abbiamo ricevuto.

le cose buone che abbiamo ricevuto, comprese quelle fatte dalle mani di tante persone a sostegno delle vittime della guerra in Ucraina e in altre parti del mondo. Preghiamo con fiducia che il Principe della Pace ci conceda speranza, amore e vera pace. Dal mio cuore benedico voi e la vostra patria".

Nuovo ciclo di catechesi: vizi e virtù

Nella sua sintesi della catechesi del mercoledì, il Pontefice ha sottolineato che, come punto di partenza, "ci collochiamo nel libro della Genesi, dove le dinamiche del male e della tentazione sono presentate in vari modi".

"Nella storia di Adamo ed Eva, ad esempio, vediamo come Dio voglia preservare l'umanità dalla presunzione di onnipotenza, di voler essere come gli dei. Invece, essi cedono alla tentazione, non riconoscono i propri limiti, l'orgoglio entra nel loro cuore e rompono l'armonia con Dio, e il male stesso è la loro punizione.

"Con queste storie, la Bibbia ci insegna", ha sottolineato il Papa, "che non dobbiamo fermarci a dialogare con il diavolo, pensando di poterlo sconfiggere. Egli agisce spesso sotto l'apparenza del bene. Perciò, nella nostra vita cristiana, è essenziale discernere se i nostri pensieri e desideri provengono da Dio o, al contrario, dal suo avversario. Per questo dobbiamo essere sempre vigili, custodire il proprio cuore".

Nella sua riflessione, il Papa aveva affermato più ampiamente: "Nel quadro idilliaco del giardino dell'Eden, appare un personaggio che diventa il simbolo della tentazione: il serpente. Il serpente è un animale insidioso: si muove lentamente, strisciando sul terreno, e a volte la sua presenza non viene nemmeno notata, perché riesce a confondersi bene con l'ambiente circostante. Questo è il motivo principale della sua pericolosità.

"Come sappiamo, Adamo ed Eva non riuscirono a resistere alla tentazione del serpente. L'idea di un Dio non tanto buono, che voleva tenerli sottomessi, si insinuò nella loro mente: da qui il crollo di tutto. Ben presto i genitori capirono che, così come l'amore è di per sé una ricompensa, anche il male è di per sé una punizione. Non avranno bisogno delle punizioni di Dio per rendersi conto di aver sbagliato: saranno le loro stesse azioni a distruggere il mondo di armonia in cui erano vissuti fino ad allora. Pensavano di assomigliare agli dei, e invece si accorgono di essere nudi, e di avere anche tanta paura: perché quando l'orgoglio è penetrato nel cuore, allora nessuno può proteggersi dall'unica creatura terrena capace di concepire il male, cioè l'uomo", ha continuato il Papa.

"Il male non inizia all'improvviso", ma "molto prima".

"Con questi racconti, la Bibbia ci spiega che il male non inizia nell'uomo in modo improvviso, quando un atto si è già manifestato, ma molto prima, quando si comincia a intrattenerlo, a cullarlo con l'immaginazione e i pensieri, e si finisce per essere intrappolati dalle sue tentazioni", ha ammonito Francesco.

"L'omicidio di Abele non è iniziato con il lancio di una pietra, ma con il rancore che Caino covava malvagiamente, trasformandolo in un mostro dentro di sé. Anche in questo caso, il consiglio di Dio è inutile: "Il peccato è accovacciato alla tua porta; il suo istinto è diretto verso di te, ma tu lo sottometterai" (Gen 4,7). 

Non si può mai discutere con il diavolo. È astuto e intelligente. Ha persino usato citazioni bibliche per tentare Gesù. È in grado di mascherare il male sotto un'invisibile maschera di bene. Ecco perché dobbiamo sempre stare in guardia, chiudendo immediatamente la minima falla quando cerca di penetrarci", ha ribadito. 

Dipendenze, come arriva il vizio, difficile da sradicare

"Ci sono persone che sono cadute in dipendenze che non sono più riuscite a superare (droga, alcolismo, gioco d'azzardo) solo perché hanno sottovalutato un rischio", ha concluso la meditazione del Papa. "Pensavano di essere forti in una battaglia da nulla, e invece sono finiti preda di un nemico potente. Quando il male si radica in noi, allora prende il nome di vizio, ed è un'erbaccia difficile da estirpare. Lo si può fare solo con un duro lavoro. 

Nella sua conclusione, Francesco ha incoraggiato la cura del cuore: "Bisogna essere custodi del proprio cuore. Questa è la raccomandazione che troviamo in diversi padri del deserto: uomini che hanno lasciato il mondo per vivere nella preghiera e nella carità fraterna. Il deserto - dicevano - è un luogo che ci risparmia alcune battaglie: la battaglia degli occhi, la battaglia della lingua e la battaglia delle orecchie; rimane solo un'ultima battaglia, la più difficile di tutte, la battaglia del cuore".

Il cristiano agisce come un saggio guardiano

"Davanti a ogni pensiero e a ogni desiderio che sorge nella mente e nel cuore, il cristiano agisce come un saggio guardiano, e lo interroga per sapere da dove proviene: se da Dio o dall'Avversario. Se viene da Dio, va accolta con favore, perché è l'inizio della felicità. Ma se viene dall'Avversario, è solo erbaccia, è solo inquinamento, e anche se il suo seme può sembrarci piccolo, una volta attecchito scopriremo in noi i lunghi rami del vizio e dell'infelicità. Il successo di ogni battaglia spirituale si gioca al suo inizio: nel vigilare sempre sul nostro cuore.

Il Papa ha salutato anche i sacerdoti e i seminaristi dei Focolari, il Seminario Minore di Nuoro, le parrocchie italiane di Supino e San Vito dei Normanni e, come sempre, i giovani, i malati e gli sposi novelli.

L'autoreFrancisco Otamendi

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Un giovane di 87 anni

Anche se sono dieci anni che sentiamo Francesco parlare di periferie, ci sono ancora molti ambienti cattolici in cui non è ancora pienamente compreso che lo stile di evangelizzazione proposto dal Papa non cerca la sicurezza ma il dialogo.

27 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

L'ultimo mese dell'anno segnerà il primo anniversario della morte del Papa emerito. Benedetto XVI. Poi questa stessa rivista è stata così gentile da pubblicare un mio testo sul pontefice tedesco, intitolato "...".Benedetto, un uomo incompreso".. Credo che questo sia un titolo applicabile anche al suo successore.

Il 17 dicembre, il Papa Francesco ha compiuto 87 anni. Negli ultimi mesi, le notizie sullo stato di salute del Pontefice si sono moltiplicate e aggravate, come è logico che sia per una persona anziana.

Il 26 novembre il Papa ha recitato l'Angelus domenicale dalla cappella di Casa Santa Marta, trasmettendo le immagini sugli schermi di una Piazza San Pietro piena di pellegrini. Un'infiammazione polmonare gli ha impedito di affacciarsi alla finestra del Palazzo Apostolico, cosa che non aveva mai smesso di fare nemmeno nei momenti più duri della sua degenza a causa della pandemia di Covid-19.

Era la solennità di Cristo ReLa Chiesa offre alla meditazione dei fedeli il 25° capitolo del Vangelo di San Matteo, con la sua considerazione sul Giudizio Universale. Una coincidenza provvidenziale visto che si tratta, come ha affermato in più occasioni, del passo evangelico preferito dal Santo Padre, insieme al discorso sulle Beatitudini. Con il volto visibilmente stanco e monsignor Braida a fare da altoparlante alle sue parole, il Papa ha ricordato che la vera regalità è la misericordia.

Anche se da dieci anni ascoltiamo Francesco parlare di compassione e tenerezza, anche se ci ha ricordato innumerevoli volte che vuole una Chiesa povera, con le porte aperte e un ospedale da campo, anche se è riuscito a far entrare nel nostro vocabolario parole come "periferia", ci sono ancora molti ambienti cattolici in cui non si è ancora capito bene che lo stile di evangelizzazione proposto dal Papa non cerca la sicurezza, ma il dialogo, l'avvio di processi e l'andare incontro alle persone. Con una visione del mondo e della Chiesa propria di un giovane. Un giovane di 87 anni.

Vaticano

Il Papa ricorda i martiri nel giorno di Santo Stefano

Oggi, 26 dicembre, è la festa di Santo Stefano, il primo martire. Papa Francesco ha riflettuto sulla sua figura durante l'Angelus, pregato in Piazza San Pietro.

Loreto Rios-26 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Il Papa ha ricordato nella Angelus che il racconto del martirio di Santo Stefano è narrato negli Atti degli Apostoli, capitoli 6-7. In questo libro della Bibbia, il santo è descritto "come un uomo di buona reputazione, che serviva nelle mense dei poveri e amministrava la carità". In questo libro della Bibbia, il santo viene descritto "come un uomo di buona reputazione, che serviva nelle mense dei poveri e amministrava la carità. Proprio per questa sua generosa integrità, non può fare a meno di testimoniare ciò che ha di più prezioso: la sua fede in Gesù".

È questa fede che porta i suoi avversari a lapidarlo. "Tutto avviene davanti a un giovane, Saulo, zelante persecutore di cristiani, che fa da 'garante' dell'esecuzione", afferma il Papa. Il Santo Padre ha poi riflettuto brevemente su questa situazione: "Pensiamo per un momento a questa scena: Saulo e Stefano, il persecutore e il perseguitato. Tra loro sembra esserci un muro impenetrabile (...) Tuttavia, al di là delle apparenze, c'è qualcosa di più forte che li unisce: attraverso la testimonianza di Stefano, infatti, il Signore sta già preparando nel cuore di Saulo, senza che lui lo sappia, la conversione che lo porterà a diventare il grande apostolo Paolo".

Perciò, anche se Stefano muore, la sua vita porta frutto: "Il suo servizio, la sua preghiera e la fede che proclama, soprattutto il suo perdono in punto di morte, non sono vani".

Martiri oggi

Il Papa ha poi fatto un parallelo tra ciò che accadde allora e ciò che accade ancora oggi in molte parti del mondo: "Oggi, a distanza di duemila anni, constatiamo purtroppo che la persecuzione continua: c'è ancora - e sono tanti - chi soffre e muore per aver testimoniato Gesù, così come c'è chi viene penalizzato a vari livelli per essersi comportato in modo coerente con il Vangelo, e chi lotta ogni giorno per rimanere fedele, senza clamore, ai propri buoni doveri, mentre il mondo ride di loro e predica altro".

Il Papa ha lanciato alcune riflessioni su questo tema: "Mi preoccupo e prego per coloro che, in varie parti del mondo, continuano a soffrire e a morire per la fede? Cerco di testimoniare il Vangelo con coerenza, mitezza e fiducia? Credo che il seme del bene porterà frutto anche se non vedo risultati immediati?

In conclusione, Francesco ha chiesto l'intercessione di Maria, Regina dei Martiri, affinché ci aiuti a testimoniare Gesù.

Dopo l'Angelus

Al termine della preghiera dell'Angelus, il Papa ha ricordato tutte le persone e i popoli che subiscono discriminazioni "e lottano per la loro fede". Ha anche ricordato le persone che soffrono per la guerra, in particolare Gaza, Siria e Ucraina.

Francesco ha salutato tutti i fedeli presenti in piazza e li ha invitati a fermarsi davanti al Presepe in Vaticano. "Vi invito a lasciarvi trasportare da questo stupore che diventa adorazione", ha detto Francesco. Infine, ha ricordato loro di "non dimenticare di pregare per me".

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Mondo

Pierre-André Dumas: "La Chiesa di Haiti celebra il Natale con i poveri".

Nonostante l'attuale povertà e violenza ad Haiti, il Natale è vissuto con grande gioia e speranza, soprattutto tra i poveri. Mons. Pierre-André Dumas, vescovo della diocesi di Anse-à-Veau-Miragoâne, ha parlato a Omnes di come la Chiesa celebra il Natale in questo Paese caraibico.

Federico Piana-26 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Ad Haiti si aspetta ancora il Natale; nonostante la costante violenza delle bande armate, nonostante l'estrema povertà, nonostante i cambiamenti del terreno dovuti al cambiamento climatico che ha causato terremoti, frane e alluvioni. In questo Paese caraibico di oltre 11 milioni di persone, la metà delle quali è cronicamente malnutrita, la speranza non sembra essere stata completamente cancellata.

A una sessantina di chilometri dalla capitale, Port-au-Prince, si trova la diocesi di Anse-à-Veau-Miragoâne. Qui, come in ogni altra zona a maggioranza cristiana del Paese, la situazione si complica di giorno in giorno. Il vescovo Pierre-André Dumas spiega a Omnes che "non è solo la violenza dei gruppi armati in guerra a spaventare, ma anche la crisi politica ed economica che si sta sviluppando nell'indifferenza di politici e istituzioni".

Segni di speranza nella disperazione

E se anche lo spirito del Natale sembra un po' offuscato dal dolore e, in molti casi, dalla disperazione, monsignor Dumas afferma che "la Chiesa sta facendo tutto il possibile per rivitalizzare questo spirito, preparando le celebrazioni natalizie soprattutto con i più poveri, con i dimenticati, con coloro che vivono nelle periferie più strette e pericolose". Del resto, aggiunge, "Gesù Bambino non è nato in una grande città". E se è vero che questo Natale è difficile per noi, è anche vero che è "un Natale in cui dobbiamo trovare i segni di speranza che Dio pone nella storia, anche nella nostra storia".

Riscoprire la fraternità

L'anno prossimo Haiti celebrerà il 220° anniversario della sua indipendenza e i vescovi cattolici del Paese auspicano che questo Natale venga insegnato al popolo e ai governati lo spirito di fraternità. Il vescovo della diocesi di Anse-à-Veau-Miragoâne, nello spiegare questo passaggio inserito anche in una lettera della Conferenza episcopale haitiana indirizzata a tutti i fedeli cattolici, fa riferimento proprio all'accettazione "di Cristo come primogenito di una moltitudine di fratelli. Un modello che dovrebbe ispirarci ad adottare un atteggiamento di fraternità che è anche il fondamento della nostra nazione". È anche un tentativo di riconciliare questo Paese diviso e insanguinato.

Gli scontri aumentano

Gli scontri armati tra bande rivali sono aumentati di recente e si concentrano soprattutto nelle baraccopoli, che sono diventate campi di battaglia. "Fortunatamente", dice mons. Dumas, "nella mia diocesi i gruppi rivali hanno raggiunto un accordo per vivere in pace e unità, quindi la gente qui è più tranquilla". Così, durante il periodo natalizio, il vescovo potrà visitare i carcerati, incontrare i bambini abbandonati per un momento di festa e pranzare con i più vulnerabili. La situazione è invece diversa a Port-au-Prince e in altre città del sud del Paese, dove la gente vive nella paura: "Sono indifesi", dice il vescovo, "e non possono fuggire. Vivranno un Natale al buio, ma sono sicuro che la Chiesa li aiuterà tutti a riscoprire la gioia della venuta del Signore, nonostante tutto".

L'autoreFederico Piana

 Giornalista. Lavora per la Radio Vaticana e collabora con L'Osservatore Romano.

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Vaticano

"Il Bambino ci chiede di essere una voce per i senza voce", sottolinea il Papa il giorno di Natale.

Nel tradizionale messaggio natalizio che accompagna la benedizione Urbi et Orbi Papa Francesco ha ricordato i tanti luoghi della terra in cui la pace rimane un obiettivo e anche gli ultimi dei figli di Gesù: i bambini abortiti, i migranti e le vittime della guerra.

Maria José Atienza-25 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

La Terra Santa è stata molto presente nel messaggio di Papa Francesco al mondo prima della sua benedizione Urbi et Orbi dal balcone centrale della Basilica di San Pietro, in una mattina fredda e un po' nuvolosa a Roma, ma che non ha impedito a centinaia di persone di venire nel cuore del Vaticano per accompagnare il Papa nel giorno di Natale.

Il Papa ha esordito ricordando che "là, dove in questi giorni regnano il dolore e il silenzio, è risuonato l'annuncio atteso da secoli". Un annuncio che "ci riempie di fiducia e di speranza nel sapere che il Signore è nato per noi".

Il Papa, seguendo la linea dell'omelia del Messa della vigilia di NataleHa ricordato che l'incarnazione di Cristo significa che "noi esseri umani, con i nostri limiti, abbracciamo la certezza di una speranza senza precedenti, quella di essere nati per il cielo".

Il Papa ha incentrato il suo messaggio sulla pace. Sulla pace che non sembra accompagnare la vita di Cristo, nemmeno alla sua nascita. Il pontefice ha ricordato che anche molti bambini non hanno una vita serena, nemmeno alla nascita: "Quanti innocenti vengono uccisi nel mondo: nel grembo materno, sulle strade dei disperati in cerca di speranza, nella vita di tanti bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra. Sono i piccoli Gesù di oggi", ha sottolineato il Santo Padre.

Francesco ha paragonato i nostri tempi alla situazione di Betlemme, dove nacque Gesù: "Oggi, come al tempo di Erode, gli intrighi del male, che si oppongono alla luce divina, si muovono nell'ombra dell'ipocrisia e del nascondimento. Quanti massacri a causa delle armi avvengono in un silenzio assordante, nascosto a tutti".

Ma la speranza della Pace è oggi più che mai attuale, ha voluto sottolineare il Papa: "Cristo è nato per voi! Rallegratevi, voi che avete abbandonato la speranza, perché Dio vi tende la mano; non vi punta il dito contro, ma vi offre la sua piccola mano di bambino per liberarvi dalle vostre paure, per sollevarvi dalla fatica e per mostrarvi che siete preziosi ai suoi occhi".

Appello di pace in Terra Santa all'America

Particolarmente importante è stato l'appello del Papa alla pace per tutta la terra. Francesco ha chiesto che la pace, da parte del Principe della Pace, "venga in Israele e in Palestina, dove la guerra sta sconvolgendo la vita di queste popolazioni; abbraccio entrambe, in particolare le comunità cristiane di Gaza e di tutta la Terra Santa".

Il Papa ha rinnovato "un appello urgente per il rilascio di coloro che sono ancora tenuti in ostaggio. Chiedo che si ponga fine alle operazioni militari, con le loro drammatiche conseguenze di vittime civili innocenti, e che si ponga rimedio alla disperata situazione umanitaria permettendo l'arrivo degli aiuti. Che si ponga fine alla violenza e all'odio, ma che si trovi una soluzione alla questione palestinese attraverso un dialogo sincero e perseverante tra le parti, sostenuto da una forte volontà politica e dal sostegno della comunità internazionale".

Oltre a Israele e alla Palestina, il pensiero del Papa si è rivolto ad altri conflitti, meno presenti nei media, come "la Siria martirizzata, così come lo Yemen, che continua a soffrire. Penso al caro popolo libanese e prego perché possa presto ritrovare la stabilità politica e sociale".

Con gli occhi fissi su Gesù Bambino, imploro la pace per Ucraina. Rinnoviamo la nostra vicinanza spirituale e umana al suo popolo martire, affinché attraverso il sostegno di ciascuno di noi possiamo sentire l'amore di Dio nel concreto.

Possa arrivare il giorno in cui ci sarà una pace definitiva tra Armenia e Azerbaigian. Che si incoraggi il perseguimento di iniziative umanitarie, il ritorno sicuro e legale degli sfollati alle loro case e il rispetto reciproco per le tradizioni religiose e i luoghi di culto di ciascuna comunità.

Non dimentichiamo le tensioni e i conflitti che affliggono le regioni del Sahel, del Corno d'Africa e del Sudan, così come il Camerun, la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan.

Possa arrivare il giorno in cui i legami fraterni nella penisola coreana saranno rafforzati, aprendo strade per il dialogo e la riconciliazione che possano creare le condizioni per una pace duratura".

Anche il continente di origine del Papa era presente in questo appello alla pace. Per il continente americano, il Papa ha chiesto di "trovare soluzioni adeguate per superare i dissensi sociali e politici, per combattere le forme di povertà che offendono la dignità delle persone, per risolvere le disuguaglianze e per affrontare il doloroso fenomeno delle migrazioni".

Francesco ha attaccato "gli interessi e i profitti che tirano i fili delle guerre", come la compravendita di armi e gli interessi mercantilistici.  

Vaticano

Papa Francesco alla vigilia di Natale: "Questa notte l'amore cambia la storia".

La Messa della Vigilia a San Pietro è stata caratterizzata dalla partecipazione di un folto gruppo di bambini provenienti da diverse parti del mondo. Nell'omelia, il Papa ha ricordato che, per Cristo, non siamo un numero ma un volto.

Maria José Atienza-25 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

La Basilica di San Pietro ha ospitato la solenne celebrazione della Natività del Signore. Il Papa ha presieduto la Messa, iniziata nel tardo pomeriggio del 24 dicembre. A lui si sono uniti fedeli provenienti da Roma e da altre parti del mondo, oltre a membri della Curia romana.

Il Papa, visibilmente stanco, è stato assistito in tutti i suoi movimenti ed è rimasto seduto per gran parte della celebrazione.

Il racconto del censimento ordinato dall'imperatore di Roma, che portò Maria e Giuseppe a percorrere le strade tra Nazareth e Betlemme, è stato anche la guida per il omelia Papa Francesco ha detto nella Messa della vigilia di Natale del 2023.

Il Papa ha esordito tracciando un confronto tra la logica del potere umano, che vuole conoscere l'estensione della sua mano, contando le persone, mostrando al mondo la sua grandezza: "Il censimento di tutta la terra, insomma, mostra da una parte la trama fin troppo umana che attraversa la storia: quella di un mondo che cerca il potere e la forza, la fama e la gloria, dove tutto si misura con i successi e i risultati, con le cifre e i numeri". D'altra parte, "Dio entra nel mondo quasi di nascosto", ha ricordato il Papa, e lo fa come uno di noi, lasciandosi contare.

Cristo "si abbassa ai nostri limiti; non evita le nostre debolezze, ma le assume", ha detto il Papa.

Gesù incarnato ha un'altra misura, quella dell'amore che fa sì che, nel suo censimento, "non sei un numero, ma un volto; il tuo nome è scritto nel suo cuore". La logica dell'incarnazione è, ha ricordato il Papa, la logica della salvezza, personale e mondiale. La logica dell'umiltà che deve portarci a lasciare che Gesù prenda l'iniziativa nella nostra vita perché Cristo ci ama, anche se "facciamo fatica a crederlo, che gli occhi di Dio brillano d'amore per noi".

"Stasera adorazione

"Questa sera, fratelli e sorelle, è il momento del culto: il culto.

L'adorazione è il modo per accogliere l'incarnazione. Perché è nel silenzio che Gesù, il Verbo del Padre, si fa carne nella nostra vita", ha sottolineato il Papa, che non ha voluto perdere l'occasione per ricordare che questa è "la meraviglia del Natale: non un misto di affetto sdolcinato e di comodità mondane, ma la tenerezza inaudita di Dio che salva il mondo incarnandosi".

La storia è stata cambiata dalla nascita di Cristo, "questa sera l'amore cambia la storia", ha concluso il Papa che ha ricordato, nella sua omelia, una delle lettere di J.R.R. Tolkien che entrò nella Chiesa cattolica, nel periodo natalizio di 120 anni fa: "Vi offro l'unica grande cosa da amare sulla terra: il Santissimo Sacramento. Lì troverai incanto, gloria, onore, fedeltà e la vera via di tutti i tuoi amori sulla terra".

La Messa è stata seguita dall'adorazione del Bambino Gesù, durante la quale il Papa è stato accompagnato da un gruppo di bambini che hanno ricevuto la benedizione del Papa.

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Vaticano

"Che Dio infonda umanità nei nostri cuori", chiede il Papa il 24 maggio

All'Angelus della quarta domenica di Avvento, poche ore prima della Messa di veglia della Natività del Signore, Papa Francesco ci ha incoraggiato a imitare la bontà di Dio per saper "accogliere e rispettare gli altri". Il Papa ha pregato di pensare agli emarginati e agli svantaggiati, a coloro che soffrono in Palestina, Israele e Ucraina.

Francisco Otamendi-24 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

L'ultima volta che l'ultima domenica di Avvento ha coinciso con il giorno prima di Natale è stato nel 2017, e la prossima sarà nel 2028, secondo l'agenzia vaticana. Oggi, nel 2023, la quarta domenica di Avvento cade alla vigilia della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo, il 25, poiché proprio questa sera sarà il giorno prima di Natale. il Papa a San PietroCome in tanti altri luoghi del mondo, si celebra la Veglia della Natività del Signore.

Nel Angelus nella sua breve meditazione ai romani e ai pellegrini sulla Vangelo Nel giorno dell'Annunciazione dell'angelo Gabriele alla Vergine Maria, Papa Francesco si è soffermato in modo particolare sulle parole dell'angelo "lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti avvolgerà".

"L'ombra è un dono che ristora", ha detto il Papa. "È il modo di agire di Dio. Dio agisce sempre in modo dolce, avvolgente, fecondo e premuroso, senza violenza, senza ferire la libertà (...) L'ombra che protegge è un'immagine ricorrente nella Bibbia". "L'ombra parla della dolcezza di Dio. È come se dicesse a Maria, ma anche a noi: "Vieni, oggi sono qui per te e mi offro come tuo rifugio e riparo. Vieni sotto la mia ombra, resta con me".

In questo NataleCome trattiamo parenti e amici, se conosciamo qualcuno che si sente solo, il Papa ha chiesto se possiamo essere "un'ombra che ripara, un'amicizia che consola", per le persone sole e bisognose.

Nella sua riflessione, il Pontefice ha invitato a essere attenti agli altri "in modo delicato e discreto: ascoltando, accompagnando, visitando, facendoci anche noi "ombra dell'Altissimo" per gli altri, e ha suggerito come prova: voglio lasciarmi avvolgere dall'ombra dello Spirito, dalla dolcezza e dalla mitezza di Dio, facendo spazio nel mio cuore, accostandomi al suo perdono, all'Eucaristia?".

"Maria ci aiuti ad essere aperti e accoglienti alla presenza di Dio, che con mitezza viene a salvarci", ha concluso il Papa.

Sobrietà, no al consumismo

Dopo aver recitato la preghiera mariana dell'Angelus, Francesco ha ricordato che la festa non è consumismo, e non bisogna spendere più del necessario, ma vivere nella sobrietà. Ha anche incoraggiato a essere vicini a chi è svantaggiato, sia economicamente che per la solitudine, e a chi soffre per la povertà e la miseria. guerrecitando in particolare Palestina e Israelee la martoriata Ucraina.

Il Papa ha anche ricordato coloro che soffrono per la miseria, la fame e la schiavitù. "Dio, che hai preso il cuore umano, infondi umanità nel cuore degli uomini", ha pregato Papa Francesco, prima di chiedere preghiere per lui, come fa sempre.

L'autoreFrancisco Otamendi

Vaticano

Il Papa potrebbe scomunicare 400 sacerdoti di rito orientale Siro Malabar

"Con grande dolore, si dovranno prendere delle sanzioni. Non voglio che si arrivi a questo. ha detto il Papa con tristezza e durezza nel videomessaggio indirizzato al clero dell'arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly (cattolici orientali di rito siro-malabarese), di fronte ai continui episodi di disobbedienza, anche di natura violenta, nella diocesi.

Leticia Sánchez de León-24 dicembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

Il videomessaggio, dell'inizio di dicembre, è l'ultimo monito che il Papa ha voluto dare soprattutto ai sacerdoti dell'arcieparchia di Ernakulam-Angamaly (India) affinché celebrino il Natale secondo il rito eucaristico concordato dal Sinodo siro-malabarese del 2021 (che riprende quanto concordato nel Sinodo del 1999).

Secondo loro, è stato deciso che la celebrazione della Santa Qurbana - come viene chiamata la celebrazione eucaristica nel rito siro-malabarese - si sarebbe svolta a metà del giorno dell'Eucaristia. coram populum (rivolto verso il popolo) e metà coram deo (rivolto a Dio, guardando l'altare).

Il Pontefice ha optato per questa strada, come egli stesso confessa, "affinché nessuno abbia dubbi su ciò che il Papa pensa", dopo aver inviato due lettere, una nel 2021 e l'altra nel 2022, nonché la visita di un delegato pontificio. Il conflitto, che inizialmente era stato visto come un dibattito sulla liturgia dell'Eucaristia, è ora chiaramente una questione ecclesiale. Secondo il Prof. Paul Gefaell, sacerdote e consulente del Dicastero per le Chiese Orientali, il problema indiano non è più un conflitto liturgico ma un'opposizione frontale a Roma.

Il Papa ne è consapevole e lo ha espresso nel videomessaggio, che è stato bollato come un ultimatum, in cui esorta con forza ad assumere il rito liturgico approvato all'unanimità dal Sinodo per celebrare il Natale "in comunione".

Il Papa li avverte anche che le ragioni della disobbedienza non hanno nulla a che fare con la celebrazione dell'Eucaristia o della liturgia, ma sono "ragioni mondane" e "non vengono dallo Spirito Santo". E aggiunge: "Ho studiato attentamente e in modo appropriato le ragioni che sono state addotte nel corso degli anni per convincervi".

Si tratta del primo conflitto con la Chiesa siro-malabarese, una delle 23 chiese cattoliche orientali autonome in piena comunione - finora - con Roma. Con sede nello stato indiano del Kerala, conta più di quattro milioni di membri in tutto il mondo ed è la seconda Chiesa cattolica orientale per dimensioni dopo la Chiesa greco-cattolica ucraina.

Il contesto del conflitto

La controversia è incentrata su un dibattito sulla direzione in cui il sacerdote dovrebbe celebrare la Sacra Qurbana, un dibattito che ha le sue origini nella decisione del Concilio Vaticano II per le regioni orientali di abbandonare le usanze e i riti latini e tornare ai loro riti tradizionali orientali.

La precedente adozione dei riti latini da parte delle regioni cattoliche orientali è nota come "latinizzazione", un processo che si sviluppò nella maggior parte delle regioni orientali nel tentativo di sradicare l'eresia del nestorianesimo, che allora affliggeva l'intera area.

La decisione del Concilio non fu accolta altrettanto bene all'interno del ramo cattolico siro-malabarese. Si può dire che esistevano allora due zone distinte: la zona meridionale, che aveva sempre seguito i riti antichi, celebrando di fronte all'altare; e la zona settentrionale, che aveva adottato la riforma liturgica latina post-conciliare, iniziando a celebrare la messa di fronte al popolo.

Il Sinodo del 2021

Nell'agosto 2021, il sinodo della Chiesa siro-malabarese ha concordato una soluzione uniforme in cui il sacerdote celebra l'Eucaristia rivolto verso i fedeli durante la liturgia della Parola e il rito della Comunione, voltandosi verso l'altare durante la liturgia eucaristica.

Dopo un'iniziale resistenza, tutte le diocesi meridionali hanno infine adottato la formula rituale concordata dal Sinodo, tranne la diocesi di Ernakulam che ha continuato a celebrare di fronte ai fedeli per quasi cinque decenni, chiedendo anche che la diocesi di Ernakulam potesse celebrare il rito di fronte ai fedeli. il Vaticano ad accettare la sua messa tradizionale come variante della liturgia..

Negli ultimi mesi il conflitto si è inasprito, con episodi di violenza come il rogo delle effigi del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione vaticana per le Chiese orientali, e del cardinale George Alencherry, fino a poche settimane fa arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarese, il 17 marzo a Kochi, nel sud-ovest dell'India.

Il monito del Vaticano

Nel luglio 2021, Papa Francesco ha pubblicato una lettera in cui esortava "tutto il clero, i religiosi e i fedeli laici a procedere a una pronta attuazione del modo uniforme di celebrare la Santa Qurbana, per il maggior bene e l'unità della vostra Chiesa".

Nel marzo 2022, il Papa ha inviato una seconda lettera in cui esprimeva il suo rammarico per il fatto che l'arcieparchia continuasse ad "affermare la propria 'particolarità liturgica', frutto di riflessione, ma isolata dal resto della Chiesa siro-malabarese".

Di fronte al rifiuto di alcuni fedeli e sacerdoti, e nel tentativo di porre fine alla crescente crisi Il cardinale Alencherry ha espresso al Papa la necessità di un intervento papale per risolvere la controversia. Papa Francesco ha nominato l'arcivescovo Cyril Vasil, ex segretario del Dicastero per le Chiese Orientali, come delegato pontificio per affrontare il conflitto in corso.

Nonostante tutti gli sforzi e di fronte alla costante opposizione di alcuni sacerdoti, il cardinale George Alencherry ha presentato le sue dimissioni al Papa dopo gli episodi di protesta e violenza contro di lui e le pressioni nella diocesi, un evento che alcuni interpretano come "la goccia che ha fatto traboccare il vaso" di una situazione che aveva raggiunto il limite. Di fronte a questa situazione, il Papa ha deciso di registrare il videomessaggio, pubblicato il 7 dicembre, per sottolineare la sua volontà di porre fine alle polemiche.

La decisione finale spetta al Papa

Il 25 dicembre è il termine ultimo fissato per i sacerdoti dissenzienti per adottare il rito approvato dal Sinodo, pena la scomunica da parte del Papa. Secondo il prof. Pablo Gefaell, ciò avverrebbe con una dichiarazione del Sinodo. di una scomunica latae sententiaeLa formula di scomunica, cioè una formula di scomunica con effetto immediato e dichiarativo, cioè pubblicamente e nominalmente.

Si sa che ci sono 400 sacerdoti che si sono sempre opposti a seguire le istruzioni di Roma, anche se sembra che ce ne siano 12 disposti ad adottare il rito concordato al Sinodo. Inoltre, sebbene molti sacerdoti vorrebbero unirsi a questi 12, ci sono molte pressioni nella diocesi per non farlo. 

L'unico precedente storico noto è la scomunica della Fraternità Sacerdotale San Pio X - meglio conosciuta come i Lefbreviani - per aver consacrato quattro vescovi nel 1988 contro l'espresso divieto di Papa Giovanni Paolo II. Benedetto XVI ha rimesso la scomunica e oggi è in corso un dialogo costruttivo, seppur lento, con il Vaticano per riportarli in comunione con la Chiesa.  

L'eventuale scomunica sarebbe un duro colpo sia per la Chiesa, già divisa al suo interno, sia per il Papa, che durante il suo pontificato ha difeso l'unità della Chiesa e ha lavorato tanto per il dialogo con i popoli.

L'autoreLeticia Sánchez de León

Risorse

La nuova luce di Cristo. Prefazione al Natale I

In questo articolo l'autore analizza il Prefazio I del Natale, che si concentra su Cristo come luce del mondo e manifestazione incarnata di Dio.

Giovanni Zaccaria-24 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Il Messale Romano presenta tre prefazi per il tempo di Natale, non legati a giorni specifici, ma da utilizzare per tutto il tempo liturgico. Il primo già dal titoloDe Christo luce- concentra l'attenzione del credente sulla luce che è Cristo.

Questo è il testo del primo Prefazio di Natale. Nei giorni successivi esamineremo gli altri due:

Nel mistero del Verbo fatto carne la nuova luce del tuo splendore è apparsa agli occhi della nostra mente, perché conoscendo visibilmente Dio attraverso di lui siamo conquistati all'amore delle realtà invisibili.

"Quia per incarnáti Verbi mystérium nova mentis nostræ oculis lux tuæ claritátis infúlsit: ut, dum visibíliter Deum cognóscimus, per hunc in invisibílium amórem rapiámur".

Prima prefazione di Natale, in spagnolo e in latino

Il tema della luce è molto presente nei formulari per la celebrazione del Natale. Per citare solo alcuni esempi, nel formulario della Messa della Vigilia, la colletta si apre con un riferimento alla vera luce ("veri luminis illustratione"); lo stesso vale per la colletta della Messa dell'aurora, in cui si parla della nuova luce del Verbo incarnato.

La prima lettura della messa serale cita l'oracolo di IsaiaIl popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; una luce ha brillato su coloro che abitano nel paese delle tenebre" (Is 9,1); così come il salmo responsoriale della Messa dell'Aurora, che è tratto dal Sal 96 (97): "Una luce è spuntata per i giusti".

Una luce nuova, dice il Prefazio, perché mai vista prima: è la luce vera, quella che illumina ogni uomo e che è finalmente venuta nel mondo (cfr. Gv 1,9); è nuova, inoltre, perché portatrice di novità: solo nel Verbo incarnato l'uomo è definitivamente rinnovato; chi nasce è l'Uomo nuovo, la cui natura è da quel momento totalmente rinnovata, perché ha assunto la natura divina.

Tutto inizia con il Natale del Signore

Il riferimento alla luce ci porta direttamente alla Veglia Pasquale, con il suo lucernario, il rito con cui la luce di Cristo ("Lumen Christi") squarcia le tenebre del mondo e apre la via della salvezza. 

Tutto ha inizio qui, in questo Natale del Signore, che manifesta la claritas di Dio ("nova lux tuae claritatis"). Non si tratta di un semplice bagliore o splendore, ma di un vero e proprio riferimento alla divinità di Cristo: infatti, claritas è la traduzione del greco doxa, a sua volta traduzione dell'ebraico kabod, che indica la gloria di Dio che si manifesta in modo particolare negli eventi della salvezza. Si afferma così che in questa notte santissima si è manifestata la gloria stessa dell'Altissimo: Gesù Cristo è "il fulgore della sua gloria ("dóxes autoû") e l'impronta della sua sostanza" (Eb 1,3).

Manifestazione visibile di Dio

Tale grandezza ha brillato davanti agli occhi della nostra mente ("mentis nostræ oculis...infúlsit") attraverso il mistero della Parola Incarnata ("per incarnáti Verbi mystérium"). La locuzione "oculis mentis" indica che il mistero del Verbo può essere conosciuto nella sua profondità solo attraverso la fede; infatti, indica gli occhi dell'anima e apre il gioco di rimandi della seconda parte dell'embolismo prefazionale, tutto giocato sul parallelismo antitetico visibile-invisibile.

In effetti, il mistero del Verbo incarnato è la manifestazione visibile della Dio ("Chi ha visto me ha visto il Padre" (Gv 14,9): in Cristo e grazie a Cristo abbiamo la rivelazione definitiva dell'essenza stessa di Dio. Ed è proprio conoscendo Dio attraverso Gesù Cristo che possiamo essere rapiti dall'amore delle realtà invisibili, cioè di Dio stesso. Questo esprime la forza della rivelazione, che non è una mera conoscenza intellettuale, ma una relazione con una Persona, che si è fatta carne, che si è fatta bambino, perché noi potessimo conoscerlo e amarlo.

L'autoreGiovanni Zaccaria

Pontificia Università della Santa Croce (Roma)

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Cultura

Holly Ordway: "Tolkien disse che fin dall'inizio si era innamorato dell'Eucaristia".

In occasione del 50° anniversario della morte di J. R. R. Tolkien, la ricercatrice Holly Ordway ha pubblicato il libro "Tolkien's Faith", la prima biografia spirituale dell'autore. Questo Natale segna anche i 120 anni dalla sua adesione alla Chiesa cattolica. La professoressa Ordway ha risposto alle domande di Omnes sulla fede del famoso scrittore.

Loreto Rios-24 dicembre 2023-Tempo di lettura: 13 minuti

Quest'anno ricorre il 50° anniversario della morte di Tolkien, avvenuta il 2 settembre 1973. Per l'occasione, il 2 settembre è stato pubblicato il libro "La morte di Tolkien".La fede di Tolkien" di Holly Ordway, ricercatrice e dottoranda in letteratura inglese, collaboratrice di Parola al fuoco. La storia di questa autrice è legata all'opera di Tolkien, poiché la sua conversione al cattolicesimo si è basata anche sulla lettura dell'autore de "Il Signore degli Anelli" e di C. S. Lewis, come racconta nel suo libro "...".Dio non viene con me".

In questo libro, "La fede di Tolkien: una biografia spirituale"Nel suo libro, che sarà pubblicato in inglese nel 2024, la professoressa Ordway esamina una parte poco studiata della storia di Tolkien: il processo della sua fede cattolica nel corso della vita, un argomento che viene trascurato nella nota biografia di Humphrey Carpenter.

La fede di Tolkien: una biografia spirituale

TitoloLa fede di Tolkien: una biografia spirituale
AutoreHolly Ordway
Data di pubblicazione: 2023
EditorialeParola in fiamme

Tolkien non è sempre stato cattolico. Nacque in Sudafrica nel 1892 da una coppia inglese di fede anglicana, anche se la madre era originaria di una famiglia unitariana. Il padre, Arthur Tolkien, si ammalò e morì improvvisamente mentre la moglie e i figli erano in visita in Inghilterra; Tolkien, che aveva allora quattro anni, non fece più ritorno in Sudafrica.

Poco dopo, nel 1900, la madre, Mabel Tolkien, si convertì al cattolicesimo. Di conseguenza, la maggior parte dei suoi parenti tagliò i rapporti con lei, così come il sostegno finanziario che all'epoca era essenziale per una vedova. Qualche anno dopo, nel Natale del 1903, anche Tolkien e suo fratello Hilary si unirono alla Chiesa cattolica. La data esatta non è nota, ma questo Natale sarà 120 anni fa.

Nonostante le difficoltà economiche e il rifiuto della famiglia, Mabel Tolkien rimase fedele al cattolicesimo (a differenza della sorella, che si convertì nello stesso periodo ma tornò all'anglicanesimo a causa delle pressioni familiari). Tolkien considerò sempre sua madre una martire della fede, come scrisse nelle sue lettere, perché riteneva che la malattia che la portò alla morte fosse una diretta conseguenza delle pressioni subite e della povertà in cui era stata gettata dalla mancanza di sostegno familiare. Mabel Tolkien morì circa un anno dopo che i suoi figli avevano abbracciato la fede cattolica, nel novembre 1904. Tolkien aveva 12 anni. La madre nominò come tutore legale dei bambini padre Francis Morgan, un sacerdote cattolico dell'oratorio di Birmingham, la cui madre era spagnola e che era nato a Cadice, dove era conosciuto come "il padre di Mabel".Zio Curro". In effetti, Tolkien menziona nelle sue lettere che lo spagnolo fu una delle sue numerose ispirazioni per la creazione delle lingue della Terra di Mezzo: "Il mio precettore era in parte spagnolo, e io, nella mia prima adolescenza, presi i suoi libri e cercai di imparare quella (...) lingua romanza" (Lettera 163).

Le lettere sono una fonte fondamentale per comprendere la profonda fede di Tolkien. In esse egli parla senza ambiguità del suo amore per l'Eucaristia, ad esempio, del suo angelo custode (a questo proposito è particolarmente interessante consultare la lettera 89 al figlio Christopher) e della sua fede.

Tuttavia, finora non esisteva uno studio metodico e scientifico sulla sua fede e sulla sua evoluzione nel corso della vita. Arricchito da molte fonti diverse, con il contributo della figlia del famoso scrittore, Priscilla, "La fede di Tolkien" è diventato un altro must per chiunque voglia esplorare questo interessante argomento.

La storia del cattolicesimo in Inghilterra non è priva di persecuzioni. Quali difficoltà c'erano ai tempi di Tolkien per i cattolici?

Tolkien nacque nel 1892 e sua madre divenne cattolica nel 1900. A quel tempo l'Inghilterra era molto anticattolica, c'erano ancora alcuni retaggi molto grandi dell'era post-Riforma, che era stata estremamente repressiva: dure leggi penali, diritti limitati, il cattolicesimo era illegale,... e anche se la maggior parte di queste cose erano scomparse prima che Tolkien nascesse, essere cattolici comportava ancora molti disagi.

Ad esempio, solo nel 1871 i cattolici poterono tornare all'Università di Oxford. Né i cattolici né i "non conformisti" (con i 39 articoli anglicani) potevano entrare a Oxford. E questo non molto prima dell'epoca di Tolkien. C'erano altri svantaggi civili, alcuni dei quali non scomparvero fino all'età adulta di Tolkien, e l'atmosfera in Inghilterra era profondamente anglicana, perché era letteralmente la religione stabilita dello Stato. Essere cattolici significava quindi essere emarginati socialmente ed economicamente, e spesso guardati con molto sospetto dalle altre persone in Inghilterra. Credo che tutto questo sia importante per capire Tolkien e sua madre, perché dimostra che la decisione di essere cattolici fu molto deliberata. Diventare cattolica non fu per Mabel un passo sentimentale, nel senso di "mi piace di più". Significava rinunciare a molte cose, e anche il suo luogo di culto non era così attraente, perché durante la Riforma la Chiesa d'Inghilterra si era impossessata di tutte le parrocchie, quindi i cattolici non avevano un luogo di culto e, quando fu loro permesso di costruire nuove chiese, i cattolici avevano molti meno soldi degli anglicani. Quindi la tipica chiesa cattolica che Tolkien avrebbe conosciuto in gioventù era più malandata, più semplice e non così bella come le belle parrocchie antiche.

Questo era un aspetto che volevo sottolineare quando ho scritto La fede di Tolkien, perché il suo biografo, Humphrey Carpenter, sottolinea molto l'affetto di Tolkien per sua madre. Carpenter suggerisce che la fonte principale della devozione di Tolkien alla fede cattolica fu l'amore per la madre e che, grazie alla fede della madre, egli rimase cattolico.

Penso che questo sia molto inadeguato per comprendere l'intera vita di fede di Tolkien, perché, da un lato, potrebbe essere stato il contrario, potrebbe aver sviluppato molta amarezza nei confronti di sua madre, perché la sua scelta di convertirsi al cattolicesimo li ha gettati nella povertà. Lui era molto orgoglioso di lei, ma potrebbe non essere stato così, una cosa non segue necessariamente l'altra. Quando lei morì, ci furono molte pressioni su di lui perché tornasse all'anglicanesimo: i suoi nonni l'avrebbero amato e, negli anni successivi, avrebbe reso più facile la sua carriera professionale e la sua vita sociale, persino il suo matrimonio sarebbe stato più facile, perché sua moglie Edith, pur essendosi convertita al cattolicesimo, ebbe sempre qualche conflitto interiore al riguardo. Credo quindi che conoscere il contesto in cui era difficile e svantaggioso diventare cattolici ci aiuti a capire che Tolkien non era cattolico solo per un attaccamento emotivo o un'abitudine, ma era una scelta, e in qualche modo doveva sceglierla continuamente nel corso della sua vita.

In una lettera, Tolkien parla di come consideri sua madre una martire della fede cattolica. Che influenza ha avuto la fede di sua madre sulla sua vita e su quella del suo tutore quando era orfano, padre Francis?

Sua madre gli diede ovviamente un grande esempio, perché scelse di diventare cattolica per convinzione e rimase ferma. Tolkien era un ragazzo molto intelligente, riflessivo e attento, aveva 8 anni quando sua madre si convertì al cattolicesimo e 12 quando morì, abbastanza grande per essere consapevole delle decisioni di sua madre, e avrebbe visto tutti i sacrifici che comportava avere questa fede, e che doveva pagare un prezzo: la povertà e la separazione dai suoi parenti. Ha vissuto tutti questi ostacoli perché credeva che la sua fede fosse vera. Questo ha lasciato un grande segno in Tolkien, che nelle sue lettere lo definisce un omicidio (un omicidio "bianco"), e credo che sottolinei la sua comprensione del prezzo pagato da sua madre. Morì di diabete, che all'epoca non era curabile, non subì persecuzioni dirette come quelle che avevano subito i cattolici di un tempo, ma certamente la sua salute risentì delle pressioni a cui era sottoposta, della povertà in cui viveva, che era una diretta conseguenza della disapprovazione dei suoi genitori per la sua conversione al cattolicesimo. Quindi credo che Tolkien abbia visto che era disposta a pagare il prezzo più alto per mantenere la sua fede e trasmetterla ai suoi figli.

Quando la donna muore, Tolkien viene affidato a padre Francis Morgan, sacerdote dell'oratorio di Birmingham, che diventa quello che Tolkien chiama il suo "secondo padre". Aveva esattamente la stessa età del padre di Tolkien, che morì quando Tolkien aveva quattro anni. Padre Francis ebbe una grande influenza su di lui e lo introdusse all'intera vita dell'Oratorio di Birmingham. Anche di questo parlo nel libro, perché non si trattava solo di padre Francis, ma dell'intera comunità dell'Oratorio: aveva molti modelli diversi, e questo credo sia importante.

Credo che uno dei contributi che padre Francis ha dato allo sviluppo di Tolkien sia stato quello di non permettergli di diventare amareggiato e isolato: era orfano, la sua famiglia non approvava che fosse cattolico, e lui cosa faceva? Padre Francis avrebbe potuto facilmente allontanare i bambini (Tolkien e suo fratello), impedendo loro di avere contatti con i parenti, ma non lo fece. Cerca di incoraggiare una relazione con loro. Educa Tolkien e suo fratello Hilary alla fede cattolica, ma li incoraggia anche a trascorrere del tempo con i nonni, con gli zii, e Tolkien finisce per avere presto rapporti con la sua famiglia, per trascorrere con loro le vacanze scolastiche e così via. Questo è molto importante. Poiché si dovevano superare grandi difficoltà per farlo, non era naturale che accadesse, e credo che questo ci aiuti a capire ciò che Tolkien avrebbe detto in seguito: che padre Francis gli aveva insegnato la carità e il perdono. Penso che parte di questo sia il perdono della sua famiglia, per essere stata ostile alla fede di sua madre. Tranne uno, nessuno di loro divenne cattolico, rimasero anglicani e lui rimase cattolico, e imparò ad avere un rapporto con loro nonostante tutto.

Inoltre, padre Francis gli permise di studiare alla King Edward's School, che è una scuola protestante, ed era molto insolito che un ragazzo cattolico in Inghilterra potesse farlo, perché la maggior parte dei genitori o tutori cattolici avrebbero temuto che a scuola sarebbe stato indottrinato e allontanato dalla fede, ed era un timore ragionevole, perché in Inghilterra c'era un'atmosfera molto anticattolica e la pressione dei coetanei è molto forte a qualsiasi età. Padre Francis dimostrava quindi di avere fiducia in Tolkien permettendogli di studiare lì e dimostrando anche di formarlo alla fede sia a casa che all'Oratorio. Tolkien commentò in seguito che riteneva che questa decisione gli avesse fatto molto bene e gli avesse permesso di lavorare in un ambiente professionale non cattolico.

Padre Francis era cattolico di nascita, ma molti dei sacerdoti dell'Oratorio di Birmingham erano convertiti, quindi c'era molta più familiarità con il mondo protestante di quanto sia comune in una comunità cattolica. E credo che una delle lezioni impartite a Tolkien sia stata quella di un ecumenismo di base: "Questi sono i nostri fratelli in Cristo, separati, ma pur sempre cristiani". Gli hanno insegnato a non avere paura di loro, a essere sicuro della propria fede, ma anche a interagire con loro. Ed è anche rilevante il fatto che la King Edward's School fosse di fatto una scuola interreligiosa, c'erano anche studenti ebrei, e credo che questo abbia gettato le basi per le relazioni molto amichevoli che ebbe con i suoi colleghi ebrei negli anni successivi.

Tolkien ha avuto un ruolo importante nella conversione di C. S. Lewis al cristianesimo, ma la loro amicizia reciproca ha contribuito molto anche all'esperienza di fede di Tolkien, che diceva che Lewis era "innamorato del Signore". Che cosa ha significato questa amicizia per i due?

Sì, questa è una delle amicizie letterarie più famose di tutti i tempi, ma per certi versi non è iniziata con il piede giusto. Si incontrarono nel 1926, quando Tolkien era appena stato nominato professore di anglosassone a Oxford, in occasione di una riunione della facoltà di lingua inglese. Lewis non aveva una buona opinione di lui. Nel suo diario scrisse che era un "ragazzo pallido e chiacchierone... Non c'è nulla di sbagliato in lui: ha solo bisogno di una torta o qualcosa del genere". Lewis all'epoca era ateo, quindi forse non ci si aspettava che tra loro nascesse un'amicizia, ma è successo, grazie al reciproco amore per la letteratura e le lingue. Sappiamo che Tolkien aiutò Lewis a convertirsi al cristianesimo, con la famosa conversazione di Addison Walk, quando lui e Hugo Dyson aiutarono Lewis a vedere il cristianesimo come il vero mito. Ma Lewis ebbe anche un'influenza molto positiva su Tolkien. Quando si incontrarono, Tolkien stava uscendo da un periodo di grande aridità nella fede, durato diversi anni, non sappiamo esattamente quanti. Come disse in seguito, "avevo quasi smesso di praticare la mia religione". Continuò a praticarla, ma ovviamente si trattò di un periodo molto arido, dal quale cominciò a uscire verso la fine degli anni Venti. Credo che uno dei fattori che rafforzarono nuovamente la sua fede fu il fatto che ne parlò con il suo amico Lewis. Perché Lewis era intelligente e riflessivo e gli chiedeva cose come: "Beh, Tollers, perché ci credi? E la domanda portava Tolkien a pensare: "Perché lo penso? E poi doveva dare la risposta, magari cercarla, leggere la Bibbia ancora un po'... Penso che il modo in cui Tolkien aiutò Lewis a convertirsi al cristianesimo lo aiutò allo stesso tempo a rafforzare la propria fede. Quindi era un'amicizia reciprocamente vantaggiosa.

In molte lettere Tolkien parla dell'Eucaristia e di quanto fosse importante nella sua vita. Come era il suo rapporto con questo sacramento?

Aveva una grandissima devozione eucaristica, diceva che fin dall'inizio si era innamorato dell'Eucaristia e che, per la misericordia di Dio, non si era mai allontanato da questo amore. E penso che questa sia una delle cose che ha imparato nella sua giovinezza all'Oratorio di Birmingham, perché la congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri aveva una spiritualità eucaristica molto sviluppata. Gli Oratoriani portarono in Inghilterra la devozione delle 40 ore, 40 ore di adorazione continua del Santissimo Sacramento, che era qualcosa di relativamente nuovo nella devozione inglese.

E, come sappiamo, è una devozione che Tolkien cita nelle sue lettere, ha un senso molto forte di Cristo nel Santissimo Sacramento e questa è stata un po' la pietra miliare della sua fede, che lo ha accompagnato per tutta la vita. Anche quando era nel suo periodo di aridità, diceva di poter sentire la presenza di Dio nel tabernacolo che lo chiamava dolcemente.

Nel libro lei dice che c'era una differenza nell'approccio alla guerra tra gli anglicani inglesi e i cattolici. Quali erano le principali differenze?

È stata una parte affascinante della mia ricerca, perché sono riuscito a trovare i rapporti dei cappellani scritti subito dopo la guerra, nel 1919, uno sui cattolici e uno sugli anglicani. Così non ho dovuto basarmi su un'analisi retrospettiva, ma su quello che dicevano sul posto. È stato molto interessante, perché i cappellani anglicani erano molto preoccupati del fatto che i loro uomini non fossero formati alla fede cristiana e non fossero in grado di affrontare le questioni morali che venivano loro poste con gli orrori della guerra. Non avevano risorse, non sapevano come affrontarle, mentre i cappellani cattolici scoprirono che, nonostante i loro uomini soffrissero, erano in grado di affrontare le grandi questioni (il problema del male, della sofferenza), non dico più facilmente, perché sarebbe la parola sbagliata da usare per affrontarlo, ma non li preoccupava, perché l'insegnamento cattolico di allora parlava molto del problema del dolore e poneva una grande enfasi sulla Croce e sulla sofferenza che ogni cattolico deve sopportare, mentre l'insegnamento anglicano non aveva un'enfasi equivalente sulla sofferenza della vita cristiana, sul significato della Croce o sul mistero del male. La maggior parte dei cattolici era quindi meglio attrezzata per affrontare la realtà della guerra.

Questo è un fattore, ma l'altro, molto diverso, ha origine in ciò che significava essere cattolici nell'Inghilterra di quel tempo. Nessuno era cattolico solo per abitudine, lo si era perché si voleva esserlo. Magari non si era ben addestrati - i cappellani cattolici hanno notato che molti dei loro uomini non erano molto addestrati - ma si sapeva di essere cattolici. Poiché l'anglicanesimo era la religione di Stato, ogni soldato arruolato veniva registrato come anglicano, a meno che non specificasse altrimenti, per cui il risultato era che qualcuno che era anglicano per cultura poteva anche non essere un credente, poteva essere un agnostico o un anglicano ateo, e questo rendeva molto più difficile per gli anglicani che avevano davvero una fede cristiana sincera, perché non c'era alcuna garanzia che i loro correligionari condividessero la loro fede. In questo senso era più difficile essere anglicani in trincea che cattolici.

Lo scrittore Clyde S. Kilby, che aiutò Tolkien a compilare il materiale del Silmarillion, commentò che Tolkien gli aveva detto che il "fuoco segreto" (di cui parla Gandalf ne "Il Signore degli Anelli") era lo Spirito Santo. Come fa questo significato così specifico a evocare lo Spirito Santo?Il rifiuto di Tolkien dell'allegoria?

Questa è un'ottima domanda. Credo che prima di tutto si debba capire che la maggior parte delle persone non conosce il pieno significato della parola "allegoria" come la intendeva Tolkien. In termini letterari, un'allegoria è una storia in cui ogni parte ha un significato equivalente: "Questo è uguale a questo", e ciò si verifica per tutta la storia. E questo non è affatto il caso de "Il Signore degli Anelli". Naturalmente Tolkien parla di applicabilità: si possono fare collegamenti tra ciò che si trova nella storia e altre cose.

Ma quando troviamo che ha detto che il "fuoco segreto" è lo Spirito Santo, questa non è una vera allegoria, perché non fa parte di un sistema inserito nel testo. È in parte un'immagine. Ma, di fatto, risponde alla concezione fondamentale che Tolkien ha del suo mondo. Perché la Terra di Mezzo è il nostro mondo e il Dio della Terra di Mezzo è Dio. Tolkien è stato molto chiaro su questo punto.

Si arrabbiò molto quando qualcuno gli disse che non c'era nessun Dio nella Terra di Mezzo, e lui rispose: "Certo che c'è". L'intervistatore chiese: "Quale? E lui rispose: "L'unico". Questo ci aiuta a capire che, sebbene il mondo sia immaginario, la realtà spirituale è la stessa. Infatti, Aragorn dice (parafraso) che ciò che è vero è vero per gli Elfi e per gli Uomini, non esistono due verità diverse per persone diverse. Le basi morali del mondo sono quelle che sono. Quindi Eru Ilúvatar, il Dio della Terra di Mezzo, è Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo, così come lo conosciamo. Ora, il mondo della Terra di Mezzo è un mondo precristiano, è ambientato in un lontano passato, quindi ovviamente non c'è la figura di Cristo, non c'è l'equivalente di Aslan, come quello che abbiamo nelle "Cronache di Narnia" di C. S. Lewis. Quindi tutto ciò che implica un legame con una realtà spirituale è in qualche modo nascosto. Per esempio, in questo mondo, Tolkien spiega che i Valar sono angeli e arcangeli. Naturalmente, gli abitanti della Terra di Mezzo li chiamano "dèi", perché è un mondo di teologia naturale, non sanno bene cosa siano, ma Tolkien lo spiega: sono angeli.

E lo stesso vale per questo: sappiamo da ciò che Tolkien disse al suo amico Kilby che concepì il fuoco segreto come lo Spirito Santo, perché la Terra di Mezzo fa parte del nostro mondo, quindi lo Spirito Santo deve esistere in qualche modo. Ma, naturalmente, trattandosi di un mondo che si svolge prima della Pentecoste, gli abitanti della Terra di Mezzo non hanno idea, non sarebbero in grado di articolare chi sia lo Spirito Santo, quindi è tutto sotto la superficie. Noi lettori possiamo guardarlo e dire: "Lo riconosco". È lì che possiamo vederlo se vogliamo, ma è molto sottile, è molto profondo nelle fondamenta della Terra di Mezzo.

Lei ha avuto l'opportunità di parlare con Priscilla, la figlia di Tolkien, e con altre persone che lo conoscevano. Qual è la cosa più rilevante che le hanno detto sul Professore?

Sono molto grata di aver potuto porre a Priscilla una domanda su suo padre e di aver ottenuto una risposta molto importante. Ero curiosa di conoscere il nome della cresima di Tolkien, che era Philippe, ma quale "Philippe"? Volevo saperlo. Così le chiesi: "L'ha scelto in onore di San Filippo Neri, il fondatore dell'Oratorio? E ha risposto: "Sì". Avere questa conferma molto solida e forte che suo padre scelse Philippe in onore di San Filippo Neri è stato fantastico, perché questo ci aiuta davvero a stabilire un altro rapporto con la spiritualità di San Filippo Neri e degli Oratoriani, che è molto importante per comprendere la spiritualità di Tolkien. Quindi questa breve conversazione è stata fantastica, sono molto grato che abbia risposto alla mia domanda.

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Vaticano

Celebrazioni natalizie presiedute da Papa Francesco

Come ogni anno, il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie ha pubblicato il calendario delle celebrazioni che Papa Francesco presiederà questo Natale.

Giovanni Tridente-23 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Nei giorni scorsi, il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, Mons. Diego Ravelli, ha reso noto il calendario delle celebrazioni liturgiche presiedute dal Santo Padre. Papa Francesco per la prossima stagione natalizia.

La Messa vespertina della Solennità della Natività del Signore sarà celebrata domenica 24 dicembre alle 19.30 nella Basilica di San Pietro, preceduta dalla preparazione e dal canto della Calenda. Concelebreranno con il Pontefice i patriarchi, i cardinali, gli arcivescovi e i vescovi presenti a Roma, oltre ai sacerdoti che lo desiderano.

Il giorno di Natale, il Papa si affaccerà dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro alle 12.00 per la consueta benedizione "Urbi et Orbi" preceduta dal suo messaggio natalizio.

Te Deum

L'altro evento significativo avrà luogo domenica 31 dicembre, quando Francesco presiederà la celebrazione dei Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio nella Basilica di San Pietro, che si concluderà con il canto dell'inno "Te Deum" per la fine dell'anno civile. Parteciperanno anche patriarchi, cardinali, arcivescovi e vescovi presenti a Roma.

Un nuovo anno di pace

La prima celebrazione del 2024 avrà luogo alle 10:00 nella Basilica di San Pietro il 1° gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio e 57ª Giornata Mondiale della Pace. Il messaggio Il numero di quest'anno, distribuito nei giorni scorsi, è dedicato alle implicazioni della Intelligenza artificiale nella vita umana e sociale, con particolare attenzione al bene e alla dignità comune.

Il Papa riconosce la necessità che tutti noi siamo più informati in questo campo, tenendo presente che queste tecnologie rivoluzionarie non sono "neutre", ma portano con sé i "valori" di chi le crea e le usa.

Francesco ci invita anche a non cedere al "paradigma tecnocratico" in cui solo il profitto rimane la priorità, mentre si generano disuguaglianze, ingiustizie, tensioni e conflitti. Un modo per mitigare i rischi più pericolosi è una regolamentazione equa.

Epifania del Signore

L'ultima celebrazione del periodo natalizio è prevista per il 6 gennaio, solennità dell'Epifania del Signore, con la Santa Messa nella Basilica di San Pietro alle 10.00.

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Cultura

Ferrero Rocher, il cioccolato ispirato alla Vergine di Lourdes

Nel 1979 fa la sua comparsa in Italia uno dei marchi di cioccolato più famosi al mondo: Ferrero Rocher. Il suo involucro dorato e il suo cuore di nocciola sono ampiamente conosciuti. Tuttavia, pochi sanno che esiste un'intima relazione tra questi cioccolatini e la Vergine di Lourdes.

Paloma López Campos-23 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Ferrero Rocher è un marchio di cioccolatini molto conosciuto. Appartiene al gruppo Ferrero, che comprende marchi noti come Nutella, Kinder e Tic Tac. Fondata nel 1946 in Piemonte (Italia) dal pasticcere Pietro Ferrero, è diventata un impero internazionale quando il figlio del fondatore, Michele Ferrero, ha iniziato ad aprire fabbriche in altri Paesi europei.

Michele Ferrero, fervente cattolico, ha voluto legare uno dei suoi prodotti di punta alla Vergine Maria. Per questo motivo, i cioccolatini di carta dorata si chiamano Ferrero Rocher, in allusione alla grotta di Massabielle, dove apparve la Vergine Maria. Lourdes. "Rocher" significa "roccia", poiché la grotta delle apparizioni è una fessura in una parete rocciosa. Infatti, "Massabielle" significa "vecchia roccia".

Sapendo questo, l'involucro ruvido del cioccolato non vi ricorda qualcosa? Si dice che Michele si sia ispirato alle pareti rocciose e alle loro varie cavità per disegnare la carta che avvolge il cioccolato. All'interno, i pezzi di mandorla che racchiudono il cioccolato non sembrano forse le cime frastagliate di una roccia?

Il successo grazie alla Madonna

Il proprietario italiano era così devoto alla Madonna di Lourdes che ogni anno visitava il santuario con i membri del suo staff e organizzava pellegrinaggi per i suoi lavoratori. Era convinto che il successo dell'azienda fosse merito della Madonna di Lourdes e, affinché nessuno se ne dimenticasse, aveva collocato un'immagine della Madonna in ogni fabbrica e ufficio.

Elogiando Santa Maria in un messaggio dato da Michele per il 50° anniversario dell'azienda, l'italiano ha detto che "dobbiamo il successo di Ferrero alla Madonna di Lourdes. Senza di lei, possiamo fare ben poco".

Restituire il favore

Come ha raccontato un coordinatore del santuario Stampa ICAPoco prima della morte di Michele Ferrero nel 2015, un'alluvione ha causato danni al santuario di Lourdes. Il proprietario dell'azienda produttrice di cioccolato promise di contribuire alle riparazioni, ma morì il 14 febbraio.

I suoi eredi, consapevoli del desiderio di Michele, fecero una cospicua donazione per contribuire alle spese. Sapendo quanto lei gli aveva dato, Ferrero voleva restituire almeno un po' di quello che la Madonna di Lourdes gli aveva dato.

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Spagna

L'Opus Dei ha indagato su 7 casi di abusi sessuali in Spagna

L'Opus Dei in Spagna ha diffuso una nota sui sette casi di abusi sessuali su minori da parte di membri della prelatura che sono stati indagati dall'Opera.

Maria José Atienza-22 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

Un giorno dopo la pubblicazione di la seconda edizione dello studio Per dare luce In merito ai casi di abusi sessuali da parte di membri della Chiesa in Spagna, la Prelatura dell'Opus Dei in questo Paese ha pubblicato una nota in cui riporta i casi relativi a membri dell'Opus Dei che sono stati indagati.

Questi dati, come sottolinea la nota, sono stati trasferiti all'epoca "all'Ombudsman e all'audit commissionato dalla Conferenza episcopale".

La nota riporta sette casi di abusi sessuali che hanno coinvolto membri della Prelatura: quattro riguardano sacerdoti e tre laici. L'arco temporale di questa indagine era ovviamente più breve, dato che l'Opus Dei non ha ancora raggiunto il centenario della sua esistenza.

Insieme ai dettagli dei casi, sui quali è stata mantenuta la riservatezza delle persone coinvolte, l'Opera ha chiesto "perdono a tutte le vittime che hanno subito abusi nel nostro ambiente, e soprattutto a quelle che non abbiamo saputo accogliere e assistere in modo adeguato" e ha sottolineato la disponibilità ad accompagnare loro e le loro famiglie nel "dolore e nella sofferenza".

Cause civilmente prescritte e cause in procedimenti canonici

Dei quattro casi che hanno coinvolto sacerdoti dell'Opus Dei, tre erano civilmente prescritti, per cui, secondo la dichiarazione della Prelatura, "sono stati considerati solo in ambito canonico". Nel primo caso, il tribunale ecclesiastico ha condannato il sacerdote, che è stato dimesso dallo stato clericale. Nel secondo caso, il caso canonico è stato chiuso a causa della morte del sacerdote. Nel terzo caso, il processo canonico è in corso. Nel quarto caso, il tribunale ha archiviato e chiuso il caso, non trovando prove di reato. È stato anche archiviato canonicamente".

Per quanto riguarda i procedimenti riguardanti i laici, due denunce sono state portate all'attenzione della Procura e sono in corso. Il terzo caso riguarda il noto caso Martínez-Cuatrecasas, condannato a due anni di carcere e riaperto in ambito canonico nel 2022.

La nota dell'Opus Dei fa riferimento anche ad altri possibili casi che coinvolgono laici e che sono stati riportati dal quotidiano El País. Per quanto riguarda questi tre, "uno di essi non rientra nell'ambito del protocollo, perché il presunto colpevole non ha mai fatto parte della Prelatura. Negli altri due casi, i denuncianti non hanno finora contattato la Prelatura, quindi non è stato possibile avviare alcuna azione". In relazione a questi ultimi possibili casi, dal Opus Dei ribadiscono la loro disponibilità ad assistervi.

Sacerdoti della Società Sacerdotale della Santa Croce 

Uno dei punti chiariti nel comunicato è che eventuali casi riferiti a sacerdoti della Società Sacerdotale della Santa Croce incardinati nelle diocesi "sono trattati dal vescovado corrispondente, poiché sia l'indagine canonica che le misure preventive o disciplinari corrispondono all'ordinario delle rispettive diocesi", in modo che, se ci fossero casi, farebbero parte dei dati raccolti e indagati dagli Uffici esistenti in tutte le diocesi spagnole a questo scopo.

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America Latina

Mama Antula, la prima santa 100% argentina

Antonia Paz de Figueroa, meglio conosciuta come "Mama Antula", sarà elevata all'onore degli altari l'11 febbraio 2024 da Papa Francesco.

Hernan Sergio Mora-22 dicembre 2023-Tempo di lettura: 4 minuti

"Sarà la prima vera santa argentina". Con queste parole Andrea Tornielli, direttore del Dicastero vaticano per la Comunicazione, ha descritto Antonia Paz de Figueroa, meglio conosciuta come Mama Antula. Questa argentina sarà elevata all'onore degli altari l'11 febbraio 2024 da Papa Francesco.

Nata nel 1730 a Silipica, nell'interno della provincia argentina di Santiago del Estero e morta il 7 marzo 1799 a Buenos Aires, in una delle sue biografie è stata definita "la donna più ribelle del suo tempo".

L'autrice di quel libro, Nunzia Locatelli, insieme a Cintia Suares, ha presentato martedì 19 dicembre 2023 presso la Cineteca Vaticana una nuova biografia: "Mama Antula, la fede di una donna ribelle".

All'evento hanno partecipato anche l'ambasciatore argentino presso la Santa Sede, Maria Fernanda Silva, il prefetto del Dicastero vaticano per la Comunicazione, Pablo Rufini, e il segretario di questo dicastero, Mons. Lucio Ruiz. Durante l'evento sono stati ricordati mamma Antula e il periodo convulso in cui visse, segnato dall'espulsione della Compagnia di Gesù dai territori della Corona spagnola per ordine del re Carlo II.

Antonia Paz de Figueroa, appartenente a un'importante famiglia dell'epoca, che vide anche la chiusura delle cosiddette riduzioni dei gesuiti e i loro sacerdoti incatenati e portati via come criminali, era determinata a continuare a organizzare i ritiri ignaziani, permettendo a circa 70.000 persone delle più diverse classi sociali di parteciparvi, nonostante i rischi che ciò comportava.

Una rivelazione inedita fatta da Mons. Ruiz, durante la presentazione, ha riguardato Claudio P., la persona miracolosamente guarita per intercessione della Beata Antonia. Quando aveva 17 anni e frequentava il seminario, incontrò l'allora provinciale Jorge Bergoglio, che "gli diede una pacca sulla spalla e gli suggerì di cercare un'altra strada vocazionale, promettendogli che avrebbe benedetto sua moglie e i suoi figli". E "che bello", ha aggiunto, "vedere che sarà Francesco a canonizzare l'intercessore del miracolo che le ha permesso di continuare a vivere".

Ruiz ha concluso ricordando i quattromila chilometri che questa santa donna ha percorso portando una croce di legno e ha sottolineato che "è un dono per tanti che camminano con speranza".

Il miracolo

A Mama Antula si deve il miracolo del signor Claudio (nato nel 1959), che ha subito un "ictus ischemico" con infarto emorragico in diverse aree, coma profondo, sepsi, shock settico resistente, con insufficienza multiorgano.

In un video proiettato durante la presentazione di questa nuova biografia, la moglie ha raccontato la situazione clinica durante il suo ricovero in terapia intensiva, con una diagnosi di "morte certa" dopo una TAC, poi mutata in "stato vegetativo" nella migliore delle ipotesi. E ha sottolineato che oggi, con l'aiuto della fisioterapia, conduce una vita normale".

Confrontando le conclusioni scientifiche raggiunte dai medici curanti e dalla Consulta medica del 14 settembre 2023 sulla guarigione del signor C.P. e i testi che attestano tutti l'invocazione della Beata Maria Antonia di San Giuseppe, il legame tra l'invocazione e la guarigione è diventato chiaro ed evidente", riferisce Vatican News.

Sempre via video, il sindaco di Santiago del Estero, Diego Fares, ha ricordato come la popolazione di Santiago del Estero abbia sempre ricordato Mama Antula, anche quando sembrava che la storia l'avesse dimenticata.

La vita di mamma Antula

All'età di 15 anni, nel 1745, aveva preso l'abito di "beata" con il nome di Maria Antonia de San José, con l'emissione dei voti privati e l'ingresso nel cosiddetto "Beaterio".

Iniziò a condurre una vita comunitaria e ad aiutare i bambini e i malati, sotto la guida del sacerdote gesuita Gaspar Juárez, che le donò la sua tonaca gesuita, che tenne con sé.

Nel 1767, dopo l'espulsione dei gesuiti, Maria Antonia, già 37enne, maturò l'intenzione di continuare, nonostante le proibizioni, l'apostolato degli Esercizi Spirituali. Aveva l'appoggio del suo confessore e del vescovo della città di Santiago del Estero, dove aprì una casa.

Viaggiò attraverso Santiago del Estero, Silípica, Loreto, Salavina, Soconcho, Atamasqui. In seguito, si recò anche in altre province come Catamarca, La Rioja, Jujuy, Salta e Tucumán.

Nel settembre 1779, a Buenos Aires, chiese al Viceré e al Vescovo di poter organizzare gli Esercizi, che duravano circa 10 giorni. L'anno successivo lo ottenne e iniziò i ritiri con notevoli frutti spirituali e una partecipazione di oltre 15.000 persone in quattro anni.

Si recò anche in Uruguay e, al suo ritorno a Buenos Aires, iniziò la costruzione della Santa Casa degli Esercizi Spirituali al 1190 di Avenida Independencia, che oggi è uno degli edifici più antichi della città.

Morì all'età di 69 anni e fu sepolta nella Basilica di Nuestra Señora de la Merced della capitale argentina. Nel 1799 il suo corpo fu trasferito nella Basilica di Santo Domingo e ora si trova nella chiesa di Nuestra Señora de la Merced.

Il processo di Mama Antula

Silvia Correale, postulatrice dal 1998 della causa di Antonia Figueroa de Paz, ha indicato che l'Istruzione diocesana, o Proceso Informativo come si chiamava allora, della causa di Mama Antula, aperta nel 1905 a Buenos Aires, è stata la prima causa ad essere indagata in quel Paese.

"I nipoti dei contemporanei venivano a testimoniare, dicendo: "da quando avevo dieci anni ho sentito parlare di...", oppure "so dai miei genitori e antenati...", ribadendo sempre la fama di santità di Antonia Paz de Figueroa, che era arrivata alle loro orecchie.

Tra i documenti che hanno trovato, insieme a Mons. Guillermo Karcher, collaboratore esterno della causa e redattore della biografia del Positio super vita, virutibus, fama sanctorum et signorum, "Le missive ritrovate nell'Archivio di Stato a Roma, alcune scritte direttamente da mamma Antula o dettate da lei, che rispondono a lettere o scritti, come quelle inviate da Ambrosio Funes, fratello di Deán Funes".

Il Positio super vita, virtutibus, fama sanctitatis et signorum è stato consegnato nel 2003; dopo aver superato la Commissione Teologica e la Commissione Ordinaria Cardinalizia e Episcopale, Papa Benedetto XVI ha autorizzato la pubblicazione del decreto delle virtù il 1° luglio 2010 ed è diventato Venerabile.

Nel marzo 2016, Papa Francesco ha autorizzato la pubblicazione del decreto sul miracolo e nello stesso anno, in agosto, si è svolta la cerimonia di beatificazione di Antonia Paz de Figueroa nella città di Santiago del Estero (Argentina).

Nel 2018 è stato avviato il processo per il probabile miracolo della canonizzazione e si è ottenuto il parere positivo della Consulta medica, della Commissione teologica e dell'Ordinario dei cardinali.

Il 24 ottobre 2023, Papa Francesco ha autorizzato la pubblicazione del decreto del miracolo e la data della cerimonia di canonizzazione è stata fissata per l'11 febbraio 2024.

L'autoreHernan Sergio Mora

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La missione del "pieno di grazia". Colletta per la quarta domenica di Avvento

La quarta domenica di Avvento è la parte dell'Avvento che prepara più direttamente alla nascita del Salvatore. La Chiesa la vive praticamente come una festa mariana. Lo noteremo attraverso le sue preghiere, ma anche attraverso le letture e gli inni assegnati alla Messa di oggi.

Carlos Guillén-22 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

A causa del modo in cui questa domenica di Avvento si è evoluta nella storia liturgica, è stata l'ultima a ricevere le proprie preghiere. Il collezione in uso fino a prima della riforma conciliare è stata sostituita da una più consona alla fisionomia che questa domenica stava acquisendo. La nuova preghiera proviene dagli antichi sacramentari adrianei e padovani, ed è l'unica che non fosse già in forma di Avvento.

Va notato che la Colletta d'Avvento presentata qui di seguito è utilizzata non solo in questo e in altri formulari del Messale, ma anche nella Liturgia delle Ore, e persino come culmine del Angelus. Questo è probabilmente un gioiello della liturgia.

"Riversa, o Signore, la tua grazia nei nostri cuori, affinché noi che abbiamo conosciuto, attraverso l'annuncio dell'angelo, l'incarnazione di Cristo, tuo Figlio, giungiamo, attraverso la sua passione e la sua croce, alla gloria della risurrezione".

"Grátiam tuam, quaésumus, Dómine, méntibus nostris infúnde, ut qui, Ángelo nuntiánte, Christi Fílii tui incarnatiónem cognóvimus, per passiónem eius et crucem ad resurrectiónis glóriam perducámur".

Per quanto riguarda la struttura di questa preghiera, notiamo che inizia direttamente con una petizione (quáesumus... grátiam tuam) in cui la breve invocazione al Padre (Domine). Segue poi il riferimento all'Annunciazione (con l'ablativo assoluto Angelo Nuntiánte) e l'incarnazione di Cristo, che è il cuore del mistero celebrato oggi. Si conclude spiegando lo scopo della petizione. Vediamo con calma ogni elemento.

Maria sempre al fianco di Gesù

Il modo migliore per prepararci alla nascita del Figlio di Dio è ricordare il momento della sua incarnazione (Christi Fílli tui incarnatiónem) nel grembo purissimo della Vergine Maria, per opera dello Spirito Santo, come le aveva annunciato l'arcangelo Gabriele. Come ben sappiamo, la fede nella vera incarnazione del Figlio di Dio è il segno distintivo della fede cristiana, e l'annuncio a Maria inaugura già la pienezza dei tempi (cfr. Catechismo, nn. 463, 484).

Nella Colletta, il Vangelo che ci viene proposto per questa domenica del Ciclo B (Lk 1, 26-38). Nei cicli A e C, invece, vengono proposti i brani della nascita di Gesù e della visita di Maria a Elisabetta. È da notare che, in tutti i casi, il personaggio che appare costantemente accanto a Gesù è la sua Madre. Non potrebbe essere altrimenti, perché, come dicono i Padri della Chiesa: "Il nodo della disobbedienza di Eva è stato sciolto dall'obbedienza di Maria. Ciò che la vergine Eva aveva legato per mancanza di fede, la Vergine Maria lo ha sciolto con la sua fede". Così ricordiamo come ella abbia collaborato con la sua libera fede e obbedienza alla salvezza dell'umanità.

Verso il cielo

Un grande merito di questa preghiera è la presentazione molto completa del mistero della nostra redenzione. Cogliamo il filo conduttore che ci porta dall'Incarnazione e dalla vita nascosta di nostro Signore, attraverso la sua vita pubblica, alla sua Passione e Morte sulla Croce, e infine alla sua Risurrezione. Una simile prospettiva potrebbe sembrare strana in Avvento, ma al contrario la preparazione al Natale ci impone di guardare in profondità a questo mistero con cui è iniziata la nostra redenzione. Come dice San Leone Magno, "la generazione di Cristo è l'inizio del popolo cristiano, e la nascita del capo è allo stesso tempo la nascita del corpo" (Sermone 6 sulla Natività del Signore).

In questo modo, ci viene promesso che la vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato diventerà anche nostra. Siamo chiamati a partecipare a questo mistero salvifico attraverso la liturgia, nella quale "ciò che era visibile nel nostro Salvatore è passato nei suoi misteri" (Discorso 74). Questa colletta lo riassume mirabilmente bene con due sole parole, una all'inizio e una alla fine: grazia e gloria. Come diceva il santo cardinale Newman: "La grazia è gloria in esilio, e la gloria è grazia in patria". Dio, nella sua grande misericordia, ci rivela che il suo aiuto divino abbraccia tutta la nostra vita e ci conduce alla vita eterna. Il mistero del Natale è un mistero di speranza. E ci giunge attraverso colui che è "pieno di grazia".

L'autoreCarlos Guillén

Sacerdote del Perù. Liturgista.

Per saperne di più
Vangelo

Il cielo scende. Solennità della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo

Joseph Evans commenta le letture della Solennità della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo e Luis Herrera tiene una breve omelia in video.

Giuseppe Evans-22 dicembre 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

San Josemaría Escrivá ci ha incoraggiato a passare dalla Trinità in terra alla Trinità in cielo. Questo è particolarmente facile da fare a Natale. Ci ha incoraggiato - ci ha spinto - a entrare nella stalla. Possiamo immaginare che lui - e altri santi - ci dicano, come i primi pastori a Betlemme: "Andiamo a Betlemme a vedere quello che è successo e che il Signore ci ha fatto conoscere". E leggiamo: "Corsero e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia".

I santi e gli angeli in cielo celebrano alla presenza della Trinità e noi troviamo la Sacra Famiglia, la trinità sulla terra, con il Figlio divino in mezzo a loro.

Almeno per questa notte, il divario tra cielo e terra scompare. Il cielo scende fino a noi e si ritrova nella povertà umana. 

San Giuseppe, forte ma gentile, ci invita a entrare. E ci colpisce il sorriso di Maria, la sua bellezza e la sua tenerezza, verso il Bambino e verso di noi. 

È bello vedere come anche Santa Faustina, apostola della Divina Misericordia, sia entrata spiritualmente nella stalla di Betlemme. Sorprendentemente, vedeva spesso il Bambino Gesù durante la messa. Nel suo diario descrive un evento del Natale 1937.

"Quando sono arrivato alla Messa di mezzanotte, una volta iniziata la Santa Messa, sono stato immerso in un profondo raccoglimento in cui ho visto il portale di Betlemme pieno di grande chiarezza. La Beata Vergine stava avvolgendo Gesù in fasce, assorta in un grande amore; San Giuseppe, invece, stava ancora dormendo. Solo quando la Madonna ha deposto Gesù nella mangiatoia, la luce divina ha svegliato Giuseppe, che ha iniziato a pregare. Un attimo dopo, però, rimasi sola con il piccolo Gesù, che tese le sue manine verso di me, e capii che era per prenderlo in braccio. Gesù tenne la sua testolina vicino al mio cuore e con uno sguardo profondo mi fece capire che era tutto a posto. In quel momento Gesù scomparve e la campana suonò per la Santa Comunione". (Diario, 1442).

Gesù si rende presente come un bambino anche nella Messa. Si rende presente a coloro che diventano come bambini. Quest'anno e sempre, impariamo dai bambini come vivere il Natale. E dal Natale impariamo a vivere come bambini, il che non è facoltativo, ma essenziale per la nostra salvezza: "In verità vi dico che se non cambiate e non diventate come i bambini piccoli, non entrerete mai nel regno dei cieli".

L'omelia sulle letture della Solennità della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo

Il sacerdote Luis Herrera Campo offre il suo nanomiliaUna breve riflessione di un minuto per queste letture domenicali.