Evangelizzazione

Cara Amazonia. Un invito alla rinascita dell'evangelizzazione.

I 4 sogni del Papa tracciano la strada per l'evangelizzazione della Chiesa del futuro, partendo dalla periferia amazzonica come forza trainante.

Giovanni Tridente-30 marzo 2020-Tempo di lettura: 3 minuti

"Tutto il testo è un inno, un inno di lode alla bellezza che Dio ci offre".. Con queste parole, il cardinale Claudio Hummes, presidente del Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), ha commentato l'Esortazione Apostolica Cara Amazonia di Papa Francesco, frutto del Sinodo dei Vescovi dello scorso ottobre, di cui lo stesso Hummes è stato relatore generale.

Anche una delle uditrici, la trentatreenne indigena Yesica Patiachi, ha espresso la sua felicità, spiegando come il testo pontificio, che ora fa parte del Magistero ordinario della Chiesa, sia fondamentalmente il "La più bella incoronazione di tutto il lavoro svolto negli anni".riconoscendo che Papa Francesco è confermato come "l'unico leader mondiale che ha veramente capito che in Amazzonia si sta giocando una partita cruciale per l'umanità"..

Guardando l'umore alla vigilia della pubblicazione, molti si aspettavano un'esortazione che seguisse alla lettera i punti del Documento finale del Sinodo e "approvasse", o "disapprovasse" in particolare quelle questioni che inevitabilmente erano rimaste in sospeso l'ultima volta, dato che l'ultima parola spetta sempre al Papa.

Il documento finale del Papa

Papa Francesco ha sorpreso ancora una volta e ha lanciato la sua proposta, aggiungendo al Documento finale - che invita a prendere in considerazione nella sua interezza e a farne un tesoro speciale - quattro nuovi sogni che, come dice, è riuscito ad avere dopo l'esperienza sinodale: un sogno sociale (attenzione ai poveri, ai popoli autoctoni e ai loro diritti), un sogno culturale (attenzione alla bellezza del territorio), un sogno ecologico (attenzione all'ambiente vitale e alla sua custodia) e un sogno ecclesiale (nuova evangelizzazione e inculturazione). Questi sogni sono indubbiamente desiderati per l'Amazzonia, ma sono dati a tutta la Chiesa.

Perciò, nel testo - che si sviluppa in 111 punti e 4 capitoli, più un'introduzione e una conclusione - il Papa non fa mai riferimento al Documento finale, e lo ribadisce esplicitamente; piuttosto, ripercorre la diagnosi della Instrumentum laboris del Sinodo, cita alcune delle sue precedenti encicliche (Laudato si'Utilizza scrittori e poeti indigeni per circoscrivere e raccontare le sue speranze per la Chiesa in Amazzonia, attingendo anche agli scritti dei suoi predecessori e ai documenti delle Conferenze generali dell'episcopato latinoamericano.

Per quanto riguarda i riferimenti ai documenti del pontificato scritti in passato, che il Papa invita a rileggere, mostra chiaramente che Amazzonia amalgama e, in un certo senso, contiene tutte le aspirazioni e le preoccupazioni dell'intera Chiesa. E così diventa un grande punto di riferimento per la rinascita dell'evangelizzazione universale, seguendo questi 4 sogni del Papa a livello globale. Sembra anche dimostrare che tutto ciò che Francesco intendeva dire durante il suo Pontificato è stato sostanzialmente già detto, e ha solo bisogno di essere messo in pratica e adattato alle diverse circostanze. In breve, si potrebbe quasi dire che si tratta di una sorta di testamento spirituale.

Sui punti "caldi" che hanno animato i dibattiti che hanno preceduto il Sinodo, nell'esortazione il Papa sembra voler confermare il suo atteggiamento di "non occupare spazi ma avviare processi". Nel testo, infatti, chiarisce che tutte quelle esigenze e aspettative sorte in modo un po' affrettato possono maturare nel tempo, alla luce della saggezza e della maternità della Chiesa, senza necessariamente stabilire qualcosa di concreto ora. Alcuni riferimenti, ad esempio, sono al "rito amazzonico" (n. 79 e seguenti), all'accesso ai sacramenti (n. 84) e alla "ministerialità" (85).

Diaconi permanenti

D'altra parte, la posizione del Santo Padre sull'ordinazione dei diaconi permanenti che possono essere ordinati sacerdoti è molto chiara: non vi fa riferimento; piuttosto, valorizza la figura del sacerdote affermando che solo lui può amministrare l'Eucaristia, che è ciò che "fa la Chiesa". La soluzione proposta è: pregare di più per le vocazioni e incoraggiare nuovi sacerdoti missionari per l'Amazzonia, oltre a valorizzare sempre di più il ruolo dei laici e il loro protagonismo, che va coniugato con la necessità della celebrazione dell'Eucaristia (87-94), che rimane sempre la priorità. Il Pontefice chiude anche la porta, in modo argomentato e per l'ennesima volta, all'ordinazione delle donne (100-103), ma sottolineando e valorizzando la necessaria e fondamentale "impronta femminile" per tutta la Chiesa. È chiaro che il cammino è appena iniziato e che dobbiamo fare in modo che si apra a nuovi orizzonti per il bene dell'Amazzonia e di tutta la Chiesa, valorizzando quanto detto da Papa Francesco sull'urgenza dell'annuncio della kerygma.

Il dibattito sinodale e le conclusioni del Santo Padre si inquadrano nel quadro del Laudato si'con le sue riflessioni legate anche alla consapevolezza dell'impatto ecologico e del "tutto è connesso" della società odierna. Preoccupazioni che sono state confermate dalla comunità scientifica - come ha ribadito il Premio Nobel 2007 Carlos Nobre durante la conferenza stampa di presentazione del Documento - e che oggi assumono un ruolo universale nell'impegno di tutti, grazie alla Chiesa e al Papa.

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Vaticano

La giustizia come disposizione del cuore

Sono state adottate alcune misure di riforma in ambito giudiziario nello Stato della Città del Vaticano e in relazione alle norme penali previste dal Libro VI del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ricorda il carattere misericordioso dell'amministrazione della giustizia.

Giovanni Tridente-29 marzo 2020-Tempo di lettura: 5 minuti

Papa Francesco ha stabilito un nuovo ordinamento giudiziario per lo Stato della Città del Vaticano, abrogando e sostituendo la precedente legge (CXIX), che risaliva a più di trent'anni fa (1987), sotto il pontificato di San Giovanni Paolo II. Entrerà in vigore subito dopo Pasqua.

Il provvedimento legislativo CCCLI (351) prevede, in sintesi, una maggiore indipendenza per i magistrati che operano nel piccolo Stato, garantisce una più netta separazione tra magistratura inquirente e giudicante e, di fatto, semplifica l'intero sistema giudiziario.

Aumentare l'efficienza

Questa iniziativa del pontefice si è resa necessaria anche per integrare tutti i cambiamenti adottati nel corso degli anni, anche durante il pontificato di Benedetto XVI, soprattutto in ambito economico e finanziario, ma anche in ambito penale (ad esempio, nel campo degli abusi sui minori da parte del clero), e nelle varie adesioni del Vaticano alle convenzioni internazionali. La Sala Stampa della Santa Sede ha infatti parlato di adeguamento "all'attuale contesto storico e istituzionale, che richiede una crescente efficienza"..

Gli organi giudiziari, quindi, saranno indipendenti e gerarchicamente soggetti solo al Sommo Pontefice e alla legge, esercitando le loro funzioni con imparzialità. Per questo motivo, i giudici hanno una propria polizia giudiziaria (servizio che continua ad essere svolto dal Corpo della Gendarmeria), e tutti i magistrati ordinari acquisiscono la cittadinanza vaticana per il periodo del loro servizio.

La decisione di Papa Francesco stabilisce inoltre che almeno uno dei giudici del Tribunale debba prestare servizio a tempo pieno e in via esclusiva, e introduce come requisito per la nomina pontificia dei giudici, sia del Tribunale che della Corte d'Appello e in parte della Cassazione, che siano, ad esempio, professori universitari - che quindi già percepiscono uno stipendio in un'altra istituzione - per garantire una maggiore indipendenza nell'esercizio delle funzioni giudiziarie al servizio dello Stato.

La nuova legge introduce novità specifiche per quanto riguarda gli avvocati, che per essere iscritti all'albo vaticano devono ottenere anche l'abilitazione forense nello Stato di residenza, mentre in precedenza era sufficiente il solo titolo civile, pur mantenendo la necessità di conoscere il diritto canonico e vaticano. Le sanzioni disciplinari sono introdotte nei loro confronti in caso di comportamenti o atteggiamenti scorretti nei confronti di qualsiasi organismo nell'esercizio della loro professione.

Per la prima volta, vengono indicate regole distinte per l'Ufficio del Promotore di Giustizia (i magistrati che rappresentano l'accusa), distinguendo tra magistratura giudicante e inquirente, in modo che quest'ultima mantenga autonomia e indipendenza nell'esercizio delle sue funzioni.

Inoltre, i capi dei Dicasteri della Curia romana e di altri organi della Santa Sede, così come il Governatorato, possono difendere le rispettive amministrazioni davanti alle autorità giudiziarie a tutti i livelli. Come ultima disposizione, il Papa ha deciso che l'anno giudiziario inizierà il 1° gennaio, rendendolo equivalente all'anno solare.

Equilibrio tra vecchio e nuovo

Commentando queste nuove regole, il presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Giuseppe Pignatone - noto magistrato italiano che ha coordinato importanti indagini che hanno portato all'arresto di mafiosi, e che è sempre stato in prima linea contro la corruzione, e che il Papa ha scelto per questo incarico nell'ottobre dello scorso anno, da poco in pensione in Italia - ha ricordato proprio le parole del pontefice pronunciate in occasione dell'ultima inaugurazione dell'anno giudiziario, lo scorso febbraio.

Vale a dire, che insieme all'impegno "personale, generoso e responsabile". dei magistrati, è opportuno garantire "istituzioni adeguate, in grado di garantire efficienza e tempestività"..

Ha poi sottolineato che l'interpretazione e l'applicazione di queste leggi dovrebbe rispettare "la specificità del diritto vaticano".La prima fonte normativa e il primo criterio di riferimento interpretativo all'interno della Chiesa rimane l'ordinamento canonico. "Questo equilibrio tra antico e moderno è la peculiarità dell'attuale momento storico e anche un ulteriore motivo di impegno per noi giudici".ha concluso.

Virtù e misericordia

Il discorso del Papa di quest'anno al personale del Tribunale dello Stato Vaticano, tenutosi a metà febbraio, ha avuto un carattere piuttosto spirituale nella parte introduttiva, attraverso la quale il Santo Padre ha presentato ai giudici, agli avvocati e ai collaboratori l'esempio di giustizia proposto da Gesù nel Vangelo, non come una "un semplice insieme di regole tecnicamente applicate, ma una disposizione del cuore che guida chi ha responsabilità"..

Ha quindi invitato i presenti a una continua conversione personale, perché questo è "l'unica giustizia che genera giustiziaMa deve essere accompagnata dalle virtù cardinali come la prudenza, la fortezza e la temperanza. Oltre a saper distinguere il vero dal falso e ad attribuire a ciascuno il suo, un buon giudice è colui che sa essere moderato ed equilibrato nella valutazione dei fatti, libero di decidere in coscienza e capace di resistere alle pressioni e alle passioni.

Non deve essere dimenticato, ha detto, "che nel vostro impegno quotidiano vi trovate spesso di fronte a persone che hanno fame e sete di giustizia".che soffrono, "a volte preda dell'angoscia e della disperazione esistenziale".Quindi, le risposte giuste saranno trovate "scavare nella complessità delle vicende umane"., "combinare la correttezza delle leggi con quel pizzico di misericordia in più che Gesù ci ha insegnato".. Proprio perché la misericordia così intesa è la pienezza della giustizia.

In quell'occasione Papa Francesco ha fatto riferimento anche alle riforme che la Santa Sede ha realizzato in ambito giudiziario nel corso degli anni - e che ora hanno portato al nuovo sistema giudiziario che abbiamo illustrato - ricordando che esse fanno parte del nuovo sistema giudiziario. "integrale ed essenziale". dell'attività ministeriale della Chiesa, in quanto si occupano delle condizioni delle persone più svantaggiate e di quelle che sono state "calpestati nella loro dignità umana e considerati invisibili e scartati"..

Riforma del diritto penale

A una settimana dall'inaugurazione dell'anno giudiziario vaticano, Papa Francesco ha ricevuto in udienza per la prima volta i partecipanti alla sessione plenaria del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, presieduta dall'arcivescovo Filippo Iannone, carmelitano, che era stata dedicata allo schema della revisione del Libro VI del Codice di Diritto Canonico, sulle sanzioni nella Chiesa, iniziata molti anni fa e finalmente conclusa.

La pubblicazione del testo riformato non è prevista prima di giugno. Anche in questo caso era diventato necessario che la legislazione penale nella Chiesa fosse "più organica e in linea con le nuove situazioni e problematiche dell'attuale contesto socio-culturale".e offrire strumenti più agili per supportarne l'implementazione.

Impronta pastorale della giustizia

Anche in questo caso, il Pontefice ha ricordato che nella Chiesa la norma giuridica ha un ruolo necessario ma subordinato alla preminenza della Parola di Dio e dei sacramenti, e deve essere sempre al servizio della comunione. La legge nella Chiesa, infatti, ha una natura strumentale. "al fine di salus animarum"sapendo che la giustizia deve essere sempre affermata e garantita senza dimenticare la sua natura pastorale.

A questo proposito, il Papa ha ricordato, "Il ruolo di giudice ha sempre un'impronta pastorale, nella misura in cui è finalizzato alla comunione tra i membri del popolo di Dio".. E lo stesso vale per la sanzione canonica, che persegue "non solo una funzione di rispetto della legge, ma anche di riparazione e soprattutto di bene del colpevole".. Ha quindi "carattere marcatamente medicinale". e quindi rappresenta "un mezzo positivo per la realizzazione del Regno, per ricostruire la giustizia nella comunità dei fedeli, chiamati alla santificazione personale e comune"..

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Spagna

"La Commissione si occupa personalmente di ogni vittima".

Miguel García-Baró, responsabile e coordinatore del progetto Commissione riparazioni dell'arcivescovado di Madrid, spiega a Palabra gli obiettivi di un progetto che va al di là delle denunce degli abusi, e che ha a che vedere con "la ricerca della giustizia". 

Miguel García-Baró-28 marzo 2020-Tempo di lettura: 6 minuti

Iniziare oggi dicendo che la società è malata può sembrare di cattivo gusto o un tremendo truismo. Ma il fatto è che le malattie degli esseri umani dipendono più dalla loro libertà che dai virus; e la libertà è soggetta alla spaventosa forza di gravità dell'egoismo, che di solito non permette di ascoltare la voce che vuole indirizzarci nella direzione opposta (e che non è una forza ma proprio questo: una voce, una voce santa). L'arrivo di un nuovo virus fa nascere nuove e vecchie forme di egoismo, ma forse ci dà anche l'opportunità di recuperare pezzi di realtà che di solito si perdono, di rimettere i piedi su un terreno solido...

In questo ambiente, il Commissione riparazioni continua a frequentare, anche se per telefono e tramite Skypeun altro tipo di inquinamento orribile. È in funzione da soli due mesi e già si vedono effetti sulla salute, modesti da un certo punto di vista, ma immensi se li si comprende davvero.

Qualsiasi persona buona, anche se piena di difetti e miserie sotto molti aspetti, sente (e non solo sente, ma capisce anche) l'abuso sessuale e soprattutto la pederastia come un orrore e un crimine. Se poi li considera all'interno della famiglia, nei luoghi di formazione dei giovani, o come atti di un religioso o di un chierico (o di una suora) che violano qualcuno che allo stesso tempo soggioga, è difficile non provare nausea. Il cristianesimo è la sequela e l'identificazione con l'amore più puro e intenso, con ciò che più decisamente e profondamente aiuta a promuovere la libertà e tutto ciò che c'è di meglio nell'essere umano; ma sotto il mantello di questa religione - di questo stile di vita, in realtà - ci sono casi - improvvisamente, in molti luoghi, molti casi - della più violenta invasione delle coscienze e della violazione dei corpi. L'innocenza viene distrutta, il significato delle relazioni tra le persone viene pervertito, vengono inferte ferite che durano molto più a lungo della prescrizione dei reati prevista dal codice penale di qualsiasi Paese.

Giustizia, piena riparazione

È necessario innanzitutto rappresentare questo orrore, questa mostruosa contraddizione, affinché la volontà di porre la vittima (al singolare, non come mero caso di qualcosa di generale per il quale ci sarà sempre un protocollo impersonale di cura) al centro degli sforzi di guarigione e ricostruzione non sembri per un istante una presa di posizione inquisitoria rispetto alla figura, anch'essa pienamente individuale, dell'abusante. Se, di fronte a tanto insabbiamento e a tanto silenzio, non ci riempiamo innanzitutto di vergogna e di desiderio di giustizia (se non di vero e proprio pentimento), non saremo veramente obiettivi.

È necessario esaminare il Commissione riparazioni con questi occhi. È, ovviamente, come lo vede e lo vive la persona che l'arcivescovo di Madrid ha incaricato e coordina. Per questo non ha esitato ad accettare l'incarico, non appena ha visto la sincerità con cui gli veniva chiesto di svolgere questo lavoro e le persone eccellenti che potevano costituire il nucleo della sua squadra. 

Riparare significa riconoscere la situazione, per poter contribuire a curarla, cioè per evitare che si prolunghi, si rinnovi e rimanga tranquillamente malata. Per raggiungere questo obiettivo, ogni vittima deve essere curata in modo molto concreto e personale - se solo anche i colpevoli venissero a curarsi e noi potessimo aiutarli - e puntare al recupero, alla piena riparazione, persino, nel caso estremo ideale, alla riconciliazione, alla cosiddetta giustizia riparativa. Attraverso di essa, la vittima ricostruisce i legami con se stessa e con gli altri e riesce a lasciarsi alle spalle, se non le cicatrici, le ferite sanguinanti; allo stesso tempo, l'abusante almeno non ripete la violenza e, sempre nel caso ideale, si ricostruisce e (ri)stabilisce relazioni corrette e sane con gli altri.

Aperto a tutta la società

L'Arcivescovado di Madrid è al servizio di tutta la città. Dal momento che inaugura finalmente questa commissione, contribuendo così a mettere la speranza nel posto che le spetta, non vuole e non deve limitarsi a occuparsi di coloro che sono stati vittime di ordinati e religiosi o che hanno subito abusi in ambienti la cui sicurezza avrebbe dovuto essere garantita da qualche istituzione ecclesiastica. E poiché l'abuso sessuale è spesso un mezzo particolarmente violento di abuso di potere e di coscienza, è necessario che l'intera portata di tale abuso sia messa in evidenza nel lavoro del Commissione riparazioni. Accoglieremo chiunque sia stato aggredito, chiunque sia stato aggredito.

Sia ben chiaro: non c'è ombra di complicità o di copertura degli abusi. È abbastanza comprensibile che una vittima di un ecclesiastico possa essere sospettosa di un ufficio ecclesiastico che si offre di assisterla; ma per quanto riguarda il coordinatore del Riparazione (e non solo lui, ma l'intera squadra a capo della commissione), non ammetterà nemmeno l'ombra di una gestione losca di un caso.

Accompagnamento in tutti i sensi

La vittima sarà accompagnata in tutti i modi di cui ha bisogno. A loro vengono offerti innanzitutto ascolto empatico, assistenza psicologica, servizi legali canonici e civili, assistenza spirituale. Se necessario, verranno chiamati psicologi (o psichiatri) e giuristi, completamente al di fuori delle strutture dell'arcidiocesi. Tutto questo deve essere gratuito (il Fondazione Porticus ha impegnato il proprio sostegno finanziario).

Ma c'è un'altra area del lavoro della Commissione che guarda al futuro: i suoi programmi di formazione, che interagiscono con quelli già in corso a Madrid. Speriamo di poterli lanciare prima dell'estate, miasmi fisici permettendo. Chi li segue otterrà un Riparazioni delle guarnizioni prova di tale formazione. 

D'altra parte, oltre a completare e specializzare la formazione degli uditori, è anche molto importante rafforzare il più possibile la preparazione dei futuri membri ordinati e dei futuri religiosi e religiose. Solo un attento esercizio di educazione affettiva, l'integrazione del sesso nella vita celibataria e una corretta comprensione dei ministeri ecclesiastici costituiranno una barriera efficace contro l'ulteriore diffusione di questa infezione.

Posso assicurarvi che quelli di noi che si sono assunti questo compito lo fanno con grande entusiasmo e autentica speranza. Alcuni di noi, che sono solo genitori, insegnanti, terapeuti o giuristi laici, vedono che la lotta in cui siamo impegnati ci fa vivere la comunione cristiana e la fratellanza umana universale molto più comodamente di prima.

Commissione Repara: e-mail: [email protected], tfno. 618 30 36 66.

Uffici diocesani per i reclami entro il 31 maggio

-Testo Francisco Otamendi

Solo il coronavirus poteva impedire che praticamente tutte le diocesi spagnole si dotassero entro il 31 maggio di un ufficio per ricevere le segnalazioni di abusi sessuali su minori e persone vulnerabili, come stabilito dalla motu proprio di Papa Francesco Vos estis lux mundi

Secondo il segretario generale e portavoce della Conferenza episcopale spagnola (Cee), mons. Luis Argüello, che ha riferito su questi uffici al termine dell'assemblea plenaria dei vescovi all'inizio di marzo, le uniche diocesi che a quella data non si erano adeguate all'obbligo erano alcune della Catalogna, e ha annunciato che lo avrebbero fatto nelle prossime settimane, perché avevano preferito aspettare lo svolgimento dell'assemblea. 

Le diocesi delle province ecclesiastiche di Pamplona e Tudela, Santiago de Compostela e Valladolid hanno optato per una sede metropolitana per tutte le diocesi circoscritte, così come l'arcivescovado di Castrense in Spagna.

D'altra parte, quelle corrispondenti alle province ecclesiastiche di Burgos, Granada, Madrid, Mérida-Badajoz, Oviedo, Toledo e Valencia hanno accettato di organizzare i propri uffici diocesani.

Anche la provincia ecclesiastica di Siviglia ha istituito un ufficio metropolitano per l'arcidiocesi, a cui si sono aggiunti gli uffici suffraganei di Cadice e Ceuta e di Huelva. Le diocesi di Asidonia-Jerez, delle Isole Canarie, di Cordoba e di Tenerife hanno scelto di istituire i propri uffici diocesani.

L'arcivescovo Argüello ha riferito che sebbene la norma del Papa stabilisca un minimo da rispettare, la ricezione delle denunce, la realtà mostra che in molti casi "Questi uffici stanno anche valutando la possibilità di accompagnare le vittime. Ha fatto l'esempio del progetto Riparazionedell'Arcidiocesi di Madrid: "Oltre all'ufficio, Repara offre anche molte altre possibilità, ha sottolineato, come si vede in questa pagina nell'articolo del suo coordinatore, Miguel García-Baró. Il segretario generale ha confermato che la Conferenza episcopale non avrà un proprio ufficio, ma che si è impegnata a fornire un servizio di "comunione e collegamento". tra i vari uffici e il Tribunale della Rota Romana, se necessario.

CEE e CONFER, camminare insieme

La CEE e la Confederazione Spagnola dei Religiosi (CONFER), insieme alle scuole cattoliche, hanno tenuto a gennaio una conferenza su Abuso di potere, coscienza e abuso sessualein cui hanno svolto "Un invito a camminare insieme. Un percorso di prevenzione, con le vittime, di formazione. Dobbiamo mettere sul tavolo quello che già c'è e da lì imparare insieme e aiutarci a vicenda".Luis Argüello.

In occasione della cerimonia di apertura, la presidente della CONFER, Mariña Ríos, ha espresso il suo apprezzamento per l'iniziativa. "Vogliamo aiutarci a vicenda per farlo bene. Siamo colpiti non solo come questa o quella istituzione, ma come Chiesa. E come Chiesa dobbiamo fornire i mezzi necessari per affrontare le situazioni che si sono presentate, per garantire e lavorare insieme.

José María Alvira, segretario generale delle scuole cattoliche, ha espresso il suo sgomento per gli abusi e ha sottolineato la stessa idea: dobbiamo essere chiari sull'universalità di questo flagello e collaborare: "Siamo preoccupati per gli abusi nella società nel suo complesso. L'obiettivo della Chiesa è quello di ascoltare, proteggere, tutelare e prendersi cura dei minori abusati, ovunque essi si trovino. La Chiesa deve essere al di sopra delle controversie. È tempo di lavorare insieme.

L'autoreMiguel García-Baró

Coordinatore della Commissione Repara dell'Arcidiocesi di Madrid. Docente presso l'Università Pontificia di Comillas.

Zoom

Il Papa chiede di porre fine alla pandemia

Papa Francesco ha guidato una preghiera per la fine della pandemia e ha impartito una straordinaria benedizione Urbi et Orbi da una solitaria Piazza San Pietro.

Juan Portela-27 marzo 2020-Tempo di lettura: < 1 minuto
Attualità

Coronavirus: la richiesta del Papa alla Madonna

Alla luce della situazione creata dalla pandemia COVID-19, questa è la preghiera presentata dal Santo Padre all'immagine della Vergine Maria, Madre del Divino Amore.

Omnes-14 marzo 2020-Tempo di lettura: < 1 minuto

Alla luce della situazione creata dalla pandemia COVID-19, questa è la preghiera presentata dal Santo Padre all'immagine della Vergine Maria, Madre del Divino Amore:

"O Maria, tu brilli sempre sul nostro cammino come segno di salvezza e di speranza. il nostro cammino come segno di salvezza e di speranza.

Ci affidiamo a te, o Salute degli Infermi i malati, che sotto la croce sono stati associati al dolore di Gesù, conservando la vostra fede saldi nella fede.

Tu, salvezza di tutti i popoli, sai di cosa abbiamo bisogno, e siamo sicuri quello di cui abbiamo bisogno, e siamo certi che tu provvederai, affinché, come a Cana di Galilea Cana di Galilea, possano tornare la gioia e la festa dopo questo periodo di prova. processo.

Aiutaci, Madre del Divino Amore, a conformarci alla volontà del Padre. conformarci alla volontà del Padre e fare ciò che ci dirà Gesù, il quale ha preso su di sé che ha preso su di sé le nostre sofferenze e si è fatto carico dei nostri dolori per condurci, attraverso le ci conduce, attraverso la croce, alla gioia della risurrezione.Sotto la tua protezione ci rifugiamo, Santa Madre di Dio. Madre di Dio. Non disprezzare le nostre suppliche che siamo nella prova e liberaci da ogni peccato, o glorioso e benedetto ogni peccato, o Vergine gloriosa e benedetta".

Spagna

Linee guida della Chiesa in Spagna su COVID-19

Linee guida della Conferenza episcopale spagnola in vista della dichiarazione di pandemia da coronavirus. 

Omnes-13 marzo 2020-Tempo di lettura: 5 minuti

"Coraggio, sono io, non abbiate paura" (Mt 14,27).

In tempi di il Signore è ancora presente e ci accompagna con parole di incoraggiamento mentre ci manda a curare e incoraggiare chi ci circonda. nello stesso momento in cui ci manda a curare e incoraggiare coloro che ci circondano. Costantemente ci saluta: "La pace sia con voi".

1.- Preoccupazione e responsabilità 

Il emergenza sanitaria che stiamo vivendo con il coronavirus Covid-19, porta in primo piano la la gravità della situazione creatasi in tutti i luoghi e in tutte le attività, che continua a crescere in e attività, che continua a crescere in modo esponenziale. crescita esponenziale.

In aggiunta a questo ragionevole preoccupazione, vorremmo indicare le misure necessarie, alcune delle quali di carattere straordinario, che sono state adottate. di natura straordinaria, a seguito dei consigli e delle decisioni prese dal Consiglio di amministrazione. il Governo, il Ministero della Salute e le Comunità Autonome indicano. vengono indicati. Siamo grati per la generosa dedizione di tante persone che stanno aiutando in questa crisi, ognuna a partire dalla propria aiutare in questa crisi, ognuno a modo suo. 

Come Cristiani, vogliamo vivere questi momenti con tutta la nostra responsabilità civica, nella solidarietà fraterna. con solidarietà fraterna verso le persone colpite, e con fiducia nel Signore, che in tempi di confidare nel Signore, che nei momenti di prova non ci abbandona mai dalla sua mano, ma sostiene la nostra speranza e ci invita alla conversione. che sostiene la nostra speranza e ci invita alla conversione. 

Questo La situazione globale è anche un segno dei legami che ci uniscono e che sono alla base della chiamata alla solidarietà nell'assistenza alle persone più deboli e bisognose. chiamata alla solidarietà nel prendersi cura dei più deboli e bisognosi, dei malati, degli anziani e delle persone sole. e bisognosi di aiuto, i malati, gli anziani e le persone sole. 

Inoltre Dobbiamo anche prepararci a un nuovo e impegnativo esercizio di solidarietà fraterna di fronte alle conseguenze economiche e sociali che si verificano nel mondo. di fronte alle conseguenze economiche e sociali che si temono a causa di questo problema globale. questo problema globale. Ci auguriamo che questo momento di grande bisogno possa essere un'occasione per rafforzare, tra tutti noi, la solidarietà e il lavoro a favore dei poveri, per rafforzare, tra tutti noi, la solidarietà e il lavoro verso un obiettivo comune. un obiettivo comune.

2.- Attivo attiva, in modo da non esporsi al contagio o essere un canale di contagio per gli altri.

Il Le misure che dobbiamo essere disposti a mettere in pratica devono aiutarci a non contrarre la malattia e quindi a non essere causa di contrarre la malattia e quindi non essere la causa dell'infezione di altre persone a noi vicine. di infettarsi. Siamo quindi chiamati a compiere sforzi e rinunce anche se dolorosi. dolorosa. I giovani, in particolare, sono chiamati a collaborare e a dare testimonianza di fraternità.

Pertanto Invitiamo quindi le persone a seguire le istruzioni degli operatori sanitari per evitare che la evitare la progressione accelerata della malattia attraverso misure igieniche ed evitando di misure igieniche ed evitare contatti che facilitino il contagio. Questi Queste raccomandazioni rimarranno in vigore fino a quando le autorità sanitarie non determineranno autorità sanitarie e possono essere riassunti come segue:

  • "Applicare misure igieniche come lavarsi frequentemente le mani con acqua e sapone o con una soluzione alcolica, coprire la tosse con un fazzoletto usa e getta immediatamente o in soluzione, coprendo la tosse con un fazzoletto monouso immediatamente o nell'incavo della mano. gomito, oltre a pulire le superfici che possono essere state schizzate da tosse o starnuti. spruzzati da tosse o starnuti.
  • In ogni caso, si raccomanda di In ogni caso, si raccomanda di evitare i luoghi affollati dove non è possibile mantenere il Non è possibile mantenere una distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. 
  • Si raccomanda di uscire di casa il meno possibile. il meno possibile.

3.- Misure in relazione a catechesi, attività formative e celebrazione della chiesa

Vedi la catechesi dovrebbe essere interrotta. È importante incoraggiare la continuazione di catechesi familiare, per la quale le parrocchie dovrebbero offrire indicazioni e risorse. guida e risorse. Conversazioni, incontri di formazione, eventi devozionali, concerti, concerti eventi devozionali, concerti, conferenze o eventi di natura simile nelle chiese e nelle diocesi. di natura simile nelle chiese e negli edifici diocesani.

Per la durata di situazione di emergenza si consiglia di seguire la celebrazione dell'Eucaristia in famiglia attraverso i media. Eucaristia in famiglia attraverso i media. A causa della loro vulnerabilità, è consigliabile che le persone che sono malate croniche, anziani, debilitati o potenzialmente a rischio, e a coloro che vivono con loro, si consiglia di astenersi da si astenga dal partecipare alla celebrazione dell'Eucaristia. Tutti noi siamo si consiglia di uscire di casa il meno possibile.

I soliti festeggiamenti Le consuete celebrazioni dell'Eucaristia possono essere mantenute con la sola presenza del sacerdote e di un sacerdote e un eventuale piccolo gruppo convocato dal celebrante. Nel caso di Nel caso di feste aperte al pubblico, si consiglia di evitare la concentrazione di persone, seguendo le indicazioni riportate nella sezione 2. persone, seguendo le istruzioni riportate al paragrafo 2. Durante questo periodo, ogni Vescovo può dispensare dal precetto domenicale coloro che non partecipare personalmente all'Eucaristia per questi motivi.  

Con Per quanto riguarda la celebrazione dei funerali e delle esequie, si raccomanda che solo i membri più stretti della famiglia e le persone solo i parenti più stretti e le persone più vicine al defunto, pur mantenendo la stessa le stesse precauzioni indicate nelle sezioni precedenti. Altre celebrazioni dovrebbero essere rimandate il più possibile. altre celebrazioni dovrebbero essere rimandate il più possibile. Le processioni in questo periodo devono essere dovrebbe essere soppresso. 

Da straordinariamente, si raccomanda di ricevere la comunione nella mano. Il I celebranti e coloro che distribuiscono la comunione e preparano gli oggetti liturgici devono avere molta cura di devono prestare estrema attenzione alla disinfezione delle mani. Il rito di Il rito della pace deve essere omesso o espresso con un gesto che eviti il contatto fisico. contatto.

Il Il sacramento del perdono potrebbe essere celebrato in spazi o contesti che garantiscano la privacy e la distanza di sicurezza privacy e la distanza di sicurezza raccomandata dalle autorità sanitarie. autorità sanitarie. Noi sacerdoti siamo chiamati a offrire mezzi per preparare la celebrazione a casa, tempo e spazio per offrire celebrazione a casa, un tempo e uno spazio adatti per offrire la Misericordia a chi la chiede in questa speciale occasione. a coloro che lo chiedono in questo singolare periodo di Quaresima. 

4.- Uniti in in preghiera. Tempo di creatività spirituale e pastorale

Di più più che mai dobbiamo aprirci alla contemplazione del Mistero svelato nella Croce gloriosa di Gesù Cristo. Croce gloriosa di Gesù Cristo. Le misure presenti e future ci obbligano a mantenere le distanze. distanze. Coltiviamo la vicinanza della preghiera. Preghiamo gli uni per gli altri, per per coloro che sono affetti dalla malattia, per le loro famiglie e i loro amici, per la salute e per il benessere di coloro che ne sono affetti. operatori sanitari, nonché coloro che lavorano per contenere la diffusione del virus. del virus. 

Questo situazione richiede una creatività pastorale per aiutarsi a vivere la Quaresima e la Settimana Santa in modo nuovo. La Quaresima e la Settimana Santa in un modo nuovo. Noi pastori siamo soprattutto chiamati a un nuovo impegno e a una nuova creatività nel modo in cui accompagniamo il popolo di Dio. il popolo di Dio. Come ha detto oggi Papa Francesco, "Che il popolo di Dio essere accompagnati da pastori e dalla consolazione della Parola di Dio, dei sacramenti e della preghiera. sacramenti e preghiera".

Su questo itinerario quaresimale, mancando alcuni segni liturgici comunitari ed espressioni di devozione popolare per strada delle espressioni di devozione popolare per strada, siamo chiamati a un cammino ancora più profondamente radicato in ciò che sostiene la vita spirituale: preghiera, preghiera, preghiera, preghiera, preghiera. ancora più profondamente radicata in ciò che sostiene la vita spirituale: la preghiera, il digiuno e la carità. digiuno e carità. Che gli sforzi compiuti per contenere la diffusione della del coronavirus sia accompagnata dall'impegno di ogni fedele per un bene più grande: la cura della vita, la sconfitta del la cura della vita, la sconfitta della paura, il trionfo della speranza. 

Il I templi possono rimanere aperti per la preghiera personale e per invocare i doni del Signore di saggezza e di i doni della saggezza e della forza per vivere questo momento.

5.- Collaborazione e revisione dei criteri

Mostriamo la nostra disponibilità a collaborare responsabilmente in tutto ciò che è necessario per il controllo di questa pandemia in controllo di questa pandemia in base alle indicazioni delle autorità sanitarie, in particolare la autorità, in particolare la definizione dello stato di allerta, e pertanto tali criteri possono essere I criteri possono essere aggiornati con l'evolversi degli eventi e con l'adozione di nuove misure da parte dell'azienda. eventi e con l'adozione di nuove misure da parte delle amministrazioni pubbliche. autorità.

Questo è una circostanza in cui alzare lo sguardo verso il Signore dalla fragilità della nostra condizione umana fragilità della nostra condizione umana ricordata il Mercoledì delle Ceneri. A questo inaspettato deserto che stiamo attraversando, risveglieremo uno sguardo su Dio e una maggiore e una maggiore accoglienza e sollecitudine per i nostri fratelli e sorelle, soprattutto per i malati e i quelli più carenti di gioia e fiducia. 

Su nelle preghiere delle Lodi e dei Vespri, così come nelle preghiere della Santa Messa, le preghiere devono essere le preghiere al Signore e alla cura della Beata Vergine, affinché sostengano tutti noi nella speranza e nella per sostenere tutti noi nella speranza, per portare sollievo a coloro che soffrono per le conseguenze di questo virus di questo virus, mentre raccomandiamo i morti al buon Dio, chiedendo il loro riposo eterno. per il loro riposo eterno. 

Facciamo nostra la preghiera che Papa Francesco ci invita a recitare in questo momento:

"Aiutateci, Madre del Divino Amore, di conformarci alla volontà del Padre e di fare ciò che Gesù ci dice. Gesù, che ha preso su di sé le nostre sofferenze e si è fatto carico dei nostri dolori per condurci, attraverso la croce, a i nostri dolori per condurci, attraverso la croce, alla gioia della risurrezione. resurrezione. Sotto la tua protezione ci rifugiamo, Santa Madre di Dio. Non trascurare le nostre suppliche, perché siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta. Vergine gloriosa e benedetta". 

Commissione Comitato esecutivo della Conferenza episcopale spagnola Madrid, 13 marzo, venerdì di Quaresima 2020

TribunaFernando Bonete Vizcaíno

L'Economia di Francesco o l'opportunità di guidare un cambiamento radicale

Il Papa ha invitato all'evento imprenditori e giovani professionisti, premi Nobel e leader. L'economia di Francesco, ad Assisi alla fine di marzo. Tra questi ci sarà anche l'autore di questo articolo. Si tratta di mettere la persona al centro.

12 marzo 2020-Tempo di lettura: 3 minuti

"Studiare e praticare un'economia diversa, che faccia vivere e non uccida, che includa e non escluda, che umanizzi e non disumanizzi, che si prenda cura del creato e non lo depredino".

È passato un anno da queste parole. È il messaggio con cui Papa Francesco ha invitato giovani professionisti e imprenditori, leader e premi Nobel di tutto il mondo, a progettare insieme un'economia attenta alle persone e all'ambiente. L'incontro si terrà dal 24 al 28 marzo 2020. La città di Assisi ospiterà l'evento mondiale. L'economia di Francesco

Un anno dopo, alla vigilia di questo incontro, non sarebbe del tutto corretto dire "il momento è arrivato", come se questa settimana di marzo fosse la fine e il termine delle nostre preoccupazioni sull'economia e sulla sostenibilità del pianeta, una settimana per incontrarsi, condividere, sfogarsi ed essere felici di essersi conosciuti. L'economia di Francesco non è la fine, ma l'inizio di un processo di discernimento su scala globale con cui la Chiesa vuole guidare il grande cambiamento che l'umanità chiede a gran voce e che comporta, in larga misura, come ha sottolineato il Santo Padre nel suo messaggio, di "Dare un'anima all'economia di domani".

Una nuova economia?

In cosa consiste questa "rivitalizzazione" dell'economia? Indubbiamente, una delle sfide fondamentali è rappresentata dalla revisione del nostro attuale sistema governato dal capitalismo. O, in altre parole, governato dalla concorrenza e dalle prestazioni. Questo è un modo riduttivo di intendere la persona. Non sarà facile sostenere che la natura umana non risponde o si identifica in modo essenziale con questi due controvalori, che la competizione e la performance non dovrebbero essere le forze trainanti del nostro lavoro, delle nostre aspirazioni o della nostra vita. Così come non è facile superare la consuetudine del dicotomia capitalismo-comunismo che tende a dominare il dibattito e che confonde l'assenza di capitalismo con l'abbandono dell'economia di mercato.

Ma un'altra economia è possibile. Un'economia sostenuta dalla reciprocitàNon volta le spalle a nessuno e a niente, né a una sola persona, né a un solo elemento della creazione. Un'economia sostenuta dall'istruzione gratuitache sia in grado di sacrificare il profitto, grande o piccolo che sia, per il bene comune. Un'economia, come ci ha ricordato spesso Stefano Zamagni, che è strumento di civiltà e di progresso morale ed economico al tempo stesso.

Questo modo di intendere l'economia è davvero nuovo? Il lavoro inteso come servizio alla vocazione e agli altri, e non come schiavitù del compito o del profitto, non è il grande messaggio del Benedetto di Nursia? Riconoscere la dignità di ogni persona, a prescindere dal merito e dal livello di reddito, non è forse il grande messaggio di Francesco d'Assisi? E ognuna di queste idee, non sono forse la grande rivoluzione umana della Vangeli

È a dir poco significativo che la memoria di entrambi i santi sia stata recuperata dai nostri ultimi due papi. E allo stesso tempo, corrispondono a Papa Francesco e a Laudato si' la saggezza di aver messo la Chiesa è in grado di guidare il cambiamentoCoglieremo l'opportunità o lasceremo che altri lo facciano per noi?

Verso l'economia di Francesco

Molti dei più grandi nomi dell'economia di oggi si riuniranno ad Assisi in risposta all'appello di Papa Francesco: Premi Nobel Amartya Sen e Muhammad Yunusesperti e imprenditori internazionali come Jeffrey Sachs, Stefano Zamagni, Kate Raworth, Juan Manuel Sinde, Brunello Cucinelli, Anna Meloto, Cécile Renouard, Mauro Magatti, Jennifer Nedelsky... Cinquecento giovani provenienti da tutto il mondo sono stati selezionati per lavorare con loro durante l'incontro in una processo collaborativo e dialogoche comprende - come si può vedere tra quelli citati sopra - non solo coloro che "hanno il dono della fede, ma a tutti gli uomini di buona volontà, indipendentemente dalle differenze di credo". -Cito ancora da Francisco.

Per replicare questo processo, istituzioni e comunità di tutto il mondo hanno organizzato incontri preparatori e gruppi di lavoro. Dal momento che il Fondazione culturale Ángel Herrera Oria, Scuola aziendale CEU IAM e il Università CEU celebriamo il ciclo Verso l'economia di Francesco. Diversi esperti sono passati o passeranno dalla nostra Università: Christian Felberleader del movimento Economia del bene comune; Pablo SanchezB Corp Spain, CEO di B Corp Spain; Xavi Roca-CusachsPartner spagnolo di Capitalismo consapevole; Asunción EstesoL'Economia di Comunione è un'imprenditrice e presidente dell'associazione Associazione per un'economia di comunione in Spagna (AEdC). 

Vi invitiamo a svolgere un ruolo di primo piano nel cambiamento, a conoscere il contenuto di queste sessioni, a registrarvi e a partecipare ai prossimi incontri, tramite francescoeconomy.ceu.es

L'autoreFernando Bonete Vizcaíno

Dottorato in Comunicazione sociale. Docente presso l'Università CEU San Pablo. Partecipante all'incontro mondiale L'economia di Francesco.

@ferbovi

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SOS reverendi

"X-File

Nel mezzo di questo groviglio di tentativi di comprare la felicità, i sacerdoti finiscono per imbattersi in qualche "X-File: fenomeni non classificabili in modo strettamente corporeo o terreno. 

Manuel Blanco-5 marzo 2020-Tempo di lettura: 3 minuti

In un'epoca profondamente materialista e consumistica, gli esseri umani desiderano valori spirituali e morali. Vorrebbe sentirsi parte di una famiglia sana, ma dalle profondità incancrenite dell'ego scaturisce spontaneamente qualcosa di molto diverso: scontro, solitudine, competizione, sdegno, invidia... Chesterton sosteneva che "Quando si smette di credere in Dio, si crede immediatamente in qualsiasi cosa".. Ma anche se manteniamo la fede, una nube soprannaturale di "rispetto" e smarrimento incombe sulla terra. Senza paura, perché Cristo ha vinto e ci accompagna.

Anni fa, un sacerdote fu testimone di un curioso episodio. Durante una riunione di giovani, qualcuno decise di fare un gioco che considerava "divertente": una rappresentazione del bene contro il male; angeli buono contro angeli L'idea era di usare la paura come intrattenimento, alla maniera di un film horror. Racconta che, poche ore dopo, dovette ritirarsi dalla baraonda dominante perché si sentiva male: decimi di febbre, diarrea, scricchiolii di legno nel solaio della sua stanza... La riunione dovette essere sospesa a causa di un virus intestinale che colpì tutto il gruppo. Il centro sanitario fece una diagnosi chiara, ma su quel giorno aleggiava l'ombra del consiglio ancestrale: "con certe cose non si scherza".

"D. Remigio, da qualche giorno stanno accadendo cose strane in casa mia...". Il sacerdote non è un esperto di fenomeni paranormali, né ha seguito corsi di esorcismo con il famoso Padre Amorth. Ma è un pastore e viene in aiuto di qualsiasi parrocchiano in difficoltà. "Non capisco questo, figlio mio. Ma che ne dici di pregare un po' insieme? Non può fare alcun male. Si trattava di strani rumori, di eventi "portasfiga" che il capofamiglia percepiva. D. Remigio fece loro alcune domande specifiche perché conosceva la persona che gli chiedeva aiuto: un tipo sensibile, incapace di inventare cose strane o di facili credulità. "Avete partecipato a complicati giochi di Ouija, carte astrali, streghe...?

All'inizio sembrava una domanda strana e infondata. Ma poi qualcuno intervenne: "Guardi, signor Remigio, potrebbe essere...". Il figlio maggiore ha spiegato che, qualche giorno fa, si era arrabbiato con una sua amica e ora lei continuava a minacciarlo: "L'ho detto a mia madre, che è esperta di stregoneria". "Lo scoprirete. "Vi faremo del male". Oltre a criticarli in tutto il villaggio, potrebbero fare "qualcos'altro...". D. Remigio era un po' spaventato; quanto basta per fare il primo passo tra le braccia del Signore. Ha convocato tutti i presenti in casa per pregare. Utilizzavano il testo di una preghiera di benedizione familiare che egli praticava assiduamente in parrocchia. Se percepiva un'ulteriore complicazione, l'avrebbe portata all'attenzione dei suoi superiori. Hanno pregato. Semplice, ma concentrato (Dio usa anche queste circostanze per ricordarlo e riconoscerlo). Qualche giorno dopo, la persona che è venuta da D. Remigio gli telefona: "È andato tutto bene da quando sei a casa. Quella stessa notte, la mamma dormì profondamente. È molto più tranquilla. Al lavoro, come la seta...".

Poco prima di cena, durante un'epica notte invernale nel nord della Spagna (pioggia costante, freddo umido, buio intenso...), telefonarono al sacerdote: "Mi darai del pazzo, D. Nicomede. Ma abbiamo avuto dei giorni strani a casa e non siamo riusciti ad alzarci; io e mio marito siamo sopraffatti... Ho paura per i bambini... Se potesse venire da questa parte...". Si trattava di una famiglia che era stata incaricata dalla parrocchia di preparare il culto eucaristico. Istruivano la gente a ricevere i sacramenti, insegnavano a pregare in modo autentico, promuovevano l'affetto per la Beata Vergine... Da ciò D. Nicomede deduceva che, sia che l'attività diabolica fosse visibile o meno, la inquilino del seminterrato Si sentiva in qualche modo infastidito dalle funzioni svolte da questa famiglia. Si avviò verso quella casa. Durante il tragitto pensò che, se i film fossero stati veri, quella sera non sarebbe tornato a casa, schiacciato da un albero mentre guidava, al ritmo cadenzato del tergicristallo; o fulminato da un cavo dell'alta tensione errante. Pur sapendo che il Gesù "nascosto sotto il sacerdote" desidera accompagnare gli afflitti, scacciando demoni e fantasmi, ristabilendo i nervi, perdonando, portando pace. Con fede e buon senso. Nicomede prese il Santissimo Sacramento per "scortarlo" nella visita. Hanno pregato insieme. Ha mangiato un panino veloce per cena e se n'è andato. Arrivò a casa sano e salvo; tutti dormirono tranquilli.

Il famoso detto galiziano recita: "Non credo nella meigas (streghe) ma, ci sono alcuni, ci sono alcuni...". Dio ha adornato il presbitero con la Poteri del suo Figlio prediletto. Affinché, in modo semplice ed efficace, possa annegare il male in un'abbondanza di bene.

Evangelizzazione

Dall'Amazzonia al dramma della migrazione

Con l'esortazione apostolica post-sinodale Cara Amazonia, Papa Francesco presenta i frutti del Sinodo di ottobre a tutta la Chiesa e invita a un rinnovamento evangelizzatore che parta dalle periferie e dai poveri.

Giovanni Tridente-5 marzo 2020-Tempo di lettura: 5 minuti

L'aveva promesso entro la fine dell'anno (2019) e Papa Francesco ha mantenuto la parola. Il 27 dicembre, infatti, ha completato l'esortazione apostolica post-sinodale Cara AmazoniaIl documento è stato infine firmato il 2 febbraio di quest'anno, festa della Presentazione del Signore, a causa dei tecnicismi delle revisioni e delle traduzioni. È un documento che nasce dal cuore del Pontefice, come frutto dell'esperienza dei lavori sinodali dello scorso ottobre, ai quali ha partecipato con spirito attento e grande disponibilità.

Egli consegna ora a tutta la Chiesa queste "risonanze" che, scrive, non intendono sostituire o ripetere il Documento finale - che invita comunque a leggere integralmente - ma piuttosto "arricchire e sfidare". alla stessa comunità ecclesiale, a partire dalla periferia amazzonica. 111 punti, 4 capitoli e una bellissima preghiera finale rivolta alla Vergine Maria, che fungono da cornice per 4 grandi "Sogni per l'Amazzonia (5-7): diritti dei poveri, ricchezza culturale, bellezza naturale e impegno evangelizzatore incarnato.

DATO

15.10.2017

Durante l'Angelus in Piazza San Pietro, Papa Francesco convoca l'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Pan-Amazzonica.

È un testo che appartiene al magistero ordinario del Sommo Pontefice e deve essere letto e meditato nella sua interezza. Il "sogno sociale". è una grande vicinanza agli oppressi, che il Papa identifica nei popoli originari, che spesso sono vittime di "assoggettamento". dalle potenze locali e internazionali. Di fronte a queste ingiustizie, è indispensabile "Indignatevi e chiedete perdono". (15-19) e allo stesso tempo di costituire "Reti di solidarietà e sviluppo.

Il "sogno culturale". si concentra sulla custodia delle radici (33-35), evitando l'omogeneizzazione delle culture, ma sottolineando il fatto che la diversità deve essere trasformata in "un ponte".sempre supponendo "La prospettiva dei diritti dei popoli"..

Il terzo sogno è il "ecologico", che fa pensare a Laudato si', nella consapevolezza che la cura dell'ambiente e l'assistenza ai poveri sono inscindibili. A livello globale, non vanno trascurati i seguenti aspetti "il grido dell'Amazzonia (47-52), dato che è dalla salute di queste terre che dipende l'equilibrio planetario.

Infine, il "sogno ecclesiale".La prima parte del libro, dedicata in modo più specifico ai pastori e ai fedeli cattolici, contiene un "grande annuncio missionario (61) che è indispensabile per l'Amazzonia, ma può anche mettere in moto un processo di più ampia portata. Qui, naturalmente, il Papa vuole un maggiore accesso ai Sacramenti, soprattutto per i poveri, e prevede una maggiore presenza missionaria da altre terre, così come un ruolo rinnovato per i laici e nuovi spazi per le donne.

La voce del Segretario speciale

Nella lunga intervista rilasciata a Palabra nel numero di gennaio, il cardinale gesuita Michael Czerny, che è stato segretario speciale del Sinodo sull'Amazzonia, aveva apprezzato i molti frutti e la ricchezza del Documento finale. "Ma forse posso sottolineare l'esperienza di sinodalitàper camminare insieme. Sentire la pace e la consolazione che derivavano dall'esperienza di essere guidati dallo Spirito e di riconoscere tanti doni, sentire la chiamata a rispondere a una realtà particolare e a rispondere insieme, sì, al grido della terra e dei nostri fratelli e sorelle".ha aggiunto all'epoca. 

DATO

6-27.10.2019

Il Sinodo si svolge in Vaticano con la partecipazione di 185 Padri sinodali, 25 esperti, 55 uditori e 16 rappresentanti di varie etnie indigene.

Parlare con Notizie dal Vaticano subito dopo la pubblicazione dell'esortazione, ha riconosciuto come il cuore del documento del Papa sia l'amore per l'Amazzonia e le conseguenze di tale amore: "Un ribaltamento del modo comune di pensare il rapporto tra ricchezza e povertà, tra sviluppo e protezione, tra difesa delle radici culturali e apertura all'altro"..

Diplomatici in missione

Un altro desiderio che il Santo Padre aveva espresso al termine dell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Pan-Amazzonica è quello che ha messo per iscritto qualche giorno fa, chiedendo espressamente al presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, Mons. Giuseppe Marino, di renderla operativa dal prossimo anno accademico. Stiamo parlando dell'inserimento nel curriculum di formazione per i sacerdoti candidati al servizio diplomatico della Santa Sede. "Un anno di impegno missionario in una diocesi delle Chiese particolari".in modo che possano essere formati "nello zelo apostolico di andare in territori di frontiera al di fuori delle loro diocesi di origine"..

Questo desiderio, che ora si sta realizzando, è anche in linea con il punto 90 di Cara Amazonia, dove i vescovi sono esortati a essere generosi nell'indirizzare proprio coloro che mostrano una vocazione missionaria verso l'Amazzonia. Nel suo discorso improvvisato a conclusione del Sinodo, Papa Francesco aveva invece sottolineato il fatto che "nella zona non amazzonica, rispetto alla zona amazzonica".c'è un grande "mancanza di zelo apostolico nel clero". poiché molti sacerdoti vengono inviati nei Paesi più sviluppati degli Stati Uniti o dell'Europa, invece che in quelli dove ci sarebbe un bisogno urgente. Quelli "luoghi più remoti".come si dice in Cara Amazonia 89, dove è difficile assicurarsi il ministero sacerdotale.

Evidentemente, la decisione del Pontefice non si limita alle terre amazzoniche, ma vuole influenzare tutti i Paesi del mondo. "sfide crescenti per la Chiesa e per il mondo". che si riferiscono, ad esempio, a un'Europa in forte declino dal punto di vista del cristianesimo, all'Africa, "assetati di riconciliazione".in America Latina "affamati di nutrimento e di interiorità".Il Nord America, che deve ritrovare un'identità non basata sull'esclusione, e l'Asia e l'Oceania, dove l'influenza è diffusa. "di culture ancestrali"..

Oltre a una solida formazione sacerdotale e pastorale, Francesco vuole garantire ai futuri diplomatici - i suoi rappresentanti lontani da Roma - un'esperienza personale di missione, camminando accanto a queste comunità "lontane". Ed è convinto che questa iniziativa sarà di reciproco vantaggio anche per le varie Chiese locali, oltre a risvegliare in altri sacerdoti il desiderio di rendersi disponibili come missionari al di fuori della propria diocesi, magari anche in Amazzonia. 

Il prossimo Sinodo nel 2022

All'inizio di febbraio, il Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi si è riunito e ha proposto al Papa una lista di possibili argomenti da discutere nella prossima Assemblea Generale Ordinaria. In questa occasione, il Pontefice ha deciso di convocarlo per l'autunno del 2022, al fine di favorire un maggiore coinvolgimento di tutta la Chiesa nella preparazione e nella celebrazione di questo nuovo Sinodo, anche in considerazione del fatto che tutti i dinamismi nati dalle ultime assemblee sui giovani - con l'esortazione Christus vivit- e su Amazon.

Anche in questo incontro il Consiglio, composto da 16 membri, che sono cardinali e vescovi di tutto il mondo eletti dai Padri sinodali nell'assemblea del 2018 e sempre presieduto dal Pontefice, ha voluto diffondere un messaggio sulle conseguenze del fenomeno migratorio che colpisce molte regioni del pianeta, legato soprattutto a guerre, disuguaglianze economiche, persecuzioni, terrorismo e crisi ecologiche.

DATO

02.02.2020

Nella festa della Presentazione del Signore, Papa Francesco firma l'esortazione apostolica post-sinodale Cara Amazzonia, che consegna a tutta la Chiesa.

Di fronte al disorientamento delle persone, alla distruzione delle famiglie e al trauma dei giovani vittime di ogni tipo di abuso, il Consiglio del Sinodo ha voluto ricordare che la Chiesa "deplora le ragioni che causano un movimento così massiccio di persone".mentre "è chiamato a offrire conforto, consolazione". a coloro che soffrono. 

Reinsediamento dei rifugiati

A pochi giorni di distanza l'uno dall'altro, tre cardinali hanno indirizzato una lettera alle conferenze episcopali di tutta l'Unione Europea, chiedendo il reinsediamento dei rifugiati dell'isola greca di Lesbo, che Papa Francesco ha visitato nel 2016, nei vari Paesi europei. La lettera - firmata dai cardinali Jean-Claude Hollerich, Presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea, Michael Czerny, Sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, e Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità - specifica anche le procedure che possono essere seguite con l'aiuto della Comunità di Sant'Egidio, con l'ormai celebre "corridoi umanitari.

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Famiglia

Naprotecnologia. Una risposta ai problemi di fertilità o di ciclo femminile.

La Naprotecnologia lavora con il ciclo femminile e rappresenta una visione diversa di come la scienza possa essere messa al servizio delle persone in modo integrale, afferma la dott.ssa Helena Marcos. Non si rivolge solo alle coppie sposate con difficoltà di fertilità, ma a tutte le donne con problemi di ciclo e mantiene la natura dell'atto coniugale. 

Helena Marcos-5 marzo 2020-Tempo di lettura: 7 minuti

Lei, o una donna che conosce, si è trovata ad affrontare circostanze come quelle descritte di seguito? 

-Avete cicli irregolari o lunghi periodi senza mestruazioni, o in qualche modo pensate che ci sia qualcosa di anomalo nel vostro ciclo e quando vi consultate con il vostro medico vi dice che "è normale". o cerca di prescrivervi la pillola contraccettiva al fine di "regolare il ciclo". 

-Avete mestruazioni molto dolorose e altri sintomi invalidanti e tutto ciò che vi è stato proposto (di nuovo) è un contraccettivo orale o uno IUD. 

-Nel vostro matrimonio i figli non arrivano, nonostante siate da tempo aperti alla vita. I medici le hanno proposto solo tecniche di riproduzione assistita senza fare più di uno studio di base, e poi le hanno detto che ha un problema. "infertilità di origine sconosciuta o che esiste una causa maschile per la quale l'unica soluzione è la fecondazione in vitro. 

-Avete avuto uno o più aborti spontanei e non ne hanno studiato le cause e le possibili soluzioni (perché avete avuto uno o più aborti spontanei). "pochi" e ne servono almeno tre per studiarlo, oppure perché avete già dei figli e "Non c'è bisogno di sforzarsi di più").

Se vi siete trovati in questa o in altre situazioni simili, non disperate! C'è una risposta che la medicina può dare. E la risposta è Naprotechnology. 

Che cos'è la Naprotecnologia?

Quando mi chiedono in quale campo della medicina lavoro, di solito rispondo che mi occupo della fertilità e della salute delle donne e dei matrimoni. Se posso approfondire, spiego che lavoro in una sottospecialità chiamata Naprotecnologia. Di solito la risposta è una faccia stupita, ed è per questo che mi affretto a definire questa parolina. 

La Naprotecnologia deriva da Tecnologia di procreazione naturale o Tecnologia di procreazione naturale, ed è definita come "la nuova scienza che collabora con il ciclo femminile".. Ciò significa innanzitutto che si basa su fatti scientifici, su ricerche molto solide e che è una scienza medica. Si tratta di studiare in modo ordinato per diagnosticare le patologie e curarle. Si occupa in particolare di patologie ginecologiche e deve quindi occuparsi congiuntamente di entrambi i partner quando soffrono di infertilità. La parola "naturale". all'interno della definizione indica che in questa scienza viene mantenuta la natura dell'atto coniugale, senza ovviarla o danneggiarla (come avviene nella riproduzione assistita e nella contraccezione). 

Sebbene l'infertilità sia la patologia più comunemente trattata, la Naprotechnology non si limita alla sola infertilità, ma tratta tutte le patologie del ciclo femminile, come cicli irregolari, sindrome premestruale o mestruazioni dolorose, nonché altre patologie gestazionali come aborti ripetuti, depressione post-partum o minaccia di parto prematuro. Pertanto, non si rivolge solo alle coppie con problemi di fertilità, ma a tutte le donne con problemi di ciclo. 

30 anni negli Stati Uniti

Thomas Hilgers, direttore dell'Università di Cambridge, ha raccolto l'appello di San Paolo VI agli scienziati nella sua famosa enciclica "La scienza della scienza". Humanae VitaePer aiutare i mariti e le mogli a vivere la dottrina della Chiesa, ha iniziato una ricerca sui metodi naturali di consapevolezza della fertilità. 

Nella sua ricerca, iniziata nel 1976 e culminata nella descrizione completa del metodo nel 1980, ha sviluppato il sistema più di 40 anni fa. mmetodo Creighton per la consapevolezza della fertilità, un sistema basato inizialmente sullo sviluppo standardizzato del metodo di ovulazione Billings. Si è circondata di un team di collaboratori con cui ha iniziato la ricerca e lo sviluppo del sistema. 

Il mmetodo Creighton si basa su un'adeguata conoscenza dei periodi fertili e infertili della coppia e si fonda sugli studi del dottor Billings sul muco cervicale, con una nuova standardizzazione del metodo. 

Questo significa che converte le osservazioni soggettive di ogni donna in osservazioni oggettive, cioè in standard in cui si possono riconoscere le stesse categorie di muco. Inoltre, trattandosi di un metodo standardizzato, tutti i processi di insegnamento e apprendimento sono standardizzati, con una pedagogia comune a tutte le parti del mondo. 

Si tratta di un programma basato sui pilastri dell'apprendimento, del servizio e della ricerca. I professionisti che insegnano il metodo seguono una formazione molto approfondita, che dura 13 mesi, durante i quali vengono seguiti da vicino.  

Durante i suoi studi sul ciclo femminile, Hilgers ha potuto constatare che nei grafici realizzati dalle donne si potevano osservare alterazioni correlate a specifici problemi di salute. Questo è stato l'inizio della Naprotecnologia, una scienza che, sebbene "giovane", si sta sviluppando negli Stati Uniti da circa trent'anni. In Spagna è ancora giovane, visto che quest'anno si celebra il quinto anniversario da quando le prime donne medico - la prima fu la dottoressa Mena, a Saragozza - iniziarono a praticarla dopo la loro formazione negli Stati Uniti. 

Il Dr. Hilgers continua a condurre ricerche e nel 2004, come frutto di decenni di lavoro, ha pubblicato il testo La pratica medica e chirurgica della NaprotecnicaÈ considerato un libro di testo sull'argomento e un libro da letto per tutti coloro che si dedicano alla pratica di questa scienza.

In Spagna, dal 2016 

Nel 2016 una coppia di coniugi, Jordina Fabrés e Venancio Carrión, genitori di due bambini Napro e pazienti del dottor Mena, di fronte alla mancanza di informazioni in spagnolo che loro stessi avevano sperimentato, hanno preso l'iniziativa di far conoscere la Naprotecnologia in Spagna. È iniziata così un'opera di divulgazione e promozione a livello nazionale e internazionale, mettendo in contatto i pazienti con i professionisti in diverse parti del mondo. Al fine di svolgere al meglio questo compito, nel 2017 in Spagna il Associazione spagnola di Naprotecnica nella sua prima riunione annuale. Grazie al sostegno di vescovi, parroci e professionisti, abbiamo realizzato diverse attività per sensibilizzare l'opinione pubblica su questa scienza, ancora largamente sconosciuta. 

Da allora, circa 1.500 matrimoni sono stati seguiti telefonicamente e circa 900 matrimoni/donne sono stati seguiti in consultazioni mediche. Inoltre, si sono già svolti tre incontri, l'ultimo dei quali internazionale, con la presenza di rinomati professionisti provenienti dal Messico e dalla Polonia. Nel nostro lavoro abbiamo sempre dato priorità alla cura e al sostegno dei pazienti durante il loro percorso. 

Fortunatamente, il percorso spagnolo sta progredendo e consolidandosi e ci sono altri professionisti che si sono formati nell'ultimo anno.

Naprotechnology utilizza il grafico Creighton Model System come strumento diagnostico, che aiuta le donne a conoscere la propria fertilità e il medico a diagnosticare e monitorare il trattamento. È uno strumento prezioso per il monitoraggio e i medici lavorano in team con i professionisti del Creighton Model System. FertilityCareI pazienti vengono istruiti su come tracciare i grafici in modo appropriato. 

Tanti trattamenti quante persone

La Naprotecnologia e il sistema Creighton formano quindi una doppia elica e non possono essere compresi l'uno senza l'altro. Il sistema Creighton Model è anche uno strumento che, come ogni metodo di sensibilizzazione alla fertilità, può essere utilizzato anche dai coniugi in caso di gravi motivi per rimandare la gravidanza ed è quindi un vero e proprio metodo di pianificazione familiare, come spiegano regolarmente i suoi sviluppatori. 

Una volta che i pazienti hanno iniziato il loro apprendistato presso il professionista FertilityCareAl medico del paziente, esperto di nanotecnologie, viene fornita una tabella di due o tre cicli. Successivamente, viene ordinata una batteria di esami complementari, a seconda delle esigenze di ogni paziente: di solito sono richieste analisi molto dettagliate (in momenti specifici del ciclo), test per valutare la permeabilità delle tube di Falloppio, ecografie per valutare la corretta ovulazione, seminogramma per il maschio, studi di intolleranze alimentari, eccetera.

Dopo uno studio dettagliato, il trattamento viene avviato in modo totalmente personalizzato e dinamico. Esistono tanti trattamenti quante sono le persone, poiché le cause del problema possono essere molto diverse, quindi i trattamenti vanno dall'integrazione, alle diete speciali, alla terapia ormonale, all'induzione dell'ovulazione e persino alla chirurgia, se necessario. 

Essere pazienti

Il trattamento è un viaggio in cui la pazienza è molto importante, poiché il corretto ripristino della salute non è di solito un processo facile e veloce. Tuttavia, cerchiamo di accompagnare questi pazienti in ogni fase del percorso, con l'aiuto della consulenza di coppie sposate che hanno vissuto lo stesso processo e che hanno la formazione adeguata per affrontare questi casi. 

In alcuni luoghi abbiamo anche gruppi di sostegno dove possono incontrare famiglie in situazioni simili e parlare delle loro preoccupazioni comuni. Nel mio caso, lavoro presso il Centro di orientamento familiare della diocesi di Getafe, quindi posso contare sulla vicinanza di professionisti come psicologi, sessuologi, consulenti e sacerdoti nel caso in cui sia necessario un rinvio.

Non solo gravidanza

Quando parliamo di successo delle nanotecnologie, non ci riferiamo solo alla gravidanza. Naturalmente ci sono coppie che ottengono una gravidanza e lo consideriamo un successo, ma la cosa migliore che possiamo fare da questa scienza è fornire una medicina di qualità e, soprattutto, accompagnare i pazienti in questo processo. In molti casi ci accorgiamo che ciò che i pazienti chiedono non è ciò di cui hanno bisogno, ma ciò che vogliono. "un figlio"L'obiettivo è quello di conoscere le ragioni per cui i bambini non vengono, di essere trattati e studiati nel modo giusto e di essere visti come le persone che sono in un contesto spesso di sofferenza, incomprensione e dolore. 

Se consideriamo che in Spagna una coppia su sette ha problemi di fertilità, possiamo supporre che ci siano molte famiglie che soffrono per questo motivo. Nella medicina di oggi, anche se può sembrare paradossale in questo momento di esaltazione dell'autonomia, i pazienti sono i dimenticati e i più trascurati. Ai pazienti che si rivolgono a noi per l'infertilità viene offerta una sola strada, la riproduzione assistita. Se non desiderano seguire questa strada, non viene presa in considerazione nessun'altra opzione al di là del "Tornerai". 

Una visione diversa delle proposte ufficiali

Allo stesso modo, per le donne con problemi di ciclo, non esiste un'altra opzione oltre alla pillola, senza altre ricerche o trattamenti che possano fornire una visione diversa. 

Proposte attuali "funzionari" sono quelli in cui si propongono atti che: a) danneggiano la relazione coniugale, separandola dalla procreazione; b) danneggiano la persona, rompendo la sua unione, facendole subire conseguenze fisiche (dosi altissime di ormoni, superovulazione) e psicologiche (grande stress, senso di colpa per gli embrioni congelati, rendendo pubblici processi che dovrebbero essere intimi); c) danneggiano le persone: in questo caso, gli embrioni che vengono scartati come "avanzi". per essere di "qualità inferiore", o essere malati, o che si congelano, possono essere venduti per la ricerca. 

Inoltre, non sono molto efficaci per ottenere gravidanze. È difficile conoscere le cifre esatte perché le cliniche che eseguono la riproduzione assistita fanno in modo che i numeri siano espressi in modo opaco, dando risultati poco precisi. "per ciclo". e considerare un test di gravidanza positivo un successo e non un neonato vivo, per esempio. Se l'efficacia è bassa rispetto alla gravidanza, spesso è nulla in termini di diagnosi della patologia di base e di ripristino della salute della donna. 

Costruire una famiglia

Nella medicina di oggi, la nanotecnologia è come una boccata d'aria fresca, una visione diversa (tanto antica quanto nuova) di come la scienza dovrebbe servire le persone in modo olistico. 

Inoltre, è l'unica scienza da cui si può davvero aiutare a costruire una famiglia, parlando della fecondità a cui ogni persona è chiamata, esercitata nelle sue diverse varianti - genitorialità biologica, adozione, affido, aiuto ad altre famiglie, eccetera - tutte a partire dalla vocazione e dal percorso che Dio ha per ciascuno. 

Trattamento delle "persone

Nella mia esperienza posso raccontare alcune cose davvero toccanti e meravigliose che mi sono accadute. Da persone che vi ringraziano per aver parlato con loro "come persone", perché "Non gli si è mai parlato in questo modo".genitori che mi portano i loro figli per farli incontrare, che mi mandano foto da mettere nel mio ufficio; coppie che interrompono il trattamento e sono ancora molto grate per la diagnosi e l'aiuto ricevuto; persone che migliorano la loro salute; donne che decidono di diventare professioniste loro stesse; donne che decidono di far portare i loro figli in clinica, che mi mandano foto da mettere nel mio ufficio. FertilityCare per aiutare altre donne; famiglie che iniziano un percorso di affido; o pazienti che sono diventati grandi amici durante questo percorso, non sempre facile, ma sempre utile.

L'autoreHelena Marcos

Dottore in medicina. Specialista in Naprotecnica. COF Getafe

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EvangelizzazioneAlessandro Gisotti

Cara Amazzonia, sogni che aprono nuove strade

Chi avrebbe pensato solo pochi anni fa che un Sinodo su una regione remota come l'Amazzonia avrebbe suscitato tanto interesse nella Chiesa e non solo? 

5 marzo 2020-Tempo di lettura: 2 minuti

Il primo frutto di Cara Amazonia Sta proprio in questo: con il Sinodo, prima, e ora con l'Esortazione, il Papa ha ribaltato la narrazione a monte, mettendo la periferia al centro e "costringendoci" ad abbandonare pregiudizi e analisi semplicistiche. Attraverso il cammino sinodale, iniziato significativamente nel 2018 a Puerto Maldonado - la "porta" della foresta amazzonica - ha dato voce a popoli che erano stati messi a tacere e ha ricordato, con una bella espressione che si trova nell'Esortazione, che il destino dell'Amazzonia deve riguardare tutti noi, perché questa terra è un luogo che ci riguarda tutti. "è anche nostro"..

È un testo poetico, e non solo perché il Pontefice cita diversi poeti che hanno raccontato questa terra meravigliosa, ma perché ha scritto questo documento come un testo "intimo", personale, in cui affida i suoi sogni per l'Amazzonia e per il Popolo di Dio che la abita, per una Chiesa dal volto amazzonico. Pagina dopo pagina, si manifestano al lettore i sogni di Francesco per l'Amazzonia: sociali, culturali, ecologici, ecclesiali, che sono tutt'altro che astratti perché sono un "...".dono che Dio semina nei nostri cuori".. E non ci permettono di rimanere immobili di fronte al male. Nei sogni di Francesco possiamo trovare le speranze e le preoccupazioni, le fragilità e la forza di un popolo che grida al cielo per le devastazioni che la sua "casa" sta subendo.

Questi sogni, soprattutto nel capitolo IV di Cara AmazoniaIl nuovo libro, dedicato più direttamente ai pastori e ai fedeli, ci incoraggia ad avviare nuovi processi, a cambiare direzione e a intraprendere un cammino di conversione. Per superare, come ho già indicato Evangelii GaudiumLa tentazione del "si è sempre fatto così". Eppure, il Papa sfugge alla "logica binaria" in cui alcuni hanno voluto racchiudere questa esortazione: aprire o chiudere, autorizzare o meno.

Per il Papa, l'obiettivo non è semplicemente aumentare il numero di sacerdoti, come se fosse un'equazione algebrica. Lo vede piuttosto come un effetto, il frutto di un rinnovato impulso missionario di cui beneficiano soprattutto gli ultimi, gli "scartati" del mondo, che per Francesco sono invece i "primi". Questo è il cuore di Cara Amazoniapubblicato poco dopo il Mese Missionario Straordinario. Ancora una volta, il Documento di Aparecida risuona con il suo appello ad essere "discepoli e missionari. Solo così, diventando discepoli di Cristo e missionari dell'Annuncio che salva, possiamo essere "membri l'uno dell'altro". e di sentire davvero che anche popoli lontani, a migliaia di chilometri di distanza, sono nostri fratelli e sorelle.

L'autoreAlessandro Gisotti

Direttore aggiunto. Direzione editoriale del Dicastero per la Comunicazione.

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MondoSeppo Häkkinen

Ecumenismo dei cuori

L'autore, un vescovo luterano, indica le priorità ecumeniche in un contesto "Molto positivo". Secondo lui, fede e amore sono intrinsecamente legati, anche nell'ecumenismo. E parla di un "ecumenismo dei cuori".

5 marzo 2020-Tempo di lettura: 2 minuti

La mia esperienza di ecumenismo con i cattolici è molto positiva. La buona atmosfera ecumenica che si respira in Finlandia è un fattore importante. Allo stesso modo, una lunga tradizione comune unisce e rende la Chiesa cattolica più familiare di molte altre denominazioni. Importanti sono anche le amicizie personali che hanno rafforzato l'esperienza di fede comune e creato una visione positiva della Chiesa cattolica. Inoltre, la preghiera comune e l'intercessione reciproca hanno rafforzato il rapporto ecumenico con i cattolici.

Sebbene la Chiesa cattolica in Finlandia sia piccola, la sua importanza come parte della Chiesa cattolica mondiale è grande, soprattutto nell'ecumenismo, e può essere un riferimento di ecumenismo vivente per la Chiesa cattolica nel suo complesso. La Chiesa luterana è l'erede e il successore della Chiesa cattolica occidentale. Anche dopo la Riforma, la Chiesa luterana rappresenta ancora la stessa fede cristiana che Sant'Enrico ha fondato in Finlandia. 

Per quanto riguarda le priorità ecumeniche, a mio avviso ce ne sono due. In primo luogo, le Chiese devono continuare il dialogo dottrinale con pazienza ma in modo attivo. L'obiettivo è l'unità visibile della Chiesa di Cristo. Questo può essere raggiunto quando c'è un sufficiente consenso dottrinale tra le chiese e quando i sacramenti e il ministero sono riconosciuti. In secondo luogo, la secolarizzazione della società occidentale e la separazione delle persone dalla fede cristiana stanno costringendo le chiese a diventare sempre più interconnesse. Spesso nelle discussioni ecumeniche si distingue tra ecumenismo dottrinale ed etico. Di fronte alle sfide di oggi, è importante tenere insieme questi due aspetti, anche nell'ecumenismo. Fede e amore sono intrinsecamente legati.

Se vogliamo seguire la chiamata di Gesù, come cristiani dobbiamo lavorare per l'unità. Per essere fedeli a Gesù e alla propria natura, le Chiese devono entrare in dialogo reciproco e lottare per il nucleo della fede. Allo stesso tempo, è incoraggiante ricordare che l'unità non è il risultato di uno sforzo umano, ma un dono dello Spirito Santo. Ed è anche la missione della Chiesa quella di costruire ponti e di ricordarci che come esseri umani siamo sorelle e fratelli. Lo stato attuale della società grida la necessità dell'ecumenismo! L'ecumenismo dei cuori può essere una forza ecumenica molto significativa. Così, l'ecumenismo non sarà un incontro formale o una visita, ma soprattutto una comunione spirituale di crescita verso lo scopo della preghiera di Gesù di essere una cosa sola.

L'autoreSeppo Häkkinen

Vescovo luterano di Mikkeli (Finlandia)

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Spagna

I datori di lavoro chiedono consenso e dialogo sulla nuova legge sull'istruzione

L'annuncio del ministro Isabel Celaá che la bozza di una nuova legge sull'istruzione sarà presto elaborata ha provocato le reazioni delle organizzazioni del settore, che chiedono un consenso sulle questioni più delicate. Papa Francesco chiede un patto globale per l'istruzione.

Rafael Miner-5 marzo 2020-Tempo di lettura: 6 minuti

Nelle ultime settimane le principali associazioni dei datori di lavoro del settore dell'istruzione in Spagna hanno invitato alla moderazione e al dialogo con il governo e l'arco parlamentare in vista dell'annuncio del progetto di legge sull'istruzione che sostituirà la legge attuale (LOMCE). Il 25, entrambi i Scuole cattoliche (CE) come il Confederazione spagnola dei centri di formazione (CECE) hanno rilasciato dichiarazioni distinte dopo aver incontrato separatamente il Ministro dell'Istruzione, Isabel Celaá, che si è presentata davanti alla Commissione per l'Istruzione del Congresso dei Deputati spagnolo.

La CE si è appellata alla "moderazione e buon senso da parte di tutto l'arco parlamentare nell'elaborazione della nuova legge sull'istruzione".al fine di "Il dialogo deve prevalere per arrivare a una legge di consenso che sia lontana da posizioni estreme". I dirigenti dell'associazione dei datori di lavoro, guidati dal suo segretario generale, José María Alvira, hanno ringraziato il Ministro dell'Istruzione durante la sua visita che "Nei suoi ultimi interventi pubblici, ha riconosciuto il ruolo positivo dell'istruzione sovvenzionata dallo Stato che le Escuelas Católicas rappresentano", e hanno richiesto che "la nuova legge dovrebbe tenere conto della libertà di educazione e del ruolo dei genitori nell'educazione dei figli, analogamente a quanto già avviene nella maggior parte dei Paesi dell'Unione Europea"..

I rappresentanti della CE hanno anche espresso alcune richieste specifiche del settore in merito al Bachillerato gratuito, all'educazione da 0 a 3 anni anche per i centri sovvenzionati, o al fatto che la nuova legge non permette alle comunità autonome di Il governo dovrebbe "sviluppare sotto la sua protezione leggi interventiste che danneggiano una parte fondamentale del nostro sistema educativo, come l'istruzione sovvenzionata".

Evitare posizioni estreme 

Allo stesso tempo, i leader del CECE, con il suo presidente, Alfonso Aguiló, hanno comunicato nell'incontro con il ministro Celaá "Il governo ha espresso il desiderio di collaborare alla stesura della nuova legge e la volontà di garantire il raggiungimento del consenso sulle questioni più delicate che mettono a rischio la pluralità educativa. Il nostro Paese ha bisogno di leggi che non cadano in posizioni estreme e che possano rimanere in vigore per anni, senza essere stravolte a ogni cambiamento politico".

Dopo aver ringraziato il Ministro per aver convocato la riunione, il Presidente del CECE ha richiesto che "non legiferare in modo dannoso per il sistema educativo sovvenzionato, rifugiandosi nelle richieste dei suoi partner politici o nei dati della Comunità di Madrid che vengono diffusi e che non sono veri".. La direzione del CECE ha insistito sul fatto che "Hanno ribadito l'impegno sociale del settore nei confronti delle popolazioni a basso reddito e degli immigrati, nonché l'inclusione degli studenti con esigenze speciali".". L'incontro ha anche discusso "Il progetto di legge conferisce poteri ai consigli scolastici e cosa significa per l'autonomia delle scuole, oltre alla necessità di trovare una soluzione soddisfacente al tema della religione".

Da parte sua, il Presidente del Confederazione nazionale cattolica dei genitori degli studenti (Concapa), Pedro Caballero, ha riconosciuto di essere "alert". "Non sappiamo se verranno violati diritti fondamentali come quello di scegliere l'istruzione dei nostri figli, perché nell'accordo si parla di proteggere le scuole pubbliche come spina dorsale del sistema educativo, e temiamo che ciò che non è protetto venga scavalcato".ha detto.

Inoltre, Caballero mette in discussione gli annunci del nuovo governo di "eliminare la segregazione scolastica sulla base delle condizioni di origine degli studenti, dei loro bisogni educativi speciali o del loro sesso".che è attribuito alle scuole sovvenzionate con istruzione differenziata. "Non c'è segregazione in questo Paese, e se pensate che ci sia segregazione, allora dovreste essere in grado di vedere che non c'è segregazione in questo Paese.Il presidente del Concapa aggiunge: "Ci vuole già molto tempo per denunciarlo. "Esiste un'istruzione differenziata ed è supportata da sentenze dei tribunali", Caballero sottolinea che.

Sfondo

Come riportato da Palabra nel numero di dicembre, la fiducia nel settore non è stata ripristinata dopo le note dichiarazioni dell'allora portavoce del governo, Isabel Celaá, che si è scagliata contro l'istruzione sovvenzionata e i diritti dei genitori nel bel mezzo del congresso della CE.

Nel suo discorso davanti a duemila persone, il ministro ha messo in discussione la libertà dei genitori di scegliere un istituto scolastico e l'insegnamento religioso o morale che desiderano per i propri figli. Ha detto esattamente quanto segue: "In nessun modo si può dire che il diritto dei genitori di scegliere un'educazione religiosa o di scegliere un centro educativo possa rientrare nella libertà di educazione. Questi fatti, quelli della scelta dei centri, faranno parte dei diritti che i genitori e le madri possono avere nelle condizioni giuridiche da determinare, ma non sono una stretta emanazione della libertà riconosciuta dall'articolo 27 della Costituzione spagnola".

Le parole di Celaá hanno suscitato profonda preoccupazione tra gli organizzatori dell'evento, la CE, e il successivo comunicato del Ministero degli Affari Esteri, della CE e del Ministero dell'Istruzione, della Cultura e dello Sport.Mi chiedo perché questa insistenza nel dimostrare che il diritto dei genitori di scegliere la scuola non è un diritto costituzionale. Stanno pensando di limitare questo diritto, che è riconosciuto nelle leggi socialiste? ha dichiarato Luis Centeno, vice segretario generale della CE.

Il CECE, d'altro canto, ha espresso il suo Il Parlamento europeo ha espresso "preoccupazione per l'intenzione del Ministro dell'Istruzione di limitare la libertà costituzionale di scelta della scuola", e ha sottolineato che "È difficile immaginare la libertà di educazione senza la libertà di scelta della scuola. Ha anche citato l'articolo 26.3 della Dichiarazione universale dei diritti umani, che afferma che "che i genitori abbiano il diritto di scegliere in anticipo il tipo di educazione da impartire ai propri figli".

Un patto educativo globale

Allo stesso tempo, con l'avvicinarsi del 14 maggio, data in cui il Papa ha indetto una Giornata mondiale a Roma sulla necessità di tessere una visione comune per il futuro. Patto educativo globaleFrancesco parla più intensamente dello scopo di questo incontro.

Il più recente è stato il 20. Una rivoluzione educativa che aiuta l'umanità a essere un posto migliore. "più fraterno, più solidale, più inclusivo".. È quanto ha detto il Papa in un discorso ai partecipanti alla sessione plenaria della Congregazione per l'Educazione Cattolica in vista del Primo Maggio. 

Unire le forze

"Mai prima d'ora" -ha detto il Pontefice, "C'è stato tanto bisogno di unire le forze in un'ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di ricostruire il tessuto delle relazioni umane in nome della compassione e della responsabilità. Ma per raggiungere questi obiettivi è necessario il coraggio. Il coraggio di mettere al centro la persona, il coraggio di formare persone disposte a mettersi al servizio della comunità. Una rivoluzione educativa che aiuta a trovare l'equilibrio con se stessi, con gli altri, con la natura e con l'ambiente. Dio".

Pochi giorni prima, il 7 febbraio, in un discorso rivolto ai quaranta partecipanti al seminario organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali su Educazione: il patto globale, il Santo Padre ha espresso la sua gioia per il fatto che stiano riflettendo su questo tema, dal momento che oggi È necessario unire gli sforzi per realizzare un'ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di ricostruire il tessuto delle relazioni e di creare un'umanità più fraterna".".

Alleanze, accordi

In un modo o nell'altro, il Papa usa con sempre maggiore insistenza, quando parla di educazione, i termini patto, alleanza, accordo, unione di forze... In questo seminario, le sue parole hanno sottolineato che "Nonostante gli obiettivi e i traguardi formulati dalle Nazioni Unite e da altre agenzie, e gli sforzi significativi compiuti da alcuni Paesi, l'istruzione rimane disuguale tra la popolazione mondiale.". Ha aggiunto: "La povertà, la discriminazione, il cambiamento climatico, la globalizzazione dell'indifferenza, la reificazione dell'essere umano fanno appassire il benessere di milioni di creature. Per molti, infatti, rappresentano un muro quasi insormontabile che impedisce il raggiungimento degli obiettivi e delle mete di sviluppo sostenibile e garantito che le persone si sono prefissate.

Il Papa ha poi osservato che "educare non è solo trasmettere concetti, ma è un compito che richiede il coinvolgimento solidale di tutti i responsabili della famiglia, della scuola e delle istituzioni sociali, culturali e religiose", e che "Per educare dobbiamo cercare di integrare il linguaggio della testa con quello del cuore e delle mani".

Un patto "rotto

Il Pontefice ha sottolineato nei suoi discorsi che "Questo patto educativo, quello tra la famiglia, la scuola, il Paese e il mondo, la cultura e le culture", "Oggi è in crisi, è rotto".. "È rotto, e molto rotto. -ha detto Francisco. "e non può essere incollato o ricomposto, non può essere riparato, se non attraverso un rinnovato sforzo di generosità e di accordo universale".

Allo stesso tempo, ha spiegato che la rottura del patto educativo significa che la società, la famiglia e le varie istituzioni chiamate a educare delegano ad altri questo compito educativo decisivo, "eludendo così la responsabilità delle varie istituzioni di base e degli stessi Stati che hanno rinunciato a questo patto educativo". 

Cultura dell'incontro

"Solo con un maggiore coinvolgimento delle famiglie e delle comunità locali nei progetti educativi", sarà possibile "promuovere una cultura del dialogo, dell'incontro e della comprensione reciproca, in modo pacifico, rispettoso e tollerante". Un'educazione che permetta di identificare e promuovere i veri valori umani in una prospettiva interculturale e interreligiosa". 

A questo scopo, "La famiglia deve essere valorizzata nel nuovo patto educativo, poiché la sua responsabilità inizia già nel grembo materno, al momento della nascita. Ma le madri, i padri, i nonni e la famiglia nel suo complesso, nel suo ruolo educativo primario, hanno bisogno di essere aiutati a comprendere, nel nuovo contesto globale, l'importanza di questa prima fase della vita e ad essere pronti ad agire di conseguenza". n

Mondo

Dialogo con i luterani finlandesi: verso la piena comunione

Il dialogo ecumenico della Chiesa cattolica con la Chiesa evangelica luterana di Finlandia continua a fare progressi. La questione cruciale da approfondire con i luterani è il ministero sacramentale. 

Raimo Goyarrola-5 marzo 2020-Tempo di lettura: 5 minuti

Tre anni fa ho avuto l'opportunità di avere un colloquio personale con Papa Francesco. Tra le altre cose, mi chiese come andava l'ecumenismo in Finlandia. Ho risposto che stava andando molto bene, perché in Finlandia c'è molta grazia di Dio. Ho proseguito dicendo che Gesù è particolarmente presente in Finlandia perché l'ultima parola che il Signore ha pronunciato prima di salire al cielo è stata "Finlandia". Mi sorrise con un'espressione sorpresa. Ho spiegato che Gesù disse ai suoi apostoli: "Io sarò sempre con voi, fino alla fine del mondo". La fine del mondo è Terra delle pinne. Il Papa rise ed esclamò: "No, no, la fine del mondo è l'Argentina.". Gli ho risposto che era la Finlandia e lui mi ha risposto che no, era l'Argentina. Abbiamo raggiunto un accordo: c'erano due "I confini del mondo".Finlandia a nord e Argentina a sud.

Il dialogo ecumenico con la Chiesa evangelica luterana di Finlandia procede a pieno ritmo. Il soffio dello Spirito Santo è inarrestabile, sia a livello personale che istituzionale. Nelle discussioni recenti è stata posta più volte la seguente domanda: la Chiesa cattolica potrebbe riconoscere la Chiesa luterana come chiesa sorella, così come riconosce la Chiesa ortodossa? 

Mi sembra una domanda molto importante, soprattutto per la sincerità della richiesta luterana. Prima di rispondere a questa domanda, vorremmo sottolineare che la Chiesa cattolica non ha mai chiesto di essere riconosciuta come Chiesa da parte luterana, il che ci sembra un fatto molto significativo e non meno evidente. Inoltre, occorre fare una precisazione terminologica: non è la Chiesa cattolica in generale a riconoscere la Chiesa ortodossa come sua sorella, ma la Chiesa locale di Costantinopoli sarebbe la Chiesa sorella della Chiesa locale di Roma. In ogni caso, non dimentichiamo che dal punto di vista cattolico la Chiesa locale di Costantinopoli sarebbe una Chiesa ferita, proprio per la sua mancanza di unità con la Chiesa di Pietro e Paolo dove ha sede il successore di Pietro, il vescovo di Roma. La Chiesa cattolica in generale non può essere una sorella, ma piuttosto una madre.

In questa prospettiva di chiese sorelle, abbiamo risposto ai luterani con un'altra domanda: in questo ipotetico riconoscimento come chiesa sorella, avremmo di fronte la Chiesa Evangelica Luterana Finlandese o l'intera Federazione Luterana Mondiale? E prima che rispondessero, abbiamo aggiunto: la Chiesa evangelica luterana finlandese sarebbe disposta a trovare un accordo con Roma, e persino a una possibile comunione, anche se questa decisione non coinvolgesse le altre comunità o chiese luterane? 

Sulla strada dell'unità

Sono - siamo - a questo punto cruciale. La mia esperienza nel corso degli anni è che la Chiesa evangelica luterana di Finlandia è unica, senza paragoni con qualsiasi altra Chiesa luterana, sia dal punto di vista ecclesiologico che sacramentale. Siamo sulla strada dell'unità. E su ogni strada ci sono buche, sassolini, pozzanghere... Non siamo ingenui. Ci sono questioni fondamentali che rimangono aperte: l'unità e l'indissolubilità del matrimonio, l'ordinazione delle donne, la moralità della vita e così via. 

Nella Chiesa evangelica luterana ci sono due correnti che sentiamo anche nella nostra Chiesa cattolica: la corrente che porta a Gesù e al suo Vangelo (la corrente della fedeltà) e quell'altra corrente che forse è apparentemente più facile e integrativa ma che alla fine porta lontano da Dio e dagli altri, che è la mondanità. Se vogliamo continuare su questa strada dell'ecumenismo, cioè della piena unità visibile, abbiamo bisogno di coraggio, onestà e molta grazia da parte di Dio. Fedeltà. 

Nelle chiese luterane finlandesi c'è un inginocchiatoio a forma di mezzaluna davanti all'altare, dove i fedeli ricevono la comunione in ginocchio. Mi è stato spiegato che questo inginocchiatoio è a forma di mezzaluna perché da una parte c'è la Chiesa visibile qui sulla terra e dall'altra la comunità invisibile dei fedeli che già godono della piena comunione con Cristo in cielo. Credo che questa sia un'interpretazione meravigliosa. Con la fiducia che viene dall'amicizia, ho aggiunto che a questa mezzaluna visibile qui sulla terra manca la piena comunione con la Chiesa cattolica per chiudere un cerchio perfetto di comunione visibile e invisibile già sulla terra e in cielo.

Ministero dei sacramenti

Cosa mancherebbe, allora, per chiudere questo cerchio completo di comunione? Questo è ciò di cui stiamo parlando. Con il battesimo entriamo a far parte del Corpo di Cristo, che è la Chiesa. Questo, per alcuni luterani, sarebbe sufficiente: la Chiesa di Cristo sarebbe la comunione in un unico battesimo dei membri di tutte le chiese e comunità presenti, indipendentemente dalla loro mancanza di unità di fatto e visibile. 

Per altri luterani, non è sufficiente far parte del Corpo di Cristo con il solo battesimo. È necessario essere collegati al cuore di quel Corpo per ricevere il sangue arterioso, pieno dell'ossigeno dello Spirito Santo. E attraverso il cuore essere uniti alle altre membra e al capo che è Cristo stesso. Questa unione con il cuore passa attraverso un ministero sacramentale che rende possibile la realizzazione del miracolo dell'Eucaristia, centro e radice della vita della Chiesa. Uniti nel cuore visibile della Chiesa di Roma, è possibile celebrare pienamente e fruttuosamente l'unica Eucaristia del Corpo e del Sangue di nostro Signore con una dimensione universale, per tutto il corpo e con tutto il corpo.  

Pertanto, la questione cruciale che dobbiamo approfondire con i luterani è il ministero sacramentale. Inoltre, per vedere come questo ministero sia legato all'Eucaristia, che è Cristo stesso. L'unità nel corpo ecclesiale universale non può essere compresa senza l'unità universale nel corpo eucaristico, e viceversa. C'è un solo Corpus Christi, l'ecclesiale e l'eucaristico. Inoltre, solo un ministero validamente ordinato rende possibile l'azione liturgica del mistero eucaristico. Dobbiamo continuare a studiare questo ministero nella sua dimensione sacramentale ed ecclesiale, e all'interno di questo ministero come comprendere il ministero petrino dell'unità.

C'è un detto importante che riflette una realtà non meno importante: lex orandi, lex credendiLa legge di ciò che si prega è la legge di ciò che si crede. La fede si riflette nella predicazione della Parola di Dio e nella celebrazione dei sacramenti. Le rubriche e il modo di celebrare l'Eucaristia ci parlano di questa fede. In altre parole, la fede si vede nella liturgia. E la liturgia diventa spiritualità, che porta anche alla preghiera liturgica. In questo senso, credo che lo sforzo che si sta facendo nella Chiesa evangelica luterana finlandese di mettere la Messa al centro della vita della comunità e del popolo, nella spiritualità e nella liturgia, possa aiutare a comprendere meglio non solo la realtà dell'Eucaristia, ma anche il ministero sacramentale come elemento di connessione verticale con il Cielo e orizzontale con gli altri membri del corpo ecclesiale di Cristo e del suo corpo sacramentale eucaristico. 

Il nostro dialogo continua. Ferma e determinata. Il passo successivo sarà l'approfondimento del significato del ministero sacramentale e del ruolo del successore di Pietro in questa comunione ecclesiale ed eucaristica che siamo chiamati a formare nell'unica Chiesa di Cristo. Il nostro dialogo continuerà, proprio perché la piena comunione è possibile in Finlandia, perché la grazia di Dio abbonda in Finlandia. Gesù ci ripete costantemente: "Sarò con voi ogni giorno fino alla fine del mondo, anche in Finlandia"..

L'autoreRaimo Goyarrola

Corrispondente di Omnes in Finlandia.

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Vocazioni

Di quali sacerdoti abbiamo bisogno? Formare pastori missionari

In attesa della Giornata del Seminario, nella solennità di San Giuseppe, e dei dati che verranno pubblicati dalla Conferenza Episcopale Spagnola, la dimensione missionaria spicca come una delle priorità nella formazione dei sacerdoti. Questo è sottolineato dal nuovo Piano di formazione sacerdotale per la Spagna, e Papa Francesco vi allude nell'esortazione Cara Amazonia.

Sergio Requena Hurtado-5 marzo 2020-Tempo di lettura: 3 minuti

È una gioia iniziare dicendo che la nuova Piano di formazione sacerdotale per la Spagna è già una realtà. È stato approvato in Plenaria dai vescovi il 2 aprile 2019 e dalla Congregazione per il Clero il 28 novembre. 

Il Prefetto della Congregazione, il Cardinale Stella, ha ricordato nel suo decreto, che è "un Piano di formazione aggiornata in linea con la dottrina della Chiesa cattolica espressa nella Ratio fundamentalis istitutionis sacerdotalis" (2016), e che viene offerto ai futuri sacerdoti "per la promozione di un'educazione integrale richiesta dalla realtà culturale odierna"..

Nuovo piano di allenamento

Il nuovo Piano di formazione sacerdotale. Norme e linee guida per la Chiesa in Spagnaè l'applicazione dello stesso Rapporto fondamentale alle circostanze, ai candidati e alla Chiesa nel nostro Paese, e vuole servire come strumento di comunione tra le diverse diocesi. Si tratta, quindi, di unire i criteri nella formazione che offriamo nei nostri seminari. 

Il nuovo Piano si pone in continuità con i principali documenti sulla formazione sacerdotale del Concilio Vaticano II: la Presbyterorum Ordinis e il Optatam totiusIl magistero di San Giovanni Paolo II - in particolare il Pastores dabo vobis-il magistero di Benedetto XVI, in particolare Ministrorum institutioil di propria iniziativa Al suo successo hanno contribuito anche la nuova legge, che ha trasferito la responsabilità dei Seminari dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica alla Congregazione per il Clero, e il magistero di Papa Francesco, che ha dato particolare impulso a questo progetto affinché si realizzi.

Il nuovo Piano raccoglie i contributi più importanti della tradizione formativa sacerdotale del nostro Paese; pertanto, è anche il frutto del suo sviluppo storico. Dal Concilio ad oggi, ci sono stati quattro piani di formazione per i nostri seminari, l'ultimo dei quali nel 1996. Oltre a questi, sono stati pubblicati diversi documenti sulla pastorale vocazionale e sulla vita sacerdotale, in particolare gli atti dei congressi e dei simposi sulla spiritualità sacerdotale che si sono tenuti, di cui si è tenuto conto nell'elaborazione del nostro Piano di Formazione.

Definire l'essenza del nuovo Piano di formazione sacerdotalePatrón Wong, arcivescovo Patrón Wong, segretario per i seminari della Congregazione per il Clero, ha detto parola per parola. Parlando della Ratio fundamentalis ai rettori e ai formatori dei Seminari spagnoli, ha detto loro che questo testo "Attraversa tutti i momenti della vita del sacerdote: le basi poste nell'esperienza familiare e nella partecipazione alla comunità parrocchiale, il momento profondo e delicato della decisione vocazionale, la formazione iniziale in Seminario e quella permanente nell'esercizio del ministero sacerdotale, tutti questi momenti costituiscono un unico processo formativo".. L'unicità dell'intero processo è un'idea centrale della proposta formativa.

Sfide

Le sfide che la formazione sacerdotale deve affrontare sono molte, e questo mette alla prova coloro che, in misura maggiore o minore, sono coinvolti nel processo in modo particolare, ma si tratta di un compito ecclesiale in cui non possiamo rimanere soli. È vero che il Vescovo e i formatori che vivono giorno per giorno alla guida della comunità educativa del Seminario sono i maggiori responsabili del Seminario, ma lo sono anche le famiglie e le comunità parrocchiali in cui queste vocazioni nascono e crescono, e naturalmente i candidati stessi, che devono sentirsi responsabili del proprio processo formativo. Ma anche ogni cristiano è chiamato a rivolgersi ogni giorno al Signore per chiedergli di mandarci pastori secondo il suo cuore.

N. 3 del Ratio fundamentalis presuppone che la formazione di pastori missionari sia una priorità quando la chiamata all'evangelizzazione è pressante: "Lo scopo della formazione è partecipare all'unica missione affidata da Cristo alla sua Chiesa: l'evangelizzazione in tutte le sue forme".. La Chiesa in Spagna è immersa in un processo, ed è quindi coerente ricordare che la formazione del discepolo pastore è, a sua volta, la formazione del pastore missionario.

Anno dopo anno ci chiediamo perché sia necessario celebrare la Giornata del Seminario. La risposta è che è ancora importante far capire alla comunità cristiana che il Seminario è un compito per tutti, e non solo per alcuni, per quanto qualificati possano essere. E anche perché dobbiamo sforzarci di creare nelle nostre case e nelle nostre parrocchie un'atmosfera favorevole all'ascolto della Parola di Dio, affinché ci sia una risposta serena alla sua chiamata. È doveroso essere grati a tanti sacerdoti che, lungo il cammino della nostra vita, ci hanno fatto rivolgere a Dio e ci hanno indicato la strada per tornare alla casa del Padre.

L'autoreSergio Requena Hurtado

Direttore del Segretariato della Commissione per i Seminari e le Università, EWC

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Attualità

Seminatori di speranza

Omnes-3 marzo 2020-Tempo di lettura: < 1 minuto

L'11 febbraio, festa di Nostra Signora di Lourdes, che la Chiesa dedica in modo particolare alla cura e alla preghiera per i malati, è stata presentata e approvata una proposta di legge nel Parlamento spagnolo. proposta di legge sull'eutanasia. E 4 mesi fa, il 1° novembre, la Sottocommissione episcopale per la famiglia e la difesa della vita della Conferenza episcopale spagnola (CEE) ha pubblicato il documento Seminatori di speranza. Accogliere, proteggere e accompagnare nella fase finale di questa vita. 

In considerazione dell'attualità del dibattito, la rivista Palabra presenta una sintesi della contenuti principali del documento, che aiuterà a comprendere le implicazioni di una legge sull'eutanasia e l'atteggiamento dei cristiani nei confronti del dolore e della sofferenza. È possibile scaricare il documento pubblicato nella rivista cliccando su questo link.

Il documento completo, più ampio di quanto consentano queste pagine, è disponibile al seguente indirizzo il sito web della CEE.

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Cultura

Yuval Noah Harari e il futuro della religione nel XXI secolo

L'uomo ha bisogno di una salvezza che, nonostante la critica di Yuval Noah Harari, non può darsi da solo.

Joaquim González Llanos-3 marzo 2020-Tempo di lettura: 5 minuti

Yuval Noah Harari è nato ad Haifa (Israele) nel 1976. Ha conseguito il dottorato di ricerca in storia presso l'Università di Oxford ed è attualmente professore presso l'Università Ebraica di Gerusalemme. Nel 2014 ha pubblicato Sapiens. Dagli animali agli deiche ha venduto 10 milioni di copie. Nel 2016 ha pubblicato Homo Deus. Breve storia del domaniche ha già venduto 5 milioni di copie, e nel 2018 ha pubblicato 21 lezioni per il 21° secolo, Debate, Barcellona 2018, 399 pp. che completa la trilogia. Sapiens riguarda il passato, Homo Deus del futuro e 21 lezioni del presente.

In questo ultimo libro Harari si chiede: cosa sta succedendo? Come posso capire il mondo di oggi? E nella risposta include religione, con una trattazione che occupa quasi la metà del libro. È il mio scopo Questo articolo si propone di analizzare la proposta di questo noto storico nel campo della religione e di farne un breve commento. della religione e fare un breve commento.

Innanzitutto, due parole saranno utili per inquadrare il contesto del libro. contesto del libro. Nella prima parte, alla domanda "Cosa succede? alcune considerazioni sul potere di rimodellare e riprogettare la vita attraverso l'intelligenza artificiale e le biotecnologie. intelligenza artificiale e biotecnologia. Algoritmi, dice, deciderà per noi. Dovremo pensare ai lavori del futuro. Ce ne sarà abbastanza per tutti? Harari aggiunge anche una critica alle democrazie liberali dell'Occidente. Non hanno dimostrato il loro fallimento con la crisi finanziaria globale del 2008? Cosa fare con l'immigrazione? immigrazione? L'autore risponde e propone punti di vista per affrontare i prossimi anni. nei prossimi anni.

Un altro punto, che a mio avviso contestualizza il libro è contenuto nell'ultimo capitolo intitolato Meditazione. In esso spiega Harari spiega come nel 2000 abbia iniziato la pratica della meditazione Vipassana e come questa abbia cambiato la sua vita. come ha cambiato la sua vita, tanto che da allora dedica ogni giorno 2 ore a questa meditazione e ogni anno fa un ritiro di due mesi. ore a questa meditazione e fa un ritiro di due mesi ogni anno. Questo, secondo lui, gli ha dato la concentrazione necessaria per farlo, secondo lui, gli ha dato la concentrazione e la chiarezza per scrivere i suoi libri. libri. E sembra che questa meditazione, insieme all'osservazione delle sue sensazioni corporee sensazioni corporee, gli davano una conoscenza di sé e degli esseri umani superiore a quella delle storie, dei racconti e delle superiore alle storie, ai racconti o alle mitologie che aveva ascoltato finora. ad oggi.

Qual è l'origine della religione, secondo Harari? Il La risposta è che l'uomo primitivo, il Sapiens, divinizza ciò che non conosce: la luna, il sole, il fuoco, la fertilità dei raccolti. la luna, il sole, il fuoco, la fertilità dei raccolti. Come la scienza avanza, l'ignoto diventa sempre meno motivo per credere nei poteri occulti. nei poteri occulti.

Secondo lui, le grandi religioni si basano su storie: Cristianesimo, Islam, Buddismo, Induismo. Sono fittizi narrazioni fittizie, alcune delle quali ingenue, che le persone hanno inventato. Hanno eretto istituzioni globali che danno loro identità e creano le liturgie che le mantengono in vita. che li mantengono in vita. L'uomo ha bisogno di storie e, senza ulteriori indugi, le inventa e la cosa sorprendente è che funzionano. sorprendente è che funzionano: danno un senso e un conforto alla loro vita.

Harari Harari afferma che non è necessario essere una persona religiosa per comportarsi bene nella vita. vita. Ritiene che il codice morale laico sia superiore a quello religioso perché costituisce il fondamento del codice moderno. le basi delle moderne istituzioni scientifiche e democratiche. E ha un maggiore impegno verso alcuni valori come la compassione e la verità.

Con la compassione, l'etica laica non si basa su questa o quella divinità. sui mandati di questo o quel dio, ma su una profonda comprensione della sofferenza. sofferenza. Qualcosa è sbagliato, come l'omicidio, perché infligge grandi sofferenze agli esseri umani. sofferenza per gli esseri umani. Non si deve evitare di uccidere solo perché "lo dice Dio". lo dice".

L'altro impegno dell'etica laica è la verità. verità. La verità dovrebbe essere al di sopra di tutto. E in caso di conflitto tra verità religiosa e verità scientifica, quest'ultima dovrebbe avere la precedenza. Per questo motivo la base della scienza moderna è la verità scientifica che disintegra l'atomo, decifra il genoma, osserva le galassie lontane, e non le storie delle religioni che, secondo Harari, sono alla base della scienza moderna. religioni che, secondo Harari, non sono supportate da prove scientifiche.

E che dire delle ideologie atee che hanno smembrato la hanno smembrato il XX secolo e sono stati evidentemente catastrofici, come il nazismo o il comunismo? o il comunismo? La risposta è che non è facile vivere all'altezza dell'ideale secolare e che si sono persi per strada. ideale secolare e hanno perso la strada lungo il cammino. Egli afferma che lo stesso è accaduto alle religioni La stessa cosa è accaduta alle religioni: l'ideale è una cosa e la realizzazione pratica è un'altra. Nel caso di Stalin, ad esempio, lo vede come lo pseudo-fondatore di una nuova religione di Stato, con una propria nuova religione di Stato, con i suoi dogmi: lo stalinismo.

Per quanto riguarda il senso della vita, Harari cade in un certo nichilismo. un certo nichilismo. Egli indica l'ideale buddista secondo cui la vita non ha alcun significato, che non c'è bisogno di cercare una storia che lo giustifichi. La soluzione viene dal L'aspetto buddista del rendere la mente vuota. Non pensare. Non fare le cose. Non fare nulla e lasciar scorrere le cose.

Da dove viene l'ateismo di Harari, quali sono le sue radici? le sue radici? Forse da Feuerbach e dalla sua critica della religione, che, come Strauss, considera mitici i racconti del Vangelo, come Strauss, mitico, e parla della religione come di una creazione umana. come creazione umana. È un ateismo antropologico che pone l'uomo al centro del pensiero. centro del pensiero.

Va detto che Harari ha ragione a porre l'impegno per la verità come obiettivo fondamentale. impegno per la verità come obiettivo fondamentale. Il problema è: qual è la verità sull'uomo? Che cos'è l'uomo? Che cos'è l'uomo? È sorprendente che in un libro con 21 lezioni del XXI secolo non c'è una sola parola sulla famiglia, quando l'uomo è un essere sociale per natura. l'uomo è un essere sociale per natura e fa parte della verità dell'uomo, la verità della famiglia. la verità della famiglia. E non solo perché lo dice Dio, ma anche perché l'uomo scopre questa nobile realtà nel suo essere e nelle sue azioni. Dobbiamo amare la verità, ma dobbiamo anche scoprirlo nell'ambiente che ci circonda. E non solo il non solo la verità empirica, che può essere sperimentata, ma anche la verità del mio trascendente azioni trascendenti che vanno oltre la materia, come l'amore e l'ammirazione per la bellezza. bellezza.

La proposta di Harari non fa distinzione tra le religioni. religioni: sono tutte uguali. Ma la realtà è che alcuni sono più vero di altri. Alcuni racconti delle religioni sono fittizi. Ma bisogna Ma c'è da chiedersi: qualcuno di loro è reale, perché no, e chi impedisce a un Dio di rivelarsi agli uomini? dal rivelarsi agli uomini? Il cristianesimo stabilisce un conto chiamato storia della salvezza. Fatti e parole. Sono presenti nella Bibbia. Ma ci sono anche esistono fonti extrabibliche e metodi storico-critici che analizzano la veridicità di queste fonti. veridicità di queste testimonianze.

La fede è davvero necessaria. O si crede o non si crede oppure no. E direi l'umiltà. Il libro di Harari dipinge un quadro grandioso che mette nelle mani dell'uomo le chiavi del futuro. Sullo sfondo c'è un po' di quello che c'è nel libro della Genesi: "sarete come dèi, conoscendo la conoscenza della conoscenza del bene e del male". (Gen 3, 5). Con l'intelligenza artificiale, la biotecnologia biotecnologie, algoritmi che governano la vita, l'uomo si sente in grado di giocare a fare Dio. per giocare a fare Dio. Tuttavia, l'uomo non è in grado di salvarsi da solo, non importa quanta verità scientifica pensi di possedere. Ed è ovvio che la salvezza è necessaria La salvezza è necessaria perché l'uomo è moralmente decaduto (a causa dei suoi errori e dei suoi peccati) e ha bisogno di essere peccati) e ha bisogno di essere restaurato. È più semplice credere in un Dio salvatore e creatore, che veglia su di noi ed è creatore che veglia su di noi ed è il Signore della storia.

L'autoreJoaquim González Llanos

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Cultura

Un poeta che lo fa molto bene. Mal que bien, di García-Máiquez

La recente raccolta di poesie di Enrique García-Máiquez è un canto d'amore: i suoi bellissimi versi emanano una bellezza semplice che oscilla dalla familiarità quotidiana e dal buon umore alle verità più profonde della fede cristiana. 

Pablo Blanco Sarto-3 marzo 2020-Tempo di lettura: 4 minuti

Enrique García-Máiquez, l'amico poeta di El Puerto de Santa María, a Cadice, mi ha inviato con una generosa dedica la sua ultima raccolta di poesie, intitolata Nel bene e nel male. Il volume di 95 pagine, edito da Rialp, è il numero 671 della prestigiosa collezione Adonáis, che costituisce un vero e proprio monumento della creazione poetica in lingua spagnola.

Questo piccolo libro di poesie, dopo nove anni di silenzio poetico dell'autore, è pieno di luce, buon umore, fede soprannaturale e impressionante erudizione letteraria. Ogni versetto è un'eco delle migliaia di versetti che l'autore ha letto e che probabilmente solo i più esperti potranno scoprire.

Nella mia prima lettura, tre poesie mi hanno toccato in modo particolare, forse perché ho scoperto in esse una particolare sintonia dei nostri cuori. Il primo, intitolato Spinta e spintoni ci parla dei nostri morti. Lo copio integralmente perché per me è lo stesso; mi basta cambiare i nomi propri (p. 26):

Voi, i morti con cui ho vissuto

e che continuo ad amare ogni giorno,

quanto siete vicini - i nonni, mia madre,

Zia Lola, Ana... - mi parla all'orecchio.

Oggi sono i miei figli che ti hanno perso

e mi manca qualcosa nella loro gioia,

anche se non hanno ancora preso il comando

o mai, dimenticati del loro oblio.

Con loro parlo spesso di te,

Imito consapevolmente i tuoi gesti

e ti spingo al presente.

Cerco di saltare su un abisso,

e su entrambe le sponde sono me stesso

e la vertigine di vedere che non c'è nessun ponte.

È vero, con l'avanzare dell'età i nostri morti sono sempre più vivi in noi e ne parliamo ai giovani, imitando anche i loro gesti. 

La nostra povera vita e la nostra fragile memoria sono già gli unici ponti. E in questa stessa sezione sulla morte, intitolata alla fede A prestoMi ha commosso fino alle lacrime il brevissimo Epitaffio di una giovane madrededicato a Cristina Moreno, che qui trascrivo:

Non lasciare che la terra su cui giaci sia leggera per te.

E non è nemmeno calmo. Non siete abituati.

da.

Che possano rimbalzare ogni giorno più saldamente su di esso 

i passi dei vostri figli e il suono delle loro risate.

 Sto cercando in Wikipedia e mi ricorda che la locuzione latina Sit tibi terra levis che la terra ti sia lieve" - era utilizzato nel mondo romano precristiano come epitaffio sulle lapidi, spesso abbreviato con le iniziali S-T-T-T-L. In contrasto con il paganesimo romano, una giovane madre, prematuramente scomparsa, desidera non la triste pace dei cimiteri, ma le risate gioiose e l'allegria dei suoi figli. 

A questo proposito, ieri ho letto il poeta Ramón Gaya: "Tutto il terrore della morte scomparirebbe se potessimo morire tra le braccia di nostra madre; quello sarebbe il momento in cui avremmo più bisogno di lei al nostro fianco".. E alla mia memoria credente - "prega per noi peccatori, ora e nell'ora della nostra morte" - sono venuti in mente quei tre versi finali della poesia di Dámaso Alonso Alla Vergine Maria:

Vergine Maria, Madre,

Voglio dormire tra le tue braccia

finché non si risveglia in Dio.

La raccolta di poesie di García-Máiquez contiene un totale di 49 poesie, più alcune altre. Prime righe (p. 9) e un Benedizione La sezione finale è dedicata al padre del poeta (p. 89). È organizzata in sette sezioni di sette poesie ciascuna con i seguenti titoli: Abbi pietà, tempo (pp. 11-21), A presto (pp. 23-32), Corpi gloriosi (pp. 33-41), Monogamia (pp. 43-52), Il suo viso sulla mia schiena (pp. 53-62), Insieme (pp. 65-76) e In realtà (pp. 79-88).

Una caratteristica che colpisce di molte delle poesie qui raccolte è il loro divertimento; sono piene sia di un sonoro realismo andaluso sia di una grande quantità di buon umore. Mi ha colpito in modo particolare la disinvolta espressione della fede cristiana da parte del poeta: si vede che in lui la fede è qualcosa di molto vivo, capace di dare un senso alla morte e a tante piccole cose che riempiono la vita, soprattutto i rapporti regolari con i figli, la moglie e gli amici. Abbiamo bisogno di poeti come Enrique per raccontarci l'attraente bellezza della vera vita cristiana. Mi vengono in mente le parole molto profonde di Simone Weil in Gravità e grazia: "Il male immaginario è romantico, vario; il male reale è triste, monotono, desertico, noioso. Il bene immaginario è noioso; il bene reale è sempre nuovo, meraviglioso, inebriante"..

Sulla copertina del libro è giustamente scritto che in questo volume "la versatilità metrica e la freschezza dei versi si combinano con l'umorismo, l'inaspettata profondità, l'attenta colloquialità, l'elegante ironia, l'emozione sostenuta e l'instancabile ritorno ai loro maestri classici e contemporanei".. Porterò come ultimo assaggio una poesia un po' più lunga che mi ha conquistato anche alla prima lettura: si tratta - evocando Keats - di Una cosa bella che apre la sezione In realtà e in cui il "sbagliato piuttosto che giusto". che dà il titolo al volume:

Sappiamo che a volte forse troppo

quando interferisce con i nostri sensi.

Con volo dorato il grazioso gabbiano

(le sue ali, due spiagge), solleva il mio spirito

finché non ricordo quello che hanno sempre detto.

pre,

che sono topi sporchi. Mi succede la stessa cosa

-Oh, baule di marmo, oh, profumo d'infanzia,

Oh, ombra d'argento- con eucalipto

che è un albero esogeno che asciuga i pozzi,

esaurisce il terreno e soffoca il lentisco.

Leggendo una poesia, all'improvviso, mi fermo,

il tracciamento delle influenze da solo è di un epigono

o pesare, seriamente, se il testo risponde

alle esigenze di questi tempi critici.

Oppure basta che una ragazza attraversi, e io sono disturbato,

e un memento mori riecheggia nel mio orecchio.

Vorrei ignorare. Ma no: preferisco

per vedere come il duro, il cattivo o il miserabile

mi congelano dentro. Finché la bella

si impegna in un braccio di ferro

e sta tornando e sta andando lentamente

separare cause, effetti, motivazioni

del chiaro miracolo che illumina i miei occhi

di nuovo: la bellezza alata ha vinto.

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Famiglia

La verità dell'amore umano. Un modo diverso di festeggiare San Valentino

Papa Francesco scrive in Amoris Laetitia 208: "Tutte le azioni pastorali volte ad aiutare le coppie di sposi [...] sono un aiuto prezioso. Per fare un esempio semplice, ricordo la festa di San Valentino, che in alcuni Paesi è sfruttata meglio dai commercianti che dalla creatività dei pastori"..

Juan Miguel Prim Goicoechea-3 marzo 2020-Tempo di lettura: 5 minuti

Dal 2013 la diocesi di Alcalá de Henares celebra - su iniziativa del nostro vescovo, monsignor Juan Antonio Reig Pla - una veglia di preghiera nella cattedrale magistrale dei Santos Niños Justo y Pastor il giorno di San Valentino.

Ricordiamo che San Valentino, vescovo e martire, protettore degli innamorati di tutto il mondo, nacque a Terni (Italia) nel 175 d.C., essendo il patrono di questa città. Il presbitero Valentino dedicò tutta la sua vita alla comunità cristiana che si era formata nella città, a cento chilometri da Roma, dove infuriava la persecuzione contro i seguaci di Gesù. L'eco dei miracoli del santo raggiunse Roma e si diffuse presto in tutto l'Impero. Papa San Feliciano lo consacrò primo vescovo della città di Terni, dove ancora oggi sono conservate le sue spoglie. San Valentino fu imprigionato e fustigato sulla Via Flaminia, lontano dalla città. Fu martirizzato il 14 febbraio 273 d.C..

Il suo nome sarà sempre legato all'amore umano per via di un episodio all'epoca molto famoso: la tradizione vuole che San Valentino sia stato il primo sacerdote a celebrare l'unione tra un legionario pagano e una giovane donna cristiana. In seguito, molte persone hanno chiesto la sua benedizione. Questo fatto è ricordato ancora oggi nella festa della promessa, celebrata nella Basilica che porta il suo nome a Terni.

Esigenze della vita matrimoniale

Nel Lettera Reig Pla indirizzata a tutti i fedeli nel 2013 che invita a celebrare la prima Veglia di San Valentino, leggiamo: "Tutti cerchiamo di amare e di essere amati; ma per questo abbiamo bisogno di un maestro. Dobbiamo tornare a Gesù Cristo, il Maestro divino, per imparare ad amare e per avere la forza di amare, ognuno secondo il proprio stile di vita.ún il proprio stato e la propria condizione. Lo SpíÈ lo Spirito Santo, che è Amore, ad aprire i nostri cuori per ricevere il dono dell'amore autentico.éLa dimensione etica. A questo proposito è necessario ricordare a tutti, e soprattutto ai giovani, almeno tre verità senza le quali la vita matrimoniale è destinata al fallimento. 

Primo: l'unità sostanziale corpo-spirito. Non siamo solo corpo o solo spirito. Siamo uno spirito incarnato; il corpo non è una protesi della persona, è il sacramento della persona, la sua visibilità. Secondo: la differenza sessuale non è un incidente, ma è costitutiva della persona. Siamo persone-maschio o persone-femmina per volontà di Dio, e da questa differenza siamo chiamati ad amare. Il nostro corpo, ogni aspetto della nostra anatomia, ha una dimensione nuziale, è creato per il dono, per l'amore, e nel contesto del matrimonio diventa il linguaggio dell'amore nell'abbraccio coniugale aperto alla possibilità del dono di una nuova vita. Terzo: come conseguenza del peccato originale, siamo tutti vittime della concupiscenza, cioè di un'inclinazione al male che rimane nell'uomo anche dopo il battesimo; per questo è necessaria la redenzione del cuore, la grazia di Gesù Cristo che ci rende capaci di amare e perdonare"..

Gioie e difficoltà

La Veglia di San Valentino chiama in causa in particolare i fidanzati, le coppie di fidanzati e gli sposi, soprattutto quelli che festeggiano le nozze d'argento o d'oro. Ma tiene anche conto dell'esperienza di sofferenza delle coppie sposate in difficoltà e di quelle che hanno vissuto il dolore della separazione o del divorzio. 

Inoltre, le persone celibi, vedove e consacrate, così come le madri che stanno dando alla luce una nuova vita nel loro grembo, si uniscono nel ringraziamento per la vocazione all'amore, alla quale partecipano anche nel proprio stato di vita.

La Veglia, che si svolge in un clima di ascolto attento, di preghiera e di lode, intervallato da bei canti, inizia con il saluto del vescovo e la recita di alcuni misteri del Santo Rosario, che illuminano l'avventura dell'amore coniugale. Dopo la recita di ogni mistero, viene proclamato un breve testo del Magistero, di solito da Papa Giovanni Paolo II, il grande cantore dell'amore umano, e si ascolta una testimonianza. La libertà con cui alcune persone che hanno vissuto difficoltà nella loro vita affettiva e matrimoniale parlano davanti a tutti i presenti, raccontando eventi dolorosi ma anche gioiosi, è un chiaro segno della vittoria di Cristo che, guarendo i cuori, fa rinascere la primordiale vocazione all'amore. 

Molti di coloro che hanno portato la loro testimonianza nel corso degli anni hanno espresso la loro gratitudine per l'accompagnamento materno della Chiesa e dei suoi pastori, così come della Centro di consulenza familiare Hanno trovato accoglienza e compagnia nella diocesi e in vari movimenti ed esperienze ecclesiali laicali, e hanno così potuto seguire un percorso di guarigione con l'aiuto della grazia di Dio.

Essere benedetti e conoscerci meglio

Dopo ciascuna delle toccanti testimonianze, abbiamo pregato tutti in ginocchio il Padre Nostro e l'Ave Maria corrispondenti al mistero del Santo Rosario, ringraziando e pregando per i più bisognosi della misericordia divina. 

Il nostro vescovo ci regala poi alcune parole, piene di realismo e di speranza, invitandoci a camminare con la Chiesa sulla via dell'amore, verginale e sponsale, sapendo che ciò che è impossibile all'uomo lasciato a se stesso è possibile a Dio. È in questo momento che il vescovo pronuncia le preghiere di benedizione sugli sposi, sui promessi sposi e sulle madri in attesa. 

Nell'ultima parte della Veglia viene esposto il Santissimo Sacramento, davanti al quale ci si prostra in adorazione e in grato silenzio per qualche minuto prima di ricevere la benedizione.

La celebrazione si conclude con un gesto prezioso legato alla nostra Santa Patrona, la Virgen del Val. Tutti coloro che lo desiderano si recano ai piedi dell'altare, da soli o con le loro famiglie, per inginocchiarsi e farsi coprire dal manto della Vergine, mentre il Vescovo li benedice e li incoraggia. Al termine della Veglia abbiamo condiviso una cioccolata calda con dolci, preparata dagli operatori della Caritas e da alcuni volontari. n

Testimonianza di Cristina e Jesús

In questo anno e mezzo di matrimonio, abbiamo visto come il nostro amore cresce e si rafforza ogni giorno di più. Vediamo quanto sia importante vivere in comunità, aprire la nostra casa e donarci agli altri. Sappiamo quanto sia necessario pregare e mettere Dio al centro del nostro matrimonio. 

La grazia che Dio ha riversato nel nostro sacramento ci ha avvicinato giorno dopo giorno e abbiamo ricevuto il dono di dare vita a una nuova vita. Siamo genitori e stiamo aspettando la nascita del nostro primo figlio, che ci riempie di grande gioia.

Guardando indietro, possiamo solo ringraziare Dio per tutto, perché quella felicità e quella pienezza che sentivamo dovessero esistere sono ora una realtà nella nostra vita. Gli chiediamo di continuare a riversare la sua Grazia, senza la quale non siamo nulla, e di togliere tutte le nostre paure e il nostro egoismo. Non siamo liberi dalla tentazione di rimanere chiusi in noi stessi e di concentrarci su noi stessi, ma la vita è lì per essere donata.

Testimonianza di Juan e Belén

Anche noi abbiamo avuto difficoltà economiche, come tante altre persone, ma quando Dio è al centro della nostra vita, al cuore della nostra casa, la felicità non salta dalla finestra, la felicità che è Cristo è nella nostra casa e l'infelicità semplicemente non entra. 

Non si può basare una relazione su uno stato ideale come la società di oggi ce lo fa vedere... alto, bello, con una bella casa, una bella macchina e molti soldi. E quando si chiude la porta di casa, ci si rende conto di essere soli e vuoti, perché ciò che ci riempie davvero, ciò che ci rende felici, ciò che ci aiuta a superare qualsiasi ostacolo, è Cristo. Senza di Lui non avete nulla, con Lui non vi manca nulla.

L'autoreJuan Miguel Prim Goicoechea

Vicario episcopale per la cultura, l'evangelizzazione e la comunicazione. Diocesi di Alcalá de Henares

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La malattia, un valore aggiunto

3 marzo 2020-Tempo di lettura: 2 minuti

Può sembrare ironico, ma io ci credo sinceramente. Inoltre, qualcuno potrebbe accusarmi di essere crudele, ma io sinceramente non voglio essere crudele, al contrario, voglio dare un senso a ciò che dobbiamo vivere. Quando si cerca di giustificare la morte di chi soffre di una grave malattia (e la malattia finisce per essere anche l'età), mascherandola da umanesimo, io vedo la malattia come un valore aggiunto.

Non auguro a nessuno di ammalarsi, vorrei che nessuno soffrisse, si sentisse angosciato o triste..., mi piacerebbe! Ma è impossibile, il dolore, la malattia, l'età..., appare come il Golia che affrontò il giovane Davide, minaccioso e arrogante. E la fede ci insegna che questa malattia, queste limitazioni fisiche, psicologiche e morali, questi dolori e queste povertà, possono essere rivolti a nostro favore.

Una donna malata, mia amica, ha descritto la sua malattia degenerativa, incredibilmente, come un talento che il Signore le aveva dato. Questo talento, vissuto con il Signore di ogni consolazione e con il desiderio di farne un'offerta unita alla Croce di Cristo, per gli uomini, per l'evangelizzazione, per chi vive nella disperazione, diventa un talento che porta frutti abbondanti di amore, di salvezza, di consolazione..., di missione!

L'11 del mese scorso è stata la festa di Nostra Signora di Lourdes, patrona e rifugio di tutti i malati. Li affidiamo a lei. E preghiamo per quei malati che, con preziosa generosità e immenso amore per Dio e per gli uomini, sono diventati malati missionari, offrendo al Signore il loro dolore e la loro sofferenza per il bene dei missionari e della missione della Chiesa. Con questa convinzione, la Chiesa ha accolto l'intuizione di Marguerite Godet di creare un'Unione dei Malati Missionari, collegata alle Pontificie Opere Missionarie, per contribuire a fare di ogni malato un missionario, un grande missionario!

L'autoreJosé María Calderón

Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Spagna.

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Gli insegnamenti del Papa

Sogni di evangelizzazione e impegno educativo

Due insegnamenti spiccano tra quelli che Francesco ci ha offerto di recente: l'esortazione Cara Amazonia, che costituisce il suo contributo al processo sinodale su quella regione, e le sue osservazioni sulla Patto educativo globale (Instrumentum laboris, 2020), in concomitanza con la Giornata mondiale dell'educazione che ha indetto a maggio. 

Ramiro Pellitero-1° marzo 2020-Tempo di lettura: 4 minuti

L'esortazione apostolica Cara Amazonia (2-II-2020) è una lettera piena di affetto e di sfide. Fin dall'inizio, Francesco dichiara il faro che lo illumina e lo guida: "Tutto ciò che la Chiesa offre deve incarnarsi in modo originale in ogni parte del mondo, affinché la Sposa di Cristo assuma tanti volti che meglio manifestino l'inesauribile ricchezza della grazia". (n. 6). 

Impregnato di affetto e di sfide

Da qui, egli espone i suoi quattro "sogni" (parallelo al "diagnostica del sinodo) per l'Amazzonia, che sono descritti nei rispettivi capitoli. 

1. Il sogno socialeLa promozione dei diritti dei più poveri, degli ultimi. L'"indignazione", di fronte allo sfruttamento e ai crimini, deve essere trasformata non in odio, ma nel ripristino della "dignità"; nella promozione dei diritti dei più poveri, degli ultimi. il senso di fraternità e comunione che scaturisce soprattutto dalla fede in Cristo; nella cultura dell'incontro e del dialogo sociale, soprattutto con i più poveri; e nell'armonia con la terra e la natura circostante.

2) Il sogno culturale è preservare la bellezza che risplende nelle culture e quindi il dialogo interculturale. L'inculturazione, un'opera del Vangelo, è una compito educativo, il cui significato è sempre "Coltivare senza sradicare, crescere senza indebolire l'identità, promuovere senza invadere". (n. 28). 

Attenzione, a tal fine, a i poeti, che aiutano a preservare e a comunicare i valori delle culture tra loro. L'attenzione è rivolta anche alle questioni concrete che il dialogo interculturale solleva in relazione alle famiglie, ai media e al significato di "qualità della vita". 

3. Il sogno ecologico porta al rispetto e alla cura della terra. Un sogno che deve basarsi sull'"ecologia umana" e sull'apertura a Dio, autore della natura. Pertanto, solo una cultura che favorisca la contemplazione della bellezza - che in questi popoli proviene da tempi antichi - può aiutarci ad ascoltare il grido della terra e delle sue creature. Ciò richiede a sua volta una "ecologia sociale", che i governi devono promuovere con regolamenti e informazioni. 

Affinché il sogno verde diventi realtà", si legge nel documento, "è necessario un deciso educazione alle "abitudini verdi": "Non ci sarà un'ecologia sana e sostenibile, capace di trasformare qualcosa, se le persone non cambieranno, se non saranno stimolate a scegliere un altro stile di vita, meno vorace, più sereno, più rispettoso, meno ansioso, più fraterno". (n. 58). 

In questo senso, anche la nostra cultura consumistica e individualista deve essere evangelizzata, e a fondo. 

4) Infine, il sogno ecclesialeperché la Chiesa e il messaggio del Vangelo si incarnano in tutte le culture per il bene di tutti. È importante capire che non solo gli individui, ma anche le culture in quanto tali sono protagonisti attivi dell'evangelizzazione, in quanto mediatori di valori autenticamente umani e aperti alla fede (cfr. n. 67). 

Per questo motivo l'inculturazione del Vangelo comporta riconoscere la saggezza delle culture, anche da culture precolombiane. Richiede rispettare i simboli che li aprono alla trascendenza, senza etichettarli come idolatria, superstizione o paganesimo, anche se manifestano una religiosità imperfetta, parziale o sbagliata. Presuppone apprezzare molti dei suoi valori tradizionaliI valori dell'"aldilà" in relazione a Dio, alla terra, alla famiglia, al lavoro, al culto, all'"aldilà". Sono valori difficili da accettare per chi è immerso nella modernità tarda o liquida; ma possono aiutarci, sostiene Francis, a superare il nostro consumismo ansioso e il nostro isolamento urbano. 

In questa linea, il Papa auspica che la centralità dell'Eucaristia, il ricorso alla preghiera e alla convivenza - soprattutto a livello ecumenico e interreligioso - insieme al lavoro comune a favore dei più svantaggiati, ci impediscano di essere divorati. "Immanenza terrena, vuoto spirituale, comodo egocentrismo, individualismo consumistico e autodistruttivo". (n. 108). 

Francesco sottolinea l'importante contributo delle donne nella Chiesa e nella società. Egli sottolinea la necessità di sviluppare diversi servizi ecclesiali, contando sulla generosità di tutti e secondo la condizione e i doni di ciascun cristiano: laici, ministri sacri e religiosi. Conclude invocando la protezione di Maria, Madre dell'Amazzonia.

Impegno e passione educativa

Nella situazione attuale, Francesco vuole promuovere l'educazione come mezzo per compito, arte e realtà dinamicacon dimensioni individuale e sociale. Il suo discorso alla Congregazione per l'Educazione Cattolica (20-II-2020) sottolinea innanzitutto quattro caratteristiche del movimento educativo, indicando come possono essere promosse oggi.

1) L'istruzione è un "Movimento verde". in cui si distinguono quattro livelli personali: il rapporto della persona con Dio (livello spirituale), con se stessa (livello interiore), con gli altri e (livello solidale) con tutti gli altri esseri, in particolare quelli viventi (livello naturale). Questo deve essere tradotto nei corrispondenti percorsi pedagogici, come sottolinea l'enciclica nell'ultima parte della stessa Laudato si' (24-V-2015).

2) L'educazione come "Movimento inclusivo". dovrebbe essere esplicitamente rivolto oggi a tutti i "escluso". E questo è "parte integrante del messaggio cristiano di salvezza". "Oggi" -Osserva Francesco. "È necessario accelerare questo movimento inclusivo di educazione per fermare la cultura dello scarto, causata dal rifiuto della fraternità come elemento costitutivo dell'umanità".

3) L'educazione come "Movimento per la pace", costruttore e portatore di pace, si oppone alla "egolatria", che genera fratture e opposizioni a tutti i livelli, perché ha paura della diversità e delle differenze. L'educazione deve insegnare che "Le diversità non ostacolano l'unità, anzi sono indispensabili per la ricchezza della propria identità e di quella di tutti". In effetti, un elemento chiave di questo è insegnare discernere e capire

4) L'educazione come "movimento di squadra". richiede la partecipazione di molte persone: famiglie, insegnanti, istituzioni civili e religiose, ecc. Ma questo movimento di squadra", dice Francesco, "è da tempo in crisi. Ed è per questo che dobbiamo promuovere un "Patto globale per l'istruzione tra tutti i soggetti coinvolti nell'educazione. L'obiettivo è chiaro: "Rilanciare l'impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per un'educazione più aperta e inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e comprensione reciproca". (Messaggio per il lancio del Patto per l'istruzione, 12-IX-2019).

Patto educativo globale

Nella seconda parte del suo discorso, il Papa sottolinea che altre sfide attuali del "patto educativo": atteggiamenti, metodo, percorsi concreti.

1) Prima di tutto, è necessario coraggio: "Il coraggio di mettere la persona al centro [...]. Il coraggio di investire le migliori energie [...]. Il coraggio di formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità". (ibid.). Questo coraggio - aggiunge realisticamente - deve pagare bene gli educatori.

2) In secondo luogo, la necessità di un'educazione interdisciplinare e transdisciplinare (cfr. Veritatis gaudiumProemio, 4c), in grado di affrontare l'unità del sapere, così come l'attuale frammentazione di molti studi, soprattutto a fronte della "pluralismo ambiguo, conflittuale o relativistico di convinzioni e scelte culturali". (Ibid.).

3) Infine, formula quattro richieste specifiche per i prossimi anni: la stesura di una Elenco su questo tema; l'istituzione di un Osservatorio globale; il aggiornamento degli studi ecclesiastici; l'impulso a "La pastorale universitaria come strumento di nuova evangelizzazione"..

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Mondo

Una Messa nella Cattedrale di Ginevra dopo cinque secoli

Il prossimo 29 febbraio sarà celebrata una Messa nella cattedrale di Ginevra (Svizzera), passata ai calvinisti con la Riforma protestante. L'ultima celebrazione ebbe luogo nel 1535, quasi cinque secoli fa, ai tempi di Calvino. "È un gesto ecumenico forte", sottolinea l'Abbé Desthieux.

Pedro Estaún-16 febbraio 2020-Tempo di lettura: 5 minuti

Le relazioni tra le autorità cattoliche e calviniste sono eccellenti in Svizzera, un Paese dove il rispetto per ogni tipo di credo e cultura è vissuto in modo particolare. In questo contesto, nei mesi scorsi si sono svolti colloqui tra l'abbé Pascal Desthieux, vicario episcopale di Ginevra, e le autorità calviniste, durante i quali è stato concordato di celebrare una Messa nella Cattedrale di San Pietro il 29 febbraio. Questa è certamente una grande notizia per i cattolici.

Sarà la prima Messa dopo quell'8 agosto 1935 in cui la celebrazione dell'Eucaristia fu sospesa, e molti sacerdoti concelebreranno. Il presidente della Chiesa protestante di Ginevra, il pastore Emmanuel Fuchs, pronuncerà una parola di benvenuto e la cerimonia sarà presieduta da Pascal Desthieux. La Chiesa di Ginevra appartiene alla diocesi di Friburgo-Lausanne-Ginevra e Neuchâtel, con sede episcopale nel cantone cattolico di Friburgo. Sono passati 484 anni dalla precedente Santa Messa. 

Oggi la cattedrale continua a mantenere il culto protestante ed è anche sede di cerimonie ufficiali del Consiglio di Stato e simili. Oggi la cattedrale è un'attrazione turistica, visitata da molte persone, e la domenica mattina è un luogo di culto. Vi si tengono anche concerti ed eventi ufficiali.

Ginevra senza maggioranza calvinista

I turisti non troveranno alcun elemento che possa invitarli alla preghiera durante la loro visita, anche se conserva la maestosità di un tempio religioso. Sulle fredde pareti, prive di immagini e fotografie, ci sono però targhe che ricordano alcuni eventi di questi secoli. Su una di esse appare il seguente testo in perfetto latino: "Nell'anno 1535, essendo stata abbattuta la tirannia dell'anticristo romano e abolita la superstizione, la Santa religione di Cristo è stata ristabilita nella sua purezza...". Un grande altare presiede la navata centrale ed è vuoto, anche se ogni tanto vi compare una grande Bibbia. In un punto poco visibile c'è una semplice poltrona con la scritta "La sedia di Calvin

Oggi la popolazione di Ginevra non è più prevalentemente calvinista. Grazie alle opportunità di lavoro in questo Paese, molte persone sono arrivate da altri luoghi di tradizione cattolica, come l'Italia, l'America Latina, il Portogallo, la Francia e la Spagna. Oggi a Ginevra vivono persone di 190 nazionalità diverse, soprattutto perché è la sede di varie organizzazioni internazionali come l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), i Diritti Umani, i Diritti Umanitari e dei Rifugiati, la Pace, il Disarmo, la Sicurezza, l'Economia e lo Sviluppo e il Mondo del Lavoro... La città conta più di 500.000 abitanti, di cui 180.000 battezzati cattolici, e la Chiesa cattolica amministra 52 parrocchie. 

Presenza cristiana prima del 313

Fin dall'inizio della nostra era, l'attuale Ginevra faceva parte dell'Impero Romano. Il culto di Giove, Mercurio, Nettuno e Cibele ha lasciato tracce ancora oggi visibili. Non abbiamo dati precisi sull'arrivo dei primi evangelisti in questa terra, ma potrebbe essere avvenuto prima della fine del primo secolo. Gli antichi si spostavano molto; i viaggi di San Paolo lo testimoniano. I contatti tra Roma e le province erano continui grazie a una rete di strade intelligentemente organizzata, e Ginevra si trova all'incrocio di due importanti assi di movimento dell'Europa occidentale, da nord a sud e da est a ovest. L'accesso da Roma poteva avvenire attraverso il Passo del Gran San Bernardo, attraverso le Alpi, oppure da Lione, dove si trovavano presto i cristiani. 

Non sappiamo chi possa essere stato il primo apostolo di Ginevra, ma è certo che c'era una presenza cristiana prima dell'editto di Milano. Non ci sono notizie di persecuzioni religiose in questa terra, infatti non si venerano martiri di quei primi secoli, ma sembra che ci fosse un vescovo, il che significava una comunità cristiana. 

Quando l'Impero divenne ufficialmente cristiano nel IV secolo, in questa città esisteva già un'organizzazione ecclesiastica e la vita cristiana si sviluppò. Già nel IV secolo è attestata la presenza di una doppia cattedrale: una per i catecumeni con il battistero per immersione e un'altra per i fedeli battezzati, nonché una comunità cristiana di una certa consistenza. Il vescovo svolgeva un ruolo chiave nel governo della città. 

Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente nel VI secolo, i Franchi si stabilirono a Ginevra nel 443. La cattedrale fu ampliata e arricchita e la vita religiosa crebbe. Più tardi, nel IX secolo, sotto i Carolingi, Ginevra fu governata da conti e nell'888 entrò a far parte del regno di Borgogna. In questo periodo furono create diverse parrocchie rurali. 

Nel 1032, Ginevra fu incorporata nel Sacro Romano Impero. La vita religiosa in città e nei dintorni continuò a crescere, preservando le credenze autentiche e sotto il Papa di Roma. La cattedrale rimane il centro dell'attività religiosa, anche se viene costantemente ristrutturata, a volte a causa di incendi, come quello tremendo del 1430, e a volte per ampliarne la capacità. 

La Riforma protestante

Nel XVI secolo, la riforma promossa da Lutero sconvolse l'intera Europa. Come è noto, questo sacerdote di origine tedesca promosse una nuova Chiesa in cui il Papa di Roma non avrebbe avuto una supremazia totale, in cui la fede sarebbe tornata a essere la principale forza religiosa e in cui la corruzione religiosa sarebbe stata annientata. Nelle sue 95 tesi, Lutero difese la fede cristiana come forza motrice essenziale della religione, opponendosi così alla modus operandi che la Chiesa cattolica aveva portato avanti durante il Medioevo. 

A Ginevra, l'iniziatore di questa nuova tendenza fu il pastore di origine francese Guillaume Farel, che ben presto riuscì a far condannare ed espellere dalla città la Chiesa di Roma. Il 21 maggio 1536, nella piazza pubblica di Ginevra, istituendo la teocrazia, riuscì a far accettare a tutti di vivere in città. "secondo il Vangelo e la parola di Dio", che ha aperto la porta a un potere enorme: unire il Vangelo al governo. 

In un incontro con Giovanni Calvino, che a 26 anni era già famoso in tutta Europa per il suo lavoro sul cristianesimo riformato, lo convinse a stabilirsi a Ginevra per aiutarlo a stabilire questa nuova linea cristiana. E fu soprattutto Calvino ad aprire nuove strade per il protestantesimo in quella città. Dotato di una mente più logica e rigorosa di Lutero, Calvino portò le premesse fondamentali della dottrina protestante alle loro ultime conseguenze.

Calvino a Ginevra

Il protestantesimo calvinista fu accolto molto bene a Ginevra, dove Calvino si stabilì definitivamente nel 1541. Su sua richiesta, il Consiglio che governava la città vietò il gioco d'azzardo, il ballo, le parolacce e i divertimenti, e ordinò la frequenza ai sermoni e alle lezioni di catechismo. Tutti gli abitanti dovevano promettere obbedienza all'autorità religiosa o lasciare la città. Fu istituito un consiglio, composto dai pastori responsabili del culto e della predicazione, che in pratica avrebbe governato la città. Chi non era d'accordo e si opponeva veniva punito e molti furono giustiziati. In cinque anni ci furono 68 esecuzioni su una popolazione di 20.000 anime, tra cui lo spagnolo Servetus. Da quel momento la cattedrale, pur mantenendo il titolo di Cattedrale di San Pietro, appartenne alla Chiesa Riformata di Calvino e divenne la sede principale del culto protestante.

L'8 agosto 1535, in seguito a un sermone di Farel in difesa della Riforma, gli iconoclasti distrussero gli altari, le immagini, i quadri e gli ornamenti e ruppero gli organi. La magnifica pala d'altare di Conrad Witz, offerta dal vescovo François de Metz nel 1444, fu smantellata e le statue distrutte. Il 10 agosto il Consiglio ha deciso di sospendere definitivamente la Messa. La Riforma divenne ufficiale a Ginevra il 21 marzo 1536 e fu proclamata nel chiostro della cattedrale. 

L'attività di Calvino in questa città fu molto intensa ed efficace. Uno dei suoi discepoli, lo scozzese John Knox, arrivò a dire che la Chiesa di Ginevra era la più perfetta del mondo. La "scuola di Cristo che ci sia mai stata sulla terra dai tempi degli apostoli". I cattolici furono perseguitati ed espulsi e solo nel XIX secolo ottennero alcuni diritti.

L'autorePedro Estaún

Esperienze

Mons. Hoser: "Vengono a Medjugorje per incontrare Dio".

Nel maggio 2019 è stato annunciato che il Papa ha deciso di autorizzare i pellegrinaggi al santuario di Medjugorje, che ora possono essere organizzati ufficialmente dalle diocesi o dalle parrocchie. L'obiettivo è promuovere i frutti spirituali del luogo, senza dichiarare autentiche le apparizioni. Ecco la testimonianza di un sacerdote che si reca spesso in pellegrinaggio a Medjugorje.

Omnes-15 febbraio 2020-Tempo di lettura: 6 minuti

Quella che poteva sembrare una semplice pietà che suscitava alcuni dubbi e reticenze, è ora un luogo di pellegrinaggio come Lourdes o Fatima. È stato autorizzato da Papa Francesco il 12 maggio 2019, alla vigilia della festa di Nostra Signora di Fatima: "D'ora in poi i pellegrinaggi a Medjugorje potranno essere organizzati ufficialmente dalle diocesi e dalle parrocchie".. A tal fine, Papa Francesco si è assunto la responsabilità pastorale diretta di tutta questa realtà, nominando l'arcivescovo Henryk Hoser come Visitatore Apostolico speciale della Santa Sede e suo Delegato permanente per agire in suo nome.

Ma va notato che questa autorizzazione non comporta l'autenticazione delle presunte apparizioni della Madonna in questo luogo. La Chiesa non ratifica le apparizioni finché non sono finite e non vengono studiate molto attentamente, e nel caso di Medjugorje i fatti continuano. D'altra parte, nemmeno la Chiesa l'ha condannata, a 39 anni dall'inizio delle apparizioni, quindi non c'è il minimo sospetto di eresia che minacci l'integrità della dottrina cattolica.

Il luogo e il messaggio

Medjugorje" è una parola di origine slava che significa "tra le montagne" per la sua posizione geografica. È un piccolo villaggio situato in una valle nel sud della Bosnia-Erzegovina. Questo semplice villaggio ha la particolarità di essere rimasto fedele alla fede cattolica nel corso della storia, nonostante sia stato sottoposto a diversi regimi totalitari.

Una buona sintesi del messaggio che Medjugorje sta trasmettendo al mondo potrebbe essere una chiamata universale alla conversione attraverso cinque armi fondamentali per una solida vita di fede (le cosiddette "cinque pietre" di Davide contro Golia):

  • la preghiera con il cuore, cioè un rapporto vivo e personale con Dio, che comprende anche una tenera relazione con la nostra Madre, la Vergine Maria, che ama tanto la recita meditativa del Santo Rosario, un'arma potente contro il male;
  • l'Eucaristia, vissuta in profondità come centro della nostra vita;
  • lettura quotidiana e meditativa della Sacra Scrittura, che può essere collocata in un luogo visibile della casa in modo da favorire la preghiera familiare.
  • il digiuno a pane e acqua il mercoledì e il venerdì, che purifica l'anima, aiuta a vivere meglio l'autocontrollo, rende più efficace la nostra preghiera e può fermare le guerre;
  • il sacramento della Confessione, almeno una volta al mese, aprendo il nostro cuore alla misericordia di Dio, che ci attende a braccia aperte.

I veggenti (Ivanka, Mirjana, Vicka, Marija, Ivan e Jakov) sono persone assolutamente normali. Erano bambini quando sono iniziate le apparizioni e oggi sono sposati con figli. Sono in buona salute mentale, certificata da molti medici e scienziati che hanno sviluppato tutte le loro capacità per mettere in discussione la testimonianza dei veggenti. Tuttavia, si sono resi conto che i loro stimoli cerebrali durante le apparizioni rispondevano a una realtà che vedevano e sentivano, anche se gli altri non potevano vederla o sentirla.

Frutta

Il Signore ci dice che "Dai loro frutti li riconoscerete". (Mt 7,20) per discernere. Ebbene, a Medjugorje i frutti sono innumerevoli. Ci sono già stati diversi miracoli con il sole - come a Fatima - e abbondanti guarigioni fisiche - come a Lourdes - ben documentati e scientificamente inspiegabili (ad oggi sono state accertate più di 500 guarigioni miracolose). Ma i miracoli più grandi - che non si possono enumerare perché avvengono continuamente - sono le guarigioni spirituali, cioè la conversione di migliaia e migliaia di persone che, magari arrivate lì in modo circostanziale (accompagnando qualcuno, per semplice curiosità, o anche con certi pregiudizi), hanno effettivamente incontrato l'immenso Amore che Dio ha per loro, in contrasto con tutte le miserie e le debolezze umane che ci portiamo dietro. 

Medjugorje è così diventata un luogo di riconciliazione con Dio. Rappresenta i polmoni spirituali dell'Europa, dove si respira profondamente dopo una buona confessione. È chiamata il "confessionale del mondo" per il gran numero di confessioni quotidiane, ma non si tratta di confessioni qualsiasi: ci sono molti casi di penitenti che, scoprendo nella loro coscienza offese commesse nella loro vita passata e che non avevano mai confessato prima, vengono con un profondo desiderio di "svuotare il sacco" e di fare una pulizia profonda.

Incontro con Dio

Medjugorje è un luogo dove milioni di persone scoprono la bellezza della Chiesa e incontrano Dio attraverso la Vergine Maria. L'atmosfera di pace e di preghiera che vi regna è favorevole a questo incontro speciale. Monsignor Hoser si è spinto fino a dire: "Perché così tante persone vengono a Medjugorje ogni anno? La risposta è chiara: vengono qui per incontrare "qualcuno", per incontrare Dio, per incontrare Cristo, per incontrare la loro Madre. E poi scoprire quella pace che porta alla gioia di vivere nella casa del Padre e della Madre, e infine la via mariana come la più sicura e certa. Questa è la pace della devozione mariana che si svolge qui da anni". (omelia tenuta a Medjugorje il 22 luglio 2018). Andiamo a Gesù e torniamo a Lui attraverso Maria. È la Regina della Pace che ci conduce all'incontro con suo Figlio, il Principe della Pace.

Tra i pellegrini di Medjugorje si possono citare migliaia di sacerdoti e molti vescovi che hanno concelebrato messe e ascoltato le confessioni di tanti penitenti, testimoni dell'infinita misericordia di Dio, capace di trasformare la vita delle persone. Si potrebbero raccontare molti aneddoti, ma non abbiamo lo spazio per farlo. Ci limitiamo a riportare l'esperienza di Josefina, una fedele laica: "Devo confessare che è stata una benedizione. Una chiamata della Santa Vergine a visitarla, poiché non avevo intenzione di andare in pellegrinaggio a Medjugorje, perché avevo ben chiaro ciò che stava accadendo lì, ma devo ammettere che è stata una benedizione ricevere questa chiamata dalla nostra Madre. Mi ha colpito molto il numero di persone presenti, giovani famiglie, molti giovani, anche anziani, ma soprattutto il silenzio, il rispetto nonostante le migliaia di persone presenti, sia nell'adorazione del Santissimo Sacramento che nella preghiera del Santo Rosario e nell'Eucaristia. La Madonna ha voluto che sperimentassi personalmente il suo amore per me di fronte al mio scetticismo. Medjugorje ci invita all'adorazione, all'amore, all'amicizia, all'unione con Gesù e alla gioia. Pregare da cuore a cuore. Sono infinitamente grato a Dio per l'opportunità che mi è stata data. Lei, la Signora, mi aspettava a braccia aperte"..

Tra i vari episodi che possono accadere in un pellegrinaggio a Medjugorje, c'è chi ha scoperto il dolce sguardo della Vergine Maria negli occhi di un bambino, che riempie di pace e di calma quella persona nei momenti di maggiore tensione e nervosismo, come se le dicesse nel suo intimo: "Calmati, io sono qui". In altre occasioni, si tratta di un messaggio della Vergine Maria che arriva inaspettatamente, ma in un momento così opportuno, da aver contribuito a prevenire il suicidio e a dare una svolta alla propria vita.

"Una finestra sul mondo

I messaggi possono sembrare ripetitivi, eppure ogni messaggio è diverso, anche se posso citare alcuni punti in comune fondamentali, come l'appello alla conversione, l'invito a pregare, ad aprire il cuore.
 Perché una madre non si stanca mai di aspettare e di ricordare le cose importanti, così come una persona innamorata non si stanca mai di dire: "Ti amo".

Vale la pena di notare il gran numero di vocazioni sacerdotali e religiose ispirate da Medjugorje. Molti di loro danno la loro testimonianza al festival annuale dei giovani all'inizio di agosto, che attira più di 60.000 giovani da tutto il mondo.

Un altro frutto sono le migliaia di gruppi di preghiera che sono sorti da Medjugorje in tutto il mondo. L'adorazione del Santissimo Sacramento, la recita del Rosario, la Confessione, la lettura della Bibbia, il digiuno, l'Eucaristia, la consacrazione al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria sono i punti che vengono portati avanti.

La parrocchia di San Giacomo a Medjugorje, sotto la cura dei Francescani, è un punto di riferimento per il mondo. Questa semplice ma profonda scuola di preghiera, che ci ricorda il bisogno di ulteriore conversione e ci incoraggia a ravvivare la nostra fede, viene praticata qui ogni giorno.

Il Papa emerito Benedetto XVI si è spinto fino a dire: "Dio, attraverso la Vergine Maria, apre una finestra sul mondo, quando il mondo chiude la porta a Dio".. Se ci guardiamo intorno, ci rendiamo conto che il mondo moderno esclude sempre più Dio dalla società. Ma Dio continua a bussare alla nostra porta, invitandoci ad aprirgli il nostro cuore perché possa entrare e il suo amore possa trasformarci. Dio ha siglato un'alleanza con il suo popolo, con noi... e nonostante noi. Affinché questa alleanza duri, Dio si affida a sua Madre, la Vergine Maria, per ricordarci che siamo suoi figli e che egli attende la nostra conversione. Come una madre vuole il meglio per i suoi figli, così la nostra Madre celeste intercede per noi e ci aiuta a essere più fedeli a Dio.

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Spagna

Teologia per laici: perché e per cosa?

A proposito del Congresso dei Laici che si svolge questo fine settimana a Madrid, di cui Palabra ha dato notizia, riportiamo un articolo di Raquel Pérez Sanjuán sulla formazione teologica dei laici, pubblicato nel marzo dello scorso anno, e di grande attualità

Raquel Pérez Sanjuan -13 febbraio 2020-Tempo di lettura: 5 minuti

Sarebbe necessario stabilire un primo chiarimento su cosa si intende per "formazione teologica per i laici": nel criterio "laici" includeremo coloro che non si preparano al ministero ordinato, cioè anche i membri degli istituti laici maschili di vita consacrata, così come tutte le donne, che appartengano o meno a un istituto di vita consacrata.

Per quanto riguarda la "formazione teologica", è importante tenere presente che, accanto agli studi classici di Baccalaureato in Teologia, Licentiatus in Theologia o Dottore in Teologia (i tre cicli accademici di Teologia) c'è una modalità specifica orientata alla formazione dei laici che andranno a svolgere compiti o uffici ecclesiastici come l'insegnamento della Religione, la catechesi, la formazione degli operatori pastorali, ecc. Questi studi, la cui offerta accademica è regolamentata dalla Santa Sede (Congregazione per l'Educazione Cattolica) alla fine degli anni '80, sono chiamati Scientiis Religiosis (Scienze Religiose), consistono in due soli cicli (Baccalaureatus in Scientiis Religiosis e Licentiatus in Scientiis Religiosis), e sono insegnati negli Istituti Superiori di Studi Religiosi (ISCCRR) sponsorizzati dalle Facoltà di Teologia.

Come l'introduzione al Istruzioni per il Istituti di Scienze Religiose (2008), "Con il Concilio Ecumenico Vaticano II si è intensificato tra i fedeli - laici e religiosi - un vivo interesse per lo studio della teologia e delle altre scienze sacre, al fine di arricchire con esse la propria vita cristiana, di poter dare ragione della propria fede (cfr. 1Pt 3, 15), di esercitare fruttuosamente il proprio apostolato e di poter collaborare con i sacri ministri nella loro specifica missione (cfr. can. 229 §§1-2 CIC 1983). Nel periodo post-conciliare, mentre le Facoltà ecclesiastiche, che avevano già una tradizione di lunga data, sono stati plasmati da In conformità con le disposizioni della Costituzione apostolica Sapientia christiana (1979), la necessità di assicurare un'adeguata formazione dei fedeli laici in modo specifico è diventata sempre più importante nella Chiesa".

 L'arduo compito di formare

A questo proposito, vale la pena di ricordare quanto affermato dal Consiglio a questo proposito: "La Chiesa si aspetta molto dalla diligenza delle facoltà delle scienze sacre. Ad essi, infatti, affida il gravissimo compito di formare i propri studenti, non solo per il ministero sacerdotale, ma soprattutto per l'insegnamento nei centri ecclesiastici di studi superiori, per la ricerca scientifica o per le funzioni più ardue dell'apostolato intellettuale. A queste facoltà spetta anche il compito di svolgere una ricerca approfondita nei vari campi delle discipline sacre, in modo da raggiungere una comprensione sempre più profonda della Sacra Rivelazione, scoprire meglio il patrimonio di sapienza cristiana tramandato dai nostri anziani, promuovere il dialogo con i fratelli separati e con i non cristiani, e rispondere ai problemi sollevati dal progresso delle scienze. Per questo motivo, le facoltà ecclesiastiche, una volta riconosciute le loro leggi, devono promuovere con grande diligenza le scienze sacre e quelle ad esse collegate e, ricorrendo anche ai metodi e ai mezzi più moderni, devono formare i loro studenti alle ricerche più profonde." (cfr. Gravissimum L'educazione è sull'educazione cristiana, n. 11)

Numero crescente di studenti

È stato dopo il Concilio Vaticano II che i laici hanno avuto per la prima volta accesso agli studi ecclesiastici nelle Facoltà di Teologia, anche se la loro presenza nelle aule è sempre stata una minoranza rispetto a coloro che si preparavano agli Ordini sacri. Tuttavia, a partire dall'ultimo decennio del XX secolo, con l'emergere delle Scienze Religiose come formazione specifica per i laici, il numero totale di studenti dell'ISCCRR è arrivato a triplicare il numero totale di studenti iscritti alle Facoltà di Teologia, sebbene anche in queste ultime vi sia una presenza significativa di laici.

È certamente importante che questa formazione teologica esista, sia per ciò che significa in termini di riflessione sistematica, sia per poter dialogare con la cultura di oggi. Inoltre, da oltre un decennio, la Conferenza Episcopale Spagnola (CEE) ha stabilito come requisito per l'insegnamento della Religione nella Secondaria e nel Baccalaureato l'aver conseguito almeno il grado accademico di Baccalaureato in Scientiis Religiosità e hanno una formazione pedagogica specifica nell'insegnamento della religione.
Non conosciamo il numero di laici che studiano Teologia e Scienze Religiose, in quanto questa categoria non è stata esplicitamente richiesta quando alle Facoltà di Teologia sono stati chiesti i dati statistici che forniscono ogni anno per l'elaborazione della Rapporto annuale sulle attività della Chiesa cattolica in Spagna.

Possiamo affermare che, negli Istituti Superiori di Scienze Religiose, il 100 % del corpo studentesco è costituito da laici (come abbiamo detto all'inizio, sono compresi i membri degli istituti di vita consacrata che non si stanno formando per ricevere gli Ordini Sacri); il loro numero, secondo le ultime statistiche a nostra disposizione, si avvicina ai quattromila studenti iscritti in tutta la Spagna (anno accademico 2016-17).

Per quanto riguarda le Facoltà di Teologia, dei quasi duemila studenti distribuiti tra le 11 Facoltà di Teologia presenti sul territorio della CEE, il numero di laici non raggiunge un terzo degli studenti nelle loro aule, anche se è possibile che questa proporzione vari a seconda della Facoltà di Teologia a cui ci si riferisce. A questo proposito, è importante ricordare che ci sono diverse facoltà, o centri teologici o istituti teologici incorporati in esse, che hanno tra i loro studenti seminaristi provenienti da seminari affiliati a quella facoltà.

Università e facoltà

Gli studi di teologia sono impartiti nelle Facoltà di teologia, che possono essere autonome, oppure appartenere a un'università cattolica (cioè con studi anche civili) o a un'istituzione ecclesiastica (cioè dove si insegnano solo discipline ecclesiastiche, cioè sotto il regime della Santa Sede). Inoltre, possono essere impartiti in centri che offrono il primo e il secondo ciclo (annessi alla Facoltà di Teologia), o il secondo e il terzo ciclo (incorporati nella Facoltà di Teologia). In tutti questi casi, le aule sono aperte sia ai laici che ai candidati al sacerdozio, siano essi seminaristi, membri di istituti religiosi o di società clericali di vita apostolica.

Anche per quanto riguarda il corpo docente, dipende da caso a caso: in alcune Facoltà e ISCCRR c'è una maggiore percentuale di personale docente laico (in diverse, soprattutto donne), mentre in altre la presenza laica è praticamente assente, riservata alle discipline ausiliarie e/o alle lingue classiche. Se si considera che solo dopo il Concilio Vaticano II i laici hanno avuto accesso agli studi teologici nelle Facoltà, e il requisito del grado accademico di Dottore per l'insegnamento, lo sforzo formativo compiuto dai laici in campo teologico è davvero significativo - è importante ricordare che, nella maggior parte dei casi, i laici accedono agli studi di teologia o di scienze religiose con altri titoli universitari precedenti.

Contributo alla persona

Come abbiamo sottolineato in precedenza, oltre a offrire la possibilità ai fedeli di dare ragione della loro fede e di entrare in un dialogo fecondo con le scienze e la cultura del loro tempo, lo studio della Teologia o delle Scienze religiose - come ogni studio sistematico di una disciplina - fornisce rigore scientifico e capacità di ricerca, oltre che formazione umana. In questo caso è anche un'occasione per approfondire la conoscenza della Sacra Scrittura, della Tradizione e del Magistero, che è sempre un'opportunità di crescita della propria esperienza di fede.

È certamente importante promuovere questi studi, perché significa che sia i sacerdoti che i consacrati e i laici sono ben formati e preparati in campo teologico. Anche perché la Spagna è uno dei Paesi al mondo in cui abbiamo il maggior numero di Facoltà di Teologia (11) e di centri affiliati o incorporati (10) e di Istituti di Scienze Religiose (quasi mezzo centinaio, comprese le sezioni di formazione a distanza della UESD).

L'autoreRaquel Pérez Sanjuan 

Direttore del Segretariato della Sottocommissione episcopale per le università

Esperienze

Quattro nuovi ambasciatori della Casa Grande della diocesi di Avila

Il centro di educazione speciale La Casa Grande de Martiherrero, dipendente dal Vescovado di Ávila, ha incorporato nella sua grande famiglia quattro nuovi ambasciatori dell'istituzione.

Omnes-7 febbraio 2020-Tempo di lettura: 2 minuti

- TESTO Francisco Otamendi

Si tratta del direttore delle Istituzioni religiose del Banco Sabadell, Santiago Portas; del giornalista Javier Pérez de Andrés, della direttrice di Ser Ávila, Carmen Esteban, e del topografo e promotore di Espacio Castilla y León Digital, Ángel Martín.

   L'atto di è stata presieduta dal vescovo della diocesi, mons. Gil Tamayo, e dalla direttrice del centro, Pura Alarcón, che ha dalla direttrice del centro, Pura Alarcón, che ha sottolineato che "L'ambasciatore non è un titolo, ma una missione, perché sono l'altoparlante per le voci che questa società, che guarda dall'altra parte, non vuole vogliono ascoltare, ma sentono solo loro"..

   Javier Pérez de Andrés ha sottolineato che "per un giornalista che era a conoscenza della Dichiarazione di Salamanca con la quale ci impegnavamo ad avvicinarci alla la serietà richiesta per qualsiasi informazione sul mondo della disabilità, questa distinzione è ancora più importante. Questa distinzione è ancora più incoraggiante per un giornalista"..

   Santiago Portas, un dirigente del Banco Sabadell che è stato la forza trainante del lancio della Progetto realizzato, un sistema per la raccolta di donazioni digitali, tramite carta o cellulare, in più di 240 parrocchie e istituzioni religiose. o cellulare, in più di 240 parrocchie e istituzioni religiose, ha dichiarato di sentirsi "Sono molto grato di poter partecipare a quest'opera della Chiesa di Avila e di essere un punto di riferimento e un altoparlante della Casa Grande. e di essere il fulcro e l'altoparlante della Casa Grande. Il fatto che contino su di me è molto degno di e spero di essere all'altezza di questa nomina"..

   Carmen Esteban ha affermato che si tratta di una responsabilità, perché "è un premio, è la ratifica di un impegno preso per anni davanti a molte persone. un gran numero di persone, quindi bisogna fare i conti con i risultati".. Da parte sua, Ángel Martín ha detto che "è un onore essere un ambasciatore dei valori i valori che la Casa Grande rappresenta e tutto ciò che essa implica per la società di Società Avila".
   Tra le altre autorità, il ministro della Difesa, Margarita Robles, è stata Il Ministro della Difesa, Margarita Robles, ha sottolineato che la partecipazione a questo evento era questo evento è stato "un'occasione imperdibile, come amico del amico della Casa Grande. Il lavoro che svolgono è inestimabile e da questo punto di vista tutti noi dobbiamo essere ambasciatori della Casa Grande. Da questo punto di vista dobbiamo essere tutti ambasciatori della Casa Grande perché in un mondo in cui ci sono ancora mondo dove ci sono ancora ingiustizie, sapere che ci sono persone capaci di dare il meglio di sé per lavorare per gli altri. di dare il meglio di sé per lavorare per gli altri è qualcosa che ci riconcilia con gli esseri umani, e la Casa Grande con l'essere umano, e la Casa Grande de Martiherrero ci riconcilia con il meglio dell'essere umano". dell'essere umano", ha riportato Giornale de Ávila.

TribunaLourdes Ruano Espina

Chi decide sull'educazione dei nostri figli?

I genitori sono i primi responsabili dell'educazione dei loro figli. Ciò che la neutralità obbligatoria dei poteri pubblici nel campo dell'educazione proibisce è la trasmissione di questa educazione a partire da uno specifico modello antropologico ed etico.

6 febbraio 2020-Tempo di lettura: 6 minuti

Tradizionalmente, l'istruzione era considerata un dovere piuttosto che un diritto. Pertanto, le prime dichiarazioni dei diritti (la Dichiarazione della Virginia del 1776 e la Dichiarazione francese del 1789) non facevano riferimento al diritto all'istruzione. È stato all'epoca dell'Illuminismo che è stata sollevata l'opportunità di fornire l'istruzione obbligatoria. Dato che il compito dell'educazione era stato tradizionalmente affidato alla Chiesa, l'ideologia dell'Illuminismo optò per la rinuncia alle confessioni religiose, affinché l'educazione fosse assunta dallo Stato. Così, dopo la Rivoluzione francese, lo Stato assunse la gestione diretta dell'istruzione, che iniziò a essere concepita come un servizio pubblico. Il Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 ha incluso, tra i diritti fondamentali, quello di ogni persona all'istruzione, che deve essere, elementare e fondamentale, obbligatoria e gratuita, poiché il suo scopo è il pieno sviluppo della personalità umana (art. 26, 1 e 2). E ha stabilito che "i genitori hanno il diritto di scegliere preventivamente il tipo di istruzione da impartire ai propri figli".

Principio di neutralità

La configurazione dell'istruzione come diritto e dovere di ogni persona, da fornire gratuitamente da parte dello Stato (art. 27, 1 e 5 CE), implica un importante progresso nel riconoscimento dei diritti umani, ma richiede anche l'assunzione da parte dello Stato di ampie competenze, nell'esercizio delle quali è investito di un notevole potere. Nell'esercizio del potere che la legislazione attribuisce al governo, esso potrebbe adottare formule di indottrinamento che, invadendo la sfera della coscienza morale dei bambini, sarebbero considerate non rispettose delle convinzioni personali dei minori e/o dei loro genitori, siano esse religiose, morali, etiche o filosofiche. È proprio qui che entra in gioco il diritto fondamentale dei genitori di scegliere per i propri figli l'educazione morale e religiosa conforme alle proprie convinzioni, un diritto riconosciuto sia dalla nostra Costituzione (art. 27, 3) sia da numerosi testi e trattati internazionali, che garantisce una sfera di autonomia e immunità, affinché i genitori possano scegliere questi insegnamenti o rifiutarsi di permettere ai propri figli di ricevere quelli contrari alle loro convinzioni. Questo diritto costituisce un limite al potere dello Stato di regolamentare il sistema educativo, che deve essere governato dal principio di neutralità.

La trasmissione obbligatoria di insegnamenti specifici, privi della necessaria neutralità, era già stata attuata con il celebre Educazione alla cittadinanzache ha avuto un impatto sull'educazione morale dei bambini sulla base di una specifica ideologia e antropologia, che non tutti condividiamo. Per questo motivo, la Corte Suprema, nella sentenza dell'11 febbraio 2009, ha stabilito che, nell'organizzare il sistema educativo, lo Stato deve in ogni caso rispettare il pluralismo, che è un valore superiore dell'ordinamento giuridico. "Lo Stato non può esercitare i suoi poteri in materia di istruzione fino al punto di invadere il diritto dei genitori di decidere sull'educazione dei propri figli.l'educazione religiosa e morale" (FJ 9). L'amministrazione scolastica non è autorizzata".imporre o inculcare, anche indirettamente, particolari punti di vista su questioni morali controverse nella società spagnola." (FJ 10). 

Per salvaguardare quest'area, l'associazione L'educazione e la persona e la Federazione La Spagna educa alla libertà un documento di consenso informatoche è stato distribuito ai genitori di tutta la Spagna nel marzo 2009. In esso i genitori chiedono informazioni ed esprimono il loro consenso - o meno - a che i loro figli partecipino ad attività scolastiche (generalmente extracurricolari, come laboratori, conferenze, ecc.) o ricevano una formazione con contenuti morali, sessuali o ideologici impartita da persone esterne al corpo docente, dato che tale formazione può essere impartita da prospettive antropologiche, etiche e psicologiche molto diverse. Questo documento è stato approvato e diffuso nelle ultime settimane da un'organizzazione e da un partito politico, sotto l'infelice nome di pin parentale. 

Il cuore della discussione

La richiesta di informazioni e di consenso dei genitori per le attività extrascolastiche non è eccezionale ed è stata applicata nelle scuole. In realtà, fino a poco tempo fa era adottato dalle amministrazioni scolastiche delle comunità autonome governate da partiti di sinistra, come l'Estremadura (si veda la comunicazione alle scuole del 16 ottobre 2019) o Valencia. Le polemiche sono sorte quando alcune lobby e partiti politici hanno visto le loro pretese messe in pericolo. La discussione si è concentrata su quelle attività, workshop o lezioni, che contengono una formazione affettivo-sessuale(la stessa Comunità Estremadura ha inviato un altro comunicato il 28 ottobre 2019 per escludere, dalla necessità di un consenso esplicito, le attività di formazione sulla coeducazione, l'educazione affettivo-sessuale, l'identità o l'espressione di genere o i modelli familiari), quando si svolgono nelle scuole pubbliche, in quanto le scuole con ideali religiosi possono far valere questa clausola per salvaguardare la loro identità e carattere religioso. ex art. 6 della Legge Organica sulla Libertà Religiosa. Va ricordato che il Federación Estatal de Lesbianas, Gais, Trans y Bisexuales (Federazione statale di lesbiche, gay, trans e bisessuali) e le sue entità, nell'ottobre 2019, hanno chiesto che il Ministero dell'Istruzione e i Ministeri regionali ricordino ai loro centri educativi, attraverso un documento scritto, la necessità e l'obbligo di implementare questo tipo di formazione nelle loro classi e di offrirla a tutti gli studenti, nonché l'immediato ritiro delle istruzioni che obbligano i centri a richiedere il consenso dei genitori per determinate formazioni.

I genitori, i primi portatori di doveri

Indipendentemente dal nome del documento, abbiamo a che fare con una questione centrale in cui sono in gioco i diritti e le libertà fondamentali di genitori e figli. I genitori sono accusati di essere intolleranti, di cercare di limitare l'educazione integrale dei loro figli e si invoca l'obbligo delle autorità pubbliche di proteggere i loro diritti. La strategia è certamente perversa. Sia il Presidente del Governo, Pedro Sánchez, che il Ministro dell'Educazione, Isabel Celaá, hanno affermato pubblicamente che la pin parentale viola il diritto dei bambini a ricevere un'istruzione completa. Non c'è niente di più perverso che far credere che siano i genitori a privare i figli del diritto all'istruzione e che sia lo Stato a doversi assumere questa responsabilità. Si tratta di un grave errore. I genitori sono i primi responsabili dell'educazione dei figli e decidono cosa è bene per loro. Lo Stato si assume, in via sussidiaria, il compito non di educarli, ma di fornire loro un posto a scuola, nel rispetto scrupoloso della libertà di educazione e della libertà di religione e di coscienza. E sulla base di queste libertà, il diritto di scegliere l'educazione dei minori, in ambito religioso, morale e ideologico, è un diritto esclusivo dei genitori. 

 Indottrinamento

L'educazione richiede una formazione ai valori, oggi così necessari: libertà, uguaglianza e non discriminazione, rispetto per gli altri, pluralismo, diversità e tolleranza verso tutti, valori che costituiscono il substrato morale del sistema costituzionale. È urgente educare i bambini a riconoscere e rispettare la dignità di ogni persona umana.. E questo indipendentemente dalla concezione antropologica della sessualità o dell'affettività che si ha. Ciò che la neutralità obbligatoria dei poteri pubblici nel campo dell'educazione proibisce è la trasmissione di questa educazione a partire da uno specifico modello antropologico ed etico. Espressioni come "Ciò che fa di te un uomo o una donna non è il fatto che tu sia nato con un genitale o un altro, ma il modo in cui ti identifichi". (un workshop sulla diversità sessuale tenuto in una scuola secondaria di Ciempozuelos a ragazzi di 10 e 11 anni), "curiosità sul sesso anale: c'è chiara divisione tra coloro che desiderano penetrare e coloro che desiderano essere penetrati? "Avere un numero elevato di partner sessuali non deve avere una connotazione peggiorativa." (guida della COGAM per tenere conferenze nelle scuole superiori), o "la scuola deve promuovere un'educazione affettivo-sessuale basata sull'attrattività", "insegnare la soddisfazione e il piacere sessuale in solitaria" (Programma SkolaeIl governo della Navarra) vanno oltre la semplice formazione oggettiva e neutrale e costituiscono un vero e proprio indottrinamento. 

Limiti all'azione educativa

I genitori che, nella loro libertà, vogliono educare i propri figli secondo una concezione antropologica e affettiva diversa da quella imposta dall'ideologia LGTBI non sono omofobi o sessisti. I postulati ideologici dell'ideologia di genere costituiscono un modo specifico di concepire l'uomo e la sessualità, con importanti ripercussioni morali, ma non è l'unico. Pertanto, i minori possono essere informati sui diversi modi di concepire l'uomo, o sui diversi modelli di famiglia che la legge riconosce, ma la valutazione morale che un comportamento merita, ciò che è bene e ciò che è male, fa parte di convinzioni ideologiche, religiose e morali, sulle quali solo i genitori possono decidere. Come ha sottolineato la Corte Suprema spagnola, i diritti sanciti dagli articoli 16.1 e 27.3 della Costituzione costituiscono un limite all'azione educativa dello Stato. I genitori non dovrebbero permettere l'indottrinamento morale dei loro figli da parte dello Stato. Qualunque sia la loro ideologia e le loro convinzioni. È in gioco la libertà. n

L'autoreLourdes Ruano Espina

Vertice sul clima, ecologia umana

Abbiamo bisogno di uno sforzo planetario per salvaguardare (o rigenerare) le condizioni morali che permettono a questo habitat sano per uno sviluppo umano armonioso di fiorire.

6 febbraio 2020-Tempo di lettura: 2 minuti

Ho letto sulla stampa che i ricercatori spagnoli hanno scoperto nell'Antartico una sorta di "zanzara senza ali". Le sue piccole dimensioni potrebbero far pensare che abbia poco da fare in questo territorio vasto e apparentemente inospitale. Eppure, a causa dei cambiamenti climatici, più di centinaia di migliaia di persone sono state uccise. "zanzare senza ali". per metro quadrato, rendendone difficilissima l'eradicazione: un parassita pericoloso che può danneggiare altre specie animali e vegetali autoctone... Questa è un'ulteriore notizia che accresce la preoccupazione che si è accentuata al Vertice sul clima di Madrid dello scorso dicembre.

Il cambiamento climatico è un fenomeno molto importante e merita la nostra attenzione. Parallelamente a questo cambiamento, in Occidente si sta verificando un altro fenomeno più profondo e meno frequentato: il cambiamento climatico. "Cambiamento climatico culturale". L'espressione è stata coniata dal rabbino inglese Jonathan Sacks, per il quale le religioni in Occidente vivono in un ambiente ostile al loro sviluppo e al miglioramento del nostro mondo. Di fronte a questo habitat ostile, le tentazioni per le religioni e per i loro seguaci - seguo il pensiero del rabbino - sono tre: usare la violenza per imporre la verità (fondamentalismo), isolarsi in serre religiose La tentazione di adattarsi a un ambiente ostile (isolazionismo) o di adattarsi a condizioni morali a costo di perdere la propria identità (assimilazionismo). Ognuna di queste tre tentazioni finisce per snaturare la religione, condizionata da rabbia, egoismo e debolezza.   

I Papi Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco hanno tutti invitato a prendersi cura del mondo della salute. "ecologia umana. Abbiamo bisogno di uno sforzo planetario per salvaguardare (o rigenerare) le condizioni morali che permettono a questo habitat sano per uno sviluppo umano armonioso di fiorire. La legge naturale (che non è un "invenzione cristiana") guida questo sforzo. Ma è un compito che non si può improvvisare. Richiede un'attenta analisi del nostro ambiente per individuare gli elementi che provocano la "emissioni nocive". che generano questo inumano "effetto serra nelle società occidentali... Richiede di pensare, di innovare, di superare le lamentele che anelano a "ecosistemi del passato".... 

Al Vertice sul clima di Madrid è stato coniato uno slogan di speranza di fronte al disastro profetizzato: "Abbiamo ancora tempo". Di fronte a un clima sociale sfavorevole, i cristiani - sale della terra e luce del mondo (Mt 5, 13-16) - hanno sempre "Siamo in orario". per contribuire (con piccoli e grandi gesti!) a una fiorente ecologia umana. n

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Cultura

Delineato il progetto del santuario di Fatima a San Pietroburgo

L'Associazione Icona di Fatima sta accelerando la promozione di un santuario di Fatima a San Pietroburgo, che sarà dedicato alla Madre di Dio. I promotori desiderano contribuire a diffondere in Russia il messaggio di Nostra Signora di Fatima, che ha chiesto di consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato. Gli ortodossi, che sono la maggioranza, non si oppongono.

Omnes-6 febbraio 2020-Tempo di lettura: 3 minuti

Il 13 luglio 1917, durante la terza apparizione della Vergine ai pastorelli Francesco e Giacinta a Fatima, la Madonna parlò loro della Russia. Disse che la Russia avrebbe diffuso i suoi errori in tutto il mondo, ma che alla fine si sarebbe convertita e il suo Cuore Immacolato avrebbe trionfato. Aggiunse che sarebbe tornata a chiedere la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, cosa che fece qualche anno dopo. Infatti, il 13 giugno 1929 apparve a Suor Lucia a Tuy e chiese al Santo Padre di consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato. 

San Giovanni Paolo II ha fatto questa consacrazione il 25 marzo 1984 e da allora in Russia sono state costruite più di 20.000 chiese e circa il 70% degli abitanti è stato battezzato. Sebbene le conseguenze del comunismo ateo siano ancora enormi e la percentuale di credenti praticanti non sia elevata, i promotori del santuario sostengono che la Russia non è un Paese ateo ma una nazione religiosa, cioè che favorisce la pratica della religione. In questo senso, "Si può dire che la Russia si sia convertita, anche se non completamente".  

Affinché i russi stessi, soprattutto i cattolici, rendano grazie al Cuore Immacolato di Maria per quanto è accaduto e per aiutare il trionfo di quel Cuore a realizzarsi, c'è il progetto di costruire un santuario di Fatima a San Pietroburgo. 

Il progetto è stato autorizzato, dopo aver consultato la Santa Sede, dal vescovo Joseph Werth, ordinario per i cattolici di rito orientale in tutta la Russia. Il santuario ha una vocazione ecumenica e universale. Ci sono molti fratelli ortodossi che tengono in grande considerazione le apparizioni di Fatima. Ad esempio, il metropolita di Volokolamsk, Hilarion, presidente del dipartimento per le relazioni con le altre Chiese del Patriarcato di Mosca, ha recentemente visitato Fatima, così come il suo predecessore Nikodim Rostov, poi morto tra le braccia di Giovanni Paolo I. Il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha benedetto una copia dell'icona di Fatima. I membri dell'Associazione sperano che "i nostri fratelli e sorelle ortodossi si uniscano a questo ringraziamento alla Madre di Dio di Fatima". 

"Le confessioni ortodosse non si oppongono a questo progetto. Molti russi hanno una grande devozione per la Madonna di Fatima, che ha interceduto per la conversione della Russia".Aleksander Burgos, sacerdote della diocesi di Valladolid trasferito in Russia nel 2002 per servire prima i cattolici di rito latino e, negli ultimi sette anni, quelli di rito bizantino, lavora a San Pietroburgo. Il cardinale Ricardo Blázquez, arcivescovo di Valladolid, ha espresso il suo sostegno al progetto a don Burgos.

Cattolici di rito bizantino 

Come è noto, all'interno della Chiesa cattolica ci sono 23 "...".Chiese a sé stanti".che sono raggruppamenti di chiese locali o diocesi dello stesso rito. Oltre alla Chiesa latina, che è la più grande e rappresenta quasi il 90% dei cattolici, ve ne sono altre, come quella armena, copta, ucraina, siro-malabarese, melchita, maronita, ecc. La più piccola di queste chiese cattoliche di rito orientale è la Chiesa cattolica russa di rito bizantino. 

Il Santuario della Madre di Dio di Fatima in Russia servirà allo stesso tempo come chiesa per i cattolici di Fatima, anche se naturalmente sarà aperto a tutti i cattolici e potrà celebrare la liturgia in tutti i riti della Chiesa cattolica.

Inoltre, il santuario darà la possibilità a molti fedeli di tutto il mondo, amanti della Madonna, soprattutto sotto il titolo di Fatima, di essere presenti a San Pietroburgo per ringraziare la Madonna per il cambiamento in Russia e per pregare per il pieno trionfo del Cuore Immacolato di Maria.

Il progetto del santuario di Fatima

Per costruire il santuario, il primo passo è l'acquisizione di un terreno vicino alla stazione della metropolitana di Oserki, un'area con laghi e foreste all'interno della città di San Pietroburgo. In seguito, verranno erette una cappella e una casa di legno. Il budget per questa prima fase è di 900.000 euro. "Poi porteremo lì l'icona di Fatima e potremo iniziare il culto. Nel frattempo, continueremo a cercare il resto dei fondi per la costruzione della chiesa, che costerà circa due milioni e mezzo di euro, più o meno quanto costa costruire una chiesa parrocchiale in Spagna."Associazione Aleksander Burgos". 

Il santuario è stato progettato nello stile dell'architettura religiosa russa. Le cupole blu sono un segno della protezione di Maria sui fedeli. La forma delle cupole non è la tipica cipolla russa, ma un semicerchio, come si costruivano le chiese nel periodo precedente alla separazione delle Chiese ortodossa e cattolica.

Le donazioni per il progetto possono essere inviate a: Asociación Icono de Fátima, ES30 0182 4924 1202 0157 1249, BIC o SWIFT: BBVAESMMXXX, Paypal: [email protected], e da cellulare: www.fatimarus.com/dona. E se avete bisogno di ricevere un certificato per gli sgravi fiscali, potete inviare la vostra donazione a CARF, Caixabank, ES39 2100 1433 8602 0017 4788, concetto: Proyecto Icono de Fátima en Rusia, e inviare i dati a [email protected].

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Teologia del XX secolo

Heidegger e Haecker, dialogo e distanza dalle ideologie

Heidegger è considerato il pensatore caratteristico del XX secolo e un riferimento per il dialogo della Chiesa con la modernità. Ma Heidegger aveva questo dialogo incorporato nella propria storia. Il confronto con Haecker rende esplicite le distanze.

Juan Luis Lorda-6 febbraio 2020-Tempo di lettura: 8 minuti

Dalla metà del XIX secolo alla fine del XX secolo, le ideologie si sono diffuse come epidemie nella vita intellettuale. Gli "intellettuali" del XX secolo, una classe "nuova" il cui segno di identità doveva essere il senso critico (l'"Io accuso" di Zola), si sono sottomessi, con eccezioni molto eroiche, all'ideologia nazista in Germania e a quella comunista nei Paesi dell'Est, e nel resto del mondo, per decenni, hanno creduto nel comunismo con fede cieca. E nel resto del mondo, per decenni, hanno creduto nel comunismo con fede cieca. Come è potuto accadere?

Un insegnante dalla Germania

Su un altro piano, colpisce il fascino di Martin Heidegger (1889-1976), padre dell'esistenzialismo francese (Sartre) e della svolta ermeneutica continentale (Gadamer, Ricoeur, Derrida, Foucault). Un "maestro della Germania", secondo la biografia un po' agiografica di Safranski. Il suo trionfo è sorprendente, data l'oscurità della sua "ermeneutica". Ma soprattutto perché si è allineato all'ideologia nazista. Come può essere un "maestro" di filosofia, nella venerabile tradizione di Socrate? 

Il primo problema ha oscurato il secondo. L'oscurità di Heidegger provocò l'ammirazione per il "profondo", scatenò interpretazioni e nascose la portata del suo impegno nazista. I suoi numerosi ammiratori hanno resistito per sessant'anni a crederci. Ma le ricerche di Otto, Farias e Faye e, dal 2014, la pubblicazione della sua Quaderni neri (1931-1951) e la sua corrispondenza familiare non lasciano spazio a dubbi.

Ciò che è notevole è che l'adesione di Heidegger non fu un cedimento, come altri, alla pressione sociale del momento, ma che, sullo sfondo del movimento nazista, egli vide incarnato il suo pensiero filosofico e la sua idea di essere. Questo è ciò che merita attenzione.

Un mago del linguaggio

È stato indubbiamente un grande insegnante. Molti discepoli illustri (Gadamer, Arendt) lo ricordano come tale, anche quelli che hanno preso le distanze da lui (Löwith). Il suo forte era l'"ermeneutica": attingere lentamente dai testi filosofici (soprattutto dai frammenti presocratici), dalla tragedia greca, dalla poesia romantica tedesca, in particolare da Hölderlin, e dalle stesse parole tedesche e greche. 

Heidegger è convinto della superiorità del popolo tedesco, dotato di una "lingua filosofica". Egli vede la Germania emergere dalla patria (Boden), legata alle profonde radici greche e dispiegarsi creativamente nella storia, prima con un progresso poetico e artistico, poi con un progresso filosofico e scientifico.

Heidegger pensava al tedesco come "l'altra lingua filosofica" dopo il greco classico, imparentata con esso dall'"indoeuropeo" (allora in voga) e poco contaminata dal latino. Farías ricorda che, per questo motivo, lo sconsigliò di tradurre in spagnolo Essere e tempoanche se esisteva già la meritoria e difficile traduzione di Gaós, e Rivera ne fece poi un'altra con grande sforzo (Trotta). Heidegger fa emergere l'affascinante genialità delle espressioni presocratiche, scomponendole e ricomponendole in tedesco (con neologismi, prefissi, suffissi e trattini, intraducibili) in un'instancabile successione di apparenti tautologie con lampi di genio poetico, che è il suo stile caratteristico. Ciò ha cementato sia il suo prestigio continentale sia l'avversione della filosofia analitica che, ancora oggi, non è riuscita ad accettare che "il nulla nuota" (Carnap) o "qual è il cosmico della cosa?

Heidegger credeva di "sentire" la voce profonda dell'essere nei primi testi presocratici (Eraclito, Parmenide) e nelle etimologie del linguaggio (dove vive l'uomo), e stupiva i suoi studenti. Anche se la scarsità e la frammentarietà di questi stessi testi (raccolti da Diels nel 1903) solleva seri dubbi. E sembra troppo concedergli una tragica "dimenticanza dell'essere" dalle origini fino al suo recupero, "il (solo) pastore dell'essere".

Dal seminario all'università

Heidegger nacque nella piccola città di Messkirch. Suo padre era un sacrestano e un bottaio. La sua vita è stata segnata dalle radici popolari tedesche e dalla mancanza di mezzi. In un ambiente molto cattolico, entrò in seminario a Costanza all'età di 14 anni (1903), poi a Friburgo (1906). Dopo aver terminato la filosofia (1909), tentò senza successo di entrare nei gesuiti e si dedicò alla teologia a Friburgo. Si identifica con il filosofia perennisHa letto anche altri intellettuali cattolici, Brentano e Husserl. Nel febbraio 1911, a causa di problemi cardiaci e respiratori, viene rimandato a casa.

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TitoloMartin Heidegger
AutoreHugo Ott
Pagine: 408
EditorialeAlianza, 1992

A 22 anni sa solo che gli piace studiare e inizia a studiare matematica a Friburgo. Gli amici ecclesiastici gli procurano borse di studio per studiare filosofia cristiana. Consegue il dottorato (1913), studia Duns Scoto (1915), approfondisce Eckhart e sposa Elfriede, protestante (1917). La Germania è in guerra. Quando nacque il suo primo figlio (1919), non si sentì più cattolico. Prende anche le distanze dalla filosofia cattolica e Husserl si fa nominare suo assistente con un piccolo stipendio (in via eccezionale). Nel 1923 si trasferisce a Marburgo, dove inizia una relazione sentimentale con la sua allieva diciassettenne Hanna Arendt. Nel 1927 termina Essere e tempo, perché sollecitato da Husserl a succedergli nella cattedra di Friburgo. Ha assunto la cattedra nel 1928 e ha tenuto numerosi corsi.

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TitoloL'autoaffermazione nell'università tedesca
AutoreMartin Heidegger
Pagine: 136
EditorialeTecnos, 1989

Il potere e la gloria (di breve durata) del rettorato

Il 1933 fu un anno trionfale e critico nella sua vita. L'ascesa al potere dei nazisti portò alle dimissioni del rettore Möllendorf e gli ammiratori di Heidegger lo spinsero a diventare rettore. Il 21 aprile accetta e il 1° maggio si iscrive al Partito. Nel Discorso del Rettorato (inaugurazione) postula l'adesione dell'università al progetto della nuova Germania. E la propaganda ufficiale lo acclama. Le autorità berlinesi si interessarono e per un momento gli sembrò di poter guidare la politica universitaria tedesca. Ha scritto numerosi rapporti. Dopo tanti anni di difficoltà, il successo delle sue lezioni si estende alla politica. 

Nel linguaggio dell'epoca, "unificare" significava aderire al progetto nazista ed epurare gli ebrei, ma anche tutti i dissidenti. È dimostrato che Heidegger ha "unificato". E ha anche intrapreso la nazificazione degli studenti con sessioni di formazione politica. Nell'estate del 1933 organizzò un campo di indottrinamento, che non andò bene, perché altri gruppi nazisti litigarono con lui. E all'inizio dell'anno accademico, si accorse dell'opposizione all'università, anche tra i suoi, alla sua frettolosa nazificazione. Inoltre, notò che gli altri membri del governo erano più affidabili (e alcuni lo vedevano come un professore illuso che "giocava a fare il nazista"). Il 27 aprile 1934 si ritirò. Era ormai chiaro che il suo dominio erano le idee e si immerse in Nietzsche e Hölderlin. Anche se ha continuato a collaborare con il regime. 

Il tema della storia 

È molto difficile comprendere il suo pensiero senza il suo contesto. Che è quella di una Germania che vive ancora sullo slancio romantico della sua recente unificazione come nazione, con uno splendore culturale, artistico, filosofico e scientifico senza pari (così sembra a loro). Umiliati dalla Prima Guerra Mondiale e venduti - così pensa il popolo - dai politici liberali ("ebrei") che hanno accettato una resa incondizionata invece dell'armistizio voluto dai militari. La Germania cerca il suo posto nel mondo, perché è portatrice di una cultura superiore all'avanguardia dell'umanità. Oggi, in un mondo globalizzato, non pensiamo alle nazioni come soggetti della storia. Ma questo è ciò che molti tedeschi credevano all'epoca. Hegel l'aveva insegnato e Spengler l'aveva analizzato in Il declino dell'Occidenteche Heidegger conosceva bene. E c'è un motivo.

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TitoloHeidegger e il nazismo
Titolo: Víctor Farías
Pagine: 420
Editoriale: El Aleph, 1989

Heidegger è convinto della superiorità del popolo tedesco, dotato di una "lingua filosofica". Vede la Germania emergere dalla patria (Boden), legata alle profonde radici greche e che si dispiega creativamente nella storia, prima con un progresso poetico e artistico, poi filosofico e scientifico. Creare il futuro che merita. Questo è il Da-sein e l'essere che si realizza nel tempo. E poiché condivide con Nietzsche l'idea che il vecchio Dio della morale borghese è morto, condivide anche con lui (e più tardi Sartre condividerà con lui) che non esiste un'essenza umana prestabilita. L'uomo nuovo si fa intrepidamente con la sua "volontà di potenza" nel tempo, "appare" come essere e fisica (natura) e quindi "svela" poeticamente la sua verità (aletheia) nella storia: nell'arte, nella letteratura, nel pensiero e nel diritto, diventando un popolo, una nazione e uno Stato.

Introduzione alla metafisica (1935)

Questo è ciò che hanno sentito i suoi discepoli nel corso di quegli anni, come mostrano Farías e Faye e come commenta González Varela. È la linea guida del suo Introduzione alla metafisicache, a sua volta, è la dichiarazione esplicita di Essere e tempo

"Quando poniamo la domanda 'che cos'è l'essere, qual è il significato dell'essere', non lo facciamo per stabilire un'ontologia di tipo tradizionale o per dimostrare criticamente gli errori dei suoi precedenti tentativi. Si tratta di qualcosa di completamente diverso. Si tratta di riorientare l'esistenza storica dell'uomo, e quindi sempre anche la nostra e quella futura, alla potenza dell'essere originario che deve essere inaugurato, all'interno della totalità della storia che ci è assegnata". (Introduzione alla metafisicaGedisa, Barcellona 2001, 43).

"L'essere è solo una parola vuota o l'essere e la questione dell'essere sono il destino della storia spirituale dell'Occidente? (84). "L'essere inteso come phthisis è la forza che sorge". (118). "Cerchiamo di intravedere un legame che sia originariamente e unicamente greco. [...] L'essere è essenzialmente "physis". L'essere che si manifesta nell'apparire [...]. L'essere, l'apparire dà luogo all'emergere dall'occultamento. Nella misura in cui l'essere è come tale, viene indossata ed è all'aperto, aletheia [...]. Essere significa apparire". (97). "Solo la vittoria nella lotta tra l'essere e l'apparire ha permesso ai Greci di strappare l'essere all'ente e di portare l'ente nella stabilità e nell'apertura: gli dei e lo Stato, i templi e la tragedia, i giochi sportivi e la filosofia". (100-101). "La determinazione dell'essenza dell'uomo mai è una risposta, ma essenzialmente una domanda. 2. La formulazione di questa domanda e la sua decisione sono storiche, e non in modo generico, ma costituiscono eventi storici. 3. La domanda su chi è l'uomo deve sempre essere posta in connessione essenziale con la domanda su cosa accade all'essere. La questione dell'uomo non è antropologica, ma storica e metafisica". (130).

Quando questa linea non viene percepita, si raggiungono solo brandelli del suo pensiero. Inoltre, quando il progetto nazista fallì, tutto fu lasciato in sospeso. Così ha eliminato i riferimenti più espliciti (anche in fase di rielaborazione dei testi). Così la nascita poetica dell'"essere" è stata sublimata e individualizzata. E si lancia in una diatriba contro la "tecnologia", ispirata dalla matematica, con il suo desiderio di dominio pragmatico (cioè l'"America") e contro la massa "asiatica" (l'Unione Sovietica - si notino, a proposito, i toni "nazionali"). L'impulso nazionale tedesco era la salvezza contro questi deliri dell'io, ma non è emerso. Non resta quindi che aspettare "Che un dio venga a salvarci"come ha dichiarato nella famosa intervista a Der Spiegel (1966), pubblicato postumo (1976). Ma non si tratta del Dio cristiano, bensì dell'anelito romantico di Hölderlin alla trascendenza, ovunque possa incarnarsi. 

Theodor Haecker

Il Introduzione alla metafisica fa diversi riferimenti piuttosto sprezzanti al pensiero cristiano e a un libro, Che cos'è l'uomo, il cui titolo in forma di domanda gli sembra fuori luogo. "perché avete già una risposta". (nella fede). Ecco perché "perde ogni diritto di essere preso sul serio". 

Di chi era il libro che non poteva essere preso sul serio? Hugo Otto risponde a questa domanda nel suo studio su Heideggered è la fonte di questo articolo. Il suo autore è Theodor Haecker (1879-1945). In un'epoca di oscurità, è stato un vero intellettuale che ha visto e parlato ("J'accuse")). 

Haecker è nato nello stesso anno di Heidegger ed è stato un grande critico letterario e artistico. Pieno di meriti culturali, tradusse Kierkegaard e Newman e li fece conoscere in Germania. Ha anche diffuso Dostoevskij. Si convertì al cattolicesimo nel 1921 e dal 1933 si oppose coraggiosamente al regime nazista.

Per questo merita di essere preso sul serio. Nato nello stesso anno di Heidegger e anch'egli di umili origini, è stato un grande critico letterario e artistico, legato alle riviste Der Brenner, Hochland e Il Fackel. Pieno di meriti culturali: tradusse Kierkegaard e Newman e li fece conoscere in Germania, e diffuse anche Dostoevskij. Si è convertito al cattolicesimo nel 1921. Dal 1933 si oppose coraggiosamente al regime nazista e fu dichiarato "nemico dello Stato" (Staatsfeind) e gli fu vietato di scrivere e parlare in pubblico. Era associato al circolo di La Rosa Bianca (Fratelli Scholl). Nel 1945 morì nell'indigenza dopo che la sua casa di Monaco fu distrutta dalle bombe alleate. 

Il libro Che cos'è l'uomo?pubblicato nel 1933 (traduzione di López Quintás, Guadarrama, 1961), merita anch'esso di essere preso sul serio. È meno brillante di Heidegger, ma più saggio. In un momento in cui l'evoluzionismo viene applicato alla storia, egli sottolinea che "Il superiore può spiegare l'inferiore, ma l'inferiore non può spiegare il superiore".. Ecco perché è falso "l'eresia proto-tedesca che attacca maldestramente questo principio affermando che Dio diviene, ma non È". (27). "I filosofi dei nostri giorni diffidano dell'unità dell'uomo, noi la proclamiamo [...]. Sappiamo per fede che le razze e i popoli possiedono l'unità". (36). "Questa idea dell'uomo [...] è stata realizzata da Dio stesso in modo ineffabile e soprattutto nel Figlio dell'uomo". (39). Y "L'obbligo di preservare e difendere con tutte le nostre forze la nostra casa fisica e il nostro luogo di pace e sicurezza è una spirituale nostro che è". (41). "L'idea che sia l'uomo a dare inizialmente un senso alla storia [...] è la conseguenza innanzitutto di un'eresia, cioè di una defezione della fede e, in secondo luogo, di una falsa concezione della potenza creatrice". (46). 

Per ulteriori letture

TitoloChe cos'è l'uomo?
AutoreTheodor Haecker
Pagine: 232
EditorialeGuadarrama, 1966

"La frase che l'uomo è stato creato ad imaginem Dei è stato detto all'inizio della storia dell'umanità e rimarrà tale fino alla fine dei tempi. Ogni vera filosofia, ogni vera scienza è una conferma di questa frase per gli uomini sinceri, per gli uomini di buon senso e di buona volontà". (196).

Per saperne di più
Famiglia

Portare i matrimoni nel mondo

"Mettere al mondo i matrimoni", preparare e accompagnare gli sposi, è un compito prezioso. Anche in un contesto culturale e sociale in cui la posizione della famiglia è cambiata. Ecco alcuni degli assi necessari in questo percorso.

Pablo María Riopérez-6 febbraio 2020-Tempo di lettura: 12 minuti

Oggi assistiamo a un cambiamento del volto tradizionale della famiglia nei Paesi di tradizione cristiana. Soprattutto in Occidente, la situazione sta cambiando a passi da gigante. Le relazioni prematrimoniali sembrano ovvie per alcuni e il divorzio è diventato quasi normale, spesso come conseguenza dell'infedeltà coniugale. A questo si aggiungono le idee di genere e i cosiddetti matrimoni omosessuali. Ciò che non è cambiato è il cuore dell'essere umano nel cui intimo batte il desiderio di formare una famiglia e, se possibile, una famiglia stabile.

In questa situazione, di svolta copernicana nel modo di intendere il matrimonio e la famiglia, così come nel modo di affrontare la loro preparazione, il più delle volte nel mezzo di una precedente relazione di convivenza, ci sono solo due atteggiamenti possibili: la rassegnazione, che porta a un pessimismo unilaterale, o l'adozione dello spirito del Concilio Vaticano II, che in queste materie è: a) accogliere, e b) riorientare verso Cristo Salvatore.

Così, in Gaudium et Spes (GS), nn. 47-52, troviamo un approccio più personalistico al matrimonio e alla famiglia in continuità con la tradizione precedente. In seguito, San Giovanni Paolo II, nelle sue catechesi sull'amore umano e nell'Esortazione Apostolica Familiaris Consortioha aperto nuove prospettive sui problemi attuali. Inoltre, i due sinodi sulla famiglia convocati da Papa Francesco nel 2015 e nel 2018 sono un'ulteriore manifestazione del suo interesse per tutto ciò che riguarda il matrimonio e la famiglia.

Per tornare al tema in questione, com'è l'esperienza della preparazione dei fidanzati al matrimonio, considerando che la maggior parte di loro (7 coppie su dieci) vive già insieme in un'unione di fatto stabile, a volte di lunga durata? Cominciamo con un esempio che può aiutarci a situarci di fronte al problema, che è una sfida e una scommessa per la Chiesa del XXI secolo.

Alvaro e Cinthia si sono presentati alla parrocchia della Natività, a Navacerrada, per chiedere una data per sposarsi il prossimo settembre. Dopo aver fissato la data e aver spiegato le loro motivazioni per sposarsi in Chiesa, ci siamo dati appuntamento per un altro giorno, durante il quale abbiamo potuto discutere e approfondire la loro storia personale e il loro progetto di vita matrimoniale. Vogliono fare il corso prematrimoniale con noi per aiutare il sacerdote a conoscerli meglio. In questo dialogo è emersa la questione del sacramento della cresima, che lei ha ricevuto e lui non ha ancora ricevuto. Mi ha chiesto se poteva prepararsi a ricevere il sacramento della cresima prima del matrimonio. 

Ci siamo incontrati per un secondo giorno, durante il quale abbiamo concordato una serie di incontri e letture come materiale di base per preparare la sua cresima. E, nel contesto di quest'ultimo dialogo, ho chiesto allo sposo: "Perché avete deciso di andare a vivere insieme e quali sono i 'pro' e i 'contro' che avete riscontrato?".. Mi ha risposto: "L'esperienza di convivenza ci ha aiutato a conoscerci meglio nella nostra vita quotidiana insieme, ma ci siamo resi conto che, come credenti, c'era qualcosa che non stavamo facendo bene.Continua, "è arrivato il momento di sposarci"..

Abbiamo continuato la conversazione con la mia domanda: "Vuoi avere dei figli?". La risposta: "Sì, in effetti è stato un fattore molto importante nella nostra decisione di sposarci".. Il sacerdote continua: "Consiglieresti ai tuoi amici di 'provare prima di sposarsi'?".lo sposo: "Sì, per l'opportunità di conoscerci meglio; e no, da un punto di vista morale, siamo consapevoli di aver messo il carro davanti ai buoi..

Tutte le dimensioni

Riteniamo che questa intervista, condotta con lo sposo nei nove mesi precedenti il matrimonio, sia molto rilevante e illuminante. Da un lato, egli esprime un giudizio valutativo sull'esperienza di convivenza come qualcosa di "necessario", anche se non la valuta positivamente da un punto di vista morale. In effetti, questo sarebbe l'unico motivo per non consigliarlo. D'altro canto, riconoscono di aver legato il desiderio di avere figli alla decisione di sposarsi. 

Quest'ultimo caso è sempre più frequente: dopo una convivenza, a volte lunga, con il passare degli anni e l'accorciarsi dell'età fertile della donna, vengono in Chiesa a chiedere di sposarsi. Alcune, poche, lo fanno quando è già incinta o con un bambino già nato, da battezzare. Celebrare un matrimonio con un battesimo è qualcosa che noi sacerdoti dobbiamo mettere in conto ed è bene sapere come affrontarlo. Il "due per uno" si vende bene in campo pastorale ed è sempre un modo per evangelizzare.

Un aneddoto: in un'occasione abbiamo dovuto celebrare un matrimonio con un battesimo (come ho detto, una cosa abbastanza comune al giorno d'oggi), in cui gli sposi avevano invitato la famiglia "solo al battesimo", senza alcun riferimento al matrimonio. C'è stata una sorpresa generale, soprattutto da parte del padre, quando all'inizio della celebrazione il sacerdote ha annunciato che erano venuti al matrimonio dei suoi figli e al battesimo di suo nipote. I fazzoletti cominciarono a uscire dalle tasche nella navata della chiesa...

Sposarsi, e farlo in Chiesa, è un passo definitivo che cambia la vita di questi fidanzati e li pone su un piano esistenziale diverso, potendo contare sulla grazia di Dio nella loro vita matrimoniale e sull'educazione dei figli alla fede cattolica. Inoltre, garantisce loro lo status sociale e giuridico necessario per lo sviluppo della loro vita familiare nella società. Il matrimonio, anche se ci sono solo quattro invitati, è comunque una celebrazione pubblica, per il significato indubbiamente sociale del matrimonio. Questo è un aspetto che non dobbiamo dimenticare quando ci prepariamo al matrimonio nella Chiesa.

Si tratta di una sfida pastorale, attraverso la quale diventa chiaro che, come nella preparazione al matrimonio, entrano in gioco tutte le dimensioni della persona: intellettuale, affettiva e spirituale. Tutti coloro che si sposano nella Chiesa hanno bisogno di un accompagnamento specifico che li aiuti a discernere bene la loro vocazione e l'idoneità della persona che hanno scelto di sposare. Non c'è una crisi della famiglia, c'è una crisi dell'essere umano, ed è per questo che dobbiamo sottolineare questo discernimento preventivo, che è così necessario.

Accompagnamento personalizzato

Ci stiamo avvicinando all'importanza di un buon accompagnamento pastorale da parte del sacerdote e degli altri operatori coinvolti (laici competenti e ben formati, coppie con una vita di fede impegnata), che possa facilitare l'accesso degli sposi al matrimonio in piena consapevolezza di ciò che stanno facendo e in piena libertà, oltre ad aiutarli a incontrare Dio in modo fruttuoso in un momento così decisivo della loro vita.

Papa Francesco, in Amoris Laetitia (n. 297), ci ricorda che "Si tratta di integrare tutti, di aiutare tutti a partecipare alla comunione ecclesiale, affinché si sentano oggetto di una misericordia 'immeritata, incondizionata e gratuita'". L'indicazione che il Papa si riferisce alle persone in situazioni cosiddette irregolari è estesa per analogia alle coppie di fidanzati che vivono insieme prima di sposarsi. La maggior parte di loro collega la decisione di sposarsi in Chiesa al momento di avere figli. Non è difficile per loro accettare la convivenza senza essere sposati come normale, ma non riescono a concepire l'idea di avere figli fuori dal matrimonio. Per questo è così importante che noi pastori sappiamo come accogliere le coppie che vengono a chiedere il battesimo di un bambino senza essere sposati, perché spesso, durante o dopo la preparazione di questo battesimo, si presenta l'opportunità per questi genitori di considerare il matrimonio.

In questo modo, la preparazione a qualsiasi sacramento, ma soprattutto al matrimonio, si presenta come un'opportunità all'interno della Chiesa per annunciare agli sposi la Buona Novella di Gesù Cristo, che è nato anche lui in una famiglia, l'ha santificata e ne ha fatto un modello di vita familiare per tutta l'umanità. Tale opportunità richiede di saper accogliere, accompagnare e integrare.

Ospite Si tratta di far capire agli sposi che vengono a sposarsi in Chiesa che non sono soli. Scegliendo il matrimonio canonico, essi rispondono, anche senza saperlo, al piano di Dio per la loro vita. È compito del sacerdote che li accoglie e, se del caso, li accompagna, far vedere loro questa grande verità: che il matrimonio è una vocazione e come tale richiede una risposta da parte loro. E, oggi più che mai, è necessaria una spiegazione chiara e completa per i fidanzati su cosa sia il matrimonio cristiano come istituzione naturale voluta da Dio, finalizzata al bene degli sposi e aperta alla vita, per formare una famiglia. 

Ciò che è ovvio perché evidente non deve essere lasciato senza spiegazioni, soprattutto nei tempi attuali, quando è necessario spiegare le cose più elementari, come la complementarità tra uomo e donna.

È capitato a tutti noi, parlando con gli sposi, che nel primo colloquio questi fossero reticenti sulla convenienza del matrimonio in Chiesa (lo facevano più per l'altro che per se stessi), perché pensavano che per sposarsi fosse necessario, ad esempio, andare a messa tutte le domeniche o confessarsi di tanto in tanto. E sono rimasti sorpresi quando è stato spiegato loro che ciò che la Chiesa richiede, per poter celebrare un matrimonio canonico, è volere ciò che la Chiesa vuole. Né più né meno. 

La Chiesa vuole che il matrimonio sia l'unione di uno con uno, per la vita e aperta alla procreazione e all'educazione dei figli. Tutto ciò che eccede non può essere richiesto agli sposi per potersi sposare. Né si può pretendere di meno da loro. Una coppia che esprime espressamente e positivamente la propria indisponibilità ad avere figli (che è diversa dal voler rimandare la nascita di figli) dovrebbe essere consigliata di aspettare e in alcuni casi scoraggiata dal contrarre tale matrimonio. Infatti, potrebbero essere portati di loro spontanea volontà a contrarre un matrimonio che è nullo per esclusione di uno dei due scopi del matrimonio (in questo caso, quello della generazione e dell'educazione dei figli). Si tratta per i pastori che accompagnano gli sposi di mantenere una posizione di equilibrio che garantisca il loro diritto a sposarsi e li aiuti a discernere sul matrimonio che stanno per contrarre, sapendo che la libertà interna ed esterna è decisiva per la sua validità.

Logicamente, questo dialogo con gli sposi deve avvenire in un clima di fiducia e di vicinanza, capace di suscitare tra gli sposi e il sacerdote un dialogo franco sul modo di essere di ciascuno, sui suoi hobby, sulle virtù e sui difetti dominanti, sulla sua vita di fede. Se lui o lei, o entrambi, mi dicono che non hanno una vita di fede, li incoraggerò ad averne una; a frequentare l'adorazione, la Messa domenicale o un ritiro. Tutti noi abbiamo avuto esperienze molto positive al riguardo. Ma insisto sul fatto che non possiamo collegare il grado di fede vissuto con la validità del loro matrimonio, anche se possiamo contribuire a far sì che questa preparazione favorisca il loro incontro con Dio e con la Chiesa... A poco a poco, conducendo gli sposi come su un piano inclinato.

- Accompagnare: è la fase più importante della preparazione al matrimonio, perché richiede tempo da dedicare agli sposi. Non dobbiamo considerare il corso pre-matrimoniale e il dossier come una preparazione sufficiente. Entrambi devono essere il culmine della preparazione precedente con gli sposi. Nella mia parrocchia - come ho visto nelle tre parrocchie che ho frequentato - questo accompagnamento è fatto dal parroco o dal vicario parrocchiale. E ora sorge la domanda fondamentale: Quanto deve durare questa preparazione? 

Recentemente sono stati presentati i materiali Insieme in cammino, +Q2L'obiettivo è quello di accompagnare le coppie di fidanzati nel loro discernimento vocazionale per due anni. Questo dovrebbe portarci a riflettere se la preparazione che attualmente diamo nelle parrocchie è ciò che è veramente necessario e se è sufficiente in termini di tempo e di contenuti. È vero che ci concentriamo sulla spiegazione del matrimonio-sacramento e su ciò che esso comporta, ma non prestiamo altrettanta attenzione all'importanza che gli sposi discernano la loro vocazione e la loro corrispondente e reciproca idoneità ad essa. Una cosa è l'amore, un'altra è che questo amore trovi il giusto canale per svilupparsi e crescere.

Come aspetti che non dovrebbero essere lasciati alla discussione con gli sposi:

a) In primo luogo, la biografia degli sposi e le vicissitudini che hanno attraversato prima di incontrarsi, durante il fidanzamento e nei mesi precedenti il matrimonio. 

b) Il secondo è quello di conoscere meglio gli sposi (si può vedere come reagiscono a certe domande o anche il loro stato d'animo rispetto all'ultimo colloquio). In questo senso, ci è capitato che, "una settimana prima del matrimonio", la sposa ci spieghi che soffre di una grave depressione che la rende incapace di condurre una vita normale in certi momenti, impedendole persino di andare al lavoro. Un fatto che non era emerso nelle precedenti riunioni e che è venuto alla luce a pochi giorni dal matrimonio. 

L'impatto che queste domande possono avere sul consenso da dare e da ricevere richiede una grande attenzione da parte del pastore per aiutare i fidanzati a discernere e a valutare il matrimonio che stanno per contrarre e l'idoneità della persona e del momento in cui devono contrarlo. Non è tanto il "cosa", ovviamente importante, quanto il "quando" e il "con chi" che devono guidare il pastore d'anime nel difficile compito di aiutare a discernere. Si tratterebbe di provocare gli sposi a porsi la grande domanda: il nostro matrimonio è valido e ha la prospettiva di prosperare ed essere sostenuto nel tempo? In relazione a questo aspetto, la domanda che compare nel dossier prematrimoniale della diocesi di Madrid su "se hai avuto dubbi sulla riuscita del tuo matrimonio" ha perfettamente senso; sapere come orientare questa domanda e la risposta che si ottiene getta non poca luce sul sacramento che si sta per celebrare e sulle condizioni in cui lo si sta per celebrare. Fornisce indizi a loro e al sacerdote.

c) e d) In terzo e quarto luogo, ci concentreremo sulla preparazione al sacramento (il giorno delle nozze) e sull'aiutare gli sposi a riconciliarsi con Dio attraverso il sacramento della confessione. Va notato che alcuni di loro non si confessano da molto tempo, quindi in questi momenti prima del matrimonio si trovano in un momento ottimale per sperimentare la misericordia di Dio nella loro vita. L'accompagnamento del sacerdote, sia prima che durante la confessione, rispettando il ritmo e il grado di fede del penitente, è essenziale.

2. Discernere e integrare: siamo favorevoli a collocare in questa fase di integrazione nella comunità ecclesiale i "gruppi di fidanzati", che si stanno formando in molte parrocchie, il corso prematrimoniale e la compilazione del dossier. Il primo, perché è il momento in cui la coppia di fidanzati che abbiamo preparato individualmente si integra con altre coppie simili e anche diverse da loro per età, circostanze, cultura, ecc. Così, quando arrivano al corso prematrimoniale, hanno già discernuto la loro vocazione e sono integrati nella comunità ecclesiale che li ha accolti, capaci di sviluppare una grandissima apertura e disponibilità nei confronti delle informazioni e delle esperienze che continueranno a essere comunicate loro. Infatti, alcuni di loro ci hanno detto, nel sondaggio che abbiamo fatto alla fine del corso, che non avevano mai sperimentato la maternità della Chiesa come nel gruppo delle coppie e nel corso pre-matrimoniale.

I gruppi di fidanzati, come quelli di coppie sposate, richiedono un accompagnamento e una regolarità almeno mensile, in modo che ci sia tempo per la preghiera, per la formazione e per la condivisione: quest'ultima è forse la più arricchente.

Gli elementi essenziali per trasmettere e comunicare

Per quanto riguarda il contenuto e la durata dei laboratori, esistono tante forme quante sono le parrocchie. Ma riteniamo importante che non manchi mai:

-Una trattazione corretta e sistematica degli aspetti fondamentali del matrimonio. Il suo carattere di istituzione naturale voluta da Dio e dalla Chiesa, il sacramento del matrimonio, le sue proprietà e i suoi obiettivi, le difficoltà che possono sorgere e come risolverle, la sessualità e la comunicazione nella coppia, i metodi di pianificazione naturale delle nascite e, cosa molto importante, come accompagnare i coniugi che non sono riusciti ad avere figli. La nuova naprotecnologia e l'adozione tradizionale sono realtà che devono essere conosciute e proposte ai coniugi. 

-Durata deve essere sufficiente per poter fornire i contenuti giusti. Né più né meno. È chiaro, però, che i corsi di più giorni, nell'arco di quattro o cinque settimane, sono un modo ideale per conoscere meglio i fidanzati e per vedere la loro evoluzione nel tempo; se si sa come guardarli, si può capire come stanno e di cosa hanno bisogno. Il punto di vista della Chiesa è molto importante in questo momento di preparazione al matrimonio.

-Il fascicolo matrimoniale: Spetta a ciascun sacerdote decidere il frutto di questo incontro con gli sposi e con i testimoni del matrimonio. Se approfittiamo delle domande che compongono l'incontro come occasione per dialogare con loro sui temi fondamentali del matrimonio, ne faremo un bellissimo momento di trasparenza e sincerità per gli sposi. 

Insomma, la Chiesa è chiamata a fare, attraverso il magistero dei Papi e con l'aiuto dei pastori, dei vescovi, dei sacerdoti e dei laici più impegnati, un annuncio di vita e di verità alle giovani coppie di fidanzati e di sposi, che li metta in grado di vedere al di là delle contingenze materiali per godere e assaporare le realtà del cielo che verranno loro incontro in modo mirabile attraverso il matrimonio. Incoraggiandoli ad entrarvi e permettendo loro di rendersi conto che "Qualunque sia la fermezza d'intenti di coloro che si impegnano in rapporti sessuali prematuri, essi non garantiscono che la sincerità e la fedeltà del rapporto interpersonale tra un uomo e una donna siano assicurate, e soprattutto protette, contro i capricci delle passioni". (Congregazione per la Dottrina della Fede, Persona umana). L'unione carnale è legittima solo quando tra l'uomo e la donna si è stabilita una comunità di vita definitiva. L'amore umano non tollera le "prove". Esige un dono totale e definitivo delle persone l'una all'altra (Familiaris Consortio, 80 y Catechismo della Chiesa Cattolica, 2391).

Chiamati alla santità

Sarebbe un'incongruenza se i pastori non chiarissero ai fidanzati la vocazione universale alla santità che sta alla base del matrimonio. GS 48 ce lo ricorda con queste parole: "Impregnati dello spirito di Cristo, che satura tutta la loro vita con la fede, la speranza e la carità, essi (gli sposi) giungono sempre più alla propria perfezione e alla reciproca santificazione".. E GS 49,2 punti fuori: "Per rispondere con costanza agli obblighi di questa vocazione cristiana, si richiede una virtù distinta; perciò gli sposi, rafforzati dalla grazia per una vita di santità, coltiveranno la fermezza nell'amore, la magnanimità del cuore e lo spirito di sacrificio, chiedendoli assiduamente nella preghiera"..

Visti i "tempi duri" che stiamo vivendo, è essenziale creare piattaforme familiari in cui siano presenti tutti gli organismi educativi: le scuole, le università come centri di conoscenza, le parrocchie come autentici areopaghi della fede, i movimenti ecclesiali, gli agenti di pastorale familiare, i Centri di Orientamento Familiare (COF), i servizi di mediazione familiare, i forum cattolici su Internet e qualsiasi persona che abbia il giusto interesse e la giusta formazione, al fine di "portare i matrimoni cristiani nel mondo. Lo dobbiamo al mondo, alla Chiesa e alle generazioni future....

Non c'è compito migliore, non c'è sfida più grande!

L'autorePablo María Riopérez

Parroco, giudice ecclesiastico e dottore in legge

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Spagna

Anziani: ascolto, pazienza e tempo

Ciò che è necessario per una persona anziana che vive da sola è sentirsi compresa. Ciò richiede ascolto, pazienza e tempo. Oggi è complicato, ma è proprio questo il senso dell'assistenza.

Alfredo Jiménez-6 febbraio 2020-Tempo di lettura: 3 minuti

Una famosa canzone ottocentesca composta da studenti universitari di Santiago de Compostela recita: "Triste e solo, Fonseca rimane solo". La tristezza e la solitudine invadono le nostre case in un modo sconosciuto nella storia dell'Occidente, perché il valore, la struttura e la natura di ciò che dovrebbe essere una famiglia non sono mai stati così disintegrati. Come tutte le cose, anche questa ha un manuale di istruzioni, che ora abbiamo preso a non leggere: mettiamo i contenitori di metallo per riscaldare il latte nel microonde. 

Grazie a Dio, le eccezioni a questo paradigma culturale sono molte e buone. Il motto Accompagnare in solitudine che la Conferenza episcopale ha scelto per questa Campagna per i malati 2020, e il cui materiale è alla base di questa riflessione, ci mette di fronte alla solitudine di molte persone anziane. In Spagna, più di due milioni! 

Quando sono nati, la situazione sociale era difficile. Hanno affrontato una situazione di guerra e di dopoguerra che ha segnato chiaramente il loro carattere e il loro modo di intendere la vita. In quelle circostanze, hanno dovuto unirsi per aiutarsi a vicenda nei momenti di grande bisogno e difficoltà. Le famiglie condividevano le difficoltà: tutti i membri della famiglia si aiutavano a vicenda. L'emigrazione verso le grandi città per il futuro dei giovani richiedeva la collaborazione di tutti: nonni, genitori e figli. Gli anziani venivano assistiti, curati e rispettati nella loro vecchiaia, nelle loro case, fino a quando la morte non li raggiungeva. In questa struttura, la famiglia è diventata la chiave, assumendo un grande sacrificio. Era un'epoca con poche soluzioni mediche, tecniche e sociali, sostituite dal bene più grande che esistesse: le persone.

Anziani: quando il mondo crolla su di loro

La mia parrocchia si trova nel centro di Madrid e questa è l'immagine che la maggior parte delle persone dipinge della mia parrocchia. "giovani esperti". (è così che li chiamo) quando vi raccontano la loro vita. Visitiamo molti di loro nelle loro case e la statistica è vera: molti di loro vivono da soli. Ora, il loro miglior compagno è una linguetta con un pulsante rosso, che sul comodino assume una forma più grande per contenere il microfono che li avvisa se succede qualcosa. 

Una volta venne da me una persona anziana che mi lasciò sconcertato. Ha avuto una grande carriera e una vita apparentemente piena. Ma quando tornò a casa la sera/la notte, il mondo gli crollò addosso. 

Le misure di sostegno sociale e di accompagnamento e le nuove tecniche consentono loro di continuare a vivere a casa: in nessun luogo come a casa. Questo è senza dubbio un grande vantaggio. E il fatto è che gli anziani non vogliono essere una seccatura. Temono di diventare, se ci sono, un fastidio per i loro figli adulti, la cui vita è completamente travolta dai loro impegni. 

Per chi sta meglio, l'assenza del bambino è compensata da una collaboratrice domestica o da qualcuno che viene dai servizi sociali del comune per lavare o fare i lavori di casa. Questo è un grande aiuto per molti, senza dubbio, ma non implica necessariamente una vera e propria compagnia: nella maggior parte dei casi si tratta semplicemente di una soluzione funzionale. 

Sentirsi compresi

Sicuramente la cosa più necessaria per un anziano che vive da solo è sentirsi compreso, un compito non sempre facile. Richiede ascolto, pazienza e soprattutto tempo. E con la nostra solita velocità, questi sembrano tre regali di un'epoca passata, quando non esistevano i social network. Ma il fatto è che tutti noi, bambini, giovani, adulti e anziani, abbiamo bisogno e viviamo di questi meravigliosi doni che solo le persone possono darci e che ci rendono umani. Quando ci prendiamo cura di tutti e tre gli aspetti e li doniamo, lo chiamiamo affetto. Perché il suo fondamento è l'amore. E se la nostra fonte è un amore sconfinato, come quello di Dio, capiremo che questi tre doni sono quelli che Lui ci fa sempre. Per questo è importante donarli agli altri in seguito, soprattutto quando sono più necessari. 

In parrocchia abbiamo organizzato visite a persone che vivono sole nelle loro case. Da un lato, la Legione di Maria svolge un prezioso apostolato di visita; dalla Caritas sosteniamo alcuni di loro; l'équipe della Comunione degli Infermi li visita una volta alla settimana; noi sacerdoti andiamo una volta al mese ad ascoltare le loro confessioni e a portare loro la Comunione.

Ma ce ne sono molti altri nelle vicinanze. Un paio di anni fa abbiamo condotto una campagna per incoraggiare i parrocchiani a prendersi cura, nella loro comunità di quartiere, di coloro che vivevano da soli e non volevano assistenza spirituale; la parrocchia si è offerta di visitare chiunque lo desiderasse. Abbiamo organizzato parallelamente un servizio di volontariato per effettuare le visite e un buon numero di persone si è iscritto. Il primo aspetto è stato un fallimento: c'è la paura di aprire la porta agli estranei. Ci sono sicuramente molti casi di persone che hanno approfittato della debolezza degli anziani e li hanno derubati. La sfiducia e la paura chiudono le porte non solo fisicamente, ma anche nel cuore. Ed è qui che la solitudine diventa un vero inferno.

Nonostante le difficoltà, il percorso è chiaro: dobbiamo accompagnare in solitudine.

L'autoreAlfredo Jiménez

Gli insegnamenti del Papa

L'amore vince la paura

L'amore vince la paura. Questi sono alcuni degli insegnamenti del Papa finora, nel discorso di Natale alla Curia romana e nei messaggi per la Giornata mondiale della pace e la Giornata mondiale del malato.

Ramiro Pellitero-3 febbraio 2020-Tempo di lettura: 5 minuti

Nel suo discorso alla Curia romana in occasione degli auguri di Natale (21-XII-2019), Francesco ha sottolineato che l'amore vince la paura. Anche la paura del cambiamento, necessaria per essere fedeli.

Superare la paura confidando in Dio

Francis ha preso spunto dal pensiero di Newman. Il santo cardinale inglese scrive: "Qui sulla terra, vivere è cambiare, e la perfezione è il risultato di molte trasformazioni". (cfr. Lo sviluppo della dottrina cristiana). E un'altra volta: "Non c'è nulla di stabile all'infuori di te, mio Dio [...] So, mio Dio, che deve avvenire in me un cambiamento, se voglio arrivare a contemplare il tuo volto" (Meditazioni e preghiere).

Anche secondo la Bibbia, il cuore dell'uomo ha bisogno di passare attraverso una modo di conversione: "Paradossalmente". -Il Papa osserva "ha bisogno di andarsene per restare, di cambiare per essere fedele".. Oggi, nel mezzo di una grave crisi antropologica, di fede ed ecologica, abbiamo questa necessità. "Il problema -Francesco riprende qui un argomento dell'enciclica Laudato si'- "Non abbiamo ancora la cultura necessaria per affrontare questa crisi e dobbiamo costruire una leadership che faccia da guida".

È in questa prospettiva che il Papa colloca la riforma della Curia, dando orientamenti e criteri che in qualche modo servano al rinnovamento cristiano ed ecclesiale di tutti noi, nel mezzo di ciò che Benedetto XVI ha chiamato "profonda crisi di fede". e "eclissi del senso di Dio"..

In particolare, offre tre proposte. In primo luogo, in modo che la tradizione (l'abbandono della fede) continua ad essere vivo È necessaria una rinnovata evangelizzazioneperché si deve riconoscere che "oggi non siamo gli unici a produrre cultura, né i primi, né i più ascoltati".. La fede non è - soprattutto in Europa, ma anche in gran parte dell'Occidente - un presupposto ovvio della vita comune, ed è anzi spesso negata, emarginata e ridicolizzata. 

Un secondo punto è l'importanza di comunicazione in una cultura digitalizzatache privilegia le immagini rispetto all'ascolto e alla lettura, condizionando così il modo di apprendere e lo sviluppo di un senso critico (cfr. Christus vivit, 86). Questo ci richiede, dice il Papa, maggiore coordinamento e lavoro di squadrapromuovere lo sviluppo umano integrale. 

In terzo luogo, prendendo come modello vivente l'incarnazione del Figlio di Dio, "umanità è la chiave di lettura distintiva della riforma".. Attenzione alla chiave: "Umanità".dice Francisco, "chiama, interroga e provoca, cioè invita a uscire e a non avere paura del cambiamento".. Questa è la terza proposta.

Per questo, alcune circostanze forniscono un vero e proprio bagno di realismo: 1) "Nel presente ci sono persone che hanno irrimediabilmente bisogno di tempo per maturare".; 2) "Ci sono circostanze storiche che devono essere gestite giorno per giorno, perché durante la riforma il mondo e gli eventi non si fermano.; 3) "Ci sono questioni legali e istituzionali che devono essere risolte gradualmente, senza formule magiche o scorciatoie.4) bisogna fare i conti con la storia e gli errori umani; ritirarsi nel passato può essere più comodo, ma non è la cosa migliore da fare; bisogna superare la tentazione della rigidità e della paura del cambiamento, che porta a uno squilibrio che non aiuta ma ostacola. 

È necessario - conclude il Papa - aprirsi al cammino della fede, della fiducia, del coraggio e dell'amore divino. "che ispira, dirige e corregge la trasformazione, e sconfigge la paura umana di abbandonare la cosa sicura per lanciarsi nel mistero"e quindi essere in grado di partecipare alla salvezza che Dio offre a ogni persona e al mondo.

Pace ed educazione alla libertà e alla responsabilità

Il messaggio per la LIII Giornata Mondiale della Pace -pubblicato l'8-XII-2019 - celebrato il 1° gennaio, si apre sotto il segno della speranza e si presenta sotto forma di "dialogo, riconciliazione e conversione ecologica".

In questo messaggio il Papa allude alla sua discorso sulle armi nucleari (Nagasaki, 24-XI-2019) per avvertire che oggi siamo ancora in una guerra di paura, un prolungamento della "guerra fredda". Francesco avverte che questo "solo". può essere superata cambiando la mentalità a favore della solidarietà e della corresponsabilità. "La deterrenza nucleare - "non può creare più di una sicurezza illusoria".Il mondo è un equilibrio instabile sull'orlo dell'abisso, racchiuso dai muri dell'indifferenza e della cultura dell'usa e getta. Per uscire da questa logica, è necessario avanzare sulla strada del dialogo e il fraternità. E per farlo, rivalutando la memoria e facendo appello alla coscienza morale e alla volontà personale e politica. "Il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni o manipolazioni"..

Questo mette in evidenza, come ha sottolineato San Paolo VI, l'importanza di educazione non solo nei diritti, ma anche nei doveri e nelle responsabilità, nell'autocontrollo e nei limiti della propria libertà (cfr. Octogesima adveniens, 1971, n. 24). Questa citazione è interessante nel momento attuale della nostra cultura. Uno strumento per avanzare in questa lineaUn lavoro paziente basato sul potere delle parole e della verità può risvegliare nelle persone la capacità di compassione e di solidarietà creativa".

Inoltre, è necessario fare affidamento sul potere della riconciliazione e del perdono (ringraziando per il perdono dei peccati offertoci nel sacramento della Penitenza) e della gratuità, sia a livello personale che pubblico. Cristo ha riconciliato tutte le cose con Dio (cfr. Col 1,20), "e ci chiede di fermare ogni violenza nei nostri pensieri, parole e azioni, sia verso il nostro prossimo che verso il creato"..

Identificarsi con Cristo per assistere i malati

Il 28a Giornata Mondiale del Malato si è tenuta l'8 febbraio sul tema "Gesù: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò riposo". (Mt 11,28). Nel suo messaggio (3 gennaio 2020), Francesco sottolinea l'atteggiamento di Gesù, che invita alla vicinanza e offre la sua misericordia. 

Fare lucernari con le proprie ferite: Gesù lo fa innanzitutto con la propria vita, perché solo chi sperimenta in prima persona la sofferenza e il bisogno sa come essere di conforto agli altri. Per questo è necessario mettersi al posto del malato, per fornire l'assistenza (medica, ma anche relazionale, intellettuale, affettiva e spirituale) di cui lui e la sua famiglia hanno bisogno. Sia coloro che si occupano dei malati che i malati stessi devono tenere presente che "Cristo non ci ha dato ricette, ma con la sua passione, morte e risurrezione ci libera dall'oppressione del male"..

Per questo i malati devono poter trovare, soprattutto nei cristiani, persone che, guarite dalla misericordia di Dio nella loro fragilità, sappiano aiutarli. "portare la propria croce facendo delle proprie ferite dei lucernari attraverso i quali guardare oltre la malattia fino all'orizzonte". e ricevere così luce e aria fresca per continuare la loro vita. È chiaro che tutto parte dal rispetto della dignità e della vita di ogni persona. Per fare ciò, i professionisti cristiani possono talvolta dover ricorrere al loro diritto al obiezione di coscienza.

In breve, preghiera e discernimento, ascolto e risposta, con l'amore che vince la paura. Questo è il cammino che i cristiani devono percorrere con serenità e gioia per contribuire alla nuova evangelizzazione, alla pace e alla cura degli altri. È anche per aprirlo alle generazioni future.

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SOS reverendi

La vocazione personale può causare depressione?

Quando vediamo in consultazione persone depresse che sono impegnate nella loro vocazione personale, nel matrimonio o nel celibato, a volte si chiedono se questo umore basso e l'apatia possano essere causati dalla vocazione e debbano essere abbandonati come un percorso necessario per la salute.

Carlos Chiclana-2 febbraio 2020-Tempo di lettura: 3 minuti

Mi sembra che la domanda "la vocazione è la causa della depressione" non sia posta in modo arricchente. Che Dio chiami in un certo modo e personalizzi in voi la vostra vocazione cristiana, affinché possiate essere i più felici sulla terra, non sembra includere nella sua logica interna la possibilità che possa causarvi depressione. Suggerisco di guardare la questione da altre prospettive:

1.- Può essere che vivere una vocazione che non è la propria vocazione personale in maniera impostata causi depressione? Sì, perché la persona si costringerebbe a vivere in un modo estraneo a ciò che è realmente. La depressione servirebbe come allarme per sapere che, per qualsiasi motivo (immaturità, ferite personali, fuga, necessità economiche, paure, ecc.), la persona si è rifugiata in questa apparente vocazione, che non è tale, e ora, dopo essere maturata, la realtà ci consiglia di costruire la nostra vocazione per altre vie, confrontandoci con noi stessi e con Dio, con l'aiuto di accompagnatori esperti nel discernimento.

2.- È possibile che vivere la propria vocazione in modo non appropriato generi depressione? Sì, quando una persona ha una vocazione ben accolta e ben costruita, ma la realizza in modo forzato, inadeguato, disattento o incompreso, sovraccarica il suo corpo e la sua anima. La depressione sarebbe un avvertimento che il suo modo di vivere non è sano, né fisicamente né spiritualmente. Qualcosa deve cambiare: una maggiore conoscenza della propria spiritualità, il livello delle richieste, delle repressioni, delle relazioni umane, delle norme autoimposte non necessarie, la cura di sé, ecc. In questo modo, vivrà la sua vocazione in modo adeguato e sano, le dimensioni della sua vita saranno coerenti e genereranno sicurezza, serenità e ottimismo. 

C'è chi crede di aver perso l'amore per la propria vocazione e quello che ha perso è il gusto della "vita", perché, con tutte le sue buone intenzioni, ha ristretto la "sua vita" a una dedizione estrema ai compiti degli altri, all'osservanza di certe occupazioni e ha dimenticato di godere di tanti dettagli presenti ogni giorno nel mare degli obblighi, e non si è fermato a prendersi cura di sé, a riposare e a valorizzare il più possibile i propri gusti personali.

3.- La depressione può causare una crisi esistenziale che fa sembrare tutto nero? Sì: una persona vive una vita normale e sana ma, quando diventa depressa, inizia a vedere tutto nero: non mi amano, non ho una vocazione, mio marito non è quello che voglio, il lavoro è molto noioso, non mi piace questa città, e così via. Tutto è visto attraverso un filtro che fa perdere colore, interesse e attrattiva alla vita. È il momento di andare dal medico, non di reinterpretare la vita, non di prendere decisioni e aspettare di guarire per riadattare lo stile di vita e prevenire episodi futuri.

4.- Una crisi di vita normativa può causare depressione e/o confusione generale? Sì, tutti noi attraversiamo "crisi normative", crisi "normali" come l'adolescenza, la maturità, verso i 30, 40 e 50 anni, la nascita dei figli, il pensionamento, i cambiamenti di lavoro, la morte dei familiari, ecc.

Esse "pretendono" che cambiamo per adattarci alla nuova situazione, ma se siamo colti di sorpresa, questo può portare alla depressione o all'interruzione della vita, come un modo di attirare la nostra attenzione per "costringerci" a cambiare pelle e ad adattarci al nuovo. Questo non implica un cambio di vocazione, un cambio di coniuge o l'abbandono dei figli; di solito è qualcosa di più interiore, di atteggiamento, di stile, di modi, di posizione di fronte alla propria identità e alla vita. Possono essere risolti con un buon accompagnamento spirituale, con l'aiuto di qualcuno che vi vuole bene o con l'aiuto di un professionista.

5.- È possibile che non sia depresso, ma che stia attraversando una "notte buia dell'anima"? Sì, entrambi hanno in comune l'oscurità, la sofferenza, il disagio, l'insignificanza, il dolore, la passività, la difficoltà a godere, l'aridità, il vuoto, la paura di se stessi. Si differenziano per l'origine (medica o spirituale), il processo di sviluppo spirituale precedente, le manifestazioni esterne e interne, le conseguenze e il contesto storico. Una può dare origine all'altra e possono anche essere simultanee.

Nella notte buia si perde il precedente legame con Dio e il senso di trascendenza, con un senso di vuoto per non averlo trovato e un senso assurdo di ciò che prima era vissuto con gioia. Normalmente, la persona è in grado di comportarsi in modo ordinato nella sua vita, di relazionarsi con gli altri, di svolgere le sue attività quotidiane nonostante la grave sofferenza spirituale che sta attraversando. Nella depressione, tuttavia, sono presenti una serie di sintomi più invalidanti e con manifestazioni più fisiche nel sonno, nell'appetito e nell'energia. In caso di dubbio, è necessario consultare un medico che abbia familiarità con entrambe le condizioni.

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Esperienze

Impegno dei giovani per la pace

Il 1° gennaio si celebra la festa della Giornata mondiale della pace. Il Messaggio del Santo Padre, che quest'anno ha per titolo La pace come cammino di speranza, ci ricorda il dovere di curare e lavorare per la pace in un mondo così pieno di problemi. Ancor più inedito, però, è il fatto che siano gli stessi giovani a voler partecipare e promuovere questo desiderio del Romano Pontefice.

Omnes-8 gennaio 2020-Tempo di lettura: 4 minuti

Se la pace viene presentata come obiettivo all'inizio di ogni anno, diventa concreta e possibile attraverso i movimenti e le azioni concrete che si svolgono in tutto il mondo per promuoverla. È particolarmente gratificante vedere che le giovani generazioni lo abbracciano e lo promuovono nelle loro attività di volontariato.

Il Messaggio del Santo Padre di quest'anno collega la questione della pace con l'auspicato cambiamento di mentalità ecologica. Può sembrare un campo diverso per l'azione pastorale, ma è nelle regioni impoverite dagli effetti negativi di una mentalità non ecologica che spesso nascono le disuguaglianze sociali e le conseguenti reazioni violente della società. 

Nel suo discorso per la Giornata Mondiale della Gioventù 2020, il Papa fa riferimento ai suoi recenti viaggi in Giappone e Thailandia, nonché al Sinodo di ottobre sull'Amazzonia. In entrambe le occasioni ha avuto modo di richiamare l'attenzione sul problema della conversione ecologica e sul suo rapporto con i conflitti passati e presenti dell'umanità. "Di fronte alle conseguenze della nostra ostilità reciproca, della mancanza di rispetto per la nostra casa comune e dello sfruttamento abusivo delle risorse naturali - viste come strumenti utili solo per il profitto immediato, senza alcun rispetto per le comunità locali, per il bene comune e per la natura - abbiamo bisogno di una conversione ecologica".

In questo contesto, l'uruguaiano Carlos Palma, su ispirazione del movimento per la pace dei Focolari, ha promosso l'iniziativa di un congresso internazionale. Living Peace International, Giovani leader e ambasciatori per la pace. Una delle attività che promuove si è svolta nella Centro Mariapoli di Las Matas (Madrid) nelle ultime settimane.

Le origini di questo movimento possono essere fatte risalire alle rivoluzioni in Nord Africa del 2011. In mezzo a queste difficoltà politiche, vide l'importanza dell'azione e della preghiera dei giovani. Lo ha descritto lui stesso in un'intervista al Congresso della Gioventù Vivere la pace: "Pregare per la pace, ogni giorno, in una rete che includa tutti i giovani".Dopo aver vissuto situazioni di guerra drammatiche in vari Paesi, ha sentito di dover fare qualcosa per la pace e per quelle regioni svantaggiate in cui è presente il problema ecologico. Da allora, le iniziative non si sono fermate. 

Testimonianze dirette 

Carlos ci presenta con orgoglio e gioia quello che lui chiama "ambasciatori di pace"Il primo ambasciatore di pace dell'Uruguay è Noel Hernández, che ha già lavorato per la pace al congresso del 2015 in Brasile. Il primo ambasciatore di pace dell'Uruguay è Noel Hernández, che ha già lavorato per la pace al Congresso del 2015 in Brasile. Ci presenta altri giovani spagnoli presenti all'incontro, come Raúl, originario di Jaén, un giovane colombiano, Álvaro, e Aziz, proveniente dall'Iraq. Entrambi hanno elogiato il congresso e le conclusioni raggiunte insieme per una maggiore azione e preghiera per la pace. Anche Laura e Guillermina, rispettivamente di Madrid e Buenos Aires, hanno partecipato molto attivamente agli incontri. 

Hanno collaborato con il congresso per portarlo ai giovani. Molto interessati alla mediazione dei conflitti, ritengono che si tratti di una filosofia di vita piuttosto che di punti di azione più o meno concreti. Questo implica, dice Laura, "per incontrare altre persone provenienti da diversi Paesi, per promuovere una cultura di pace".. Guillermina ricorda il lavoro di volontariato nelle "villas", come vengono chiamate le zone più povere. In questo ambito, è più facile ascoltare gli appelli del Papa alla consapevolezza ecologica e alle sue conseguenze per i poveri. 

Lavoro sul campo e azioni di pace

Il lavoro è concreto e molto reale. I progetti dei giovani non sono teorie sulla pace, ma sulla mobilitazione di coloro che hanno il desiderio di aiutare gli altri ma non sanno ancora dove si trovano le circostanze giuste. È il caso di Gabriel Osorio, che scrive al Congresso da un luogo in cui le vite sono ad alto rischio, ovvero nelle zone della Colombia in cui sono stati compiuti massacri o sono ancora sotto il dominio di una delle fazioni della guerriglia. Questa dura realtà conferisce alla storia una particolare vivacità della necessità di aiuto sul campo.

Facendo un salto geografico, ci spostiamo alla scuola IRAP in Libano. Il suo lavoro ha contribuito a costruire ponti di comprensione multietnica e religiosa. Tra le voci del congresso, non potevano mancare le testimonianze di chi parla per esperienza di contributo alla pacificazione di queste regioni. Il "referente stampa" del congresso sottolinea questo punto Vivere la Pace InternazionaleVictoria Gómez: "Ne vale la pena, per lo sforzo che hanno fatto e per la gioia che traspare dai loro commenti".

Léa proviene dalla scuola in Libano menzionata in precedenza. Racconta che l'IRAP ha organizzato un progetto di raccolta delle mele, al quale tutti gli alunni della sua classe sono stati felici di partecipare. Ma prima hanno deciso di sensibilizzare i loro compagni di classe affinché si rendano conto che l'importante è l'ordine della carità: "Abbiamo lanciato il 'Dado della pace', con lo slogan 'Amare tutti'. Ci siamo divisi in squadre e abbiamo partecipato alla competizione per vedere chi avrebbe riempito i dadi con più mele e più veloce. Mentre stavamo raccogliendo, il nostro amico Elias ha perso l'apparecchio acustico; è una persona con cui il rapporto non è facile. Abbiamo subito abbandonato tutto e siamo andati a cercare questo dispositivo perché era molto prezioso per lui. Trovare l'apparecchio acustico, per amore di Elias, era diventato per noi più importante che vincere la gara. Quando l'abbiamo trovata, la nostra gioia è stata grande, non solo perché l'avevamo trovata, ma anche perché Elias ha sentito il nostro amore e ha creato uno spirito di unità e solidarietà tra di noi.

Obiettivo: la pace; via: la carità

L'abbondanza di argomenti e testimonianze è stata uno dei punti salienti del congresso. Ora è il momento di mettere a fuoco le idee e continuare a incoraggiare questi giovani nell'iniziativa di pace, senza trascurare le possibilità di occuparsi dei bisognosi e dell'ambiente.

Nell'opuscolo volto a spiegare gli obiettivi perseguiti, Teresa Ausín ci informa della loro portata a partire dall'esperienza del Vangelo: "Si tratta di un progetto inclusivo, trasversale e interdisciplinare. È stato presentato all'UNESCO, alle Nazioni Unite, al Parlamento europeo e ai parlamenti di Argentina e Paraguay, oltre che al Parlamento europeo. come negli eventi che si tengono in Giappone, Germania, Brasile, Giordania, Filippine, Cina, Vietnam, Canada., Libano, Repubblica Democratica del Congo e in molti altri luoghi del mondo. Ed è proprio questa sinergia tra tutte le organizzazioni internazionali coinvolte che ha portato allo sviluppo di oltre 20 progetti"..

Sono giovani e hanno già fatto la storia, ma ora, con la via della carità cristiana, vogliono portare questo dono di pace a tutto il mondo con la consapevolezza di un'ecologia integrale.

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Spagna

La Chiesa vuole incrementare la conversione evangelizzatrice dei laici entro il 2020

Il Congresso dei Laici 2020 si terrà a metà febbraio a Madrid, c'è attesa, entusiasmo e lavoro. L'obiettivo è promuovere una conversione missionaria dei laici sulla base del loro impegno battesimale, spiega a Palabra Luis Manuel Romero, coordinatore del congresso.

Rafael Miner-8 gennaio 2020-Tempo di lettura: 6 minuti

Il Congresso dei Laici organizzato dalla Conferenza Episcopale Spagnola (CEE) nel mese di febbraio ha "Due parole chiave: processo e sinodalità. In altre parole, il Congresso non è un evento o un appuntamento di una settimana (Madrid, 14-16 febbraio 2020), ma un processo sinodale, un percorso che abbiamo iniziato qualche mese fa nella fase precongressuale, ascoltando i laici nelle diocesi, nei movimenti e nelle associazioni". Il relatore è Luis Manuel Romero Sánchez, direttore della Commissione episcopale per l'apostolato secolare (CEAS) e coordinatore del Congresso dei laici 2020. 

"Il punto di partenza è aiutare le persone a riscoprire che tutti i battezzati, compresi i laici, sono chiamati a essere discepoli missionari, a scoprire l'importanza di vivere il proprio impegno battesimale nella Chiesa e nel mondo."Luis Manuel Romero aggiunge, e il suo successo è "che ci sia una continuità, il post-congresso, che significhi un ritorno alle diocesi con il desiderio di rivitalizzare ed energizzare i laici".

Luis Manuel Romero sa tutto sul prossimo congresso e gli abbiamo rivolto alcune domande. 

Origine del Congresso

-Qual è stata la genesi del Congresso dei Laici 2020 e quali sono, in sintesi, gli obiettivi della sua celebrazione per i prossimi mesi e anni?

Questa iniziativa per la preparazione e l'organizzazione del Congresso dei laici è una proposta della Conferenza episcopale spagnola, affidata alla Commissione episcopale per l'apostolato dei laici, ed è nata a seguito dell'assemblea plenaria dell'aprile 2018, dove è stato presentato un documento sui laici. L'Assemblea ha poi deciso che sarebbe stato opportuno organizzare un congresso per i laici, al fine di dare energia e promuovere l'apostolato laico nelle nostre diocesi. Ed è stata fatta coincidere con un congresso che si sarebbe tenuto a conclusione del Piano Pastorale della CEE (2016-2020): Chiesa in missione al servizio della nostra gente.

Il Congresso dei Laici, in linea con l'insegnamento di Papa Francesco, che ci chiede, in questo cambiamento d'epoca, un nuovo spirito evangelizzatore, che consiste in una conversione pastorale missionaria, ha come obiettivo generale: promuovere la conversione pastorale e missionaria dei laici nel Popolo di Dio, come segno e strumento dell'annuncio del Vangelo della speranza e della gioia, per accompagnare gli uomini e le donne nei loro aneliti e bisogni, nel loro cammino verso una vita più piena. 

Il tema del Congresso, Il popolo di Dio in movimentoL'obiettivo è rafforzare il ruolo dei laici in una Chiesa che è popolo di Dio, sinodale, la cui vocazione fondamentale è l'evangelizzazione, la missione nel mondo, negli ambienti.  

Altri obiettivi specifici sono: a) prendere coscienza della vocazione battesimale dei laici alla missione; b) promuovere la carità politica; c) trasmettere, attraverso il discernimento, una visione di speranza di fronte alle sfide della nostra società; d) favorire la comunione ed e) rendere visibile la realtà dei laici. 

Gruppo target e obiettivi

-Chi è coinvolto, a chi si rivolge in modo particolare e da chi ci si aspetta una partecipazione più intensa? Tutti i fedeli cristiani? 

I principali destinatari del processo, in generale, e del Congresso, in particolare, sono: i laici non associati della parrocchia, che sono la grande maggioranza. Ci riferiamo ai fedeli laici che si impegnano nei vari ambiti parrocchiali e diocesani: famiglia, giovani, anziani, educazione, università, catechesi, Caritas, confraternite e confraternite. Anche i laici associati, membri di movimenti e associazioni, presenti nelle nostre diocesi e a livello nazionale; e in terzo luogo, quei battezzati che non sono ancora stati incorporati nella vita e nelle dinamiche pastorali delle nostre parrocchie e dei nostri movimenti e associazioni. Questo processo può favorire la nascita di nuovi gruppi di riflessione per i laici che non partecipano a nulla o che sono più lontani dalla Chiesa.  

-Sembra che sia stato dato priorità ai processi formativi in cinque aspetti (essere cristiani nel cuore del mondo, vitalità carismatica, cos'è il MAG+S, formazione in cinque punti e incontro matrimoniale). 

Il Congresso ruoterà attorno a quattro itinerari: il primo annuncio, l'accompagnamento, i processi formativi e la presenza nella vita pubblica. E sullo sfondo ci sono due questioni trasversali: il discernimento e la sinodalità. Abbiamo scelto questi temi perché pensiamo che siano gli aspetti fondamentali che Papa Francesco sta evidenziando nel suo magistero per la Chiesa in generale e in modo particolare per i laici, che costituiscono la grande maggioranza del Popolo di Dio. 

E se dovessi sottolineare alcuni di questi aspetti, evidenzierei i temi trasversali. Il Congresso deve aiutarci a situarci come Chiesa in Spagna in termini di discernimento, ascolto reciproco e ascolto dello Spirito Santo, per immaginare nuovi percorsi di evangelizzazione. 

"Il Congresso ruoterà attorno a quattro itinerari: il primo annuncio, l'accompagnamento, i processi formativi e la presenza nella vita pubblica. E sullo sfondo ci sono due questioni trasversali: il discernimento e la sinodalità".

Luis Manuel RomeroCoordinatore del Congresso dei Laici 2020

Inoltre, la sinodalità deve essere il volto rinnovato della nostra Chiesa, che vuole avere un'immagine sfaccettata. È essenziale in questo momento favorire la comunione tra pastori, vita religiosa e laici, evitando la tendenza al clericalismo, sentendosi tutti corresponsabili della missione evangelizzatrice. 

-Può offrire il supporto di qualche documento di Papa Francesco e/o dei Papi precedenti, che possa servire come lettura e formazione per tutti coloro che desiderano partecipare o essere più consapevoli del Congresso?

Il Congresso, per quanto riguarda la riflessione che sta seguendo, ha le sue radici nel Magistero che appare nel Concilio Vaticano II e in modo particolare nella Costituzione dogmatica. Lumen gentium

Poi troviamo due testi importanti del magistero universale e particolare della Chiesa in Spagna, che si riferiscono ai laici come argomento specifico: l'esortazione apostolica Christifideles laici (Giovanni Paolo II, anno 1988) e il documento Laici cristiani, Chiesa nel mondo (CEE, 1991). 

E attualmente, dal punto di vista pastorale, ci ispiriamo al magistero di Papa Francesco, in particolare alla sua esortazione apostolica programmatica: Evangelii gaudium (anno 2013). 

Vocazione missionaria e accompagnamento

-Uno dei membri del Comitato Esecutivo, Isaac Martin, ha sottolineato il carattere processuale di questo congresso, e sono stati evidenziati quelli che vengono chiamati quattro itinerari nella vocazione e nella missione dei laici. Può spiegare questo?

Ci sono due parole chiave per comprendere questa iniziativa del Congresso dei Laici: processo e continuità. In altre parole, il Congresso non è un evento o un appuntamento di una settimana, ma un processo sinodale, un percorso che abbiamo iniziato qualche mese fa nella fase pre-congressuale, ascoltando i laici nelle diocesi, nei movimenti e nelle associazioni.

Il fine settimana di febbraio sarà un momento di comunione, dialogo e approfondimento di quanto riflettuto in precedenza. E il successo del Congresso è che ci sarà una continuità, il dopo Congresso, che significherà un ritorno alle diocesi con il desiderio di rivitalizzare ed energizzare i laici. In questo processo, i quattro itinerari che ho citato prima (primo annuncio, accompagnamento, processi formativi e presenza nella vita pubblica) ci servono da guida e tracceranno un percorso per il futuro della nostra Chiesa. 

-Sembra che uno degli altri temi da affrontare sarà anche l'accompagnamento nelle diverse situazioni di vita, un tema che è stato discusso al Sinodo sui giovani. È così?

La questione dell'accompagnamento è cruciale nella nostra Chiesa in questo momento, perché all'annuncio esplicito della fede in Gesù Cristo deve seguire la continuità. Penso che un errore della nostra pastorale, almeno negli ultimi anni, sia stato quello di dimenticare la questione dell'accompagnamento ed è per questo che molti giovani, soprattutto, hanno lasciato la Chiesa. 

Molti laici chiedono di sentirsi accompagnati dai pastori e dalle loro comunità cristiane, soprattutto quando decidono di portare avanti un impegno cristiano nel mondo, negli ambienti, nelle periferie. 

"Il Congresso ha come punto di partenza quello di aiutare a riscoprire che tutti i battezzati, quindi anche i laici, sono chiamati ad essere discepoli missionari".

Luis Manuel RomeroCoordinatore del Congresso dei Laici 2020

Nel Congresso dei Laici non possiamo dimenticare la questione dell'accompagnamento, perché sull'esempio di Gesù con i suoi discepoli e con le altre persone, la Chiesa deve favorire oggi più che mai la cultura dell'incontro rispetto a quella dello scarto. L'esigenza/compito dell'accompagnamento, in ogni realtà concreta, riflette molto bene il sentire pastorale di questo tempo perché mette in atto la missione di compassione che ogni credente ha ricevuto per rendere presente il Signore e il suo Regno, attraverso una relazione caratterizzata da ospitalità, pedagogia e mistagogia. 

-Il congresso prevede di toccare in qualche modo la vocazione dei discepoli missionari e l'evangelizzazione?

Il Congresso ha come punto di partenza quello di aiutare a riscoprire che tutti i battezzati, quindi anche i laici, sono chiamati ad essere discepoli missionari, a scoprire l'importanza di vivere l'impegno battesimale nella Chiesa e nel mondo. 

L'aspetto dell'evangelizzazione, della testimonianza in mezzo al mondo, sarà molto presente nel quarto itinerario, che riguarda la presenza nella vita pubblica. Non possiamo dimenticare che spetta ai laici, nel loro modo particolare e speciale, anche se non esclusivo, testimoniare la loro fede negli ambienti, nel cuore del mondo. 

-Ci sono altri argomenti che ritiene interessanti per il prossimo Congresso dei Laici?

Vorrei sottolineare che questo Congresso dei Laici è un processo sinodale, che mira, in un clima di discernimento e di ascolto, ad aiutarci a diventare sempre più un Popolo di Dio in cammino, in cui ci sentiamo in comunione, corresponsabili della missione evangelizzatrice che il Signore ci ha affidato.

Incoraggio tutti noi ad affrontare questo Congresso con un atteggiamento di gioia e speranza, con fiducia nello Spirito Santo che guida la Chiesa. 

Sono convinto che i laici non siano il passato, né il futuro della nostra Chiesa, ma il presente.

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America Latina

Il V Encuentro fa crescere le famiglie ispaniche, 40 % dei cattolici statunitensi.

Il V Encuentro de Pastoral Hispana Latina, a un anno dalla sua realizzazione in Texas, sta dando un importante impulso ai cattolici ispanici e alle loro famiglie, 40 % di tutti i cattolici, nonché all'intera Chiesa negli Stati Uniti.

Norma Montenegro Flynn-8 gennaio 2020-Tempo di lettura: 5 minuti

-TestoWashington D.C., Stati Uniti. Giornalista e consulente di comunicazione

Il V Encuentro nazionale ha fatto uscire i cattolici ispanici dall'invisibilità, mettendo in luce i loro contributi e dimostrando il desiderio di un accompagnamento più profondo da parte della Chiesa cattolica. I dati mostrano che il futuro dei cattolici nel Paese è tra gli ispanici, che attualmente rappresentano il 40% di tutti i cattolici. E tra i giovani cattolici di età compresa tra i 14 e i 29 anni, il numero di ispanici è del 50%. Il V Encuentro è un processo iniziato nel 2013 che, attraverso attività missionarie, consultazioni, sviluppo della leadership e discernimento pastorale nelle parrocchie, nelle diocesi, nelle regioni episcopali e a livello nazionale, cerca di discernere le pratiche e le priorità pastorali che aiuteranno la Chiesa a rispondere in modo più efficace a questa comunità.

"Il V Encuentro ha aumentato in modo significativo la consapevolezza e l'apprezzamento del popolo ispanico/latino come una benedizione per la Chiesa e la società", Arturo Cepeda, vescovo ausiliare di Detroit e presidente della Sottocommissione per gli Affari Ispanici della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (USCCB), ha dichiarato in un'intervista a Palabra.

"I vescovi sono molto consapevoli di questa realtà e del fatto che gli ispanici hanno un grande potenziale per offrire questa leadership al servizio di tutta la Chiesa nelle parrocchie, nelle diocesi e in altre istituzioni cattoliche", ha aggiunto il prelato. Guidato dai vescovi del Paese, il V Encuentro ha identificato circa 20.000 nuovi leader e più di 250.000 discepoli missionari attraverso il processo che si è svolto in quasi tutte le 4.473 parrocchie con ministeri ispanici del Paese. I risultati, le raccomandazioni e le applicazioni pratiche emerse dall'incontro nazionale di poco più di un anno fa a Gaylord, in Texas - di cui Palabra ha riferito nell'ottobre 2018 in un ampio servizio - e dai suoi precedenti processi nelle parrocchie, nelle diocesi e nelle regioni episcopali, sono stati raccolti nel documento finale intitolato Ricordi e conclusioni del V Incontro Nazionale. 

Tra le priorità e le raccomandazioni più importanti ci sono la necessità di un accompagnamento e di una migliore formazione pastorale per le famiglie ispaniche, la necessità di aiutare e accogliere le famiglie migranti che soffrono per le persecuzioni, le separazioni familiari e le deportazioni, e l'identificazione e la formazione di leader ispanici che servano nei ministeri della Chiesa. 

Il V Encuentro oggi

Gli incontri post Incontro sono iniziati quest'autunno e continueranno fino alla primavera nelle 14 regioni episcopali del Paese, con lo scopo di discernere le priorità finali per ogni regione lavorando sulla base del documento finale. Queste conclusioni e raccomandazioni regionali saranno consegnate alle diocesi con l'obiettivo di integrarle nei piani pastorali in base alle esigenze di ciascuna diocesi e di condividerle con le parrocchie affinché adottino processi simili.

"Il V Encuentro non è solo per gli ispanici, ma per tutta la Chiesa negli Stati Uniti. Ma la verità è che in un'istituzione gerarchica questo non accadrà per magia. I vescovi devono prendere l'iniziativa e devono assicurarsi che il piano pastorale arrivi nelle mani dei loro responsabili pastorali e che questi lo conoscano", Hosffman Ospino, professore di teologia pastorale e catechesi presso la Scuola di Teologia e Ministero del Boston College e membro dell'Equipe di Accompagnamento Nazionale del V Encuentro (ENAVE), ha dichiarato a Palabra Hosffman Ospino. 

"Il V Encuentro non è solo per gli ispanici, ma per tutta la Chiesa negli Stati Uniti".

Hosffman OspinoProfessore di teologia pastorale e catechesi (Boston College)

Uno di questi incontri post-Encuentro si è tenuto nell'ottobre 2019 presso l'Università Cattolica d'America a Washington, dove circa 50 delegati di sette diocesi e arcidiocesi che compongono la quarta regione episcopale hanno portato avanti ancora una volta il processo di discernimento e consultazione sulle questioni prioritarie. Una delle questioni più importanti in questa regione è l'accompagnamento pastorale delle famiglie ispaniche e, in particolare, delle famiglie di immigrati colpite dalla minaccia di deportazioni e separazioni familiari che colpisce migliaia di persone. Attraverso sessioni informative condotte dall'organizzazione cattolica no-profit dell'arcidiocesi, Catholic Charities of Washington, vengono già fornite informazioni e formazione sull'immigrazione a parroci, sacerdoti, responsabili dei ministeri e parrocchiani. 

"È importante che tutti i cattolici siano in grado di comprendere le sofferenze e le lotte che i migranti hanno affrontato per venire in questo Paese, per cui dobbiamo vedere in loro praticamente il volto di Cristo", ha detto Celia Rivas, coordinatrice dei servizi di Catholic Charities durante la sua presentazione. 

Papa Francesco ha seguito le orme del V Encuentro quasi dal suo inizio. Nel settembre 2019, una delegazione di vescovi e di ENAVE si è recata in Vaticano e ha presentato le conclusioni e le raccomandazioni generate dalla consultazione nazionale al Papa e ai vertici di vari dicasteri e Pontifici Consigli. "Papa Francesco ha mostrato grande interesse per le conclusioni del V Encuentro e per il suo impegno a creare una cultura dell'incontro. Il processo è stato accolto molto bene dai membri della Curia, che hanno affermato la natura sinodale del processo, con le sue dimensioni di missione e consultazione nelle periferie", Monsignor Cepeda ha detto. "Il Santo Padre ci ha incoraggiato ad andare avanti con la visione di una Chiesa in movimento e ci ha dato la sua benedizione".ha aggiunto. Nel 2018, i partecipanti all'incontro nazionale hanno ricevuto un commovente videomessaggio del Santo Padre, che è stato ripreso da Palabra in un dossier insieme alla preparazione dell'Incontro.

Risultati ed esiti

Tra i risultati del V Encuentro, uno dei più importanti è l'incoraggiamento, la speranza e l'energia rinnovata che ha infuso nelle migliaia di leader delle 159 diocesi con ministero ispanico nel Paese. In una recente relazione alla sessione plenaria annuale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, il vescovo Cepeda ha informato l'organo episcopale sui risultati del processo raccolti nel documento finale. 

Tra i risultati più rilevanti è emersa la necessità di un modello di Chiesa più accogliente e missionario, che cerchi l'integrazione ecclesiale e non l'assimilazione culturale. Ha inoltre individuato la necessità che le parrocchie e le diocesi investano nella formazione e nello sviluppo di leader ispanici, la necessità di aumentare il personale con competenze interculturali nelle scuole, nelle parrocchie, nelle diocesi e nei seminari, e la necessità di accompagnare le famiglie e la formazione alla fede a tutti i livelli. 

"Il V Encuentro ci ha aiutato a raggiungere una più profonda unità nel ministero ispanico, ad ascoltarci meglio, a riconoscere più chiaramente i nostri talenti e a metterli al servizio della missione della Chiesa negli Stati Uniti", ha detto il vescovo Cepeda. "Ci ha anche aiutato a individuare nuovi leader, soprattutto giovani, e a collaborare su un progetto comune in modo sinodale. Il processo del V Encuentro ci ha aiutato, in modo molto intenzionale, ad andare verso le periferie per ascoltare, coinvolgere e accompagnare i nostri fratelli e sorelle che vivono alle periferie della società e della Chiesa".ha aggiunto. 

Ospino prevede che gli effetti del V Encuentro si vedranno nei prossimi 10-15 anni; tuttavia, alcuni effetti positivi sono già visibili. "Il 5° incontro aiutaó per far uscire gli ispanici dall'invisibilità,"Ospino sottolinea come uno degli effetti più significativi del processo. Il resoconto del V Encuentro è disponibile al link www.vencuentro.org.


L'autoreNorma Montenegro Flynn

Giornalista e consulente di comunicazione a Washington.

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Vaticano

Il cardinale M. Czerny: "La Chiesa deve piangere con il grido dei poveri".

Il cardinale Michael Czerny S.J. è entrato nell'Ordine dei Gesuiti nel 1963 ed è stato ordinato sacerdote nel 1973. Ha lavorato nel campo dell'apostolato della giustizia sociale in Canada, America Centrale e Africa. Dal 2010 lavora in Vaticano. È stato creato cardinale da Papa Francesco il 5 ottobre 2019, preceduto dall'ordinazione episcopale il giorno precedente. Palabra lo ha intervistato.

Giovanni Tridente-8 gennaio 2020-Tempo di lettura: 10 minuti

Dalla fede ricevuta in famiglia, alla migrazione forzata in un Paese straniero come rifiuto del comunismo, all'apostolato nelle periferie del mondo, con particolare attenzione ai migranti e ai rifugiati, di cui si occupa in Vaticano dal 2010, il cardinale Michael Czerny ha un'esperienza completa sui temi della "cura degli ultimi". Un momento particolare della sua vita è la recente creazione a cardinale da parte di Papa Francesco, senza dimenticare il suo contributo al Sinodo dei Vescovi sull'Amazzonia.

-Eminenza, come è nata la sua vocazione sacerdotale e quando ha deciso di entrare nella Compagnia di Gesù?

Inizio col dire che ho ricevuto la fede dalla mia famiglia, dalla scuola cattolica, dalle comunità in cui sono cresciuto. Fondata su una buona formazione cattolica, ho scoperto negli anni che Cristo è il centro della mia vita, e l'ho scoperto nelle esperienze, nei testimoni della fede, nelle scelte e nella mia vita di preghiera.

La chiamata a entrare nella Compagnia di Gesù è arrivata presto nella mia vita, quando ero ancora uno studente della scuola superiore. Scuola superiore Loyola a Montreal, e dopo la laurea mi sono unito ai gesuiti in quella che allora si chiamava Provincia dell'Alto Canada. Ho sentito forte il desiderio di servire Dio e il prossimo nella comunità, di usare i miei talenti donati da Dio, di vivere in libertà. 

-Fin da bambino, anche per motivi familiari, ha dovuto vivere in diversi paesi, lasciando la sua patria, la Cecoslovacchia (oggi Repubblica Ceca). Si sente un po' un migrante?

Sì, avevo solo due anni quando abbiamo dovuto lasciare la nostra casa. Ricordo il desiderio di vivere in libertà e il conseguente rifiuto del comunismo. Come famiglia siamo stati molto grati al Canada per la sua accoglienza. Siamo sempre cresciuti consapevoli di aver dovuto lasciare la Cecoslovacchia e di essere stati aiutati da una famiglia misericordiosa. Qualche anno dopo, i nostri genitori accolsero anche altre persone in difficoltà, tra cui un rifugiato della rivoluzione ungherese del 1956 che visse con noi per mezzo anno. In un modo o nell'altro, siamo tutti migranti.

-Per quasi dieci anni ha lavorato in Kenya fondando l'African Jesuit AIDS Network: cosa ricorda di quegli anni?

Ricordo che, come in tutto il mondo, i gesuiti in Africa hanno cercato di camminare con i più bisognosi, annunciando il Vangelo e rispondendo alle ingiustizie più urgenti, tra cui l'HIV (AIDS)... Tutto a partire dalla fede in Cristo, insieme ad altri. 

Il lavoro della Rete gesuita africana per l'AIDS (AJAN), che ho avviato nel 2002, continua in mani molto capaci. Stanno utilizzando le stesse basi e sviluppando le competenze per promuovere un senso di potere e di liberazione, una spiritualità della compassione. Persone piene di fede portano la salute e la gioia di Cristo ai più bisognosi. Ricordo in particolare la testimonianza di vita di uno di loro: "Ero come morto, e loro mi hanno aiutato a tornare in vita".

-La sua esperienza l'ha portata spesso ad occuparsi di questioni di giustizia sociale, anche in incarichi nella Curia romana. Pensa che la "presa di coscienza" di questi temi sia urgente per la Chiesa e per la società?

Più che un'urgenza, credo che la Chiesa non possa fare a meno di guardare e affrontare le questioni di giustizia sociale. Dio ascolta il grido dei poveri e il grido della terra e risponde chiamandoci a partecipare alla sua risposta, con creatività e discernimento. Faccio mie le parole di Santa Teresa d'Avila: "I vostri sono gli occhi con cui Dio guarda con compassione questo mondo. I vostri sono i piedi con cui Cristo cammina per fare il bene. Le vostre sono le mani con cui lo Spirito Santo benedice il mondo intero". 

-C'è il rischio di ridurre la Chiesa a una ONG, snaturando la sua missione evangelizzatrice?

C'è il rischio di essere come una ONG se ci sforziamo di costruire il Regno, ma senza Gesù. È sempre bene ricordare che siamo collaboratori di Cristo, guidati dallo Spirito Santo. Abbiamo quindi bisogno di una vita di preghiera che ci permetta di ascoltare e discernere la volontà di Dio. La preghiera ci aiuta a mantenere l'equilibrio. Corriamo anche il rischio di voler vivere una sequela senza partecipare alla costruzione del Regno, un cristianesimo che cerca di essere "puro" e poi diventa murato e senza relazione, senza "Regno".

Uomini e donne si sentono inviati, in missione; cercano di ascoltare, comunicare, accompagnare, sempre in relazione, collaborando per rispondere al meglio. Il Signore ci dà i doni per questo. Come dice Papa Francesco: è solo quando dimentichiamo questa missione, e dimentichiamo la povertà e lo zelo apostolico, che le organizzazioni ecclesiastiche scivolano lentamente in una ONG o in un club esclusivo.

-Molti accusano il Papa di essere troppo interessato agli "ultimi" con una retorica politica (comunista?) e di non dare abbastanza valore alla dottrina. Cosa ne pensa?

La cura degli "ultimi", dei più piccoli, dei più deboli, è il cuore del Vangelo. Gesù non solo parlava di misericordia, ma era la misericordia incarnata. Quando andremo ad incontrare le vittime, incontreremo anche gli autori e le strutture di peccato che feriscono e tolgono la vita a tanti nostri fratelli e sorelle. Se Gesù si fosse chiuso nel tempio, nessuno si sarebbe preoccupato di lui, ma Gesù non si è chiuso e non ha taciuto. Gesù ha denunciato l'ingiustizia, ha raggiunto gli emarginati, ha mangiato con i peccatori, ha guarito i pagani e ha chiamato gli altri a fare lo stesso. Le sue azioni e la sua vita irritarono molti, che cospirarono e cercarono di metterlo a tacere, fino alla morte in croce. Papa Francesco non dice o fa nulla di nuovo, ma vive solo il Vangelo. Chi legge questo in termini ideologici, forse ha bisogno di avvicinarsi al Vangelo.  

-Cosa pensa della retorica che vede i migranti e i rifugiati come una minaccia per gli Stati?

I migranti non sono una minaccia, ma non è facile crederlo di fronte a un bombardamento di informazioni che distorce la verità. Posso dire molte cose positive sui migranti, ma non è sufficiente. Siamo sfidati a presentare la realtà in modo trasparente, a lasciare che i fatti ci comunichino direttamente la verità. Perché ciò accada, dobbiamo dare loro la parola: farli dialogare con le società di arrivo, transito o accoglienza. Questo ci aiuta a formulare un giudizio equo, basato sul rispetto per gli altri e sulla compassione. 

Questa è la missione della Sezione Migranti e Rifugiati: non solo parlare bene dei migranti, ma anche favorire l'incontro tra chi arriva e la società che lo accoglie. Questo è l'unico modo per combattere la paura e sviluppare la solidarietà.

-È innegabile che in molti luoghi ci sia una grande "confusione" sui temi dell'accoglienza; e d'altra parte, molte persone innocenti perdono la vita attraversando il Mediterraneo. C'è una soluzione concreta a cui possiamo aspirare?

Sì, certo, ma dobbiamo insistere sul plurale: molte soluzioni concrete. Aspettarsi un'unica soluzione completa e perfetta significa solo trascurare il problema e lasciare che si trascini e peggiori. Grazie a Dio, esistono missioni di soccorso ispirate dal Vangelo o da motivazioni umanistiche che aiutano molti a salvare la propria vita e a raggiungere la terraferma. Ci sono corridoi umanitari. Ci sono molti popoli mediterranei - in Spagna, Francia, Italia, Grecia - che aiutano a soccorrere e ad accogliere. Sono in corso colloqui affinché gli Stati europei adempiano ai loro obblighi nazionali e internazionali. E abbiamo il Global Compact, concordato un anno fa da moltissimi Paesi per promuovere e facilitare una migrazione più sicura, ordinata e regolare, a beneficio sia delle persone che migrano o fuggono sia di quelle che le ospitano. 

Quindi, anche se le notizie che fanno più rumore sono quelle che vengono pubblicate, ci sono molti, moltissimi esempi di accoglienza nelle parrocchie, nelle scuole cattoliche, nei movimenti ecclesiali. E non si limita alle istanze di fede, ma si estende a persone di tutte le età e di tutte le fedi; è un'espressione dell'umanità fondamentale che ci unisce.

-Sul suo stemma episcopale, oltre al riferimento alla Compagnia di Gesù da cui proviene, si vede una barca in mezzo al mare con una famiglia di quattro persone, un chiaro riferimento al tema dell'immigrazione. Come ha preso questa decisione, che ha generato alcune critiche in alcuni ambienti?

Sì, la parte superiore del mio stemma riproduce lo stemma dei Gesuiti, che rappresenta il Santo Nome di Gesù, la sua crocifissione e la sua gloria. Illumina tutto, come il sole. La parte inferiore mostra una barca che trasporta una famiglia di quattro persone. Per me il messaggio è semplice: la barca evoca un mezzo comune che gli sfollati usano per cercare una vita migliore altrove. Ma la barca è anche un'immagine tradizionale della Chiesa: la Barca di Pietro, che ha il mandato del Signore di "accogliere lo straniero" (Matteo 25:35), indipendentemente dal luogo in cui si trova la Chiesa. Inoltre, la barca serve a ricordare le opere di misericordia verso coloro che sono esclusi, dimenticati o trascurati. Se continuiamo a guardare lo scudo, l'acqua sotto la barca rappresenta l'Oceano Atlantico che abbiamo dovuto attraversare con la mia famiglia quando siamo emigrati dalla Cecoslovacchia al Canada nel 1948.

-Non contento, ha scelto come croce pettorale quella ricavata dal legno di una barca usata dai migranti per attraversare il Mediterraneo. Il suo è un messaggio molto diretto....

Ogni vescovo o cardinale porta visibilmente la Croce di Gesù Cristo al collo e sul petto, e già 20 secoli fa San Paolo lo definiva "scandalo" e "follia". La mia croce pettorale ci ricorda i crocifissi del nostro tempo e ci pone la domanda: "Dove vedo Gesù crocifisso oggi? È un messaggio della mia vita, della mia missione. 

-Ha ricevuto critiche per essere stato creato cardinale (5 ottobre) senza essere ancora vescovo (ordinato il giorno prima)?

Non ho sentito alcuna critica al riguardo. Al contrario, ho sentito la sorpresa positiva di alcuni: la consapevolezza che nella nostra Chiesa di quasi 20 secoli il Papa ha chiamato per la prima volta un sacerdote sotto gli 80 anni a servire come cardinale. Dio e il Papa sanno cosa hanno visto in noi, i 13 nominati il 1° settembre, ma non sta a noi speculare, bensì aiutare il Santo Padre nella sua missione. Nella sua lettera a noi indirizzata, il Papa ha spiegato cosa significa veramente questa nomina: "La Chiesa vi chiede un nuovo modo di servire... una chiamata a un sacrificio personale più intenso e a una testimonianza di vita coerente".

-Da parte sua, come ha accolto la decisione del Santo Padre di chiamarla come suo diretto collaboratore, elevandola alla dignità di cardinale?

Il 1° settembre mi trovavo alla periferia di San Paolo, in Brasile, per partecipare a un incontro dei Movimenti popolari latinoamericani che preparano un contributo al Sinodo sull'Amazzonia. Ancora una volta, nella sua lettera ai nuovi cardinali, il Papa ha spiegato molto bene cosa intende: "Che questa nuova fase della vostra vita vi aiuti a emulare più da vicino Gesù e accresca la vostra capacità di provare compassione per tutti gli uomini e le donne che, divenuti vittime e schiavi di tanti mali, guardano con speranza a un gesto di tenero amore da parte di chi crede nel Signore". Accolgo quindi con favore la decisione del Santo Padre come una missione. 

-Abbiamo recentemente vissuto il Sinodo dei vescovi sull'Amazzonia, di cui lei è stato uno dei due segretari speciali. Qual è, secondo lei, la cosa più importante che è emersa dall'Assemblea?

Il documento finale contiene molti frutti, molta ricchezza. Ma forse posso sottolineare l'esperienza di sinodalitàper camminare insieme. Sentire la pace e la consolazione che derivavano dall'esperienza di essere guidati dallo Spirito e di riconoscere tanti doni, sentire la chiamata a rispondere a una realtà particolare e a rispondere insieme, sì, al grido della terra e dei nostri fratelli e sorelle. 

-Nel documento finale, oltre agli aspetti di prassi pastorale, ci sono alcune "aperture", almeno per quanto riguarda una riflessione approfondita sull'ordinazione dei diaconi permanenti sposati e una maggiore partecipazione delle donne nei ruoli chiave....

Queste riflessioni sono anche tutte considerazioni pastorali generate in vista di bisogni reali, richieste e situazioni concrete in Amazzonia. Ad esempio, la maggiore partecipazione delle donne alla vita della Chiesa e ai ministeri è già in atto, e il Sinodo ha chiesto un maggiore riconoscimento. Questo è il significato dell'eccezionale possibilità per un diacono permanente sposato e adeguatamente formato di essere ordinato sacerdote per servire in comunità senza accesso all'Eucaristia. È così che dobbiamo comprendere le numerose proposte contenute nei 120 paragrafi del Documento finale; dobbiamo apprezzarle nel loro contesto. Ciò che colpisce è l'accurata preparazione che ha aiutato molto ad avere un Sinodo profondo e fruttuoso. 

-Si parla anche di un rito liturgico specifico per l'Amazzonia, è d'accordo?

Forse molti sarebbero sorpresi di sapere che all'interno della Chiesa cattolica esistono 23 diversi riti di grande antichità e valore, ognuno dei quali risponde a una storia e a una situazione particolare. Questo Sinodo speciale, incentrato sulla regione amazzonica, ha potuto apprezzare la fede e i valori, per cui sembra opportuno sviluppare espressioni particolari, culturalmente tipizzate, per facilitare la vita cristiana e l'evangelizzazione. Questa proposta è una buona notizia che mi dà gioia.

-Perché è importante parlarne?

Il concetto di "ecologia integrale" è stato una delle linee guida del Sinodo. L'aggiunta dell'aggettivo "integrale" a "ecologia" gli conferisce un tocco di sfida, perché si riferisce in generale al "tutto" e all'unità di quel "tutto". Si tratta dell'inclusione e della presenza di tutti gli elementi essenziali (nessuno manca) e del fatto che questi elementi essenziali siano collegati o fusi insieme. Allo stesso tempo, "integrale" nega l'esclusione o l'isolamento. "Integrale" dà all'idea di ecologia un'ampiezza e un peso maggiori.

Nessuno dei problemi e delle opportunità dell'Amazzonia può essere tralasciato dall'attenzione e dalle azioni della Chiesa.

-È stata criticata una presunta concezione "ambientalista" della Chiesa. Ma in Laudato si' il Papa dice che "tutto nel mondo è intimamente connesso". Queste critiche sono sincere?

In questo contesto amazzonico, come sottolinea Papa Francesco nell'enciclica Laudato Si'tutto è collegato. Il sociale e il naturale, l'ambientale e il pastorale non possono e non devono essere separati. Non so cosa motivi queste critiche, ma il Sinodo si è impegnato a risolvere questo problema, a collaborare alla "guarigione" di molte vulnerabilità commesse in questo territorio amazzonico. A Laudato Si'Papa Francesco sostiene che il mondo sta affrontando una crisi di sopravvivenza. "Dobbiamo renderci conto che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale; deve integrare le questioni di giustizia nelle discussioni ambientali, per ascoltare sia il grido della terra sia il grido dei poveri".. Il grido della terra e il grido dei poveri sono un unico grido, e la Chiesa deve ascoltarlo e piangere con loro.

-Il Santo Padre ha "promesso" una rapida pubblicazione dell'Esortazione Apostolica. Sapete come viene preparata?

La preparazione è ben avviata, ma non posso indicare una data precisa per la pubblicazione dell'Esortazione apostolica. Nel frattempo, il Documento finale merita la nostra lettura e il nostro apprezzamento: ci aiuta a conoscere l'Amazzonia in modo molto umano e spirituale, e allo stesso tempo ci porta a riflettere sulla nostra situazione di credenti e di abitanti del pianeta. 

-Cosa pensa delle critiche al Papa?

Il miglior regalo o servizio che si possa fare a un leader è offrire critiche ponderate e costruttive, perché lo stesso status di autorità tende a isolare. La saggezza consiste nello scegliere le critiche legittime e credo che il Santo Padre lo faccia molto bene. Non ha paura di dire "ho sbagliato, mi dispiace".

-Pensa che la "Chiesa in movimento", che è vicina agli ultimi, accogliente, compassionevole e perdonante, possa avere margini di successo?

Credo che la Chiesa cerchi di mettere in pratica il suo impegno per la compassione e la giustizia del Vangelo. È chiamata a osservare e capire, per poi dialogare e agire. La Chiesa sta facendo, ha sempre fatto. Accompagnare e cercare insieme: questo è il senso di tutto. La "Chiesa in movimento" sono quelle migliaia di uomini e donne di fede che, in tutto il mondo, danno la risposta misericordiosa ed efficace della Chiesa. Perché in tutto il mondo sono al fianco di chi soffre.

-Come immagina il nostro mondo tra qualche anno e quanto pensa che sarà influente il messaggio del Vangelo?

La fede cristiana e la Chiesa cattolica continuano a crescere numericamente, quindi tra dieci anni ci si può aspettare che il messaggio evangelico abbia una maggiore portata e un maggiore impatto. Speriamo. Allo stesso tempo, dovremmo mettere sempre più in pratica il Concilio Vaticano II - come ha fatto il recente Sinodo dell'Amazzonia - aiutando i cristiani a vivere e celebrare la loro fede in modo più autentico. Grazie a Dio, Gesù ce lo ha promesso: "Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"..

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Attualità

Specchio della società. La serie ci ritrae

Nessuno osa dire che la serialità sia qualcosa di nuovo. La serialità è sempre stata presente nella stampa, nei fumetti, nella radio, nel cinema e nella televisione. Finora erano solo un altro prodotto del catalogo offerto dai media. Ma qualcosa è cambiato, sono diventati un fenomeno di massa e stiamo cercando di capire il loro impatto sulla nostra vita.

Jaime Sebatián Lozano-8 gennaio 2020-Tempo di lettura: 10 minuti

"Quelli che guardavano le serie TV erano i 'freak'. Ora sembra che chi non li guarda lo sia".. Questo commento è stato ascoltato durante un colloquio in occasione della presentazione di uno studio basato su un'indagine condotta da L'osservatorio della serie. Questo studio è stato ampiamente riportato dai media, e una ricerca su Google per conoscerlo.

I dati di fatto

Lo studio del 2019 è stato realizzato a gennaio, conducendo 3.140 interviste online a livello nazionale con partecipanti di età pari o superiore ai 14 anni, calibrate per sesso, età e classe sociale, tra gli altri fattori, per produrre questo rapporto. Ecco alcuni dei suoi risultati. 

-Sette spagnoli su dieci guardano le serie almeno un'ora al giorno.

-Più della metà riconosce che le serie sono "molto o abbastanza importanti nella loro vita". Nel caso dei giovani tra i 14 e i 24 anni, la percentuale sale al 71 %.

-Uno spettatore su due si identifica con un personaggio.

-Sono molti i "seriéfilos" che dichiarano che in un certo momento della loro vita un personaggio li ha aiutati, è diventato per loro un punto di riferimento estetico e attitudinale.

Le storie di donne sono le più richieste dagli intervistati, 16,3 %, una cifra che raddoppia nella fascia di età 14-24 anni.

-Il genere preferito in Spagna è la commedia (67,2 %).

-Un terzo dei fan delle serie TV le guarda quando può. Le ragazze sotto i 24 anni sono le più compulsive nel guardare le abbuffate. 

-Le donne sotto i 34 anni sono il gruppo che fa più maratone (67,4 %). Si opta per un tipo di storia con lunghe stagioni e lunghi capitoli.

-Le donne sopra i cinquant'anni, con figli, tendono più alla commedia romantica e alle serie più drammatiche o storiche.

-Nove telespettatori su dieci parlano delle serie TV con gli amici.

-Guardare le serie TV al computer è molto comune tra i giovani. Sarebbe una buona idea scommettere sul tavoletta o il telefono cellulare, ma a loro piace ancora lo schermo del computer. 

-Le donne lavoratrici con figli, che continuano a sostenere il carico di lavoro più pesante in casa, li vedono mentre svolgono altre mansioni, anche se hanno trovato momenti di tregua da condividere con i figli. 

-Fino a 30 % dei consumatori li guardano mentre usano il cellulare, chattano o interagiscono sui social network. 

-Il comportamento delle persone senza figli (fino a 40 anni) è molto simile a quello dei giovani. Non c'è molta differenza tra chi ha vent'anni e chi ne ha quaranta e non ha figli, per quanto riguarda le serie.

-Il segmento delle donne con figli, che è una grande percentuale della società, non è quello che consuma più serie, ma si dichiara uno dei segmenti più felici e più a proprio agio con la vita.

Le coppie spesso guardano le serie insieme, ma quando arrivano i figli inizia la cosiddetta età della divergenza. Il rapporto è meno intenso e ognuno cerca la propria nicchia.

-Due intervistati su tre dicono di aver smesso di fare altre cose per guardare le serie. La prima cosa che smettono di fare è guardare altri programmi televisivi. Il secondo è smettere di leggere. Poi smettono di dormire e alcuni intervistati hanno detto che smettono di non fare nulla.

-Non esiste una consapevolezza critica della quantità di tempo che le serie occupano nella nostra vita. In effetti, 40 % ammettono frustrazione e ansia perché vorrebbero guardare di più. 

-Tra i personaggi più interessanti, i primi otto sono tutti uomini: dai comici spagnoli come Antonio Recio o Luisma, ai narcotrafficanti come Sito Miñanco di Javier Rey, o ai medici internazionali di ieri e di oggi. 

La sociologa Belén Barreiro, responsabile dell'analisi dei dati dello studio, ha commentato che "Di tutti gli studi che ho visto nel corso degli anni, non c'è niente che mi abbia fatto imparare di più sulle persone e sulla società dello studio di come vengono viste le serie.

Nelle serie i referenti sono i personaggi, non gli attori come nel cinema, e molti di loro sono diventati "esempi" da seguire, o sono serviti come aiuto e ispirazione in certi momenti. Per avere un'idea del volume di questo fenomeno, l'anno scorso in Spagna sono uscite in media 1,2 serie TV o nuove stagioni al giorno. Attualmente, nel nostro Paese vengono prodotte più di quaranta serie. Molto si potrebbe dire sull'impatto sociale delle serie. È un fenomeno che attraversa tutta la società. Non ci sono grandi differenze di consumo in Spagna.

In generale, si può dire che le serie sono una forma di intrattenimento che unisce, che non polarizza e che aiuta a socializzare, a generare e a coinvolgere nella conversazione. Uno dei frequenti argomenti di conversazione sui social network sono gli eventi e le avventure delle serie. Questo fenomeno è andato di pari passo con l'evoluzione tecnologica. Il fatto che internet raggiunga quasi ogni luogo, la molteplicità degli schermi e la visione in streaminghanno cambiato le abitudini e l'intrattenimento degli spettatori/consumatori. 

Molti spettatori preferiscono guardare la programmazione "a la carte": guardare ciò che interessa loro, dove, quando e come vogliono. Questo sta avendo gravi conseguenze per la pubblicità. La pubblicità si sta adattando a nuovi modi fantasiosi di connettersi emotivamente con i consumatori.

Immaginazione

La nostra società è la società della conoscenza. I grandi progressi della scienza ci hanno portato a situazioni inimmaginabili decenni fa. Ma questo non significa che la nostra sia una società razionale. È possibile che l'immaginazione abbia rafforzato il suo ruolo nella nostra vita come forma di evasione in un mondo stressato. Ne sono un esempio le produzioni che hanno a che fare con i supereroi. Nessuno deve pensare che si tratti di un fenomeno adolescenziale. Il loro successo al botteghino del cinema suggerisce che si tratta di un fenomeno di massa. 

Per esempio L'Accademia dell'Ombrello, 2019 serie televisiva americana di supereroi, sviluppata da Steve Blackman per Netflix. È un adattamento dell'omonima serie di fumetti scritta da Gerard Way dal 2007 e pubblicata da Fumetti Dark Horse. La prima stagione ha debuttato il 15 febbraio 2019. Nell'aprile 2019 la serie è stata rinnovata per una seconda stagione. Segue i membri allontanati di una famiglia disfunzionale di supereroi, L'Accademia dell'Ombrellonati in strane circostanze, che collaborano per risolvere la misteriosa morte del padre. Nel frattempo, affrontano molti conflitti a causa delle loro personalità e capacità divergenti. Inoltre, devono combattere una minaccia dell'apocalisse. È stata la seconda serie più vista quest'anno su Netflix, superando i 45 milioni di telespettatori. Ma se vi state chiedendo quale sia stato il primo, stiamo ancora immaginando.

Stranger Things ha superato i 65 milioni di spettatori. È una serie thriller fantascientifica americana co-prodotta e distribuita da Netflix. È uscito sulla piattaforma il 15 luglio 2016, con recensioni positive da parte della stampa specializzata, che ne ha lodato la recitazione, la caratterizzazione, il ritmo, l'atmosfera e il chiaro omaggio alla Hollywood degli anni '80, con riferimenti a film di Steven Spielberg, Wes Craven, John Carpenter, Stephen King e George Lucas, tra gli altri. La seconda stagione ha debuttato nel 2017, mentre la terza stagione nel 2019: è composta da 8 episodi e presenta nuovi personaggi. 30 settembre 2019, Netflix ha confermato il rinnovo della serie per una quarta stagione.

La storia inizia negli anni '80 nella città immaginaria di Hawkins, Indiana, quando un ragazzo di nome Will Byers scompare, scoprendo gli strani eventi che si stanno verificando nella zona come risultato di una serie di esperimenti governativi in un vicino laboratorio scientifico. Inoltre, in città compaiono inquietanti forze soprannaturali e una bambina molto strana. Lei, insieme agli amici di Will, si metterà alla sua ricerca, senza immaginare cosa dovranno affrontare per trovarlo. Inavvertitamente, hanno creato un portale per una dimensione alternativa chiamata Capovolto ("l'altro lato"). L'influenza di Capovolto inizia a influenzare in modo calamitoso gli inconsapevoli abitanti di Hawkins.

Il motivo per cui la serie affascina giovani e meno giovani è un argomento che è stato e sarà discusso come un fenomeno da studiare. Sembra che un cenno al passato sia un ingrediente da considerare, anche se nella fantasia.

Con quasi lo stesso numero di spettatori di L'Accademia dell'Ombrello è una serie spagnola, La casa di carta (44 milioni di spettatori). Prodotto da Atresmedia per la trasmissione in Antena 3e successivamente in Netflix.

È stato trasmesso in anteprima il 2 maggio 2017 sul canale spagnolo Antena 3che ha distribuito le prime due parti della serie in Spagna, prima che Netflix l'ha acquistato alla fine del 2017, l'ha montato e rimontato e ha pubblicato le due parti in tutto il mondo. La terza parte è stata rilasciata il 19 luglio 2019. L'uscita della quarta parte completa è prevista per il 3 aprile 2020.

La serie ruota attorno a un assalto di più giorni, ben preparato, alla Fábrica Nacional de Moneda y Timbre. Un uomo misterioso, noto come "il Professore", sta progettando la più grande rapina della storia. Per realizzare l'ambizioso piano, recluta un team di otto persone con determinate competenze che non hanno nulla da perdere. L'obiettivo è quello di entrare nella Fabbrica e stampare 2,4 miliardi di euro. Per farlo, la squadra ha bisogno di undici giorni di isolamento, durante i quali dovrà affrontare forze di polizia d'élite e 67 ostaggi.

Sebbene la trama possa sembrare inverosimile all'inizio, riesce a catturare lo spettatore. I personaggi sono convincenti. Ognuno di loro ha la propria storia di perdenti ma con una certa voglia di riscattarsi. A volte il loro dialogo riflette dei valori, anche se non sono politicamente corretti.

Basato su eventi reali

Se abbiamo già detto che la fantasia ci attrae, è anche vero che il suo valore sta proprio nel contrasto con la realtà. Proprio uno dei richiami di tutte le produzioni audiovisive è il noto predicato "basato su eventi reali"..

Un esempio lampante è la serie Credetemi  (32 milioni di spettatori). In uscita a settembre 2019 su Netflix, è salito rapidamente alla ribalta. Basata su eventi reali, la serie si basa sul pluripremiato articolo Pulitzer di Ken Armstrong e T. Christian Miller. È incentrato sulla storia di una giovane vittima di stupro che, a causa dell'inettitudine di molti e della mancanza di competenza e tatto in questo tipo di casi, finisce per essere costretta a dire che si è inventata tutto. Marie aveva 18 anni nel 2008 quando è stata aggredita nel suo appartamento da un uomo che l'ha violentata. La donna denuncia l'aggressione alla polizia, che abbandona rapidamente le indagini sul suo caso e la accusa di aver fatto una falsa denuncia. 

La parte più difficile della storia è che l'adolescente stuprata, quando ha denunciato l'aggressione, è stata messa sotto pressione dagli agenti di polizia e interrogata su alcune contraddizioni del suo racconto. Non l'ha aiutata il suo tragico passato di abusi e affidamenti. Ha persino confessato di essersi inventata tutto. Tuttavia, anni dopo, un nuovo caso di stupro e altri due detective più coerenti con il suo caso portarono la giustizia e la società a scusarsi con una Marie la cui vita era stata fatta a pezzi.

Al di là di ciò che è basato su eventi reali, è la storia in sé. In questo senso, i serial hanno una nicchia ben meritata. Ce ne sono di molti tipi, ma forse le serie sulle regine hanno avuto un successo particolare. L'esempio più chiaro è La Coronama ce ne sono altri con buoni risultati. La serie spagnola Isabel è una grande produzione al nostro livello. L'elenco continua con La regina bianca, Vittoriaecc.

Visualizzazione critica

Si è già detto che uno dei meriti della serie è l'identificazione dello spettatore con alcuni personaggi che lo accompagnano nei vari capitoli. Alcuni di essi rimangono impressi nella retina e nella memoria, diventando punti di riferimento. Come sembra ovvio, questi personaggi non sono sempre esemplari. Inoltre, in molti casi i protagonisti hanno un dubbio merito: rendono simpatico il male. Un esempio paradigmatico di ciò è Breaking Badche è andato in onda per cinque stagioni e ha vinto innumerevoli premi. 

Walter White, 50 anni, insegnante di chimica in un liceo di Albuquerque, New Mexico, scopre di avere un cancro incurabile ai polmoni. Sposato con Skyler e con un figlio disabile, la brutale notizia lo spinge a cambiare drasticamente la sua vita: decide, con l'aiuto di un ex studente, di produrre anfetamine e di metterle in vendita. Il suo obiettivo è quello di liberare la sua famiglia dai problemi finanziari quando si verificherà l'esito fatale. La trama solleva un'importante questione etica: fino a che punto si può perseguire il male per raggiungere il bene. Affrontare queste domande richiede un pubblico maturo e piuttosto critico. Il pericolo di manipolazione attraverso sentimenti di simpatia e facili emozioni è un problema che dovrebbe preoccuparci.

Gli esempi includono  Breaking Bad ce ne sono molti. Un copione superficiale può ridicolizzare un comportamento serio e responsabile. Allo stesso tempo, può incoraggiare atteggiamenti irresponsabili nei principali aspetti della vita (famiglia, sessualità, amicizia, divertimento, lavoro, ecc.)

Penso che i frequenti messaggi agli spettatori di guardare le serie in modo critico non siano superflui. Questo è particolarmente importante per il pubblico giovane, ma non è superfluo per gli adulti. I comportamenti violenti, edonistici, non solidali, egoistici, spietati, ecc. sono, in generale, facili da vendere e abbondano sul mercato. Fino a che punto siano innocui è una questione che non è facile da delimitare e che ha generato molte controversie.

Cosa ci aspetta

L'offerta di prodotti per l'intrattenimento audiovisivo è sovrabbondante. La concorrenza è in aumento e i livelli di produzione sono molto elevati. L'altra faccia della medaglia è meno discussa: i costi. Le figure seguenti illustrano questo punto: Netflix 4 milioni per episodio di Orange is the new black; 4,5 milioni per episodio di Il castello di carte; 8 milioni per episodio di Stranger Things9 milioni per episodio di Senso 8, 13 milioni per episodio di La Corona.

Mantenere questi livelli di creazione di prodotti è estremamente costoso. Il budget per Netflix in contenuti per il 2018 ha superato i 12 miliardi di dollari, di cui 85 % sono andati a produrre serie e film propri e i restanti 15 % ad acquistare contenuti già pronti. Cifre che nessuno studio di Hollywood può eguagliare. Pertanto, il Warner ha prodotto 23 film e Netflix raggiunto 82.

A Netflix i conti non tornano sempre. In ogni caso, sembra che la torta sia ancora grande. Tutti i televisori in streaming (Netflix, Amazon, HBO, YouTubeecc.) è solo il 10 % della TV lineare negli Stati Uniti. Questo ha incoraggiato l'arrivo di nuove piattaforme come Disney+ e Apple TV+. La Walt Disney Companyconosciuto anche semplicemente come Disneyè la più grande azienda di media e intrattenimento del mondo. Il 14 dicembre 2017, l'azienda ha annunciato i piani di fusione con la multinazionale 21st Century Foxil proprietario della società di produzione cinematografica 20th Century Fox e i suoi canali televisivi come Gruppo Fox Networks, Reti FX e National Geographic. Ora tra le filiali di Disney sono: Walt Disney Pictures, Studi di animazione Pixar, Studi Marvel, LucasFilm, 20th Century Fox, Fox Searchlight Pictures, Studi Blue Sky e I Muppet.

Apple TV+ è stato lanciato ufficialmente il 1° novembre in oltre 100 paesi e regioni del mondo. Vuole conquistare Netflix nel suo stesso gioco: quello delle produzioni originali. Il gigante tecnologico ha in programma di realizzare ogni anno sei film a medio budget, con l'intento di suscitare l'entusiasmo per Apple TV+ e ottenere una nomination agli Oscar. Ha il sostegno di artisti e personaggi pubblici come Oprah Winfrey, Steven Spielberg, Jennifer Aniston, Reese Witherspoon e altri.

Tutto questo ci porta a pensare che ci sarà una crescita ancora maggiore dell'offerta di serie. È anche vero che questo può significare una maggiore spesa per gli spettatori, dato che il mercato diventa ancora più frammentato. Anche questo, come tutto il resto, ha i suoi limiti. Vedremo quando arriverà.

L'autoreJaime Sebatián Lozano

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TribunaPaul Toshihiro Sakai

L'impronta di Papa Francesco in Giappone

L'autore, vescovo e responsabile della comunicazione della visita, fornisce le sue impressioni sul recente viaggio del Santo Padre in Giappone. Un Paese che, come ha detto il Papa, "è per il mondo intero il portavoce del diritto fondamentale alla vita e alla pace". 

3 gennaio 2020-Tempo di lettura: 3 minuti

Papa Francesco è finalmente arrivato nella terra che tanto desiderava: il Giappone, la terra del Sol Levante. Durante l'incontro con i vescovi giapponesi, appena arrivato a Tokyo, uno di loro gli ha chiesto: "Santo Padre, perché fin da giovane non vedeva l'ora di venire nel nostro Paese? Il Papa rispose così: "Non so perché, ma ho avuto questo desiderio fin da giovane. In seguito, una volta ho espresso ufficialmente questo mio desiderio per iscritto al mio superiore, il Provinciale, ma lui mi ha detto di no, perché pensava che la mia salute, non avendo un quarto di polmone, non avrebbe resistito in terra di missione. Così mi sono "vendicato", anni dopo, quando ero Provinciale, mandandone cinque in Giappone. E il traduttore che ha accompagnato il Papa per tutto il viaggio è stato uno dei cinque, padre Renzo de Luca, SJ. Tuttavia, credo che il gesuita argentino che si chiamava padre Jorge Bergoglio abbia fatto del suo meglio per aiutare il Papa. vendettaLa prima cosa che fece fu quella di venire in Giappone come successore di Pietro.

Il secondo Papa in Giappone

È stato infatti il secondo Pontefice romano a mettere piede sul suolo giapponese, dopo San Giovanni Paolo II 38 anni fa. È il Paese in cui San Francesco Saverio ha gettato per la prima volta il seme cristiano, e anche il Paese in cui il giovane gesuita Jorge Mario Bergoglio avrebbe voluto venire come missionario. Il programma di quattro giorni è stato intenso.

Sebbene i cattolici siano una minoranza assoluta nella popolazione giapponese - 450.000 persone su una popolazione totale di 120 milioni - i media hanno riferito ampiamente della sua venuta e dei vari eventi. Per esempio, sulla prima pagina di ogni giornale c'era una fotografia del Papa che pregava a Nagasaki e Hiroshima, o in compagnia di persone in vari luoghi di Tokyo. La televisione nazionale, la NHKLa visita del Papa al parco commemorativo della bomba atomica di Nagasaki è stata trasmessa in diretta, ottenendo 20 % di share sullo schermo, il che equivale alla finale della Coppa del Mondo di rugby giocata poco tempo fa.

I media

La maggior parte di questi servizi giornalistici ha parlato dei loro messaggi sul disarmo nucleare, sulla bomba atomica, sulla pace, ecc. È logico che abbiano sottolineato questi messaggi, perché nel nostro Paese la tragedia della bomba atomica non è un ricordo del passato, ma rimane di grande attualità. È logico che abbiano sottolineato questi messaggi, perché nel nostro Paese la tragedia della bomba atomica non è un ricordo del passato, ma rimane di grande attualità. Esiste un ospedale specializzato per le vittime della Seconda Guerra Mondiale in qualsiasi altro Paese dell'Est o dell'Ovest? In Giappone, sì. A Nagasaki, l'Ospedale della bomba atomica è ancora in funzione, come suggerisce il nome. È un dato di fatto che tutti i giapponesi hanno allergia all'energia nucleare, anche se per uso pacifico. Pertanto, le parole del Santo Padre erano molto in sintonia con l'atteggiamento dei giapponesi.

Tuttavia, io che, grazie a Dio, ho potuto accompagnare il Papa durante la visita come addetto alla comunicazione, vorrei sottolineare non solo le parole di Francesco, ma soprattutto il suo atteggiamento. L'impressione che ho avuto è stata che il Santo Padre non è venuto qui per lavoro, ma a accompagnare. A dimostrazione potrei citare molti momenti: all'aeroporto all'arrivo, sotto la pioggia fredda e il vento forte, dopo quattro giorni di Thailandia, ha salutato gentilmente i ragazzi che lo aspettavano con un messaggio e ha detto più o meno: "Camminate e cadete, perché così imparerete a rialzarvi"; dopo il messaggio rivolto ai vescovi del Giappone, ci ha detto: "Camminate e cadete, perché così imparerete a rialzarvi"; dopo il messaggio rivolto ai vescovi del Giappone, ci ha detto: "Camminate e cadete, perché così imparerete a rialzarvi". chiesto Ha ascoltato e incoraggiato ciascuno dei sopravvissuti di Nagasaki e Hiroshima, nonostante il programma fosse molto serrato; ha ascoltato fino alla fine la canzone che ha chiuso l'incontro con le vittime del triplice disastro di Fukushima, e così via. A 82 anni era comprensibilmente stanco, e a volte non lo nascondeva, ma quando c'era una persona, anche se una sola, che lo aspettava, si rivolgeva subito con tutto il suo affetto e interesse, con tutta la sua persona.

Come ho detto, ero responsabile della comunicazione e collaboravo con i responsabili della Chiesa, oltre che con le società di comunicazione e i media cattolici, per ricevere e assistere i giornalisti nazionali e stranieri. Un mese prima del viaggio papale, ci siamo incontrati quasi tutti per condividere tutte le informazioni necessarie e abbiamo scattato una foto insieme come ricordo. Poi mi è venuta l'idea che, se ne avessi avuto l'opportunità, l'avrei mostrata al Papa e gli avrei chiesto di firmarla. E così ho fatto. Papa Francesco ha scritto su due foto non solo la breve frase che gli avevo chiesto di scrivere, ma alcune frasi molto significative e profonde: "Continuate a comunicare ciò che avete ricevuto gratuitamente, grazie! Comunicare la Buona Novella significa prendere l'abitudine di "salutare le Promesse da lontano"... come state facendo voi. Grazie!

In queste frasi vedo il suo punto di vista sul lavoro di comunicazione, oltre che un'espressione di quello che, in realtà, è il suo modo di lavorare sempre.

L'autorePaul Toshihiro Sakai

Vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Osaka e responsabile della comunicazione per la visita di Papa Francesco in Giappone

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Attualità

Evangelizzare nelle periferie digitali

Credo che se c'è una cosa su cui oggi chi si dedica all'evangelizzazione è d'accordo è che il messaggio di Cristo deve essere presente anche nel mondo digitale. Non solo come sistema etico o iconografico, ma anche influenzando lo stile di vita digitale degli utenti.

Hugo Davila-1° gennaio 2020-Tempo di lettura: 4 minuti

La sfida nel mondo digitale è raggiungere tutti, ma soprattutto i giovani. I social network e i servizi di messaggistica non sono più un gioco o un passatempo, ma fanno parte della nostra vita quotidiana e condizionano il nostro approccio alla vita più di quanto pensiamo. Sono già nate diverse iniziative apostoliche in tal senso: testi del Vangelo, dei Padri della Chiesa o di autori di spiritualità; pagine web, canali di podcast; reti di WhatsApp per la distribuzione di contenuti cristiani, ecc. 

Ma la sfida rimane ancora: appassionare i giovani a queste iniziative o, meglio ancora, influenzare i loro stili di vita, sia all'interno che all'esterno del mondo digitale.

L'orizzonte giovanile

Questo è un tema comune nelle conversazioni tra i sacerdoti che lavorano direttamente con i giovani e gli adolescenti: come possiamo fare in modo che si impegnino con Gesù in modo permanente e non solo per due o tre giorni dopo un'esperienza toccante? Perché non avvicinarsi alla vita spirituale con lo sport, come ha fatto anche San Paolo, o come un'applicazione di fitness o la meditazione trascendentale?

Questo mi ha portato a sviluppare un'applicazione che aiutasse i giovani e gli adolescenti a impegnarsi con Gesù attraverso la preghiera personale. Prima di studiare teologia, avevo studiato ingegneria elettronica e informatica. Così, ho rispolverato le mie competenze di programmazione e, nel tempo libero, mi sono dedicato allo sviluppo del programma app LinkBFF.

Il nome mi è stato suggerito da un gruppo di giovani dopo aver spiegato loro il concetto dell'applicazione che stavo per sviluppare. Da un lato, volevamo un'immagine più fresca, che si distaccasse dallo stereotipo che la gente ha delle app confessionali; dall'altro, volevamo che si parlasse di LinkBFF che potrebbe essere alla pari con le applicazioni di produttività, sport, ecc. Il nome LinkBFF si riferisce a due concetti. Da un lato, la necessità di connettersi (link) con Gesù; e dall'altro lato, scoprire che Gesù è davvero il migliore amico (BFF), Migliore amico per sempre: migliore amico per sempre). 

Il migliore amico

Dietro gli acronimi BFF C'è molto da tagliare. Si scopre che oggi, a causa della crisi della famiglia, molti giovani crescono in case disfunzionali o con genitori assenti per motivi di lavoro o altro. La figura del "migliore amico" ha quindi iniziato ad assumere una forza particolare. I giovani e gli adolescenti hanno bisogno di sentire che possono contare su un sostegno affettivo per prendere decisioni, fare nuove esperienze, commettere errori, ecc. Da qui la figura del "migliore amico" a cui affidare i propri affari personali, al punto che, per non perderlo, di solito non lo scelgono come fidanzato o fidanzata per un futuro matrimonio. La figura del "migliore amico" è diventata un'entità quasi sacra per i giovani e gli adolescenti. È qualcuno che mi capisce, mi conforta, mi ascolta, non mi giudica e mi ama così come sono. I problemi sorgono quando il "migliore amico" tradisce, delude o peggiora le cose anziché migliorarle.

Obiettivo, aiutare a pregare

L'applicazione LinkBFF si è posta l'obiettivo di aiutare i giovani a scoprire che il loro vero migliore amico è Gesù; un migliore amico da scoprire attraverso la preghiera personale.

Grazie a Dio, ci sono già molti autori che hanno fatto proposte eccellenti per far sì che i giovani si colleghino con Gesù. Quello che ho trovato più stimolante è di un autore spagnolo chiamato Juan Jolín, che ha scritto un piccolo libro intitolato 3+2. Il libro consisteva in brevi commenti al vangelo del giorno, che veniva letto in tre minuti; e due minuti per il silenzio (da cui il nome 3+2). Il libro ha come fulcro 3+2 ha seguito la metodologia del lectio divinache ha dato tanti frutti nel corso della storia. La cosa negativa è che, man mano che il libro 3+2 era una pubblicazione regolare, raggiungere molte persone richiede uno sforzo che personalmente non sono stato in grado di fare. Così ho deciso di adottare la metodologia della 3+2 ad un'applicazione e... sorpresa! L'idea ha funzionato.

Prima di arrivare alla versione attuale di LinkBFFHo potuto contare sulla consulenza di professionisti della grafica, del marketing, dell'immagine del marchio e degli audiovisivi. Non c'è dubbio che nel compito dell'evangelizzazione è necessario che le scienze legate alla comunicazione partecipino. 

Gancio

LinkBFF è stato ben accolto. I brevi e giovanili commenti al Vangelo sono coinvolgenti; non solo commentano il testo, ma suggeriscono all'utente come potrebbe essere la sua conversazione con Gesù. Oltre a questi testi, l'applicazione fornisce anche alcuni strumenti aggiuntivi, come un'area per tenere traccia di un piano di vita o di una direzione spirituale. Questo per far capire che senza un progetto a lungo termine e una costanza, non è possibile trovare il vero migliore amico che desideriamo.

LinkBFF è disponibile all'indirizzo Android e iOSe può essere scaricato sulla maggior parte dei modelli di dispositivi. Occupa poco spazio, in modo da non entrare in conflitto con altre applicazioni piuttosto pesanti, come i videogiochi o la messaggistica. Attualmente è disponibile in tre lingue: inglese, francese e spagnolo. Inoltre, da alcuni mesi, sono presenti link ad audio prodotti da sacerdoti, come ad esempio 10min con GesùCommenti di Luis Zazano.

Personalmente, amo i suggerimenti, soprattutto quando provengono dai giovani. Molti ci hanno scritto suggerendo di aggiungere contenuti o modifiche che renderebbero l'app più facile da usare.

L'autoreHugo Davila

Cappellano della Scuola di Citalá (El Salvador)

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Gli insegnamenti del Papa

La bellezza e il potere di trasformazione del Vangelo

Alla fine e all'inizio dell'anno, soprattutto in ambito cristiano, si fanno spesso dei regali che prolungano e concretizzano, mostrando il nostro affetto per gli altri, il dono della salvezza portatoci da Cristo. 

Ramiro Pellitero-1° gennaio 2020-Tempo di lettura: 5 minuti

Includiamo due "doni" che possono essere utilizzati per rivedere e approfondire gli insegnamenti del Papa nelle ultime settimane: il viaggio di Francesco in Thailandia e Giappone e la sua lettera apostolica. Admirabile signumIl significato e il valore del Presepe. 

Viaggio pastorale in Thailandia e Giappone

Come ha osservato Francesco nel suo udienza generale del 27 novembreIl suo viaggio in Thailandia e in Giappone gli ha portato grande gioia e gratitudine a Dio. Sebbene i cattolici siano molto pochi (circa 1 %), questi Paesi sono un esempio di pacifica convivenza multiculturale, non priva di gravi pericoli e minacce. La predicazione del Papa è stata intrisa di bellezza e di un senso positivo e incoraggiante.

Durante la Messa celebrata presso lo Stato nazionale a Bangkok ha sottolineato la bellezza dell'evangelizzazione e la sua necessità non solo per quanto riguarda i destinatari, ma anche per quanto riguarda la per quanto riguarda gli evangelizzatori stessiper raggiungere il loro "essere più vero". esercitando il loro discepolato missionario, estendendo la famiglia di Dio.

Allo stesso modo, durante il suo incontro con i sacerdoti e i religiosi, i seminaristi e i catechisti, li ha incoraggiati a non avere paura di inculturare il Vangelo sempre più, mossi dalla gratitudine e dalla contemplazione di ciò che Dio ci ha donato, e pieni di passione per Gesù e il suo Regno. Il tono del Papa si evince da frasi come questa: "Il Signore non ci ha chiamati per mandarci nel mondo a imporre obblighi alle persone, o a mettere su di loro pesi più pesanti di quelli che già hanno, e sono tanti, ma per condividere una gioia, un orizzonte bello, nuovo, sorprendente".

Si tratta di ricerca di nuovi simboli e immagini che risuonano e fanno emergere la bellezza dei valori personali e culturali. Lo sguardo di Gesù ci trasforma e ci permette di scoprire e far emergere il meglio nella vita e nelle azioni degli altri. E così l'evangelizzatore diventa un segno vivo e operante della misericordia di Dio.  

Francesco ha confermato ai vescovi che l'evangelizzazione richiede fedeltà alla Chiesa e alla propria vocazione.imparare a credere al Vangelo e ad esserne trasformati". Ricordò loro che molte di quelle terre erano state evangelizzate da fedeli laici. "Questi laici hanno avuto l'opportunità di parlare il dialetto del loro popolo, un esercizio semplice e diretto di inculturazione, non teorico né ideologico, ma frutto del loro ardore di condividere Cristo".

Incontro con i leader religiosi

In un importante incontro con i leader cristiani e di altre religioni, ha approfondito il tema del dialogo e della collaborazione, della conoscenza reciproca e della promozione di un'economia di mercato. umanesimo integrale difendere la dignità umana e la libertà religiosa per tutti. Ha chiesto loro di reagire contro la tendenza a omogeneizzare e standardizzare i giovani, tipica di una cultura globalizzante che spesso non rispetta le radici e le tradizioni locali. Lo stesso giorno ha chiesto personalmente ai giovani di crescere come alberi belli e forti, radicati nella fede dei loro anziani, radicati nell'amicizia con Gesù Cristo.

Il motto del viaggio pastorale in Giappone è stato Proteggere tutta la vitaparticolarmente significativa dopo il triplice disastro del 2011: terremoto, tsunami e incidente alla centrale nucleare. 

Proteggere la vita

Proteggere la vita significa possedere "il senso del vivere. Si tratta di un aspetto molto importante per i giovani giapponesi, che oggi sono minacciati dal suicidio e dalla "bulismo".. Francesco ha consigliato loro di uscire da se stessi per andare incontro a chi ha bisogno: "Per crescere, per scoprire la propria identità, la propria bontà e bellezza interiore, non possiamo guardarci allo specchio. Molte cose sono state inventate, ma grazie a Dio non esistono ancora. selfie dell'anima"..

Al popolo del Giappone - dove i cristiani contano su "migliaia di martiri-Il Papa gli ha augurato di essere un pioniere per un mondo più giusto e pacifico. Le sue parole sono risuonate in tutto il mondo dopo Hiroshima: "L'uso dell'energia atomica per scopi bellici è immorale, così come il possesso di armi atomiche". (Messaggio all'Incontro per la Pace, 24-XI-2019). 

In una cultura improntata alla ricerca dell'efficienza, del rendimento e del successo, ha esortato invece a sviluppare, "una cultura dell'incontro e del dialogo, caratterizzata da saggezza e ampi orizzonti".Ha anche proposto loro di rimanere fedeli ai loro valori religiosi e morali e di essere aperti al messaggio del Vangelo. Per raggiungere questo obiettivo, ha proposto loro di rimanere fedeli ai loro valori religiosi e morali e di aprirsi al messaggio del Vangelo.

Per quanto riguarda i cattolici, ha detto ai vescovi giapponesi, "la parola più forte e chiara che possono dare è quella dell'umile testimonianza quotidiana e del dialogo con le altre tradizioni religiose"..

Il presepe: un "Vangelo vivente". 

Con la vostra Carta Il bellissimo segno del presepe (Admirabile signum1-XII-2019, sul significato e il valore del Presepe), Francesco afferma che rappresentare la nascita di Gesù equivale a "annunciare il mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia".. Si tratta di un "esercizio di fantasia creativa".pieno di bellezza, che contiene in sé "una ricca spiritualità popolare".Perché, si chiede, questo è ancora fonte di meraviglia ed eccitazione? E risponde con tre ragioni. 

La tenerezza di Dio

In primo luogo, perché manifesta la tenerezza di Dio. Gesù si presenta come un fratello, come un amico, come il Figlio di Dio che si fa Bambino per perdonarci e salvarci dal peccato. 

Rivivere la storia

In secondo luogo, perché ci aiuta a per rivivere la storia che ha avuto luogo a Betlemme, per "sentirci coinvolti nella storia della salvezza, contemporanei dell'evento che è vivo e presente nei più diversi contesti storici e culturali". 

Il Papa si sofferma qui per mostrare che, se sappiamo che possiamo "contemplare".Tutto nel presepe ci parla - può parlarci - della nostra vita in relazione a Gesù e agli altri. Soprattutto i pastori, poveri e semplici, ci ricordano il nostro rapporto con Gesù e con gli altri. il messaggio del Natale: la rivoluzione dell'amore e della tenerezza che provengono da Dio. "In questo nuovo mondo inaugurato da Gesù". -il Papa osserva: "...c'è posto per tutto ciò che è umano e per ogni creatura".. Il presepe rappresenta anche santità per tutti nella vita ordinaria, che è una via verso Dio.

E per questo "modo" arriviamo al centro del presepe, la grotta dove si trovano Maria, Giuseppe e il Bambino. "Dio si presenta come un bambino da accogliere tra le nostre braccia. Nella debolezza e nella fragilità nasconde la sua potenza che crea e trasforma ogni cosa".. Mostrandosi uguale a tutti i bambini, "Dio è sconcertante, è imprevedibile, va continuamente oltre i nostri schemi"..

I tre saggi

Nelle tre figure dei Magi, che, seguendo una stella, sono venuti da lontano per adorare il Bambino, possiamo scoprire - ci suggerisce Francesco - il responsabilità come cristiani, dobbiamo essere evangelizzatori, portare il messaggio al mondo. "con azioni concrete di misericordia la gioia di aver incontrato Gesù e il suo amore"..

A proposito di quest'ultimo, Francesco spiega il significato del presepe per il popolo di Dio.  trasmissione della fede, grazie ai nostri genitori e nonni, ai quali si aggiungono i catechisti, i sacerdoti e gli educatori alla fede in generale: "A partire dall'infanzia e poi in ogni fase della vita, [il presepe] ci educa a contemplare Gesù, a sentire l'amore di Dio per noi, a sentire e credere che Dio è con noi e che noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli grazie a quel Bambino Figlio di Dio e della Vergine Maria. E sentire che è qui che si trova la felicità".

Allestire il presepe è quindi un buon modo per "entrare" nel Natale con spirito cristiano e per mostrarlo agli altri. 

A questo proposito, vale la pena ricordare che i Padri della Chiesa dicevano che la santità consiste nel lasciare che Gesù nasca continuamente in noi. Qui il Papa ci ricorda che il Presepe è una buona scuola - un "Vangelo vivente- per impararlo e trasmetterlo.

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SOS reverendi

Cambiamenti climatici e parrocchie

Chi è responsabile dei recenti cambiamenti climatici? Anche se alcuni sostengono che il clima cambia "di default" a causa di vari cicli radicati nella natura, sembra abbastanza ovvio che l'azione umana sia in grado di modificare l'ambiente.

Manuel Blanco-1° gennaio 2020-Tempo di lettura: 3 minuti

Ciò che accade nell'ecosistema potrebbe essere trasferito al regno spirituale in un'ampia metafora. Quando all'umanità furono consegnate le chiavi del pianeta, il "contratto" includeva l'obbligo di una cura e di un lavoro rispettosi. Ma il "padrone di casa", il "contratto" e le vantaggiose condizioni di locazione furono presto dimenticati.

Il sacerdote sa che è molto difficile cucinare senza plastica negli alimenti; o guidare per le sue parrocchie senza combustibili fossili; o riscaldare case, locali e chiese con energie rinnovabili; o coltivare 100 % prodotti biologici nell'azienda agricola parrocchiale. Un "páter" è vigile perché molti cercano di rubare il Natale o la Pasqua, spogliandoli della loro autenticità cristiana attraverso il consumismo e il piacere disordinato. Ma questo non gli impedisce di celebrare le feste delle Alleanze dell'Amore di Dio con i suoi figli. Gli piace anche che i suoi collaboratori e i poveri che gli sono vicini sentano il caldo abbraccio della Chiesa con qualche piccolo dono che fa loro. È anche un esperto nell'utilizzo e nel riciclo di materiali per le diverse attività dei suoi parrocchiani.

I sacerdoti ricorderanno sempre che il genere umano continua a soffrire di un grave inquinamento: quello del peccato originale, che ha lasciato un fiume putrido di conseguenze che avvelenano i campi della felicità umana ovunque scorra. Il "cambiamento climatico" che più li convince si riferisce alla necessità di un cuore nuovo e di nuove relazioni interpersonali. Rispetto, pace, perdono, fraternità... Gesù Cristo ha ideato l'"ambiente" più sano per i suoi fratelli e sorelle.

Un buon pastore non crede nei "punti di non ritorno" perché ha imparato che non è mai troppo tardi per applicare la misericordia di Dio. C'è sempre un'opportunità per riscattarsi e ricominciare da capo. È così che lo vive nel Sacramento del Perdono. Certo: è consapevole che qualcuno deve "sopportare" le conseguenze, anche se non ha colpa. È necessaria una riparazione; la riparazione più importante è avvenuta sulla Croce, ma ogni sforzo di uomini e donne può essere associato a quell'atto d'amore e diventare il più grande esercizio di "riciclaggio".

Un parroco dice "no" ai rifiuti umani. Quando la famiglia cacciò di casa uno dei suoi membri (non mancavano le buone ragioni), D. Bonifacio lo accompagnò a cercare un tetto sopra la testa; scoprì il suo torbido passato; cercò di correggere alcuni errori (tra l'altro con scarso successo); e, soprattutto, non scomparve. Venancio, l'emigrante, ha raccontato storie incredibili in Venezuela. Nessuno ha creduto loro. Neanche D. Fulgencio lo sapeva, ma lo ascoltò; andò a trovarlo in ospedale dopo un incidente stradale e lì il figlio gli rivelò che molte cose erano vere, anche se le raccontava a modo suo: "Trattava i suoi clienti meglio della sua famiglia; ma gestiva quel negozio...".

Quando Padre Rafa ha ritirato l'auto dall'officina, il meccanico lo ha ringraziato con emozione per aver visitato tutte le famiglie durante il periodo natalizio, compresi i suoi anziani genitori. In quella città, si accorsero che la solitudine si stava insinuando nelle case della zona rurale spopolata; che la gente ricordava con pericolosa malinconia coloro che erano scomparsi in quel momento; che era molto difficile infondere speranza in loro, e ora sentivano persino un nuovo desiderio di continuare a vivere.

Un sacerdote viveva in un monastero, separato dall'attività pastorale per un reato di sangue. "Me lo sono meritato, non sono stato io, è stato l'alcol...". Il peso della colpa non gli ha impedito di ammettere le sue colpe. Era impressionante entrare in uno dei magazzini del chiostro e vedere l'enorme quantità di oggetti artigianali che aveva realizzato. "Ho passato un periodo molto brutto. Mi hanno fatto il vuoto. Volevo morire. Il dottore scoprì che avevo un dono per la scultura e mi pregò di concentrare la mia attenzione su di essa. Questo compito e la visita di alcuni colleghi non giudicanti mi hanno salvato la vita...".

Il "cambiamento climatico" nella società avviene attraverso la preghiera. La preghiera stessa diventa un clima che ci permette di vedere Dio negli eventi ordinari e di sentirci amati e accompagnati. Passa anche attraverso la figura del sacerdote "paterno", che rende Cristo "fratello" presente nella vita di molte persone. E porta alle anime l'energia pulita della Grazia, del Perdono, del Cibo eucaristico, ecc.

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Esperienze

Le iniziative della Fundación Grupo Norte si concentrano sulle persone più vulnerabili

Hanno più di 15 anni di storia nella gestione dei servizi per i gruppi più vulnerabili e bisognosi, e non si fermano. La Fondazione Grupo Norte, un'organizzazione senza scopo di lucro, gestisce e collabora in 142 centri religiosi, assiste migliaia di utenti con un modello centrato sulla persona e persegue l'occupazione e l'integrazione sociale.

Francisco Otamendi-10 dicembre 2019-Tempo di lettura: 7 minuti

Gli oltre 1.300 dipendenti della Fundación Grupo Norte stanno festeggiando. L'area Istituzioni religiose dell'organizzazione ha festeggiato il suo 15° anniversario, confermando la sua leadership in un settore in cui la realtà da cui è partito questo progetto pionieristico tre decenni fa non è cambiata. 

In questi anni si sono moltiplicate le linee d'azione, come l'assistenza ai religiosi anziani che non possono badare a se stessi, l'ufficio di collocamento digitale Integraclick, per aiutare le persone in situazioni di vulnerabilità, molte delle quali donne; la collaborazione con il Banco alimentare di Valladolid e la sua rete di volontari; i premi Aliados a iniziative e persone che sono un esempio di integrazione attraverso il lavoro e l'auto-miglioramento, o i riconoscimenti per il lavoro dei media impegnati a diffondere valori contro la violenza di genere e in difesa delle donne; la sponsorizzazione della squadra di basket in carrozzina della città di Valladolid, ecc.

Queste iniziative, inizialmente finalizzate a seguire e sostenere il grande lavoro sociale svolto dalle istituzioni religiose, sono state ampliate e con questo obiettivo sono stati stanziati negli anni più di due milioni di euro per progetti sociali sia nazionali che internazionali. Poi, come abbiamo appena visto, ci sono stati programmi volti a sostenere la promozione dell'occupabilità, l'integrazione sociale dei gruppi a rischio, la sensibilizzazione della società sulla situazione dei gruppi più vulnerabili e il miglioramento della qualità della vita e dell'assistenza alle persone.

Cominciamo con l'assistenza ai religiosi anziani, perché cronologicamente è stata una delle prime. Il tempo passa e la percentuale di religiosi che hanno bisogno di assistenza per le loro attività quotidiane continua ad aumentare. Prima dell'arrivo di entità come la Fundación Grupo Norte, era comune trovare anziani di oltre 80 anni che si prendevano cura di altri religiosi più giovani, ma in condizioni di salute più precarie. E tutto questo con molto amore e dedizione.

I religiosi si sono sempre presi cura l'uno dell'altro. Ma ora, data l'età avanzata e la mancanza di vocazioni in Spagna, hanno bisogno di personale esterno che li aiuti in questo passaggio essenziale e delicato dalla cura all'essere curati. Un compito importante che richiedeva entità sociali professionali, con esperienza di gestione e disposte a svolgere la loro missione, rispettando la loro eredità. Con questo impegno è nata l'Area Istituzioni Religiose della Fondazione Grupo Norte, che attualmente gestisce e collabora con 142 centri religiosi, assiste più di 5.300 utenti ed è diventata il riferimento del settore in Spagna.

L'eredità di ogni istituzione 

Carlos Buerba, direttore di quest'area, ci ricorda che "Fin dall'inizio abbiamo impostato un progetto rigoroso, con standard elevati in termini di qualità e trasparenza, e siamo grati alle istituzioni religiose che ci hanno aperto le porte con tanta generosità".. I primi risultati non tardano ad arrivare, grazie all'applicazione di un modello di gestione che consente alle istituzioni stesse di beneficiare di una serie di vantaggi, che si traducono in un'ottimizzazione delle risorse, in un migliore coordinamento e monitoraggio del team di lavoro, nella creazione di sinergie all'interno dell'istituzione e in un chiaro aumento del supporto e della qualità delle cure. Si ottiene anche un risparmio sui costi, poiché viene effettuata una valutazione efficiente delle risorse attuali. 

Una delle caratteristiche di questo progetto è il rispetto per l'eredità che ogni istituzione rappresenta. "Ci presentiamo alle istituzioni religiose come diretti e stretti collaboratori che si adattano alle loro esigenze e circostanze, sempre rispettando il carisma di ogni istituzione, di ogni congregazione, perché siamo un'entità laica ma ne condividiamo i principi e i valori", spiega Carlos Buerba. 

Inoltre, l'obiettivo finale della fondazione non è solo quello di essere efficiente nella gestione dei costi e nell'ottimizzazione delle risorse, ma anche di fornire una migliore qualità del servizio, stabilendo le persone necessarie nell'assistenza e nella gestione in modo che i religiosi possano continuare a condurre, con la massima dignità possibile, una vita all'interno dell'istituto.

Modello incentrato sulla persona

L'Area Istituzioni Religiose della Fundación Grupo Norte offre un catalogo completo di servizi, tra cui l'assistenza sociale e sanitaria, basato su quattro pilastri d'azione specifici: cura e assistenza diretta (toilette, bagno, mobilizzazione e cambiamenti posturali, somministrazione di farmaci, supporto ai pasti); assistenza terapeutica e riabilitativa per prevenire il deterioramento fisico e cognitivo della persona (fisioterapia e riabilitazione, terapia occupazionale, laboratori, artigianato); servizio medico con infermeria e farmacia proprie; servizio di ristorazione, con programma di menù, diete specifiche (ipertensione, diabete, ecc.), gestione degli ordini di alimenti e materie prime, preparazione e consegna in sala da pranzo.

La fondazione pone l'accento sul modello unico di Cura Centrata sulla Persona (PCC), che pone l'epicentro della sua attività in quattro aree chiave: la persona è al centro del processo; l'importanza del suo ambiente, le capacità delle persone insieme ai loro interessi e bisogni, e la cura con professionisti che conoscono i loro valori, abitudini e ruoli. 

La fondazione fornisce inoltre servizi di sostegno socio-educativo ai minori negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia, nelle scuole primarie e secondarie e nelle residenze per studenti. D'altra parte, offre anche soluzioni nella gestione di rifugi e centri per la protezione dei minori, sviluppando programmi di sostegno educativo, di reinserimento sociale e di occupazione. 

Integraclick

Diverse iniziative lanciate dalla Fondazione Grupo Norte, la cui presidente è Almudena Fontecha, hanno a che fare con l'occupazione, perché sono convinti che l'integrazione attraverso il lavoro sia il modo migliore per promuovere le pari opportunità e l'uguaglianza di trattamento, nonché la formula più adatta per costruire una società più libera e giusta. 

Per questo motivo, hanno creato un portale del lavoro per i gruppi più vulnerabili a cui si rivolgono, con l'obiettivo che tutti coloro che si rivolgono alla fondazione trovino un'opportunità. Si tratta di Integraclick, il primo ufficio di collocamento digitale volto ad aiutare le persone che incontrano le maggiori barriere nella ricerca di un lavoro. "su un piano di parità", e per garantire un processo di integrazione nelle associazioni o nelle aziende che desiderano promuovere la diversità nel mercato del lavoro.

Attraverso il sito web empleo.fundaciongruponorte.es, oltre a gestire le migliori opportunità per ogni candidato, "Promuoviamo la loro piena inclusione nel mercato del lavoro".spiega Almudena Fontecha. Per raggiungere questo obiettivo, aggiunge, "Il nostro team di professionisti effettua un follow-up personalizzato di ogni profilo, consigliando sia i candidati stessi sia le aziende e gli enti che li assumono, perché non dobbiamo dimenticare che l'occupazione è il principale anello di congiunzione con l'inclusione sociale". I programmi di formazione e di intermediazione del lavoro, i processi di reclutamento e le antenne per l'occupazione sono alcuni degli elementi che fanno parte del piano globale per la piena integrazione.

I gruppi difficili da integrare, cioè in situazioni di vulnerabilità, sono le persone con disabilità, gli over 45, le donne vittime di violenza di genere, gli immigrati e i rifugiati, i disoccupati di lunga durata e i giovani.

Banco alimentare

La Fundación Grupo Norte collabora con il Banco Alimentare di Valladolid fin dalla nascita di questa organizzazione senza scopo di lucro, 23 anni fa, prima direttamente dalla società imprenditoriale presieduta da José Rolando Álvarez, Grupo Norte, e poi dalla struttura della fondazione stessa, il cui scopo è quello di incanalare l'azione sociale dell'azienda.

Il sostegno finanziario fornito dalla fondazione aiuta il Banco alimentare e la sua rete di volontari a continuare a distribuire più di 230 tonnellate di cibo ogni mese alle 15.500 persone che vivono grazie al suo lavoro.

Pallacanestro in carrozzina

Dal 2003, la Fondazione è lo sponsor principale della squadra di basket in carrozzina di Valladolid. Questa collaborazione riflette il suo costante sostegno a questa società sportiva, Il progetto "riunisce valori come lo sforzo, l'auto-miglioramento e l'integrazione, che fanno parte di ciò che vogliamo trasmettere come Fundación Grupo Norte".

Oltre alla sponsorizzazione sportiva, l'accordo prevede l'organizzazione congiunta di attività formative e informative nelle scuole, finalizzate a promuovere e sensibilizzare i ragazzi all'integrazione delle persone con disabilità attraverso lo sport.

"Con questa iniziativa ci proponiamo, da un lato, di universalizzare la pratica dell'esercizio fisico tra i gruppi che possono sembrare più vulnerabili e, dall'altro, di evitare la discriminazione, diffondendo l'idea che è l'ambiente ad adattarsi alle esigenze e non il contrario", spiega Almudena Fontecha.

Premi alleati, integrazione e miglioramento

I premi alleati Per l'integrazione promosso nel 2019 dalla Fondazione Grupo Norte è andato a Ikea Iberia, Cáritas Española e alla campionessa mondiale di Kata di Parakárate, Isabel Fernández. Questi premi sono stati creati per riconoscere iniziative e persone che sono esempi di integrazione attraverso l'occupazione e il miglioramento personale.

José Rolando Álvarez, presidente del Grupo Norte, spiega che la I vincitori del premio "sono un esempio vivente del fatto che per cambiare le cose è sufficiente rafforzare l'elemento umano decisivo: la volontà".. Il massimo dirigente della società di servizi sottolinea inoltre che le aziende "Abbiamo bisogno di una diversità sempre maggiore, di persone con modi diversi di pensare e di affrontare le sfide che ci attendono, di persone provenienti da culture e situazioni diverse, che sappiano cosa significhi affrontare un processo di adattamento. 

Durante la cerimonia di premiazione, tenutasi all'inizio di luglio presso La Casa Encendida di Madrid, la presidente della fondazione, Almudena Fontecha, ha affermato che, in quanto trasmettitori del "migliori pratiche". nella trasformazione della società, i Premi Allies hanno l'obiettivo di incentivare pubblicamente azioni strategiche e innovative che generino "valore per la società e per le imprese".

Ikea, Caritas e Isabel Fernández

La giuria di questa prima edizione ha ritenuto che Ikea fosse Migliore azienda integratrice per le sue iniziative volte a integrare le persone a rischio di esclusione nel mondo del lavoro, con programmi specifici per le donne disoccupate di lunga durata, i rifugiati e le persone con disabilità. Il direttore della responsabilità sociale d'impresa di Ikea Iberia, Arturo García, ha sottolineato l'importanza che le aziende promuovano strategie che contribuiscano a creare un ambiente in cui le persone a rischio di esclusione siano integrate nel mercato del lavoro. "Migliora di giorno in giorno". per le persone, al fine di creare società "più equo e inclusivo". 

Nella categoria Azione integrativaIl premio è andato a Cáritas Española, in riconoscimento del significativo tasso di inserimento lavorativo di questa istituzione della Chiesa cattolica in profili legati all'esclusione sociale. Il suo presidente, Manuel Bretón, ha espresso la sua soddisfazione per il premio, che li incoraggia a continuare a contribuire a un compito che deve essere "della società nel suo complesso", continuare a sforzarsi di sviluppare "il futuro di chi ha meno".

Contro la violenza

Il premio giornalistico contro la violenza di genere è un'altra iniziativa promossa dalla Fondazione Grupo Norte. Giunto alla quarta edizione, il premio intende riconoscere e premiare il lavoro giornalistico che contribuisce alla difesa e alla diffusione dei valori contro questa piaga sociale. Quest'anno i premi sono stati assegnati a Pilar Ruiz, collaboratrice di Diario de Ibiza, RNE Radio 3 e RTVE. n

L'autoreFrancisco Otamendi

Spagna

Il diritto dei genitori di scegliere un istituto scolastico è a rischio?

Il ministro dell'Istruzione del governo in carica, Isabel Celaá, ha irritato i datori di lavoro e le associazioni educative mettendo in discussione la libertà di istruzione prevista dall'articolo 27 della Costituzione, e un argomento socialista ha subordinato la scelta della scuola a quanto stabilito dallo Stato, creando ancora più incertezza giuridica.

Rafael Miner-10 dicembre 2019-Tempo di lettura: 6 minuti

Dopo l'apertura del Congresso Cattolici e Vita Pubblica da parte del cardinale Robert Sarah, con una conferenza su L'importanza dell'educazione nella missione della Chiesa oggi, la stessa riunione dell'Università San Pablo CEU e i congressi delle Scuole Cattoliche (CE) e della Confederazione Spagnola dei Centri Educativi (CECE), dovevano entrare in una dinamica impegnativa, ma sulla linea di una relativa normalità professionale.

Normalità in termini di temi previsti, ma relativa perché le aspettative sono aumentate quest'anno, tenendo conto degli alti e bassi nella formazione del nuovo governo dopo le elezioni del 10 novembre. 

La politica dei patti aveva preannunciato alcune settimane di intensi negoziati, come nei mesi precedenti, ma non un'aspettativa così grande come quella suscitata da alcuni eventi importanti. In primo luogo, il rapido pre-accordo raggiunto tra il presidente socialista in carica, Pedro Sánchez, e il leader del partito unitario Podemos, Pablo Iglesias. 

In secondo luogo, come è stato sottolineato in una tavola rotonda di rappresentanti politici al congresso della CEU, sembrava che il ministro Celaá avesse accettato il ruolo di fare una sorta di dichiarazione. "alto". per aumentare la temperatura del dibattito e delle reazioni nel settore. E se non era questo il suo obiettivo, lo ha raggiunto: la miccia è stata accesa il 14 e, mentre questo numero della rivista va in stampa, sta ancora bruciando in modo vivace, lasciando una scia di incertezza su ciò che potrebbe accadere nel prossimo futuro.

Cosa ha detto il ministro?

La portavoce del governo, Isabel Celaá, si è scagliata contro l'istruzione sovvenzionata dallo Stato e i diritti dei genitori nel bel mezzo del congresso delle Escuelas Católicas, che riunisce 1,4 milioni di studenti su un totale di quasi 2,1 milioni di scuole sovvenzionate dallo Stato in Spagna.

Nel suo discorso davanti a duemila persone, la ministra ha messo in discussione la libertà dei genitori di scegliere un istituto scolastico e l'insegnamento religioso o morale che desiderano per i loro figli, sorprendendo e provocando molti mormorii. Era esattamente così: "In nessun modo si può dire che il diritto dei genitori di scegliere un'educazione religiosa o di scegliere un centro educativo possa rientrare nella libertà di educazione. Questi fatti, quelli della scelta dei centri, faranno parte dei diritti che i genitori e le madri possono avere nelle condizioni giuridiche da determinare, ma non sono una stretta emanazione della libertà riconosciuta dall'articolo 27 della Costituzione spagnola".

Le parole di Celaá hanno suscitato profonda preoccupazione tra gli organizzatori dell'evento, Escuelas Católicas, e il successivo comunicato del ministeroMi chiedo perché questa insistenza nel dimostrare che il diritto dei genitori di scegliere la scuola non è un diritto costituzionale. Stanno pensando di limitare questo diritto, che è riconosciuto nelle leggi socialiste? ha dichiarato Luis Centeno, vice segretario generale della CE. Centeno ha anche ricordato che le scuole sovvenzionate situate nella Comunità Valenciana e in Aragona hanno subito negli ultimi anni le vessazioni dei governi congiunti di PSOE e Podemos-Compromís.

Il CECE, da parte sua, ha espresso in un rapido comunicato il suo Il Comitato è "preoccupato per l'intenzione del Ministro dell'Istruzione di limitare la libertà costituzionale di scelta della scuola", e ha sottolineato che "È difficile immaginare la libertà di educazione senza la libertà di scelta della scuola. Ha anche citato l'articolo 26.3 della Dichiarazione universale dei diritti umani, che afferma che "che i genitori abbiano il diritto preferenziale di scegliere il tipo di educazione da impartire ai propri figli. Logicamente -aggiunge il CECE, non stiamo parlando di libertà assoluta di scelta della scuola, come sottolinea la nota del Ministero di ieri sera, né abbiamo chiesto una scuola privata à la carte, come talvolta dice la stessa Ministra, stiamo solo dicendo che le scuole private che hanno una domanda uguale o superiore alla media della loro zona non possono essere chiuse, come è sostenuto da numerose sentenze degli ultimi decenni"..

Un lapsus?

Nel pomeriggio del 14, il segretario generale della CEE, Mons. Luis Argüello, ha lasciato libero il capo dell'Educazione dicendo che avrebbe potuto trattarsi di un "lapsus". Secondo la rivista Ecclesia, ha detto quanto segue: "L'articolo 27 della Costituzione, letto nei suoi 10 punti, è l'espressione fondamentale del patto educativo in Spagna con tre pilastri: il diritto all'istruzione, la libertà di educazione e il diritto dei genitori. Ci auguriamo che, nel contesto del tono cordiale del saluto del ministro, l'esclusione del diritto dei genitori sia stato un lapsus. Se così non fosse, ciò rappresenterebbe un cambiamento straordinariamente grave nella politica educativa per il diritto dei genitori e la libertà di educazione in una società così pluralista che richiede basi educative comuni e uno sviluppo in accordo con le convinzioni delle famiglie e la loro iniziativa sociale, nello spazio pubblico che le Amministrazioni devono garantire in accordo con la Costituzione e i trattati internazionali firmati dallo Stato".

Alfonso Aguiló, presidente del CECE, ha scritto su Twitter in questi giorni, mentre questa edizione di Palabra va in stampa: "Sta diventando chiaro che non si è trattato di un lapsus. Ci sono molte affermazioni totalmente infondate in questo argomento". Si riferisce al documento riportato da abc.es, intitolato: "Il PSOE lancia un'argomentazione in cui subordina la scelta del centro a quanto stabilito dallo Stato". Possono trovarlo facilmente. Mentre il ministro sostiene "tranquillità" alle famiglie, la futura amministrazione dell'istruzione intende abolire "domanda sociale", cioè le preferenze dei genitori, aggiunge lo stesso giornale. 

Munizioni per il congresso CEU

Le dichiarazioni del Ministro dell'Istruzione sono state oggetto di numerose considerazioni critiche, con citazioni esplicite, o rafforzando e argomentando in molti modi i diritti dei genitori, durante le sessioni del Congresso dei Cattolici e della Vita Pubblica, che quest'anno aveva come titolo proprio "Libertà di educare, libertà di scegliere". 

Alla cerimonia di apertura, Alfonso Bullón de Mendoza, presidente dell'Associazione Cattolica dei Propagandisti (ACdP) e della Fondazione Universitaria San Pablo CEU, ha dichiarato che "Nella Spagna di oggi, lo Stato non è il titolare del diritto all'istruzione, ma piuttosto il suo garante, ma c'è il rischio che, come in tanti altri settori, lo Stato voglia estendere la sua sfera d'azione".. Quasi contemporaneamente, ha avuto l'opportunità di espandere il suo pensiero in Alfa e Omegadove, in un'ampia intervista, ha sottolineato che "Lo Stato tende a regolamentare tutto nel campo dell'istruzione". e che, a suo parere, non è stato possibile "La vera scelta del centro rimane inesistente".

Monsignor Fidel Herráez, arcivescovo di Burgos e consigliere nazionale dell'ACdP, ha ricordato il principio di sussidiarietà, che implica il primato della persona e della società sullo Stato, e il direttore del Congresso, Rafael Sánchez Saus, ha sottolineato che "...il principio di sussidiarietà è un principio fondamentale dello Stato e della persona".non ci può essere libertà di educazione se i genitori non possono scegliere l'istituto scolastico per i loro figli".

Come se non bastasse la raffica di argomentazioni rivolte al ministro Celaá, l'incaricato d'affari della Nunziatura Apostolica, monsignor Michael F. Crotty, ha trasmesso all'uditorio un messaggio di Papa Francesco, sottolineando che "L'educazione funziona quando la famiglia è lasciata libera di esercitare i propri diritti e doveri, poiché il compito educativo e le convinzioni religiose sono in gran parte responsabilità dei genitori.

Il cardinale Robert Sarah aveva sottolineato giorni prima: "Oggi più che mai i battezzati devono essere consapevoli che l'educazione è il cuore della nuova evangelizzazione. La Chiesa possiede tesori sull'arte di educare: abbiamo il coraggio di ricorrervi per rispondere alle sfide del nostro tempo e, soprattutto, per rispondere alla chiamata di Dio?

Istituzioni da abbinare

Il Presidente della Federazione europea 'Uno di noiJaime Mayor Oreja, descritto come "gravità estrema". le parole di Isabel Celaá in particolare "per il suo simbolismo, per la sua anticipazione di un atteggiamento culturale del prossimo governo del fronte popolare, populista, nazionalista".. L'ex ministro ha chiesto un ambiente familiare e istituzioni educative e culturali più esemplari. "che sono commisurati all'estrema difficoltà dei valori e delle convinzioni che sosteniamo"..

L'intervento successivo è stato concepito sui diritti costituzionali. Il titolo era significativo, Libertà di educazione: un diritto fondamentale ancora in sospesoe i suoi autori, il rettore dell'Università Cardenal Herrera di Valencia, Vicente Navarro de Luján, e José Manuel Amiguet, segretario generale della stessa università, moderati dalla decana di Scienze umanistiche della CEU, María Solano. 

Navarro de Luján ha analizzato gli articoli 16 e 27 della Magna Carta, "intimamente legati l'uno all'altro", e ha ricordato che il modello di istruzione promosso dalla Seconda Repubblica - un'unica scuola pubblica, laica e gratuita - è stato adottato da un'associazione di categoria. "andrebbe contro i principi fondamentali della nostra Costituzione e del nostro sistema giuridico"..

José Manuel Amiguet, da parte sua, ha riferito di un sondaggio condotto dalla società di consulenza GFK per la piattaforma YoLibre.org, secondo cui il 64 % degli spagnoli ritiene che non ci sia abbastanza libertà di insegnamento e di educazione, mentre l'80 % degli intervistati considera il diritto alla libertà di educazione molto rilevante. 

Il manifesto finale del Congresso, letto da Carla Díez de Rivera, invitava tutti i cittadini a "garantire e difendere la libertà di educazione".termine che "Comprende un insieme di libertà come la libertà di istituire scuole, la libertà del modello educativo, la libertà di scegliere l'educazione religiosa e morale dei bambini - in accordo con le convinzioni dei genitori - e la libertà accademica". 

Inoltre, il testo specifica che "L'ideologia dell'istituto scolastico è l'elemento centrale della libertà di educazione, che non si riduce solo alle scelte di formazione religiosa e morale, ma anche alle scelte pedagogiche e organizzative".

TribunaJordi Bertomeu Farnós

Il rapporto tra celibato e abusi sui minori

Dal 2001 al 2019, la Congregazione per la Dottrina della Fede si è occupata di circa 6.000 casi di abusi sessuali clericali su minori, cioè quelli denunciati dalle vittime alle autorità religiose.

10 dicembre 2019-Tempo di lettura: < 1 minuto

Si tratta di casi che, secondo quanto riferito, si sono verificati negli ultimi 50 anni in merito alla delicta graviora: uno dei crimini più gravi che possono essere commessi nella Chiesa.

Una grave crisi ecclesiale

6.000 casi sono tanti, un numero eccessivo che ci fa vergognare come cristiani e in particolare come sacerdoti. Ma se confrontiamo questi numeri con quelli offerti dalle istituzioni statali, i casi di preti pedofili sarebbero meno del 3% di quelli denunciati alle autorità civili. Bisogna anche considerare che il numero di sacerdoti nel mondo è di circa 466.000 (diocesani e religiosi) più i diaconi e i vescovi. 

Da un lato, tali dati statistici, semplici e in una certa misura errati, poiché nessuna istituzione statale o ecclesiastica dispone di dati statistici definitivi, non ci permettono di sostenere certe affermazioni volte a provocare panico sociale e a screditare la Chiesa, stigmatizzando ingiustamente il gruppo sociale del clero. 

Negli ultimi due decenni, abbiamo...

L'autoreJordi Bertomeu Farnós

Ufficiale della Sezione disciplinare della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Spagna

ForoPalabra Spopolamento: in corso l'integrazione delle parrocchie rurali

Omnes-10 dicembre 2019-Tempo di lettura: 9 minuti

Alcuni vescovi, come il vescovo titolare di Osma-Soria, Mons. Abilio Martínez Varea, stanno maturando nuove formule per la cura pastorale, come l'integrazione delle parrocchie rurali disperse in un'unica comunità parrocchiale più missionaria. Lo ha spiegato al ForoPalabra, organizzato dalla rivista Palabra.

-Testo Rafael Miner

In Spagna ci sono 8.131 comuni, secondo i dati ufficiali, e 23.021 parrocchie, secondo il rapporto ufficiale della Conferenza episcopale. Per anni, alcuni esperti hanno ventilato l'idea di fondere i comuni, con scarso successo. Ma i problemi di una Spagna svuotata, dovuti in gran parte al basso tasso di natalità e all'emigrazione dei giovani verso le città, non si limitano alla sfera civile ed economica. 

Nella cura pastorale, la Chiesa non abbandona le piccole comunità rurali, ma come ha spiegato il mese scorso a Palabra Juan Carlos Mateos, direttore del segretariato della Commissione per il Clero della Conferenza episcopale, i sacerdoti oggi sono meno numerosi e più anziani che in passato, e le loro parrocchie spesso rimangono con pochi fedeli. Lo sforzo che alcuni sacerdoti, di solito i più giovani, devono fare per assistere i loro parrocchiani è enorme e a volte superiore alle loro forze, soprattutto in comunità autonome come le due Castiglie, le province della Galizia e delle Asturie, i territori dell'Aragona, dell'Estremadura, parti dell'Andalusia, ecc. Per non parlare di ciò che Mateos ha chiamato "Incredulità e secolarizzazione, che non sono un fenomeno estraneo nemmeno alla Spagna rurale".

Una risposta pastorale

In questo contesto di "Risposta pastorale". Al ForoPalabra dedicato al fenomeno dello spopolamento, della creatività e della modernizzazione, il vescovo di Osma-Soria, mons. Abilio Martínez Varea, ha avanzato la proposta di "maturare la possibilità di considerare come un'unica comunità parrocchiale tutte le parrocchie affidate alla cura pastorale di un sacerdote e di agire di conseguenza in termini pastorali". La nostra attuale organizzazione pastorale, con tante piccole parrocchie sparse su un territorio molto vasto, richiede un profondo ripensamento. Pertanto, è necessaria una seria riflessione a tutti i livelli della diocesi".

Il ForoPalabra si è svolto a Madrid con la presenza dell'ingegnere Alejandro Macarrón, consulente e direttore di Renacimiento Demográfico, che ha introdotto il tema e svolto il ruolo di moderatore; il vescovo di Cuenca, mons. José María Yangüas; vicari di altre diocesi interessate, come Coria-Cáceres; parroci castigliani che frequentano fino a 40 parrocchie; oltre al parroco di Villahoz (Burgos), José Luis Pascual, dove in estate si è svolto il 1° Congresso europeo sul ripopolamento rurale, e a sacerdoti e laici, che sono stati ricevuti dal direttore di Palabra, Alfonso Riobó, e dal direttore generale delle Istituzioni religiose del Banco Sabadell, Santiago Portas, dove si è svolto il colloquio.

La riflessione del Vescovo di Osma-Soria cerca di "per dare attuazione alla proposta papale contenuta nell'Esortazione Apostolica Evangelii Gaudiumnumero 28"che viene spesso considerato come un documento programmatico. In essa, Papa Francesco sottolinea che "La parrocchia non è una struttura superata; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. [Ma dobbiamo riconoscere che l'invito a rivedere e rinnovare le parrocchie non ha ancora dato frutti sufficienti per avvicinarle alla gente, per renderle luoghi di comunione e partecipazione viva e per renderle completamente orientate alla missione".

Poco prima, il vescovo Martínez Varea aveva riconosciuto, con le parole del Papa, che è necessario passare dalla "È sempre stato fatto così", e riprende queste sue parole dal punto 33 della stessa esortazione: "La pastorale in chiave di missione mira ad abbandonare il comodo criterio pastorale del 'si è sempre fatto così'. Invito tutti a essere coraggiosi e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi di evangelizzazione nelle proprie comunità. Una postulazione di obiettivi senza un'adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è destinata a diventare una mera fantasia"..

Tempi che cambiano, capacità che cambiano

Consapevole della sfida, il Vescovo di Soria, relatore del Forum, ha voluto introdurre la sua riflessione sulle parrocchie: "Stiamo vivendo un vero e proprio cambiamento d'epoca, di fronte al quale ci troviamo disorientati: la vita cristiana con il linguaggio che la esprime sembra essere diventata incomprensibile e persino strana per molti, anche per coloro che si dicono credenti e hanno una certa vita ecclesiale. Il Vangelo, la nostra "grammatica" per interpretare la vita, sembra infatti non avere alcuna influenza sui sentimenti e sulle azioni quotidiane degli uomini del nostro tempo. Il risultato è il costante abbandono della vita ecclesiale, a partire dalla liturgia, da parte di giovani e adulti; nelle nostre chiese vediamo soprattutto anziani...".

Si è poi soffermato sulle parrocchie e sulle loro difficoltà ad essere efficaci: "Fino a pochi anni fa, infatti, le parrocchie erano in grado di svolgere la missione di rendere visibile la Chiesa come segno efficace dell'annuncio del Vangelo per la vita degli uomini. Grazie a loro, ognuno poteva trovare nella propria parrocchia l'aiuto necessario per ricevere la fede e il battesimo, maturare nella vita cristiana e testimoniarla nel mondo. Tuttavia, da qualche anno a questa parte, molte parrocchie non hanno più persone e risorse sufficienti per svolgere queste azioni in modo efficace, e bisogna riconoscere che non hanno più la capacità di portare avanti la loro missione".

Di conseguenza, la riflessione di Mons. Martinez Varea, che ha esplicitato nel Consiglio Pastorale Diocesano della sua diocesi, dal titolo "Il volto missionario della Chiesa di Osma-Soria", sottolinea: "La esperienza degli ultimi anni rende opportuna una revisione, tenendo conto sia dello spopolamento subito in quasi tutte le zone della Diocesi e delle reali difficoltà poste alla cura pastorale dei fedeli dalla dispersione della popolazione in una geografia così estesa, sia della difficoltà oggettiva che tale spopolamento pone alla permanenza di alcuni nuclei parrocchiali. A questo problema si aggiunge l'elevata età media del clero diocesano e la preoccupante crisi di vocazioni al sacerdozio che, purtroppo, impedisce il necessario ricambio generazionale"..

A suo avviso, la situazione non dovrebbe portare a "Una sterile lamentazione; ogni crisi ci sfida e ci chiama a concentrarci sull'essenziale. In altre parole, di fronte a questa realtà, sorge una domanda: come può la nostra Diocesi di Osma-Soria continuare a svolgere la missione ricevuta da Cristo nel suo territorio, supplendo alla debolezza della parrocchia intesa in modo tradizionale? I cambiamenti culturali, sociali e religiosi richiedono un ampliamento delle nostre vedute"..

Ristrutturazione Honda

L'obiettivo è quindi, secondo il vescovo Martínez Varea, una trasformazione con l'orizzonte della missione. "Infatti, la parrocchia, se vuole essere trasformata alla radice, deve tornare alla fonte e recuperare la freschezza originaria del Vangelo. All'interno della Chiesa, ogni rinnovamento deve avere come obiettivo la missione, per non cadere in una sorta di introversione ecclesiale. Di fronte alla situazione che ci si presenta, non possiamo rimanere passivamente in attesa nei nostri templi".

"Fino a qualche anno fa". -continua il vescovo, approfondendo l'essere della parrocchia, "Un tempo la parrocchia si identificava con una parte dei fedeli e con il loro parroco, il più delle volte un parroco residente. Oggi non è più possibile dire "un prete, una parrocchia". Il problema non è solo la mancanza di sacerdoti, ma stiamo assistendo a un tempo nuovo in cui la chiave è l'unità e la comunione (sacerdoti, laici, vita consacrata). Nella nostra diocesi, tranne in pochi casi, c'è un'identità tra centro abitato e parrocchia, ma la verità è che da molti anni ormai la maggior parte delle nostre parrocchie non riesce a incarnare e a proiettare gli elementi fondamentali che costituiscono ogni parrocchia: essere una comunità di comunità, un centro costante di invio missionario, un luogo di comunione e di partecipazione, un luogo di formazione di agenti di evangelizzazione...".

Crisi demografica

Prima di proseguire con la riflessione del vescovo, può essere utile considerare i dati demografici che ha appena citato a proposito di "spopolamento.

"Stiamo passando da un Paese in cui un nonno si occupava di quattro nipoti a un Paese in cui quattro nonni si occupano di un nipote.L'invecchiamento medio della popolazione spagnola, molto preoccupante in termini di entità e tasso di crescita, ha raggiunto livelli molto elevati in gran parte della Spagna, secondo l'esecutivo. L'invecchiamento medio della popolazione spagnola, molto preoccupante per la sua entità e il suo tasso di crescita, secondo l'esecutivo, ha raggiunto livelli molto elevati in gran parte della Spagna e l'età media continua a crescere a un tasso approssimativo di oltre due anni per decennio. Per regione autonoma, la Castiglia e León è la regione con la più alta percentuale di persone con più di 80 anni, non solo in Spagna, ma in tutta Europa, su un totale di oltre 200 regioni (NUTS 2, nella terminologia di Eurostat). Le Asturie sono terze e la Galizia quinta. Per province o equivalenti (le regioni NUTS 3, nella terminologia di Eurostat) con almeno 100.000 abitanti, che sono più di 1.500 in totale in Europa, Orense ha la più alta percentuale di persone di 65 anni e oltre, e Zamora è seconda. Lugo è decimo. 

Confronto tra Soria e Jaén

"La causa principale dello spopolamento delle province rurali negli ultimi 40 anni è stata e continua ad essere l'insufficiente tasso di natalità. I casi di Soria e Jaén sono molto esemplificativi", Alejandro Macarrón ha dichiarato. "Jaén, con un'emigrazione netta molto maggiore di quella di Soria dal 1975, ha perso molti meno abitanti e la sua popolazione è molto meno anziana. Questo è dovuto al fatto che il suo tasso medio di fertilità è stato molto più alto di quello di Soria nei decenni passati (non più)".

Si riportano solo alcuni dei dati forniti dall'ingegnere, basati sull'Istituto Nazionale di Statistica. Nel 1975 il numero di figli per donna in Spagna era di 2,71 a Jaén, 1,84 a Soria e 2,77 nella media spagnola. Nel 2018, le tre cifre sono uguali: Jaén, 1,27; Soria, 1,27 e la media spagnola, 1,25 figli per donna. Tra le altre argomentazioni, il consulente ha sottolineato che "La struttura e la stabilità della famiglia hanno una relazione molto chiara con la fertilità, e qualsiasi piano di nascita serio deve tenere conto di questo aspetto. 

La comunità parrocchiale, secondo il vescovo

La domanda che il Vescovo di Osma-Soria, Mons. Abilio Martínez Varea, si è poi posto riguardava le caratteristiche di questa comunità parrocchiale risultante dal processo, che sempre "avrebbe una logica di integrazione piuttosto che di mera aggregazione", e in cui sarebbe stato messo "un'enfasi molto maggiore sulle persone che sulle cose". In altre parole, dice il vescovoSi tratta di mettere i fedeli al centro della vita della parrocchia. In questo modo sarà possibile superare l'idea errata che una parrocchia sia priva di un sacerdote solo perché non vive nella casa parrocchiale, liberando al contempo il sacerdote dalla necessità di moltiplicare celebrazioni e iniziative varie in base al numero di parrocchie (canoniche) a lui affidate. Non si tratta di una questione meramente nominalistica, e nemmeno della necessità di proporre un'altra struttura a causa della mancanza di clero, ma della necessità di assicurare in ogni comunità un ricco clima di vita cristiana con tutte le sue componenti".

Il profilo di questa comunità parrocchiale sarebbe il seguentePoiché le parrocchie non scomparirebbero legalmente come tali, si propone d'ora in poi di parlare di comunità parrocchiali per indicare un gruppo di parrocchie sotto la cura dello stesso sacerdote. Gli elementi che compongono la comunità parrocchiale sono gli stessi: un certo numero di fedeli e un sacerdote che presiede la comunità in nome del Vescovo. Ciò che cambia, tra l'altro, è l'estensione, che comprende sempre più nuclei. 

La comunità parrocchiale, intesa come gruppo di cristiani e del loro presbitero in un territorio più ampio rispetto al passato, ha bisogno, secondo il Vescovo di Soria, di un'organizzazione che si occupi di questo aspetto, "si sforzano di comprendere se stessi come 'uno', e quindi di organizzare ciò che è necessario per una vera esperienza di fede in quella realtà". In sintesi, la riforma dell'organizzazione parrocchiale deve seguire una logica di integrazione e non di mera aggregazione, ovvero, piuttosto che sopprimere le parrocchie vicine fondendole in una più grande, l'obiettivo è quello di mettere le parrocchie "in rete" per promuovere una pastorale comune. Questo non significa impoverire o abbandonare i piccoli nuclei, ma il contrario. Il senso forte di un'unica comunità parrocchiale sarà l'occasione per condividere meglio le risorse, creando i necessari ministeri laici per i vari ambiti della vita comune (animatori liturgici, della carità, responsabili dell'amministrazione...), nonché un unico consiglio pastorale. Infatti, in questa nuova concezione del servizio parrocchiale, il coinvolgimento dei laici è essenziale".

La riflessione ha toccato anche alcune osservazioni simili a quelle fatte da Alejandro Macarrón: "In questo compito di pensare a come potremo pascere la Diocesi nell'immediato futuro, terremo presente l'elemento sociale della nostra provincia, la distribuzione della popolazione, i centri più popolati e una cosa molto importante: non possiamo procedere a questa riorganizzazione sulla base della situazione attuale, ma considerando come sarà tra cinque o dieci anni, quando presumibilmente ci sarà un numero molto ridotto di fedeli e di sacerdoti".

In termini di estensione e configurazione, ci saranno comunità parrocchiali di diverso tipo: grandi centri socialmente significativi, con piccoli nuclei che gravitano attorno ad essi; gruppi di nuclei simili per spessore sociale tra i quali sarà necessario individuare un centro; oppure comunità parrocchiali nella città di Soria.

Non sono mancate le chiamate a "Superando alcuni ostacoli come la paura dei piccoli nuclei di essere assorbiti dai grandi, la sindrome di autosufficienza di questi ultimi, la cultura individualista del nostro tempo che modifica l'identità cristiana svuotandola del senso di appartenenza ecclesiale, il 'campanilismo', ecc. In questo nuovo percorso di collaborazione e corresponsabilità, la comunione tra sacerdoti, religiosi e laici e la loro disponibilità a lavorare insieme costituiscono la premessa necessaria per un nuovo modo di fare pastorale"..

Nella sua conclusione, il vescovo Martínez Varea ha sottolineato l'approccio missionario: "In Evangelii gaudium il Papa vuole che tutte le strutture della Chiesa diventino più missionarie. La riforma della parrocchia è il primo passo concreto nell'approccio del Papa al rinnovamento delle strutture. Questo indica già che anche lui pensa alla parrocchia come alla manifestazione della Chiesa più vicina ai fedeli. E suggerisce che, se il parroco e la comunità si pongono affettivamente ed efficacemente in chiave missionaria, il rinnovamento della parrocchia sarà un fatto". n

Vaticano

"I poveri sono i guardiani del cielo".

Numerose le iniziative coordinate dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione nella 33ª domenica del Tempo Ordinario, quando tutta la Chiesa celebra la Giornata Mondiale dei Poveri istituita da Papa Francesco al termine del Giubileo della Misericordia.

Giovanni Tridente-10 dicembre 2019-Tempo di lettura: 5 minuti

A"I poveri ci facilitano l'accesso al cielo; per questo il senso della fede del Popolo di Dio li ha visti come i guardiani del cielo". Le parole di Papa Francesco nell'omelia della Messa per la Terza Giornata Mondiale dei Poveri - iniziativa istituita al termine del Giubileo straordinario della Misericordia - che quest'anno è stata celebrata in tutta la Chiesa il 17 novembre, sono inequivocabili e rappresentano la giusta sintesi tra l'attenzione agli ultimi che da sempre caratterizza il messaggio evangelico e la predilezione del Pontefice stesso per gli ultimi.

Sono "il tesoro della Chiesa, perché ci rivelano la ricchezza che non invecchia mai, quella che unisce la terra e il cielo, e per la quale vale veramente la pena di vivere: l'amore".. L'espressione di affetto del Papa è stata ascoltata in prima fila dagli stessi senzatetto, che almeno per un giorno sono tornati a essere i protagonisti di tutta la Chiesa.

L'amore è anche ciò che permette di distinguere il vero profeta - Gesù - dai falsi profeti che verranno nel suo nome, come dicono le Scritture, ha spiegato Papa Francesco nella sua omelia. Y "essere di Gesù". e parlare la loro lingua non è sufficiente per il galateo "Cristiano" o "Cattolicoma per uscire "del sé, "Dare a chi non ha nulla da dare in cambio"., "Servire senza cercare ricompense e compensi".come i poveri.

La presenza dei poveri, quindi, "ci porta al clima del Vangelo".Papa Francesco ha ripetuto, e "Invece di essere infastiditi quando sentiamo bussare alla nostra porta, possiamo accogliere il loro grido di aiuto".che è come una telefonata "uscire da noi stessi"..

All'Angelus al termine della Messa, il Papa ha invitato i fedeli a riflettere sulla "L'indifferenza della società nei confronti dei poveri".Il Presidente dell'UE si è detto insoddisfatto e rattristato da alcune statistiche sulla povertà che gli sono state presentate all'inizio della giornata. 

Le statistiche

Il Pontefice si riferiva probabilmente all'ultimo rapporto globale pubblicato da Oxfam all'inizio del 2019, che mostra che ancora oggi 3,4 miliardi di persone (quasi la metà della popolazione mondiale) vivono con meno di 5,5 dollari al giorno, e ci sono altri 2,4 miliardi che vivono in condizioni di vera povertà, senza che questo venga riconosciuto dalle istituzioni. Sempre secondo il rapporto, le disuguaglianze sociali ed economiche mettono a rischio la vita di 10.000 persone nel mondo che non possono accedere ai servizi sanitari, mentre circa 262 milioni di bambini non hanno la possibilità di integrarsi nelle strutture scolastiche.

Tuttavia, le risorse non mancano, ma sono mal distribuite: i più ricchi 1 % del pianeta avrebbero accesso a circa 47,2 % della ricchezza netta totale, mentre la metà più povera delle persone - circa 3,8 miliardi - possiede collettivamente solo 0,4 % di risorse economiche.

Il Messaggio

Nel suo Messaggio scritto per la Giornata, il Pontefice aveva anche richiamato l'attenzione sulla "numerose forme di nuova schiavitù a cui sono sottoposti milioni di uomini, donne, giovani e bambini".La questione dei senzatetto: famiglie costrette a lasciare la propria terra, orfani, giovani a cui è negato l'accesso al lavoro, vittime della prostituzione e della droga, migranti e tutti coloro che sono emarginati e senza casa. 

Tuttavia, il Papa ha scritto nel documento, "non c'è modo di sottrarsi all'appello urgente che la Sacra Scrittura affida ai poveri".Il fatto che davanti a questa grande folla di indigenti Gesù non abbia fatto altro che "identificarsi con l'altro".. In questo modo ha inaugurato la predicazione del Regno di Dio, ma ha affidato a noi la predicazione del Regno di Dio. "il compito di portarlo avanti, assumendosi la responsabilità di dare speranza ai poveri"..

Il cibo

Dopo aver assistito alla Messa celebrata dal Papa nella Basilica di San Pietro e all'Angelus in piazza, più di 1.500 persone bisognose e povere, accompagnate dal personale di varie associazioni, si sono trasferite nell'Aula Paolo VI per partecipare al pranzo con Papa Francesco. I commensali provenivano da Roma, dalle diocesi del Lazio e da altre diocesi italiane. La stessa iniziativa è stata ripetuta in altre parti del mondo, come gesto di inclusione e carità cristiana. 

Prima di benedire la tavola e i doni, il Pontefice, facendo il suo ingresso nella Sala, ha definito l'evento come un "incontro tra amici".Era in un'atmosfera di vera famiglia. Per questo motivo, appena seduto a tavola, iniziò a parlare con coloro che gli stavano accanto e, prima di salutarli, li invitò a riflettere sul fatto che c'è sempre chi ha più bisogno di noi.

Assistenza sanitaria

Anche quest'anno, l'esperienza del Presidio L'ospedale fu allestito sul braccio sinistro del colonnato di Piazza San Pietro per i poveri della città di Roma, che grazie alla generosità di medici e infermieri - che offrivano volontariamente parte delle loro ferie - potevano ricevere gratuitamente analisi cliniche e cure specialistiche in vari campi, dalla radiologia alla cardiologia, dalla ginecologia all'oculistica. Un vero e proprio ospedale mobile, che in molti casi permette di intervenire anche sulle malattie infettive.

Per le persone che ne usufruiscono - la maggior parte delle quali vive per strada e nelle vicinanze di Piazza San Pietro - è davvero molto utile poter usufruire di questo servizio, al quale sarebbe difficile accedere in strutture a pagamento. Come di consueto, non è mancata la visita "a sorpresa" di Papa Francesco, che ha voluto dimostrare la sua vicinanza sia ai medici che ai pazienti, con i quali si è intrattenuto per un po' di tempo.

Il concerto

Tra le altre iniziative della Giornata, il consueto concerto "con i poveri e per i poveri nell'Aula Paolo VI del Vaticano, che in questa occasione ha visto protagonista l'Orchestra Italiana del Cinema, diretta dal Maestro Nicola Piovani e accompagnata dal Coro della Diocesi di Roma diretto da Monsignor Marco Frisina. Sono stati eseguiti brani selezionati dai film di Roberto Benigni.La vita è bella e Pinocchio- e alcune colonne sonore di film televisivi ispirati a grandi papi e santi. Le prime due sezioni dell'Aula sono state riservate, come sempre, ai poveri e ai bisognosi: famiglie in difficoltà, anziani, senza tetto o in condizioni di vita precarie, che sono stati così "messi al centro", cercando di offrire loro un seme di speranza attraverso il linguaggio universale della buona musica.

Un intero edificio

Come eredità concreta e sorprendente di questa 3ª Giornata Mondiale dei Poveri, Papa Francesco ha inaugurato una nuova opera di carità: un rifugio diurno e notturno per i senzatetto che occupa un intero edificio di quattro piani in territorio vaticano, il Palazzo Migliori, dal nome della famiglia che lo donò alla Santa Sede nel 1930. È stata affidata per il suo utilizzo alla Casa di riposo apostolica del cardinale Konrad Krajewski, che la gestisce insieme alla Comunità di Sant'Egidio. 

Inizialmente la struttura doveva essere utilizzata come albergo di lusso, dopo essere stata lasciata libera da una congregazione religiosa femminile, ma il Santo Padre ha voluto che fosse destinata ai più bisognosi e alle persone in difficoltà. Al terzo e quarto piano si trovano le camere per il pernottamento, che possono ospitare circa 50 persone. Il primo e il secondo piano, invece, sono riservati al servizio diurno, sempre gestito da volontari, con sale di ascolto e conversazione e altre attività educative e culturali.

La cucina del centro viene utilizzata anche per preparare gli oltre 250 pasti caldi che da diversi anni vengono distribuiti ai poveri la sera nelle principali stazioni ferroviarie della città. L'attività del Centro è sostenuta dalla Casa di cura apostolica con i proventi della distribuzione delle pergamene con la benedizione apostolica e i contributi di privati.

Autori invitatiJaime Palazuelo Basaldúa

Filosofia del Natale

In questo periodo di dicembre, milioni di cristiani innalzano l'immagine del Bambino Gesù per celebrare la venuta di Cristo, rievocando l'unione tra il divino e l'umano.

5 dicembre 2019-Tempo di lettura: 3 minuti

Come sappiamo, Aristotele definisce Dio come causa prima, causa efficiente, motore immobile, causa necessaria da cui derivano tutte le altre cose.

Il Dio di Aristotele è l'essere assoluto, il Dio metafisico per eccellenza, ma come tale il suo rapporto con l'uomo è quasi inesistente.

Sebbene per Aristotele esista una dipendenza causale di tutte le cose dalla loro causa prima, Dio non è necessariamente il creatore degli uomini, non nel senso cristiano di creazione dal nulla e con uno scopo preciso.

Il Dio aristotelico non ha un progetto per l'umanità, né una relazione personale con il mondo. È un Dio che ci appare freddo e distante, come se l'interesse di Dio per il mondo lo rendesse meno perfetto.

Il Dio cristiano, invece, è interessato all'uomo. Prima di tutto, crea l'uomo a sua immagine e somiglianza e poi gli dà un progetto di vita.

Il rapporto dell'uomo con Dio è sempre un rapporto di amicizia, la sostanza stessa della relazione.

Per molti si tratta di un rapporto d'amore, addirittura paterno-filiale. Siamo figli di Dio! Inoltre, il Dio cristiano si incarna e lo fa per uno scopo salvifico.

Questo sarebbe stato impensabile per Aristotele. Pertanto, il Dio cristiano è un Dio vicino, umanizzato, diverso (in questo senso) da quello di altre religioni e filosofie che ammettono l'esistenza di Dio. Questi elementi di differenziazione spiegano il grande "successo" e la diffusione del cristianesimo nel mondo.

I filosofi successivi hanno posto la relazione tra Dio e l'uomo in termini di relazione tra il finito (l'uomo) e l'infinito (Dio). Hanno sostenuto che finito e infinito sono inseparabili, così come sono inseparabili l'essere e il nulla.

Nessuna delle due può esistere indipendentemente dall'altra. Pertanto, l'infinito perfetto, per essere tale, deve necessariamente contenere il finito, deve avvolgerlo.

Secondo Hegel, il finito e l'infinito sono una cosa sola. E gli esseri particolari, gli esseri finiti, non sono che momenti dell'infinito. Così la vera eternità, in quanto espressione dell'infinito, non esclude il tempo, ma lo contiene.

Continuando con questo approccio, se Dio è infinito, cosa significa essere finiti per Dio? Essere finito significa assumere la natura umana, spogliandosi della sua divinità. Per Dio, essere finito è essere Cristo. L'incarnazione (Cristo) rappresenta la natura finita di Dio.

Dio Padre rappresenta la natura infinita. E lo Spirito Santo l'azione di Dio nel mondo. Come sappiamo, questi tre elementi costituiscono la "tri-personalità" di Dio, in cui ogni persona della Divinità è implicitamente l'intera Divinità, il grande contributo del cristianesimo. 

Il battesimo cristiano è anche l'unione tra il finito e l'infinito. Rappresenta la morte e la risurrezione di Cristo. I battezzati passano dalla morte alla vita. Immergendoci nell'acqua (il battesimo originale era per immersione nell'acqua), ci disintegriamo (morte).

Dopo il battesimo, si entra in una nuova vita (resurrezione). Dobbiamo prima morire come esseri finiti e poi rinascere come esseri infiniti. Come diceva Dilthey, "quando si è immersi nell'acqua, il desiderio di fluttuare nell'infinito sembra placarsi". E il desiderio cessa, perché in quel momento siamo infiniti.

In questo periodo del mese di dicembre, milioni di cristiani innalzano l'immagine del Bambino Gesù per celebrare la nascita del Signore. Gesù per celebrare la venuta di Cristo, rievocando l'unione tra il divino e l'umano. tra il divino e l'umano. L'eccitazione è grande intorno alla sua nascita. nascita. Così Gabriela Mistral ha descritto l'atmosfera che si respirava nella stalla dove è nato Gesù:

Allo scoccare del mezzanotte
e il bambino scoppiò in lacrime,
le cento bestie si svegliarono
e la stalla si animò.
E si stavano avvicinando
e si protese verso il Bambino
i loro cento colli desiderosi
come una foresta scossa.

Questa "scossa" scaturisce dalla vita, la vita umana che Dio ha appena acquisito. acquisire. La stalla si trasforma in gioia e speranza di risurrezione. resurrezione. Questo è il significato della festa del Natale, che celebreremo nei prossimi giorni.

L'autoreJaime Palazuelo Basaldúa

Attualità

AEFC, un'associazione professionale per aiutare i farmacisti cattolici

Un'associazione di farmacisti cattolici nel XXI secolo? Colpisce che di questi tempi esista un'associazione professionale con la parola "cattolico" nel nome... Non è di moda presentarsi come tale, forse potrebbe essere dannoso... Professionisti e cattolici?... Scienza e fede?... È possibile? ... È possibile!

Marta González Román-1 dicembre 2019-Tempo di lettura: 4 minuti

Il Associazione spagnola dei farmacisti cattolici (https://farmaceuticoscatolicos.es/) è nata a Madrid nel 1992 su iniziativa di José Carlos Areses, un farmacista di comunità che ha notato le difficoltà che, allora come oggi, alcuni colleghi incontrano nella loro pratica professionale quando cercano di essere coerenti con le loro convinzioni. 

José Carlos è stato molto sensibile nel rispondere alla richiesta di San Giovanni Paolo II che, nel suo discorso alla Federazione Internazionale dei Farmacisti Cattolici del 3 novembre 1990, ha chiesto a noi farmacisti di renderci conto che la Chiesa ha bisogno della nostra testimonianza. In breve, creò questa Associazione in Spagna (esisteva già in altri Paesi europei) per sostenere e appoggiare i professionisti che desideravano esercitare la loro professione secondo gli insegnamenti evangelici. E insieme a lui, il sostegno incondizionato della nostra compianta collega María Dolores Jiménez Caballero. 

Così è nato il Associazione spagnola dei farmacisti cattolici (AEFC), a cui si sono presto aggiunti altri farmacisti, inizialmente da Madrid ma poi da tutta la Spagna. 

I nostri obiettivi fondanti includono l'innalzamento degli standard professionali e morali della nostra professione, la promozione dell'etica professionale e l'incoraggiamento del servizio alla vita e alla salute, nonché l'uso responsabile dei farmaci. 

Offriamo consulenza ai farmacisti coinvolti in problemi di natura etica professionale, con una sezione incaricata di studiare e fornire soluzioni teoriche e pratiche ai problemi di etica farmaceutica. 

Collaboriamo con altre associazioni per far sì che i farmaci raggiungano i Paesi in via di sviluppo e cerchiamo di diffondere i principi cristiani in relazione alla nostra pratica professionale, perché siamo convinti dello straordinario impatto che hanno nel favorire la convivenza sociale e il rispetto delle persone. 

Il motivo di un nome 

Quando ci è stata chiesta la possibilità di cambiare il nome, per non apparire "esclusivi" nei confronti dei non cattolici, o per avere un'immagine migliore del marchio in questi tempi, di solito racconto un'esperienza.

In occasione del 25° anniversario dell'Associazione, è stato molto istruttivo rivedere la nostra storia: tanti frutti e ringraziamenti ricevuti nel corso degli anni ci hanno fatto considerare che l'identità e lo stile dei primi soci fondatori dovevano essere mantenuti anche oggi. Non è stato tanto un cambio di "nome" a rendere efficace l'Associazione, quanto piuttosto il sapersi adattare in modo creativo alle nuove sfide che la professione farmaceutica si trova ad affrontare per rispondere ad esse con un messaggio cristiano. 

In un certo senso, è un valore e un vantaggio per chi entra, ad esempio, nel nostro sito web, sapere fin dall'inizio che la nostra linea d'azione è conforme agli insegnamenti del Vangelo e all'etica e alla morale cattolica. 

La nostra identità cristiana incoraggia anche i farmacisti a cercare consigli e formazione partecipando alle nostre riunioni scientifiche periodiche, o ricevendo la nostra Newsletter, o consultando i consulenti di etica che abbiamo nell'Associazione, o semplicemente consultando la sezione Documentazione del nostro sito web sugli argomenti per i quali è necessaria una migliore conoscenza scientifica e morale.

Pertanto, mantenere il nome "cattolico" è stato vantaggioso. Sono numerosi i colleghi che si sono rivolti a noi per consulenze e/o risoluzione di conflitti, che abbiamo potuto affrontare con grande soddisfazione. 

Tuttavia, è importante sottolineare un aspetto importante che fa parte, in un certo senso, dello stile cristiano. Un cristiano non sottrae o divide mai, ma aggiunge sempre. Lo stesso vale per noi dell'AEFC, che siamo aperti a qualsiasi farmacista o studente di farmacia, che sia cattolico o meno. 

Desideriamo fornire un servizio alla professione e diventare un riferimento, non "l'unico" o "il migliore", per tutti i farmacisti nella loro pratica professionale. L'AEFC promuove il dibattito e l'approfondimento della bioetica e dell'etica farmaceutica. Il nostro desiderio è quello di contribuire efficacemente al rispetto e alla promozione della vita umana.

Linee d'azione

L'attività dell'Associazione è molto varia e si sviluppa attraverso diverse iniziative. 

Organizziamo regolarmente sessioni di formazione e simposi su temi di attualità. Lavoriamo a stretto contatto con altre associazioni ed enti accademici che promuovono gli studi di bioetica e di etica professionale, come l'Università Francisco de Vitoria, l'Università San Pablo CEU, la Fondazione Jerome Lejeune, LetYourselves e l'associazione universitaria APEX, tra le altre. 

Pubblichiamo bollettini mensili e annuali con notizie e argomenti della vita professionale e associativa quotidiana, per mantenere aggiornate le conoscenze dei nostri soci. Cerchiamo di promuovere e premiare gli sforzi dei farmacisti ricercatori o gli studi condotti da farmacisti che contribuiscono a trasferire conoscenze e valore alla società. In particolare, ogni anno organizziamo il Il farmacista in difesa della vita e il Premio di ricerca in farmacia Mario Martín Velamazán.

I dettagli di tutto ciò sono disponibili sul nostro portale digitale, a cui ho già fatto riferimento. Inoltre, tutte le nostre attività possono essere seguite anche attraverso Twitter, Instagram e il nostro canale su YouTube.

Abbiamo anche una sezione di Volontariato e svolgiamo, nella misura delle nostre possibilità, attività di cooperazione con il terzo mondo. A tal fine, abbiamo accordi di collaborazione con la Fondazione Vianorte Laguna, per fare volontariato con i pazienti che ricevono cure palliative, o con le Missionarie di Cristo Gesù in India (attraverso la nostra collega farmacista e missionaria Carmen Sancho) e la Delegazione delle Missioni, per cui cerchiamo di fornire loro donazioni e inviare materiale medico per queste aree più svantaggiate del mondo. 

Disponiamo inoltre di esperti di etica professionale e di un servizio di Documentazione sul nostro sito web con cui cerchiamo di fornire una formazione specializzata e personalizzata ai nostri colleghi farmacisti. E condividiamo anche le nostre esperienze con loro: tutti miglioriamo e impariamo gli uni dagli altri. 

Possibilità di collaborare

Qualsiasi farmacista o studente di farmacia che sia preoccupato per l'esercizio della propria professione in questo senso, che sia cattolico o meno, può fare domanda di adesione compilando il modulo sul nostro sito web. 

È possibile collaborare con l'associazione in modi diversi che non si escludono a vicenda. Sia finanziariamente, iscrivendosi all'Associazione con una quota annuale di 50 euro, sia facendo una donazione una tantum. Apprezziamo e abbiamo bisogno anche di tutti coloro che pensano di poter dedicare parte del loro tempo alle attività di gestione e organizzazione dell'AEFC: non sono molti, quindi non c'è da aver paura. E naturalmente, come i cristiani sanno bene, siamo molto aiutati dal potere della preghiera: se Dio vuole, i lettori di queste pagine saranno incoraggiati a collaborare in uno di questi tre modi - o in tutti e tre!

L'autoreMarta González Román

Presidente dell'AEFC

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Spagna

Il cardinale Robert Sarah: "Dobbiamo rafforzare l'unità nella Chiesa".

Proponiamo il discorso del cardinale Robert Cardinal Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, in occasione della presentazione a Madrid del suo libro Si sta facendo tardi e si sta facendo buio (Ediciones Palabra).

Omnes-12 novembre 2019-Tempo di lettura: 3 minuti

La presentazione è stata fatta dal Segretario Generale e portavoce della Conferenza Episcopale Spagnola, Mons. Luis Argüello. La presidente di Ediciones Palabra, Rosario Martín, ha introdotto l'evento del 7 novembre e Alfonso Riobó, direttore di Palabra, ha moderato un dibattito.

I miei più sinceri e affettuosi saluti a tutti voi qui presenti presenti qui oggi, in questo pomeriggio in cui presentiamo l'edizione spagnola di Si sta facendo tardi e si sta facendo buio. In particolare Desidero ringraziare in particolare Ediciones Palabra, che, come nel caso di Dio o niente e Il potere del silenziohanno permesso al pubblico di lingua spagnola di leggere ciò che, fedele alla mia vocazione di pastore, ho predicato. Il pubblico di lingua spagnola può leggere ciò che, fedele alla mia vocazione di pastore, devo predicare: Gesù Cristo; l'unica verità, l'unica via e l'unica vita (cfr. Jn 14, 6).

Rimani con noi, Signore, perché si è fatto tardi e si sta facendo buio (cfr. e si sta facendo buio (cfr. Lc 24, 29). Questi Le parole che i discepoli di Emmaus rivolsero a Cristo risorto sono quelle che hanno ispirato il titolo del mio ultimo libro, in cui mi rivolgo al ha ispirato il titolo del mio ultimo libro, in cui affronto la profonda crisi della fede, del sacerdozio, della Chiesa e della società civile. crisi della fede, del sacerdozio, della Chiesa e la crisi antropologica, spirituale, morale e politica del mondo contemporaneo, crisi spirituale, morale e politica del mondo contemporaneo.

Lungi dall'essere un titolo negativo, esso intende portare alla luce a chi, nell'oscurità della confusione, del disorientamento o del dubbio, vuole essere illuminato dubbio, vogliono essere illuminati per trovare l'unica verità che salva: Gesù Cristo.

Ma prima di addentrarmi ulteriormente in questo argomento, Desidero inoltre ringraziare le gentili parole rivoltemi da Rosario Martín, presidente di Ediciones Palabra, e da Alfonso Riobó, direttore della rivista. Martín, presidente di Ediciones Palabra, e Don Alfonso Riobó, direttore della rivista. Palabra. Vorrei anche ringraziare monsignor Luis Argüello, vescovo ausiliario di Valladolid e segretario del di Valladolid e Segretario della Conferenza Episcopale Spagnola, per la sua affettuosa e per le sue parole affettuose e precise ma, soprattutto, per la sua lettura profonda e dettagliata del libro. lettura dettagliata del libro.

Tornando al brano evangelico di Emmaus, possiamo vedere in esso riflette l'atteggiamento di un mondo che vuole vivere lontano o addirittura senza Dio. Dio. I due discepoli stavano per lasciare Gerusalemme (cfr. Lc 24, 13) non solo fisicamente ma anche spiritualmente. Si stavano allontanando dal misteri redentivi della passione e morte di Gesù Cristo che, giorni prima, si erano svolti nella Città Santa, si era svolta nella Città Santa.

Papa Francesco, affrontando questo episodio evangelico in un'udienza generale Episodio evangelico in un'udienza generale, ha detto: "I due pellegrini I pellegrini coltivavano una speranza puramente umana, che poi si è infranta. in frantumi. Questa croce innalzata sul Calvario era il segno più eloquente di una sconfitta che non avevano previsto. sconfitta che non avevano previsto... Così, quella domenica mattina, questi due pellegrini fuggirono da Gerusalemme. fuggire da Gerusalemme". (24 maggio 2017).

Mi conforta il fatto che Gesù li accompagni. anche quando sono lontani; si avvicina a loro e cammina con loro. Li nutre spezzando non solo il pane fisico, ma anche il pane della parola, per aprire gli occhi delle loro anime delle loro anime e far bruciare i loro cuori freddi (cfr. Lc 24, 31-32).

Come è stato l'incontro con il Maestro quando hanno subito immediatamente, si alzarono per tornare a Gerusalemme per unirsi agli Undici (cfr. Lc 24, 33). Il Risorto aveva li ha risuscitati, facendoli uscire dalla tomba del dubbio e del disorientamento per diventare annunciatori della buona novella. per diventare annunciatori della buona novella: "In verità il Signore è risorto ed è apparso a Simone". (Lc 24, 34).

Anche noi oggi, come i discepoli sulla strada di Emmaus, dobbiamo dire al mondo, con le nostre parole e le nostre azioni, ciò che abbiamo fatto. Emmaus, dobbiamo dire al mondo, con le nostre parole e le nostre azioni, che cosa ci è successo camminando con Cristo e come abbiamo fatto per la nostra vita. che cosa ci è successo camminando con Cristo e come lo riconosciamo leggendo il libro Scritture e nello spezzare il pane in ogni Celebrazione Eucaristica (cfr. Lc 24, 35).

Questa è la missione della Chiesa di oggi, come proclamiamo ogni giorno nell'Eucaristia. acclamiamo ogni giorno nell'Eucaristia: "Annunciamo la tua morte, annunciamo la tua risurrezione. la tua morte, proclamiamo la tua risurrezione, vieni, Signore Gesù". Ma che cosa Se, secondo le parole di Gesù, "il sale diventa insipido" (Mt 5, 13) o se la lampada viene posizionata sotto il il moggio (cfr. Mt 5, 15)?

Questo accade quando alcuni si oppongono all'esecuzione del mandato del Signore da parte della Chiesa. Chiesa per eseguire il comando del Signore: "Vai in tutto il mondo e proclamare il Vangelo a tutta la creazione. Chi crede ed è battezzato sarà salvato; chi non crede sarà condannato". (Mc 16, 15-16).

Ma la cosa più triste e dolorosa è quando, o con silenzi complici o con o da silenzi complici o da scandali perniciosi, colei che è chiamata a essere la luce del mondo e il sale della terra, diventa spenta e oscura. luce del mondo e sale della terra, diventa opaco e tenebroso e viene disonorato dai nemici. disonorata da nemici interni.

Per tutti questi motivi, l'edizione che presentiamo ora vuole aiutare molti di coloro che si sono allontanati dal Signore, a causa della loro mancanza di fede o degli scandali di coloro che sono dagli scandali di coloro che sono chiamati a essere specchio dell'amore di Dio, sentono la presenza di Gesù risorto mentre camminano, sentono la presenza di Gesù risorto mentre camminano.

Cari fratelli e sorelle, dobbiamo abitare nel cuore aperto del Figlio di Dio. cuore aperto del Figlio di Dio, dobbiamo rafforzare l'unità nella Chiesa, dobbiamo pregare senza vacillare, dobbiamo preservare la dottrina cattolica, dobbiamo amare il Santo Padre con tutto il cuore e dobbiamo testimoniare la nostra fede. amare il Santo Padre con tutto il cuore e testimoniare la nostra fede con le opere di carità. con opere di carità.

Maria, Madre della Chiesa e perfetta discepola del Signore, ci aiuti Signore, aiutaci affinché, ogni volta che si fa buio nella nostra vita, ci mostri il sole che sorge. il Sole che sorge dall'alto, Gesù Cristo, suo Figlio e nostro Signore, che illuminerà coloro che vivono nelle tenebre e nell'ombra della morte. illuminare coloro che vivono nelle tenebre e nell'ombra della morte (cfr. Lc 1, 78-79). Grazie mille per la vostra attenzione e il vostro affetto.